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Autore: Yuki Delleran    02/03/2020    2 recensioni
Keith è il principe di Marmora, ha perso la sua famiglia, la sua casa e la sua patria in un modo inaspettato, violento e tragico.
Lance è un cecchino della resistenza, non ha mai avuto davvero una patria e ha rinuciato alla sua famiglia per scelta obbligata.
La Resistenza è in lotta con l'Impero da secoli per liberare l'universo dal giogo dell'oppressione e la profezia che designa colei che metterà fine al dominio galra è l'unica luce a illuminare un cammino oscuro.
Ma non tutto ciò che è stato rivelato dalle stelle è eterno e immutabile. A volte può essere riscritto.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 11

 

La notizia della decisione della regina Krolia scosse l’intera base come un fulmine a ciel sereno. Non vi era stato alcun segnale di preavviso quindi tutti, compreso Keith, accolsero con sgomento l’ordine di rientro immediato su Marmora. Per il principe, soprattutto, avrebbe significato l’abbandono della scena in una situazione troppo precaria per potersi definire anche solo lontanamente risolutiva.
Quando si recò a chiedere spiegazioni alla madre, consapevole di avere anche motivi personali che lo spingevano a desiderare il ritardo di quella partenza oltre a quelli strategici, si stupì di trovarla in compagnia di Shiro e di entrambe le guardie del corpo, Thace e Ulaz.
« Thace e Shiro sono appena rientrati da un’avanscoperta su Marmora. » lo informò la regina. « Il nostro esercito ha ripreso possesso del palazzo grazie all’aiuto delle forze della Resistenza e le schiere galra sono in rotta. Ogni traccia di oppressione ha finalmente abbandonato la nostra casa e il principe Lotor si trova sotto nostra stretta custodia nelle carceri di massima sicurezza. Thace e Shiro hanno avuto modo di incontrarlo e riferiscono la sua richiesta di un colloquio con i vertici della Resistenza e con il futuro nuovo re. »
Krolia aveva un’aria soddisfatta, quella di chi è finalmente pronto a riprendere il proprio posto nel mondo dopo un grave torto, e non sembrava per nulla turbata dalla richiesta di Lotor.
« Madre, vi ricordo di nuovo che Lotor ha ordinato di uccidermi. » obiettò Keith. « Volete farmi credere che in qualche modo vi fidate del figlio dell’imperatore? »
Krolia inclinò un poco il capo e scrutò il giovane con espressione intensa.
« Non ho mai detto di fidarmi di lui, ma c’è qualcosa nel suo comportamento che è chiaramente dissonante con i dettami dell’Impero. Voglio capire di cosa si tratta, fosse anche solo per scoprire una minuscola debolezza. »
« Non dovete temere, altezza. » intervenne Shiro. « Se accetterete di incontrarlo non lascerò il vostro fianco nemmeno per un istante e lo stesso farà Lance con la principessa. »
Sapere che due delle persone più importanti della sua vita sarebbero state presenti a quel colloquio e si sarebbero spontaneamente messe in pericolo per la loro sicurezza era tutt’altro che un incentivo ad accettare, ma Keith fu costretto a fare buon viso a cattivo gioco.
« Se voi e la principessa ritenete questo incontro utile e necessario, potrete contare sulla mia presenza. »
Krolia annuì, compiaciuta.
« Ho già dato ordine di disporre tutti i preparativi. Partiremo domani e al colloquio con Lotor avrà seguito la tua incoronazione. » Il sorriso della regina si addolcì. « Avrai finalmente quello che ti spetta e che è ti è stato negato per troppo tempo, figlio mio. »
Keith si sentiva più confuso che mai: queste nuove preoccupazioni e incombenze non erano decisamente ciò di cui sentiva il bisogno in quel momento e il peso delle responsabilità era tanto gravoso da lasciarlo stordito. Per questo si lasciò condurre fuori dalla sala delle udienze da Shiro senza protestare, seguendolo in silenzio come avvolto in una sorta di stupore incredulo.
Solo quando si furono allontanati parecchio nel corridoio, Shiro si azzardò a parlare abbandonando le formalità.
« State bene? So che quello che state passando sarebbe troppo da chiedere a chiunque e se posso fare qualcosa, qualunque cosa per esservi d’aiuto, io… »
« Sto bene, Shiro. » lo interruppe Keith, riscuotendosi dal torpore. « È vero, è tanto da digerire, ma tu e Lance mi state aiutando molto. E anche parlare con Coran ieri è stato un grande sollievo. Sta succedendo tutto talmente in fretta che non credo di aver realizzato del tutto cosa intendesse mia madre, ma sono felice di avervi vicini entrambi in questo momento. »
Shiro gli posò una mano sulla spalla, comprensivo.
« Per qualsiasi cosa non fatevi scrupoli a venire da me. » disse. « Che si tratti di uno sfogo come quando eravate piccolo, di un allenamento, di una fuga sulle hoverbike o di prendere a pugni Lotor. È molto poco diplomatico, lo so, non ditelo a vostra madre, ma se li meriterebbe tutti. »
Quelle parole così accorate, così poco da Shiro, o per lo meno lo Shiro rispettoso del protocollo che era solito vedere da quando era cresciuto, strapparono a Keith un sorriso.
« Ti ringrazio. Davvero. »
Shiro annuì e fece un passo indietro, lasciandolo libero.
« Domani sarà una giornata lunga per tutti, vi consiglio di riposare e di passare il tempo che ci resta qui con qualcuno che ne valga la pena. Lance è rientrato e dovrebbe aver finito il suo rapporto ormai. »
Keith non aveva bisogno di sentire altro, lo ringraziò di nuovo e si avviò spedito verso la zona degli alloggi.

Lance si era appena liberato della divisa quando sentì bussare discretamente contro il pannello della porta scorrevole.
La missione da cui era appena rientrato non era stata particolarmente impegnativa, si era trattato solamente di scortare alcune navicelle di Taujeer mentre attraversavano una zona potenzialmente rischiosa, ma si sentiva ugualmente stanco. Gli ultimi giorni erano stati un caos di novità, missioni organizzate all’ultimo momento e in fretta e furia, quasi sembrasse che i vertici facessero il possibile per tenere tutti impegnati ed evitare che creassero problemi. Da una parte poteva capire che Kolivan agisse così per il mantenimento dell’integrità della Resistenza, se il malcontento avesse preso piede portando a delle fratture interne sarebbe stato un problema ancora più grosso, ma dall’altra aveva bisogno di riflettere in tranquillità e stare con Keith. L’aveva lasciato da solo per troppo tempo in un momento delicato, quando sapeva benissimo in che stato di confusione mentale il principe vertesse dopo la rivelazione delle sue origini. Ora voleva solo rimediare, restare al suo fianco e rassicurarlo.
Almeno quell’ultimo desiderio sembrò realizzarsi all’istante dal momento che, oltre la porta, si trovava proprio Keith, venuto ad augurargli il bentornato alla base.
« È andato tutto bene? » lo sentì chiedergli con quel filo di apprensione che il principe tentava sempre di mascherare.
« Tutto liscio come l’olio! Qui ci sono novità? »
Ed eccola l’espressione ansiosa che era diventata abituale sul volto di Keith negli ultimi tempi. Un’espressione che diceva chiaramente quanto quelle giovani spalle si fossero fatte carico di un fardello troppo pesante ma che non era loro concesso abbandonare.
« Ti sono già stati comunicati i nuovi ordini? » fu la domanda a bruciapelo e Lance lasciò che gli angoli della sua bocca si abbassassero, spegnendo il sorriso.
« Pidge mi ha accennato qualcosa mentre rientravo. E così domani tornerai a casa. Vorrei poter dire che sono felice per te… »
Keith avanzò nella stanza spingendolo bruscamente all’interno.
« Non devi dirlo se non vuoi. Io non sono affatto felice. In un momento del genere! Con tutto quello che è successo! E Allura che non vuole parlarmi. Di questo passo la Resistenza finirà a pezzi per colpa mia, ammesso che Lotor non faccia prima qualcosa di orribile… »
« Ehi, ehi, frena. »
Lance gli posò le mani sulle spalle, lasciandole poi scivolare lungo le braccia fino a stringere le dita tra le sue.
« Sì, è vero, è un brutto momento e sì, è vero, non sono felice, ma non fasciamoci la testa prima del tempo. Kolivan non permetterà che tutto il lavoro fatto finora vada in fumo e sono certo che Allura si calmerà. Quanto al resto, se lo vorrai, sono disposto a venire con te. »
Erano state parole pronunciate di getto, per nulla premeditate e difficilmente attuabili, ma lo sguardo di Keith s’illuminò.
« Lo faresti? » mormorò incredulo.
Lance tenne strette le sue mani mentre annuiva.
« Hai promesso che saresti diventato un re alleato della Resistenza, che avresti costruito un mondo pacifico dove tutte le razze avrebbero potuto convivere in armonia. Ti avevo risposto che eri un idealista, ma voglio essere parte di tutto questo. Voglio continuare a combattere questa battaglia al tuo fianco. »
Erano parole azzardate, avrebbero avuto bisogno di una pianificazione accurata e del via libera dei superiori. Allura era molto probabile che non la prendesse bene, Kolivan di certo non sarebbe stato felice di perdere un elemento valido come Lance, senza contare quello che sarebbe stato il parere della regina Krolia in tutto questo. Ancora non avevano trovato il momento adatto per spiegarle come stavano le cose tra loro e, più rimandavano, più sarebbe stato complicato. Tuttavia, l’espressione che si era dipinta sul volto di Keith gli dimostrò che quella era la scelta giusta da fare.
« Intendo mantenere quella promessa e domani sarà il primo passo per farlo. » disse, ricambiando la stretta. « Vorrei che anche tu mi promettessi qualcosa. Durante il colloquio con Lotor verrai assegnato come scorta ad Allura e vorrei che ti preoccupassi solo di lei e della sua incolumità. Io avrò Shiro con me, starò bene. »
« Ma… »
« Lei è la tua principessa, la tua luce nel buio, ricordi? Me l’hai descritta così la prima volta e adesso lei ha bisogno di questa verità. È la più vulnerabile e Lotor potrebbe approfittarne, vorrei che stesse il più possibile al sicuro. Tu e Shiro siete le persone di cui più mi fido al mondo e so che con te non correrà rischi. Te lo chiedo per favore, in quel momento guarda solo lei. »
Lance prese un lungo e profondo respiro. Da quando era venuto a sapere dell’incontro con Lotor, tutto quello che aveva desiderato era proteggere Keith a costo della vita, fargli da scudo con il proprio corpo, se necessario, e tenerlo lontano da ogni pericolo. Non nutriva nessuna fiducia nelle intenzioni del principe galra e, anche se al di là di una barriera energetica, voleva solo che stesse il più lontano possibile da Keith. Tuttavia, ragionando con maggiore logica e senso pratico, la richiesta del principe era più che sensata. Nel clima d'incertezza che stavano vivendo in quei giorni e soprattutto visto lo stato d’animo di Allura, era strettamente necessario che l’attenzione fosse focalizzata su di lei e sulla sua sicurezza. Keith lo faceva con l’intento di non farla sentire abbandonata più di quanto già non credesse, ma in realtà Lance sapeva che se qualcosa fosse andato storto le conseguenze sarebbero state molto più catastrofiche del semplice crollo emotivo di una ragazza.
Per questo motivo accettò la richiesta di Keith, facendo forza su sé stesso e sui suoi sentimenti. Sarebbe andato tutto bene, si ripeté. Keith era in buone mani, Shiro aveva vegliato su di lui per anni ed era il miglior soldato della Resistenza, non avrebbe permesso che accadesse nulla di male. E Lance, dal canto suo, non avrebbe permesso che la sua iperprotettività rischiasse di diventare controproducente.
« Grazie. » mormorò Keith. « Ora che abbiamo stabilito questo, beh… io non ho altri impegni e se tu non hai da fare vorrei… insomma… è l’ultima giornata che trascorro qui alla base quindi…»
Davanti a quel goffo tentativo, Lance finì per intenerirsi e gli accarezzò una guancia.
« Se vuoi passare del tempo con me, non c’è bisogno di chiedere. »
Keith arrossì, come succedeva ogni volta che si imbarazzava e non sapeva come reagire, cosa che faceva venir voglia a Lance di coccolarlo come se si fosse trattato di un cucciolo smarrito e non di un principe combattivo capace di infilzare un avversario come uno spiedino.
Lasciò che la mano scivolasse verso l’alto, affondando tra i ciuffi corvini fino a raggiungere la morbida peluria lilla che ricopriva un orecchio felino. Grattò piano e Keith emise un mugolio compiaciuto, socchiudendo gli occhi e inclinando la testa per andare incontro alla sua mano.
Lance sorrise, sentendo il cuore gonfiarsi d’amore per quel ragazzo che gli sembrava di conoscere da una vita nonostante fossero passati solo pochi mesi e si ripromise di fare l’impossibile per supportarlo sempre.

Alla partenza dell’indomani era presente l’intero personale della base, da Kolivan alle semplici vedette impiegate nelle ricognizioni.
Allura si presentò in alta uniforme, accompagnata dal fedele Coran e da Romelle, la guardia che l’aveva assistita durante lo scontro con Zarkon. Il suo viso era segnato da profonde occhiaie ma la sua espressione era risoluta e lo sguardo vigile. Rispose con un sorriso a tutti quelli che le si avvicinarono per augurarle buona fortuna e raccomandarle attenzione, ma non si voltò nemmeno una volta verso i reali di Marmora.
Lance si mise immediatamente al suo fianco non appena si mosse per salire sulla navicella assegnatale e ricevette uno sguardo che non fu difficile interpretare come grato.
Keith, dal canto suo, rimase accanto a sua madre, affiancato da Shiro, e venne congedato da Kolivan con tutti gli onori e le raccomandazioni del caso. Diverse pattuglie della Resistenza avrebbero fatto loro da scorta e sarebbero rimaste di supporto all’esercito di Marmora in caso di necessità fino a incoronazione avvenuta. Il comandante non menzionò in nessun modo il futuro di Lance e la sua decisione: Keith lo apprezzò molto, ma era chiaro che ne fosse a conoscenza e non ne fosse entusiasta. Tuttavia aveva abbastanza buonsenso e diplomazia per non farne parola in quel momento.
Quando salirono a loro volta a bordo di una seconda navicella, scortati da Thace e Ulaz e da diversi altri membri della Resistenza, Keith prese posto accanto a un oblò e disse addio tra sè e sè ad Altea e a tutta quella gente che lo aveva accolto quando era solo un fuggiasco ferito e in punto di morte.
« Metteremo fine a questa guerra tutti insieme. » disse Krolia, al suo fianco, quasi leggendo i suoi pensieri. « Per Marmora, per Altea e per tutti i pianeti oppressi. »
Keith scosse appena la testa.
« Non so nemmeno cosa significhi essere il prescelto. » mormorò, ma sua madre gli strinse una mano con gesto incoraggiante.
« Non è davvero importante che tu sia o non sia il prescelto. Quello che conta è fare tutto quello che possiamo, insieme, per sconfiggere questa tirannia. Il primo passo è stato liberare la nostra casa, il secondo sarà riprenderne possesso. Un passo alla volta, mineremo le fondamenta dell’Impero. »
Keith non potè fare altro che annuire e augurarsi che fosse davvero così, che in qualche modo sarebbero riusciti a dare una svolta definitiva all’opera che la Resistenza stava portando avanti da fin troppo tempo.
Il salto nel wormhole, accompagnato dalla voce di Pidge che dava istruzioni sulle coordinate di arrivo, lo lasciò leggermente stordito, anche se non a sufficienza da annullare la sensazione di lasciarsi alle spalle una vita a cui si era abituato e che gli sarebbe mancata, insieme a quella di fare davvero qualcosa di concreto per cambiare le cose.
L’atterraggio avvenne senza problemi e, già dai finestrini, era possibile scorgere la folla eterogenea che era giunta sul posto per dare il bentornato ai sovrani liberatori.
L’aria di casa provocò a Keith un'inattesa nostalgia e, allo stesso tempo, la brusca consapevolezza che il tempo dei preparativi e delle procrastinazioni era finito. Ora era giunto quello delle azioni e delle responsabilità che lo attendevano. Quella era la sua terra, quello era il suo popolo. Di lì a poco sarebbe stato il re e il loro benessere sarebbe dipeso unicamente da lui. Non c’era più spazio per i dubbi.

Lotor era stato rinchiuso nelle celle di massima sicurezza in un distaccamento del palazzo. L’ambiente era asettico e in penombra, rischiarato appena da fredde luci artificiali. La cella in sé stessa era delimitata da barriere energetiche che separavano quei pochi metri quadrati dal resto del mondo. Chi avesse tentato di attraversarle avrebbe subito una scarica capace di atterrare un uomo adulto di corporatura robusta.
Il prigioniero era seduto su una sedia, unico pezzo di mobilio in quello spazio angusto, e si alzò non appena la delegazione fece il suo ingresso, chinando appena il capo in direzione dei nuovi arrivati.
« Regina Krolia, è un piacere rivedervi. » disse in tono formale, del tutto fuori posto in quel contesto. « Principe Keith, sono lieto di vedervi in salute. Principessa Allura di Altea, è un vero onore fare la vostra conoscenza, ho atteso questo momento per molto tempo. »
Keith si limitò a squadrarlo con astio, prima di rivolgere un’occhiata preoccupata ad Allura. La principessa però rimase perfettamente composta e non diede segno di turbamento.
« Principe Lotor di Daibazaal, ammetto di non aver compreso il motivo di questa vostra richiesta di colloquio. » disse invece, mantenendo lo sguardo fermo e un’espressione quasi altezzosa. « Se lo scopo è quello di chiedere una grazia per i vostri crimini, sappiate che ciò che avete commesso voi e la vostra razza va ben oltre ogni possibilità di perdono. Se invece le vostre intenzioni sono quelle di pronunciare ulteriori minacce, queste cadranno nel vuoto. »
Pronunciò quelle parole senza nemmeno un’incrinatura e Keith non potè fare a meno di ammirarla per il suo autocontrollo. Aveva davanti il figlio dell’uomo che aveva ucciso i suoi genitori e soggiogato il suo pianeta, Keith aveva patito solo in minima parte il suo stesso dolore e già desiderava saltargli alla gola.
Lotor, dal canto suo, non sembrò per nulla impressionato, anzi mantenne un’aria neutra e tranquilla di fronte a quelle accuse.
« Nessuna delle vostre ipotesi rispecchia le mie intenzioni, principessa. » disse in tono serio. « In realtà il mio intento non è altro che fornirvi le informazioni necessarie per mettere fine all’Impero. »
A quelle parole, l’intera delegazione trattenne il respiro. I più avvezzi alle tecniche militari, come Thace, Ulaz, Shiro e Lance, misero istintivamente mano alle armi, come se una minaccia fosse insita nella frase stessa appena pronunciata. Keith mosse un passo avanti per riparare sua madre, ma la regina si scostò dignitosamente, ignorando ogni altra reazione e rivolgendosi unicamente a Lotor.
« Cosa vi fa credere che saremo tanto stupidi da cadere in questa trappola? »
Il principe galra, che nel frattempo era tornato ad accomodarsi, le rivolse uno sguardo sereno.
« Unicamente la realtà dei fatti, mia signora. Avete potuto constatare di persona che non ho torto un capello ai vostri dignitari durante l’occupazione, inoltre non vi chiedo di liberarmi e non è nel mio interesse mentire, in quanto, se le mie informazioni si rivelassero false, avrete sempre potere di vita o di morte su di me. Non vi chiedo di credermi sulla parola quando lo affermo, ma desidero la fine dell’Impero quanto voi. Mio padre è stato un tiranno con il suo stesso popolo e il suo stesso figlio, non ne condivido i metodi né le politiche oppressive. Il mio desiderio sarebbe quello di creare una Federazione Galattica di pianeti indipendenti e in pace tra loro. »
Tutti i membri della commissione si scambiarono occhiate allarmate. Shiro strinse il pugno del braccio bionico. Lance si tese, rafforzando la presa sul fucile. Keith sentì la rabbia montare davanti a tanta ipocrisia ed era pronto a gridare a quel mostro tutto il suo odio, quando Allura si fece avanti, superando tutti e ponendosi direttamente di fronte alla barriera energetica che li separava.
« Parlate, dunque. Vi ascolto. »

 

 

 

Yuki - Fairy Circles

   
 
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