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Autore: Redferne    27/02/2020    7 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 69

 

 

CRISI (SESTA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allora, mia coppia di BELLEZZE...

DA CHI COMINCIO, CON VOI DUE?

 

Si concesse ancora un breve istante, paragonabile ad un attimo e ad un soffio di fiato, per rimirare i due promontori che si stagliavano lungo il suo orizzonte. A volerla dir tutta ALQUANTO RISTRETTO, in quel preciso momento.

Si umettò le nere labbra di canide, passandovi in mezzo la lingua con un movimento semi-circolare da destra a sinistra, che in quel dato istante sentiva alquanto secca e piuttosto felpata. Alla pari delle fauci, delle gengive e delle papille che scorrevano al di sotto delle due file inferiori. In quella zona franca e poco nota compresa tra il sotto del mento e l'attaccatura del collo e della mandibola.

Quella che ci si ricorda giusto quando viene la cosiddetta ACQUOLINA, a seguito di aver scoperto ed annusato un odore appetitoso quanto invitante.

Peccato che invece, al contrario di quanto si potesse pensare, lì dentro e tutt'intorno era completamente ASCIUTTO. E lo stesso lo si poteva dire del palato, dell'ugola ed in naturale, ovvia e consequenziale successione di faringe, laringe e del tratto iniziale di esofago.

Doveva avere il velopendulo completamente appiccicato alle tonsille, come minimo.

Persino le labbra avevano fatto la medesima cosa con la lingua, mentre era impegnata nell'operazione descritta in precedenza. L'avevano fatta aderire completamente ad esse, arrivando quasi a bloccarla ed imprigionarla in un carnoso stretto. Un ISTMO morbidissimo ma da cui era molto difficile poter sfuggire. Se non quasi impossibile.

E per staccarla aveva dovuto ricorrere ad uno sforzo suppellettivo, dando un brusco strattone con la propria molle ed attorcigliante appendice. Al punto di arrivare quasi a far lacerare e strappare una porzioncina di pelle dalle due soffici barriere che facevano da cuscinetto e che delimitavano i bordi della bocca.

E forse se lo doveva essere davvero strappato da solo, un minuscolo pezzettino. Lo testimoniava il leggero retrogusto che gli aveva di colpo invaso le fauci, mentre l'organo del gusto rientrava nella propria sede.

Quel bel aroma ferroso che anche solo una minima lacrima di sangue può dare, grazie alla presenza dell'emoglobina. E che i predatori come lui RICONOSCONO AL VOLO, dato che per istinto gli piace e che trovano così PRELIBATO...

Almeno tanto quanto il tandem di emisferi posteriori che gli si paravano davanti così sfacciatamente ed ostinatamente, cosi pieni e soffici e delicati ma al contempo anche sodi e robusti e allenati.

Due così, se ti si SIEDEVANO SOPRA e davano inizio alla DANZA CON MOVIMENTO ALTERNATO DI SPINTA E RILASCIO, iniziando a POMPARE COME SI DEVE ed in successione COSCE, ANCHE e FIANCHI...erano in grado di dare vita ad autentici SFRACELLI, nella fossa del bacino pelvico di un maschio.

Ti potevano arrivare anche a SPACCARE IL COCCIGE E RIDURRE A FRANTUMI LE CRESTE ILIACHE, la volta che le convincevi a decidersi a DARCI DENTRO.

Altro che SNU – SNU. Due così, con orgogliosa proprietaria annessa...TI POTEVANO MUNGERE ANCHE L'ANIMA, FINO A PROSCIUGARTELA.

C'era il rischio di NON USCIRNE VIVI, da una CAVALCATA del genere e con una così. Anche se la BELLA PULEDRA in questione sembrava essere la prima a NON RENDERSI CONTO, del suo potenziale ad alto contenuto EROTICO.

O forse era tutta una recita. Con sempre quel suo negarsi e far finta di non capire.

Faceva sempre troppo la SANTARELLINA, la cara Magda, perché il suo comportamento risultasse genuino.

Qui gatta selvatica ci covava. E di brutto, anche.

Urgeva verificare. E subito, anche.

La ragazzona era destinata al suo socio. E non sia mai che il caro Nickybello dovesse subire l'affronto di ricevere della MERCE AVARIATA, no?

Finn non avrebbe potuto sopravvivere, ad una tale onta.

Solamente IL MEGLIO DEL MEGLIO, per il suo caro FIGLIOCCIO.

Sangue del suo sangue. Anche se non era proprio così, a dirla tutta. E quel poco che aveva cercato di instillargli, a furia di concetti e preconcetti sulla sottile e nobile arte del RAGGIRO...aveva finito col diventare ACQUA, nelle sue vene.

Ma non faceva nulla. Un bravo genitore e paparino ha sempre il perdono pronto in canna, per qualunque tipo di figlio. Fosse anche un poco SCEMOTTO e SALAME.

Basta non farlo sapere in giro. Non come aveva fatto quella cima di esimio commendatore che dopo aver tenuto il proprio rampollo, che era un emerito incapace, per anni trincerato e al sicuro dietro ad una scrivania di un ufficio e di una mansione da responsabile di chi lo sa vattelapesca cosa, un giorno si era ritrovato con una sgraditissima sorpresa.

Il caro erede non faceva altro che mangiucchiare caramelle e chewing – gum, leggere riviste, schiacciare pisolini sotto l'effetto di un buon pasto di mezzogiorno e del Minias o del Tavor presi addirittura di primo pomeriggio e navigare in Infurnet. Il tutto sotto l'attenta e rigida DITT...ehm, supervisione da parte dei più fidi e stretti collaboratori del vecchio. E con l'obbligo tassativo di lasciar fare tutto quanto a loro, che non era pane per le sue mascelle ed i suoi denti e nemmeno affar suo.

La patetica pantomima si trascinò per anni. Finché una sera, al culmine di un brindisi, il giovanotto se ne uscì con una dichiarazione a sorpresa. Che fulminante lo fu di sicuro.

Per le CORONARIE DEL PADRE, senza alcun dubbio.

Il ragazzo disse che una delle fazioni in lizza per la futura amministrazione cittadina era alla ricerca di un palpabile candidato per le prossime elezioni. E che trovandolo forte di anni di onorata carriera in un incarico di assoluto prestigio e riservato alle persone di indubbia competenza, merito e valore...gli avevano proposto nientemeno che di iscriversi nella lista.

E di presentarsi come FUTURO SINDACO.

Il padre, a quella notizia, rimase in assoluto silenzio. Mentre il frutto dei suoi lombi una volta tonici ma ormai avvizziti ( e se fossero stati tutti come il primogenito, era da considerarsi un'autentica FORTUNA) finiva tutto inorgoglito il suo proclama per gli impegni dell'avvenire. E chiedendosi come mai il genitore non esultava, né condivideva la sua gaiezza. E attribuendo quell'inaspettata attitudine alla stanchezza della lunga giornata e alla probabile emozione. E poi...non era certo abitudine di suo padre esternare i propri sentimenti.

Il loro era un rapporto all'antica, fatto di gesti semplici quanto austeri.

Ed infatti il volto del vecchio mammifero si accigliò, rivelando tuttavia una vera ed autentica DOLCEZZA INFINITA, in quell'improvviso corrugarsi.

E poi gli disse delle poche, semplici parole.

“Figliolo...che sei UN EMERITO IDIOTA lo sappiamo con certezza solo IO E TUA MADRE. Se partecipi a quelle elezioni, e le vinci...LO SAPRA' ANCHE TUTTO IL RESTO DELLA CITTA'. Ed ora che sai questo...CHIEDITI SOLTANTO SE E' DAVVERO NECESSARIO.”

Fu una frase molto dura. E non del tutto veritiera e giustificata, a voler essere sinceri.

Perché la responsabilità di quanto era accaduto non era da attribuire per intero al figlio. Anzi, a dirla tutta...lui di colpe NON NE AVEVA.

La colpa era da attribuire unicamente AL SUO VECCHIO.

Era stato lui a metterlo in quell'intricato ginepraio, continuando a volergli nascondere la verità.

A fin di bene, indubbiamente. Ma dagli esiti altrettanto disatrosi.

Per non voler arrivare a fargliela capire glielo aveva fatto scoprire nel peggiore dei modi possibili.

Metti un IMBECILLE in un posto a cui non é assolutamente degno di aspirare...e quello, col passare del tempo...finirà per credersi UN AUTENTICO GENIO.

L'esperienza insegna alla grande, del resto.

Mai andare unicamente sulla fiducia.

MAI, capito?

Si rischia solo di TRADIRLA, DELUDERLA o, peggio...addirittura DISILLUDERLA.

Meglio esaminare con estrema cura ed attenzione. Specie se si tratta di DONI o di REGALI verso una persona che si apprezza e si stima.

Così si evitano possibili FIGURE BARBINE, almeno.

Meglio controllare. E magari...PROVARE PER PRIMI. Dopotutto...SE GRADIVA LUI, AVREBBE GRADITO SENZ'ALTRO IL SUO SOCIO, CHE ERA DI BOCCA PIU' BUONA E SENZA TROPPE PRETESE.

E nel caso di EVARISTINA e ERNESTINA...si poteva iniziare dal loro aspetto cosi TONDO, BELLO CURVO e SODO.

Dalle loro ROTONDITA' pressoché PERFETTE.

Tsk...EVARISTINA ed ERNESTINA.

Il vecchio Finn ci era entrato talmente in CONFIDENZA, con loro due...che aveva già iniziato coi NOMIGNOLI ed i DIMINUTIVI AFFETTUOSI.

Bene. Fatta la debita conoscenza...si poteva passare pure al resto.

PRIMA LA BUONA SERA E POI LA MANO, diceva una vecchissima canzone della ancor più vecchia MALA di Zootropolis.

Quando la MAFIA ORGANIZZATA era ancora UN' ONORATA SOCIETA', con tanto di CLUB PRIVATO e RISERVATO, e di TESSERA DI ISCRIZIONE PER I SOCI, con tutti i PRIVILEGI ed i BENEFIT.

Ma basta divagare. Era giunta finalmente l'ora di TOCCARE CON MANO.

Una bella STRIZZATINA CON LE PRIME DUE DITA, per la precisione tra POLLICE ed INDICE, seguita da una lunga PALPATINA...e ci si rende conto subito se si tratta di ROBA DI PRIMA QUALITA' oppure di una SONORA FREGATURA.

Non che ce ne fosse bisogno. Il vecchio Marion Proinsias era un assoluto INTENDITORE, in tale senso.

Gli era bastata un'occhiata di sguincio ai due mezzi emisferi per rendersene conto e capire. E soprattutto...RICONOSCERE LA VERA, AUTENTICA PRIMIZIA.

Lo diceva anche un antico proverbio.

DOVE LA PRESA E BELLA TONDA...LA SPINTA MEGLIO AFFONDA.

Tempo di verificare SE ERA VERO.

Tempo di stabilire con estrema certezza e chiarezza se LE COSE STESSERO DAVVERO COSI'.

Doveva, voleva sapere in che zampe affusolate e dolci sarebbe finito EL SU PEQUENO ZORRITO, il suo piccolo, tenero e dolce volpacchiotto preferito.

Il cucciolotto che da pischellino aveva compiuto l'impresa pressoché impossibile di rubare e rapire il suo cuore di MANCATO PADRE. Ma di RITROVATO PATRIGNO. E poi...

E poi sembrava che le due care GEMELLINE DEL LATO B...NON STESSERO ASPETTANDO ALTRO.

E non ci si riferiva certo a qualche improbabile coppia di STARLETTES che avrebbero potuto improvvisare una comparsata all'interno dell'album di qualche cantante, cantautore o artista ben più noto e famoso. Magari nella parte dedicata ai pezzi su cui puntava di meno, nel tentativo di farsi conoscere a loro volta.

Peccato che da quando avevano inventato i COMPACT – DISC...non esisteva più la suddivisione tra SIDE ONE e SIDE TWO, giusto per voler fare gli ANGLOFONI ed esprimersi nella rinomata LINGUA D' ALBIONE.

Quella era roba per MUSICASSETTE DA MANGIANASTRI. Chiamati così per il semplice fatto che TE LE MANGIAVANO SUL SERIO LE CASSETTE, a furia di fargliele girare dentro. O magari per gli ancor più vetusti DISCHI IN VINILE, quando avevano provato a realizzarli a DOPPIO STRATO.

Fa niente. Non che la cosa potesse costituire poi questa gran differenza. Anche a quelli la PUNTINA li rovinava che era una bellezza.

Chiusa comunque la breve parentesi divagatoria di stampo musicale, restava il fatto che...

Restava il semplice fatto che Evaristina ed Ernestina lo stavano TENTANDO.

Lo stavano SPRONANDO.

Lo stavano SOLLECITANDO.

Lo stavano INVITANDO.

Lo stavano SEDUCENDO.

 

Fiinn...Fiiiiinnnnn...

Dai, ZIETTO FINN.

BUTTATI QUI, IN MEZZO A NOI.

BACIACI, Finn.

LECCACI, Finn.

SUCCHIACI, Finn.

ACCENDICI, Finn.

MORDICI, Finn.

 

Era un richiamo a dir poco IRRESISTIBILE.

Come e peggio del RICHIAMO DELLE SIRENE.

Al comandante di quella TRIREMO era bastato farsi legare all' ALBERO MAESTRO, dopo aver fuso della cera ed averla colata ancora molle nelle orecchie dei suoi marinai, per riuscire a resistere.

Con lui non sarebbe servito a nulla nemmeno girargli attorno UNA CATENA DI ACCIAIO SPECIALE INCROCIATO COL TITANIO, FINO A RICOPRIRLO DEL TUTTO E NASCONDERLO ALLA VISTA. Per poi SOMMERGERLO CON UNA GITTATA DI CEMENTO A PRESA RAPIDA SU DI UNA GABBIA DI FERRO, per renderlo ARMATO a dovere.

E comunque...di quale dominio era RE SENZA CORONA, quel tal tale?

Di ITACA? Oppure dell' ATTICA?

O di TUTTE E DUE, forse?

DI ITACA DELL' ATTICA?

Al diavolo gli SCIOGLILINGUA SCEMI.

Che gli potesse venire un bell'attacco coi fiocchi di GONORREA FULMINANTE. A loro e all'imbecille che non aveva altro da fare che sprecare tempo a vita ad inventarseli.

Ma non poteva DORMIRSELA la notte invece di starsene sveglio a pensare a simili CORBELLERIE, che il diavolaccio rosso e nero se lo portasse?

Anche lui, anche il vecchio folletto del deserto era paragonabile ad un Re senza corona. E senza NEMMENO PIU' UN REGNO, se non era che per questo. Anche se NON LO AVEVA MAI GOVERNATO, un solo giorno che fosse uno.

Non gliene avevano DATO IL TEMPO. Ed in ogni caso anche ad avercelo avuto, il tempo...NON LO AVREBBE FATTO LO STESSO.

Glielo avevano offerto. Ma lui non aveva mai avuto l'intenzione di accettare.

Ed in quanto all' Attica...beh, lui più che attico si sentiva tanto PIANTERRENO, vista la COMPROMETTENTE BASSEZZA.

Osservò ancora per un istante il fondoschiena della giovane daina, quasi come a pregustare ciò che avrebbe fatto da lì a poco.

QUALUNQUE cosa avrebbe deciso di fare.

Sogghignò, di gusto.

“Ooh, MIRA ESTA GRANDE BELLEZZA...” fece. “...Ma tu guarda guarda un po' COSSA TENEMOS AQUI...guarda guarda un po' cosa abbiamo qui...”

Rimase quasi ipnotizzato dal movimento sincopato della codina, che tradiva una certa quanto giustificata dose di ansia da parte della sua proprietaria, nonché unica azionista. E stavolta la borsa non c'entrava nulla. Almeno quanto le starlettes con le gemelline e dirimpettaie di deretano.

Poi, nel caso le sue intenzioni non fossero ancora ben chiare, ritenne necessario ribadire il concetto che aveva appena finito di esprimere in precedenza. Seppur in maniera leggermente differente, ricorrendo ad una sfilza di opportuni sinonimi.

“Uuh...e adesso diamo una bella OCCHIATA a cosa c'é qui sotto...” annunciò, con voce lasciva da maniaco rattuso e navigato.

“Voglio VEDERLE!!” dichiarò, alzando il tono di voce di qualche ottava.

Maggie si girò verso di lui, all'indietro. Per quanto poteva da quella scomodissima posizione in cui si trovava, che la stava mettendo totalmente fuori causa.

L'espressione del suo viso, da ALLARMATA che era stata fino ad adesso, ora tradiva TERRORE.

Terrore PURO ed AUTENTICO.

Lo vide alzare la manina destra, per poi allungarla verso la cintura che teneva su i panatloni della sua divisa di agente. Col fin troppo chiaro e palese intento di AFFERRARLA, per poi SOLLEVARLA.

Sollevarla quel tanto che bastava per...per SBIRCIARCI DENTRO.

Era troppo. Decisamente troppo.

Esordì prima di tutto con il vocabolo il cui abusare, almeno riportando l'orologio del tempo a ritroso per qualche manciata di minuti, le era quasi COSTATA LA VITA, stando alle parole del fennec.

“C – cosa?!”

E dagli.

Ma adesso di pericoli non ve n'erano più, a dirla. Poteva farlo tranquillamente e del tutto liberamente.

Il vero pericolo...adesso era UN ALTRO.

Cominciò a gridare. Anche se, in cuor suo, sapeva benissimo che ad aiutarla non sarebbe venuto nessuno. Esattamente come avevano fatto con Nick.

Non una sola anima viva avrebbe mosso un solo dito o anche una sola unghia per venirle in soccorso. E le uniche due persone che avevano deciso di darsela, una decisa mossa...in questo momento erano alle prese probabilmente con grane tutte loro. Tra cui lo stesso sceriffo Wilde, che nessuno ma proprio nessuno si era degnato di provare almeno a difendere. Nonostante tutto quello che aveva fatto per loro.

Nessuno...a parte LEI.

La sua vice.

Avrebbe dovuto cavarsela da sola. Come al solito. E come avevano sempre fatto da quando avevano imbastito la loro collaborazione ed il loro sodalizio.

Poteva contare solamente sulle proprie forze. Provando ad esempio a persuadere il potenziale malintenzionato a desistere dai suoi insani,morbosi e lubrichi propositi.

Tempo di sfoderare un poco di caro, vecchio ma pur sempre efficace FASCINO FEMMINILE, se ancora ne poteva disporre. Oppure di mettersi a FARE PIETA'.

Il che, da come la vedeva lei...non era altro che LA STESSA, IDENTICA COSA, sotto ad un certo punto di vista.

Non vi era proprio ALCUNA DIFFERENZA, tra le due cose.

In entrambi i casi...ci si UMILIAVA E BASTA.

Altro non era che un rendersi oltremodo RIDICOLE. Un comportarsi da EMERITE IDIOTE.

Urlò di nuovo. E questa volta le sue urla le uscirono dalla bocca e a fior di labbra sotto forma di parole perfettamente udibili, interpretabili e comprensibili al posto degli strilli inarticolati emessi appena poco prima.

“NO, FINN!! NO!! T – TI PREGO, FINN!! NO!! T – TI SCONGIURO, NO!!”

Nessuna risposta, da parte di lui. Evidentemente...doveva essere troppo PRESO. E completamente assorto ed assorbito da quanto stava facendo. D'altra parte...doveva considerarlo qualcosa di TOTALMENTE DEGNO della sua attenzione e concentrazione.

All'esatta pari di UN' OPERA D'ARTE. Oppure...di UNA LECCORNIA PRELIBATA.

E vedendo che rimaneva sordo alle sue invocazioni Maggie decise di fare qualcosa, intanto che il tappetto si decideva a recuperare l'udito e la presenza di sé. Almeno a lei.

Portò le proprie braccia all'indietro, oltre le proprie spalle, dopo averle fatte opportunamente roteare. Ed a quel punto le estese verso di lui, alla massima ampiezza che le era consentita da quella posizione alquanto scomoda in cui versava, e per di più aggravata dal peso che sentiva all'altezza del basso ventre.

Un peso che, esattamente come in precedenza, veniva causato dal minuscolo mammifero che le si era piazzato sopra. E che non accennava, e nemmeno dava l'impressione di voler ridurre o diminuire il proprio carico.

Spinse, e spinse e spinse ancora. E poi ancora. Un'altra volta. E poi altre due. Ed altre tre.

Nel disperato tentativo di cercare di afferrarlo, di acchiapparlo e tirarselo via di dosso.

Di tirarlo VIA DA LA'.

Non le stava facendo unicamente paura. La stava facendo anche VERGOGNARE.

LETTERALMENTE. Come e peggio di una LADRA.

Dunque era QUESTO?

Era questo ciò che provavano coloro che si ritrovavano a dover subire COSE DI QUESTO TIPO?

Non DISPREZZO e CONDANNA PER CHI LE ESEGUIVA A LORO DANNO E SCAPITO...quanto piuttosto IMBARAZZO E RIPROVAZIONE PER SE' STESSE? Ed unicamente per il fatto di SUBIRLE?

Perché non era QUELLO a CERCARLE, ma piuttosto LORO ad essersela CERCATA?

Perché NON ERA LUI A VOLERLO, quanto LORO CHE LO VOLEVANO?

Era semplicemente ASSURDO, interpretarla ed anche solo volerla pensare così.

Oltremodo ASSURDO. Ed anche profondamente INGIUSTO.

Eppure...LO AVEVA PENSATO.

Eppure...lo AVEVANO PENSATO.

Era esattamente quello che pensavano. Ed ogni dannata volta che accadeva.

Lo pensavano TUTTE. Lo pensavano TUTTI.

Quel TERMINE INNOMINABILE con cui venivano apostrofate. E con cui sovente SI APPELLAVANO PER PROPRIO CONTO, IN AUTOMATICO, PRIMA CHE ARRIVASSERO A PENSARCI GLI ALTRI.

Quasi fosse una sorta d GIUSTIFICAZIONE, di DIFESA PSICHICA.

PRENDERSI A SCHIAFFI DA SOLE PRIMA CHE CI PENSINO TUTTI GLI ALTRI, dandoti pure della SVERGOGNATA.

Quel termine che inizia con la QUATTORDICESIMA LETTERA DELL' ALFABETO.

Con la lettera P.

E' non é di certo PUERPERA.

ACQUA.

E neanche PASSEGGIATRICE.

O...o forse SI.

FUOCHINO.

Forse é davvero quello che gli si avvicina di più. Anche se in un aversione e declinazione sicuramente più VOLGARE e SGUAIATA.

Com'é, come non é...anche la giovane daina CI AVEVA PENSATO, a quella parola.

Le era venuta in mente da subito, non appena si era resa conto di cosa stava accadendo ed aveva pescato il fennec intento ad armeggiare con le sue parti basse.

Le era venuto NATURALE, pensarci e fare l'associazione. Le era venuto ISTINTIVO.

L'educazione rigorosa, ipocrita e bacchettona fa davvero disastri. Specie SU UNO BEN SPECIFICO, DEI DUE VERSANTI.

SU DI UNA DELLE DUE META' DEL CIELO, in particolare. Più che con l'altra. Anzi...

QUASI MAI CON L' ALTRA, a voler essere onesti.

Ti porta e ti spinge a credere che sia sempre e soltanto COLPA TUA, di quanto ti succede e di quanto ti stanno facendo. ANCHE SU QUELLO.

COLPA TUA.

E SEMPRE E SOLO COLPA TUA.

DI E PER OGNI COSA.

E quando ci si sente così...non vi é che un modo per farsi passare quei pensieri e quelle così basse considerazioni sul proprio conto.

REAGIRE.

Non si può fare altro.

“Nnnngghh!!”

Riprovò. E poi riprovo. E di nuovo riprovò. Sforzandosi sempre di più ad ogni manovra successiva a quella fallita.

“NNNGGHHH!!”

Niente. Non ci riusciva. Disponeva, in quanto cervide, di quattro egregie ed ottime leve. Sia superiori che inferiori. Peccato solo che sia nella postura in cui stava costretta che nel modo in cui era obbligata a farne utilizzo, entrambi assai poco pratiche per ciò che si era prefissata di voler ottenere. A tutto quello andavano sommate le ridotte fattezze del volpino, ad ennesima quanto fatale constatazione che non sempre l'essere più bassi e piccini rispetto persino alla media delle specie più basse e piccine in generale debba comportare per forza e necessariamente svantaggi o handicap di sorta.

Proprio vero. Lo STARE PIU' SOTTO...talvolta HA I SUOI VANTAGGI.

And last but not least...per ultimo ma non certo meno importante, bisognava considerare lo schiacciamento a livello dei lombi a cui il folletto del deserto stava sottoponendo la vice.

La pressione la teneva ben premuta e fissa contro all'asfalto, in orizzontale. E la privava giusto di quella manciata di centimetri, se non addirittura di millimetri, necessari ad abbrancarlo per poi finalmente scrollarselo da sopra una volta definitiva per tutte.

Era inutile. Pur con tutta la sua fatica non stava ottenendo nulla. Pur mettendoci tutto il suo impegno e la sua buona volontà non stava ottenendo i risultati sperati.

Di nuovo la assalì QUELLA SENSAZIONE.

Quella sensazione di INCAPACITA', di INADEGUATEZZA.

Quel sentirsi BUONA PRATICAMENTE PER NON SI SA ANCORA COSA.

A quanto pare ancora non lo aveva potuto scoprire cosa era capace di poter fare, da quando era venuta al m...

No. Non era così.

Lì, a quel tempo...lo sapeva bene cosa era capace di fare. Lo sapeva FIN TROPPO BENE.

Quando aveva una CERTA PERSONA al suo fianco. Tutte le volte che QUELLA PERSONA si trovava al suo fianco, per SPRONARLA ed INCORAGGIARLA...in quelle occasioni lei si era sempre sentita IN GRADO DI POTER FARE QUALUNQUE COSA.

Di RAGGIUNGERE QUALUNQUE VETTA O CIMA.

Maggie si sentiva INVINCIBILE, con LUI vicino.

Era invece da quando QUELLA PERSONA NON C' ERA PIU'...

Da quando quella persona non c'era più...con la sua definitiva scomparsa se n'era andata anche quella sensazione a dir poco ESALTANTE.

INCONCLUDENTE. IRRISOLTA. INCOMPLETA.

Ecco come si sentiva, da quel giorno.

Dal giorno in cui suo padre aveva CESSATO DI ESISTERE.

Per il mondo. Per sua madre. Ma soprattutto per LEI. Anche se avrebbe tanto voluto e potuto FARNE A MENO. Se solo fosse stato possibile.

Un cucciolo é piccolo. NON SCEMO. Mano a mano che cresce certe cose le capisce. E SE LE ASPETTA.

Impara a DOVERSELE ASPETTARE, dalla vita. Che BRUTTA o BELLA che sia...NON GUARDA IN FACCIA A NESSUNO, proprio mai.

Ma come ce le si aspetta...si presume, ci si aspetta che ARRIVINO AL MOMENTO ADEGUATO AI MODI E AI TEMPI.

Tutti percorrono la stessa via, in fondo. Lo stesso triste, squallido percorso. Perché li accomuna la META. Ma ognuno cerca di prenderla il più alla larga che gli sia possibile.

Per contro ti immagini che sia più facile per un tuo coetaneo, lo SCHIATTARE.

Per L' INCOSCIENZA di aver voluto incautamente e temerariamente SFIDARE LA SORTE. E la MORTE. Ma ti immagini che i genitori ti lascino NEL PERIODO GIUSTO.

IL PIU' TARDI POSSIBILE, si spera. Quando si presume che uno...NON ABBIA PIU' BISOGNO DI LORO.

NON COSI' SUBITO. NON COSI' PRESTO.

Non PUO', non DEVE succedere. Ma se succede...

Se succede allora é un CHIARO SEGNALE. Il chiaro segnale che QUALCOSA NON VA.

Che qualcosa...qualcosa SI E' ROTTO, e che NON TORNERA' MAI PIU' A POSTO COME PRIMA.

E' assurdo. Ed ingiusto.

Da quel giorno...da quel fatidico giorno Maggie si era sentita ogni santo giorno così. E adesso, in questo preciso momento...lo si sentiva PIU' DEL SOLITO. Con una SGRADEVOLE AGGIUNTA IN REGALO.

Inconcludente. Irrisolta. Incompleta. E adesso...

Adesso anche SPORCA.

Eseguì poco convinta qualche altra goffa ripetizione delle manovre infruttuose già eseguite in precedenza. Che ovviamente, alla pari delle altre, non ottennero alcun effetto se non quello di farla sembrare ancora più impacciata e ridicola.

Lasciò perdere, che tanto non ne valeva la pena. Per come stava andando...poteva benissimo ricominciare con la ridda di suppliche, che tanto era uguale.

Ed infatti...così fece.

MAGGIE QUANTI CAPRICCI riprese il suo ONE MAMMAL SHOW, a grande e forzata richiesta.

“A – ascolta, Finn...” balbettò. “T – ti p – prego...

Cos'é che diceva, il nanerottolo?

Toni pacati e sommessi. Usare l'arma della persuasione.

Meglio dargli retta. O almeno...provare a farlo.

“T – ti p – prego...n – non...”

Il fennec roteò la testolina verso di lei, sbirciandola con la coda dell'occhietto di sinistra. E facendolo seguire subito dopo dall'enorme orecchio corrispondente ed associato ad esso.

La pupilla color del deserto balenava di una luce a dir poco sinistra.

“Hm?” fece. “Que tu me hai dito mica QUELQUE CHOSE, me desculpe? Hai detto mica qualche cosa, scusa?”

Il suo tono era quasi divertito.

Dunque l'aveva sentita.

L'aveva sentita!!

Così come l'aveva udita ANCHE PRIMA, era chiaro.

Quella sottospecie di CAROGNETTA SADICA FORMATO MICROBO se la stava godendo e spassando un mondo a vederla SOFFRIRE, ecco la verità.

La daina sentì montare di nuovo la rabbia. Ed un insano desiderio di spaccargli quella faccia da schiaffi che si ritrovava.

Ma si disse che non era il momento.

No, non era proprio il momento.

Toccava resistere. E pazientare. A farlo IMBUFALIRE a sua volta...c'era solamente il rischio di far precipitare la situazione.

Era preferibile proseguire ad assecondarlo. Mille ma mille volte più consigliabile.

Era riuscita a farlo voltare, e ad incrociare nuovamente il suo sguardo, più di quanto avesse potuto sperare.

Ce l'aveva fatta, persino quando ormai lei stessa non ci sperava più.

E se aveva funzionato una volta...forse la prossima gliel'avrebbero ABBONATA.

Sfoderò gli occhioni più languidi ed acquosi che si poteva permettere, vista la situazione. E nonostante l'impellente furore.

Si fece venire pure le lacrime. E quello non le fu affatto così difficile, visto il gran nervoso che l'animava.

Doveva...doveva provare a muoverlo a COMPASSIONE. Altro non le era rimasto.

“Finn...” lo implorò, con voce straziata. “T – ti p – prego...n – non...non lo fare...”

Lui la guardò incuriosito, mettendo il capo leggermente di sbieco. Proprio come fanno in genere i canidi quando qualcosa li colpisce in maniera del tutto inaspettata. Ed emettendo pure un verso alquanto strano.

“Hawf?!”

Sembrava fosse come in attesa di qualcosa. Delle parole o della spiegazione giusta.

“T -ti prego...” le ripeté lei. “N – non...non lo fare...c – credi...c -credi forse...c- cosa credi che penserebbe...c – cosa credi che penserebbe Nick di te, s – se...se vedesse quel c – che stai facendo?”

“Sincieramente...en esto momiento yo criedo que non pensierebbe NADA” le rispose Finn. “Visto que sta dormiendo como un ANGIOLITO. Llamalo...Chiamalo EL SONNO DE LOS GIUSTOS, dei GIUSTI, se spera. O dei MORIBONDI, me sa que el SEGUNDO es PLUS PROBABLE, é più probabile.”

Era inaudito. A dir poco inaudito.

A Maggie venne ancora da dire un bel “...COSA?!”

E da strabuzzare di nuovo gli occhioni come COROLLARIO, per la costernazione.

Ma non poteva. Non poteva permetterselo. Sarebbe stata LA FINE.

La SUA fine.

Era consigliabile NON ABBANDONARE LA STRADA VECCHIA, e PROSEGUIRE SOPRA DI ESSA.

Chissà...prima o poi avrebbe senz'altro finito col PORTARLA DA QUALCHE PARTE.

NON IN UN CREPACCIO OD IN UN BURRONE, si spera.

“T – tu...tu pensi che...pensi che quel POVERETTO...tu pensi c -che quel p – poveretto sarebbe...sarebbe C – CONTENTO di v -vederti A – AGIRE COSI'?” Insistette la vice.

“R – rispondimi, per favore.” aggiunse, subito dopo.

Finn rimase a guardarla giusto per un attimo, come a voler trovare a sua volta la frase corretta da dire.

Poi parlò. Ma ovviamente, com'era da sua natura SGHEMBA...se ne uscì con la frase SBAGLIATISSIMA.

La PEGGIOR frase con cui se ne sarebbe potuto uscire.

“Haaw. Ok, ok” le disse, facendo compiere ad una delle sue zampine anteriori un movimento dal basso verso l'alto, che stava giusto giusto a metà tra lo stizzoso e l'assolutamente noncurante. Anche se gli doveva essere COSTATO farlo, a giudicare dall'espressione alquanto contrariata. Per il semplice fatto che si era ritrovato costretto a dover disimpegnare l'arto in questione dalla complessa operazione di SOLLEVAMENTO DEL LEMBO E DELL' ORLO SUPERIORE DEI CALZONI. Con successivo ABBASSAMENTO e SPOSTAMENTO. Per meglio ammirare ciò che il panorama aveva da offrire.

“Tu sient'ammé...” le rivelò. “Es mucho ma assaje mucho probable que el mi socio nun se farebbe ciertemént une granduer opiniòn de mi. Nun se farebbe cierto una grande opinione, del sottoscritto qui presiente. NON QUE CE L' ABBIA O QUE CE L' ABBIA MAI AVUTA, a veulerla dir toda. A volerla dire tutta. O almeno es quel que yo criedo, quel che credo. Que tu veul que te dica, chica? Muy probabilmiente...con toda probabilidàd lui DISAPPROVEREBBE, esto es plùs qe seguro. Più che sicuro. Ma avoler essere onesti fino en fondo...A MI QUE ME NE IMPIPA? A ME CHE MI FREGA, SCUSA? Lui, adesso...lui NUN CE SHTA. Non c'é, non c'é, non c'é...NON C'E', nel caso tu non lo abbia ancora entendido o non te ne sia ancora accorta. Y quindi...OCCHIO NON VEDE CUORE NON DUELE, NO? AHR, AHR, AHR!!”

“Una volta...una volta, quando noi animali se DEAMBULAVA ANCORA CON TODOS QUATROS LOS PATAS, quando belli belli y fieri ce ne andavamo ancora in giro a con tutte e quattro le zampe ben piantate sulla nuda terra...le cose erano molto più siemplici” continuò, non appena ebbe smesso di ridacchiare. Così di gusto, almeno secondo il suo punto di vista. In maniera così fastidosa, secondo quello che avrebbe potuto rappresentare il punto di vista di qualcun altro lì presente. Tipo Maggie, tanto per intenderci. “Non c'era competizione, y neanco la pretesa dell'ESCLUSIVA ASSOLUTA. Non si voleva el proprio compagno o la propria compagna tutto o tutta per sé. Y non esisteva la gelosia. Ognuno era libero de sollazzarse con chi glie pareva y glie piaceva. Magari per compensare delle MANCANZE da parte di quel che era el su PARTNER ABITUALE. Y te assecuro que se ne scoprivano delle belle, mia cara. Del tipo que forse el MASCHIO ALFA o il CAPOBRANCO avevano tutta quella fuerza, quell'autoridad o quell'intellighenzia por que, siemplicemént...NON ERANO DOTATI ALLO STESSO MODO DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL CUERPO, yo no so se ho reso l'idea. Avevano grandi muscoli, grande voce e parlantina, grande cervello...forse por el semplice fatto que NO TENEVANO QUELQUE CHOSE DE ALTRETTANTO GIGANTE, non avevano qualcosa de altrettanto grande IN MEZZO ALLE LORO GAMBE. Ma erano i comandanti, e gli si lassava criedere che fossero i megliori. I PIU' TOSTI UND FICHI. Tanto...sotto sotto erano e restavano CORNUTI, sin ofesa. Sienza offesa por i masculi de la tù specie. Ahr, ahr, ahr!! Le femmine erano cortesi, disponibili e gentili con todos. Tanto...gira que te regira, ERANO LORO E SOLO LORO A SCEGLIERE, alla fine. Si ce stava lei...era COSA FATTA. Y non avevi besogno de tante chiacchiere o giri de parole. Lo capivi...lo capivi DALL' ODORE. En quanto a noi maschietti...beh, ce stavano problemi solo se due ce PROVAVANO ENSEMBLE, ensieme nello stiesso medesimo momiento. Si succedeva...ERA LA RISSA. Scoppiavano scontri relatevamiente brevi, ma en gienere piuttosto violenti. Col rischio que poi la donzella te la vedevi soffiare via da un TERZO ENCOMODO. Que magari, sin far la benché minema fatica...se ne era rimasto lì, todo tranquilo y poggiato ad un angolo de foresta, a fare da FINTA TAPPEZZERIA y a GODERSE LO ESPECTACULO. Roba que te veniva voglia de SDRAIARE DE MAZZATE EL ROMPITASCHE QUE SE ERA MESSO EN MEZZO A LOS PELOTAS PROPRIO MENTRE STAVA POR TOCCARE A TI, E DE RISERVARGLIE LO STESSO TRATTAMENTO CHE FINO AD UN ATTEMO PRIMA VOLEVI SFODERARE CON LA GENTIL SENORA DE TURNO, dopo averlo GONFIATO A PUNTINO Y MESSO A TERGA ALL' ARIA. Così, por unire L' UTILE AL DILECTEVOLE. Por prendere DU PICCIONI CON UNA FAVA, si i VOLATILI esisiessero ancora. Y visto que, sotto ad un certo punto de vista...SEMPRE DE UCCELLI SE PARLA. Y comunque, nel caso tu abbia al comprendido...quando ho parlato de du piccioni con un'unica fava NUN ME STAVO CERTO RIFERENDO AD UN CASO DE GEMELLI SIAMESI!! AHR, AHR, AHR!!”

“P – preché...perché mi stai raccontando queste...per quale motivo mi stai raccontando queste cose?” Gli chiese la daina.

“Bof...NADA DE PARCTICULAR, niente de particolare” le replicò, affettando indifferenza. “Cosi, giusto por fare un poco de sfoggio de CULTURA SPICCIOLA. Tanto por mettere en claro dos y tres cosettas e dimostrarte que yo...NO SOI EL PRIMO CRETINO CHE PASSA. Tu tienes presiente quando una bella SBINFERA litega con el su novio, no? Y depuis va a dirle ALLORA VADO COL PRIMERO QUE CAPITA, no? Beh...a mi non me gustano cierte cose. Enoltre yo qua entorno no viedo CINEMI, RESTORANTI o LOCALINI vari. Si, ce sarebbe quello de quel MEZZO LOCO DE TOBEY, visto que vuele enaugurare proximamiente la FRIGGITORIA con la TAVOLA CALDA POR FAMILIAS Y NINOS. Ma, detto en confidenzia...yo ce lavoro half journey, lì dientro. Si fossi en ti...NUN ME AZZARDEREI A COMER, A MANGIARE MANCO UNA BRECIOLA QUE DOVESSE DECIDERE DE USCIRSENE DA QUELLE CUCINE, LURIDE COMO SONO. Quindi...te dovrai accontentare de una CICIARADA, de una bella chiacchierata. O di una COLTA CONVERSAXION, visto la PERLA que te ho appiena snocciolato. Relaxano, Occhidolci. Mettono nel mood mas giusto, prima que ce iniziamo a SPOGLIARCE. Por farla breve...ho voluto stare a MENARMELA y a MENARTELA un poquito, prima de inixiar a MENARTELA SUL SERIO. Mò PER DAVVERO, esta volta. Y non cierto en senso METAFORICO.”

“Tu as comprendido el BRILLANTE DOPPIO SENSO, chiquita? AHR, AHR, AHR!!” Buttò lì poi, riprendendo a ghignare di gusto.

Come se ce ne fosse stato davvero il bisogno, di fare quella domanda.

“N – no, a – ascolta...” gli disse lei, seguitando col tentativo di blandirlo e di persuaderlo. “...A-ASCOLTAMI, per favore. Cerca...cerca di dominare i tuoi IMPULSI, ti prego. Non farti...cerca di non farti sopraffare da loro...”

“Como, como?” Gli fece lui, portando sempre la solita manina vicino al paidglione auricolare che le stava proprio sopra, e tendendolo nella sua direzione. “Eh no, Bellegambe. Sappi que NON BESOGNA TRATTENERE I PROPRI EMPULSI. MAI. Nemmeno i PIU' STUPIDI y CRETINI. Fa male alla SALUD, alla salute. O almeno esto es quello que ho sientito dire. Mettte ad andare contro alla TU STESSA NATURA...y TE ROVINERAI, credime. Es proprio come t'agg' ritt poco fa. De altri MASCHIONI potenzialmente propensi ad effettuar LA MANOVRA DEL RIBALTABILE en giro...yo NO NE VEDO, al momiento. Y poi...prima de lasciar EL BOCCONE al mi socio, me pare più che giusto TESTARE LA TU' MERCANZIA. Es correcto, Nuts. Dopotutto...se tratta de un GIFT, de un RRIEGALO. De un PRIESIENTE. TU M'AS ENTIENDIDO, HM? Yo no crees, non credo che el caro, vecchio Nickybello SE NE AVRA' POI COSI' A MALE. Specialemént se yo e ti avremo la carineria de NUN FARGLIE SAPERE NULLA DE QUANTO STA POR ACCADERE. Deciamo que remarrà...el nuestro LITTLE DIRTY SECRET. El nostro PICCOLO SEGRETO TRA AMICI. Tu es d'accord, bellezza? AHR, AHR, AHR!!”

“Cossa l'é?!” fece poi, notando l'espressione alquanto contrariata che aveva assunto il suo musetto. “Nun ce stai, forse? Volevi che CE FOSSE LUI, AL MIO POSTO? Volevi forse che fosse con LUI, la tu PRIMERA VUELTA? Beh...me rencresce, caro el me tesorino de zio. Ma...NON SARA' ACCUSSI', me despiace. Vorrà dire que Nickybello se accontenterà del SEGUNDO POSTO, por questa occasione. De la MEDALLIA DE ARGENTO. Es siempre MEJO DE NIENTE, dopotutto. Lo lascio comunque SALIR SOPRA A EL PODIO, anca se SIEMPRE DOPO DE MI. Giusto por que GLIE VOGLIO UN BENE DELL' ANEMA. Direi que ce se puede ACCONTENTARE, non trovi? AHR, AHR, AHR!!”

“N – no...no, Finn. I – io...”

Maggie stava per dire un altro bel COSA. Su tutto quanto. Sulle intenzioni di quel malnato e sulla considerazione che aveva nei confornti di colui che, almeno in teoria, considerava come suo MIGLIORE AMICO.

E meno male che aveva appena detto di volergli UN BENE DELL' ANIMA.

E questa volta quella parola di sole quattro lettere ci sarebbe STATA TUTTA, vista la situazione a dir poco paradossale. Ma non le era venuto.

E niente EQUIVOCI, please. Che già si era ad un passo dal livello di DENUNCIA PER ATTI E FRASI OSCENE.

Ma il fennec non le badò neanche, tutto preso com'era dal suo sproloquio. Con TURPILOQUIO annesso, s'intende. Così come s'intende che ritenne opportuno continuare con quella LAIDA quanto RIPROVEVOLE SCENEGGIATA.

“Vedi, ragazza mia...nella estoria, da siempre SEXO, AMOR y MUERTE sono CORRELATI. Da sempre EROS y THANATOS vanno a BRACCETTO. Y de PARI PASSO. Nelle epoche delle GRANDEURS BATALLIAS, delle GRANDI BATTAGLIE...al termine de ogne TENZONE i guerrier por primera cosa facevano retorno dalle loro HEMBRAS, dalle loro femmine. Da MOGLI, FIDANZATE, AMANTI. Persino CUGINE, en mancanza de meglio. Forse qualcuno persino da qualche sua SORELL...COFF, COFF!!”

Un improvviso colpo di tosse lo aveva assalito, costirngendolo ad interrompersi.

Troppe SIGARETTE CONDITE, per quella sera. O forse era uno spasmo bronchiale provvidenzialmente inviato da qualcuno per porre fine o almeno un temporaneo freno a tutta quell'INDECENZA e a quello SCHIFO.

Magari era stato nientemeno che L' AUTORE, avrebbe detto il buon FOLLETTO PAZZOIDE.

Riprese praticamente da PRIMA DI SUBITO, non appena scoprì che gli era passato.

“Tu sas como es” le spiegò, facendo spallucce. “A quei tempi la rriegola dell'OCCHIO NON VEDE CUORE NON DUELE vigeva ancora alla grande. En certe occasioni nun se sapeva chi era el padre. E correvi davvero el rischio de trovarte sotto alle lenzuola o in mezzo a las copertas con una tu CONSANGUINEA A TU' ENSAPUTA!! AHR, AHR, AHR!! Maravillioso. Sempliciemiente meraviglioso. C'era todo el BRIVEDO DELL' IMPREVISTO!! AHR, AHR, AHR!! A quei tempi me sa que dare del FIGLIO DE NESSUNO O DEL FIGLIO DE UNA MEGNOT...COFF, COFF, COFF!!”

Altra ridda di opportuni quanto provvidenziali colpi di tosse.

“Coff...coff...ensomma, por farla breve, appellare la ggiente en tal modo era normale. No era un ENSULTO, ma...un DATO DE FACTO!! Cierte volte nun se sapeva CHI ERA DE CHI!! AHR, AHR, AHR!! Comunque...ognuno correva da la su femmina, al termine de ogne guerra. Anca seulemént por PARLARCIE, por ABBRACCIARLA, o por AVIERCIELA VECINO. O por avier el suo CUERPO EGNUDO sopra al proprio. Por FARSE SCALDAR. Relaxava, tranquilizava. Allontanava l'idea del DOVER MORIRE POR FUERZA, tu entiende? Y lo stesso era prima de uno scontro, tra una tienda y l'altra dientro all'accampamento. Geravano un mucchio di BELLE Y JUEVENI SENORITAS, de belle e giovani SIGNORINE. Que a rechiesta ma anca no se infilaveno sotto agli stracci o sul pagliericcio de fieno dove se dormiva. Se infilavano POR FARSE POI ENFELAR!! AHR, AHR, AHR!! Ma la maggior parte de los GUERREROS y de los SOLDADOS no faceva NADA. NULLA DEL GENRE. Se le mettevano a fianco y ce se ACCOCCOLAVANO ADDOSSO. Y al quel punto...se scambiavano DOS DULCES PALABRAS, due paroline dolci. Oppure DU' BACETTI, DU' CAREZZINE y depuis BASTA. Se ne rimanevano in SILENCIO, a gustarse l'attimo. Così passavano quei momenti a dir poco TREMENDI. Por que voi femmine...siete MAGICHE, ragazza mia. Ce guarite da ogne male. Riuscite ad allontanare persino l'idea del dover correre el rischio de CREPARE EL GIUERNO DOPO. Con una de voi accanto...POSSIAMO AFFRONTARE QUALUNQUE COSA. Piersino la nuestra DEPARTITA. Si ve lo mettete en testa...potete riuscire a sconfiggere y a cacciare via a calci in DE LO SIEDERE persino la TRISTA MIETETRICE. O forse era MERETRICE, por caso? AHR; AHR; AHR!! Persino la NERA SENORA capitola, davanti ad una de voi!! Es proprio vero. Quando due SQUINZIE, de qualunque GIENERE o NATURA, se mettono ad ACCAPIGLIARSE POR PRENDERSE un bel TOCCO DE MANICO...a noialtri GANZI CE CONVIENE MEGLIO DE RESTARE ALLA LARGA!! AHR, AHR, AHR!! Dì un po'...ma tu come credi que ha fatto el mi socio, a SOPRAVVIVERE y a TIENER DURO? Respondime.”

Maggie trasalì.

“V – vuoi...” disse. “V – vorresti f – forse dire che...che...”

“Aah” la interruppe il piccoletto, prima che potesse terminare la frase. “Non SOPRAVVALUTARTE, mi querida. Non c'entri tu. Anche si TE PIACEREBBE, vero? Non ho ENDOVENATO, forse?”

“M – ma...”

“S'é salvato por merito de UNA DE VOI. Ma NON TU, sorry. Ma si tu ce tienes accussì tanto...PUOI RIMEDIARE CON MIGO. Puoi renderte utile CON ME, cara la mia PUCCI PUCCI. Te l'agg ritt' che oramai te considero ufficialmente como MIA ALLIEVA, no? Y lo sai cosa facevano i maestri d'arme y de spada quando decidevano, por strana eronia della suerte, de accattarse una FEMMINA como allieva? Beh, tanto per encomenciare...ce se RUZZOLAVANO ENSEMBLE. Se la spassavano con lei, y se la SPUPAZZAVANO BENE BENE. Accussì...SE LA LEGAVANO A LORO POR LA VIDA. Por TODA LA VIDA. Allieve ed ensieme AMANTI. Por fare en modo que le care pupattole dessero tutte loro stesse...passavano por el loro CORAZON, por el loro cuoricino. Y anco por un'altra PARTE ANCORA PIU' PICCOLA. AHR, AHR, AHR!! E chi sono io, por metterme en tiesta de ROMPERE CON LA TRADIZIONE? RIEN A FAIRE, ma chérie. Niente da fare. Yo resto fedele allo JUS PRIMAE NOCTIS, ragazza mia. LA PRIMA NOTTE. Y dovrai pur ammettere que la cosa COMPORTA EL SU CARECO DE ENDUBBI VANTAGGI. Por que se Nick es un COMBATANT, es un COMBATTIENTE...yo allora soi el DAIMYO, da este parti. Soy EL SEGNORE DEL CASTILLO, del castello.. Si uno de los mes GUERREROS tiene la ententiòn de volerse ACCASARE...PRIMA DA MI DEVE PASSARE. Y ho fatto puro la RIMA!! AHR, AHR, AHR!! Deve ottenere prima la mi BENEDECION y el mio BENESTAR. Quindi...te direi de non INDUGIARE OLTRE, ques'é fatta una certa. DIAMOCE DA FARE!! AHR, AHR, AHR!!”

“T – tu...tu SEI PAZZO” lo apostrofò la daina.

Ecco.

Lo aveva detto. Totalmente incurante della sua reazione e delle possibili conseguenze, in seguito a quell'affermazione.

Quando ci voleva ci voleva, d'altra parte.

“Tu sei pazzo” gli ripete, senza più la benché minima ombra di esitazione nella propria voce. “I...i casi sono due. O io non...o io non capisco quel che tu dici, oppure sei tu che parli come un autentico MATTO RESIDUATO DI MANICOMIO. E voglio dirti che...che propendo vivamente per la SECONDA IPOTESI, se proprio ci tieni a saperlo.”

“Ecco” aggiunse, subito dopo. “Ho detto quel che dovevo. Niente più.”

E la reazione, da parte del fennec, arrivò.

Eccome, se arrivò.

Ma non fu certo quella che aveva immaginato.

Finn eruppe in un'ennesima, fragorosa risata.

“AHR, AHR, AHR!! Me sa que es come dici tu, chica. AHR, AHR, AHR!! Ma...TU SAS COMO ES, lo sai com'é. Tanto tra non molto DOVRO' MORIRE, quindi...POSSO FARE QUELLO CHE VOGLIO. Me sembra muy giusto, no? Besogna siempre respectar THE LAST DESIRES, le ulteme voluntad de un CONDANNATO A MORTE. Y quindi...un poco de sano SHPURCELLAMENT' es proprio quello que ce vuele. Magari...ISN'T CHANGE YOUR LIFE. Nun te cambierà la vida, o almeno quel che te ne remane. Ma almeno...MORIRAI PIU' FELICE, NO? AHR, AHR, AHR!!”

“Eh, si” buttò li poi, con tono soddisfatto. “Lo SHPURCELLAMENT' es la PANACEA. Es la mejor cura por y cuentro todos los malos.”

Maggie fece tanto d'occhi.

“Finn!!” Esclamò. “Hai...hai detto c – che...hai per caso detto che D – DEVI MORIRE?! Ho...ho sentito...ho sentito bene? M – ma...ma CHE SIGNIFICA, scusa? C – che cosa...che cosa vorresti dir...”

“Haaw, NEVERMIND” la interruppe lui. “Piuttosto...che cappero sono tode este MOINE UND SMANCERIE? Por caso...per caso que te sei MISA EN CABEZA DE IMPIETOSIRME, MH? Ti sei messa in testa di tentare de farme COMMUOVERE? ME STAI EMPLORANDO? Guarda que NON ATTACCA, con migo. Sin offiesa, ma...te devi enventare QUELQUE CHOSE D' ALTRO.”

La vice trasalì.

L'aveva beccata. SGAMATA in pieno.

Aveva capito tutto. L'elemento COMPASSIONE era bell'e che andato, ormai.

Tentò di bofonchiare qualcosa, ma dalla bocca non le uscì nulla. E, del resto...a cosa sarebbe servito?

Aveva ragione, il tappo. Ragione piena. Doveva pensare a qualcosa d'altro. Ma, a giudicare dalla situazione...non le doveva più essere rimasto molto tempo, ormai. Come le confermarono le successive parole da parte del volpino delle sabbie, purtroppo.

“Lascia que te dica una cosa, Bambi” le spiegò, con la cadenza che ricordava tanto quella che di norma si usa nel corso di un'accorata confessione. “Como é que tu te siente, hm? Como te sienti, en esto momiento? Te senti UMILIATA, no é vero? Allora lascia que te SCONGIURI un'altra volta ancora de NON FARE A BOTTE. Lascia que te scongiuri ancora de NON ATTACCAR BRIGA, y de LASCIAR PERDERE. No? Tu no vueles, non vuoi? Y allora...allora me despiace por ti, ma me sa tanto que dovrò ANDARE FINO EN FONDO.”

“Ma adesso basta parlare” proclamò. “FINISH. DIAMO EL VIA ALLE DANZA, Nocciolina!! Tu stattene lì serena y LASSA FA' DE MI, lascia fare a me, que te porto yo EN PARADISO. TE PORTO TRA LE STELLE, BABY!! WITH MY TONGUE AND MY FINGERS!! LA MIA LENGUA Y LE MIA DITA SONO L'ASTRONAVE!! TE MANDO AL SETTIMO CIELO PRIMA QUE TU POSSA EMETTERE EL TU PROSSIMO RESPIRO!! D'altra parte tu sas como se dicie, quando se parla de SHPURCELLAMENT'...SI TU LO CONOSCI, LO EVITI. Ma...NO SIEMPRE SE PUEDE EVITAR. Y SE TU NO LO PUEDE EVITAR...METTITE COMODA, RELAXATE Y GODITELA. O almeno...YO ME LA GODO DE SEGURO. TI YO NO SE. TU NON LO SO. SPERO DE SI!! AHR, AHR, AHR!!”

Si zittì e rialzò la mano che poco prima aveva impiegato per sollevare la cintola dei pantaloni. Con la fin troppo chiara intenzione di RIPETERE IL PROCEDIMENTO. E di ESEGUIRLO PER INTERO, questa volta. Fino al suo NATURALE ED OVVIO TERMINE.

Maggie pensò che era stato tutto inutile.

Un'altra volta. Ancora una volta. L'ennesima volta ancora.

Non poteva impedirlo. Non poteva impedire niente.

Non poteva impedire MAI niente. Di quel che accadeva e di quel che le stava accadendo.

Non si trattenne più. E si mise ad urlare disperata. Credendo che quelle grida avrebbero potuto risultarle utili, in qualche modo. Anche se in cuor suo sapeva benissimo che non l'avrebbero tirata fuori dai guai. Che non avrebbero potuto tirarla fuori da lì.

“TI PREGO, FINN!! NON FARLO, TI PREGO!! NON FARLO!! NO!!”

Il fennec non le diede nemmeno retta, ed alzò ancora di più la mano.

“NO, FINN!! TI PREGO, NO!! NO!! IN NOME DI DIO, NO!! NO!!”

Le sue cinque, tozze dita si stamparono sul gluteo sinistro, lasciando il loro inquivocabile segno e marchio sulla stoffa. E presubimibilmente, anche sulla pelliccia sottostante. E anche sui primi strati di pelle e di derma situati ancora più sotto alla striscia di folto manto.

“TOH!!” Gridò il minuscolo mammifero. “CIAPA!! PIJATE QUESTA!!”

Fu una botta breve e secca, il cui schiocco risuonò per tutto il piazzale. Insieme ad un altro rumore.

Un altro urlo, sempre da parte di colei che stava sotto. Ma questa volta non era di disperazione, bensì di DOLORE. Un dolore ASPRO quanto BRUCIANTE.

Da uno così tutto si aspettava, e si era ormai rassegnata ad aspettare. Tutto tranne che QUELLO.

Per quanto assurdo che fosse, aveva ritenuto persino più plausibile che volesse veramente APPROFITTARE DI LEI.

Ma quel che le stava facendo...superava addirittura ogni previsione. Anche la più fantasiosa.

Maggie drizzò la testa in avanti ed in alto, mettendosi a stringere e a digrignare i denti. Ed un paio di lacrime a testa per ognuno dei suoi due occhi, che nel frattempo avevano ripreso a scendere dalle pupille, schizzarono verso l'esterno, in direzione diagonale rispetto al resto del corpo che le ospitava e dei dotti lacrimali che le avevano generate e che costituivano la loro sede naturale.

“AHIA!!” Fece.

Il fennec dapprima sorrise. E poi ridacchiò apertamente ed in modo manifesto, anche se in modalità sicuramente più sommessa rispetto alle precedenti.

“Eh eh eh eh eh...”

Era visibilmente compiaciuto del risultato. Che altro non doveva costituire che L' APRIPISTA a quello che VERAMENTE aveva intenzione di farle.

L' ANTIPASTO, lo STUZZICHINO al PIATTO FORTE vero e proprio. Che puntualmente arrivò, preciso e inflessibile come la MORTE. O le TASSE. O il FISCO IN GENERALE.

Alzò la manina destra e la fece schiantare sul versante diametralmente opposto del fondoschiena.

Altro segno MULTISTRATO e MULTITESSUTO da parte di altre cinque dita belle tozze ma vigorose. Con un altro grido a supporto.

“TIE'!! Y BECCATE PURE QUESTA PER BUONA MISURA.”

Fu l'inizio di una ridda di SCULACCIATE di quelle SODE. Di quelle BEN DATE, di cui ci si RICORDA SENZ' ALTRO PER UN BEL PEZZO.

Maggie si mise di nuovo ad agitare gli arti superiori, cercando di farlo smettere. Subito dopo iniziò pure a sgambettare. Il tutto senza smettere di strepitare alla pari di una LAVANDAIA o una STRACCIVENDOLA al ruscello coi panni mezzi insaponati.

“AHIA! AHIA!! FERMATI!! AHIA!!”

Non ci fu niente da fare. Non le riusciva né di prenderlo, ne di levarselo da sopra. Il piccoletto si era piazzato proprio all'altezza giusta. Quanto bastava per tenerla bloccata lì dove si trovava, e quanto bastava anche per rendersi irraggiungibile.

Finnick, intanto, ci dava dentro senza tregua.

Con le SBERLE, eh. Non si fraintenda.

Le sue mani si alzavano e si abbassavano con un movimento alternato e ritmico, quasi a stantuffo.

“AHR, AHR, AHR!!” Sghignazzò, questa volta nuovamente in maniera vistosa quanto rumorosa. “Y AHORA...FAME JOGAR CON ESTO BEL PAIO DE BONGOS!! FAMME SIENTIRE COMO TE SUONANO BENE I TO DOS TAMBUROS!! AHR, AHR, AHR!!”

In effetti lo ricordava. Pareva proprio un suonatore di quei cilindretti cavi di legno rivestiti in superficie da una sottile pellicola di gomma naturale o di fibra intrecciata. O di pelle sintetica, che farli con quella NATURALE DEI VOLONTARI RIMEDIATI CONTROVOGLIA PER OFFERTA AGLI DEI ormai era da considerarsi un CRIMINE CONTRO LA LEGGE.

Proprio quegli strumenti che andavano tanto in voga presso le popolazioni tribali a Sud dell'emisfero. E che per poterli realizzare così bene...ogni tanto ci doveva ANDARE DI MEZZO QUALCHE MALCAPITATO, per AMORE o per FORZA.

Da quando i mastri conoscitori dell'arte della CONCIA avevano smesso di usare la PELLE VIVA E PULSANTE APPENA SCORTICATA, avevano finito col perdere quella loro RIFRAZIONE DELLE PERCUSSIONI così PERFETTA. E di conseguenza...pure il loro SUONO COSI' CRISTALLINO.

Oppure, se gi avessero dato in mano un paio di apposite BACCHETTE oppure di BASTONCINI IMBOTTITI IN CIMA...avrebbe vagamente ricordato quel leggendario ex – schiavo dal manto nero durante i tempi appena successivi alla conclusione della tratta, di cui si parlava ancora oggi. E di cui gli esponenti della sua medesima etnia ancora ne tramandavano il gesto ed il ricordo, mediante racconti orali.

A tavola, durante i pranzi e le cene in famiglia. Oppure durante le sere, riuniti attorno al focolare.

Un tizio corpulento che, armato di due martelli grossi quanto lui, uno in ognuna delle sue due palme, osò sfidare in una gara all'ultimo chiodo piantato la rivettatrice automatica inventata dai MAMMIFERI PALLIDI, per decidere chi avrebbe dovuto continuare a detenere i diritti degli appalti sulla manodopera e sulla costruzione delle ferrovie.

Se avesse vinto quella sorta di MOSTRO SUI CINGOLI...la compagnia che sfruttava quei lavori avrebbe fatto soldi a palate. Niente più salario, niente più ferie oppure malattia. Che peraltro nemmeno esistevano, allora. Visto che se si stava a casa, indipendentemente da quale fosse la ragione...si veniva LICENZIATI. E senza alcuna possibilità di APPELLO o di REINTEGRO.

E questo valeva persino per i MUSI BIANCHI. Quindi...figuriamoci per quelli NERI, che nonostante fossero LIBERI ed AFFRANCATI da molti venivano considerati ancora come ESSERI INFERIORI. E dunque INDEGNI di qualunque RISPETTO e CONSIDERAZIONE.

Con quel marchingengo infernale a disposizione...la compagnia avrebbe potuto contare su una risorsa completamente INFATICABILE ed INSTANCABILE, che non avrebbe mosso o voluto alcuna pretesa. Niente scioperi, niente stipendi, niente assenze. Niente di tutto questo. Niente di niente. E sempre disponibile, sia di giorno che di notte ventiquattro ore su ventiquattro.

Ma questo significava rischiare di lasciare a casa senza impiego molti operai, e costringere loro ed i loro cari a patire la fame, il freddo e la povertà. Che già era da considerarsi un autentico MIRACOLO riuscire comunque ad EVITARLI, vista la miseria di paga che ricevevano come salario minimo nonostante tutti i loro sforzi.

Bisognava fare qualcosa. Per tutti loro. E quel tizio...la fece.

Affrontò il mostro. A zampe nude. Armato unicamente della sua forza e dei suoi fidi strumenti da lavoro. E...

E vinse. Lo sconfisse. Dimostrò che in fondo in fondo le braccia, la forza, il coraggio ma soprattutto IL CUORE contano e risultano più importanti di qualunque macchina o teconologia innovativa.

Peccato che non poté vantarsi, della sua impresa. Per lo sforzo l'anima...GLI USCI' DAL PETTO.

E la rese immediatamente al cielo, da dove forse era provenuta.

La FRENESIA, il FERVORE, l' IMPETO che doveva aver provato quel tizio in quei momenti poco prima di spirare, e che forse gli avevano TRATTENUTO LO SPIRITO DENTRO AL PROPRIO CORPO fino a che non avesse compiuto l'opera, impedendogli di fatto di andarsene come avrebbe voluto fare già da un pezzo per via dell'immane fatica...dovevano essere gli STESSI che stavano animando il piccolo fennec, a giudicare dall'impegno con cui stava eseguendo quell'assolo in solitaria a base di SCAPACCIONI.

Non si fermava. Non si fermava più. E sembrava anche averci preso pure un certo gusto, a farlo.

Continuava a picchiettare come se tenesse ed affondasse un tandem di pestelli dentro ai ripettivi mortai, in simultanea e ad intervalli cadenzati quanto regolari. Prima uno e poi l'altro. Oppure prima l'altro e poi il precedente, senza soluzione di continuità o di logica. Tanto...

Tanto CONTAVA LA SOSTANZA, non certo la FORMA.

Era una questione di OBIETTIVO, non certo di METODO. E almeno da quel punto di vista...lo si poteva definire COMPLETAMENTE RAGGIUNTO, a giudicare da quanto si stava agitando la vice.

L'obiettivo di farle una bella RAMANZINA.

L'obiettivo di darle una bella LEZIONE.

L'obiettivo di darle una bella e corposa RIPASSATA. E non certo nel PRIMO SENSO CHE POTREBBE VENIRE IN MENTE.

L'obiettivo di farle UN GRAN MALE.

Giusto e sacrosanto, vedendo come si era comportata. Ma che stava comunque LASCIANDOLE IL SEGNO, e forse in maniera anche fin troppo ECCESSIVA.

Pazienza. E al diavolo PSICOLOGI ed EDUCATORI da quattro soldi e da talk – show pomeridiano, giusto buoni a sparare quattro fesserie oppure quattro frasi fatte con l'unico intento di promuovere un nuovo libro oppure il più recente articolo pubblicato su qualche rivista, quotidiano o rotocalco.

QUANDO CI VUOLE CI VUOLE, gente.

Proseguì quindi imperterrito con la batosta. A cui associò un monito che da solo diceva tutto.

“E' L' ORA DELLA PUNIZIONE, BABY!!”

Tirò dritto. Incurante della coda di lei che gli sbatacchiava ripetutamente e con cadenza regolare sul muso. Non potendolo raggiungere né con le zampe di sopra né con quelle di sotto, la daina non aveva escogitato nulla di meglio.

In mancanza d'altro...meglio di niente. Anche se non serviva a nulla uguale, se non a sperare di evitare di dargli la soddisfazione.

Forse, almeno. Ma neanche.

Non ci badò minimamente, a quel supplizio. Talmente lieve che poteva benissimo passare inosservato, per uno della sua tempra e scorza. E andò avanti piuttosto con il suo, fino al suo termine. Che ancora doveva essere BEN LONTANO.

Andò avanti così, totalmente indifferente al fastidio che lei stava tentando di provocargli. Ed ai suoi accorati appelli e suppliche di farla finita. E di darci un taglio. Coadiuvati da esclamazioni di dolore nemmeno troppo contrite.

“AHIA!! BASTA, FINN!! AHIA!! AIAH!! BASTA, SMETTILA!! PIANTALA, TI SCONGIURO!! AHIA!! NO!! NON CE LA FACCIO PIU!! AHIA!! NON CE LA FACCIO PIU' A RESISTERE!! AHIA!! AHIA!! TI CHIEDO SCUSA!! AHIA!! PERDONAMI, TI PREGO!! AHIA!! AHIA!! BASTA, HO DETTO!! AHIA!! BASTAAAHHH!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Doveva essere trascorso un tempo che pareva essere stato interminabile, a dir poco. Soprattuto per chi si era ritrovato nella posizione di dover subire.

Anche se era meglio dire RITROVATA, visto che si parlava di una LEI.

Di Maggie, nella fattispecie.

Era sdraiata a terra, con le braccia stese ed aperte e quasi a bocconi. Almeno sulla parte del corpo che iniziava dal torso fino in su. Per quanto riguardava il resto...lo teneva sollevato dal manto stradale, con le ginocchia come uniche membra poggiate sull'asfalto.

Chissà...forse voleva fare prendere aria alle terga. E se davvero così era...ne aveva davvero BEN MOTIVO, per fare ciò.

Le natiche erano gonfie, pulsanti e presumibilmente rosse, sotto al vestito e alla pelliccia.

Se le sentiva COME DEI PEPERONI, uguali uguali. Di qualche varietà PICCANTE ed ESOTICA.

E la faccia doveva essere vermiglia ed ardente all'esatta pari delle sue CHIAPPE, in identica misura.

L'arroganza, la rabbia, il desiderio di vendetta e di rivalsa anche se non si sapeva bene contro chi o cosa che l'avevano animata fino a qualche istante prima erano ormai da considerarsi totalmente SCEMATI ed ESTINTI.

Era ancora ESACERBATA, STUCCATA ed INVELENITA oltremodo ALL' ECCESSO. Anche se non era più sicura su chi fosse il DESTINATARIO di tutto questo LIVORE, ora come ora.

Forse...forse SE' STESSA?

Forse sé stessa. Poteva essere. E non vi era affatto il bisogno di rispondere alla domanda con un'altra domanda per poi darsi da soli la risposta, questa volta. Come il famoso ABC DELLA CONFERENZA STAMPA richiedeva.

Già. SE' STESSA. La sola ed unica persona con cui avrebbe DOVUTO PRENDERSELA. E SIN DALL'INIZIO. Si sarebbe risparmiata tutta quella SCENEGGIATA e quelle SCENATE.

In realtà...in realtà percepiva ancora qualcosa d'altro, dentro di sé.

Aveva la chiara percezione di provare, nutrire ancora QUALCOSA PER FINN. Ma...

Ma NON ERA PIU' RISENTIMENTO. O, meglio...lo ERA ANCORA. Però DIVERSO.

Era un TIPO DIVERSO. Una cosa DIFFERENTE.

Che...che cosa poteva essere?

Provava ancora un gran RABBIA, se pensava a lui. Ma...NON VI ERA PIU' ODIO.

L'odio non c'era più, adesso. Era SVANITO. SCOMPARSO. Insieme a tutte quante le altre sensazioni NEGATIVE.

Poteva, per quando fosse assurdo...

Poteva essere GRATITUDINE?

Gli era davvero GRATA, per quanto le aveva fatto?

Non era un'adulta srafottente e piena di sé, ora. La voglia di fare la SPAVALDA le era passata.

Era...era una RAGAZZINA, in quel momento.

Una MOCCIOSA, anzi.

Una mocciosetta IRRISPETTOSA e DISPETTOSA che aveva appena combinato una MARACHELLA di quelle BELLE GROSSE. A cui NON ERA POSSIBILE PORRE RIMEDIO.

Aveva spaccato qualcosa i cui cocci NON POTEVANO PIU' ESSERE INCOLLATI E RIMESSI ASSIEME. E la cosa peggiore era che AVEVA NASCOSTO IL MALFATTO, e che NON VOLEVA AMMETTERE ASSOLUTAMENTE LO SBAGLIO, ad ogni costo. E pertanto...

Pertanto era stata REDARGUITA A DOVERE. E le era stato impartito un DURO QUANTO SEVERO AMMONIMENTO. A suon di BOTTE SUL SEDERINO.

Le busse, ogni tanto...PORTANO UN BUON CONSIGLIO. Anche se é DURA, MOLTO MA MOLTO DURA riuscire a capirlo, In particolar modo quando la PELLE ANCORA TI BRUCIA.

Adesso era solo L' ORGOGLIO, a protestare. Nient'altro che IL PURO QUANTO SEMPLICE ORGOGLIO FERITO E DELUSO.

Così come era sempre quello a farle continuare a SGORGARE LE LACRIME DAGLI OCCHI.

Non c'entravano nemmeno più i POSTUMI DELLA SCULACCIATA.

Era solo l'orgoglio. Tutto qui.

Per quello...ci sarebbe voluto del tempo. Era sempre L' ULTIMO, a sistemarsi. Ma poteva GESTIRLO.

Con l'orgoglio...basta solo avere un sacco di PAZIENZA.

Finn, complice il pendio generato dal sollevamento della parte inferiore del dorso, era scivolato all'indietro fino a finirle all'altezza della zona compresa tra la porzione finale delle scapole ed il punto dove iniziavano i reni.

Si girò a guardarla.

“Te sienti mejo, ahora?” Le chiese, con voce decisamente più addolcita. “Ti senti meglio adesso, ragazza?”

“S...si” gli balbettò lei in risposta, dapprima con tono sommesso. “Si.”

“Muy bien. Allora...allora non c'é più bisogno che io stia qua sopra.”

Detto questo, le scese dalla schiena. Poi le girò attorno e le si piazzò davanti alla faccia.

“Che mi devi dire qualche cosa, por caso?” Le domandò.

“Io....io...scusami, Finn” Gli disse Maggie. “I – io...ti chiedo scusa.”

Per tutta risposta la piccola volpe del deserto, con volto impassibile, alzò la mano destra e le appioppò un marovescio che le riversò la testa tutta d'un lato.

“Ahio!!” fece la vice.

Raddrizzò quindi il collo, riportando il muso alla posizione originale. Mentre d'istinto si portò la mano alla faccia e prese a massaggiarsi la guancia appena colpita.

Per un istante rimase incredula. Giusto per un attimo. Poi, com'era prevedibile...volle risposte.

Su quell'ennesimo ceffone e sul perché se l'era dovuto prendere.

“M – ma c – che...”

“Questo por el modo in cui hai trattato tua madre” le disse lui. “E' A LEI, che dovresti chiedere scusa. Por quanto riguarda me...mi frega niente. Me ne faccio anche nulla, delle tue scuse.”

“Ah,si” aggiunse subito dopo, portandosi il dito indice destro sotto alla punta del mento, come a voler riflettere. “Anche per aver DISOBBEDITO AI MIEI ORDINI.”

“O – ORDINI?!”

Maggie era a dir poco stupefatta. E non solo per quello che il tappo aveva appena detto. E nemmeno per il fatto che, di colpo...AVEVA PRESO DI NUOVO A PARLARE NORMALE, perdendo il suo accento VAGAMENTE LATINO ED IMBASTARDITO CON DECINE DI ALTRI IDIOMI TRA I PIU' DISPARATI.

Come neanche un'ora fa. Come CON ZED.

Aveva smarrito, per strada oppure chissà dove, gran parte della sua CADENZA ISPANICA.

Gran parte, eh. NON TUTTA.

Non tutta...ma una COSPIQUA QUANTITA'. Questo si. Fatta debita eccezione giusto per qualche PREPOSIZIONE e qualche sparuto, isolato ARTICOLO.

Quello che, almeno in teoria...doveva costituire il suo MARCHIO DI FABBRICA.

Non ci stava capendo più nulla.

Ma...quel tizio PARLAVA PER DAVVERO COSI', oppure...

E non era l'unica cosa a non esserle chiara, in quel preciso momento. Nella fattispecie LA SECONDA, l'altro dettaglio che le rimaneva OSCURO ed INCOMPRENSIBILE...era proprio quello che le stava causando quel senso di sorpresa.

E cioé che questa volta, per quanto si sforzasse...non riusciva davvero a capire il senso del suo ultimo discorso. Dov'é che volesse andare a voler parare di preciso.

Finnick se ne accorse. E stabilì quindi di porvi pronto rimedio.

“Te avevo avvertita” le spiegò. “Te avevo detto chiaramente de NON COLPIRMI ANCORA. Ma tu hai voluto IGNORARE QUANTO TI HO DETTO. E hai preferito andare avanti a FARE DI TESTA TUA. Quel che ti é successo poi...é stata TUA DIRETTA RESPONSABILITA', cara la mia ZUCCHINA. TE LA SEI CERCATA, SIGNORINELLA BELLA. ED IN PIENO. Tienilo bene a mente, por la prossima volta. Si mai ce ne sarà una. Ma, detto tra noi...francamente NE DUBITO. Y SARA' MEGLIO MA MOLTO MEGLIO PER TE, se me lo lasci aggiungere.”

“M – ma...ma...” obiettò lei. “M – ma allora...quella volta dentro alla centrale...e...e p – poco prima, qui vicino al f- furgone...”

Finn sorrise. E fu un ghigno amaro.

“Mph. E tu credi davvero che saresti riuscita a colpirmi de tua spontanea volontà?” Le domandò, sarcastico. “Ma davvero ne sei convinta? Sei fuori strada, fanciulla. Ce l'hai fatta a farlo...solo perché IO TE L' HO PERMESSO. Non sei mai stata davvero in grado de farmi male, o de arrecarmi danno. Mai, neppure por una volta. Ne avevi il bisogno, e io...te ho ACCONTENTATA. TE L' HO LASCIATO FARE, tutto qui.”

“M – ma...”

“La prima volta che é accaduto me lo sono anche meritato, lo ammetto. Ho tirato decisamente TROPPO IN LUNGO, e troppo LA CORDA. Vi ho lasciati fin troppo rinchiusi dentro a quella TRAPPOLA DI FUOCO, e a momenti finivate ARROSTITI. A fare un bel FRITTO MISTO. Avevo trovato giustamente plausubile la tua reazione, e perciò te ho assecondata. Inoltre...eri puttosto SCOSSA. E ti credo, avevi appena visto LA MORTE IN FACCIA. Chiunque, e sottolineo CHIUNQUE...avrebbe fatto così. Idem por la VOLTA SUCCESSIVA. Eri completamente FUORI DI TE, prima. Ti hanno quasi ammazzata, a momenti. E come se non bastasse avevi appena visto il tuo RAGAZZO finire MASSACRATO DI BOTTE SOTTO AI TUOI OCCHI.”

Maggie si sentì AVVAMPARE, a quel termine.

“Ah!!” Esclamò il tappo, come in preda ad un'intiuizione improvvisa quanto illuminante. “Ti ho BECCATA, bella mia!! Sei ARROSSITA, non é vero?”

La daina, colta in pieno sul fatto, arrossì ancora di più. Stava letteralmente BRUCIANDO, ormai.

“Dì un po'...” le fece lui. “Ma é vero che a voi TIMIDI più vi dicono che state arrossendo, e PIU' ARROSSITE?”

“Finn...” gli rispose lei, semplicemente. “Falla...FALLA FINITA, per favore. Dacci un taglio.”

E c'era da crederle. Più che giustificata, come risposta. Ancora un attimo così e avrebbe rischiato L'AUTO – COMBUSTIONE SPONTANEA, come minimo.

“Ok, ok” disse il piccolo mammifero. “E comunque...QUESTO E' QUANTO. Le due volte che sei riuscita a colpirmi...ci sei riuscita perché IO TE L' HO CONCESSO. Mi sono LASCIATO COLPIRE, di mia SPONTANEA VOLONTA'. Avrei potuto EVITARE I TUOI COLPI QUANDO E COME AVREI VOLUTO. Avrei potuto USCIRE, ANDARE AL BANCONE DEL BAR DE QUEL PAZZOIDE DE TOBEY, FARMI UNA BIRRA, SCOLARMELA D' UN SOLO FIATO E TORNARE INDIETRO, nel tempo che ci avrebbero messo a RAGGIUNGERMI. E non mi avrebbero causato più DOLORE o FASTIDIO di quanto me ne avrebbe potuto causare UNA PUNTURA DE ZANZARA, da come hai potuto vedere prima e coi tuoi stessi occhi. Ho FATTO FINTA, puro e semplice. Perché ritenevo che tu avessi bisogno di SFOGARTI, in qualche modo. E anche per NON UMILIARTI. Per non farti rendere conto di quanto fossi INFERIORE. Dopotutto...CI AVEVA GIA' PENSATO QUELL'ALTRO TIZIO, a farlo. Ci aveva già pensato ZED. Ma, visti i risultati...quasi quasi me ne sono PENTITO. Forse...NON AVREI DOVUTO. Perché TE NE SEI APPROFITTATA SUBITO, credendo de essere PIU' FORTE e di potermi fare LIBERAMENTE TUTTO QUEL CHE TI PIACEVA E TI PAREVA. E questo...questo E' MALE. MOLTO, MOLTO MALE.”

“I – io...”

“Avresti dovuto FARTI BASTARE QUELLE DUE VOLTE, ragazza. Quando ti ho fatto quei due REGALI. Ed invece no. Ti ho dato UN DITINO e tu eri già lì che ti volevi PRENDERE TUTTO IL MIO BRACCIO. Non si fa, Magda. Sono cose che non si fanno, a casa mia.”

Vi fu un attimo di silenzio, in seguito a quella corposa ramanzina. Un silenzio pesante e soffocante come un cappa di PIOMBO con dentro una coltre di SMOG incorporata. Che fu rotto di nuovo da un ennesimo discorso da parte del fennec.

La ripetizione di una richiesta già fatta, a dirla tutta.

“Che mi devi dire qualche cosa, por caso?”

“Io...io...”

La vice parve titubare, per qualche istante.

“...G – GRAZIE, Finn.” gli disse, con tono quasi solenne. “...Solo questo. Volevo dirti SOLAMENTE QUESTO. GRAZIE.”

“Ora ti darò DUE INFORMAZIONI UTILI” le spiegò Finnick. Mentre le mostrava le prime due dita della mano destra, escludendo quella OPPONIBILE.. Ben stese e divaricate in modo da formare la penultima lettera dell'alfabeto. Oppure la QUART' ULTIMA, se mai si dovesse, volesse o si preferisse in qualche modo o per qualche motivo tener conto l'alfabeto ANGLOFONO.

“Tanto per cominciare...” annunciò, “...non mi risulta che io ti abbia dato il permesso di colpirmi, all'infuori delle due volte che te ne ho concessa l'opportunità. Quindi, la prossima volta che ti dico di lasciar perdere...vedi di OBBEDIRE, mi sono spiegato?”

“S – si.”

“Ottimo. Punto primo: NON AZZARDARTI MAI PIU' A FARLO, SE NON TE LO DICO IO DI FARLO. E' CHIARO?”

“C – chiaro.”

“Punto secondo...NON AZZARDARTI MAI PIU' A FARLO, SE NON TE LO DICO IO DI FARLO. E' CHIARO?!”

“V – va b – bene.” rispose lei, muovendo la testa su e giù per annuire.

“Ottimo” proclamò lui. “Allora...PACE FATTA, dunque.”

“Mi dispiace per quel ti ho fatto” le rivelò poi. “Non volermene. Oppure, nel caso tu decidessi de AVERCELA SUL SERIO con me...SENTITI LIBERA DI FARLO. ACCOMODATI PURE. A me NON IMPORTA. Quasi mi rincresce di aver dovuto fare quel che ti ho fatto, ma...era NECESSARIO. L'ho considerato...prendilo come un ATTO DOVUTO. Ci sono stato COSTRETTO. Tu, mi ci hai costretto.”

“I – io?”

“Si, esatto. Proprio tu, Magda. Te l'ho detto che ormai sei a tutti gli effetti la mia NUOVA ALLIEVA, no? E pertanto...la prima cosa che bisogna fare con un allievo é di SPEZZARLO. Ho dovuto SPEZZARTI. Ho dovuto SPEZZARE la tua volontà. Eri troppo PRESUNTUOSA, ragazza mia. Troppo sicura di te, e troppo convinta delle tue capacità. Fino a che un allievo Si sente così, fino a che é in preda di questa sottospecie di senso di SUPERIORITA'...non é possibile insegnargli alcunché. Non é possibile insegnargli NULLA. E' impossibile, improbabile riuscire ad inculcargli persino il concetto più semplice. Per il fatto che é convinto di SAPERE GIA' TUTTO QUEL CHE C'E' DA SAPERE, e di NON DOVER IMPARARE NIENT' ALTRO. Bisogna prima SMONTARLO. Togliergli di dosso tutto quello che SA o che CREDE, che é CONVINTO DI SAPERE. Solo allora...solo allora ASCOLTERA'. E ASCOLTERA' SOLO E SOLTANTO TE. Da quel momento in poi...SENTIRA' SOLO E SOLTANTO LA TUA VOCE. Perché avrà compreso che PUO' DAVVERO IMPARARE QUALCOSA. E che tu HAI DAVVERO QUALCOSA DA POTERGLI INSEGNARE.”

“Ho...ho capito.”

“Ora mi ASCOLTERAI?”

Maggie annui. Ancora.

“Ti...ti ASCOLTO” Gli disse.

“E tu...tu MI INSEGNERAI, allora?” Gli buttò li, subito dopo. “Vorrai...vorrai INSEGNARMI, adesso?”

“E' PROPRIO QUEL CHE STO FACENDO” fu la replica da parte del nanerottolo. “Sappi che HO GIA' INIZIATO, con te. Perciò APRI BENE LE ORECCHIE, da adesso in poi. Perché ti avverto che NON TE LE RIPETERO' PIU' UNA SECONDA VOLTA. Io ho UN SOLA PAROLA, E QUELLA E'.”

“Vedi...” aggiunse. “Io nel corso della mia vita mi sono scontrato ed ho affrontato autentici MACIGNI, lungo il mio cammino. Ho guardato dritto dritto negli occhi di autentiche BELVE, te lo assicuro. Talmente feroci e fameliche da poter essere considerate dei DEMONI, a tutti gli effetti. Ti posso assicurare che esistono e vi sono cose, a questo mondo...che persino IO LE TEMO, bambina. Zed...E' UNA DI QUELLE COSE. Tu...tu NON LO SEI, invece. O, per lo meno...NON LO SEI ANCORA. Se lo POTRAI DIVENTARE, o meno...beh, QUELLO DIPENDERA' TUTTO DA TE. Ma sappi che se arriverai a farmi PROVARE PAURA...allora, e solo allora POTRESTI AVERE UNA POSSIBILITA' DI POTER BATTERE ZED, per quanto REMOTA.”

“D – dici...dici d – davvero?”

“La vita é un bene prezioso, Nuts. E fino a prova contraria...ne abbiamo solo una. Non ce ne hanno fornita UN' ALTRA DI SCORTA. Putrtroppo. Devi imparare a NON GETTARLA AL VENTO PER NULLA, o SENZA MOTIVO.”

“M -ma Nick...” obiettò la daina. “Nick stava...stava...”

“Ed anche se a te pare che CI SIA, un motivo valido” la interruppe Finnick, “devi comunque FERMARTI. E RIFLETTERE UN ATTIMO. Comprendere se ne valga DAVVERO LA PENA. Perché una volta che INIZI A COMBATTERE, e hai ACCETTATO UN DUELLO...sappi che NON SI PUO' PIU' TORNARE INDIETRO. Solo LA MORTE porrà fine a quella disputa. O LA RESA. Ma...NON E' DETTO CHE L'ALTRO L'ACCETTI. Sta a LUI, DECIDERE. E soltanto a lui. Perché HA VINTO, e da quel preciso momento...LA TUA VITA NON E' PIU' TUA. Gli APPARTIENE, ormai. E PUO' FARCI QUELLO CHE VUOLE, E CHE PIU' GLI AGGRADA. E' IL TUO PADRONE, e tu...PUOI SOLO OBBEDIRE. E RASSEGNARTI.”

“Quando COMBATTI...” continuò, “se capisci che il tuo avversario é più debole di te...allora DISTRUGGILO SENZA ALCUNA PIETA'. Il VERO COMBATTENTE non si risparmia con NESSUNO. Il RE non divide neanche UNA BRICIOLA, dei suoi DOMINI. NON DEVE SPARTIRE ciò che POSSIEDE. Mai, nella vita. E non lo deve fare con ANIMA VIVA. E' INAMMISSIBILE. O, per dirla come faceva un vecchissimo ADAGIO...UN VERO LEONE NON SI RISPARMIA NEANCHE CONTRO UN MISERO CONIGLIO.”

“Anche se...” ammise, “...anche se di questi tempi é diventato assai difficile distinguere tra LEONI e CONIGLI. E spesso questi ultimi si dimostrano MOLTO ma MOLTO PIU' CORAGGIOSI DEL RE DELLA FORESTA. Ne ho visto qualcuno...ne ho visto qualcuno che é riuscito persino ad AVERE RAGIONE di mammiferi grandi e grossi almeno IL DOPPIO DI LUI. TRE VOLTE LUI. DIECI VOLTE LUI. Roba da NON CREDERCI.”

“Dici...dici sul serio?”

Finnick diede l'impressione di mordersi la lingua, tutto ad un tratto. Quasi come se si fosse dispiaciuto dell'ultima e più recente affermazione che aveva elargito.

Lo stava facendo ancora. Aveva preso di nuovo a PARLARE TROPPO. E stava finendo FUORI ARGOMENTO, tanto per cambiare.

Meglio tornare sulla DIRITTA VIA.

E AL PIU' PRESTO, anche.

“Dicono che l'esito di un incontro sia GIA' PREVISTO PRIMA ANCORA CHE ESSO COMINCI” le spiegò. “Ed in certo qual senso...le cose STANNO DAVVERO COSI'. Ma non devi dimenticare che ogni incontro, ogni battaglia...E' UNA STORIA A SE', ecco qual'é la verità. Ci sono troppe VARIABILI, troppi IMPREVISTI in gioco. Nessuno può prevedere COME FINIRA'. L'unica cosa che si può fare, che TU puoi fare, quando hai la fortuna o più che altro la SCALOGNA di trovartici in mezzo...é di NON LASCIARE NULLA AL CASO. Se ti rendi conto che il tuo avversario é PIU' DEBOLE...VA' AVANTI A COLPIRLO FINO A CHE RESPIRA E CONTINUA A DARE SEGNI DI VITA. E anche quando NON NE DA' PIU'...MOLLAGLIENE UN ALTRO PAIO PER SICUREZZA ANCHE MENTRE SI TROVA A TERRA E NON SI MUOVE. Così, giusto per STARE TRANQUILLI. Perché casomai quello si dovesse RIPRENDERE, se ne approfitterà per FARTI LA PELLE NON APPENA GLI VOLTI LE SPALLE. Anzi...magari é lì che si FINGE MORTO oppure SVENUTO. E NON ASPETTA ALTRO CHE TU GLI VADA A TIRO. E se invece scopri che quello che stai affrontando é invece PIU' FORTE...PREPARATI A SOCCOMBERE. E' questa, la LEGGE DELLA GIUNGLA. E' così, che vanno le cose. Sià LI' DENTRO che IN STRADA. E' così, che vivevamo NOI GUERRIERI.”

“Voi...voi GUERRIERI?”

“L'importante é accettarlo, Occhidolci. Qualunque cosa ti possa capitare. Persino L' INFERNO può diventare PIACEVOLE, se lo si accetta col giusto e corretto stato d'animo. E si sgombera la testa da tanti pensieri inutili e superflui. Vi possono essere ONORE e GLORIA persino nella SCONFITTA. Persino nella MORTE. Ci sono occasioni in cui, se ne vale la pena...una sconfitta può essere persino IMPORTANTE TANTO QUANTO LO E' UNA VITTORIA. O arrivare ad avere addirittura PIU' VALORE. Ma mettersi ad implorare o scongiurare un nemico per avere salva la vita, gettando NEL FANGO SIA SE' STESSI CHE IL RISPETTO PER SE' STESSI, e SPORCANDO LA NOBILTA' DI UN DUELLO PUR DI SCAMPARLA IN OGNI MODO...”

Scosse la testa.

“No” fece. “Così risulterà una morte INUTILE. Non vi sono NE' ONORE NE' TANTO MENO GLORIA, in una fine simile. Sorry.”

La guardò, rimanendo in silenzio per un attimo.

“Poco fa ti ho BATTUTA” riprese. “E quindi...RECLAMO IL MIO BOTTINO DI GUERRA. E ho deciso che sarà IL TUO CORPO, la mia giusta ricompensa. Io ti ho SOTTOMESSA, e tu hai scelto di ARRENDERTI. E quindi...ora APPARTIENI A ME. Ti ho FATTA MIA.”

Maggie rimase a fissarlo, con un'espressione stranita quanto sconcertata.

“Haw” le fece lui con un gesto della mano, ben comprendendo il suo sgomento. “Intendiamoci, eh. Non intendo dire certo in senso BIBLICO. Quello...é un piacere che riservo ad una CERTA PERSONCINA. E credo proprio che tu SAPPIA BENISSIMO di chi sto parlando, e a chi mi riferisco. E NON CHE MI INTERESSI PIU' DI TANTO LA FACCENDA, a dirla tutta. Sai, chica...in tutta onestà ti considero UN BEL BOCCONCINO. E VEDI DI NON AVERTENE A MALE, visto che sei una PREDA. Per il mio socio VAI PIU' CHE BENE, ci mancherebbe. Ma per SODDISFARE il QUI PRESENTE...occorre BEN ALTRO, ragazza mia. Piuttosto punterei di più su UN BEL GIRO DI GIOSTRA CON LA TUA CARA MAMACITA.”

La daina era talmente stupefatta che non rimase nemmeno scandalizzata, da qel che aveva appena udito. E nemmeno la colpì il fatto che qualcuno potesse trovare SUA MADRE più appetibile di quanto non fosse lei.

Così come non aveva mai preso in considerazione l'idea o l'eventualità che sua madre potesse RIFARSI UNA POSSIBILE VITA. Almeno dal punto di vista SENTIMENTALE.

L'idea che potesse avere un nuovo PARTNER, o COMPAGNO. Anche solo OCCASIONALE.

Un nuovo compagno che NON FOSSE...

Maggie non ci aveva MAI PENSATO, in tutti questi anni alle prese con la sua ASSENZA. In tutti questi anni dove LUI...dove lui NON C'ERA.

Non c'era PIU'.

In tutti questi anni dove lei aveva dovuto fare i conti con la sua MANCANZA. E NON SOLO LEI, a dover essere sinceri fino in fondo.

Ma in fin dei conti...in fin dei conti sia Finn che la sua genitrice erano molto più affini per età, anche se di specie DIVERSE. Anche se non le era ancora ben riuscito di intuire QUANTI CAVOLO DI ANNI potesse davvero avere quel dannatissimo tappo chiacchierone e ciarliero.

Già detto e ripetuto. La bassezza...INGANNAVA.

Inoltre...nessuno l'aveva mai vista o le si era mai rivolto a lei in QUESTI TERMINI. Anche se il piccoletto non era certo NUOVO, a questo tipo di COMPLIMENTI.

Nel frattempo, il piccoletto aveva ripreso per l'appunto a far andare la propria lingua. E lei decise di rimettersi all'ascolto, finendo per ignorare tutte le sue più recenti considerazioni.

“Ora SEI MIA” le disse. “Ma...C' E' UN PROBLEMA.”

Lo osservò, con aria interrogativa. Come a volergli domandare in cosa potesse costituire il problema in questione. Anche se non aveva certo il coraggio di porgliela per davvero, quella domanda. E neanche LA VOGLIA, a dirla tutta.

Ironia della sorte, lui la anticipò.

“Il problema sarebbe che il tuo corpo é di MIA PROPRIETA', ora” le ripeté, pur con termini differenti ma di identico significato, nella sostanza. “Ma ti devo informare che NON ME NE FACCIO NULLA, di un corpo così DEBOLE. Non ha RESISTENZA. Non ha FIATO. Non ha TENACIA, né FORZA DI VOLONTA' SUFFICIENTE. E nemmeno OSTINAZIONE. Per farla breve...é un vero DISASTRO, fanciulla. Così com'é...NON LO VOGLIO. NON MI INTERESSA. Non mi interessa AFFATTO. Per nulla.”

“Devi diventare PIU' FORTE” annunciò. “Dovrai DIVENTARE PIU' FORTE DI COSI'. Dovrai diventare MOLTO MA MOLTO PIU' FORTE DI QUANTO TU SIA MAI STATA FINO AD ORA. Solo quando lo sarai diventata...solo allora PASSERO' A RISCUOTERE QUANTO MI E' DOVUTO. E quanto MI DEVI.”

“P – più...più forte?!” Escalmò lei. “M – ma come...come posso...come posso fare?!”

“Devi TROVARLO DA TE il modo, Bambi. Io ti posso solo dare quelle DUE O TRE DRITTE GIUSTE, e così ho fatto. Per il resto...TI DEVI ARRANGIARE DA SOLA. Devi CERCARTELA TU, la soluzione giusta su misura. E che FACCIA AL CASO TUO. Ma ti voglio avvertire: spesso ci affanniamo a cercare la risposta IN LUNGO ED IN LARGO, convinti che sia CHISSA' DOVE. E poi, d'improvviso...ci accorgiamo che invece si trova proprio SOTTO AI NOSTRI OCCHI, ed era più SCONTATA di quanto non apparisse all'inizio. La risposta...spesso sta nella SEMPLICITA'.”

“M – ma c – che significa questo, scusa? I – io...io ti giuro c – che...che NON CAPISCO. Non...non ti capisco proprio.”

“Ecco, appunto. E io cosa ne so?” Saltò su Finn. “Cosa vuoi che ne sappia? Io ti ho dato un consiglio. Ora sta a te interpretare, cara la mia CAPOCCIONA. Anche questo fa parte DEL COMPITO CHE TI HO ASSEGNATO.”

“Diventa PIU' FORTE, Emme” le ribadì ancora. “E se non vuoi farlo per TE STESSA...allora vedi di farlo ALMENO PER ME.”

“P – per te?” Gli disse. “P – PER TE, hai detto?!”

“Yeah” confermò lui. “Hai capito bene. PER ME. Perché tieni presente che il tuo corpo, da ora in poi...E' ANCHE MIO. E' anche IL MIO. Quando ci siamo AFFRONTATI, anche se per poco...anche se solo per un breve attimo...abbiamo MISCHIATO LA NOSTRA CARNE ed ANNUSATO A VICENDA IL NOSTRO SANGUE, mentre esso RIBOLLIVA per poi FUORIUSCIRE DA NOI, insieme al nostro RESPIRO ed al nostro SUDORE che SCORREVA COPIOSO. E quando le nostre MANI, i nostri PIEDI e i nostri DENTI hanno COZZATO contro alle nostre PELLI...in quel preciso momento io e te siamo entrati in COMUNIONE. I nostri due SPIRITI e le nostre due ANIME...si sono TOCCATE. La tua vita, e la mia...CONGIUNTE, si sono. Io SONO TE, e tu SEI ME. Siamo UNA COSA SOLA, da adesso e PER SEMPRE.”

“Io...io NON LO SO, come fare” gli confessò la giovane agente, mentre si era messa a scuotere ed ondeggiare ripetutamente il capo in segno di diniego. “Non lo so. Non ne ho idea. Non ne ho la benché minima idea.”

“...Davvero?” Obiettò Finn. “Tu ne sei davvero sicura?”

“T – ti ho detto...” gli ribadì la daina. “...T – ti ho appena detto che non...”

“Ma ne sei davvero SICURA SICURA SICURA?” La stoppò al volo il minuscolo mammifero, senza nemmeno concederle il lusso di finire il discorso.

“Secondo il mio modesto quanto umile parere” spiegò, “tu LO SAI BENISSIMO, quel che devi fare. Devi solo RICORDARTELO, mia cara. Anzi...FARESTI MEGLIO a ricordartelo, tesoro di zietto. Farai meglio a fartelo riafforiare dalla memoria a fartelo tornare ben presente ma soprattutto NEL PRESENTE. Nel TUO presente, perché sarà tanto meglio per te. Molto, ma molto meglio, te lo garantisco. Ne va della TUA VITA, fanciulla. OGGI come IN FUTURO.”

Detto questo si girò su sé stesso di centoottanta gardi precisi e iniziò ad allontanarsi, dandole inspiegabilmente le spalle.

“Ehi!!” Gli gridò dietro la vice. “A – aspetta!! M – ma...ma dove vai? Dove te ne stai andando?!”

“Te l'avevo detto che AVEVO DA FARE” le rispose il fennec, senza smettere di camminare. “E tu, con la tua IMPROVVISATA FUORI PROGRAMMA...mi hai già fatto PERDERE FIN TROPPO TEMPO.”

“F – fermati!!” Insistette lei, tentando di allungare un braccio nella sua direzione. “Fermati, ho detto!!”

Finnick fece ancora qualche passo in avanti. Poi, dopo essersi bloccato, si voltò a scrutarla con la coda dell'occhio. E pronunciò qualcosa di STRANO.

Di VERAMENTE STRANO.

“Ti ho SOGGIOGATA” mormorò, a mezza bocca e denti stretti. “Ora le tue membra non potranno che ascoltare la mia voce, e la mia voce soltanto. Che a te piaccia oppure no. Alzati solo quando avrò guadagnato abbastanza terreno.”

“Anzi...”si corresse subito dopo. “...A volerla dir tutta CI HO RIPENSATO. Alzati solo QUANTO TE LO DIRO' IO.”

Riprese a dirigersi in avanti. Per destinazione o con intenti entrambi ignoti.

“A...aspetta!!” Urlò lei. “Aspetta, ho detto!! Cosa...”

Fece per alzarsi. Ma, con sua enorme sorpresa...scoprì che il suo corpo SE NE ERA RIMASTO LI' DOV'ERA.

Aveva immaginato di rimettersi in piedi. Aveva prefigurato chiaramente il movimento che aveva intenzione di compiere, in ogni sua fase.

Poggiare le piante delle proprie zampe inferiori sul pavimento. E da lì usarle come trampolino, piegando e contraendo di riflesso i GARRETTI per issare il resto dei propri arti inferiori, passando da prima per i polpacci. E poi far scivolare le rotule sui loro cuscinetti naturali forniti e rappresentati dai menischi, per trasferire l'impulso nervoso e motorio ai quadricipiti ed ai bicipiti femorali. Ed infine...tirarsi su.

La cosa più semplice del mondo, almeno in apparenza. Un meccanismo consolidato e collaudato, a prima vista. Con alle spalle secoli, millenni di utilizzo sicuro e comprovato.

Alla pari di CAMMINARE. Di BERE. Di NUTRIRSI. Di DORMIRE. Dell' ANDARE IN BAGNO. E del RIPRODURS...

Ok, ci si é senz'altro capiti.

Una garanzia. Che non aveva mai lasciato delusi chiunque e tutti coloro che avevano deciso di farne ricorso ed impiego. Vuoi per necessità oppure bisogno. O per puro desiderio di farlo e basta, indipendentemente dalle ragioni che potevano spingere a compiere il gesto.

Tanto era vero che per un istante, quasi...si era immaginata di AVERLO GIA' FATTO.

Si era prefigurata di aver già raggiunto la posizione ERETTA. Almeno con la MENTE e con il PENSIERO.

Eppure...lei non ce l'aveva fatta. NON QUESTA VOLTA, almeno.

Maggie VOLEVA. Voleva tirarsi su. Il suo CERVELLO lo voleva fare. Ma il suo CORPO, però...

Il suo corpo NO.

Il suo corpo...NON LE STAVA AFFATTO OBBEDENDO.

“M – ma...ma che...” disse, sconcertata.

Sembrava fosse diventato una cosa totalmente ESTRANEA. ALIENA. Nonostante condividessero lo stesso ORGANISMO, la medesima FORMA DI VITA. Nonostante facessero parte di un UNICO ESSERE VIVENTE.

Non aveva mai assistito ad una cosa o ad un evento simile.

Di solito si tende a considerare sia la mente che il corpo come PASSEGGERI DI UN UNICO TRENO. Di uno stesso SCOMPARTIMENTO.

Viaggiano a BRACCETTO, di PARI PASSO. Ma in quel preciso momento...

In quel preciso momento se li sentiva SEPARATI. DISSOCIATI l'uno dall'altro. Su CORSIE o BINARI opposti e divergenti, che si stavano allontanando sempre di più tra loro.

Se lo sentiva intorpidito, rilassato. Ma di una rilassatezza fuori luogo, innaturale. E pertanto...oltremodo INQUIETANTE.

Lo percepiva OVATTATO, pesante. Come se l'avessero buttata per davvero in una vasca o un recipiente stra – pieno zeppo fino all'orlo di COTONE STERILE ed IDROFILO, fino a farcela AFFONDARE PER INTERO.

Aveva i muscoli, i tendini ed i legamenti come avvolti da decine e decine di PANNI E STRACCI BAGNATI e quindi RESI PESANTI. Come quelli intrisi dall'umidità dopo essere stati stesi la sera prima al termine del bucato. E reduci dall'esser stati alle prese con l'umidità e la bruma della notte appena passata e del primo mattino. In una lotta accesa e serrata da dove non erano certo usciti vincitori, visto che non erano ancora asciutti. E nemmeno dimostravano di possedere la parvenza di esserlo, dato che il sole non era ancora sorto a render loro giustizia e a risolvere la situazione coi suoi caldi e bianchi raggi.

Lo stesso si poteva dire del braccio che aveva alzato in precedenza nel tentativo di richiamare il fennec, che nel frattempo le si era afflosciato al suolo. Talmente ammosciato da non riuscire nemmeno più a contrastare e a vincere la forza di gravità e di attrazione del proprio pianeta di origine. Quel tanto che bastava per tenerlo alzato e parallelo al terreno.

Sembrava che un buontempone, per costringerlo a riabbassarsi, gli avesse versato addosso una SECCHIATA o una BADILATA di CEMENTO o di CALCE A PRESA RAPIDA, appena prelevati dal CESTELLO A RULLO di una BETONIERA PORTATILE. Di quelle che vanno sempre, e che iniziano a macinare ed impastare non appena le accendi, una volta montate ed opportunamente sistemate.

I suoi tessuti, e o scheletro che avvolegevano...erano come FREDDI, INANIMATI. Quasi quanto quelli di un MORTO. Di un CADAVERE BUONO PER UNA SALA MORTUARIA o di UN OBITORIO.

Un brivido la percorse da capo a piedi. Segno inequivocabile che era ancora VIVA, pur non avendo più alcun tipo di controllo su sé stessa.

E meno male. Altrimenti...

Altrimenti non vi sarebbe stata più alcuna differenza tra lei ed un DEFUNTO VERO E PROPRIO.

Il suo corpo non obbediva. NON A LEI, almeno.

Non le obbediva.

Possibile che...possibile che avesse preso davvero ad obbedire...possibile che avesse davvero preso a DAR RETTA A QUALCUN ALTRO?

Finn le aveva detto di non muoversi fino a nuovo ordine, che le piacesse oppure no. Fino a che non le avesse detto di ricominciare a muoversi.

Fino a che non glielo avesse permesso lui, di ricominciare a farlo come prima.

Ma era a LEI che si era rivolto, oppure...

Oppure si era rivolto direttamente AL SUO CORPO?

Era davvero possibile?

Era davvero possibile, una cosa del genere?

Finn, quell'ordine perentorio...lo aveva rivolto AL SUO CORPO.

Al suo corpo, NON A LEI. E quest'ultimo...

Quest'ultimo AVEVA OBBEDITO. Ed era rimasto PARALIZZATO.

Di più. Si era praticamente PARALIZZATO DA SOLO.

Era ASSURDO. A dir poco assurdo.

Era pur vero che alcune prede tendevano a trovarsi ancora in soggezione, se si trovavano di fronte ad un predatore.

Per via di quel TACITO LEGAME che accomunava chi DIVORAVA con chi VENIVA DIVORATO.

Lo stesso che in precedenza l'aveva quasi convinta ALL' INERZIA. All' ABBANDONO. A LASCIAR PERDERE ed a LASCIARSI ANDARE, mentre Finn l'aveva MESSA SOTTO.

Le prede, coloro che stavano nelle PARTI BASSE e CADETTE della CATENA ALIMENTARE divenatavano di colpo IMPACCIATE, ESITANTI. Nel peggiore dei casi si BLOCCAVANO, incerte sul da farsi.

E quelli che invece stavano IN CIMA, alla suddetta catena, lo sapevano benissimo. E perciò si ADEGUAVANO.

E proprio per questo evitavano di assumere atteggiamenti troppo AGGRESSIVI, o di MOSTRARE I DENTI. Oppure di guardarle dritte in faccia. Poteva risultare INOPPORTUNO. Nonché alquanto INDELICATO, per giunta.

Era naturale. Ormai i mammiferi si erano civilizzati, nessuno mangiava più nessuno. Ma certi istinti...

Certi istinti erano ancora piuttosto duri, da debellare. Proprio perché erano in voga da tempi immemori. Come L' ALZARSI IN PIEDI, per l'appunto.

Si ricordò che le era accaduto anche con Nick, la prima volta che si erano incontrati e parlati.

Durante quel fatidico primo giorno. Il giorno della sua entrata in servizio, doveva le aveva intimato di alzarsi e l'aveva affrontata muso a muso istruendola a dovere sulle nuove direttive e sul nuovo corso da intraprendere. INSIEME A LUI.

Il suo sguardo, e quei suoi occhi...e soprattutto QUELLO CHE SI AGITAVA SENZA SOSTA AL LORO INTERNO, nel PROFONDO...

Tutto quell'insieme avevano finito col RAPIRLA.

L'aveva CONQUISTATA già allora, e senza nemmeno saperlo. Senza neanche rendersene conto. Ma qui...

Qui era DIVERSO.

Con Nick aveva deciso di assecondarlo di buon grado, perché aveva saputo tirarsela dalla sua parte. Anche se in maniera un po' spiccia e decisa. Sin troppo, anche se non certo brutale.

Con Finn, invece...sin dal principio a lui non aveva mai avuto la benché minima intenzione di dare retta. Non ad uno come quello. Nossignore. Nella maniera più assoluta.

Non ad uno così. Mai, nella vita.

Eppure, adesso...non poteva farne proprio a meno.

IL SUO CORPO, non poteva farne a meno.

Non aveva senso.

Sembrava sotto l'effetto di una MALIA.

Di una MAGIA.

Il piccolo folletto dalle lunghe orecchie dovette intuire i suoi pensieri, in qualche modo. Forse perché erano talmente evidenti che li si poteva intuire e decifrare senza che nemmeno avesse il bisogno di enunciarli per mezzo della propria voce.

Fece un'altra decina di passi e poi si rivoltò ancora.

“Allora, chica” le chiese, con aria quasi divertita. “Secondo te...COS' E'? Cosa può essere? Vediamo se INDOVINI.”

Maggie rimase come inebetita.

“C – cos'é...cos'é cosa, scusa?” Domandò.

Non poteva muoversi. Ma almeno il dono della parola le era rimasto.

“Mph” le fece lui, con un sorrisetto quasi perfido. “Quello che NON TI FA MUOVERE. Che non ti permette di farlo, Bellegambe. Che ti fa rimanere bloccata nel punto dove sei.”

“Avanti, rispondimi” la incalzò. “Che cos'é, secondo te? Un INCANTESIMO, forse? Oppure si tratta davvero di MAGNETISMO ANIMALE? O, magari...non é altro che FIFA E BASTA, la tua? Ahr, ahr, ahr!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

E anche per questo mese ce l'abbiamo fatta, dai.

Che dire...é un periodo piuttosto incasinato. E faccio davvero fatica a rispettare il termine di UN EPISODIO AL MESE che mi sono imposto fino ad adesso.

Da parte mia potete avere una promessa. E cioé il massimo impegno per mantenere la parola data.

Su questo potete dormire sonni tranquilli, ragazzi.

Se poi dovesse succedere che qualche volta ci sarà un LIEVISSIMO RITARDO rispetto al consueto...beh, almeno ne sapete la causa. Non abbiatene a male, mi raccomando.

Non ho alcuna intenzione di mollare. Voglio ASSOLUTAMENTE portare a termine questa storia, e vi garantisco che ce la farò. Ad ogni costo.

Non importa quanto ci vorrà.

E veniamo a questo episodio.

Sentiamo un po'...SORPRESI, forse?

Io vi assicuro che lo sono. E parecchio, anche.

Si comincia esattamente dove avevamo finito la volta scorsa, e sotto certi versi...é anche PEGGIO.

Col nanerottolo sempre più ARRAPATO ed INGRIFATO, al punto che si inizia davvero a temere per la virtù di Maggie.

Io avevo paura che se la PRENDESSE LI', sul posto!!

Ed invece...nel giro di un istante CAMBIA TUTTO.

Finnick...TORNA AD ESSERE DIO, ragazzi.

Improvvisamente perde la parlata strana, i modi da pazzo...e si trasforma in un autentico MONUMENTO ALLA TOSTAGGINE. Che si spara UNA POSA MITICA DIETRO ALL'ALTRA e snocciola frasi che, per un appassionato dei film d'azione vecchio stampo quale é il sottoscritto...sono roba da CAZZO DURO ISTANTANEO (ok, scusate. Ho esagerato. Ma parlando di vecchi film action anni 80...le IMPRECAZIONI e le VOLGARITA' sono d'obbligo).

Davvero INCREDIBILE. Ma...lo SAPEVO.

Sapevo che ci si sarebbe arrivati, prima o poi. Era proprio quel che cercavo.

Scava, scava e scava...alla fine, una volta esaurita la STUPIDERA, ha iniziato a venire fuori la vera ESSENZA di questo personaggio.

E mi ha investito come un TIR.

Credetemi se vi dico che mi sento come se lo SBERLONE che ha preso Maggie...me lo fossi BECCATO IN PIENO PURE IO.

BASTA SCHERZARE.

Ecco ciò che significa quello schiaffo.

Val bene ridere e sputare IDIOZIE, ma...quando c'é da FARE SUL SERIO, il buon vecchio Finn é pronto anche per quello. E non si tira certo indietro.

Abbiamo appena iniziato a togliere la scorza, la crosta. E abbiamo avuto una parvenza, un breve assaggio della GRANDIOSITA' e dell' IMMENSITA' di questo personaggio. Che resta il mio CAPOLAVORO, non mi stancherò mai di ripeterlo.

Ha un potenziale a dir poco IMMENSO, persino superiore a Nick sotto certi versi. E adesso...adesso sta iniziando a VENIRE FUORI, piano piano.

E niente DOPPI SENSI, eh!

Ricordatevelo. Anzi...RICORDIAMOCELO. Che mi ci metto pure io, nel mucchio.

Con Finnick...NON ABBIAMO ANCORA VISTO NIENTE.

FIDATEVI.

Ed infatti...NON E' ANCORA FINITA.

Il meglio me lo sono tenuto per L' ULTIMISSIMA PARTE. Che...lo so, doveva essere QUESTA. Ma...c'é stato un PIIICCOLISSIMO CAMBIO DI PROGRAMMA.

Tanto per cambiare. Lo so cosa state pensando. E avete ragione. Ragione piena.

La prossima sarà davvero L' ULTIMA PARTE. Ve lo giuro. Poi...si tornerà a Nick, che deve assoltamente RITORNARE DELLA PARTITA.

Tra meno di tre giorni ci sarà lo scontro decisivo. E lui...NON PUO' DI CERTO MANCARE!!

Ed in tal proposito...tornando al DISCORSO FINNICK, il prossimo capitolo sarà ancora più PAZZESCO.

I casi sono due. O vi MANDERA' AI MATTI...o sarà la volta buona che PERDERO' TUTTI I LETTORI.

Sarà interessante vedere cosà accadrà. E che cosa ne PENSERETE, soprattutto.

Ma vi voglio avvertire di una cosa, però. Anche se la prossima puntata sarà una continuazione diretta delle precedenti...AVRA' UN TITOLO DIVERSO.

Sorpresi? Di nuovo? Pure io.

Ma sappiate che non potevo fare diversamente.

Vedrete...

Passiamo ora all' ANGOLO DELLA COLONNA SONORA. Che era un bel pezzo che mancava, da queste parti.

Per questa volta volevo ricorrere ad un brano molto particolare. Particolare perché proviene da un VIDEOGIOCO (altra mia grande passione. Anche se negli ultimi periodi vuoi per il lavoro, vuoi per gli impegni, vuoi perché se ho a disposizione un attimo libero preferisco SCRIVERE...si é un po' affievolita. Ma sono sempre sul pezzo, almeno per quanto riguarada le uscite).

Dal momento dello SCHIAFFO in poi...ascoltatevi SCARS OF TIME di Yasunori Mitsuda.

E' il tema di apertura di quel CAPOLAVORO SENZA TEMPO che corrisponde al nome di CHRONO CROSS. Che sto rigiocando in questi giorni.

Dopo la bellezza di VENT'ANNI.

Si apre con un poema, che cercherò di tradurvi dall'inglese (per quel che posso, visto che a tradurre sono una BESTIA).

 

...Da dove é iniziato tutto questo?

Quando i meccanismi del destino hanno iniziato a muoversi?

Al momento é impossibile cogliere la risposta,

dal profondo dei flutti del tempo...

Una cosa é certa, però.

Così tanti ne abbiamo amati, e così tanto li abbiamo odiati,

abbiamo ferito gli altri e siamo stati feriti a nostra volta,

anche quando correvamo come il vento,

e riecheggiava il suono delle nostre risa,

sotto i cerulei cieli...

 

E subito dopo parte UNA DELLE PIU' BELLE MUSICHE MAI ASCOLTATE. Almeno A MEMORIA DI ESSERE VIVENTE.

La più bella in assoluto? No.

Quel primato appartiene ad un pezzo di un altro capolavoro della Squaresoft, SECRET OF MANA. E ci arriveremo, prima o poi. Visto che ho intenzione di metterla come accompagnameto ad un prossimo capitolo, più avanti.

Bei tempi, quelli. Dove di fatto, e mi si perdoni la schiettezza...

I giapponesi LA FACEVANO IN TESTA A TUTTI.

Non c'era storia. La Square veniva dai grandi RPG per Super Nintendo. Un certo FINAL FANTASY VI, e poi CHRONO TRIGGER, e SECRET OF MANA.

Sulla neonata PS1 della Sony ha poi continuato la tradizione.

Il già citato CHRONO CROSS, i FINAL FANTASY dal VII al IX, i due SAGA FRONTIER, XENOGEARS...senza contare il nuovo episodio della serie LEGEND OF MANA e la riedizione dei vecchi FF e di CHRONO.

E mi sono limitato ai giochi d'avventura, i miei preferiti. Ma la lista sarebbe LUNGHISSIMA.

Erano...INARRIVABILI, punto. E lo sono ANCORA ADESSO, quando si mettono in testa di realizzare un gioco come si deve e non si perdono per strada. Come troppo spesso succede, in questi ultimi anni.

Prima di chiudere, occupiamoci dei consueti ringraziamenti.

Un grazie a DANYDHALIA, hera85, Devilangel476, Sir Joseph Conrard e Plando per le recensioni all'ultimo capitolo.

Poi ad EnZo89 per la recensione al capitolo 67.

Ed infine RyodaUshitoraIT per le recensioni ai capitoli 26, 27, 28, 29, 30 e 31.

Un' ultimissima cosa.

GRAZIE A TUTTI, RAGAZZI.

DI CUORE.

Siamo...siamo oltre le SEICENTO RECENSIONI!!

Stiamo toccando livelli da RECORD.

Ma...sshh. Non diciamolo in giro, eh. Continuiamo a tenere il basso profilo, che é meglio.

Che se MI MONTO LA TESTA...allora E' FINITA PER DAVVERO.

Scherzi a parte...GRAZIE ANCORA.

A TUTTI QUANTI.

E' bello vedere che l'impegno ripaga SEMPRE, in qualche modo.

Grazie a tutti voi...AMICI.

 

Alla prossima, e...

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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