Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: EleWar    03/03/2020    6 recensioni
Il passato torna sempre e, a volte, certe verità non avremmo mai voluto conoscerle.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ed eccomi qui, con un leggero ritardo sulla tabella di marcia ^_^ vi eravate accorti??? ahahahahha :-D è che la RL è quello che è e non sempre va tutto liscio. Intanto però RINGRAZIO tutti quelli che sono giunti fin qui a leggere, chi ha lasciato un commento, chi ha letto e basta, chi ha messo la mia storiella fra le seguite, le ricordate, le preferite. Vi lovvo <3





Cap.6 Confessioni notturne

Toc toc…

“Kaori? Sei sveglia?”

“Ryo, che facciamo?” sussurrò, così piano che lo sweeper si aiutò con il labiale della sua amante per capire. Con la stessa levità le rispose:

“Mi nasconderò qui, sotto il letto. Fallo entrare, o s’insospettirà” e pensò “Ma se solo fa il marpione e allunga le mani, scappo da qui sotto e lo uccido!”

“Avanti, Ryoichi. È aperto!” rispose infine la ragazza, a voce alta.

Il ragazzino fece qualche passo titubante, ed entrò in quella che pensava fosse la stanza della sola ragazza, ed era troppo assonnato per notare che, invece, era la camera da letto di due adulti in generale. Se avesse saputo, piuttosto, com’era prima! I poster di nudo che tanto amava Ryo, erano stati tolti già da un pezzo, ed era stato rimosso ogni orpello di dubbio gusto che denotasse la spregiudicata predilezione per le donne, di chi abitava quel luogo fino a qualche mese addietro. Ora si notavano, in qua e in là, piccoli dettagli dal sapore tutto femminile e, comunque, regnava innanzitutto l’ordine – che era innato in Kaori - poi c’erano un paio di piante in più, dei quadretti con paesaggi appesi alle pareti, molti più libri e, ovviamente, dei vestiti da donna sulla poltrona, ripiegati e sistemati, e sulla consolle vicino alla finestra c’era qualche trucco, delle creme e un portagioie discreto. Kaori si guardò intorno e compì un rapido controllo visivo della stanza, e si accorse che sulla sedia erano rimasti i pantaloni neri del socio e un paio di calzini buttati alla rinfusa, che erano sfuggiti al suo attento riassetto: quella era pur sempre anche la camera di Ryo, e non avrebbe mai immaginato, giusto due giorni prima, che sarebbe arrivata al punto di doverne nascondere la presenza! Fulminea pensò che, per fortuna, Ryo non si era ancora spogliato, quando era giunto da lei e che, nemmeno se lo sentisse, lei aveva di nuovo indossato un pigiama.

La sweeper si rallegrò mentalmente, poi, di aver chiuso bene le ante dell’armadio e riordinato meticolosamente tutto, e che insomma, se Ryoichi non fosse andato troppo per il sottile, non si sarebbe accorto di niente. E comunque, per la cronaca, Ryo era suo fratello e ci poteva stare che ci fosse qualcosa di suo nella camera della sorella.

Piuttosto, si stupì di questa visita inaspettata del ragazzino. Non aveva attivato le trappole anti-maniaco, come la sera prima, perché tanto Ryo era in casa, e anzi lui sarebbe andato da lei appena il ragazzo si fosse addormentato. Forse aveva commesso una leggerezza, ma Ryoichi non dava l’impressione di essere arrivato fin lì con intenti libidinosi, anzi. Sembrava un bambino, nel suo pigiama dell’Uomo Ragno, e con quel visetto corrucciato e gonfio di sonno, le faceva tanta tenerezza.

Kaori gli fece segno di avanzare, e lui timidamente accettò l’invito; le disse ancora sussiegoso:

“Ti disturbo?”

Ci stava girando talmente tanto intorno che la ragazza intuì che potesse esserci qualcosa sotto; gli sorrise incoraggiante e gli rispose:

“Certo che no. Dai su, dimmi, cosa c’è che ti preoccupa?”

“È che… mi sono svegliato e Ryo non c’era…”

E lo sweeper aguzzò le orecchie, sempre più incuriosito dal motivo per cui Ryoichi avesse deciso di raggiungere la sua amata; quasi tratteneva il fiato. Era steso proprio in corrispondenza della socia, e il materasso era leggermente infossato sotto il suo peso leggero. Gli venne da ridere, ripensando a quante sollecitazioni lo avessero sottoposto ultimamente, e che, nella sua lunga carriera d’amante, più o meno fortunato, non si era mai ritrovato sotto il letto di una donna, aspettando che un moccioso lasciasse il campo libero. Però, quando si accorse che il materasso si era deformato anche in un altro punto, e cioè dove avrebbe dovuto essere lui in quel momento, con una punta di gelosia e stizza, realizzò che il moccioso in questione vi era salito sopra. Uno strano prurito lo raggiunse alle mani e si agitò. Non poteva sopportare di essere stato interrotto sul più bello e dover correre a nascondersi come un ladro, come se quella non fosse la sua donna e non avesse il diritto di stare con lei, nella sua camera da letto per giunta! Peggio, non poteva nemmeno immaginare che qualcuno potesse prendere il suo posto anche se, ne era più che certo, non sarebbe mai stato in grado di eguagliarlo per tutto il resto. E a quel pensiero si gonfiò d’orgoglio. Poi si riscosse; possibile che fosse geloso di un bambino? Che, seppure intraprendente, aveva ancora la bocca che sapeva di latte? E poi, che bassa stima aveva della sua Kaori, se la riteneva capace di farsi infinocchiare da un ragazzetto in piena tempesta ormonale! Lei sembrava più la sua mamma affettuosa che, alla bisogna, sapeva stenderlo con un martello dei suoi senza problemi.

Perso nei suoi pensieri, si era distratto e non aveva sentito quello che aveva detto il mocciosetto, però sentì quello che gli rispose la ragazza:

“Capisco. Ma non devi vergognarti. Questa è pur sempre una casa di estranei, e tu sei lontano dalla tua. È normale sentire un po’ la nostalgia. Forza, vieni qui” e Ryo vide il materasso deformarsi e l’avvallamento cambiare posizione.

Infatti, Kaori aveva fatto avvicinare il ragazzino, e adesso anche lui era seduto sul letto con le spalle appoggiate alla testiera vicino a Kaori. Lui riprese:

“Sai, da che ho memoria, io ho avuto solo mia madre con me. Stavamo sempre insieme e lei ha fatto sia da madre che da padre. Non mi è mai mancato nulla, però… crescendo ho iniziato a chiedermi perché tutti avessero un papà ed io no. Anche quelli dei miei amichetti che lavoravano fuori città o stavano via tutto il giorno, prima o poi tornavano a casa. Invece, io…”

A Kaori il cuore si contrasse e Ryo s’incupì. Il ragazzo riprese:

“Ho iniziato così a fare domande a mia madre, volevo sapere perché non ci venisse a trovare mai nessuno e noi non andassimo mai a far visita a qualcuno. Lei diceva che i miei nonni erano morti, e che gli unici parenti rimasti erano lontanissimi. Ma a me, più di tutto, interessava sapere di mio padre, e tanto insistetti e pregai che qualcosa mi disse; solo piccole informazioni, però, che mi facevano star bene lì per lì e calmavano per un po’ la mia curiosità. Che rinasceva poco dopo, ed io ricominciavo da capo. Quando parlava di mio padre, la mamma diventava triste ed io mi sentivo sempre un po’ in colpa, per averla costretta a ricordare, ma la mia voglia di conoscere era più forte”.

Fece una pausa e gli sweeper, sopra e sotto il letto, rimasero in attesa. Poi Ryoichi riprese:

“Mia madre mi confidò di aver amato molto mio padre” e a quelle parole, Kaori si sentì trafiggere il cuore; Ryo, dal canto suo, avrebbe tanto voluto poterla toccare, magari prenderle la mano per rassicurarla, allora chiuse gli occhi ed espanse la sua aura. Kaori, malgrado il dolore che l’aveva invasa, e nonostante li dividesse una sottile barriera, percepì la forza dell’amore del partner, e si rincuorò. Poco prima lui aveva giurato di non conoscere quella donna, e forse era una magra consolazione, ma anche se fosse stata l’avventura di una notte, lei non aveva lasciato traccia nel cuore e nella mente del suo amato.

Ryoichi, che stranamente aveva colto un leggero trasalimento nella sua ospite, aveva fatto una pausa; non sapeva molto di donne e pensò che forse lei, come tutte le femmine, amasse i racconti romantici, e si fosse immedesimata. Quando Kaori si accorse che il ragazzo la guardava in attesa, gli sorrise e lui continuò quella strana confidenza.

“Diceva che all’epoca passavano tanto tempo insieme, che era forte e coraggioso, e aveva un animo nobile. Difendeva i più deboli e non si tirava mai indietro quando c’era da aiutare gli altri. Io allora mi sentivo orgoglioso di avere un tale padre, e le chiedevo, speranzoso, se gli assomigliassi. Lei sorrideva, e scompigliandomi i capelli rispondeva che ero un bravo bambino e che dovevo continuare così, che mio padre sarebbe stato fiero di me. Poi a volte mi guardava, con i suoi occhi neri neri, e diventava un po’ più triste, e un po’ felice insieme, e aggiungeva, accarezzandomi il viso, che sì, gli assomigliavo un poco”.

Kaori si accorse di trattenere il fiato: con tutta la sua empatia, poteva sentire la sofferenza provata da Ryoichi, quando aveva sentito prepotente il bisogno di saperne di più su suo padre; non erano forse gli stessi sentimenti di rabbia, curiosità e dolore, quelli che aveva provato anche lei, quando aveva interrogato l’amato fratello Hideyuki sulle sue origini? Quindi lo capiva benissimo. Dall’altro lato però, non poteva ignorare il fatto che i genitori del ragazzino si fossero amati e tanto.

“Col passare del tempo, però,” proseguì il racconto “queste poche cose non mi bastarono più ed iniziai ad avvertire come un senso di abbandono. Se era vero che i miei genitori si erano amati ed erano stati bene insieme, perché mio padre non era lì con noi? Perché non tornava mai a casa? Che razza di lavoro faceva, per lasciare a casa da soli me e mia madre? Provai più volte a metterla alle strette, farla parlare, ma si chiudeva in un ottuso mutismo e mi rispondeva solamente ‘quando sarai grande capirai’. Mi assaliva allora un senso d’impotenza e frustrazione che non ti dico!! Volevo spaccare tutto! E mi chiedevo quando sarebbe venuto il momento, quando sarei stato grande, finalmente!” s’infervorò.

La sweeper, che l’aveva lasciato parlare tutto il tempo, lo attirò a sé e gli mise un braccio sulle spalle; quel gesto affettuoso calmò il ragazzo, che finì per accoccolarsi fra le braccia di Kaori. Ryo percepì la variazione di aura della partner, farsi più dolce, e immaginò la scena che si stava svolgendo sopra la sua testa, ma non ne fu geloso: ancora una volta pensò a quanto grande fosse il cuore della sua dolce socia, capace di amare tutti senza riserve. Chiuse gli occhi.

Lei, quasi cullandolo, disse:

“Sai, Ryoichi, a volte ci sono cose che non possiamo comprendere, almeno non subito, e non sempre la verità è piacevole o come ce l’aspettavamo. Spesso si rimane delusi, e dopo preferiremmo non aver mai saputo niente, essere rimasti nell’ignoranza…”

“Ma io voglio sapere perché si sono lasciati!” l’interruppe lui, “Se non avessi insistito tanto, mia madre non mi avrebbe rivelato nemmeno il suo nome! Appena mi ha detto che si chiamava Saeba, Ryo Saeba, sono scappato di casa, deciso a trovarlo!” concluse con veemenza, agitandosi di nuovo.

Kaori, che aveva preso ad accarezzargli i capelli, si fermò all’improvviso, ma riprese subito per non tradirsi. Avrebbe voluto che Ryo fosse lì accanto a lei, e non relegato fra il pavimento e il materasso, ad ascoltare quelle parole senza poter dire niente, ma più di tutto avrebbe voluto poterlo vedere in viso, sondare i suoi cupi occhi neri, ricevere un sorriso che la rassicurasse. Perché più andava avanti, e più quella situazione le sembrava assurda, e le sarebbe occorsa tutta la sua proverbiale pazienza, e forza, per far fronte a quella tempesta emotiva che si stava abbattendo su di lei, ma temeva di non averne più abbastanza. Quanto avrebbe resistito ancora? Ryo le aveva detto che quella Akiko Munemori non la conosceva, ma era forse vero? Era sull’orlo di un abisso e aveva bisogno di Ryo; istintivamente lasciò cadere la mano sinistra, penzoloni fuori dal letto, e lui pronto l’afferrò con la sua, in un tocco caldo che la consolò, riempiendole il cuore. No, lei non era sola, il suo uomo era sempre con lei, e sapeva benissimo cosa stesse provando in quel momento: soffriva anche lui, e solo per un attimo lo aveva dimenticato.

Un sorriso triste le si disegnò sul viso in penombra.

In ogni caso, il giorno dopo sarebbero partiti alla volta di Shizuoka e, nel bene o nel male, avrebbero saputo la verità, forse. Ma proprio come aveva detto poco prima al ragazzo, non sempre la verità è piacevole e, a volte, sarebbe meglio non conoscerla. Come sarebbe stata questa verità?

E, mentre i due sweeper combattevano contro le emozioni suscitategli dalle confidenze di un adolescente, che soffriva la nostalgia di casa e che, ingenuamente, gli aveva aperto il suo cuore, lui si era leggermente assopito, cullato dal calore della bella sweeper e dalle sue mani amorevoli. Con la voce impastata dal sonno, Ryoichi parlò di nuovo, facendola quasi trasalire e strappandola dai suoi mille pensieri. Disse:

“Sai? Mi piace tanto tuo fratello Ryo. È divertente, sa un sacco di cose, m’ispira forza e fiducia. Sto bene con lui. Vorrei… vorrei che mio padre gli assomigliasse…” concluse con uno sbadiglio.

Altro colpo al cuore della povera Kaori.

Per Ryo non fu da meno.

Si sentirono annientati.

Nella ridda di sentimenti contrastanti che imperversavano nelle teste dei due, c’era così tanto struggimento, incomprensione, un senso d’ingiustizia, di rifiuto anche, che si scontravano con l’affetto che era nato per questo ragazzino coraggioso e sfortunato, che avevano avuto la ventura d’incontrare… quando? Appena il giorno prima.

Era sceso uno strano silenzio nella stanza, e Kaori non fu in grado di spiccicare una sola parola. Ben presto però si accorse, dal respiro lento e profondo di Ryoichi, che si era infine addormentato; la ragazza pensò ironicamente che, fra i tre, probabilmente lui sarebbe stato l’unico, quella notte, che avrebbe dormito. Poi il senso pratico della sweeper prese il sopravvento, e si disse che loro due non avrebbe potuto dormire insieme, non tanto perché poi, con Ryo, lei avrebbe fatto chissà che cosa – anzi, per come si sentiva, le era passata anche la voglia – ma non era decoroso che una giovane donna dormisse con un giovane maschio come lui, soggetto per giunta a quegli attacchi d’innamoramento folle. E in ogni caso, aveva bisogno di rimanere da sola, di raccogliersi nei suoi pensieri, di fare un po’ di chiarezza, ammesso che ci fosse riuscita.

L’udito fine di Ryo aveva già percepito, nel silenzio, che il ragazzo era sprofondato nel sonno e, senza che la socia gli dicesse niente, cautamente era uscito dal suo nascondiglio. Lo sguardo che le rivolse era da stringere il cuore: lui, che aveva sempre taciuto i suoi sentimenti, e indossato la maschera del cinico impenetrabile uomo di mondo, ora la guardava con occhi imploranti; tutto in lui esprimeva il bisogno di essere scusato, perdonato, per una colpa che… era poi la sua? Un senso d’impotenza aveva colto i due giovani e Kaori trattenne un singhiozzo. Avrebbe voluto saltargli addosso o allargare le sue braccia per accoglierlo e stringerlo a sé fino a soffocare, ma ancora una volta, e non solo metaforicamente, Ryoichi era fra di loro, gli impediva di amarsi, di raggiungersi.

Si guardarono significativamente e, in un muto dialogo, si amarono con gli occhi; poi la ragazza abbassò il viso verso quella testolina nera che riposava appoggiata alla sua spalla. Ryo capì e, facendo il giro del letto, si ritrovò sull’altra sponda: lentamente staccò il ragazzino da quel nido caldo che era il corpo di Kaori, e lo prese sulle braccia. Il suo fisico slanciato e magro non pesava niente, e tra le braccia di Ryo, così addormentato, sembrava veramente il bambino che ancora era. Nonostante la confessione di poco prima avesse straziato il cuore di entrambi, gli sweeper non poterono impedirsi di pensare che quella fosse una scena intima e familiare, in cui il loro bambino si era addormentato nel lettone, in seno alla mamma, e veniva riportato a letto dal suo papà.

Ryo, tenendo in braccio il ragazzino e voltandosi per uscire, lanciò uno sguardo alla sua donna: quella notte avrebbero dormito separati? Sarebbe stata la prima da che si erano messi insieme, ma in quelle condizioni forse non sarebbe stato il caso. L’uomo avrebbe tanto voluto tornare indietro e raggiungere Kaori, dopo aver depositato Ryoichi nel suo letto, ma, mentre era lì fermo, questi si mosse nel sonno e disse:

“Ryo, sei tornato? Finalmente…” e sorrise.

Questo decise per tutti.

Lo sweeper, incredibilmente, si sentì sopraffatto da un’ondata di affetto per quel mocciosetto adorabile, e sorrise, più felice di quanto si sarebbe aspettato. Era anche la prima volta che si affezionava ad un rappresentante di sesso maschile, seppure giovane, e che avesse con lui un atteggiamento paterno; quando avevano conosciuto il piccolo Takuya, lui si era divertito ad insegnargli come essere uomo, a modo suo, quindi era stato più un fratello maggiore che un padre; ma con Ryoichi era diverso. Pur opponendosi con tutte le sue forze alla possibilità che lui fosse il frutto dei suoi lombi, allo stesso tempo finiva per comportarsi come un padre.
Con il cuore in subbuglio, si girò verso la sua Kaori e le sorrise con amore, e le disse:

“Buona notte Kaori-chan” a voce alta, per poi aggiungere, solo con le labbra “Ti amo!

Poi uscì, portando il ragazzino con sé. Appena scomparvero dietro la porta, Kaori sospirò. Si distese e spense la luce, sperando in un sonno che, suo malgrado, sarebbe arrivato parecchie ore più tardi, poco prima che suonasse la sveglia.

Lungo il tragitto dalla camera di Kaori a quella degli ospiti, Ryoichi, ancora mezzo addormentato, disse a Ryo:

“Mi sono innamorato. Tua sorella Kaori mi piace tantissimo, non credi che sia adorabile?”

“Oh sì, lo è!”

E quando lo depositò sul letto, il ragazzino si girò su un fianco sospirando:

“Kaori… amore mio”.

E Ryo non poté impedirsi di pensare:

Ma guarda questo! Amore mio! No, amore mio!

Anche Ryo s’infilò nel letto sospirando, e si augurò di dormire almeno un po’; l’indomani li aspettava una giornata campale. Però gli rincresceva di stare da solo, non era più abituato, e la sua compagna gli mancava di già. Si addormentò molto dopo, pensandola; e, nel sonno, continuò a sognarla.
   
 
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