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Autore: MadPhantom21    01/03/2020    0 recensioni
Fanfiction Dennor/Sunor/Nednor ispirata a Notre Dame de Paris.
Copenaghen, 1635.
Tratto dal testo:
"Cosa ti turba, amico mio?"
Jan incrociò le braccia sul tavolo, guardando l'amico fisso negli occhi.
Mathias teneva stretto tra le mani un piccolo crocifisso d'oro, e non rispose, tenendo lo sguardo basso.
"Sarà forse... una streghetta puttanella?"
A quelle parole Mathias alzò lo sguardo, gli occhi azzurri erano adesso rossi per lo stress.
"Lo sapevo" Rispose Jan con un ghigno. "Beh, mi dispiace per te, amico, ma sarò io ad averlo per primo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Danimarca, Nordici, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Il conte Mathias Kohler non era mai stato tanto offuscato da un pensiero prima d’ora. Un pensiero senza nome ancora, ma le cui forme leggiadre continuavano a muoversi nella sua mente, insieme a dei sottili occhi color ametista, tutto ciò che la sua mente era riuscita ad afferrare del giovane stregone quella notte.

E Mathias non riusciva a smettere di pensare a lui neanche quando si recava fuori dal proprio maniero in città per svolgere degli affari, come quella mattina di sole, unica nel freddo inverno danese. Mathias cercava di distrarsi e ci stava anche riuscendo, più o meno quando si incontrò in piazza con il capo degli uomini che gestivano i suoi pescherecci. La famiglia Kohler aveva da tempo un monopolio quasi assoluto sul commercio di pescato in Danimarca e in Europa continentale, soprattutto con il Sacro Romano Impero.
Il giovane conte fece qualche passo con l’uomo, allontanandosi dalle bancarelle di pesce nella piazza del mercato, affollata come sempre di venditori e comari con cestini in vimini contenti la spesa del giorno. Si sentiva una musica di flauto e tamburello in sottofondo, coperta dal brusio delle voci che popolavano la piazza. Mathias si allontanò, legando il proprio sacchetto di monete alla cintura dove sarebbe stato al sicuro da eventuali borseggiatori, e si guardò intorno, curioso riguardo la musica allegra che proveniva dalla propria sinistra. La piazza era solitamente occupata da ballerini di strada o suonatori che si esibivano per racimolare qualche soldo, ma Mathias li aveva sempre disprezzati in quanto solitamente zingari provenienti dall’Europa dell’est o dalla Spagna. Ma decise di avvicinarsi comunque a dare un’occhiata, e restò di sasso quando vide chi ballava al suono del flauto, lasciando che la tunica bianca contornata da fili dorati svolazzasse alla brezza leggera.

Quando vide lui.

La leggiadra creatura sembrava a malapena toccare terra con i piedi, piccoli e racchiusi in basse calzature di scarsa qualità, e i suoi occhi erano chiusi quasi a voler ignorare tutto intorno a sé tranne la musica e i movimenti del proprio corpo. Furono proprio quelli a stordire Mathias, che si prese il suo tempo per osservare i biondi capelli fermi dietro l’orecchio con una molletta a forma di croce, e i polsi sottili decorati con braccialetti di corda e perline, e quei fianchi che muovendosi a ritmo di musica sembravano sfidare l’ortodossia della chiesa proprio di fronte a loro. Chiunque avrebbe pensato si trattasse di una ragazza, nessun uomo avrebbe mai presentato forme tanto perfette e affusolate, e sensualità nei movimenti dell’intero corpo.
E Mathias si sentì avvampare ancora di più quando quegli occhi di ametista si aprirono su di lui.

Il suonatore vicino il giovane danzante osservò il conte senza far cessare la musica, e Mathias si vide costretto ad aprire la propria sacca di monete e tirarne fuori una, lanciandola nel cappello per terra, poco distante dai piedi del ragazzo. In risposta, quest’ultimo si avvicinò leggermente a Mathias e gli sorrise in modo sensuale, tanto che l’altro si ritrovò ad arrossire pesantemente e fare un passo indietro. Fu allora che la musica cessò e l’uomo più grande raccolse il cappello da terra e mise le monete in tasca, e Mathias ebbe la possibilità di scambiare un’ultima occhiata con il giovane che sembrava non averlo riconosciuto in ogni caso, prima che entrambi sparissero dietro un angolo.

Mathias ci mise un po’ ad organizzare i propri pensieri. Era proprio lui… la strega! Ecco perché non era riuscito a distogliere lo sguardo dalle sue forme, ad andare via, la stessa strega che gli aveva lanciato un sortilegio adesso lo aveva attirato lì, in quella piazza, davanti a tutti, e danzando in quel modo così profano e pericoloso aveva fatto sì che la sua mente si perdesse in pensieri perversi e alla stessa maniera il suo corpo.
Nonostante ciò, nonostante si vergognasse di sottostare così ai malefici di quella strega, Mathias ne era ormai dipendente, ma era troppo tardi quando si mise a correre nella stessa direzione percorsa da lui e il suonatore, erano spariti nel nulla.
Così, il conte sospirò pesantemente, la vista ancora annebbiata e le orecchie risuonanti di quella musica così esotica.
 
 
 
 
 
 
La Corte dei Miracoli non aveva ricevuto quel nome per caso. Era un luogo segreto, difficile da trovare, posto nella più squallida e remota periferia di Copenaghen, e perlopiù popolato da zingari, falsi mendicanti, streghe e prostitute. Le autorità erano da tempo alla ricerca di quel posto, ma nessuno era mai riuscito a giungervi fino ad allora.

L’ingresso era nascosto e altamente controllato da zingari armati, che lasciavano passare solo i membri o chiunque mostrasse la mappa per raggiungere il posto che era anche una sorta di biglietto. Non esitavano a far fuori chiunque non rispettasse i loro requisiti, per tutelare la sicurezza di quel posto profano e segretissimo, ma per chi fosse riuscito ad addentrarvisi, si sarebbe rivelato un vero e proprio paradiso.
Jan non si aspettava un simile punto d’incontro con Lukas, il giovane che gli aveva lasciato una strana mappa stilizzata dopo essere stato aiutato in strada qualche notte prima.
Aveva seguito scetticamente il percorso tracciato, non conoscendo bene le strade della città specialmente di quel quartiere periferico, e si era trovato davanti una piccola porta di legno davanti a cui era seduto un vecchio mendicante con una stampella di legno e una pipa in bocca. Jan lo osservò per qualche secondo sentendosi guardato a sua volta dall’uomo con i denti più neri dei propri baffi sudici; il soldato era abbastanza sicuro che l’uomo non fosse così invalido come voleva sembrare, e si affrettò a tirare fuori la mappa di Lukas, mostrandola come si mostra il biglietto al controllore del treno oggigiorno.
Sapeva che probabilmente il luogo fosse protetto, e quel vecchio non doveva di certo essere l’unico di guardia.

Appena l’uomo vide il bigliettino, si lasciò uscire un verso di noia, quasi fosse deluso dal non poter togliere di mezzo un così bel giovane, e si scostò per lasciarlo passare. Jan non abbassò il cappuccio del proprio mantello e continuò a tenere la mappa in mano per eventuali controlli ulteriori.
La guardia scostò una tenda di tessuto logoro, e si ritrovò in una vera e propria metropoli di gente. Musica festosa veniva suonata con strumenti anche scordati, e uomini si schiacciavano ai muri insieme a ragazze scarsamente vestite.
Sentendo odore di sudore, incenso e spezie afrodisiache nell’aria, Jan parve confuso, di certo non si aspettava un luogo del genere, un vero e proprio lupanare. Fece qualche passo intorno, passando tra coppie nel ben mezzo dei loro atti, che se ne fregavano di lui e continuavano come nulla fosse. In tutto questo, l’olandese continuava a chiedersi dove fosse Lukas e cosa avesse a che fare con un posto del genere. In realtà, visti i loro precedenti incontri, la cosa era abbastanza giustificabile ma nel cuore di Jan vi era ancora un briciolo di speranza sulla sua innocenza, della sua anima come del suo corpo.

Così, quando ad un tratto si sentì tirare la manica della giacca e si ritrovò Lukas che lo guardava con un’espressione mai vista prima sul suo viso, il suo nervosismo si alleggerì.

“Ciao.” Lo salutò Jan, sentendosi accaldato subito alla vista dei leggeri abiti di Lukas, che a malapena coprivano le sue cosce e il suo petto asciutto.
“Jan de Vries, giusto?” Chiese Lukas inclinando leggermente la testa, e ricevette un cenno della testa in risposta. “Ti stavo aspettando. Vedo che la mia mappa ti è stata d’aiuto, non saresti vivo se non fosse per quella” Il giovane si lasciò scappare un leggero sorriso e prese Jan per mano, conducendolo in un’altra ala di quella fortezza segreta in qualche modo invisibile all’occhio esterno. Mathias l’avrebbe chiamata stregoneria, pensò Jan conoscendo il suo amico. Quando Lukas lo spinse in una stanza e tirò la tenda per assicurare loro la giusta privacy, si lasciò sfuggire un ghigno di soddisfazione. Aveva vinto, Lukas sarebbe stato suo, era stato più facile del previsto.

Quando sentì il corpo caldo di Lukas posizionarsi a cavalcioni su di lui, lo guardò negli occhi e passò le sue dita tra i capelli soffici, sfilando la molletta a forma di croce, prendendosi del tempo per ammirare ogni singolo particolare di quel viso perfetto la cui pelle sembrava fatta di porcellana. Gli occhi erano sottili, a mandorla senza essere taglienti e di un color ametista più unico che raro, un piccolo neo sotto l’occhio contornato da ciglia dorate lo rendeva ancora più bello. E la situazione non fece che migliorare quando Lukas lo baciò, e poi si slacciò quelle vesti candide ormai divenute superflue, e abbandonò il sensuale corpo nelle sue mani, lasciando che Jan ne facesse tutto ciò che voleva.

La guardia aveva ormai capito cosa faceva quel giovane per sopravvivere, la cosa era scontata visti quella bellezza e quella sensualità, ma c’era qualcos’altro, qualcosa che gli diceva che non solo il corpo, ma anche il cuore del giovane gli appartenevano adesso.
Nulla che gli importasse realmente, senza ombra di dubbio, quando Jan ebbe finito e lasciò Lukas addormentato sul giaciglio che avevano condiviso, decidendo di portare via con sé nulla se non il fermaglio a croce, prova fondamentale da presentare a Mathias il giorno successivo.
Jan amava così tanto vincere le scommesse.
   
 
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