Film > La principessa e il ranocchio
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Autore: EmilyG66    28/02/2020    0 recensioni
Dopo due anni dalla propria dipartita Facilier nota con piacere che niente sembra essere cambiato a New Orleans. I suoi “amici” dell’aldilà lo hanno liberato dalla prigionia, poiché senza di lui non riuscivano ad ottenere abbastanza anime, ed un nuovo patto è stato sigillato.
Lo stregone voodoo però non ha alcuna intenzione di passare tutta la vita al servizio degli spiriti Loa e troverà una scappatoia servendosi ancora una volta di Charlotte La Bouff.
Lei desidera ardentemente trovare il Vero amore che i suoi soldi non possono comprare ed essere riconosciuta come una principessa di qualsiasi genere, Facilier invece brama il potere e denaro a palate.
Non vi sembra il principio di un ottimo affare?
I personaggi non appartengono a me ma alla Disney.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlotte La Bouff, Dottor Facilier, Eli La Bouff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Facilier camminò in direzione della ragazza incredula ed immobilizzata sul posto.

Era quello il reale potere di Facilier?

Con ancora il volto dipinto egli parlò.

-Ti avevo detto di non uscire stasera, perché non hai voluto darmi retta? -chiese aspro gongolando interiormente per aver vinto quel piccolo scontro fra di loro.

I suoi tarocchi erano infallibili.

Lottie non lo smentì, troppo scioccata da quello a cui aveva appena assistito.

Lo stregone si fermò una volta che le fu davanti ma questa non indietreggiò. Per un momento il bokor credette di aver distrutto la fiducia della miss costruita con tanto sforzo e che ora lei avesse paura di lui.

Fece dunque per rimuovere il teschio dal proprio viso e tranquillizzarla quando lei inavvertitamente lo abbracciò con slancio.

L’uomo respirò un po’ più velocemente irrigidendosi sorpreso mentre la sentiva tremare contro di sé.

Sì, l’aveva senz’altro spaventata. Povera piccola...

-Facy!… -le uscì con voce tremula ma sollevata nello stringerlo stretto.

Facy? Ripeté nella sua mente l’uomo ombra prima di scuotere la testa disgustato dal bizzarro soprannome.

Ok avrebbero dovuto senz’altro parlare di “quello” in seguito.

Sollevò il capo osservando il cielo scuro e sbuffando silenziosamente per ciò che stava per fare avvolse le braccia intorno alla sua dolce metà.

-Va tutto bene piccola, non sono arrabbiato. -confermò.

La principessina di papà, dispiaciuta per il litigio, alzò il volto dal petto del marito e lo guardò in viso.

Con un po’ d’incertezza allungò la mano su quel teschio disegnato, come se temesse di sentire vere ossa sotto le dita e si prese il suo tempo per guardarlo bene.

Gli occhi d’ametista risaltavano così tanto ora...e lei credette che fossero quasi amorevoli nei suoi riguardi, ma la sua di fatti era solo una sensazione.

Scostandole la mano Facilier si disfò con semplicità della pittura passandola nuovamente sul cappello, e la giovane parve memorizzarlo nuovamente prima di alzarsi sulle punte per poi baciarlo lentamente.

Come poteva aver avuto timore di lui? Era pur sempre suo marito dopotutto.

Lo stregone ricambiò i suoi affetti e un’improvviso acquazzone estivo irruppe su di loro.

Rimasero lì incuranti della pioggia per diverso tempo a scambiarsi il respiro.

 

Dopo un po’ un’auto svoltò nella loro direzione suonando il clacson.

I due amanti si voltarono bruscamente interrotti e si resero conto che l’autista era finalmente arrivato.

-Andiamo a casa. -propose l’uomo ombra guidando la moglie, che sorrideva di nuovo, alla vettura con una mano posatale dolcemente in vita.

Entrambi bagnati come pulcini salirono in macchina e la biondina mise fin da subito il capo a riposare sulla spalla del compagno completamente rilassata dal contatto, dopo pochi minuti si addormentò.

Il dottore le drappeggiò un braccio intorno ancora una volta, posò la guancia sui capelli umidi e dorati della ragazza e sfregò poi intimamente la mano contro la sua spalla.

Con Lottie di nuovo fra le proprie braccia si sentiva già meglio e la sensazione di fastidioso tormento era ormai dimenticata.

 

Quando aveva lasciato la riunione d’affari senza dire una parola al signor La Bouff l’auto aveva deciso di non voler collaborare e si era già fermata diverse volte.

Ipotizzando che avrebbero tardato Facilier mandò dunque la propria ombra a controllare la situazione a teatro, quello che successivamente gli venne riferito non lo rese felice...per niente.

Apparentemente sembrava che Lottie fosse in compagnia di due persone, per di più sconosciute a lui e alla sua oscura proiezione, e pareva proprio che questi uomini stessero importunando sua moglie.

L’ombra fu spedita nuovamente dalla ragazza ed un furente quantomeno irrequieto stregone abbandonò auto e autista per raggiungere la donna.

Non avrebbe mai ammesso ad anima viva o morta che fosse preoccupato.

...

Arrivarono a villa La Bouff senz’alcun intoppo che aveva smesso di piovere da un po’, l’uomo ombra scese dalla vettura e prendendo la dormiente miss in braccio la portò a casa.

Come una bambina piccola, una volta varcata la soglia della loro camera da letto, la spogliò dagli abiti bagnati e le mise il primo indumento da notte che trovò facendo particolare attenzione a non svegliarla.

Dopodiché il bokor la mise sotto le coperte e la raggiunse in breve tempo.

 

Al mattino un bel sole inondò coi suoi raggi la camera da letto dei due coniugi preannunciando l’inizio di un nuovo giorno.

La luce intensa destò miss La Bouff la quale con un grugnito poco principesco sollevò una mano per proteggersi gli occhi appena aperti ed immediatamente già richiusi.

Dov’era la maschera che usava sempre per dormire? Perché non era stata svegliata dolcemente e in particolar modo da suo marito?

Si girò infastidita dall’altra parte voltando le spalle alla finestra e facendo sghignazzare così Facilier accanto a lei svegliatosi poco prima.

A quel suono la principessina di papà si strinse come d’abitudine allo sposo imponendosi di aprire nuovamente gli occhi assonnati.

Dapprima ebbe una visione sfocata dell’uomo che amava ma man mano che sbatteva le ciglia la stanchezza si dissipava rendendola più lucida.

Lo stregone era disteso sotto le coperte che lo avvolgevano attorno ai fianchi e appariva decisamente sveglio e perfettamente rilassato come ogni altra mattina del resto.

Girato su un fianco e con la testa sorretta dalla mano sinistra la osservava mentre le labbra si sollevavano in un sorriso, sembrava dilettato dallo stato di letargia della giovane.

-Giorno cherì. -le augurò suscitando in lei un sospiro di contentezza.

La biondina si stiracchiò come un gatto al sole e anche sul suo volto nacque un nuovo sorriso che probabilmente l’avrebbe accompagnata per tutto il giorno.

-Bonjour… -rispose con tono melenso riportando le braccia attorno al dottore.

Già dimentica della serata precedente Charlotte baciò brevemente ma con infinita dolcezza suo marito, e l’avrebbe volentieri coinvolto in una sessione di coccole se non avessero bussato alla porta.

-Avanti. -rispose.

-Permesso...disturbo? -domandò Gran Papà con attenzione aprendo timidamente la porta.

Lo stregone rispose semplicemente scuotendo la testa e a sua volta si tirò su a sedere senza mostrare la propria irritazione.

Non gradiva per nulla quell’intrusione ma ormai ci aveva fatto praticamente l’abitudine.

Notando che i due non erano nel bel mezzo di qualcosa di equivoco il signor La Bouff entrò, chiuse la porta e si avvicinò ai piedi del letto prima di sedervisi bellamente sopra.

-Come sta la mia bambina stamattina? Ho saputo di ieri sera. -argomentò il signor La Bouff.

Concentrò la propria attenzione su sua figlia e mentre i due chiacchieravano l’uomo ombra trovò quel momento propizio per alzarsi dal letto.

 

Da quanto aveva appreso il legame fra Lottie ed il padre era così forte che molto spesso quest’ultimo la cercava a svariate ore del giorno solo per sapere se stesse bene o se le occorresse qualcosa.

Diciamo pure che era un padre fin troppo presente.

Questo non impediva certo al genero di avere un cordiale rapporto con lui, ma ogni tanto il bokor interpellava se stesso riguardo al concetto di confini o privacy conosciuti, o meglio sconosciuti, dal ricco uomo.

Era consapevole che sua figlia non fosse più un bambina e che lui e lei “consumassero” costantemente in preda al desiderio? Perché a volte sembrava proprio che fosse completamente ignaro di cosa accadesse davvero tra moglie e marito in camera da letto.

Forse non li aveva mai sentiti, e Facilier ne dubitava fortemente, eppure i grandi occhioni fiduciosi di Elì si posavano ingenuamente sullo stregone per poi fissare la giovane miss come se fosse il più puro e casto fra gli angioletti.

No, l’uomo ombra non avrebbe mai capito cosa non andasse in quell’uomo.

 

La prospettiva d’intrattenersi un po’ più a lungo fra le coperte con la principessina di papà svanì all’istante e solo con i boxer neri addosso il bokor riferì ad entrambi, per pura formalità, che sarebbe andato a farsi una doccia.

Dopo che padre e figlia ebbero dato appena un segno d’assenso Facilier si infilò la scura vestaglia, raccattò i suoi costosi vestiti dal proprio armadio ed uscì dalla stanza.

...

La giornata trascorse rapidamente e scese la notte.

Quella sera stessa Facilier, Lottie ed Elijah La Bouff rincasarono presto da una cena alla quale il nostro abile stregone aveva vinto parecchio danaro giocando d’azzardo.

Un vero gentiluomo non l’avrebbe fatto, eppure era anche vero che nessuno oltre al bokor possedesse un’ombra fidata in grado di imbrogl…aiutare.

La serata era stata piacevole almeno finché il dottore non rischiò di soffocare durante il pasto in seguito al commento del suocero.

-Mi piacerebbe diventare nonno. Quando pensate di avere figli? -domandò nell’esatto momento in cui Facilier deglutiva della pregiata carne al sangue.

A stento riuscì ad accompagnarla nel posto designato bevendo un lungo sorso di vino rosso suscitando l’attenzione di tutti i presenti.

Non avevano mai discusso di questo argomento nonostante Elì vi scherzasse raramente su.

Lo stregone era certo di non volere figli, almeno per momento e per gli anni a seguire, sua moglie era d’accordo con lui. Tuttavia nell’eventualità che ciò accadesse il bokor aveva già chiari in mente i nomi dei suoi figli, se mai ne avesse avuti.

“Freddie” era quello che avrebbe scelto indipendentemente dal sesso del bambino e “Celia” era quello che prediligeva sua moglie.

Charlotte infatti amava i bambini, era evidente, ma non voleva stravolgere la propria vita perfetta ne sostenere una gravidanza che le avrebbe irrimediabilmente modificato il corpo. Su questo era stata assolutamente intransigente.

Desiderava essere giovane, bella e priva di smagliature ancora a lungo per il suo sposo.

 

Gran Papà non poteva saperlo ma il pensiero di liberarsi di lui aveva attraversato nuovamente la mente dell’uomo ombra.

Le occasioni non erano mancate di certo, eppure quando Facilier ebbe visto come la principessina di papà soffrisse per un improvviso dolore all’intestino che colpì suo padre il bokor abbandonò l’idea.

D’allora la ragazza era stata più attenta a ciò che mangiava Elì terrorizzata al pensiero che potesse avere un attacco di cuore o chissà cos’altro.

Facilier rinunciò così nell’intento di privare la moglie dell’unica figura genitoriale rimastale.

Che l’amasse? Era da escludere.

Il signor La Bouff si occupava di accrescere il conto in banca anche senza l’intervento di Facilier e lui non era certo di volere tutte le responsabilità e lo stress che sarebbero inevitabilmente ricaduti sulle sue spalle alla morte dell’uomo.

Meglio lasciare che si occupasse Elì di tutte le incresciose questioni e che si facesse venire i capelli bianchi a forza di scervellarsi, lo stregone preferiva di gran lunga spassarsela un sacco con la figlia dell’uomo e godersi la vita senza bisogno di alzare un solo dito a meno che non lo volesse.

 

Dopo aver augurato la buonanotte a Gran Papà dunque marito e moglie salirono le scale e arrivarono in camera da letto chiudendosi la porta alle spalle.

Accesero le luci.

L’uomo ombra era un po’ stanco perciò si avvicinò al letto massaggiandosi il collo, al contrario la giovane miss si sedette di buon umore alla toletta.

La stanza di Charlotte era mutata negli anni.

I manichini pieni zeppi di abiti con lustrini e tiare di plastica erano scomparsi così come gli scaffali ricolmi di bambole.

Al loro posto ora si trovavano due grandi armadi di legno, un per lei e uno per lo stregone.

Gran parte del mobilio era stato ridipinto con un colore neutro e più sobrio, così come le pareti completamente rosa.

Contro la parete centrale era stata posizionata una toletta disseminata di trucchi e accanto ad essa un elegante separé.

Dall’altro lato della camera era presente una libreria affiancata al letto a baldacchino principesco provvisto di delicati tendaggi.

Era rimasto praticamente lo stesso ma come per i tappeti, i tendaggi, le pareti e le coperte anch’esso aveva abbandonato il colore ROSA per venire in contro ai gusti del marito di Lottie.

Ormai quella camera non apparteneva più ad una bambina ma ad una giovane donna sposata, e come tale una tonalità più passionale di rosso sostituì in una certa misura il colore preferito dalla miss.

  
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