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Autore: My fair lady    27/02/2020    0 recensioni
Sono belli, sono uniti, sono divertenti, sono incasinati. Sono amici. Sono gay. Sono i personaggi di questa storia. Imparerete ad amarli.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A volte il passato ci perseguita, è la cosa di cui abbiamo più paura.
Ma spesso anche il presente incute molto timore, come succede a Max Patterson, che non sa come evolverà la sua situazione, e non capisce da dove viene l’attrazione che prova per il suo migliore amico. Per Javier, con il suo cuore spezzato che nonostante tutto non riesce a cancellare i sentimenti che prova per Alex.
Una mattina come tante, in casa Hollsman-Turner
Dave e Tato che si stavano vestendo, e Javier faceva colazione. Questo era l’ultimo giorno per lui in casa dei due fidanzati. Aveva deciso di tornare a casa sua.
Non poteva negare di essere triste. Cominciava ad abitarsi a quella quotidianità, però si rendeva conto di quanto era fortunato ad avere una madre che lo accettasse.
Dave guardò l’orologio e chiese a Javier “Sei pronto? Ti accompagno a scuola prima di andare a lavorare.” Javier sorrise “Si, dammi due minuti.”
Dopo poco, i due erano in macchina. Il ragazzo aveva uno zaino e un borsone di vestiti e altre cose.
Il tragitto fu molto silenzioso.
“Oggi è un giorno speciale” sorrise Dave.
Javier annuì “Sì…vi ringrazio davvero tanto per tutto quello che avete fatto per me.”
“Quando vuoi casa nostra è aperta per te, per chiacchierare, vedere un film, per qualunque cosa.”
Javier aveva gli occhi lucidi. Dave gli accarezzò la fronte con fare amichevole e un po’ paterno.
“Stasera penso di andare al Vitamina G. Max me ne ha parlato bene. Magari venite anche voi e ci vediamo.”
“Certo tesoro, non ti liberi di noi!”
I due si salutarono e Javier scese dalla macchina, dirigendosi a scuola. Incontrò Lara Turale, una sua compagna di corso nel tragitto che lo bloccò “Ciao Santos. Proprio te cercavo.”
Lara non aveva mai rivolto parola a Javier, del resto lei era capitano della squadra di basket del Liceo, alta un metro e ottanta e muscolosa. 
Javier sbuffò “Che vuoi da me?” 
In passato Lara l'aveva preso in giro per il suo essere nerd e solitario.
“…Senti… io…sono come te.”
Javier realizzò e rimase basito “Cosa?!”
Lara lo zittì “Zitto, non sono ancora pronta che si sappia. Io non conosco niente del mondo gay... e ho una gran voglia di fare sesso."
“Io non conosco lesbiche.”
“Non importa. Volevo chiederti se ti va di andare in giro per locali con me.”
Javier rise “Certo. Proprio stasera esco. Prendiamo un Uber in due, così dividiamo i costi.”
“Sarebbe il massimo… ma…sono agitata.”
Javier si sentiva un po’ un esperto al confronto con la ragazza. “Ti do un consiglio. La prima volta che vedi una coppia gay baciarsi ti sentirai strana. Non guardarli.”
Lara sorrise “Ovviamente questo rimane un segreto… che sono disposta a difendere a tutti i costi.”
“O dio come ho fatto a non accorgermene prima?”
**
Alla fine delle lezioni, Javier si diresse verso l’uscita, convinto di dover aspettare lo scuolabus, e invece trovò la madre che lo aspettava fuori dalla macchina.
Il ragazzo si avvicinò, e lei lo strinse in un abbraccio soffocante.
Javier sbuffò “Non c’era bisogno che venivi a prendermi. Ti avevo detto che tornavo a casa.”
“Mijo, io sono una donna moderna, ma resto sempre una madre latina. E poi dovevo andare a fare dei giri al centro commerciale. Ti va di venire con me?”
“Sinceramente non mi va molto.”
“Neanche se ti faccio guidare?” propose invitante Carmen.
Il figlio si lasciò convincere e si sedette nel posto del guidatore, fece un piccolo ripasso mentale, poi accese la macchina.
Carmen era euforica, contenta come non lo era da giorni.
“Sono felice che torni a casa. Tuo padre torna tra qualche giorno, è andato a Washington per conto dell’esercito.”
“Molto meglio. Dimmi che hai chiuso l’armadietto delle pistole.”
Carmen rise “Chiuso e ho nascosto la chiave dentro tuo padre non la troverà mai. Nel libro di cucito di abuela…Comunque…cerca di dargli del tempo…anche lui capirà con il tempo che l’unica cosa da fare è accettarti così come sei. E in ogni caso, non azzardarti ad andartene di casa un’altra volta. Ho sempre Eva nel cassetto. E sai che so usarla.”
**
Max era a casa, portatile acceso, caffè e lavoro. Il citofono suonò.
Andò alla porta e vide Chuck davanti al portone. “Che ci fai qui?”
“Ricordi? Il bicchierino del dopo lavoro del martedì! Apri”
Max sbuffò “Neanche per sogno. Ogni momento in cui siamo vicini è deleterio. Non posso farti entrare!”
Chuck guardò sbigottito l’amico “Max, ma sei impazzito? Ci siamo solo baciati. Quando passeremo al frottage cosa farai?”
Max ebbe una sua fugace immagine di lui e Chuck che si strusciavano dolcemente. “Non osare mettermi immagini in testa, diavolo tentatore!” disse infervorato.
“Ok, senti, chiamami quando non sarai più il Max psicopatico.” e fece per andarsene.
Max lo chiamò dall'altoparlante del citofono “Chuck!”
L’uomo si girò. “Ok entra, ma dobbiamo darci delle regole.” disse Max.
Aprì il portone del palazzo, e dopo un minuto, l’uomo comparve nell'uscio di casa sua.
Max lo fece entrare, e si sedettero intorno al tavolo.
“Che tipo di regole?”
“Prima regola: Non baciarci. Mai. Per nessun motivo. Seconda regola: Mai trovarci tutti e due in bagno, o in un posto stretto. Terza regola: Non guardarmi con quegli occhi.”
“Come ti starei guardando?”
Max rispose “I tuoi occhi da cane bastonato mi stanno dicendo ‘Baciami’. Quarta regola: Niente contatti tattili.”
Devon sbuffò “Hai finito?”
“Sì. Pensi di riuscire a rispettarle?”
Devon rise “Stasera andremo al Vitamina G. Pensi che guarderò te con tutti i bei ragazzi che ci saranno?”
“Cosa?” ringhiò Max.
Devon rise “Ci sei cascato! Sei adorabile quando ti arrabbi.”
Max sbuffò “Quinta regola: Mai farmi complimenti.”
“Ma qual è il senso di tutte queste regole?” protestò Chuck.
“Queste sono le condizioni per continuare ad essere amici.”
Chuck guardò dritto negli occhi Max e chiese “E se tra noi ci fosse qualcosa di più dell’amicizia?”
Il riccio rimase in silenzio per qualche secondo “Allora, non lo scopriremo mai, se diamo solo ascolto ai nostri ormoni. Non sapremmo mai se c’è qualcosa di più, o se siamo solo attratti. Aspettiamo.”
Chuck scosse la testa “Forse hai ragione. Però credo che finché non ne sappiamo meglio, nessuno dovrebbe vedere altre persone. Altrimenti divento geloso se penso a te con un altro.”
“Non c’è questo rischio.”
“Se solo ti vedessi con i miei occhi…sei bellissimo.”
Max si alterò “Violazione della regola cinque!”
Chuck sbuffò, si alzò “Non voglio vivere seguendo delle stupide regole inutili. Ci vediamo dopo.”
Aprì la porta ed uscì. Max sentiva i passi dell’uomo tra le scale e sospirò, appoggiandosi alla porta.
**
“Eccoci arrivati! Questo è il Vitamina G!”
“Oh mio dio… quanti gay!” urlò la giovane ragazza afroamericana. 
“Si, ti capisco. Io la prima volta che sono entrato in un locale gay volevo scappare dopo cinque secondi.”
Si diressero verso la biglietteria del locale, e pagarono l’ingresso.
Non c’era ancora tanta gente ma la situazione si stava ascoltando.
La musica del locale era composta per lo più da remix di canzoni disco e house degli anni 90-2000
Javier sorrise “Accogli l’onda gay. Non resistergli. Cedi al tump tump”
Lara rise “Sì, maestro Yogay”
Un immenso uomo con una parrucca rosa vestito di lustrini diede il benvenuto ai due ragazzi “Benvenuti al Vitamina G. Ecco un piccolo cadeau per voi.” e gli consegnò due preservativi. “Usateli prima che potete” sorrise giuliva e poi se ne andò.
“Non credo che li userò, tieni.” rise la ragazza, dando il suo preservativo a Javier che sorrise "Anche io non penso di usarli." O meglio, c’era solo una persona cui avrebbe voluto usarlo.
Guardò tra la folla e vide i suoi amici, si avvicinò trascinando Lara. Si fecero strada tra la gente. Javier salutò Chuck, Max, George, Tato e Dave.
Il gruppo aveva scelto appositamente quel locale, perché era uno dei posti che Alex non frequentava. Troppo pulito per lui.
Ma non lo avevano certo detto a Javier.
“Ragazzi, questo è la mia amica Lara. E' nella nostra squadra. Loro sono Chuck, Max, George, John e Dave.”
Il gruppo fece le presentazioni. Tato sorrise “E’ un pezzo che non venivo qui. Adoro la musica che mettono. Balliamo?” chiese al fidanzato. Il biondo rise “Arrivo!”
I due andarono al centro della pista e iniziarono a scatenarsi.
Chuck guardò Max e sorrise malizioso “Uh guarda quel ragazzo che è appena entrato com'è carino. Credo che andrò a dargli il benvenuto.”
Max guardò l’uomo, assottigliando gli occhi pericolosamente. 
George si appoggiò al bancone “Ed ecco per me l’ennesima serata a fare da soprammobile.”
Max sbuffò “Ma piantala di fare la vittima. E che mi dici di Daniel?”
“Insomma…non ci vediamo più. Povero piccolo, non voleva essere trattato come un trastullo.”
Tato sospirò “Certo che anche tu sei complicato. Vuoi l'amore e poi quando arriva la persona seria che vuole costruire qualcosa con te, tu scappi."
George sospirò "Forse non mi voglio accontentare del primo che mi vuole mettere l'anello al dito." 
Max guardò verso l’entrata, e poi sussurrò al ragazzo ispanico “Tesoro, non vorrei allarmarti…ma è appena entrata una tua vecchia conoscenza.”
Javier guardò in direzione, e vide Alex.
Max sbuffò “Ma che cazzo ci fa qui? Di solito evita questo posto come la peste.”
“Io…mi faccio un giro.” disse solo Javier, e se ne andò al bagno del locale. Dopo poco però entrò proprio Alex.
Tutto questo era ridicolo.
Si videro, e Javier distolse subito lo sguardo.
Alex fece appello alla sua freddezza “Ehi.”
“Ciao. Che fai, mi segui?” cercò di sdrammatizzare Javier.
Pessima scelta.
“Non ruota tutto intorno a te, cucciolo. Ora vai a fare in culo altrove.”
Basta. Javier era decisamente stufo di farsi prendere a calci.
Alzò lo sguardo, fieramente e disse solo “Tu mandi sempre a fanculo tutti. Io spero davvero tanto che presto qualcuno mandi a fanculo te. Scoprirai cosa si prova.”
Alex rimase colpito. Il ragazzo l’aveva affrontato faccia a faccia. Nei suoi occhi ardeva un fuoco che Alex non riusciva a guardare.  Javier uscì dal bagno, lasciando solo Alex, con strani pensieri. In un certo senso, ora che l’aveva perso non si sentiva così tanto sollevato. Il contrario.
Chuck tornò da Max con un drink in mano “Che cos’hai Max? Sembri infastidito da qualcosa.”
Max rispose freddamente “Il mio non è fastidio. E’ rabbia. Prima di dici di non rimorchiare con nessuno e poi ti vai a strusciare addosso ad un sedicenne. Potrei farti arrestare.”
“Abbiamo solo parlato. E tu adesso devi ammettere che sei geloso.” rise divertito l’uomo con la barba.
“Perché dovrei essere geloso? Non siamo una coppia.”
Chuck si avvicinò a lui “Ammetti che c’è un legame chimico che ci unisce. E guarda dove siamo. Ti ho portato in bagno, senza che te ne accorgessi. Ops. Regola infranta.”
Max si guardò intorno, furioso. “Ma…come?”
Chuck si avvicinò e lo baciò. Max fece resistenza per un decimo di secondo, e poi si abbandonò, e solo in quel momento realizzò che era ciò di cui aveva veramente bisogno. Si baciarono a lungo, separandosi ogni tanto con dei piccoli baci a fior di labbra, per poi tornare a divorarsi.
Si separarono ed aprirono gli occhi, e Max accarezzò la guancia di Chuck, e lui gli afferrò la mano e la strinse.
“Finalmente ti vedo sorridere. E’ da quando siamo tornati che non hai fatto altro che essere corrucciato. Io...vorrei che capissi che non voglio farti del male. Non paragonarmi a Jack.”
Max rispose “Lo so che sei diverso…ma…ho paura.”
Chuck baciò il riccio in fronte e poi sorrise “Ok, ti propongo una tregua. Io cercherò di tenere le mani e le labbra a posto, e tu cerca di capire cosa vuoi veramente, di cosa hai paura…Voglio che le cose funzionino.”
Max alzò il tono della voce “Ma è proprio questo che mi fa paura. Tu mi carichi di aspettative, parli di stare insieme, e io non so neanche se voglio una relazione.”
“Non voglio forzarti a fare nulla. Non voglio perderti. Se tu deciderai che mi vuoi solo come amico, io lo accetterò.”
Chuck baciò Max un’ultima volta e poi disse “Nel frattempo ti aspetterò.”
Lasciò il bagno.
Javier si stava annoiando molto. Sentiva che non sarebbe riuscito a divertirsi, né tanto meno a conoscere altri ragazzi.
Decise di tornare a casa. Salutò tutti, e poi raggiunse Lara. “Io torno a casa. Tu come stai andando?”
“Non male. Ho conosciuto una ragazza.”
Javier sorrise “Buon per te. Chi è?" 
Lei gli indicò una ragazza di ventiquattro anni, sembrava ispanica, con i capelli lunghi lisci. Molto femminile. Lara sorrise maliziosa "Ho un debole per Selena Gomez." 
Javier si infilò la giacca e uscì dal locale. Chiamò un altro uber, che dopo cinque minuti arrivò.
Salì sul sedile davanti, accanto a quello del passeggero. Il guidatore era giovane, sui venticinque anni circa, ed era attraente. Sembrava avere origini asiatiche.
Lo salutò, e Javier sentì un saluto caloroso. Ricambiò
“Dove ti porto?”
“Magnolia Crescent.”
Il guidatore rispose “La conosco. Io abito vicino li, e questa è la mia ultima corsa.”
Mise in moto.
Poi chiese a Javier “Sei andato al Vitamina G?”
Il ragazzo ispanico rispose “Sì. Lo conosci?”
“Sì. Ogni tanto ci vado, anche se non sono un tipo molto da locali. Più da Netflix e divano.”
Javier capì che il guidatore era gay, e la cosa gli piacque. Il ragazzo lo attraeva. Il che era una bella novità positiva, riuscire a sentire attrazione per qualcuno che  non fosse Alex.
I due parlarono un po’ di tutto nel tragitto.
Alla fine, quando la macchina imboccò il loro quartiere Robin si fece coraggio e gli chiese “Vuoi...venire da me a vedere...la mia collezione di anime?" rise "Lo so...non  è il massimo, ma mi piacerebbe conoscerti meglio. Io sono Robin, comunque.”
“Mi avevi già conquistato a collezione di anime. Mi chiamo Javier."
Robin parcheggiò e i due arrivarono all'appartamento di Robin. Come questo chiuse la porta, Javier lo baciò, e lui ricambiò senza indugi. Si strinsero, e iniziarono a conoscere i loro corpi.
Poi Robin si separò e sorrise “Fammi almeno accendere la luce.”
E accese la luce. Javier si guardò attorno e vide che la casa era molto carina e accogliente. Non era grande, ma per una persona andava bene. “Mi piace.”
“Grazie. Spesso lavoro in casa e quindi ci tengo che sia bella.”
“Che lavoro fai?”
“Sono un grafico. Ma non lavoro molto, per questo sono anche un autista uber.  Ti prego non fingere interesse per il mio lavoro.”
Javier rise “Beh, io sono totalmente negato per tutto ciò che riguarda computer, seriamente, sono come mio nonno."
“Tu di cosa ti occupi?”
“Beh, io studio...sono all'ultimo anno di liceo. Vorrei fare la scuola di Belle Arti, e diventare un pittore e vivere della mia arte. Parecchio ambizioso, eh?”
Robin lo baciò e rispose “Un po’ sì’, ma adorabile. Allora, vuoi qualcosa da bere?”
“Una birra se ce l’hai, ma mi va bene anche una coca cola.”
Robin andò in cucina e tornò con una bottiglia grande di birra e due bicchieri.
Li riempì e ne porse uno a Javier.
Poi tirò fuori una scatoletta di latta e la aprì, rivelando il contenuto, una bustina di erba, cartine e filtri.
“Ti dispiace?” chiese.
Javier scosse la testa “Fai pure.”
L’ispanico vide l’altro ragazzo rollare uno spinello, con molta bravura e dimestichezza. Le sue mani sapevano cosa fare, presentò a Javier il prodotto finito. “Vuoi farti qualche tiro?”
Javier guardò lo spinello sospettoso. Sua madre gli aveva fatto fin da quando aveva tre anni un terrorismo psicologico sull'accettare ‘caramelle’ dagli sconosciuti. Ma poi sorrise “Ma sì dai…”
Robin accese la canna e iniziò a fare qualche tiro per assicurarsi che fosse accesa, poi la passò a Javier.
Lui la prese e fece qualche tiro, inspirando profondamente, e tossendo anche un paio di volte.
“Prima volta eh?” rise Robin “Cavolo, dovevi dirmelo. La prima volta può mandare un po’ in paranoia. Comunque ci vorrà qualche minuto per sentire l’effetto”
Javier aspirò un’altra volta, poi la passò a Robin. Iniziava a sentire l’effetto. Era una sensazione stranissima.
“Questa è roba di prima scelta. L’ha coltivata un mio ex. Era un pessimo ragazzo ma un ottimo coltivatore di Mariujana”
Poi Robin si avvicinò a Javier e i due ripresero a baciarsi, per minuti, come se vivessero di questo.
Quando la situazione si fece calda, Robin si alzò e disse “Aspetta, vado a prendere i preservativi.”
Javier rimasto solo, si abbandonò al divano. Era così comodo. Sentiva tutti i suoi muscoli rilassarsi.
Robin tornò nel soggiorno e vide Javier che si era profondamente addormentato in circa trenta secondi. Sorrise. Poteva sentirlo quasi russare. Sospirò “Perfetto. Si va in bianco.” però guardare il ragazzo che dormiva era qualcosa di intimo. Era molto bello, già lo era normalmente, ma mentre dormiva ancora di più.  Prese una coperta e lo coprì, e poi andò a dormire.
**
“Javier…scusa…svegliati!”
Il ragazzo sbatté le palpebre, e attese qualche secondo che il suo cervello riprese le sue funzioni sinaptiche, poi vide che non si trovava a casa tua, e c’era Robin.
Javier si alzò a sedere immediatamente “Oh mio dio. Perdonami! Quanto ho dormito? Mezz’ora?”
“Veramente sono le sette di mattina.” rise Robin.
Il ragazzo si sveglio totalmente “Porca merda!  Mia madre! E poi che imbarazzo…dormire in casa di uno sconosciuto.”
Robin sbuffò “Non direi sconosciuto. Sai come mi chiamo. Comunque non è così strano. Molti dopo una canna si rilassano fino ad addormentarsi.”
Javier scosse la testa “Mi dispiace tantissimo. Volevo davvero farlo con te, ti giuro.”
“Beh, a questo servono i cellulari. Potremmo rivederci. Se ti va.”
Javier sorrise “Mi piacerebbe molto.” poi guardò sotto e vide che aveva sopra una coperta “Sei stato tu? E’… molto dolce.”
Robin sorrise “Che dovevo fare? Abusare di te nel sonno?”
Al latino non sembrava vero aver conosciuto un ragazzo che era così diverso da Alex. Era così che meritava di essere trattato. Con rispetto.
Uscì di casa di Robin nel giro di due minuti, e corse verso casa sua. Aveva il terrore di come avrebbe reagito sua madre, però allo stesso tempo era contento per aver conosciuto Robin
  
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