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Autore: LatersBaby_Mery    26/02/2020    10 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 84

14 febbraio 2018

POV ANASTASIA

“Amore, ci sei rimasta male?”
Sbuffo, tenendo il cellulare premuto tra l’orecchio e la spalla, mentre estraggo dallo sterilizzatore i ciucciotti e i biberon di Allie. “Christian, cosa vuoi che ti dica? Se ti rispondo di sì, cosa fai? Dai buca al meeting e torni?”
Lo sento sospirare. “Magari potessi...”
Due giorni fa, Christian è partito per l’Illinois per incontrare i manager di un’azienda che vuole acquisire, presenziare ad un paio di conferenze stampa e a diversi meeting interni. Sarebbe dovuto tornare nella mattinata di oggi, ma mi ha appena detto che hanno indetto una riunione straordinaria per questo pomeriggio, e non potrà essere qui prima di domattina.
Sospiro a mia volta. “Amore, scusa, io non voglio essere infantile, è solo che mi dispiace che non trascorreremo San Valentino insieme” mormoro.
Mi rendo conto di sembrare una bambina, e che non c’è bisogno di certo di un giorno particolare sul calendario per celebrare l’amore, ma da quando Christian ed io ci conosciamo, siamo sempre stati insieme il giorno di San Valentino, e abbiamo sempre fatto qualcosa di speciale, per festeggiare a modo nostro.
“Non hai idea di quanto dispiaccia a me, ma non ho altra scelta”
Sembra davvero affranto, e mi sento una stupida per essermi rivolta a lui in maniera un po’ acida, quando in realtà lui non ha alcuna colpa.
“Non fa niente, vorrà dire che festeggeremo domani. Cosa vuoi che sia un giorno in più?”
“Lo pensi davvero o lo dici solo per non farmi rimanere male?”
“Lo dico perché ti amo, e perché per me ogni giorno accanto a te è San Valentino”
“Piccola, ti amo da impazzire”
“Anche io, amore mio. Anche io”
“I bambini?”
“Dormono ancora. C’è Gail che sta preparando la colazione, io finisco di mettere a posto tutte le cose di Allie e poi vado a svegliarli”
“Anche stanotte hanno dormito nel lettone?”
“Lo sai che quando non ci sei, il loro posto è quello. Volevano che anche Allie dormisse in mezzo a noi, ma sono riuscita a farli desistere”
Lo sento ridacchiare, poi è costretto a salutarmi e riagganciare perché lui e Sawyer devono recarsi in azienda per un incontro con il Consiglio d’amministrazione.
“Va tutto bene?” domanda Gail, mentre prepara i pancake.
Sbuffo. “Sì, a parte che mio marito non sarà qui per San Valentino”
“Oh, mi dispiace. Qualche imprevisto?”
“Una riunione dell’ultimo momento, non so bene di cosa si tratti...”
Lancio un’occhiata all’orologio e poi al baby monitor: nel piccolo schermo vedo Allison iniziare a stiracchiarsi e poi aprire gli occhi. Decido di salire a svegliare i bambini, prima che vengano svegliati dalle urla della sorella.
Sorprendentemente, però, quando arrivo in camera, Allie se ne sta tranquilla nella sua culla, con gli occhioni aperti ma senza lamentarsi.
“Principessa, buongiorno” sussurro, chinandomi su di lei e carezzandole il pancino.
Lei afferra le mie dita e le stringe, regalandomi il primo, meraviglioso, sorriso della giornata. Adesso che ha due mesi e mezzo, sorride spessissimo, e a volte si lascia andare a veri e propri gorgoglii di gioia. Teddy e Phoebe fanno mille cose per farla ridere: facce buffe, balletti, canzoncine, e Allie ama le loro attenzioni.
“Adesso svegliamo i fratellini” mormoro, staccandomi dalla culla e sedendomi sul letto. “Bimbii, ci svegliamo?” dico con dolcezza, accarezzando loro i capelli “Teddy, Phoebe”
Loro si muovono, strofinando il naso contro i cuscini e poi voltano il viso dall’altro lato.
Ridacchio. “Cuccioli, dai su, dobbiamo andare a scuola”
“Mmm.. noo” mugugna Phoebe.
Fa così ogni mattina, per lei svegliarsi presto è un dramma, e anche a me dispiace doverle infliggere ogni giorno questa “tortura”. Teddy, invece, è leggermente più collaborativo: seppur scocciato, sbuca pian piano dalle coperte e si mette seduto.
“Buongiorno cucciolo” allungo il braccio verso mio figlio, che sbadiglia e poi si accoccola al mio petto. “Amore mio” gli bacio la testa.
Nel frattempo, Allie tenta di attirare attenzioni dalla sua culla, gorgogliando e agitando le gambette. Mi alzo e la prendo in braccio, avvolgendola in una copertina per non farle prendere freddo. Teddy intanto scuote Phoebe per farla alzare.
“Quando torna papi?” domanda la mia cucciola, non appena sguscia fuori dal letto.
Le accarezzo i capelli. “Domani, amore”
“Ma doveva tornare oggi!” protesta Teddy.
“Sì, ma ha degli impegni importanti e non riesce a tornare oggi”
I bambini sbuffano e si dirigono verso le scale. Ci sediamo a tavola per fare colazione, ed io contemporaneamente mangio e allatto Allie. Non abbiamo ancora finito la colazione quando arriva Miranda; oggi le ho chiesto di arrivare presto perché accompagnerò io i bambini a scuola e poi mi recherò alla GIP. Riprenderò a lavorare a pieno ritmo tra un paio di settimane, ma in questi giorni vado in ufficio saltuariamente, per potermi occupare personalmente delle faccende più importanti e riabituarmi gradualmente al mio lavoro, e soprattutto a stare lontana da Allie.  
A fine gennaio, dopo due brillanti settimane di prova, Miranda è stata ufficialmente assunta come baby-sitter. Gail ed io l’abbiamo attentamente osservata durante i giorni di prova, e siamo rimaste piacevolmente colpite dal suo modo di lavorare, dall’amore e dalla dolcezza che nutre verso i bambini, e allo stesso tempo dalla sua fermezza nel far rispettare loro le regole. L’ultimo input per la decisione definitiva è arrivato proprio dai miei figli, che hanno detto di trovarla brava e simpatica.
Miranda aiuta Teddy e Phoebe a prepararsi, mentre io cambio e vesto Allie. Prima di uscire, i fratellini la salutano con un bacio, come ogni giorno, ed anche io la sbaciucchio per cinque minuti buoni. È così difficile separarmi da lei, non so come farò quando rientrerò definitivamente a lavoro.
“Mamma! Il regalo per Anabelle!” mi fa presente Teddy, quando stiamo per salire in macchina.
Mi batto una mano sulla fronte. “L’ho dimenticato! Aspettate qui con Taylor, io vado a prenderlo”
Rientro in casa e salgo in cameretta, prendo dall’armadio la preziosa busta di Teddy e poi esco di nuovo. Qualche giorno fa i bambini mi hanno sentita parlare al telefono con Kate riguardo ai regali che volevamo fare ai nostri mariti per San Valentino, e hanno voluto sapere cosa significasse questo giorno. Non appena gliel’ho spiegato, Teddy ha annunciato di voler fare un regalo ad Anabelle, perché per lui è ‘la bambina più bella e speciale di tutte’. Io, dopo aver raccolto il mio cuore completamente sciolto davanti all’immensa dolcezza del mio bambino, gli ho proposto di regalarle un disegno, ma ha storto il naso, perché le fa disegni quasi ogni giorno. Così, dopo una lunga passeggiata e infinite indecisioni da far invidia ad una sedicenne davanti all’armadio, ha deciso di regalarle un orsetto di peluche con un cuoricino tra le mani e una scatolina rossa con all’interno le loro caramelle preferite.
Arrivati a scuola, cerchiamo in cortile Anabelle e la sua mamma. Le scorgiamo nei pressi dell’albero grande e ci avviamo verso di loro.
“Mamma” Teddy mi tira leggermente la mano, costringendomi a fermarmi.
“Cosa c’è?”
“Secondo te le piace il mio regalo?”
Sorrido, chinandomi davanti a lui. “Secondo me le piacerà tantissimo, perché è un regalo molto bello, fatto da un bambino fantastico”
Mio figlio sorride e mi dà un bacio sulla guancia, poi raggiungiamo Anabelle e sua madre. Teddy mi guarda, come se fosse incerto su cosa fare, io gli rivolgo un sorriso e un occhiolino di incoraggiamento, e così lui trova il coraggio di porgere la busta ad Anabelle.
“Questo è per te” dice, quasi imbarazzato. Ha le guance rosse ed è tenerissimo.
Lysa, la mamma di Anabelle, mi rivolge un’occhiata perplessa, ed io le mimo le parole “San Valentino”. Lei sorride e poi guarda sua figlia, che ha preso la busta dalle mani di Teddy e la fissa, stupita.
“Tesoro, come si dice quando qualcuno ti fa un regalo?”
“Grazie” mormora lei, con la vocina dolce.
“Oggi è San Valentino, e la mia mamma dice che si festeggia l’amore e le persone speciali” spiega mio figlio “Tu sei speciale per me”
Oddio, credo che tra poco comincerò a piangere. Non ho mai visto un affetto più tenero e spontaneo di quello dei bambini.
Anabelle sorride e apre la busta, estraendo prima il peluche e poi la scatolina. Ha gli occhi che luccicano.
“Ti piace?” domanda ansioso Teddy.
Lei annuisce.
“È morbidoso!” osserva, accarezzando l’orsetto, poi apre la scatolina “Le mie caramelle preferite!” esclama, sgranando gli occhi. “Grazie!” aggiunge poi, sporgendosi a baciare Teddy sulla guancia.
Lysa ed io ci scambiamo uno sguardo orgoglioso e felice.
“Mi raccomando, le caramelle condividetele anche con i vostri amichetti”
“Va bene!”
Dopo averci dato un bacio, i bambini entrano nell’edificio, ed io, come faccio sempre, mi prendo un attimo per guardarli mentre entrano insieme, mano nella mano.
Quando arrivo in ufficio, trovo sul desk della reception un vaso con delle rose rosse incartate singolarmente e un vassoio di cioccolatini.
“Qualcuna di voi ha un ammiratore segreto?”
Hannah ridacchia. “Ma no, è un gentile omaggio del signor Roach per tutte noi” spiega, poi lancia un’occhiata alle mie spalle “Sei venuta con Mr Taylor oggi?”
“Sì, Sawyer è con Christian in Illinois. Mio marito ha preferito che Taylor restasse con me e i bambini, e Sawyer è stato felice di accompagnarlo”
“Ovviamente..” sibila, tra i denti.
Aggrotto le sopracciglia. “Scusa..?”
“Niente!” taglia corto, poi cambia radicalmente argomento, ricordandomi i miei appuntamenti di oggi.
Trascorro la mattinata con il cellulare sempre a vista, per non rischiare di non sentire telefonate o messaggi. Miranda mi invia diverse foto di Allie per tenermi sempre informata, ed io ad ogni foto mi sciolgo. Prevedo un rientro a lavoro più traumatico rispetto a quando sono nati Teddy e Phoebe, e non so spiegarmi il perché. Per fortuna i vari impegni fanno sì che le ore scorrano abbastanza velocemente. Quando esco dall’ufficio, Taylor ed io passiamo a prendere i bambini a scuola e poi torniamo a casa.
Nel pomeriggio riceviamo una visita inaspettata da Roxy e Lucas. I bambini si rintanano in cameretta a giocare, mentre Roxy ed io beviamo una cioccolata calda spaparanzate sul divano in salone, con Allie nella sua carrozzina accanto a noi.
“Spero di non averti disturbata”
“Ma cosa dici? Sono felice di vedervi. Come mai siete qui?”
“Thomas ha il doppio turno oggi, e non tornerà a casa prima di cena. Lucas ed io siamo usciti a fare un po’ di spese, e abbiamo pensato di passare a farvi un saluto”
“Avete fatto benissimo! Cos’avete comprato?”
Mia cognata mi mostra i vari sacchetti che ha riposto accanto al divano, tutti riportano i loghi di vari negozi per bambini. “Abbiamo ufficialmente iniziato il corredino per il principino in arrivo. E poi non ho resistito dal prendere qualcosa per la primavera anche a Lucas. Vuoi vedere??”
“E me lo chiedi?!”
Roxy mi mostra tutto ciò che ha comprato per Ryan, ed è sempre un’emozione indescrivibile perdersi in questi capi minuscoli, in questo universo di bianco, azzurro e blu.
“Quasi non ricordavo più cosa si provasse...” mormora ad un tratto Roxy “Sembra stupido, ma.. mi sono emozionata da morire..”
Poso una mano sulla sua. “Non è affatto stupido, e te lo dice una che ci è passata da poco. È una delle emozioni più belle che si possano provare. Mio fratello è già completamente impazzito o ha ancora qualche neurone funzionante?”
Lei ride. “Non è ancora completamente impazzito, conserva ancora qualche barlume di lucidità che credo perderà definitivamente ad aprile”
Rido a mia volta. “Thomas è un ragazzo fantastico, è uno che dà tutto se stesso alle persone che ama”
“Ed io sono immensamente fortunata. Anzi, noi tre siamo immensamente fortunati: i bambini ed io. Lucas stravede per lui, e anche la piccola peste qui” si accarezza il pancione di sette mesi “Non sai quanto scalcia quando sente la voce di suo padre”
“Ti capisco perfettamente. I miei figli quando erano nella pancia, erano ruffiani tutti e tre”
Ad un tratto Roxy mi prende la mano e se la porta sulla pancia. “Senti qua..”
Attendo qualche istante e avverto un movimento netto, forte, proprio sotto la mia mano. “Oddio” mormoro, sgranando gli occhi.
“Ha riconosciuto la zia” osserva Roxy, sorridendo.
“La zia lo ama già tantissimo, e non vede l’ora di spupazzarlo e coccolarlo”

Sbuffo per l’ennesima volta in mezz’ora, facendo sobbalzare leggermente Allison che sonnecchia sul mio seno. “Che palle di serata, amore”
Mi stendo sulla penisola del divano e afferro il telecomando; faccio zapping per qualche minuto e poi mi fermo a guardare “Piacere sono un po’ incinta” con Jennifer Lopez; mi piace da impazzire questa donna. Nonostante il film sia bello e divertente, non posso fare a meno di sentirmi triste e annoiata. I bambini dormono da oltre mezz’ora, Allie si sta per addormentare, ed io ho un barattolo di gelato alla vaniglia in freezer che attende solo di essere aperto.
Quando sono sicura che la piccolina sia definitivamente nel mondo dei sogni, mi alzo e la adagio nella carrozzina, poi mi avvio in cucina, ma vengo fermata dallo squillo del cellulare. È una videochiamata di Christian.
Rispondo e mi siedo di nuovo sul divano.
“Amore!” esclama, non appena il suo viso riempie lo schermo.
“Ciao amore” vedo tutto buio intorno a lui, e l’immagine è mossa, credo sia in un’auto.
“Cosa stai facendo?”
“Sto vedendo un film e tra poco mi ingozzerò di gelato. Tu?”
“Sono in macchina. I bambini dormono?”
“Sì: Teddy e Phoebe si sono addormentati poco dopo cena, Allie pochi minuti fa” sposto la fotocamera e inquadro nostra figlia.
“Cucciola di papà”
 Punto di nuovo la fotocamera interna su di me, e osservo i lineamenti del viso di mio marito. Sembra stanco, ma è sempre bellissimo.
“Amore, scusa un secondo, sono arrivato”
Sento un po’ di trambusto mentre lui scende dall’auto, e negli spostamenti del cellulare intravedo delle rose rosse tra le sue braccia.
“Christian!”
La fotocamera inquadra di nuovo il suo viso. “Sì?”
“Cosa ci fai con delle rose rosse?”
“Come cosa ci faccio? Le porto all’amore della mia vita” nel dire quell’ultima frase, sposta leggermente la fotocamera, inquadrando... il portico della nostra casa.
Salto su dal divano, con gli occhi sgranati e il cuore che batte a mille.
“C-Christian.. ma.. tu.. cosa??”
Lancio il cellulare sul divano e corro in atrio, apro la porta e me lo ritrovo davanti, stanco e meraviglioso.
“Buon San Valentino, amore mio” dice, ed io in un attimo gli salto addosso, rifugiandomi contro il suo petto e avvolgendogli il collo con le braccia. L’attimo dopo sto piangendo, ancora incredula al pensiero che lui sia qui.
“Piccola mia” mormora, affondando il viso tra i miei capelli.
Gli prendo il viso tra le mani e lo guardo negli occhi. “Ma cosa ci fai qui?”
“Hanno anticipato la riunione all’ora di pranzo, e non appena è terminata, sono saltato sul jet, ed eccomi qui”
Lo bacio, assaporando le sue labbra. “Mi hai resa la donna più felice del mondo, lo sai?”
Entriamo in casa e per prima cosa Christian si sfila il cappotto e va a lavarsi le mani, mentre io metto le rose in un vaso; dopodichè sbaciucchia un po’ Allie nel sonno, e poi sale a dare un bacio a Teddy e Phoebe.
Io sento di volare ad un metro da terra: mai e poi mai avrei potuto immaginare di ritrovarmelo sull’uscio di casa. Mi ero rassegnata ad una serata noiosa e depressa, invece il mio uomo ancora una volta è riuscito a sorprendermi e a rendermi felice.
Quando ritorna in cucina, mi fiondo tra le sue braccia, facendolo sbilanciare all’indietro.
“Ti amo, ti amo, ti amo” ripeto in loop.
Christian mi stringe forte, affondando il viso nel mio collo. “Anche io. Stavo impazzendo senza di te, soprattutto oggi..”
Ad un tratto mi viene in mente che, non avendomi avvisata del suo arrivo, non mi ha dato modo di preparare il regalo che avevo pensato per lui. Ma, soprattutto, non c’è granchè per cena, visto che, per consolarmi della sua assenza, ho chiesto a Gail di preparare delle pizze, e i bambini ne sono stati più che entusiasti.
Mi stacco da lui. “Vuoi che ti prepari qualcosa per cena? Uffa, dovevi avvisarmi! Sarai affamato..”
Mi posa le mani sulle spalle. “Piccola, tranquilla, ho mangiato qualcosa sul jet. Adesso tutto quello che voglio è stare con te.. Quali programmi avevi prima che arrivassi io?”
“Stavo per fare fuori il barattolo di gelato alla vaniglia”
A quell’ultima parola il suo sguardo si infiamma. “Approvo a pieno” mormora, con quella voce profonda che mi fa venire la pelle d’oca.
Prende in braccio Allie dalla carrozzina, facendo attenzione a non svegliarla, e si avvia verso le scale. “Ti aspetto su” dice, iniziando a salire in camera.
Chiudo a chiave la porta d’ingresso, spengo le luci, ad eccezione del lume in salone, e, in ultimo, prendo il barattolo di gelato dal freezer con due cucchiaini e salgo in camera. Christian è accanto alla culla di Allie e controlla che sia ben coperta, ha sfilato scarpe, giacca e cravatta e il mio sguardo si sofferma sulla camicia bianca che mette in risalto i suoi pettorali e i bicipiti tonici.
“Dorme?” sussurro, chiudendo la porta della stanza.
Mio marito sorride e annuisce, poi abbassa lo sguardo sul barattolo di gelato che tengo tra le mani e viene verso di me, incendiandomi con gli occhi.
“Sai, ho una certa fame...” dice, prendendo il gelato e i cucchiaini e appoggiando tutto sul comodino.
Mi afferra per i fianchi e preme le labbra morbide sulle mie, tengo il suo viso tra le mie mani e rispondo al bacio, facendo incontrare le nostre lingue. Il suo sapore e la sua passione hanno sempre il potere di accendermi e farmi sciogliere il sangue nelle vene.
So perfettamente di che tipo di fame stia parlando, perché è esattamente la stessa che sento io, che mi sta pian piano divorando tutta. Christian mi sfila l’elastico dai capelli per scioglierli, e poi tira giù la zip della mia felpa di Stitch, tipico capo d’abbigliamento nemico del sesso che uso in casa quando sono da sola. Se mi trova eccitante anche con questa addosso, vuol dire che mi ama davvero tanto. Faccio cadere la felpa a terra e poi porto le mani sul petto di mio marito e inizio lentamente a slacciargli i bottoni della camicia, la sfilo dai pantaloni e la faccio scivolare giù dalle sue braccia, godendomi la morbidezza della sua pelle sotto le dita. Christian mi bacia di nuovo, poi si ferma e blocca le mie mani non appena queste corrono alla cintura dei suoi pantaloni.
“Non è ancora il momento” afferma, sfilandomi anche la maglietta che indossavo sotto la felpa, poi mi spinge delicatamente per farmi cadere di schiena sul letto.
Da questa prospettiva i suoi occhi sembrano ancora più luminosi, e il suo corpo ancora più statuario. Mio marito mi sfila anche il reggiseno, i jeans e i calzini, lasciandomi solo in slip, e poi prende dal comodino il gelato e un cucchiaino. Senza distogliere lo sguardo dal mio, solleva il coperchio del barattolo e affonda il cucchiaino nella morbida crema alla vaniglia.
Sgrano gli occhi non appena noto la direzione che il cucchiaino prende: direttamente verso il mio seno. Rabbrividisco quando il gelato entra in contatto con la mia pelle sensibile, una pioggia di scintille converge verso il centro di me nell’istante in cui Christian si china su di me e inizia a leccare via il gelato, assaporando la mia pelle.
Dopo il seno, tocca al collo, poi al ventre, poi all’interno coscia. Non immagino dopo come saranno ridotte le lenzuola, e i miei capelli, ma non m’importa. Ad ogni singolo tocco, ogni secondo in cui la mia pelle incontra quella di mio marito, mi sento un po’ più vicina al paradiso.
Quando si rende conto che sono ad un passo dal precipizio, Christian si sfila rapidamente pantaloni e boxer, liberando la sua erezione, e in pochi istanti è dentro di me. Si china su di me, tenendosi sui gomiti ai lati della mia testa e mi bacia, con una dolcezza che è nettamente in contrasto con la passione travolgente con cui mi possiede.
“Ti amo. Ti amo da impazzire” ansima quasi, e mi rendo conto che è al limite, esattamente come me.
Gli prendo il viso tra le mani e lo bacio mentre raggiungiamo l’apice del piacere, insieme, nello stesso istante.
Christian sfiora con la punta del naso il profilo del mio viso, poi scende verso il collo e la spalla, mentre sono seduta tra le sue gambe divaricate. Siamo nella vasca da bagno, immersi in una schiuma che profuma di cocco, con le candele profumate sul davanzale, un bicchiere di champagne in mano e il baby monitor in bella vista sul mobiletto.
Mi lascio andare con la schiena contro il petto di mio marito, sentendomi felice, appagata e rilassata.
“Forse avresti preferito andare a cena fuori, in qualche posto speciale”
Gli poso un dito sulle labbra. “Ssshh.. Mi hai regalato il più bel San Valentino che potessi immaginare” mormoro.
Mi bacia la spalla. “Sai, per un attimo ho anche pensato di avvisarti, però poi mi sono detto che farti una sorpresa sarebbe stato più bello. E avevo ragione: nulla è paragonabile a quel sorriso che avevi quando hai aperto la porta”
Ridacchio. “Mi ero rassegnata a trascorrere una serata con Jennifer Lopez e il gelato. I bambini, mai come stasera, si sono addormentati più presto del solito...”
“Erano stanchi?”
“Non più degli altri giorni, ma oggi pomeriggio sono venuti Roxy e Lucas, e hanno giocato tanto..”
“Come sta Roxy?”
“Un po’ stanca, ma molto emozionata. Mi ha fatto vedere quello che aveva comprato per Ryan, non sai che dolcezza! Non ero più abituata a corredini azzurri, a parte quello dei gemellini di Mia..”
Christian mi scruta in viso con un sorrisetto. “Sento una leggera vena di nostalgia: vuoi fare un altro maschio?”
Sgrano gli occhi e gli do uno schiaffetto sul braccio. “Sei pazzo o cosa?”
“Perché? Sei davvero così sicura che tra qualche anno non vorrai un altro bambino?”
“Tra qualche anno, appunto. Adesso non ci penso proprio!”
Mio marito sta per dire qualcosa, ma il pianto di Allie lo interrompe. “Vedi? Neanche tua figlia è d’accordo” affermo, alzandomi in piedi.
Mi sciacquo in pochi secondi, esco dalla vasca e indosso l’accappatoio al volo e raccolgo i capelli in un asciugamano. Faccio ritorno in camera e mi avvicino alla culla: la piccolina si agita e piange.
La prendo in braccio. “Cucciola, cosa succede?” le bacio la fronte e in pochi secondi si calma.
Mi siedo sul bordo del letto e allento leggermente il nodo dell’accappatoio quel tanto che mi basta per scoprire il seno; di solito Allie quando si sveglia a quest’ora è perché ha fame. Infatti, non appena la avvicino al seno, inizia a ciucciare con vigore, con gli occhi immersi nei miei e la manina avvolta intorno al mio dito. È meraviglioso tenerla così, resterei ore ad ammirare ogni singolo dettaglio del suo viso dolcissimo. Qualche giorno fa sono andata a riguardare alcune foto di Phoebe quando aveva due mesi, e la somiglianza con Allison è impressionante, con l’unica differenza che Phoebe aveva i capelli neri e più abbondanti, Allie ne ha ancora pochi, e sembrano di un biondo scuro, come quelli di mia madre.
Dopo alcuni minuti cambio seno, e, non appena Allie si stacca spontaneamente, la tengo un po’ sulla spalla per farle fare il ruttino. Nel frattempo Christian ritorna dal bagno, con indosso i pantaloni del pigiama e una t-shirt e i capelli ancora umidi.
“Aveva fame?” domanda, sedendosi accanto a me.
“Mi sa di sì, si è calmata”
“Lasciamela coccolare un po’, così puoi andare ad asciugarti” porge le braccia verso di me ed io gli porgo la bambina.
Vado in bagno ad asciugarmi il corpo e i capelli, e quando torno in camera sono convinta di trovare Allie che dorme, invece è sul letto a fare le coccole con il suo papà, che le fa il solletico al pancino e ride con lei. Sono così belli da rapirmi l’anima.
“Heeii, facciamo le ore piccole qui? Bisogna dormire!” li redarguisco.
Mio marito sbuffa e poi si rivolge a nostra figlia. “Amore, non ascoltarla, è solo gelosa”
Mi siedo sul letto accanto a lui e gli faccio la linguaccia. “Adesso la fai addormentare tu”
Christian sorride. “Nessun problema” prende in braccio Allie e comincia a passeggiare per la camera tenendola sul suo petto e canticchiando una ninnananna a bassa voce.
Io mi stendo sotto le coperte e li guardo, chiedendomi come farò senza tutto questo quando lei crescerà. Vedere Christian con i nostri figli tra le braccia è lo spettacolo più bello che la vita mi abbia regalato, e cerco di godermi ogni singolo istante.
Pochi minuti più tardi, mio marito mi rivolge un sorriso trionfante e mette la bambina nella culla, poi accende l’abat-jour, spegne le luci principali e viene a stendersi accanto a me.
“Ho una proposta da farti..” dice, accoccolandosi contro il mio fianco e appoggiando la testa sul mio seno.
Gli accarezzo i capelli. “Cioè?”
“Se domani io non andassi a lavoro, i bambini non andassero a scuola e trascorressimo la giornata tutti insieme..?”
Sorrido. “Sarebbe perfetto. Lo sai che non so dire di no ad una giornata tutta per noi..”
 
 
 Il giorno seguente...

POV CHRISTIAN

Mi stiracchio e allungo il braccio accanto a me, sfiorando solo le lenzuola fredde e stropicciate. Apro gli occhi, sbattendo le palpebre per qualche secondo, e mi guardo intorno: è mattina, a giudicare dalla luce che filtra dalle tende, e sono a letto da solo. È strano che non abbia sentito Anastasia alzarsi, considerando che abbiamo dormito praticamente incastrati.
Scosto le coperte e mi alzo, faccio il giro del letto e sbircio nella culla, scoprendola vuota. Passo in cameretta a controllare i bambini, ma anche i loro lettini sono vuoti, così non mi rimane altro che scendere al piano inferiore.
Dalle scale sento le voci dei miei figli, e un attimo dopo li vedo uscire dalla cucina e correre verso di me urlando “Papiiiii!!”
Con il cuore che trabocca d’amore, li prendo in braccio entrambi e li stringo forte. Anche se sono stato lontano da loro solo per due giorni, mi sono mancati tantissimo.
“Amori miei, come state? Avete fatto i bravi in questi due giorni??”
“Sììì” mi rispondono, baciandomi le guance. Poi mi prendono per mano.
“Vieni a vedere” dice Teddy.
Mi conducono in cucina e mi indicano di guardare verso l’alto. Sotto al soffitto sono sospesi quattro palloncini ad elio a forma di cuore, uno grande, che reca la scritta TI AMO, e tre più piccolini, che recano la scritta TI VOGLIO TANTO BENE. Ogni palloncino è retto da un filo, e all’estremità di ogni filo c’è una foto.
Abbasso lo sguardo sulla tavola apparecchiata per la colazione, con i miei muffin preferiti, che per l’occasione sono a forma di cuore, pancake, ciambelle, frutta, latte, tè e caffè. Tra le tazze e i piattini sono sparsi cioccolatini a forma di cuore.
Anastasia mi si avvicina con Allie in braccio. “Questo è quello che avremmo voluto prepararti ieri. Ma, visto che l’amore si celebra ogni giorno..”
“È meraviglioso” la interrompo.
Fino a qualche anno fa non avrei mai potuto immaginare quanto potesse essere bello ricevere questo tipo di sorprese. In qualsiasi occasione di festa, dai compleanni, agli anniversari, al Natale, a San Valentino, Anastasia ama riempire la casa di addobbi caratteristici, ed io ho imparato ad adorare la sua passione per questo tipo di dettagli.
“Guarda le foto, papi” mi fa presente Phoebe.
Mi avvicino ai palloncini e osservo le quattro polaroid alle loro estremità. Sotto al palloncino grande c’è una foto che ritrae me e Anastasia, quando siamo stati in Georgia la scorsa estate. Sotto a ciascuno dei tre palloncini piccoli c’è una foto che mi ritrae con i miei figli: una con Teddy al mare, una con Phoebe alla sua festa di compleanno, e una con Allie a Natale.
“Sono bellissime” mormoro, accarezzando i capelli dei miei bambini.
Ci sediamo a tavola e facciamo colazione, con Allison che passa tra le mie braccia e quelle di Anastasia, visto che non vuole saperne di stare nel suo dondolino. Ad essere sincero, non mi dispiace tenerla un po’ in braccio, ma non diciamolo a mia moglie, altrimenti mi rimprovera perché dice che la vizio troppo.
Mentre mangiamo, i bambini mi raccontano cos’hanno fatto in mia assenza, anche se comunque in questi giorni ci sentivamo la sera per raccontarci le nostre giornate.
“Teddy, racconta a papà del regalo che hai fatto ad Anabelle” dice ad un tratto Ana.
Il mio piccolo sembra illuminarsi. “Ieri ho regalato ad Anabelle un orsetto di peluche e le caramelle, perché era San Valentino”
Trattengo un sorriso. “Ah sì? E cosa succede a San Valentino?”
Teddy guarda Ana, che gli sorride e gli fa un cenno d’assenso, poi si rivolge nuovamente a me. “È la festa dell’amore, non solo dei fidanzati, ma di tutte le persone che si amano e tutte le persone speciali”
“E perché hai voluto farle un regalo?”
“Perché per me lei è speciale. Ho fatto bene?”
Ridacchio, in parte divertito dai suoi modi schietti, e in parte per mascherare l’emozione e l’orgoglio per questo bambino tenerissimo che mostra i suoi sentimenti con una spontaneità e una dolcezza che tagliano il cuore a metà.
Gli accarezzo i capelli. “Hai fatto benissimo. Quando senti che una persona per te è speciale, glielo devi dimostrare”
“Lei era molto contenta, rideva un sacco”
“E ci credo! Noi uomini Grey sappiamo sempre far ridere e rendere felici le belle fanciulle” gli strizzo l’occhiolino e lui ride.
Noto mia moglie e mia figlia che ridono, così mi alzo e mi chino alle loro spalle, con la mano destra faccio il solletico nel fianco a Phoebe, con la sinistra ad Anastasia, e contemporaneamente faccio le facce buffe ad Allie. E se si dice che per conquistare una donna si debba farla ridere, io con un solo gesto le ho conquistate tutt’e tre.
 

Aprile 2018

POV ANASTASIA

“Scendi di più!”
“I glutei fuori!”
“Non buttare le ginocchia verso l’interno!”
“Testa e schiena dritte!”
Patricia, la mia personal trainer, continua ad urlarmi contro mentre mi segue nei miei esercizi. Il primo marzo, a tre mesi esatti dal parto, ho cominciato ad allenarmi: con una palestra in casa ormai non avevo più scuse per rimandare. Bastille, il personal trainer di Christian da svariati anni, mi ha presentato Patricia, e sono stata subito entusiasta di assumerla: il suo curriculum parla per lei, e in più, con i suoi ricci biondi e gli occhi verdi, ha un aspetto angelico. Solo l’aspetto, in realtà, perché nel suo lavoro è praticamente una nazista. Se quando l’ho conosciuta mi ero illusa che avere a che fare con una donna potesse essere più semplice, già al primo allenamento mi sono dovuta ricredere: urla sempre, mi bacchetta in continuazione e mi fa sudare parecchio.
Eppure, nonostante tutto, non la cambierei con nessuno. Quando siamo fuori dalla palestra, è una ragazza dolce, ironica e con un pizzico di tenera insicurezza. È come se avesse una doppia personalità: modalità Hitler a lavoro e modalità umana in qualsiasi altro contesto.
I primi giorni di allenamento non sono stati semplici, innanzitutto perché era tanto tempo che non facevo attività fisica (beh.. se escludiamo quella con mio marito), e poi perché in quello stesso periodo ho ripreso a lavorare, anche se solo di mattina, e all’inizio non era semplice gestire famiglia, lavoro e palestra. Ma piano piano sto imparando a ritagliare gli spazi giusti, grazie anche alla presenza di Miranda che mi dà una mano enorme con i bambini. Adesso, nonostante le continue ammonizioni di Patricia, gli allenamenti, che svolgo tre volte a settimana e qualche volta, come oggi, anche di sabato, sono diventati un modo per staccare la spina e scaricare lo stress, anche se qualche volta devo fare i conti con i muscoli che fanno male.
I primi giorni di lavoro non sono stati semplici: il distacco da Allie è stato più traumatico rispetto a quando ho ripreso il lavoro dopo la nascita di Teddy e Phoebe. Con il passare dei giorni ho pian piano elaborato il tutto e ripreso il ritmo giusto, e tra riunioni, incontri, bilanci, relazioni, approvazione di copertine, in quelle poche ore in cui sono lontana da lei ci infilo telefonate a casa, video e foto che mi inviano Gail e Miranda, e qualche annusata al suo bavaglino, che tengo sulla scrivania insieme ai disegni di Teddy e Phoebe.
“Okei, basta così!” annuncia Patricia, dopo l’ultima serie di quindici squat.
Sospiro di sollievo e mi avvicino alla panchetta dove avevo appoggiato le mie cose. Mi avvolgo un asciugamano intorno al collo e bevo un generoso sorso d’acqua.
“Oggi mi hai davvero distrutta” affermo, con un po’ di fiatone.
“Ma ne vale la pena, guarda nell’arco di poco più di un mese che culo hai fatto” mi fa notare.
Ridacchio: se lo dice lei, non posso che esserne orgogliosa.
Saluto Patty ed entro in casa, dove vengo accolta dalle urla dei miei figli. Mi precipito in salone, dove trovo Teddy e Phoebe che bisticciano, con Christian che cerca di fare da paciere, e Allison che, per fortuna, dorme nel suo dondolino.
“Ma che sta succedendo?” domando.
I miei figli tentano entrambi di rispondermi, ma se parlano in coro non riesco a capire niente.
“Uno alla volta!!”
È Teddy a parlare per primo. “Io volevo giocare con la lavagnetta, e Phoebe voleva giocarci anche lei. Io le ho detto che sono arrivato prima io, e lei ha chiamato papà..” mi spiega.
“La lavagnetta è anche mia” protesta Phoebe.
“Ma l’ho presa prima io!” ribatte Teddy.
Christian sbuffa. “Ma è mai possibile che, con la miriade di giocattoli che avete, dobbiate sempre litigare per un giocattolo solo?”
“Io volevo quella!” interviene mia figlia.
“E anche io!” urla Teddy.
Sospiro. “Tesoro” dico, accarezzando i capelli del mio bambino. “Potevate giocarci insieme. Oppure magari potevi giocare con qualcos’altro”
“No!” esclama “La lavagnetta l’ho presa prima io! Phoebe poteva trovarsi un altro gioco. Perché sempre io devo trovare un altro gioco?”
“Teddy, non urlare, altrimenti svegli Allie” lo ammonisce suo padre.
Lui sbuffa. “Uffa! Non posso fare niente! Non posso giocare, non posso parlare. Me ne vado, ciao!” grida, arrabbiato, poi corre verso la porta-finestra ed esce in giardino.
Lo guardo avviarsi verso l’area giochi e sento il cuore incrinarsi. Non l’ho mai visto arrabbiarsi e perdere la pazienza in questo modo, benché non manchino, di tanto in tanto, bisticci tra lui e sua sorella. Le litigate tra fratello e sorella sono normali, quello che però non credo lo sia è il modo in cui Christian ed io lo carichiamo di responsabilità. Approfittando del fatto che Teddy sia il più grande, chiediamo quasi sempre a lui di cedere a Phoebe il giocattolo conteso, l’ultimo dolcetto rimasto o di sforzarsi di vedere il cartone che preferisce lei. Ed è sempre a lui che chiediamo di dare un’occhiata ad Allie mentre dorme, ed è il primo che rimproveriamo quando lui e Phoebe fanno casino e rischiano di svegliarla.
Di solito lui non protesta, ma credo che a lungo andare si sia stancato. È come se solo adesso me ne rendessi conto, mettendo insieme i comportamenti di mio figlio di quest’ultimo periodo: fa più capricci del solito, è scontroso, dopo un po’ si annoia con qualsiasi gioco o qualsiasi film.
Phoebe scoppia a piangere, portandosi le mani agli occhi. Mi si stringe il cuore.
Christian fa per raggiungere Teddy, ma io gli afferro la spalla. “Christian, aspetta”
“Ma ti sembra normale che si comporti così?”
Lascio cadere la domanda, perché adesso mi preme prima di tutto calmare Phoebe. Mi siedo sul divano e faccio sedere la mia piccola sulle mie gambe.
“Cucciola, dai su non piangere” la cullo leggermente tra le braccia e le bacio la fronte.
Le accarezzo i capelli, in attesa che i suoi singhiozzi si plachino, e poi le asciugo le guance. “Amore, va tutto bene”
Mio marito mi rivolge un’occhiata contrariata e scuote la testa. Io gli faccio segno di aspettare, poi mi rivolgo a mia figlia. “Amore, ascoltami, che ne dici di preparare di nuovo i cioccolatini a forma di animaletti come abbiamo fatto la settimana scorsa?”
Phoebe si strofina gli occhi e annuisce, accennando un sorriso.
“Allora facciamo così: vai in cucina, prendi le tavolette di cioccolato dal mobiletto basso e le spezzetti con le mani, così poi le sciogliamo. Ti va?”
Lei annuisce e salta giù dalle mie gambe, trotterellando verso la cucina. Quando Phoebe è lontana e non può sentirci, tiro Christian per un braccio e lo faccio sedere accanto a me.
“È colpa nostra, Christian”
“In che senso?”
Sospiro. “Se Teddy è sbottato, la colpa è la nostra. Quante volte ce ne usciamo con ‘Teddy, su, fai giocare Phoebe, è più piccola’, ‘Teddy, non posso adesso, devo far addormentare Allie’, ‘Teddy, cerca di non litigare con tua sorella, fa’ il bravo, sei più grande’. Quante volte, con la scusa che lui sia più grande, che Phoebe sia più sensibile e che Allie sia così piccola, tendiamo a rimproverare prima lui, a pretendere che sia maturo e che capisca per forza quello che vogliamo noi...?”
“Beh... penso sia normale dai figli più grandi aspettarsi un po’ di maturità in più...”
Scuoto la testa. “Secondo me pretendiamo troppo da lui. Teddy è molto maturo, ma è piccolo, Christian, non ha nemmeno sei anni. Forse qualche volta ce ne dimentichiamo...”
Mio marito sospira e si passa la mano tra i capelli. “Io, quando lo rimprovero, cerco di farlo per.. per educarlo, per dare un minimo di disciplina a lui e a Phoebe..”
“Anche io, ma il problema non è il fatto di rimproverarlo o meno. Il problema è caricarlo di responsabilità, come se ogni volta che litiga con Phoebe, o che fanno svegliare Allie quando fanno casino, fosse colpa sua.. Anche Teddy ha diritto di fare i capricci e reclamare attenzioni...”
Christian si strofina una mano sul viso e annuisce. “Hai ragione, come sempre” dice in un sospiro.
Appoggio il viso sulla sua spalla e lui mi lascia un bacio tra i capelli. “Adesso che si fa?” domanda.
“Tu vai a controllare che Phoebe non faccia fuori tutto il cioccolato, io vado a parlare con Teddy”
Mi alzo ed esco in giardino. Raggiungo l’area giochi, dove Teddy sta facendo qualche tiro a canestro con la palla.
“Amore!” lo chiamo, sedendomi sull’erbetta sintetica.
Lui si volta verso di me ed io gli faccio segno di raggiungermi. Mio figlio mi si avvicina e fa per sedersi accanto a me, ma io lo tiro a sedere sulle mie gambe.
“Ti va se parliamo un po’ solo io e te?”
Teddy annuisce, e prende a giocare con i miei capelli.
“Mi dici perché ti sei arrabbiato?” gli accarezzo il braccio.
“Perché voi date sempre ragione a Phoebe, solo perché è più piccola. E quando Allie dorme non posso fare niente altrimenti si sveglia..”
“Tu lo sai che quando papà ed io vi sgridiamo, c’è sempre un motivo, vero?”
“Sì, ma sgridate di più me che Phoebe. Ogni volta che lei vuole qualcosa, io la devo accontentare perché è più piccola..”
“Forse hai ragione. Sai, a volte papà ed io dimentichiamo che tu sei solo un bambino, perché tu sei bravo, maturo e sai prenderti cura delle tue sorelline..” gli accarezzo i capelli “A volte sembri così grande..” dico, con un velo di malinconia nella voce.
“Io sono grande!” puntualizza.
Ridacchio. “Beh, tra un mese compirai sei anni, a settembre andrai addirittura in prima elementare. Ma per me e papà resti sempre il nostro cucciolo. E non sai quanto ci dispiace averti fatto arrabbiare. Sai, noi a volte vi sgridiamo quando fate i capricci, ma ogni tanto ci vorrebbe qualcuno che sgridasse noi genitori..”
Lui ride, divertito. “Perché?”
“Perché qualche volta anche le mamme e i papà esagerano. E papà ed io ci siamo resi conto che a volte pretendiamo troppo da te e che non è giusto che rimproveriamo sempre te perché sei il più grande. Ci perdoni?”
Teddy annuisce e si accoccola al mio petto.
“E adesso vieni qui che ho bisogno di stritolarti di coccole” lo stringo forte a me e gli riempio le guance di baci.
Per diversi minuti restiamo semplicemente stretti così, con il sole primaverile che ci accarezza timido. Avevo un bisogno immenso di dedicare del tempo al mio cucciolo, solo lui ed io.
“Scusate se interrompiamo” la voce di Christian ci giunge leggermente ovattata a causa del vento.
Ci voltiamo e lo vediamo venire verso di noi, con Allie in braccio e Phoebe per mano.
“Non è che vi siete dimenticati di noi?” chiede, sedendosi accanto a me.
“Assolutamente no!” lo rassicuro.
Phoebe si intrufola nell’abbraccio tra me e Teddy, reclamando coccole, poi gli propone di giocare insieme con la palla. Christian, intanto, stende sull’erba la copertina di Allie e poi ve la adagia sopra di schiena. La mia principessa si guarda intorno e gioca con il ciuccio che ha in bocca.
“Amore mio” mi chino su di lei, sbaciucchiandola.
Allie infila le manine tra i miei capelli e li tira. Adesso che ha quattro mesi e mezzo, ha imparato ad afferrare le cose, e molto spesso a farne le spese siamo Phoebe ed io e i nostri poveri capelli. A volte vorrei che il tempo si fermasse, ma allo stesso tempo mi rendo conto ogni giorno di quanto sia magico e straordinario vederla crescere e fare tante piccole nuove scoperte. Amo quando se ne sta nel suo passeggino o nella sua sdraietta e fissa i suoi fratelli che giocano, cantano o le parlano; è sempre più attenta e coinvolta, ride tantissimo e a sua volta fa ridere Teddy e Phoebe, che si inorgogliscono ad ogni suo sorriso.
“Papà, giochi con noi?” domanda mio figlio.
Christian con un balzo si tira su e li raggiunge, iniziando a contendersi il pallone con loro. Io mi stendo accanto ad Allie e le accarezzo i capelli, che adesso stanno crescendo a vista d’occhio, morbidi e profumati. Lei non presta molta attenzione alle mie coccole, è troppo concentrata sulle sue manine e sul casino che fanno i suoi fratelli e il suo papà. Li guarda incantata e ride, e il suono della sua risata è un balsamo per il cuore. È esattamente questo che intendo quando dico che a volte vorrei che il tempo si fermasse...
 
Dopo pranzo, mentre sto infilando piatti e bicchieri in lavastoviglie, sento squillare il mio cellulare. Sullo schermo leggo il nome di mio fratello.
“Thomas, hey!”
“Ana, ci siamo! A Roxy si sono rotte le acque!”
A quelle parole, scatto sull’attenti. Anche se mi aspettavo questa notizia da un momento all’altro, non posso negare di essere comunque sorpresa.
“Ehm, okei. Siete già per strada?”
“Sì, stiamo andando in ospedale” l’ansia traspare chiaramente dalla sua voce.
“Lucas?”
“Margaret lo accompagna a casa di sua sorella e poi ci raggiunge. Tu vieni?”
“Ma certo che vengo. Il tempo di darmi una sistemata e arrivo”
Chiudo la telefonata e avviso subito Christian. Lui insiste per chiamare Taylor o Sawyer perché mi accompagnino in ospedale, ma io sono contraria.
“Sono perfettamente in grado di guidare da sola. Lasciali in pace almeno nel week-end” borbotto, mentre salgo in camera.
Indosso al volo un paio di jeans con una camicetta, lavo i denti, spazzolo i capelli e sono pronta. Saluto i bambini, spiegandogli che sta per nascere il loro cuginetto, e loro per fortuna non fanno capricci. Allie dorme, così le do un bacino sulla fronte. L’ultimo che saluto è mio marito, che mi accompagna alla porta e mi guarda di traverso.
“La smetti con questo broncio?”
“Sono preoccupato quando guidi da sola”
“Prometto che non appena arrivo in ospedale, ti mando un messaggio. Intanto avviso Miranda, sperando che oggi sia libera..”
Lo bacio ed esco di casa. In macchina indosso le cuffie bluetooth e telefono a Miranda, le spiego brevemente la situazione e lei si mostra più che disponibile a darci una mano. È anche per questo che la apprezziamo tanto, perché non si tira mai indietro, anche quando sono costretta ad avvisarla all’ultimo momento.
Non appena arrivo al Seattle Hospital, parcheggio nell’area riservata ai visitatori ed entro. In ascensore, invio un rapido sms a Christian, e metto via il cellulare proprio nel momento in cui le porte si aprono nell’atrio del reparto maternità.
Al desk della reception mi indicano il numero della stanza, e quando la raggiungo trovo Roxy seduta sul letto, sua madre che sistema i suoi effetti personali nell’armadietto e in bagno, e Thomas che le massaggia la schiena.
“Anastasia!” le si illumina lo sguardo non appena mi vede entrare.
“Tesoro mio” mi avvicino e la abbraccio. Poi le prendo il viso tra le mani “Come ti senti?”
“Ho le contrazioni già dalla scorsa notte, ma non sono ancora molto ravvicinate. Se non si fossero rotte le acque, neanche mi sarei mossa da casa..”
Ha il viso contratto dal dolore, ma cerca di sorridere. Credo che la presenza di Thomas sia rasserenante per lei.
“Ti hanno già visitata?”
Scuote la testa. “No, per ora mi hanno solo dato il tempo di indossare la camicia da notte e sistemarmi”
“C’è di turno la dottoressa Greene per fortuna” puntualizza Thomas.
“Menomaaa... cazzo!” impreca Roxy, afferrando la mia mano.
“Contrazione?” domanda suo marito.
Lei annuisce, stringendo forte la mia mano e mordendosi il labbro. “Voglio stendermi” piagnucola poi.
Thomas la aiuta a stendersi sul fianco e le copre le gambe con il lenzuolo.
“Lucas dov’è?”
“Te l’ho già detto, tesoro. È a casa della zia Meredith”
“Ma non starà bene lì, non la conosce molto bene” protesta Roxy.
“Ma certo che starà bene” la tranquillizza sua madre.
“No! La zia non conosce le sue abitudini, non ha nemmeno i suoi giochi..” sta iniziando ad agitarsi, e Thomas tenta, invano, di calmarla.
La capisco perfettamente: nonostante l’ansia imminente per il parto e tutto ciò che comporta, il primo pensiero di una mamma è sempre il figlio (o i figli) che lascia a casa. Non puoi essere serena se sai che i tuoi figli non lo sono.
“Roxy, tesoro” mi siedo sulla sedia accanto al letto e le prendo la mano “Saresti più serena se Lucas venisse a casa mia? C’è Christian, ci sono i bambini, e tra poco li raggiungerà anche Miranda..”
La sua espressione si rilassa, e annuisce vigorosamente. “Sì, magari. Lucas è sempre felice di stare con Teddy e Phoebe”
Esco in corridoio e telefono a mio marito, e lui non esita un attimo: mi assicura che, non appena arriverà Miranda, andrà a prendere Lucas e lo porterà a casa nostra. Quando do la notizia a Roxy, lei finalmente si rilassa un po’.
Poco dopo entra in camera la dottoressa Greene insieme ad un’ostetrica e al macchinario per il monitoraggio, e chiede a me e Margaret di uscire per poter procedere con la visita.
“Credevo che con il secondo mi sarei sentita meno agitata, invece no. Provo esattamente la stessa ansia che avevo quando è nato Lucas” dice Margaret, appoggiandosi al davanzale della finestra.
Le cingo le spalle con un braccio. “Ha ragione, Margaret. So che è banale da dire, ma lei dev’essere forte adesso. Non sa quanto sia importante in un momento simile la forza di una madre per una figlia..”
Quando la dottoressa Greene esce dalla stanza di Roxy, è seguita dall’ostetrica e da Thomas che portano sottobraccio Roxy.
“Che succede?” domanda Margaret, allarmata.
“Andiamo solo a fare un’ecografia” ci tranquillizza la ginecologa.
Conduce Roxy in una stanza in fondo al corridoio, Margaret ed io aspettiamo fuori. Ma iniziamo ad inquietarci quando sentiamo provenire dalla camera qualche tono un po’ troppo elevato.
Ponderiamo l’idea di entrare, ma Thomas ci anticipa, uscendo lui per primo.
“Thomas, ma cosa sta succedendo?”
Lui sospira. “Il bambino è podalico e ha un giro di cordone intorno al collo. Questo vuol dire che non possono tentare manovre per farlo girare, perché sarebbe rischioso. E quindi è necessario un cesareo..”
“Oh, no” sussurro.
“Roxy non vuole sentirlo nemmeno, vuole il parto naturale”
“Povera bambina mia” sospira Margaret, con gli occhi che diventano lucidi.
“La dottoressa Greene sta tentando di calmarla e farle capire che è la soluzione migliore se vogliamo evitare qualsiasi rischio..”
Poco dopo l’ostetrica esce dalla stanza, portando Roxy su una sedia a rotelle, e la riaccompagna in camera sua. La dottoressa Greene si ferma a parlare con noi.
“Dunque, adesso ci prepariamo per il cesareo. Ho già avvertito la sala operatoria, e per la signora non ci sono problemi, visto che le ultime analisi di pochi giorni fa sono ottime”
“Vado a prepararmi anch’io” dice Thomas.
“No no no” lo blocca la Greene “Thomas, tu adesso andrai semplicemente ad indossare camice, cuffia e copri scarpe per stare accanto a tua moglie. E basta.”
“Ma io..”
“Thomas, no. Tu sei un eccellente ginecologo, te lo dico spesso. Ma adesso devi fare solo il marito e il papà. Non pensare di poter prendere in mano un bisturi, sei troppo coinvolto e non saresti lucido. Va bene?”
Mio fratello si passa nervosamente una mano tra i capelli e annuisce. Indubbiamente il discorso della dottoressa Greene non fa una piega. Roxy adesso ha bisogno di lui come marito, non come medico.
“Dottoressa” interviene Margaret “Ci sono rischi per il bambino?”
“Assolutamente no. Il bambino ha un battito forte e regolare. Il giro di cordone è qualcosa di abbastanza comune; nel nostro caso, però, ci impedisce di tentare delle manovre per cambiare la posizione del piccolo da podalica a cefalica. È per questo che dobbiamo necessariamente procedere con il cesareo: non possiamo rischiare che, a causa di una qualsiasi manovra, il bambino vada in sofferenza..”
“Certo, assolutamente” diciamo in coro Margaret ed io.
Quando raggiungiamo Roxy in camera, lei è visibilmente turbata. Non dev’essere facile dover elaborare l’idea che tra pochi minuti si ritroverà in sala operatoria, quando per otto mesi ha praticamente dato per scontato che avrebbe partorito in maniera naturale.
“Mi faranno l’anestesia generale?” domanda a Thomas, con la voce rotta dal pianto.
Suo marito si siede accanto a lei e le prende le mani. “No, amore, solo la spinale. Sarai sveglia e sentirai il nostro bambino che verrà al mondo..”  
“Avrei dovuto essere io a farlo nascere, con le mie forze”
“Roxy, non dire sciocchezze. Certo che sarai tu a farlo nascere. Non sono di certo le ore di travaglio e le spinte finali a fare una mamma, e non voglio più sentirti dire queste cose, chiaro?”
Lei annuisce e tira su con il naso. “Ho paura” mormora poi.
“Tesoro mio, è normale avere paura” sua madre si siede sul bordo del letto e le accarezza i capelli. “La hai adesso che devi fare il cesareo, e l’avresti comunque se dovessi partorire spontaneamente. Ma tu sei forte, tuo figlio anche, e hai tuo marito accanto a te. Nessuno saprebbe darti più forza di lui”
Thomas sorride e si china a baciare sua moglie.
Il mio cellulare trilla, avvisandomi dell’arrivo di un sms. È di Christian.
Ho portato i bimbi al cinema a vedere il nuovo cartone Disney. Sono tranquilli e si stanno divertendo. Allie è a casa con Miranda. Lì come va la situazione??
Digito una rapida risposta e poi mi siedo accanto a Roxy, dove prima c’era Thomas, che è andato ad informarsi su chi sarà presente in sala tra ginecologi, ostetriche, neonatologi e infermieri.
“Christian mi ha appena detto che lui e i bambini sono al cinema e si stanno divertendo molto”
Lei sorride e mi prende la mano. “Grazie Anastasia. Grazie di essere qui, e grazie per tutto quello che tu e Christian state facendo..” ricomincia a piangere “Io..”
“Hey, hey, calma..” le accarezzo il viso, asciugandole le guance “Non devi ringraziare, mai. Voi siete la nostra famiglia. Non dovrei e vorrei essere in nessun altro posto adesso”
“Andrà tutto bene, vero?” domanda, con la tenerezza di una bambina.
“Ma certo che andrà tutto bene. E cercate di sbrigarvi perché io sono impaziente di conoscere il mio nipotino..”
“Ed è come se fosse un nipotino due volte, perché tu sei la sorella di Thomas, ma sei come una sorella anche per me”
Le sue parole hanno il potere di emozionarmi e farmi venire gli occhi lucidi.
“Hey, non osare farmi piangere. Io non ho più la scusa degli ormoni, e devo conservare i condotti lacrimali per quando vedrò questo piccolo capolavoro” poso una mano sul suo pancione.
Un’ora più tardi, dopo la firma dei vari consensi e le procedure pre-operatorie di routine, Roxy è pronta per il cesareo. Thomas è una trottola: non fa altro che girare tra la stanza di sua moglie, il nido e le sale dei medici e degli infermieri per accertarsi che sia tutto pronto per il momento in cui il bambino verrà al mondo. Credo che questa sua spasmodica mania di controllo sia il suo modo di mascherare l’ansia.
Intanto è arrivata anche Sonny, la madre di Thomas, giusto in tempo per salutare Roxy prima che la portino in sala operatoria.
“In bocca al lupo, piccola. Vedrai che andrà tutto bene, noi ti aspettiamo qui” dice con dolcezza, baciandole poi la fronte.
Anche io la abbraccio, ricorrendo a tutta la mia buona volontà per non scoppiare a piangere. “Lucas sta bene ed è tranquillo. Tu adesso pensa solo a questo piccolino. Okei?”
Lei annuisce, con le lacrime che le bagnano le guance.
L’ultima ad abbracciarla è sua madre, che le sussurra all’orecchio qualcosa che resta solo tra loro.
Roxy viene portata al di là delle porte verdi che danno accesso al blocco operatorio; Thomas, invece, rallenta la sua camminata e si volta verso di noi.
Scorgo sul suo viso l’istante esatto in cui crolla la sua maschera da ‘ho tutto sotto controllo’ e si fanno vive tutta la paura, la tensione e l’emozione per ciò che sta per succedere. Si lascia sfuggire un sospiro, poi un piccolo singhiozzo, e un attimo dopo Sonny ed io lo stiamo abbracciando, mentre lui scoppia in lacrime.
“Ne vedo decine ogni giorno.. ma quando si tratta di tuo figlio..”
“Ssshh, non devi dare spiegazioni” sussurro, accarezzandogli i capelli.
Thomas si stacca da noi, e sua madre gli asciuga le guance. “Lo so che sei teso, lo siamo tutti. Ma adesso devi essere forte per Roxy..”
“Ha paura, Thomas. Ma non hai idea di quanto sarà importante e rassicurante la tua presenza” aggiungo.
Sonny gli prende il viso tra le mani. “Vai, tesoro mio. Vai a goderti il momento più bello di tutta la tua vita” gli dà un bacio sulla fronte e poi lo lascia andare.
Non appena mio fratello sparisce dalla nostra vista, contemporaneamente Sonny, Margaret ed io rilasciamo un pesante sospiro e ci prepariamo ad un’attesa che oggettivamente è breve, ma che per noi sarà lunghissima.

Dopo circa un’ora, tempo durante il quale ho percorso chilometri e chilometri di corridoio avanti e indietro, massaggiato con Christian e le mie cognate, ricevuto foto e video di Allie, preso tre caffè e trafugato almeno quattro o cinque snack dalle macchinette del reparto, la porta del blocco operatorio si apre, rivelando una dottoressa Greene con la sua inconfondibile cuffietta bianca con le fragole disegnate sopra.
Margaret, Sonny ed io, insieme ad un paio di cugine di Roxy arrivate poco fa, praticamente la assaliamo, chiedendo notizie.
Lei ci sorride. “È andato tutto benissimo”
Quelle quattro semplici parole ci fanno esalare un enorme sospiro di sollievo e fanno spuntare sorrisi e lacrime sui nostri volti.
“Il bambino è bello e sano, e la mamma sta bene, abbiamo fatto solo l’anestesia spinale quindi era perfettamente cosciente e ha sentito subito il pianto del piccolo” prosegue la dottoressa “Il papà ha rischiato uno shock nervoso, ma sta bene anche lui” ironizza, facendoci ridere.
“Quando possiamo vederli?” domanda Margaret, impaziente.
“Dunque, la signora, come da prassi, è in sala risveglio dove verrà tenuta sotto controllo per almeno un’altra oretta, per valutare al meglio tutti i parametri post-operatori. Il piccolo adesso è al nido, gli stanno facendo il bagnetto e tutte le procedure di routine”
Dopo averci ragguagliato sui tempi di ripresa di Roxy e sugli orari di visita, la dottoressa Greene ci congeda. Margaret, Sonny, le cugine di Roxy ed io ci abbracciamo forte, in preda all’emozione. Invio al volo un messaggio a Christian, poi a Kate e Mia. Faccio appena in tempo a riporre il cellulare in borsa, quando la porta del nido si apre e un’infermiera ci raggiunge.
“Parenti della signora Johnson?”
“Sì!” rispondiamo in coro.
“Se volete, potete vedere il bimbo attraverso il vetro”
“Certo, certo” impazienti, corriamo verso la vetrata del nido.
L’infermiera rientra e pochi secondi dopo la tendina color acquamarina viene sollevata, consentendoci di vedere Thomas, ancora con il camice monouso blu e la cuffietta in testa, che tiene in braccio un piccolo fagottino azzurro. Bussiamo piano sul vetro per attirare la sua attenzione e lui si avvicina per farci vedere il piccolo: ha i capelli scuri e le guance rosse e paffute. È un meraviglioso incanto. E Thomas ha gli occhi più felici e luminosi che mai. Sorride, ma ha ancora le guance bagnate di lacrime; posso solo immaginare quanto abbia pianto.
“Oh mio Dio” sospira Sonny, estasiata, ammirando suo figlio che tiene in braccio il suo bambino.
Margaret si copre la bocca con le mani, con gli occhi pieni di lacrime. Le cugine di Roxy si lasciano andare a gridolini di euforia ed emozione. Io non riesco a trovare parole ed espressioni per descrivere la bellezza di questo momento e l’emozione che sento nel cuore.
Estraggo il cellulare dalla borsa e faccio segno a Thomas di mostrare bene Ryan, gli scatto qualche foto, e sono impaziente di mostrarle ai bambini e a Christian.
Pochi minuti dopo, Thomas affida il piccolo alle infermiere e poi ci raggiunge in corridoio, pronto ad essere sommerso di abbracci, auguri e lacrime.
“Auguri bambino mio” mormora Sonny, stringendolo forte.
“Avete messo al mondo un capolavoro” aggiungo, accarezzandogli il viso. Ha le guance rosse e bollenti, frutto delle mille emozioni che si susseguono dentro di lui.
“Io non riesco ancora a crederci” afferma mio fratello, con la voce che trema.
“È successo tutto abbastanza in fretta, hai bisogno di un po’ di tempo per realizzare” lo rassicuro.
“Roxy come sta?” chiede Margaret.
“Bene, è un po’ stanca, ma felicissima. Non appena ha sentito il pianto di Ryan, ha cominciato a piangere. Non appena le ho avvicinato il bambino al viso, lo ha accarezzato con le labbra e lui si è calmato. Penso sia stata una delle scene più belle a cui abbia assistito nella mia vita..” i suoi occhi tornano a farsi lucidi, poi mi chiede di Lucas.
“Stai tranquillo, è al cinema con Christian e i bambini, e stasera resta a cena da noi”
“Perfetto, almeno sono tranquillo. Io adesso torno da Roxy per vedere come procede il post-operatorio; Ryan resterà qualche ora al nido. In tarda serata, se Roxy se la sentirà, lo porteranno in camera”
Sono da poco passate le 18:30 quando Roxy viene dimessa dal blocco operatorio e riportata nella sua stanza. Lasciamo entrare prima Margaret e Thomas per aiutarla a sistemarsi a letto e dedicarle le giuste attenzioni, poi entriamo anche Sonny, io e le sue cugine.
“Tesoro mio” mormoro, emozionata, chinandomi su di lei per abbracciarla “Tanti auguri! È bellissimo il tuo bimbo, sai? Uno spettacolo. Tu come ti senti?”
“Per adesso una meraviglia: sono ancora sotto l’effetto dell’anestesia e non avverto dolori. Lucas?”
“Christian mi ha detto che sono tornati dal cinema, adesso è a casa nostra e sta giocando con Teddy e Phoebe..”
“Ha saputo che è nato il suo fratellino?”
“Beh, non saprei. Christian non è propriamente a suo agio in queste situazioni, quindi non ci giurerei”
Thomas ridacchia. “Noi non gli abbiamo mai nascosto nulla: quando siamo usciti di corsa, gli abbiamo detto che probabilmente stava per arrivare il suo fratellino”
“Dopo gli telefoniamo?” domanda impaziente mia cognata “Mi manca così tanto” la voce inizia a tremolare e i suoi occhi si riempiono di lacrime.
Thomas scuote la testa, divertito e si china su di lei. “No, piccola, non piangere. È andato tutto bene, va tutto bene” la rassicura e le bacia la fronte.
“Il piccolino?”
“È al nido, devono tenerlo un po’ sotto la fonte di calore, come da prassi. Poi più tardi aspetteranno che tu te la senta per portarcelo”  
“Io lo vorrei qui subito!”
“Devi riposare un po’, amore”
Le cugine di Roxy sono le prime ad andare via, per darle modo di riposare.
“Per questa notte Lucas resta da noi?”
Roxy ci guarda, perplessa. “Perché? Nessuno torna a casa?”
Thomas alza le mani. “A me non chiederlo nemmeno..”
“Io resto qui con te. Hai bisogno di una mano, almeno per questa notte” risponde Margaret.
“Ma mamma, non è il caso che resti. C’è Thomas qui con me. Vai a casa a riposare”
“No, tesoro mio. Come potrei riuscire a riposare, lasciando la mia bambina dopo un intervento?”
Mi siedo sulla sedia accanto al letto di Roxy e le prendo una mano. “Christian ed io siamo felici di avere Lucas con noi. E poi credo che stare con i cuginetti lo aiuti a sentire meno la vostra mancanza”
Lei annuisce, accennando un sorriso. Poi si rivolge a suo marito. “Devi passare a casa a prendere le sue cose per la notte, e già che ci sei, perché non vai a casa con Anastasia, così almeno ti vede e puoi dargli tu stesso la notizia?!”
“Ho la possibilità di dire di no?”
Roxy sorride e scuote la testa.
Thomas si siede sul bordo del suo letto e le accarezza i capelli. “Allora facciamo così: io adesso vado a casa, prendo tutto l’occorrente per Lucas, lo porto a casa di Ana e gli parlo. Poi torno subito qui”
“Vai tranquillo, Thomas. Ci siamo noi con lei” lo rassicura sua madre.
“Resti anche tu stanotte, suppongo” afferma mio fratello, con un velo di sarcasmo.
“Ovviamente” risponde Sonny.
“Monopolizziamo il reparto maternità, stanotte” ironizza Thomas.
Resto ancora qualche minuto con Roxy, poi mi decido ad andare via. La neo-mamma ha bisogno di riposare, ed io ho bisogno di andare dai bambini. Saluto mia cognata, promettendole di aggiornarla costantemente su Lucas, e poi esco dalla stanza insieme a Thomas. 
“Non ti saresti mai voluto allontanare, vero?” domando, notando il modo in cui incede lentamente lungo il corridoio, come se non volesse andarsene.
Lui sospira. “A dire il vero, no. Ma sai quanto sia testarda Roxy”
Entriamo in ascensore e premiamo il pulsante 0.
“Te lo dice una che ci è passata due volte: quando una mamma partorisce e ha altri bambini a casa, loro sono sempre il suo pensiero fisso. Credimi, Roxy è molto più serena nel saperti con Lucas adesso piuttosto che accanto a sé..”
Sorride, cingendomi le spalle con un braccio. “Ed io sono contento di sapere che mio figlio resterà con voi stanotte, non potrebbe essere in mani migliori” mi attira a sé e mi bacia una tempia.
Le porte dell’ascensore si aprono al piano terra e percorriamo abbracciati l’atrio principale, diretti verso l’uscita. Prima di dividerci per raggiungere le nostre auto, mi fermo e lo guardo negli occhi.
“Sei felice?”
Thomas rilascia un sospiro. “Da impazzire, mi sembra ancora tutto un sogno”
Rido e gli prendo il viso tra le mani. “È normale, sono passate appena due ore. Adesso non devi fare altro che goderti questa felicità, e vedrai che non appena vi ritroverete solo tutti e tre, comincerai pian piano a renderti conto che quel miracolo lo avete davvero messo al mondo voi”
“Grazie, Ana” mormora, con un tono carico di emozione e dolcezza “Adesso, però, andiamo da Lucas, perché mi manca già da morire”
Io sono la prima ad arrivare a casa, visto che Thomas deve passare prima da casa sua. I bambini stanno giocando con i Lego in salone, e, non appena mi vedono, mi corrono incontro e mi saltano letteralmente in braccio. Glisso, con enorme fatica, le domande sulla nascita di Ryan, perché voglio che Lucas senta la notizia direttamente da Thomas e non da me. Cerco di cambiare argomento chiedendo come hanno trascorso il pomeriggio.
Poi salgo in cameretta di Allie, dove Miranda le sta cambiando il pannolino.
“Amore della mamma” mi avvicino al fasciatoio, guadagnandomi quel sorriso sdentato che ogni giorno mi accoglie quando torno a casa.
Mi chino su di lei e le riempio il viso e il pancino di baci, poi la rivesto, mentre racconto a Miranda tutto quello che è successo oggi.
Poco dopo Miranda va via, e contemporaneamente arriva Thomas. Lucas gli salta in braccio, e si stringono con una forza e un amore che mi fanno spuntare le lacrime agli occhi. È come se in quell’abbraccio ci fosse tutta la consapevolezza di quanto in poche ore la loro vita sia cambiata.
Mio fratello saluta i miei figli e poi Christian, che lo abbraccia calorosamente e gli fa gli auguri, poi sale in cameretta per poter parlare da solo con Lucas.
“Mamma, perché non possiamo andare anche noi?” domanda Teddy, mentre mi siedo sul divano con Allie in braccio.
“Cucciolo perché lo zio Thomas deve dire a Lucas delle cose molto importanti, ed è meglio se stiano da soli”
Lui e Phoebe si rimettono a giocare con i Lego, mentre Allie ed io ci accoccoliamo al petto di Christian, e gli racconto brevemente la successione dei fatti di oggi.
“Come l’hai vista Roxy?”
“Indubbiamente stanca, ma anche molto felice. Oddio, forse fin troppo, nel senso che non avvertiva dolori perché era ancora attivo l’effetto dell’anestesia”
“Immagino non abbia preso bene la notizia del cesareo”
“Inizialmente no, è stata una doccia fredda. Ma Thomas e la dottoressa Greene le hanno fatto capire, con tatto e dolcezza, che era l’unica strada percorribile. Ryan aveva un giro di cordone intorno al collo, quindi non era possibile nemmeno tentare qualche manovra per farlo girare da podalico a cefalico”
“La cosa importante è che sia andato tutto per il meglio”
“Sì! Ma l’hai visto quanto è bello?”
“Sì, è bellissimo. E non vedo l’ora di vederlo da vicino”
Restiamo accoccolati sul divano fino a quando non sentiamo scendere Thomas e Lucas. Il mio nipotino ha gli occhi che brillano, e mio fratello sembra molto più rilassato.
“Lucas ed io dobbiamo dirvi una cosa” dice Thomas.
“È nato il mio fratellino!!” esclama mio nipote, alzando le braccia al cielo a mo’ di esulto.
Noi tutti applaudiamo, urlando in coro un “Evviva!!”.
Mi alzo e mi avvicino a Lucas, accarezzandogli il viso “Sei felice, amore?”
Lui annuisce, con un sorriso enorme.
“Abbiamo anche telefonato alla mamma. Piangeva e parlava contemporaneamente, ma vabè... ce lo aspettavamo” ironizza mio fratello.
“E cosa ti ha detto la mamma?”
“Di fare il bravo, e che domani vado da lei”
Poco più tardi, dopo una dose abbondante di coccole e raccomandazioni, Thomas torna in ospedale da Roxy. Lucas è davvero un ometto: non ha fatto alcun capriccio, e ha capito perfettamente che il papà doveva tornare in ospedale per fare compagnia alla mamma e al fratellino. Credo che la presenza di Teddy e Phoebe lo aiuti molto, e i miei figli sembrano aver capito che il loro cuginetto oggi ha bisogno di qualche coccola in più.
La serata procede tranquilla. Christian ed io, in ottima sinergia, facciamo le docce ai bambini e poi per cena ordiniamo pizza per tutti.
Mi tengo in contatto costante con Thomas e Roxy, per sapere come procedono le cose in ospedale, e per informarli di cosa fa Lucas. Poco dopo le 22 invio loro una foto di Teddy, Phoebe e Lucas che dormono tranquilli in cameretta, sono praticamente crollati dopo appena dieci minuti di film, e insieme sono davvero dolcissimi. In risposta, qualche minuto più tardi, ricevo una foto di una sorridente Roxy che tiene tra le braccia il piccolo Ryan.
“Oddiiooo” squittisco, quasi saltellando dal divano.
“Che succede?” domanda Christian, mentre agita un sonaglino davanti al viso di Allie.
Gli mostro lo schermo del cellulare. “Guarda qui che meraviglia”
Lui osserva la foto e sorride. “Che amore. E Roxy mi sembra in forma”
“Quando ti portano tuo figlio in camera, tutto passa in secondo piano, anche il dolore fisico” osservo mia figlia, che dal suo passeggino tenta di attirare l’attenzione agitando le gambette. Mi alzo e la prendo in braccio. “Dio, solo quattro mesi fa eri così anche tu. E guarda quanto stai crescendo..” osservo, con un pizzico di malinconia.
La stringo forte a me e mi siedo di nuovo sul divano per allattarla. Questo preciso momento, con la mia bambina attaccata al mio seno e mio marito accoccolato al mio fianco, è uno degli istanti più belli della giornata.
 

Il giorno seguente...

“Gail, non so come ringraziarti per essere venuta, nonostante sia domenica. Non so davvero come farei senza di te” spalmo un po’ di marmellata su una fetta biscottata e la addento.
La mia governante mi sorride e alza gli occhi al cielo. “Anastasia, smettila di ringraziarmi. Sono felice di poterti aiutare, sono giorni particolari”
Ieri sera le ho inviato un messaggio, chiedendole se questa mattina poteva venire a dare una mano a Christian con i bambini, visto che io vorrei trascorrere la mattinata con Roxy e dare modo a Margaret, Sonny e Thomas di riposare un po’. Gail non me lo ha fatto dire due volte e questa mattina si è praticamente precipitata alle 7.
Dopo la colazione, salgo in cameretta a dare un bacio ai bambini che dormono ancora profondamente. Poi vado in camera da letto per finire di prepararmi, e trovo Christian in piedi accanto alla culla, con Allie in braccio.
“Si è svegliata?” chiedo in un sussurro, avvicinandomi.
“Si lamentava nel sonno, così l’ho presa in braccio per coccolarla un po’. Si sta riaddormentando..”
“Cucciola” le bacio la guanciotta morbida. Poi mi rivolgo a mio marito. “Le ho fatto fare la poppata mezz’ora fa, quindi per un paio d’ore almeno dovrebbe essere tranquilla. Giù c’è Gail che sa già tutto senza che le dica niente, e i bambini dormono ancora”
“Fammi sapere come sta Roxy, e se se la sente di ricevere visite. Oggi pomeriggio vorrei passare anch’io in ospedale” dice Christian.
Vado in bagno a lavarmi i denti e spazzolarmi i capelli e poi passo in cabina armadio per prendere la giacca. Quando faccio ritorno in camera, mi fermo un istante ad osservare Christian ed Allie accoccolati nel lettone, e diventa ancora più difficile andare via. Mi chino su di loro, accarezzo il viso della mia bambina e do un bacio sulla guancia a mio marito.
“Vi amo da impazzire” sussurro.
Christian sorride. “Anche noi, mamma”
Esco di casa e mi metto in macchina per andare in ospedale. Oggi c’è un sole bellissimo e il clima è confortevole, perfettamente in sintonia con la primavera.
Quando arrivo al Seattle Hospital, trovo Roxy seduta su una poltrona che fa colazione con un po’ di tè. Non è affatto semplice convincere le due mamme a lasciare l’ospedale per andare a riposare un po’, ma l’osso più duro è senza dubbio mio fratello.
“Amore, sei sveglio da più di ventiquattro ore, hai bisogno di dormire un po’”
“Ho dormito un po’ questa notte, sulla poltrona”
“Immagino quanto avrai riposato..” ribatte sua moglie.
Thomas sbuffa, poi cambia argomento. “Lucas?”
“Quando sono uscita di casa dormiva ancora. Questa notte non si è svegliato nemmeno una volta, è stato un angioletto”
“Era contento?” domanda Roxy.
Sorrido. “Tanto. Ieri sera non parlava di altro. Ed era euforico al pensiero di venire qui oggi”
“Allora facciamo così: io adesso vado a casa, faccio una doccia, mi cambio, mi stendo sul letto un’oretta e poi passo a prenderlo a casa di Ana e Christian per portarlo qui” propone Thomas “Va bene?”
Sua moglie sorride e annuisce. Poi si rivolge a sua madre e sua suocera. “E voi due andate con lui! Non accetto obiezioni”
Le due mamme sono costrette ad arrendersi e, dopo una serie di raccomandazioni, lasciano la stanza insieme a Thomas.
Una volta rimaste sole Roxy ed io, prendo una sedia e mi siedo  davanti a lei. “Sono felice di vederti in piedi”
“In verità mi sono alzata già questa notte. Non è stato affatto semplice con la ferita che faceva un male lancinante, ma non ne potevo più di stare a letto”
“Adesso come ti senti?”
“Indolenzita, dolorante, assonnata. Ma immensamente felice”
Le sorrido. “Hai riposato questa notte?”
“Poco, perché abbiamo tenuto Ryan con noi fino alle tre del mattino. Sono anche riuscita ad allattarlo” afferma, con orgoglio. “Ero stanca, il seno mi faceva male, ma non riuscivo a staccarmi da lui”
“So perfettamente cosa si prova. Adesso quando lo porteranno?”
“Credo a breve. Sai meglio di me come funziona qui: al mattino devono prima fare il giro visite i pediatri”
Alzo gli occhi al cielo, annuendo.
“Sei impaziente di vederlo?”
“Sìì! Ieri ho potuto vederlo solo attraverso il vetro, non vedo l’ora di poterlo coccolare un po’”
Roxy ride, portandosi poi la mano al basso ventre con una smorfia. “Cazzo, dimentico sempre che con questa ferita non posso nemmeno ridere in santa pace”
Rido a mia volta, rubandole una fetta biscottata dal piatto. Dopo la colazione, do una mano a Roxy a cambiarsi e sistemare i capelli, poi la aiuto a rimettersi a letto.
“Vorrei riposare il più possibile così da conservare le energie per quando arriverà Lucas. Non vorrei farmi trovare a letto”
“Fai bene. Anche io pensavo le stesse cose, soprattutto quando è nata Phoebe. Teddy aveva solo due anni; Lucas per fortuna è un po’ più grande, ed è molto molto intelligente”
“L’amore della mamma” mormora, con un velo di malinconia “È così difficile stargli lontano. Il momento più brutto è stato ieri pomeriggio, quando mi hanno comunicato che avrei dovuto fare il cesareo. Non so perché, ma in un attimo mi sono passate mille cose per la testa, e ho avuto paura che.. se mi fosse successo qualcosa..”
“Hey, hey..” le prendo la mano “Non devi più pensarci adesso. Lo so quante e quali cose passino per la mente in quei momenti, ma adesso devi solo pensare che è andato tutto nel miglior modo possibile, e che hai messo al mondo un principino meraviglioso”
Mia cognata sorride, con gli occhi che luccicano di lacrime non versate. “Ha già rubato metà del mio cuore. Sono stata innamorata di lui dal momento esatto in cui ho scoperto che era dentro di me, ma durante questi mesi avevo comunque paura che non riuscissi a provare per lui lo stesso amore che provo per Lucas. Invece.. provo un amore moltiplicato, più grande, più forte, per tutti e due”
Mi immedesimo alla perfezione nelle sue parole, perché è esattamente quello che ho provato io quando sono nate Phoebe ed Allison, ed è un tipo di amore che non conosce eguali, che non si può descrivere.
“Ana” dice poi, con un tono basso e dolce.
“Dimmi”
“Grazie. Grazie per tutto quello che stai facendo, per me, per Thomas, per Lucas soprattutto. Non ci hai pensato un attimo a tenerlo da voi, nonostante gestire tre bambini sia già molto complicato, e se ieri sera e questa notte sono stata serena, è stato perché sapevo che mio figlio era in buone mani. Ieri eri con me, e questa mattina hai mollato tuo marito e i tuoi figli per venire qui e starmi accanto. Io.. non so dirti quanto sia importante tutto questo per me..” la voce le si incrina, e anche io sono abbastanza vicina all’aprire i rubinetti. “Sei davvero come una sorella per me”
Le sorrido, e la sua figura mi appare leggermente sfocata a causa delle lacrime che mi appannano gli occhi. “E le sorelle non si ringraziano..” mormoro, stringendole la mano. “Io sono felice di essere qui, e sono felice di aver vissuto con voi l’emozione più bella della vostra vita. Quando ho visto Thomas con il vostro bambino in braccio, mi scoppiava il cuore. Riuscivo solo a pensare che quel fagottino è in qualche modo una piccola parte di me, e lo amo già tantissimo”
Un attimo più tardi sentiamo bussare alla porta, e, dopo un “Avanti” da parte di Roxy, vediamo entrare un’infermiera del nido con la culla di Ryan. Mi alzo subito e mi avvicino per poter finalmente vedere da vicino il mio nipotino, e sono talmente rapita dal suo visino dolcissimo che non sento neanche le varie informazioni che l’infermiera snocciola a Roxy.
“Allora zia, lo vuoi prendere in braccio? Questo bimbo non vede l’ora di conoscerti!” dice mia cognata, una volta rimaste sole.
“Non aspettavo altro!” rispondo, euforica come una bambina.  
Scosto la copertina, e prendo in braccio quella piccola meraviglia. “Si sta svegliando” osservo, poi mi rivolgo al cucciolotto “Ciao, amore della zia” gli prendo la manina e lui stringe il mio dito “Dio mio, quanto sei bello” mi siedo sul bordo del letto, voltando il bimbo verso la sua mamma.
“Questa è la tutina che ci hai regalato tu, zia” mi fa presente Roxy.
“Non ci avevo neanche fatto caso, ero troppo concentrata su questa meraviglia. Quanto pesa?”
“Tre chili e seicento grammi. Un piccolo maialino”
Ridacchio e contemporaneamente Ryan emette un lamento. “No, cucciolo, non sei un maialino. La tua mamma è perfida”
“Peccato che questa mamma perfida sia per ora la sua unica fonte di sostentamento, per cui si deve accontentare di me”
Coccolo in abbondanza il mio piccolino, poi lo affido alla mamma per la poppata. La ferita del cesareo implica un po’ di difficoltà per Roxy di trovare la giusta posizione, ma con tanta pazienza e un po’ di sacrificio, riesce ad allattare il bambino e poi a fargli fare il ruttino.
Quando Thomas invia un messaggio per farci sapere che sta arrivando qui con Lucas, mia cognata inizia ad andare in ansia.
“E se dovesse prenderla male?”
Le schiocco le dita davanti agli occhi. “Ohii, positività! Lucas era felicissimo, non vedo perché debba prenderla male. E adesso sta’ ferma altrimenti non riesco a metterti il blush sulle guance e sembrerai bianca cadaverica..”
“Amore non ascoltare la zia” dice, rivolta a Ryan che dorme pacifico tra le sue braccia “Sa essere una vera stronza”
“Anche Christian lo dice. È uno dei miei infiniti pregi..”
Quando, alcuni minuti più tardi, la porta della camera viene aperta, vedo Roxy trattenere letteralmente il respiro. Entra Thomas, con Lucas in braccio che regge un palloncino a forma di leone blu con la scritta BABY BOY. Lo sguardo di entrambi si sofferma su Roxy e su Ryan che dorme con le labbra a mo’ di bacio e le manine strette a pugno. L’intensità e la bellezza di questo momento si respira nell’aria, e decido silenziosamente di uscire dalla stanza per lasciarli soli. So bene quanto sia importante, emozionante e meraviglioso un momento simile, ed è giusto che lo vivano nella loro intimità.
Passeggio per il corridoio e ne approfitto per telefonare a Christian e avere notizie dei bambini. Poi prendo un caffè e una barretta di cioccolato alle macchinette, mi siedo su una sedia del corridoio e osservo le mamme e future mamme che camminano avanti e indietro, rivivendo nella mia mente le emozioni di quando sono nati i miei tre cuccioli.
All’improvviso il mio cellulare vibra per l’arrivo di un sms, lo estraggo dalla tasca e leggo il messaggio.
Che fine hai fatto?
Il mittente è mio fratello. Scuotendo la testa, mi alzo e torno in camera di Roxy.
“Volevo lasciarvi un po’ di intimità” spiego a Thomas, che è seduto sul bordo del letto di sua moglie, con Ryan in braccio dal lato sinistro e Lucas seduto sulla sua gamba destra, completamente rapito dal suo fratellino. Sono bellissimi.
Mia cognata, invece, si sta asciugando le lacrime.
“Che succede? Perché piangi?”
“Colpa mia” risponde Thomas.
“Che hai fatto??”
“Mi ha regalato questa” Roxy mi mostra la collana che indossa, con due ciondoli d’oro bianco a forma di omino con su incisi i nomi dei suoi figli. Poi mi porge un foglio “Ma soprattutto questo”
Prendo il foglio e mi appresto a leggerlo. Non capisco granchè, ci sono molti paroloni complessi, sembra roba legale. La parte finale, però, la comprendo perfettamente, e quando arrivo alla fine, anche io ho gli occhi pieni di lacrime. Questo è un documento che attesta il riconoscimento di Lucas da parte di mio fratello; manca solo la firma di Roxy e Lucas avrà ufficialmente il cognome Johnson. È l’ultimo atto che mancava affinchè fosse suo figlio a tutti gli effetti, non solo per il suo cuore ma anche per la Legge americana.
Mi sporgo ad abbracciare mio fratello, facendo attenzione ai bambini. “Bravo, fratellone. È il regalo più bello che potessi farle..”
“Anche io ho portato un regalo” interviene Lucas.
“Ah sì? E cos’hai portato?”
Lui scende dalla gamba di Thomas e prende una busta dal tavolo, estraendo due peluche a forma di leoncino, di due grandezze diverse.
“Quello più grande sono io, e quello più piccolo è Ryan” mi spiega.
Mi chino davanti a lui e gli prendo il viso tra le mani. “Sono stupendi, tesoro”
“Ana, ci scatti una foto?” chiede poi mio fratello.
Si sistema accanto a sua moglie, tenendo Ryan in mezzo a loro e Lucas dal lato esterno. Io prendo il suo cellulare e fermo per sempre questo meraviglioso istante.
 


Angolo me.
Buonasera/notte mie splendide lettrici.
Vi chiedo immensamente scusa per questo enorme ritardo, ma sono in un periodo un po’ altalenante: ci sono giorni in cui mi sento carica e propositiva, e giorni in cui non ho voglia di fare nulla. E voi sapete bene che se non mi sento dell’umore giusto, non tento neanche di buttare giù qualcosa, perché non mi va di scrivere per obbligo, ma solo per il piacere di farlo.
Questo capitolo è strutturato principalmente su due eventi: un San Valentino un po’ speciale, e la nascita del piccolo Ryan. Ho raccontato la storia di Thomas e Roxy dagli albori, e mi sembrava giusto dare ad un evento così bello l’importanza che meritava.
Ritroviamo anche piccoli momenti di vita quotidiana, in particolare ho voluto porre l’accento su qualche capriccio da parte di Teddy, che adesso è un fratello maggiore, ma resta un bambino e i bambini perfetti non esistono, a volte devono avere anche il diritto di essere poco responsabili, poco maturi e fare qualche capriccio. Non mancano, come sempre, i momenti zuccherosi che amo tanto, in particolare quelli che coinvolgono la piccolina della famiglia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e sono come sempre curiosa di leggere le vostre opinioni. Non azzardo tempistiche per il prossimo, ma posso dirvi che ho già qualche idea, quindi probabilmente impiegherò meno tempo per pubblicarlo. Ci sarà una piccola novità, della quale spero abbiate colto un piccolo, velato indizio in questo capitolo... Ma non voglio anticiparvi nulla.  
Vi ringrazio, come ogni volta, per il vostro affetto e la vostra pazienza nell’aspettare i miei tempi. Grazie grazie grazie.
Vi mando un abbraccio enorme.
A presto. Mery.
 



 
   
 
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