“Non
puoi
restare qui Honeymaren, mia madre potrebbe ritornare da un momento
all’altro” –
Elsa spinge via la ragazza, riducendo la distanza fisica.
“Sai
benissimo perché sono qui. Non ce la faccio più,
Elsie”
“Ti ho
detto mille volte di non chiamarmi così. Nessuno lo
fa” – replica la Froze,
dandogli le spalle.
“Io
sono
l’unica e questo la dice lunga” –
sostiene la Frost, sfiorandole dolcemente un
braccio.
Il tocco
della mano della coetanea fa sobbalzare la studentessa di
giurisprudenza.
“Vai
via,
ti prego” – insiste poi, avviandosi
all’ingresso seguita a ruota dall’ospite.
“Possibile
che non accetti quello che provi? Ti fa tanta paura
innamorarti?”
“Basta”
–
esplode Elsa, alzando la voce, rimproverando Honeymaren.
La guarda
con gli occhi umidi, pronti a cedere alle lacrime.
“Se
vedermi ti fa stare male, vado via” – cede la
Frost, amareggiata.
Elsa la
guarda passarle davanti con il capo basso ed accingersi ad uscire dalla
villa.
Prima di
salutarla, però, le dice – “Non ti
disturberò più, tranquilla. Non mi vedrai
né
mi sentirai. Cancellerò anche il tuo contatto telefonico.
Faremo finta che tra
noi non sia mai accaduto nulla”
La Froze
fissa il pavimento, trattenendo l’emozione che sta iniziando
a consumarla.
“Addio”
Ed è
in
quel preciso istante che un flash corre rapido nella mente di Elsa e le
ricorda
quanto accaduto tra lei e “l’amica”
giorni prima.
Un bacio,
sì un bacio che ha ricevuto dalla collega universitaria,
conosciuta solo mesi
prima, durante il ricevimento settimanale del loro relatore di tesi.
Un caso
che le portò ad incontrarsi più di una volta a
settimana, al solito posto e di
condividere drammi per esami e pensieri sul futuro post laurea.
Honeymaren
le raccontò anche aneddoti della sua vita personale, di aver
vissuto per sette
anni in orfanotrofio per poi trovare una famiglia adorabile, per la
quale
darebbe anche la vita: i Frost.
Sì, i
Frost…i genitori di Sarah Frost, ex fidanzata di Kristoff!
“Perché
mi
hai baciata?” – le domanda la bionda, guardandola
andare via.
Ma la
giovane dalla lunga treccia nera, resta immobile sull’uscio
e, di spalle
all’altra, confessa – “Perché
mi piaci”
Questo
è
per Elsa un colpo al cuore, lei che non si era mai sentita dire da
nessuno “Mi
piaci”, lei che quasi venticinquenne aveva dato un solo bacio
ad un compagno di
scuola, durante una festa di fine anno quando si divertirono con il
famoso
gioco della bottiglia, lei da sempre consideratasi indietro sotto
l’aspetto
sentimentale rispetto alle coetanee, ma soprattutto rispetto a sua
sorella
minore, rimasta perfino incinta a ventuno anni.
E il
desiderio di sentirsi amata, prende il sopravvento.
Qualcuno
finalmente la considera sotto quel punto di vista e,in tale frangente,
poco le
interessa se a volerle bene in quel modo è una donna e non
un uomo.
Afferra
Honeymaren per un braccio e la tira verso di sé.
Nessuno
avrebbe potuto fermarla e infatti le due, una di fronte
all’altra, a pochi
centimetri di distanza, uniscono in un lungo bacio le loro labbra.
Che strano
sentire il profumo di un’altra ragazza su di sé;
ignora le voci che, nella sua
testa, le ripetono “E’ sbagliato”,
“E’ innaturale”, “Non sei
normale”, “Sei
malata”, “Cosa penseranno i
tuoi?”, e si
concede ad un attimo tutto suo, un attimo fatto solo ed esclusivamente
d’amore.
Le due si
fermano per riprendere fiato, con le gote arrossate e il batticuore.
Le loro mani
sono intrecciate, e in silenzio, restano immobili, l’una
appoggiata alla fronte
dell’altra, a metabolizzare quanto accaduto, cogliendone solo
percezioni
positive.
“Hai
visto?” – prende parola la Frost.
“Cosa?”
“Non
è poi
così male lasciarsi andare” – le sorride
Honeymare, accarezzandole la guancia.
Elsa
però non
risponde.
Adesso che
il bacio è terminato e le farfalle nello stomaco si sono
acquietate, le
perplessità e le paure tornano a rammentarle quanto errato
sia essere ciò che
è.
“Forse
non
dovevamo” – si pente.
“Che
dici? Avrai provato
le mie stesse
sensazioni ed erano tutte piacevoli. Non capisco perché ti
ostini a volerle
sopprimere”
Il rumore di un clacson interrompe la conversazione e costringe la
Froze a
cacciare “l’amica”.
“Sono
loro, ti prego va via” – dice poi, sistemandosi
alla meglio – “Se ci avessero
beccate, non voglio immaginare cosa avrebbero potuto pensare”
Honeymaren,
spiazzata, le risponde – “Che magari ci siamo
innamorate, tutto qua”
Elsa scuote
il capo – “La rendi troppo facile e sai bene anche
tu che non è così”
L’espressione
confusa di Honeymaren non riceve spiegazioni. Infatti Elsa la invita a
lasciare
definitivamente la villa, senza aggiungere altro.
Così
la
Frost è obbligata ad andare via, non prima di averle
regalato un ultimo
sorriso. Dopo la saluta con un cenno della mano –
“A presto, Elsie”
Sentire
quel nomignolo non suscita più la reazione di fastidio nella
diretta
interessata che infatti,per la prima, volta ne ride.
Si
ricompone, cercando di cancellare emozioni e sentimenti vissuti sino a
qualche
minuto prima e accoglie Idunn e John di rientro dall’ospedale.
“Figliola,
chi è quella ragazza? Una tua amica?” –
le domanda la madre curiosa, avendo
notato Honeymaren uscire dai cancelli.
“Ehm…sì,
l’ho conosciuta
all’università” – si limita a
dire, spostando il discorso su
Kristoff e la sua salute.
Così
la ex
signora Froze le racconta gli ultimi aggiornamenti, tra questi il fatto
che
fosse stato acciuffato il colpevole dell’incidente.
“Davvero?
Si
sa già chi è?”
“No,
tesoro. Ora sono i Bjorgman si sono recati al commissariato. Finalmente
le cose
stanno andando nel verso giusto”
Da lì
in
poi, Idunn comincia ad elogiare la bellezza di una coppia splendida di
nuovo
insieme, nonostante le avversità, quella di Anna e Kristoff
che finalmente possono
godere del loro amore e della loro bambina.
Il tutto mentre
Elsa ascolta in silenzio, con un macigno sul cuore e i sensi di colpa
per un
bacio che non avrebbe dovuto dare…un bacio che non potrebbe
mai rendere felice
sua madre così come sta facendo ora Anna.
Mentre
Idunn parla, parla,parla, non nota lo strano comportamento della figlia
maggiore che, non presta alcuna attenzione, totalmente presa dai suoi
pensieri.
Nella sua
testa viaggiano paure di essere scoperta e di dover accettare che non
assomiglia né a sua sorella, né a sua madre. Non
è un uomo che cerca il suo
cuore.
La
stranezza di Elsa viene colta da John che le domanda –
“Tutto bene?” –
interrompe così anche il monologo della compagna, che torna
alle faccende di
casa.
“Dici a
me?” – risponde la Froze, destandosi dal suo mondo
interiore.
“Non
sembri tu” – nota l’uomo, sospettoso.
“No,
tutto
bene. Sono agitata per la laurea. Tra una settimana è il
grande evento, sono un
po' tesa” – finge, tirando fuori la scusa perfetta.
Infatti Peterson
le crede e la loro conversazione si posa proprio sul giorno tanto
atteso.
Nessuno
riesce a capire che Elsa vive un momento di crisi amorosa.
Solo una
persona potrebbe esserne in grado, quella che
da lì a un paio d’ore torna a casa.
“Annie,
finalmente! Hai novità dai Bjorgman?” –
è la prima domanda che la sorella
maggiore chiede alla minore.
Il viso
della ventiduenne parla da solo. Lo shock è evidente e
spaventa i familiari.
“Figliola,
rispondi per favore. Dicci tutto” – la scuote Idunn.
A quel
punto, la seconda delle Froze rivela – “Ho parlato
con Erika. Indovinate chi è
il bastardo che ha investito Kristoff quindici giorni fa?”
“Chi?”
–
dicono in coro John e
la compagna.
“Il
tormento della mia vita” – aggiunge Anna.
“Hans?!
Lo
sapevo, maledetto!” – Elsa capisce al volo e ha la
conferma alle sue ipotesi. Non
si sbagliava ad esagerare su Westergard –
“E’ un folle! Spero lo chiudano in
cella e buttino via le chiavi”
“Me lo
auguro, da gente tanto vigliacca ci si può aspettare ogni
cosa” – commenta, affranta,
Anna, accolta immediatamente dalle braccia materne.
“Ti
preparo una camomilla” – le dice
l’adulta, allontanandosi con Peterson, parlando
con lui su quanto appena scoperto.
Le due
sorelle sono da sole, in salotto.
“Che
razza
di uomo mi ha dormito accanto negli ultimi tre mesi?”- Anna
è disgustata e si
pente di aver condiviso il letto con un mostro e avergli ceduto se
stessa.
“Annie,
non colpevolizzarti. Sappiamo bene che quel verme sa fare il lavaggio
del
cervello. Ti ha ingannata, ti ha soggiogata, voleva addirittura farti
credere
che, essendo incinta di lui, non potevi più mollarlo.
Però adesso è finita. Lui
rimarrà in galera, ne sono convinta”
“Io non
mi
darò pace fino a quando non mi darà le risposte
che voglio” – afferma, determinata,
la ventiduenne.
“Cosa
pensi di fare?”
In quel
momento vibra un cellulare. E’ proprio quello di Anna.
“Kris?
Amore, tutto bene?” – risponde, allontanandosi per
chiacchierare con il
fidanzato.
Elsa resta
da sola. Ha percepito la forza e la determinazione di sua sorella,
volendone
assimilare una parte. Ripete a se stessa – “Ce la
puoi fare, Elsa. E’ la cosa
migliore. Lei ti capirebbe”
E mentre
si autoconvince che parlare è la cosa migliore, sopraggiunge
Idunn con del thé
e la camomilla.
“Cosa
blateri?” – le domanda, prendendola in giro.
“Ehm…nulla!
Io voglio il thé allo zenzero” – prende
la tazza rosa, sottraendola dal vassoio
tra le mani della mamma.
“Attenzione
che brucia” – le raccomanda. Siede accanto alla
ragazza, posando la sua testa
sulla spalla della primogenita.
Non era
mai stata tanto affettuosa come negli ultimi tempi e quel comportamento
irrigidisce Elsa e aumenta un senso di colpa interiore.
“Che
gioia
che mi state regalando. Prima Anna che mi dà una nipote
meravigliosa, poi
Agnarr che appiana con me ogni conflitto, e anche
tu…”
“Io? Ti sbagli, a me non va alcun merito”
– precisa la bionda, sorseggiando lentamente
la bevanda.
“Invece
sì, tesoro. Sei diventata una vera donna. Hai tutelato per
anni tua sorella,
facendole da madre. Hai studiato, lavorato nel frattempo. Hai anche
sofferto
della rottura tra me e tuo padre… e mi pento di averti in
qualche modo
coinvolta”
“No,
mamma. E’ passato… adesso siamo in pace
tutti”
“Invece
ti
devo delle scuse” – aggiunge –
“Probabilmente se non hai fiducia nell’amore
è
colpa nostra”
Amore…
perché
ora sua madre le parla d’amore? Elsa sobbalza, bruciandosi
addirittura la
lingua per colpa del thé fumante.
“Ahi”
–
esclama al contatto con la bevanda bollente.
Idunn,
tutta presa dalla gioia personale, non fa caso alla figlia e continua a
dirle –
“Se non hai un fidanzato forse hai paura di soffrire quello
che ho sofferto io
con Agnarr”
“Mamma,
non mi sembra il caso di aprire questo discorso” –
inizia ad innervosirsi. L’argomento
non le piace.
“Invece sì. E’ a questo che mi
riferisco. Ogni volta che tocchiamo l’argomento,
tu ti chiudi o eviti”
“Perché mi imbarazza”
“Certo, è normale. Ma io credo ci sia di
più”
Elsa deglutisce
preoccupata, iniziando a temere il peggio. Deve allontanarsi prima di
scoppiare. Deve farlo… ora! E come? Idunn le è
appiccicata e le impedisce anche
di alzarsi dal divano.
“Confidati
con me, tesoro mio. Voglio esserti d’aiuto”
“Mamma
basta”
“Guarda che sfogarti può farti bene”
“Ho detto basta” – alzando il tono di
voce, la Froze mostra il suo disappunto.
Idunn si
sposta dalla sua posizione, guardando incredula la figlia che si alza
e, lasciando
la tazza sul tavolo, va via.
Quella
è
la prova, per Idunn, che la primogenita sta nascondendo qualcosa.
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Anna
raggiunge la madre poco dopo. Nota subito l’assenza di sua
sorella.
“E
Elsa?”
La donna
le spiega la lite e la invita ad intervenire.
“Solo
tu
puoi aiutarla”
Infatti,
la ventiduenne non esita un solo istante.
Corre diretta
verso la stanza della maggiore e bussa.
Elsa non
risponde.
Così
insiste,
più e più volte.
E quando
capisce che non avrebbe mai ottenuto l’ok, fa di testa sua.
Apre la porta ed
entra.
La maggiore
è stesa a pancia in giù sul suo letto.
“Hey,
mi
vuoi dire che succede?” – le domanda, preoccupata.
“Non mi
capiresti. Nessuno può” – singhiozza,
nascondendo la testa sotto il cuscino.
“Almeno
sfogati, può farti bene. Sai che di me ti puoi
fidare” – la conforta, mostrando
la sua presenza costante.
Chissà,
pensa Elsa, forse accennarle qualcosa può davvero esserle
utile.
Anna non
è
Idunn. Anna non è Agnarr.
Anna è
la
persona più importante, quella che non la giudicherebbe mai
e poi mai.
La capirebbe
e magari troverebbe
una spiegazione
logica alla cazzata che ha combinato.
E
così,
raccolto il coraggio, la più grande si rivolge alla
più piccola.
“Ho
conosciuto una persona…”
Il viso
della ventiduenne si illumina sentendo tali rivelazioni.
È
pronta a
tempestarla di domande, però stavolta preferisce ascoltarla
e basta.
Trattiene la
curiosità e rimane in silenzio.
“Non
capisco cosa mi sta succedendo. Tu sai dirmi che sensazioni si prova
quando ci
si scopre innamorati?”
“Elsa,
credo che le emozioni che ciascuno prova in questi casi siano
soggettive. O meglio,
farfalle nello stomaco a parte… ognuno vive
l’amore e lo percepisce a modo
proprio, lo esprime come meglio sente”
“A me
basta solo che rispondi a questo: quando hai realizzato che il
sentimento per
Kristoff era amore e non altro?”
“Beh…
quando ho capito di non riuscire a vivere senza averlo accanto. Era
diventato
il centro dei miei pensieri, dei miei dubbi, delle mie
paure… esisteva solo e
soltanto lui. Ma io e te siamo diverse. Io ho rischiato e mi sono
esposta,
anche troppo… sono rimasta incinta e la mia vita si
è trasformata. Tu sei più
razionale, scommetto che è la ragione a dominare in
te”
“Esatto”
“Mettila
a
tacere per un istante, fai parlare il cuore”
“Non ci
riesco” confessa,
singhiozzando, la
maggiore.
“Un
primo
passo è prendere coscienza di ciò che desideri
davvero”
Elsa resta
in silenzio, cercando di ascoltare una parte di sé che ha
sempre soppresso.
“Confidarti
può essere un inizio” – le consiglia
Anna.
Dopo un
lungo respiro profondo, la bionda accenna qualcosa.
“Si
chiama
Honeymaren”
Il nome
spiazza Anna che inizialmente commenta, scherzosa –
“Povero ragazzo, i suoi
genitori non sono stati tanto carini”
La
primogenita dei Froze scuote però il capo ed è
allora che sgancia la bomba – “Non
è un lui”
Anna
impallidisce sentendo ciò e la guarda ad occhi sgranati
– “Aspetta…che?! –
esclama quando realizza che quanto udito è reale.
“Hai
capito bene! La persona in questione… è una
ragazza!”