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Autore: Justice Gundam    29/02/2020    1 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: Madness Rising
 Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 14 - Inseguiti

Gunter si sgranchì le spalle e si alzò, senza mai staccare gli occhi dai suoi compagni che dormivano attorno a ciò che rimaneva del fuoco. Non era la prima volta che faceva un turno di guardia - quando ancora viveva a Livizei, era abituato a fare delle ronde notturne, per assicurarsi che tutto fosse a posto. Grazie alla sua infravisione, era semplice per il nano accorgersi di qualche presenza nell'oscurità. Non era precisa come la vista normale, dal momento che in effetti riusciva a "vedere" solo le emissioni di calore, senza grandi dettagli. Ma era quanto bastava per accorgersi di qualcosa che cercasse di avvicinarsi a loro. Anche adesso, ai suoi occhi, i suoi compagni apparivano come delle masse di luce rossa ed arancione sullo sfondo di un paesaggio indefinito immerso nel blu e nel nero.

Il nano passeggiò silenziosamente accanto ai giacigli dei suoi compagni e rivolse lo sguardo prima di tutto alle compagne che avevano compiuto quel viaggio assieme a lui, prima ancora di arrivare a Grisborgo. Nisa era distesa in una posizione un po' strana per una dormiente, supina con le braccia lungo i fianchi, il viso verso l'alto e stranamente composta. Era lo stato di trance in cui cadevano gli elfi quando riposavano, ed era una cosa a cui ormai lui era abituato, ma ancora adesso gli faceva uno strano effetto. Per molti versi, riflettè, gli elfi erano ancora un popolo strano, affascinante a modo suo ma spesso incomprensibile. Spesso parevano così distanti, quasi eterei, prendevano le cose così alla lontana... in netto contrasto con il senso pratico, qualcuno avrebbe potuto dire anche il materialismo di molti nani.  Considerato il loro modo così diverso di prendere la vita, non era strano che elfi e nani fossero così spesso in contrasto. 

Gunter controllò per l'ennesima volta che il suo moschetto fosse ben assicurato alla sua schiena, e passò vicino al giaciglio di Pandora, osservandola con affetto quasi paterno. Aveva praticamente visto nascere quella ragazza, anche se solo di recente l'aveva conosciuta per davvero. E adesso lei era diventata un'avventuriera come lui e Nisa... sinceramente, non era troppo sicuro di cosa pensare. Era una vita difficile, anche se doveva ammettere che aveva iniziato bene, grazie anche all'aiuto di Sotero, quel gatto nero suo famiglio che ora dormiva acciambellato accanto a lei. 

Un momento!

Qualcosa si mosse ai limiti del campo visivo di Gunter, che riuscì a vedere di sfuggita una macchia rossa e arancione che appariva all'improvviso dal blu senza fine della foresta circostante. Non aveva una forma umanoide…

Il nano non perse tempo. Afferrò la sua ascia da battaglia e si voltò di scatto verso il luogo dove la forma sconosciuta era apparsa… ma quest'ultima si era già ritirata, e chiunque fosse stato un po' meno presente di Gunter avrebbe potuto pensare che si trattasse di un'illusione, una fugace visione data dalla paranoia e dallo stress.

Niente. La cosa, di qualunque cosa si trattasse, non fece ritorno. Forse era stata davvero solo un'impressione. 

Ma se c'era una cosa che Gunter, come avventuriero, aveva già imparato, era che non doveva sottovalutare nulla. Silenziosamente, un occhio sempre fisso sulla foresta, si chinò verso il giaciglio di Nisa. Il turno di guardia successivo sarebbe stato il suo, in fondo.

Toccò la spalla della ragazza elfica con una mano robusta e la scosse appena un po', in modo da risvegliarla dalla sua trance. Quasi subito, Nisa aprì gli occhi con fare sorpreso, e ci mise giusto un paio di secondi per tornare del tutto alla realtà, e in particolare al suo compagno che la chiamava.

“Gunter?” sussurrò. Dall'espressione del nano, si capiva subito che Gunter la considerava una cosa importante, ma sperava comunque di risolverla senza svegliare gli altri.

“Credo che ci stiano osservando.” Rispose, con voce altrettanto bassa. “Ho intravisto qualcosa là tra gli alberi.”

Nisa prese sul serio l'avvertimento del suo compagno, e afferrò rapidamente l'arco e le frecce appoggiati accanto al suo giaciglio. In silenzio, si alzò da dove si trovava, e seguì Gunter mentre tornavanel posto da dove faceva la guardia. Anche lei fissò la foresta, e tenne pronta una freccia in una mano nel caso ci fosse stato qualche problema. Pur non avendo la stessa capacità di infravisione del suo compagno, la vista di un elfo era comunque in grado di vedere al buio un po' meglio di quella di un umano.

Un fruscio!

Le orecchie a punta di Nisa guizzarono brevemente, e la druida incoccò lentamente la freccia, spaziando da un lato all'altro per cercare di intercettare ogni possibile minaccia…

Niente. Dopo diversi minuti di attesa, ancora non era venuto fuori niente. Forse era stata davvero solo un'impressione, ma la prudenza non è comunque mai troppa.

"Niente. Sono convinto che ci sia qualcosa da quelle parti, ma per qualche motivo non ci attacca." sussurrò Gunter. "Forse si è reso conto che siamo sul chi vive."

"Comunque starò attenta." rispose l'elfa dai capelli verdi. Abbassò l'arco, ma mantenne la freccia incoccata, in modo da essere pronta nel caso il nemico misterioso avesse deciso di attaccare. Le sue orecchie a punta si mossero lievemente, nel tentativo di cogliere suoni sospetti, ma per il momento, non si sentivano nient'altro che il soffio della brezza e i versi dei grilli. "Vai pure a riposare, Gunter. Tanto vale che cominci il mio turno di guardia."

"Ne sei sicura?" chiese Gunter. "Non devi sforzarti, lo sai. Posso ancora andare avanti per un'oretta."

Nisa fece un cenno affermativo e sorrise lievemente. "Non è un problema. Del resto, tra non molto sorgerà il sole. E se dovesse esserci qualche problema, vi avvertirò subito. Tu pensa a riposare, credo che domani ci aspetti ancora una bella camminata."

"La Terra delle Viole è ancora piuttosto lontana. Speriamo di raggiungere presto il confine." rispose Gunter. "Va bene. Stai attenta."

"Buon riposo." sussurrò infine Nisa. Il suo compagno raggiunse il suo giaciglio, si tolse il moschetto dalle spalle e lo appoggiò con attenzione accanto a sè, in modo da averlo a portata di mano nel caso ci fosse qualche emergenza. Con dei movimenti tranquilli e sicuri al tempo stesso, Gunter si mise disteso su un fianco e si mise sotto una coperta, deciso a godersi un altro po' di sonno prima che sorgesse il sole.

Nisa distolse lo sguardo dai suoi compagni, si sedette su uno spiazzo vicino e tenne pronto il suo arco. Il silenzio della natura, l'atmosfera calma e pacifica di quella radura immersa nel verde, avevano un effetto tranquillizzante su di lei, e giusto per un momento, Nisa tornò con la mente ai lunghi anni della sua infanzia, passati a studiare e a meditare in mezzo alla natura con i suoi fratelli e sorelle. Entrare nel circolo dei druidi della sua comunità elfica era sempre stato un privilegio che solo pochi riuscivano a conquistare, e per lei era sempre stato motivo di orgoglio essere stata scelta dagli anziani per questo compito - ma adesso, l'orgoglio era passato in secondo piano rispetto al dovere che si rendeva conto di dover svolgere.

Detto questo, non c'era motivo per cui non potesse godersi questo momento di pace, in un luogo in cui poteva finalmente sentire il soffio del vento e le voci di una natura incontaminata. Le città avevano il loro scopo, questo Nisa non lo avrebbe mai negato, ma non facevano per lei. Troppa frenesia, troppa fretta e troppi predatori ben peggiori di quelli che si potevano trovare tra gli animali e le piante di Tilea.

Se solo le persone si fossero prese il loro tempo per guardarsi intorno ed apprezzare la bellezza del creato, come facevano gli elfi...

Nisa bloccò quel flusso di pensieri, e dopo un attimo di disappunto, si rimproverò per essersi lasciata trascinare dallo stesso flusso di pensieri in cui cadevano fin troppi elfi. Molti di loro si erano fatti la nomea di essere arroganti, presuntuosi e di guardare le altre razze dall'alto in basso, perchè effettivamente era una tentazione in cui cadevano spesso. La loro lunga vita dava loro una prospettiva diversa da quella di altre specie dalla vita più breve, e questo sfociava spesso in tensioni - non era certo un segreto che tra elfi e nani ci fossero spesso dissapori.

"Accidenti, Nisa... concentrati! Tu e i tuoi compagni siete in fuga da un'organizzazione criminale, e dobbiamo ancora capire perchè portavano via tutti quegli animali." bisbigliò a voce talmente bassa che quasi non la sentiva lei stessa. Si alzò dal suo posto e cominciò a passeggiare silenziosamente attorno ai giacigli dei suoi compagni. Dario, Maria, Iaco, i due bambini che avevano salvato... anche Sebastiano e i due fuorilegge con cui erano riusciti a scappare. Adesso erano loro i suoi compagni, oltre a Gunter e Pandora, e lei era decisa a proteggerli, al diavolo la razza.

"Cosa potrebbe volere un'organizzazione criminale da questi due bambini, poi...?" si chiese Nisa con malinconia. Anche se Matilde e Bastiano non davano l'impressione di soffrire per la loro situazione, Nisa non poteva fare a meno di dispiacersi per un'infanzia che era stata loro negata. "Non importa. Dobbiamo proteggerli, e fare in modo che possano anche loro vivere la loro vita come vogliono loro. Non lascerò che diventino pedine di qualche sfruttatore... o peggio."

Con rinnovata determinazione, Nisa continuò a camminare attorno all'accampamento, stando attenta a tutto ciò che le stava attorno. Ma nonostante avesse i sensi tesi al massimo, non si ripresentò nulla di quello di cui Gunter l'aveva avvertita. Meglio così, in fondo...

 

oooooooooo

 

Le prime luci del mattino fecero da sveglia al gruppetto di avventurieri e fuggiaschi, assieme all'acuto canto di un merlo selvatico - o meglio, di Nisa che stava imitando il verso di un merlo con sorprendente abilità! Dario e Maria, abituati a svegliarsi presto e ad essere sempre all'erta, si svegliarono per primi; seguiti da Iaco che cercava come poteva di schermarsi gli occhi dalla luce del sole che per lui era irritante.

"Ciao, ragazzi. Spero che vi siate riposati." disse Maria mentre si sgranchiva le spalle. Si alzò in piedi di scatto e fece un po' di movimento per sciogliersi i muscoli. Nel giro di pochi minuti, tutti si erano alzati in piedi e stavano raccogliendo i loro equipaggiamenti, in modo da poter riprendere a muoversi non appena messo qualcosa nello stomaco.

"Sì, direi di sì." disse Holger, dando una mano ad Endlinn a rialzarsi. Nisa si era piazzata accanto a Sebastiano,  per fare in modo che il malavitoso non si facesse venire strane idee di scappare. "Allora, da qui in poi, qual è la direzione che dobbiamo prendere?"

Gunter controllò a sua volta il suo equipaggiamento. "Seguiamo sempre la direzione che abbiamo preso. A questo punto, il grosso delle pattuglie dovremmo essercelo lasciato alle spalle, ma è meglio proseguire nella foresta. Non si può mai essere troppo sicuri."

Sebastiano annuì. "Sì, sono d'accordo. Da qui in poi non dovrebbe volerci molto per arrivare alla Terra delle Viole." rispose. "Ora, quello che mi chiedo è che cosa farete di me, una volta che saremmo arrivati da quelle parti. Avete intenzione di consegnarmi alle autorità, e intascare la taglia? E' quello che farei io al vostro posto, dopotutto."

"Ammetto che l'idea mi tenta." rispose Maria. "Ci hai aiutato, è vero... ma soltanto perchè non avevi altra scelta. Per salvarti il culo."

"Non userei questi termini, ma... non posso dire che ti sbagli, ragazza." rispose Sebastiano. Lui stesso era sorpreso dalla mancanza di rabbia nei suoi discorsi, e si chiese se ormai era così abituato all'idea che le persone facessero prima di tutto i loro interessi, che lo considerava ormai naturale. Una parte di lui rimpiangeva l'ingenuità dei vecchi tempi...

"Maria!" esclamò Pandora. "Insomma, non mi sembra il caso di essere così prevenute! Insomma... anche Sebastiano ha fatto la sua parte per aiutarci, no? Non importa per quale motivo..."

Gunter sospirò e alzò gli occhi al cielo. "Pandora, mia cara, a volte sei davvero troppo buona."

Matilde, Bastiano, Holger ed Endlinn non fecero commenti, ma si limitarono a guardare Sebastiano con sospetto. E quest'ultimo non stava facendo molto per dissuaderli - si limitava a restare in silenzio a raccogliere i suoi effetti personali.

Finalmente, fu Nisa a rompere il silenzio. "Sentite, non è il caso di restare qui a discuterne. Avremo tutto il tempo più tardi, quando avremo passato il confine con la Terra delle Viole." affermò la druida. "Riconosco... che non sono sicura se posso fidarmi di costui. Ma adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare."

"Se non altro, sapete quali sono le vostre priorità." rispose Sebastiano. A quel punto, si era fatto un'idea di cosa potesse o non potesse dire, e si era reso conto che quel gruppo di avventurieri, se non altro, non lo avrebbe ucciso o malmenato per un po' di impertinenza. "State tranquilli, so bene che ho migliori probabilità di cavarmela con voi che da solo. Certo... una volta che saremo arrivati alla Terra delle Viole, sarà tutto da vedere."

Iaco grugnì. Già la luce del sole stava dando fastidio ai suoi occhi abituati all'oscurità, e questi discorsi on servivano a migliorare il suo umore. Dopo essersi infilato la tunica ed essersi riparato gli occhi con il cappuccio, il coboldo richiamò l'attenzione picchiettando con il suo bastone sulle pietre che circondavano il falò ormai spento. "Bene, bene! Non abbiamo detto non perdere tempo?" esclamò con voce acuta. "Adesso noi mangiare qualcosa e riprendere viaggio, che dite?"

"Sì, Iaco ha ragione. Dobbiamo levare le tende, e continuare il nostro viaggio. Più strada mettiamo tra noi e Grisborgo, meglio sarà..." concluse Dario. Lui e qualcun altro stavano tirando fuori un po' di provviste - principalmente, pane secco, noci, frutta essiccata e formaggio - per il pasto della mattina.

Maria si passò una mano sulla faccia e represse un sospiro. La giornata era appena iniziata, e già le dava l'impressione che sarebbe stata lunga e faticosa. Quasi sperava che avrebbero incontrato qualche mostro lungo la strada, almeno sarebbe stato un modo per il gruppo di concentrarsi su un pericolo immediato...

 

oooooooooo

 

Nerenzio Ungaro era anche lui un uomo in fuga, in quel momento. I Villanova e i loro misteriosi alleati non gli avrebbero mai perdonato quel fallimento, e tutto quello che lui poteva fare era fuggire in qualche luogo remoto di Tilea, e usare i soldi che aveva portato con sè per cercare di reinventarsi. Magari qualche villaggio dove nessuno lo conosceva... dove avrebbe potuto mantenere un profilo basso e chissà, magari anche sfuggire allo sguardo della famiglia mafiosa. 

Erano quelli i suoi pensieri mentre viaggiava su un piccolo carro trainato da un paio di muli un po' malandati, condotti da un contadino vestito di stracci polverosi, con scarpe consunte e un fazzoletto legato sulla testa. Era il modo più semplice e più comodo di farsi portare in un luogo dove sarebbe stato facile passare inosservato, e darsi alla macchia.

"Ecco..." affermò il contadino con voce roca, tirando un pochino le briglie improvvisate con cui teneva i suoi muli. "Siamo arrivati... da qui in poi, puoi andare da solo."

L'uomo si guardò attorno mentre raccoglieva ciò che gli apparteneva. Dopo essersi allontanato da Grisborgo, si era fatto dare un passaggio dal primo individuo che gli dava l'impressione di essere abbastanza anonimo da non attirare alcuna attenzione, e gli aveva offerto una lauta ricompensa in cambio dell'essere portato dove desiderava. Per fortuna, era andato tutto liscio. Non avevano incrociato guardie, nè scagnozzi dei Villanova, e non erano stati attaccati da qualche mostro o qualche bestia selvatica. Con un po' di fortuna, la sua fuga sarebbe proseguita bene...

Nerenzio scese con un po' di esitazione e diede un'occhiata alla strada che si addentrava nella pianura erbosa davanti a lui. Un po' esposto, in effetti, ma con un po' di fortuna, si sarebbe potuto nascondere in una macchia, e da lì avrebbe proseguito verso un nascondiglio più affidabile. No, doveva ammettere che non aveva esattamente un piano al di là di questo, ma era convinto che sarebbe riuscito ad inventarsi qualcosa…

L'uomo frugò in una bisaccia e ne tirò fuori un sacchetto di cuoio che tintinnava in maniera inequivocabile. “Bene. Almeno adesso siamo lontani da quel vespaio.” Affermò, permettendosi un sospiro di sollievo. “Avevamo detto cinque ducati per il passaggio, vero? Ecco… te ne do dieci per il disturbo.”

La pelle non ha prezzo.” Aggiunse tra sé. 

Con sua sorpresa, il contadino lo guardò con uno strano sorriso sul suo volto rugoso e segnato dal sole. “No, non serve. Puoi pagarmi in un altro modo.” Rispose, e Nerenzio ebbe l'impressione che la sua voce fosse più decisa, senza quella raucedine di prima…

“Eh? In un altro modo? Di cosa stai…” cominciò a chiedere il fuggiasco.

La domanda gli morì a metà nel momento in cui la sua speranza venne crudelmente infranta. La figura del vecchio malandato sbiadì, e in una frazione di secondo, al suo posto apparve una visione terrificante – un incubo dalla pelle violacea e viscida, gli occhi senza pupille e la bocca da lampreda, circondata da quattro viscidi tentacoli gocciolanti di qualche ripugnante fluido verdino! 

Davvero pensavi che saresti riuscito a sfuggirci, misero umano?”La domanda beffarda sembrò risuonare nella sua mente piuttosto che udita, e Nerenzio, in preda ad un terrore cieco, vide quella mostruosa imitazione di un umanoide, avvolto in cupe ma eleganti vesti nere che contrastavano con il suo aspetto orrido, scendere di sella e avvicinarsi.

Ti abbiamo tenuto sott'occhio fin dall'inizio. Abbiamo avuto ampia prova della tua incompetenza e grettezza. E ora, hai perso due importanti esemplari e hai permesso a terze parti di venire a conoscenza del progetto. Sei diventato un ostacolo.

Spinto da un disperato istinto di sopravvivenza, Nerenzio fece un passo indietro e cercò di darsi alla fuga. Ma il suo tentativo era destinato al fallimento. La mostruosità aliena corrugò appena un po’ la fronte... e Nerenzio sentì una fitta di dolore indescrivibile, come se il suo cervello avesse preso fuoco all’improvviso! La vista gli si annebbiò, la pelle venne percorsa da una sorta di scarica elettrica, e cercò di urlare... ma la mascella rimase bloccata, e la lingua si rifiutò di muoversi. L’urlo rimase nella gola dell’uomo, e i suoi occhi si spalancarono in un’espressione di orrore ed incredulità. I suoi muscoli erano congelati, e per quanto lui desiderasse disperatamente fuggire e mettersi in salvo, non riusciva nemmeno a muovere un dito.

Tutto quello che poteva fare era guardare impotente, con crescente terrore, quella mostruosità che si avvicinava lentamente, prendendosi il suo tempo in modo da aumentare il senso di impotenza della sua preda.

Ormai, la creatura era ad un passo da Nerenzio. Con un suono nauseante, sollevò i tentacoli attorno alla sua bocca e si avvinghiò attorno alla testa dell’uomo, che provò un brivido quando sentì le membrane viscide e mucose che scivolavano sulla sua pelle. Due dei tentacoli stavano premendo sulla sommità della sua testa...

Che mente gretta. Meschina. Incapace di vedere oltre la sua piccola, miserabile vita. Proprio quello che mi aspetto da voi umani." La voce telepatica della creatura prese in giro Nerenzio, che ormai non poteva più nemmeno implorare pietà. “Non ti preoccupare. Il tuo cervello resterà lì dov’è. Non sarebbe un pasto abbastanza sostanzioso. Piuttosto... c’è qualcun altro che vorrebbe fare un bel discorso con te. Un discorso che sono sicuro non ti piacerà."

L’orrido essere rilasciò i tentacoli dalla testa della sua preda terrorizzata, e Nerenzio riuscì a sentire una risata sprezzante ed arrogante. Anche se non era sicuro se provenisse davvero dalla creatura, o se fosse anche questa telepatica...

 

oooooooooo

 

Il viaggio di Dario e del suo gruppo era proseguito attraverso le terre selvagge, tenendosi il più lontano possibile dalle strade frequentate. Ogni tanto, il gruppo di amici ed alleati incrociavano qualche animale selvatico o qualche gruppetto di umanoidi in caccia, ma fino a quel momento, nessuno di quegli incontri si era risolto in uno scontro. Fino a quel momento, la loro fuga era andata bene, e avevano l'impressione che il confine con la Landa delle Viole fosse ormai distante solo qualche ora di cammino.

"Ci siamo quasi, credo..." disse Endlinn, e gettò un'occhiata alle cime degli alberi che si agitavano lievemente nel vento. "E ancora non abbiamo incontrato nessun ostacolo, quindi... direi che per adesso siamo stati fortunati."

Dario fece una breve risata a denti stretti. "Non sfidiamo la sorte, Endlinn. Per esperienza personale, ti posso dire che è proprio quando ci sembra che tutto vada bene che spesso la sorte ci tira qualche colpo basso." affermò. Holger guardò il giovane biondo con comprensione, immaginando che parlasse per esperienza.

Gunter si schiarì la voce e controllò come stessero i suoi compagni. "Beh, visto che siamo qui, forse faremmo meglio a prenderci un quarto d'ora di riposo, prima di continuare." affermò. "Voi due, ragazzini. Ve la sentite di andare avanti?"

"Sono un po' stanca, a dire la verità... ma posso andare avanti." rispose Matilde. La bambina castana si fermò un attimo, solo per sgranchirsi un po' la schiena. "Basti, piuttosto è per te che sono preoccupata. Ce la fai a continuare, anche con quella gamba?" Si riferiva chiaramente alla gamba che Bastiano era costretto a trascinare a causa dell'incidente che aveva avuto quand'era più piccolo. 

Per fortuna, malgrado fosse decisamente meno robusto della sua migliore amica, Bastiano non dava l'impressione di essere molto più stanco di lei. "Beh... neanch'io posso dire di essere al massimo, ma ho solo bisogno di sedermi per qualche minuto." affermò. "Ci sono... altri pericoli a cui dobbiamo stare attenti, da queste parti? Se qualcuno lo sa, si intende."

"Non credo... a parte le tribù umanoidi della zona... che abbiamo anche già incrociato... non ci dovrebbero essere problemi." rispose Nisa, sedendosi accanto ai due bambini. Con un sospiro, Matilde si tolse da tracolla la sua enorme spada e la appoggiò accanto a sè, in modo da prendere fiato più liberamente. "Stiamo solo attenti se dovessimo incrociare qualche gnoll. Quelli non sono per niente amichevoli."

"Ugh. No, di solito tribù di gnoll mangiano uomini." rispose Iaco, non volendo comunque generalizzare troppo. "Comunque, non credo loro attaccare gruppo così grande."

"Non ci preoccupiamo più di chi ci sta dando la caccia, vedo..." rispose prontamente Sebastiano. Il capobanda si era seduto su un tronco d'albero caduto per controllare la sua spada e affilarla sfregandola con una pietra dura. Stava per aggiungere altro, quando un movimento improvviso sotto di sè lo mise in allarme, e sbattè gli occhi sorpreso. Che strano... aveva avuto l'impressione che il tronco d'albero si fosse mosso sotto di lui.

E non era il solo. Sotero, il gatto nero famiglio di Pandora, che in quel momento era impegnato a leccarsi e a lisciarsi il pelo, sentì qualcosa di strano sotto i cuscini delle zampe... e Gunter stesso, mostrando l'affinità dei nani per la terra, ebbe la sensazione di sentire qualche movimento insolito.

"Miao! Che succede? C'è qualcosa qui..." miagolò il gatto nero. 

Immediatamente, il gruppo fu all'erta. Maria afferrò la sua ascia a due mani e si guardò attorno, ma Gunter la corresse immediatamente. "Aspetta, Maria... sento anch'io qualcosa... ma non viene da attorno a noi. Da sotto."

"Cosa?" esclamò Bastiano. Il giovanissimo oracolo si alzò di scatto, sorretto da Matilde. "C'è... c'è qualcosa che sta cercando di..."

"Attento! Miaoooo!" esclamò di colpo Sotero. 

L'avvertimento arrivò appena in tempo. Agendo d'istinto, Bastiano si gettò di lato con tutta la velocità di cui era capace, una frazione di secondo prima che il terreno vicino a lui si sollevasse di colpo! Una massa squamosa ne uscì con rapidità incredibile, e un paio di affilate mascelle a forma di becco, circondate da quattro tentacoli armati di spuntoni e ventose, si chiusero di colpo a pochi centimetri dal viso di Bastiano! Una folata di odore pestilenziale colpì i due bambini, che indietreggiarono nauseati mentre la creatura, un mostruoso incrocio tra una serpente e un lombrico gigantesco, coperto di squame grigio-verdastre, usciva dal terreno per aggredire le sue prede, le fauci gocciolanti di densa saliva verdastra!

"Bastiano! Matilde!" esclamò Holger. Agendo d'istinto, Dario sfoderò uno dei suoi fidati coltelli, e lo lanciò con precisione contro la mostruosa creatura, mirando a quello che doveva essere il collo. Il lancio fu preciso e andò a segno... ma la pelle della creatura si rivelò elastica come gomma, e la lama rimbalzò su di essa senza ferirla!

"Aaah! Che... che cavolo è?" esclamò Matilde con un grido di paura. Come in risposta alla sua domanda, il terreno ribollì accanto a Dario, e il giovane si gettò di lato con un grido di allarme, evitando un'altra creatura, del tutto uguale alla precedente, che emerse dal terreno e cercò di troncargli una gamba con un morso vorace! Una terza di quelle bestie emerse vicino a Maria e la morse al fianco, strappandole un acuto grido di dolore!

"Maria!" esclamò Iaco. "Arcaniss Nil'gnos!"

Il coboldo stregone pronunciò qualche parola nella lingua dei draghi, e scagliò di nuovo il suo incantesimo d'attacco, Missile Magico, contro la creatura che aveva morso Maria. Due proiettili di pura energia scaturirono dal bastone di Iaco e colpirono la mostruosa creatura, costringendola a mollare a presa, e permettendo alla giovane donna di allontanarsi. Maria strinse i denti per il dolore della ferita, e afferrò la sua ascia, mettendosi in guardia davanti a quella strana creatura.

"Che cosa sono queste cose? Da dove vengono?" chiese Gunter.

Pandora storse il naso, in un'espressione di disgusto e confusione al tempo stesso. "Sono dei grick... predatori sotterranei che resistono alle armi normali!" esclamò.

"Sotterranei? Ma se questi sono saltati fuori alla luce del sole!" fu la risposta di Sebastiano. Si gettò di lato per evitare uno dei grick che si lanciava di nuovo all'attacco.

"Infatti è insolito!" rispose quasi subito la giovanissima fattucchiera. Fu costretta ad interrompere la spiegazione quando una di quelle bestie mostruose si scagliò su di lei, e Pandora riuscì a malpena a schivarla, ma riportò comunque un taglio sull'avambraccio destro. "Ugh! E comunque, non mi sembra che a loro importi molto!"

"Prima li facciamo fuori, poi pensiamo al resto!" esclamò Maria, e indirizzò un poderoso colpo d'ascia al collo del grick che l'aveva ferita. Il fendente andò a segno, ma non ebbe l'effetto  che la giovane donna aveva sperato - la lama penetrò nelle carni del grick, che si rivelarono abbastanza coriacee da impedirle di raggiungere punti vitali, e la creatura si districò con un trillo agghiacciante.

"Armi no utili! Proviamo magia!" esclamò Iaco. Con un'altra breve invocazione, creò una piccola scarica elettrica sul palmo della sua mano destra e si avvicinò al grick che minacciava Maria. Quest'ultimo cercò di voltarsi per morderlo, ma Iaco riuscì a scansare il colpo e a poggiare il palmo della sua minuscola mano sul fianco della creatura, per poi trasmetterle una dolorosa scarica elettrica.

"Sembra che funzioni..." affermò Nisa, mentre con la sua spada allontanava il terzo grick. La bestia vermiforme si allontanò dalla druida e si infilò nuovamente nel tunnel che aveva scavato. "Attenti! Quello è tornato sotto terra! Non fatevi cogliere alla sprovvista!"

"Più facile a dirsi che a farsi... ma intanto uno lo faccio secco!" esclamò Gunter. Il primo grick stava cercando di azzannarlo, e il nano era appena riuscito ad afferrare il suo fucile, prendere la mira...

...ed esplodere un colpo con un fragore assordante!

Il proiettile sfrecciò in aria e centrò in pieno il mostro vermiforme, sbalzandolo indietro di almeno un metro... ma non riuscì a penetrare a fondo quanto Gunter aveva sperato e la creatura, pur ferita, riuscì a rimettersi in guardia pochi istanti dopo, rivoletti di sangue verdastro che sgorgavano dal buco.

"Merda! Ma quanto sono coriacei, questi cosi?" grugnì il nano. Gli altri due grick stavano eseguendo una serie di attacchi mordi e fuggi, letteralmente... e Holger aveva appena subito un doloroso morso da parte di quello che era sfuggito pochi istanti prima. Matilde si gettò a difendere il mezzorco, ma neanche lei riuscì a fare molto: il suo spadone non fece che una ferita superficiale sul fianco del mostruoso predatore. 

"E' inutile, anche le nostre armi più forti hann poco effetto..." affermò la piccola guerriera. Con un movimento rapido delle braccia, riuscì a proteggersi dal contrattacco del grick e ad allontanare da sè i tentacoli. "Basti, se hai qualche idea... meglio che la usi subito!"

"Bestiaccia... crepa, una buona volta!" esclamò Endlinn. Si gettò sul grick che aveva ferito il suo capo, e riuscì a conficcare un pugnale nel fianco del mostro, superando le squame innaturalmente coriacee di cui era coperto. La bestia si contorse e scaraventò via l'elfa dal volto deturpato, che atterrò con un tonfo un po' più in là, e cercò di alzarsi prima che il grick le fosse addosso. Vide il mostruoso predatore che si avvicinava rapidamente, i tentacoli aperti e le fauci spalancate che puntavano verso la sua gola, e per un attimo temette che per lei fosse giunta la fine...

"Endlinn!" esclamò Dario, troppo occupato a difendersi dagli altri due grick per poter dare una mano.

Endlinn vide qualcosa di metallico scintillare accanto a lei, sentì un suono sibilante appena accennato, e poi un nauseante gorgoglio provenire dal grick che stava per aggredirla. Fu solo quando ormai era tutto finito che si accorse di cosa fosse successo - Sebastiano era riuscito a sferrare un affondo con il suo stocco, infilando la lama nella bocca del mostro per trafiggergli il cervello. Il grick si agitò spasmodicamente per un istante prima di cessare ogni resistenza, e i suoi tentacoli si afflosciarono senza vita.

"Hah... allora ce l'hanno un punto debole, queste cose!" affermò Sebastiano. "Devo ammetterlo, non speravo che sarebbe stata così semplice."

"Uff... Beh, grazie. Non credevo che mi avresti salvato." rispose Endlinn, riprendendo la calma. 

Sebastiano ritirò il suo stocco dal corpo del grick e ripulì la lama dal sangue verdastro che la inzuppava. "Non fraintendermi, non l'ho fatto per te. Era semplicemente il momento più adatto per far fuori quella bestia." rispose.

L'elfa sfregiata alzò le spalle. "Qualunque fosse lo scopo, il risultato è che mi hai salvata, quindi ti ringrazio lo stesso."

"Attenti! Credo che stiano arrivando anche gli altri!" Bastiano riportò l'attenzione del gruppo sui due grick che ancora stavano dando del filo da torcere al resto del gruppo. Iaco aveva lanciato un altro incantesimo Missile Magico, creando due proiettili luminosi che colpirono ciascuno un avversario, ma i danni furono contenuti, e i due mostri ripresero l'attacco senza troppi ritardi. Una delle creature strisciò via per cercare di attaccare da un'altra angolazione, ma così facendo si avvicinò un po' troppo ad Holger e a Sebastiano...

E con una certa sorpresa da parte di tutti, fu Bastiano a farsi avanti. Il ragazzino prese a due mani il coraggio e alzò la mano destra, che venne circondata da una cupa aura di energia nera e viola, poi aspettò che il grick giungesse a tiro e si avvicinò alla massima velocità che la sua gamba semi-paralizzata gli permetteva. Allungò la mano destra e toccò la pelle squamosa del mostro... 

"Leves Vulnera Inferere!

...e la luce dai colori innaturali guizzò via dalla mano di Bastiano ed entrò nel corpo del grick. Una frazione di secondo dopo, dei raggi di luce violacea scaturirono dal corpo della mostruosità, che ringhiò e si contorse in preda ad un improvviso e lancinante dolore! Bastiano si allontanò rapidamente per non esporsi ad un contrattacco, ma la gamba malferma lo tradì, e il ragazzino finì per sedersi per terra!

"Basti!" esclamò Matilde. Con uno scatto, la bambina si piazzò tra il suo amico e il grick, e strinse i denti mentre reprimeva la paura. Il grick, furioso e dolorante, si tirò indietro, percependo per istinto che l'enorme spada brandita da Matilde era un pericolo anche per la sua pelle resistente...

E questo attimo di distrazione gli fu fatale. Con un grido di battaglia, Maria sollevò la sua ascia a due mani, e la abbattè sul grick con tutte le sue forze. Questa volta, il colpo si rivelò troppo potente, e la lama ricurva trafisse il corpo del mostro ferendolo mortalmente. Il grick emise un verso acuto e stridente prima di crollare al suolo in un lago di disgustoso sangue verdastro.

"E due." esclamò Maria con soddisfazione, mentre con una mano si tamponava la ferita ad un fianco.

Non rimaneva infatti che un grick, che se la stava vedendo con una serie di attacchi da parte di Dario, Pandora e Iaco. Il coboldo aveva usato un incantesimo chiamato Scudo per creare uno schermo di energia semi-trasparente davanti a sè ed impedire alla bestiaccia di azzannarlo. Un attimo dopo, Pandora alzò le braccia e puntò entrambi i palmi verso il mostro, le dita aperte a ventaglio...

"Miao! Pandora fa sul serio! Vai, Pandora!" miagolò Sotero. Gli occhi della giovane fattucchiera si illuminarono di luce rossa per un breve istante, e dai palmi delle sue mani scaturì una fiamma scarlatta che colpì in pieno la bestia e lasciò delle dolorose bruciature sulla sua pelle squamosa. Il grick stridette rabbiosamente e cercò di attaccare Pandora nel momento in cui la fiamma si esaurì... ma Dario intervenne, e questa volta riuscì a colpire il grick al fianco con il suo pugnale.

L'ultimo dei grick si rivelò più sensato dei suoi "colleghi" - vedendo che ormai per lui si metteva male, il mostro si ritirò velocemente in una delle gallerie che aveva scavato, e vi si infilò dentro per far perdere le proprie tracce. Si sentì un rumore di terra smossa nel momento in cui la bestia tornò nelle viscere della terra e si lasciò dietro un getto di detriti... e quando tutti poterono constatare che la minaccia era andata via, Holger tirò un sospiro di sollievo e si sedette per terra, facendo per tamponarsi la ferita.

"Merda... ce l'abbiamo fatta... in qualche modo... grugnì il mezzorco, e si terse la fronte con il dorso della mano. Il cuore gli batteva ancora forte in petto, e anche per i due bambini, l'emozione era stata forte. Matilde si sentì mancare un po' le forze e appoggiò un ginocchio a terra, usandola sua spada per sorreggersi.

"Mati?" chiese Bastiano, e si chinò su di lei per aiutarla a rialzarsi, ma la piccola spadaccina alzò la testa e fece un sorriso sollevato. "Sto... sto bene, Basti. Non sono ferita. Vai... vai a vedere gli altri, vedi come stanno."

"Okay..." rispose il ragazzino, ancora con il fiato corto.

"Ragazzi, come state?" chiese Dario, raggiungendo i due bambini. "Ed Holger? Endlinn? Sebastiano?"

"Noi stiamo bene." rispose Sebastiano. "L'unico che è rimasto ferito è stato il mezzorco..."

"Non per molto." continuò Bastiano, mentre raggiungeva Holger saltellando sulla gamba buona. Si chinò accanto ad Holger, la mano destra avvolta da una tenue luce bianca. "Leves Vulnera Curare!" sussurrò, e avvicinò la mano alla ferita inflitta dal grick, che smise immediatamente di sanguinare e si richiuse da sola, fino a ridursi a poco più che un graffio.

"Uff... ecco fatto. Tutto bene, signor Holger?" chiese Bastiano con un sorriso sollevato.

Holger ricambiò il sorriso e arruffò ulteriormente i capelli a Bastiano con la sua enorme mano callosa. "Ottimo lavoro, ragazzo mio. E' stato anche grazie a voi ragazzi se ce l'abbiamo fatta." affermò. Si alzò in piedi e controllò i dintorni. "Ma è meglio andarsene da qui. Non vorrei che venisse fuori qualche altra bestiaccia... e sicuramente tutto quel frastuono attirerà qui qualcuno."

"Aspettate solo un momento." disse Nisa. L'elfa druida si chinò su una delle gallerie scavate dai grick, e prelevò un piccolo campione di terra. "Scusate, ma c'è qualcosa che non mi torna nel comportamento di quei grick... e quando ne abbiamo il tempo, vorrei darci un'occhiata."

"Va bene, ma adesso è meglio sbrigarsi." continuò Maria. Pandora si avvicinò alla ragazza mora e lanciò a sua volta un incantesimo di cura che fece rimarginare quasi del tutto la ferita sul suo fianco. "Grazie, Pandora... adesso, vediamo di riprendere l'orientamento, e continuiamo verso il confine."

"Non credo sia problema. Da questa parte..." rispose Iaco, e si girò verso una stradina improvvisata che si addentrava in una macchia di conifere... ma quando si voltò, si rese conto che stava arrivando qualcuno da quella direzione, e grugnì per il disappunto, temendo che potesse trattarsi di qualche altro avversario. "Ugh... questo non ci voleva! Ragazzi, altra compagnia!"

"Ancora?" chiese Dario con un pizzico di esasperazione. "Maledizione, speriamo che non sia qualcuno che vuole riportarci a Grisborgo legato come salami."

Gunter caricò il suo moschetto con tutta la rapidità che gli era possibile, stando comunque attento mentre caricava la polvere da sparo. "Calma, ragazzi. Non saltiamo alle conclusioni. Ma non facciamo neanche cogliere di sorpresa." affermò. "Vediamo prima di chi si tratta."

Sebastiano alzò le spalle rassegnato, mentre il gruppo si preparava a ricevere chiunque stesse arrivando da quella direzione. "Secondo me, dovremmo alzare i tacchi e scappare finchè ne abbiamo la possibilità. Anche se questo dovesse portarci un po' fuori strada."

"Sapete che vi dico?" rispose Pandora. "Il nostro amico qui non ha tutti i torti. Perchè non cerchiamo invece di evitarli? Credo che sia la cosa più prudente da fare."

"Non credo proprio. Non conoscete questa foresta come noi." rispose una voce squillante, in risposta alla biondina. Allarmati, Pandora e Sotero diedero un'occhiata ad un punto tra gli alberi... e videro che dalla boscaglia stavano arrivando alcuni halfling! Simili a bambini umani, alti appena un metro, vestiti con abiti di colori verdi e marroni che permettevano loro di mimetizzarsi meglio nella boscaglia, i piccoli abitanti del bosco erano armati di lance, spade corte e fionde, e Sotero ne contò almeno quattro soltanto sul lato verso cui lui e la sua padrona erano voltati... e altri tre stavano arrivando da un altro lato. Era una vista un po' preoccupante. Malgrado le ridotte dimensioni, solo uno scriteriato avrebbe sottovalutato l'astuzia e la tenacia degli halfling.

"Chi siete voi? Che ci fate qui?" esclamò uno degli halfling, la lancia puntata verso Iaco, che si allontanò di due passi alzando le mani per dire che non aveva intenzioni ostili. Il coboldo dalle squame azzurre era ben consapevole del fatto che non corresse buon sangue tra la sua specie e gli halfling...

"Con... con calma, signori." fu la pronta risposta di Dario. Il ragazzo biondo rinfoderò i pugnali e mostrò le mani vuote. "Non abbiamo intenzioni ostili. Poco fa abbiamo dovuto combattere contro alcuni grick... o come si chiamavano... che ci hanno attaccato di sorpresa."

"Non vogliamo farvi del male." continuò Pandora. "In effetti, non sapevamo neanche che da queste parti vivesse una comunità di halfling."

Gli halfling smisero di avanzare, ma alcuni di loro rivolsero la loro attenzione ai corpi dei due grick che il gruppo aveva eliminato. "Credo che stiano dicendo la verità." disse uno di loro. "Vedo due strane creature morte in mezzo alla radura... qualcuno può andare a controllare?"

Una ragazza halfling dai capelli biondi si staccò dal gruppo e raggiunse i resti delle creature. Le bastò dare un'occhiata per sincerarsi che quello che avevano detto Dario e i suoi compagni fosse la verità. "Hmm... sì, questo sono proprio due grick, come diceva il ragazzo." confermò. "Anche se mi chiedo cosa ci facessero qui. Di solito queste creature vivono nel sottosuolo."

"E' quello che ci chiediamo anche noi, per dire la verità..." rispose Gunter. "Ci hanno attaccato, e noi ci siamo difesi, ma non sappiamo cosa li abbia spinti a salire fino in superficie."

"Un momento, e cosa significa quel coboldo che è con voi?" chiese un altro degli halfling, un tipetto un po' tozzo con i capelli castani a caschetto e il viso rubicondo. Mosse la sua lancia in direzione di Iaco, che fece una buffa espressione di paura e mosse un passo indietro. "In effetti, cosa ci fanno quei due bambini umani con voi?"

"E poi, siete un gruppo piuttosto numeroso. E variegato, potrei aggiungere." continuò una halfling con i capelli neri legati in una lunga coda. "Scusate tanto se non sappiamo esattamente cosa pensare di voi."

Sebastiano emise un grugnito di disappunto. Se fosse stato per lui, avrebbe tagliato la corda, anche a costo di far fuori uno o due halfling nel corso del tentativo di fuga. Ma anche soltanto fermandosi a pensare per un attimo, appariva chiaro che non sarebbe andato tanto lontano.

Con una risatina nervosa, Pandora si fece avanti e cercò di spiegarsi. "In effetti... è un po' lunga da spiegare... hehehee..." affermò, battendo le punte degli indici tra loro. "Siamo... in una situazione un po' strana, e... passavamo di qui soltanto perchè dovevamo raggiungere la Terra delle Viole."

"Ugh... non era proprio possibile che non ci fossero complicazioni, vero?" borbottò Matilde.

"Mati... è meglio pensarci su due volte prima di aprire bocca." le sussurrò il suo amico. Matilde si sfregò la fronte con la mano libera e mormorò qualche parola di scusa.

Mentre alcuni degli halfling continuavano a tenere il gruppo sott'occhio, altri si stavano mettendo a discutere tra loro... e Nisa, con il suo udito acuto, riuscì a cogliere qualche parola della conversazione. Stavano chiedendosi cosa fare... come comportarsi con quel gruppo di 'individui sospetti' (questa era la definizione che avevano usato) arrivati all'improvviso nel territorio della "cella". L'elfa storse il naso, cosa voleva dire quella parola? C'era qualcosa che le sfuggiva, in tutto questo...

Per fortuna, nessuno del gruppo stava facendo mosse avventate. Maria strinse nervosamente il manico della sua ascia, ma non diede segno di voler tentare qualche mossa avventata.

"Per favore, gente, non facciamo niente di stupido..." brontolò Gunter a denti stretti.

Finalmente gli halfling smisero di discutere, e Nisa riuscì a vedere che le loro espressioni si erano un po' distese, anche se erano ancora sospettosi. Quello che sembrava essere il capo, un halfling di una certa età con una mantellina verde attorno alle spalle e i capelli castano-rossicci un po' scompigliati, fece un sospiro e si rivolse a Pandora. Sotero fece guizzare le orecchie e mosse la coda con espressione attenta, come ad avvertire il piccolo halfling che non avrebbe tollerato atteggiamenti aggressivi.

"E va bene. Non mi date l'impressione di essere bracconieri." affermò. "Ma... considerato quello che è appena successo, credo che dovreste parlare con il nostro sceriffo. Credo che lui vi potrà dare una mano." 

Dario non fu per niente convinto da come il capo degli halfling stava prendendo la situazione... e in effetti, si rese conto che anche molti dei suoi compagni non erano esattamente a loro agio. "Un momento... di cosa state parlando? Perchè dovremmo fidarci di voi?" chiese.

Il capo degli halfling si schiarì la voce. Doveva ammettere che quel biondo non aveva tutti i torti, ma al momento erano loro gli unici che potessero fare loro da guida. E se la presenza di quei dannati grick era un indizio, allora avrebbero avuto bisogno anche di quel gruppo di sconosciuti...

"Non avete tutti i torti a non fidarvi. In fondo, non avete che la nostra parola d'onore come garanzia." rispose prontamente. "Ma... credetemi, quelle bestie che avete appena fatto fuori sono soltanto il sintomo di un male peggiore. Se voleste seguirci, potremmo farvi parlare con qualcuno che ne sa di più, e sareste anche voi più al sicuro."

"Accidenti, ma perchè certa gente non può dire le cose come stanno, senza tanti giri di parole?" mormorò Holger. 

"Un male peggiore, dite?" chiese Maria, che ancora non abbassava la guardia. Non le piaceva come alcuni di quegli halfling fissavano Iaco. "E... esattamente, quale male potrebbe essere peggiore dei Villanova? Di quelli che hanno voluto far rapire questi bambini per farne chissà cosa?" Guardò verso Matilde e Bastiano, che mantenevano un invidiabile sangue freddo nonostante la situazione. Da una parte, Maria lodava il loro autocontrollo... e dall'altra, si chiese cosa dovevano aver passato per essere così forti in una situazione in cui molti bambini normali avrebbero già perso la testa.

"Che cosa sapete... di questi grick e di quello che stavano facendo?" chiese Endlinn, e tirò un calcio al corpo del grick più vicino a lei. Si sentì un ripugnante suono di carni flaccide, e l'elfa dal volto sfregiato si ritirò con una smorfia disgustata.

Stavolta, l'espressione del capo degli halfling si fece contrita... cosa che suggerì a Pandora, la più vicina a lui, che i piccoli guerrieri sapessero qualcosa di veramente importante.

E le parole successive dell'halfling non fecero che darle la conferma.

"Temo... che vi troviate in una situazione molto più grande di voi." affermò. "Avrete bisogno di aiuto, se volete uscirne vivi..."

 

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CONTINUA...    

              

 

 

  
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