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Autore: Mentos E CocaCola    26/02/2020    0 recensioni
La valle di Moonacre è sotto il dominio dei De Noir.
I Merryweather sono solo un'umile famiglia di contadini, sempre indietro con i pagamenti, ma chi non paga è obbligato ad abbandonare la propria casa per servire i De Noir nella loro Rocca.
Questo è il destino di Maria Merryweather...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Maria era rigida come un pezzo di legno e cercava di starsene il più possibile lontana da Robin.
Guardava il muro davanti a sé, cercando di non pensare a nulla, né alla paura che aveva provato quel pomeriggio né a quell’assurda situazione in cui si trovava in quel momento.
-Sei più tranquilla ora che sono stati cacciati dalla Rocca?- chiese Robin, alludendo a Jack e a Charles, rompendo il silenzio carico di tensione che era calato nella stanza.
Maria sgrullò le spalle.
-Non sono al sicuro finché sarò qui, quei due vermi forse non mi faranno niente, ma resto comunque una serva e una debitrice, che per voi equivale a spazzatura. Quindi, dimmi De Noir, chi si preoccupa se qualcuno danneggia l’immondizia? Ti rispondo io, nessuno. Né chi viene a saperlo, né chi lo fa.- disse freddamente la ragazza, facendo raggelare Robin con quelle parole crude e violente, senza peli sulla lingua. Quello che era successo quel pomeriggio l’aveva scossa profondamente ne era certo, ma non si trattava solo di quell’episodio, da quando era entrata nella Rocca era cambiata, si era indurita. E Robin non sapeva se considerarla una cosa positiva, cosa aveva provato quella ragazza per arrivare a pensare una cosa del genere?
-Io non ti considero spazzatura…- sussurrò.
-Ah no?- chiese lei ironicamente, con un sorriso amaro, tirandosi su a sedere e guardandolo dritto negli occhi -E cosa mi consideri? Una tua pari o una tua proprietà? Io credo che per te io sia la seconda, no? Sei arrivato ad organizzare una caccia all’uomo con me per far divertire i tuoi amici!-
Robin distolse lo sguardo dagli occhi inquisitori di Maria, osservò le fiamme che danzavano, creando un alone di luce tutto intorno, come fosse un’aureola.
-Sì, ho fatto degli errori, non lo nego, e mi dispiace, mi dispiace veramente Maria… E so di essere in parte responsabile di quello che è successo questo pomeriggio… è per questo che sei qui ed è per questo che mi sono offerto di proteggerti, voglio redimermi ai tuoi occhi-
Maria lo guardò perplessa.
-E perché? Cosa ti importa del mio giudizio?-
Robin non rispose, la guardò per un secondo di troppo e quel lungo sguardo fece impallidire Maria.
La ragazza sgranò gli occhi quando nella sua testa ribalenò quel dubbio che aveva represso a stento qualche giorno prima.
Che Robin fosse inna… no, non doveva neanche pensarle certe cose, perché se così fosse stato, di sicuro quel De Noir avrebbe fatto di tutto per tenerla dentro quel posto.
Ma quel sospetto si faceva sempre più forte dentro di lei, soprattutto per lo sguardo di Robin. Quegli occhi neri sembravano pregarla e sperare nello stesso tempo che un qualche sentimento potesse sbocciare dentro di lei.
-No…- sussurrò lei incredula- non puoi tenere a me…- colpendo con quelle parole il De Noir, come se fossero state uno schiaffo.
Robin indietreggiò con la schiena, indurì lo sguardo e si girò su un fianco, dando le spalle a Maria, facendo piombare nella stanza un silenzio carico di tensione.
 
Quando Maria il mattino dopo aprì gli occhi il cielo si stava rischiando con le prime luci dell’alba, silenziosamente scese dal letto e diede una veloce occhiata a Robin, che sembrava dormire tranquillamente come se la sera precedente non fosse successo nulla.
La ragazza sospirò di sollievo, se quel ragazzo dormiva così serenamente, il tenero che nutriva nei suoi confronti era sicuramente qualcosa di passeggero.
Abbassò la maniglia cercando di fare meno rumore possibile, ma il leggero suono della serratura che si ritirava sembrò risuonare nel silenzio della camera.
La ragazza si girò di scatto per controllare che Robin non si fosse svegliato e quando incontrò i suoi occhi neri fissi su di lei rabbrividì.
-Scusate… e grazie- sussurrò velocemente per poi voltarsi ed andarsene quasi correndo.
Nei giorni successivi, Maria non incontrò mai Robin e iniziò a sospettare che quei mancati incontri fossero voluti.
-Certo Maria, non sei stata proprio gentile a dirgli quelle cose e soprattutto in quel modo, proprio nel giorno in cui ti ha salvata e ti ha offerto un posto caldo dove dormire- si sussurrò stizzita mentre strofinava il pavimento dell’enorme sala da pranzo.
Vide con la coda dell’occhio un’ombra e Maria subito si voltò, per controllare se effettivamente ci fosse stato qualcuno.
Coeur De Noir si stagliava al centro della stanza guardando con sufficienza la ragazza dall’alto in basso, sembrava quasi schifato dalla sua presenza.
Maria non sapeva dire da quanto tempo fosse lì ad osservarla.
-Cosa c’è?- chiese lei, sbuffando per spostare una ciocca di capelli che le era sfuggita dalla cuffia nera che portava. Era più forte di lei, non riusciva ad essere servile con quell’uomo.
-Vedo che quello che è successo non ti ha frenato la lingua-
-Di cosa state parlando?- chiese lei perplessa.
-Ma di cosa stavano per farti gli amici di mio figlio ovviamente, è una fortuna che poi ti abbia ospitata nella sua camera quella notte- disse lui sollevando un sopracciglio.
Maria impallidì e boccheggiò per un paio di volte.
-Co…Come?- riuscì a sussurrare, nonostante la bocca secca.
Coeur De Noir rise divertito, per poi voltare le spalle ed andarsene.
Maria non poteva credere a quello che aveva appena sentito… se perfino il Signore della Rocca era venuto a conoscenza di quel fatto, chi altro lo poteva sapere? Le altre serve l’avrebbero come minimo tenuta a digiuno per una settimana.
Non era stata abbastanza attenta o…forse che lo stesso Robin, ora che era stato rifiutato, si voleva vendicare di lei?
La ragazza si alzò di scatto dal pavimento, si asciugò in fretta le mani sul grembiule nero e si diresse quasi di corsa su per le scale della sala da pranzo.
Si diresse nella sua camera, era il primo posto dove cercarlo, l’aprì ma era deserta. Chiuse in fretta la porta prima che qualcuno la potesse vedere.
Continuò a camminare per il lungo corridoio, sentiva il cuore martellarle nel petto sia per la corsa che stava facendo che per l’ansia e la rabbia.
Svoltato l’angolo si fermò di botto per non andare a sbattere contro una camicia nera che gli si era parata davanti all’improvviso.
Alzò lo sguardo si ritrovò ad osservare lo sguardo impenetrabile della persona che cercava, Robin.
Lo sguardo serio e freddo che Robin le riservò, la fece indugiare per qualche secondo, ricordandole quello che gli aveva detto pochi giorni prima.
Le guance le si imporporarono, pensando al fatto che lui tenesse a lei, non si era mai ritrovata in una situazione simile e non sapeva come affrontarla, né come comportarsi.
Si diede della stupida, lei non lì per arrossire come una bambina, Coeur De Noir sapeva di quella notte passata insieme, se anche le serve lo avessero scoperto, per lei sarebbe stata la fine. L’avrebbero senz’altro odiata ed invidiata per aver fatto breccia nel cuore del Principe, le avrebbero senz’altro dato della sgualdrina, una serva che si vendeva per un titolo nobiliare o alla più brutta per una razione in più di cibo.
-A chi avete detto di quella notte?- chiese lei indagatoria lanciandogli uno sguardo di ghiaccio.
Robin sgranò gli occhi per poi tornare alla stessa espressione impassibile.
Il ragazzo incrociò le braccia sul petto e con una mano si aggiustò la bombetta.
-A nessuno. Ho promesso che sarei stato discreto e così è stato-
A Maria sfuggì una smorfia di perplessità, quelle parole avevano placato la sua rabbia, lasciando però spazio al dubbio.
Allora una serva doveva averli visti per forza, ma in tutti quei giorni che erano passati nessuna le aveva detto niente.
Robin la guardò con interesse, era assorta nei suoi pensieri, teneva lo sguardo basso.
-Affaticherai il tuo povero cervello- scherzò Robin con un sorriso sghembo -Come mai proprio oggi hai avuto questo dubbio? Ti manco, per caso?- chiese divertito, cercando di ignorare quel barlume di speranza che si era acceso dentro di lui. Cercò di scacciarlo via, era pura attrazione, nel castello ne sarebbero arrivate di più belle e sicuramente di più disponibili. Si morse lievemente il labbro inferiore, anche se sforzava di convincersene, rimaneva alquanto dubbioso che sarebbe riuscito a trovarne altre che lo avrebbero interessato nello stesso modo.
La ragazza arrossì.
-Non dire stupidaggini- quasi urlò Maria, sentendosi subito in colpa però per il repentino cambio di umore di Robin. Il sorriso sul suo viso era sparito e la guardava impassibile, con quello sguardo che una persona ha quando cerca di ergere mura intorno alla sua anima.
La ragazza si schiarì la voce imbarazzata.
-Vostro padre… qualche minuto fa mi ha parlato alludendo a quella notte… pensavo che voi glielo aveste detto per…- Maria titubò.
-Per vendicarmi, giusto?- concluse Robin per lei -Hai una così bassa considerazione di me, dunque?- chiese lui, guardandola dritta negli occhi.
La ragazza cercò di sostenere quello sguardo, per poi deviarlo. Sì, aveva sicuramente una bassa considerazione di lui, come di tutti i nobili in fondo… tranne che di Loveday ovviamente.
-Ovviamente- sussurrò amareggiato Robin, rivolto più a se stesso che alla rossa davanti a lui. Poi riprese a voce più alta.
-Comunque puoi stare tranquilla. Io sono stato muto come una tomba e non credo che lo abbia saputo dalle serve, se nessuna ti ha detto niente in questi giorni sicuramente non ci hanno visti. Se vuoi parlerò con mio padre per saperne di più, raccomandandogli di essere riservato-
Maria rimase sorpresa, non c’era astio nelle sue parole, anzi si era offerto di aiutarla.
-Ora puoi andare- la liquidò seccamente Robin, non sopportando più quello sguardo su di sé.
La ragazza indugiò un po', poi girò sui tacchi e si allontanò nello stretto corridoio, seguita dallo sguardo triste del ragazzo.
Robin si sorprese quando la vide fermarsi e girarsi timidamente verso di lui.
-Comunque grazie… e sì… mi manchi- sussurrò con voce tremante, per poi correre via.
Il ragazzo rimase sorpreso da quelle parole, il cuore gli batteva fortissimo nel petto, sembrava un ragazzino alle prime armi. Al solo sentire quelle parole sul suo volto aveva fatto capolino un sorriso, che faticava a mandare via.
 
Loveday si voltò verso Benjamin, quando sentì la sua imprecazione.
-Cosa succede?- chiese allarmata avvicinandosi.
-L’aratro si è rotto, devo portarlo ad aggiustare dal falegname, altrimenti niente raccolto quest’anno… e poi, dannazione… mi sono anche tagliato-disse tenendosi la mano destra.
Loveday tese una mano.
-Posso?-
L’uomo la guardò perplesso, nonostante vivessero insieme da qualche tempo ormai, non si erano mai sbilanciati, parlavano come due persone che si conoscevano appena e Benjamin non era sicuramente abituato al contatto fisico, burbero come era.
Loveday sorrise per rassicurarlo e gli prese la mano, studiò il taglio e l’uomo si sorprese abbastanza a non vederla minimamente impressionata dal sangue.
-Il taglio è abbastanza profondo, credo che ci vorranno i punti e per l’aratro lo porterò io in paese dal falegname-
Benjamin le rivolse un sorriso, che si era dimenticato addirittura di avere da quando Maria era stata portata via.
-Degweed sarà felice di ricevere una bellissima donna come te- disse arrossendo un po'.
Loveday si bloccò terrorizzata… quel nome, anche il complimento passò in secondo piano collegando quel nome.
-Mi scuso se ti ho mancato di rispetto…- cercò di riparare Benjamin, credendo che l’improvviso malumore della donna fosse collegato al complimento troppo esplicito che le aveva rivolto.
Loveday lo sentì a malapena, ormai aveva dato la sua parola, sarebbe andata da Degweed, sperando nella bontà di quell’uomo, le era sembrato leale e comprensivo ed era legato a Maria, si vedeva.
Forse poteva aiutarla… con quell’idea che ormai aveva in mente da settimane.

CIAO A TUTTI, ECCO UN NUOVISSIMO CAPITOLO, FRESCO FRESCO, APPENA SFORNATO!!!

 
  
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