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Autore: LunaTonks_Potter    05/08/2009    4 recensioni
“Io non voglio la tua compassione Dean” mi interrompe Sam alzando la voce.
“Non è giusto quello che hai fatto per salvare me, e lo sai bene. Quindi non chiedermi di rassegnarmi perché io continuerò a provarci.”
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Posso vivere  



Dopo molto tempo, sono ritornata apubblicare una storia. E' la prima storia che scrivo su Supernatural e su un telefilm. E' il finale della sesta puntata della terza stagione. Ieri sera, quando lo guardavo in tv, in quei pochi secondi di silenzio di Dean, non ho potuto fare a meno di pensare a quanto soffrisse, anche senza dimostrarlo agli altri. Ringrazio tutti quelli che leggeranno la mia storia e faranno una recensione.



Ho Paura


"Andiamo ad Atlantic City”
“Atlantic City? E perché?”
“Al casinò. Punto tutto sul nero.” Esclamo come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Solo perché fra meno di un anno devo morire non vuol dire che non possa godermi a pieno i piaceri della vita. Anzi.
“Sai ho riflettuto su quello che hai fatto, con il demone intendo. In fondo se fosse successo a me avrei fatto la stessa cosa. Ti capisco Sam. Ma non ci puoi fare niente. Devi pensare al dopo. Te la caverai benissimo anche senza di me. Avrai una vita migliore con tutto…”
“Io non voglio la tua compassione Dean” mi interrompe Sam alzando la voce.
“Non è giusto quello che hai fatto per salvare me, e lo sai bene. Quindi non chiedermi di rassegnarmi perché io continuerò a provarci.”
Mi guarda con gli occhi sgranati, mi volto per un instante, poi con la scusa che sto guidando torno rapidamente ad affrontare la strada di fronte, nel buio della notte. La verità è che non posso guardarlo negli occhi perché dice la verità. Ha ragione, Sam ha sempre ragione. Mi volto ancora un attimo per guardarlo, ma non appena mi accorgo che mi sta ancora fissando torno a guardare l’oscurità della notte, rischiarata solo dai fari della mia adorata macchina. Sta attendendo una risposta, ma non ho soluzioni da dargli.
Non è arrabbiato, dai suoi occhi trapela solo preoccupazione. E fa bene. Perché sto andando all’inferno! Quello vero, dove la gente soffre per l’eternità a causa del male che ha fatto. E io ne ho fatte di cose brutte.
Ho paura, sono colmo di paura, distrutto, devastato. Sono spaventato da quello che potrà succedere. Ho il terrore. Ma non posso farlo vedere a Sam, perché vorrebbe dire che gli do ragione. Non posso dimostrare di aver paura, si sente già in colpa così senza che io mi pianga addosso. Quando non ci sarò più non voglio che si ricordi di me come uno smidollato senza coraggio che ha paura di affrontare la morte, quando se l’è anche cercata. Voglio che mi ricordi come il fratello maggiore che lo ha sempre protetto, come la persona stupida che non sa mai risolvere le situazioni, non il piagnucolone.
Ha bisogno di coraggio e di sicurezza, sono le uniche cose che posso dargli in questo momento, anche se sono solo apparenti.
“Allora? Non hai niente da dire?” mi chiede Sam, aspettando ancora una risposta.
“Credo che giocherò anche ai dadi.”
So di aver fatto la cosa giusta, ho salvato Sam, non potevo chiedere niente di meglio dalla vita.



LT_P
  
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