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Autore: Ray Wings    04/03/2020    0 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Lotta tra draghi





Wendy e Priscilla poterono vedere le battaglie di quel giorno attraverso una Lacryma Vision installata all'interno della stanza dell'infermeria, mentre Lucy ancora riposava accanto a loro. Il primo incontro vide come protagonisti Blue Pegasus, che schierò in campo Ichiya e un tizio col costume da coniglio di cui ancora non si conosceva l'identità. Avrebbero dovuto combattere contro Rocker e Baccus di Quattro Cuccioletti.
«Tu chi credi che ci sia sotto a quel costume?» chiese Wendy, curiosa.
«Chissà... comunque non credo possano comunque farcela contro Baccus. Ichiya è inquietante, mentre Baccus un vero figo» sghignazzò.
«Non dovresti giudicarli dall'aspetto, lo sai?» l'ammonì Charle ma lei sghignazzò divertita. Non appena il giudice diede inizio all'incontro il coniglio fece la sua prima mossa... togliendosi il costume e scoprendo così che sotto a essa c'era un Exceed. Un Exceed oltretutto conosciuto.
«Ehy, ma quello...?» chiese Priscilla, guardando il gatto attraverso lo schermo.
«Nichiya?!?!» sobbalzò Charle, sbiancando. 
«È identico a Ichiya! Questo incontro sta diventando un film dell'orrore» rabbrividì Priscilla. Con estrema commozione Ichiya si affiancò a Nichiya, l'Exceed che un tempo su Extalia era capo delle guardie della Regina Chagot. A occhi socchiusi diedero inizio a un romantico e intenso racconto per spiegare il loro miracoloso ed emozionante incontro di qualche tempo prima. Rocker parve perdere la propria anima, di fronte a quell'inquietante duo, ma Baccus invece si animò ancora di più e partì alla carica ben prima che potessero anche solo cominciare. Colpì e atterrò con un solo gesto l'Exceed, portandolo perciò a perdere i sensi. 
Priscilla, sulla sua sedia, si infervorò e, sicuramente di parte, cominciò a tifare per la stella dei Quattro Cuccioletti tirando pugni al vento per incitarlo a colpire più forte. Rocker partì subito dopo, prendendosela con uno sconvolto Ichiya. Lo colpì, spedendolo ben lontano, e Baccus tornò alla carica e si preparò a stenderlo definitivamente. 
«Forza cagnolini!» insisté Priscilla, guardando come Baccus e Rocker continuassero a colpire Ichiya.
«Un po' mi dispiace per lui, però» confessò Wendy, sempre troppo dolce. 
Ma all'ennesimo pugno, improvvisamente, Ichiya si animò e ingrossò il proprio corpo in una forma muscolosa e robusta. Nonostante il fisico scolpito, però, mantenne la sua inquietante faccia che ora era peggiorata dal fatto che avesse addirittura perso un dente. 
«Fa ancora più schifo di prima» biascicò Priscilla.
«Non essere così cattiva, Nee-san»ridacchiò Wendy, sempre dispiaciuta per le sorti di quell'ometto. Ichiya caricò con un singolo pugno, colpendo entrambi i suoi avversari e spedendoli dritto contro il muro opposto dell'arena. Priscilla sbiancò, sconvolta, nell'istante in cui l'arbitro decretò la vittoria di Blue Pegasus.
«Non ci credo!» sibilò. 
«È forte, alla fine» osservò Wendy, sorpresa. 
Il secondo incontro vide Leon e Yuka contro Kagura e Miriana, di Mermaid Heel. Priscilla saltò in piedi sulla sedia e non smise un solo istante di agitarsi, incitando Leon tanto forte che Charle dovette intervenire più volte per cercare di calmarla o avrebbe svegliato Lucy. Ma l'incontro si chiuse in parità, con nessun vero vincitore alla fine del tempo limite. 
Infine come ultimo incontro della giornata ci fu il tanto atteso Fairy Tail contro Sabertooth. Natsu e Gajeel scesero l'uno di fianco all'altro, contro Sting e Rogue, i draghi gemelli di Sabertooth. Un incontro che dava le palpitazioni solo nel suo preludio, conoscendo perfettamente forza e pericolosità di tutti e quattro i membri delle due gilde, sarebbe stato sicuramente un evento che avrebbero ricordato in molti. Persino nella stanza di Lucy cadde finalmente il silenzio, nonostante Priscilla fosse una persona totalmente avversa all'assenza di rumore. A braccia conserte, concentrata, guardò con attenzione e nervoso l'intera durata dell'incontro. Lucy, al loro fianco, continuò a riposare ma il pensiero era sicuramente rivolto a loro dal momento che mormorò nel sonno il nome di Natsu. Natsu e Gajeel ebbero un primo vantaggio, cogliendo gli avversari di sorpresa, mossi dal loro desiderio di far loro pagare ogni cosa. Quelle persone insultavano i loro sentimenti, si facevano chiamare gilda, li denigravano e offendevano i loro compagni, non avevano la minima idea di cosa volesse dire avere una famiglia. Solo questo bastava a mandar su tutte le furie chi, come loro, aveva trovato in una gilda una nuova ragione di vita, chi aveva disperato per tutta la sua esistenza, chi aveva commesso errori ma era stato perdonato, chi amava e chi era stato amato nel momento in cui ne aveva avuto più bisogno. Sabertooth non meritavano di essere chiamata gilda, non allo stato attuale, e considerato ciò che avevano anche fatto a una loro compagna non meritavano nemmeno un briciolo di indulgenza. La furia nei loro occhi era assoluta e con essa colpirono duramente entrambi i draghi gemelli. I loro ruggiti andarono a vuoto, gli attacchi speciali annullati, Gajeel e Natsu sembravano su un altro livello. Erano passati appena cinque minuti e Gajeel e Natsu erano incolumi, solo tanto arrabbiati, mentre Sting e Rogue contavano già numerose ferite e della fatica negli occhi. Ma non si arresero e scatenando tutta la loro energia si coprirono di luce bianca e ombra. Era bastato solo quello, caricarsi appena, che Sting e Rogue fecero un grosso balzo in avanti nella loro potenza riuscendo infine a colpire e stendere sia Natsu che Gajeel in brevissimo tempo. L'ago della bilancia ora era di nuovo finito dalla parte di Sabertooth, mentre Natsu si trovava in grosse difficoltà con addosso un incantesimo in grado di paralizzarlo. Ma lo bruciò... E Gajeel, poco lontano, riuscì incredibilmente ad afferrare le ombre di Rogue e bloccarlo. Nonostante la forza amplificata dei due draghi gemelli, Natsu e Gajeel riuscirono comunque a rimettersi al loro stesso livello e colpirli con tutta la rabbia e la determinazione che avevano.  Un attacco supremo, da parte di Sting, illuminò l'intera arena ma Natsu, al suo centro, restò impassibile e lo bloccò senza mostrare nessun tipo di affaticamento. Gajeel, nonostante la difficoltà iniziale causate dalla magia di Rogue che lo rendeva intoccabile, trasformandosi in ombra, riuscì anche lui infine a trovare il modo di colpirlo e mandarlo a terra a fianco al proprio spocchioso compagno. Fairy Tail era pronta a dare una lezione a chi aveva osato pestargli i piedi. 
Sting e Rogue tornarono a rialzarsi e un'altra magia li avvolse, trasformando la loro pelle in scaglie e dando una consistenza alla propria energia bianca e nera che li inondava. 
Dragon Force, la forza segreta del Dragon Slayer, loro dimostrarono di essere in grado di attivarla a loro piacimento. Sting si fece avanti, chiedendo al compagno di restare indietro, consapevole o forse illuso che sarebbe bastato lui a stenderli entrambi. Nonostante l'orgoglio di Gajeel mormorava di non sottovalutarli, fu impossibile non notare l'evidente disparità con quelli che erano stati fino a poco prima. Sting si trovò di fronte a Natsu che questo non era nemmeno riuscito a vederlo e riuscì a mandare un pugno a segno. Gajeel lo mancò e ancora Sting fece la sua mossa vincente, con palle di luce bianca che esplosero sul Dragon Slayer del ferro. Natsu provò ad approfittare della sua distrazione, ma ancora Sting fu più veloce e lo colpì. Mandò di nuovo al tappeto Gajeel e infine si preparò a ruggire con il suo soffio sacro del Drago Bianco: un attacco che fu in grado di disintegrare il terreno dell'arena, creare un'immensa voragine in cui caddero i due Dragon Slayer di Fairy Tail. Ma non si arresero e tentarono ancora, usando tutte le loro carte in gioco. Sting venne scaraventato a terra, ma senza un graffio né nessun tipo di difficoltà si rialzò e ancora si preparò a fare la sua mossa: un raggio di luce bianca che li colpì e li mise al tappeto. Si rialzarono, tentarono ancora e ancora, a Sting continuava ad avere la meglio, fino a quando i due non finirono completamente a terra. 
Il giudice era già pronto a decretare la loro vittoria, Chapati aveva già cominciato con il suo commento sulla forza di Sabertooth, quando però Natsu e Gajeel tornarono in piedi. Ricoperti di ferite, lamentandosi per il dolore, ma ancora arzilli e carichi, pieni di un strano ottimismo. Natsu sorrise e con esso annunciò di averlo compreso, aver compreso il suo metodo di combattimento e perciò avrebbe finalmente vinto. Ma nel riportare qualche esempio, per spiegare in che modo l'avesse studiato, si ritrovò a bisticciare con Gajeel in quanto disaccordo sul modo di piegarsi di Sting. 
«Sono seri?» mormorò Priscilla, guardando la Lacryma con nervoso.
«Quei due non riusciranno mai ad andare d'accordo» ridacchiò Lucy, sollevandosi lentamente dal letto e puntando gli occhi alla Lacryma.
«Lu-chan!» disse Priscilla.
«Sei sveglia» osservò Wendy, felice di vedere che stava bene. 
Il bisticcio tra Natsu e Gajeel continuò qualche secondo, sembravano pronti a cominciare a combattere tra di loro dimenticandosi dell'incontro e dei loro avversari, quando Natsu, stufo, lo spinse infine su una carriola. Questa, posta su dei binari, venne spinta via dallo stesso Natsu e si portò infine dentro cunicoli sperduti nei sotterranei di Crocus un Gajeel troppo moribondo per la nausea da mezzi di trasporto per riuscire a ribellarsi. 
«Che imbecilli!» commentò Priscilla.
«È già molto che siano riusciti a collaborare fino a questo punto» ridacchiò Wendy. 
Natsu decretò con quel gesto e con poche parole la sua superiorità di fronte ai due draghi gemelli. Sostenne di poter essere in grado di sconfiggerli da solo e quell'affermazione condita da quell'immenso orgoglio mandò in bestia entrambi gli avversari. Sting tornò a caricare con la stessa identica potenza di poco prima, ma a differenza di allora Natsu riuscì a pararlo. Contrastò il ruggito di Rogue con il proprio, riuscendo addirittura a sovrastarlo. I due ragazzi non si arresero e tornarono alla carica, sempre più furiosi, ma ormai Natsu era deciso a mettere fine quell'incontro e riusciva a tener loro testa in maniera sublime e perfetta. Fino a quando, sconfiggendo da solo persino il loro unison raid, non ebbe per sé la campana della vittoria di fronte a Sting e Rogue a terra completamente inermi. 
«Alla fine ce l'ha fatta davvero, quel bastardo» ridacchiò Priscilla. 
«Natsu» mormorò Lucy, guardando commossa lo schermo dove il suo migliore amico si prendeva la gloria di quel momento. E con un risvolto inaspettato Fairy Tail, ultima gilda di Fiore per sette anni, superò Sabertooth.
Wendy abbracciò Charle, esultando dalla felicità, mentre dallo stesso stadio si sentivano arrivare le urla di un pubblico decisamente sovraeccitato. Lucy sorrise, con gli occhi umidi dalla gioia, e Priscilla al suo fianco dondolava per aria a gambe incrociate come se si trovasse su un'altalena, ridacchiando felice. 
Anche il quarto giorno dei Giochi della Magia, superando un ulteriore incredibile ostacolo, ebbe fine portando con sé l'eccitazione di un incredibile ribaltamento della situazione. Niente era scontato, niente era noioso, Fairy Tail quell'anno aveva fatto davvero grandi cose. 
«Andiamo , Lucy! Andiamo a salutarli!» disse Priscilla, prendendo per mano Lucy. Quest'ultima non ebbe neanche tempo di assimilare la frase detta che Priscilla aveva cominciato a tirarla, tenendola sollevata per impedirle di camminare, ed era corsa fuori dall'infermeria. Correva a una velocità incredibile, trascinandosi dietro una Lucy urlante per la sorpresa e lo spavento, lungo tutti i corridoi dello stadio fino a quando non videro in lontananza il gruppo di Fairy Tail che faceva rientro. 
«Cut Fastball!» gridò Priscilla tirando indietro la spalla per prendere lo slancio e infine con forza lanciò letteralmente Lucy contro il gruppo, ben mirando contro Natsu. Ovviamente la sua magia aiutò la ragazza a cadere nel punto giusto e nel modo giusto, evitandole dolori, ma comunque l'arrivo di Lucy non fu delicato e finì con il buttare a terra Natsu.
«Perfect Game!» saltò Priscilla entusiasta.
«Lucy! Che fai qui?» chiese Natsu, guardando sconvolto Lucy che tremava tra le sue braccia. 
«Non ne ho idea» mormorò lei, ancora scossa. «Dove sono? Quando sono arrivata? Natsu... che fai tu qui?»
«Lucy voleva salutarvi!» disse Priscilla avvicinandosi sorridente.
«Hai fatto tutto da sola!» le ruggì contro Lucy. 
«Stai bene, Lucy?» chiese Natsu, ignorando ciò che era appena successo. La ragazza smise di agitarsi per il viaggio turbolento e sorrise, annuendo semplicemente. 
«Certo che sta bene! È stata curata da Wendy, dopotutto!» sorrise Priscilla orgogliosa dei poteri della bambina. 
«Dov'è Gajeel?» chiese Lucy, guardandosi incuriosita attorno. 
«Eh?» chiese Natsu con voce nasale e sguardo sperduto. «Mi ha mollato da solo nel bel mezzo della battaglia, dove si è cacciato?»
«Sei stato tu a spingerlo via, idiota!» gli urlò contro Gray, furioso nel vedere quanto fosse debole la memoria del Dragon Slayer. Priscilla, come sempre faceva quando vedeva qualcun altro battibeccare, scoppiò a ridere fragorosamente, tenendosi la pancia.
«Eccoli i nuovi quotati per la vittoria di quest'anno» commentò Leon camminando a capo della propria squadra. Erano diretti all'uscita e stavano passando di lì quando avevano sentito il caos delle loro voci. «Non pensate che vi permetteremo di vincere tan...» ma si interruppe quando Priscilla gli saltò al collo urlando il suo nome con tutta la voce che aveva. Lo abbracciò e usando il proprio vento portò entrambi a girare come una trottola, mentre lei rideva e lo stringeva. 
«Siete stati bravissimi! Anche se avete finito in parità, davvero incredibili!»
«Priscilla! Lasciami!» tentò di chiedere lui, cominciando ad avere i primi capogiri per quell'incessante girare e vorticare. Ma Priscilla non smise e continuò in quella tortura fino a che, girando girando, Leon non intravide la figura di Lluvia raggiungerli. Piantò i piedi a terra e allungò una mano verso di lei, urlando: «Lluvia! Non è come credi!»
Ma Lluvia gli diede la minima importanza e si limitò a pensare che fosse un po' un cascamorto che ci provava con tutte. La cosa in realtà un po' la tranquillizzava, sarebbe stato più facile districarsi in quel triangolo amoroso in cui era caduta se Priscilla riusciva a togliere Leon di mezzo prendendoselo lei. 
«Ma voi due non stavate insieme?» chiese Natsu, innocentemente.
«Eh?!» urlò Leon tanto forte che poterono sentirlo per tutto lo stadio. «Chi ti ha detto una cosa simile?» ruggì, rosso in volto come un peperone. Accanto a sé Priscilla si portò innocentemente le mani dietro la testa e ridacchiando ammise: «Credo che sia colpa mia».
«E lo ammetti con tanta innocenza?» urlò Leon, al limite della disperazione.
«Perciò non è vero che avete fatto zozzerie quando siete rimasti soli tu e lei in quel bosco, durante lo scontro con Nirvana» disse Levy, con innocenza. 
«Che cosa abbiamo fatto noi?!» impallidì sempre più Leon. 
«Eppure siete stati via così tanto» ripensò Lucy, ricordando il volto di Priscilla mentre raccontava loro cosa era successo. E come se fosse uscita direttamente dalla sua testa, Priscilla tornò ad arrossire, si portò le mani alle guance e gongolando come una ragazza innamorata disse con candore: «Leon ha messo la sua magia dentro al mio corpo».
«Smettila di essere equivoca!» strillò di nuovo Leon, sempre più al limite, fino a quando un piede pesante non si posò vicino a lui attirando la sua attenzione. Più che un uomo sembrava una montagna oscura, ma comunque Laxus mantenne la sua compostezza nonostante lo sguardo stesse palesemente cercando di ucciderlo. 
«Non sono sicuro che io e te ci siamo mai presentati» disse col tono di voce che faceva presagire una condanna a morte. Leon iniziò a sudare freddo ma cercò comunque di mantenere una certa dignità, nonostante Priscilla fosse tornata ad appendersi al suo collo. Cosa che fece infuriare ancora di più Laxus, tanto che i lembi del suo cappotto cominciarono addirittura a muoversi sotto l'effetto della sua magia fuori controllo, un'energia sprigionata anche senza volerlo.
Levy, Lucy, Erza e Lluvia si rannicchiarono tra loro, fissando il ragazzo con lo sguardo sorpreso, gli occhi sbarrati, le guance arrossate di chi aveva ben capito.
«È geloso!» mormorò Lucy, emozionata.
«Che carino» si unì Levy e le altre due annuirono convinte. Osservazioni che sfortunatamente raggiunsero l'orecchio di Laxus e ne uscì ancora più irritato ma colmo di vergogna. 
«Mi sono stufato di stare qua. Vado a bere un goccio» disse irritato, voltando le spalle a Leon e Priscilla e allontanandosi con le mani nelle tasche. 
«Aspetta! Laxus! Vengo con te» disse Priscilla staccandosi finalmente da un Leon distrutto e correndo dietro al biondo. Non disse niente, non chiese il motivo di quell'apparente nervosismo, semplicemente lo affiancò e saltellando continuò a stargli accanto sorridendogli. Avevano visto tante Priscilla in quegli anni, l'avevano vista vestita di mille sorrisi diversi, ma nessuno di quello era mai sincero e splendente come quello che dedicava sempre a Laxus. Avevano affrontato di tutto, qualsiasi difficoltà, qualsiasi pazzia. Erano stati persino cinque anni separati, accecati da un litigio che non aveva nessun senso, ma avevano affrontato anche quello, avevano affrontato il più grande e angoscioso dei demoni. Ne avevano fatta di strada, molta di quella anche separati, addirittura avversari, eppure ora vederli camminare l'uno di fianco all'altro con quei sorrisi sul volto, come se non ci fosse altro nella vita che avrebbero voluto, dava finalmente un senso di quiete e di pace. Cos'altro avrebbe potuto dividerli?
«Domani hanno detto che avrete il giorno libero!» esclamò lei, prima di sparire dietro un angolo.
«Che cosa vuoi fare?» le chiese Laxus, ben consapevole che quella frase avrebbe portato sicuramente a una richiesta.
«Ho sentito dire che c'è una piscina qui vicino. Un parco acquatico! Ci andiamo?» e con quel sorriso e quella domanda, i due sparirono del tutto.


Era passata un'altra serata di svago e divertimento alla locanda, con cibo e alcol forse anche più del solito per festeggiare il primo posto di quel giorno di Fairy Tail. Ancora caos, ancora risate e Priscilla quella sera non aveva fatto che passarla al tavolo con Laxus. Per quanto lui fosse sempre di poche parole e sempre apparentemente distaccato, lei si agitava abbastanza per tutti e due e questo riusciva nella totalità dei casi a strappargli un sorriso. Vedere Laxus sorridere era qualcosa di praticamente assurdo, eppure quando aveva Priscilla intorno lo faceva in continuazione. La guardava mentre si agitava, mentre mangiava e beveva, la guardava ridere, scherzare, prendersi persino gioco degli altri. Fece addirittura un paio di scherzi, usando la magia del Mirage e del vento per fregare soprattutto Natsu, il più stupido e ingenuo di fronte a quelle cose, e stringendosi a Laxus per sussurrargli qualche battuta verso il ragazzo persino lui si ritrovò almeno un paio di volte a ridere divertito. Parlarono tutta la sera, Priscilla non riuscì a stare zitta nemmeno mentre masticava anche se quello la portò ad essere rimproverata un paio di volte per la maleducazione, ma alla fine non importava. Anche vederla così sfacciata e sciatta era comunque dolce e divertente. Tornarono insieme verso l'hotel e lei continuò a ridere e parlare persino dal bagno, impegnata a lavarsi e cambiarsi per la notte. Si lanciò infine sul proprio letto, saltandoci sopra come un canguro, ancora troppo esagitata per mettersi a dormire. Tentò di provocare Laxus, tirandogli un paio di volte il cuscino addosso, nella speranza di innervosirlo e magari cominciare qualcuna delle loro lotte per giocare. Ma lui si dimostrò, come sempre, superiore e distaccato, fino a che all'ennesima cuscinata non perse la pazienza e con una presa di lotta libera non la ribaltò sul letto e quasi la stritolò fino a che lei non si arrese. 
«Vai a letto, adesso» cercò di insistere, infilandosi sotto le coperte del suo letto e provando a prendersi il suo spazio, stendendosi sul fianco destro e voltandole le spalle. Priscilla gli saltellò accanto, ancora euforica, confessando: «Non ci riesco, sono troppo emozionata! Possiamo addirittura vincere questo torneo, ti rendi conto?» sorrise e stendendosi vicino a lui poggiò il proprio mento oltre la sua spalla per riuscire a guardarlo in viso.
«Sarebbe una bella soddisfazione. Se pensi a quanto hanno sofferto i nostri compagni durante la nostra assenza, se lo meritano» rispose Laxus e Priscilla nel sentirlo parlare così sorrise ancora di più.
«Che hai da fissare così? Sei inquietante, lo sai?» provò a difendersi lui, sentendosi imbarazzato dal suo sguardo fisso. 
«È bello vederti così» rispose lei, allegra, restando appoggiata alla sua spalla. Lui si corrucciò, cercando di interpretare quelle parole ma finì solo con l'arrossire un po' per quella specie di complimento che doveva essere. 
«Hai sempre avuto il cuore grande, Laxus. Io lo sapevo, non l'ho mai dimenticato nemmeno per quei cinque anni» disse, con dolcezza.
«La persona di cui parli non avrebbe mai fatto le cose che ho fatto io» rispose lui.
«Eri annebbiato, lo abbiamo capito tutti. Non è stata colpa tua. È per questo che ti hanno riaccettato nella gilda»  ma lui non rispose, pensieroso e cupo. Questo però non abbatté Priscilla che, sempre sorridente, chiese infine con dolcezza: «Riuscirai mai a riaccettarti anche tu... Laxus?»
Non rispose, ma si lasciò scappare un sorriso, a confessarle che aveva colto nel segno. «Perché io e te siamo sempre i primi e i soli a rientrare in hotel?» chiese lievemente nervoso, sperando di cambiare discorso e non entrare nel merito di quei sentimenti che certamente non l'avrebbero lasciato mai più in pace.
«Gajeel finisce sempre con l'addormentarsi in giro e Lluvia vuole stare insieme a Gray fino al mattino» spiegò sorridente Priscilla. «Gerard è sparito già da un po', comincio a preoccuparmi. Mi chiedo se abbia scoperto qualcosa per quella storia della fonte magica simile a Zeref. Sono stata così assorta da questi giorni di torneo che non ci pensavo nemmeno più e pensare che si trattava della mia missione» sospirò affranta. 
«Starà bene. Se avesse scoperto qualcosa probabilmente sarebbe venuto a dirtelo» la rassicurò. 
«Sai a volte mi chiedo ancora come sta l'altro Gerard, su Edoras. È passato davvero molto tempo... quanto mi piacerebbe incontrarlo di nuovo» sospirò, malinconica. 
«Ti sei affezionata, alla fine» commentò Laxus.
«Mi ha dato una speranza quando ho pensato non ce ne fossero più. Forse... dovrei confessarti che per i primi mesi non ero molto convinta di ciò che sarebbe successo. Ho pensato fosse veramente la fine. Non mi avevi mai trattata in quel modo prima di allora, nonostante tutte le volte che papà ti aveva manipolato».
Laxus non rispose ma il verso che gli uscì dalla gola trasmise lo stesso tutto il suo disagio e dolore, legato a quei ricordi. Priscilla si lasciò scivolare dalla sua spalla lungo la sua schiena, poggiando la testa sul cuscino al suo fianco. Fece scorrere la mano oltre il fianco, appoggiandosi sul ventre e infine lo abbracciò. 
«Il nonno ha provato molte volte a cercare di consolarmi e convincermi che avrei potuto essere lo stesso felice, ma è stato Mistgun alla fine a darmi la scintilla per rimettermi in vita. Quando si è avvicinato a me, incuriosito dalla mia natura, ho avuto l'idea dell'addestramento. Ho pensato che se ti avessi combattuto come ai vecchi tempi, ad armi pari, e ti avessi spinto a dare tutto te stesso forse saresti tornato indietro con la memoria e saresti tornato. E a quanto pare avevo ragione» sorrise allegra e immerse il volto nella sua schiena, schiacciandosi contro di lui. 
«È stato crudele» sospirò Laxus. «Ci ho messo giorni ad accettare i ricordi che mi tornavano alla mente».
«Non è stata colpa mia» provò a difendersi lei, imbronciandosi come una bambina e lui ridacchiò divertito e intenerito. Prese la sua mano, poggiata sul proprio petto e la strinse delicatamente. 
«Senti, Laxus...» mormorò Priscilla pochi minuti dopo, ignorando il fatto se lui stesse dormendo o meno. Fece scorrere le proprie dita tra le sue, fino a incrociarle e stringerle delicatamente. «Mh?» chiese lui, già parzialmente addormentato.
«Cosa pensi ne sarà di me, adesso?» una domanda inaspettata, vista la gioia di cui si vestiva in quei giorni mai si sarebbe aspettato di vederla ancora turbata da qualcosa. Riaprì gli occhi, ma non rispose subito, cercando il modo migliore per indagare e riuscire a capire di cosa avesse bisogno.
«Insomma... Non sono umana, ma non sono più nemmeno una marionetta di Ivan. Credevo di avere delle certezze che ora non ci sono più. Non fraintendermi, ne sono felicissima, ma non posso far a meno di chiedermi a questo punto... cosa io sia e quale sarà il mio destino».
«La cosa ha veramente importanza?» chiese lui, cercando di riempire quelle parole di leggerezza e inutilità. Che fosse umana o meno, l'importante era che fosse libera e felice. Era questa l'unica cosa a cui doveva pensare: a vivere e farlo sempre con il sorriso. Tormentarsi su quelle cose non aveva senso, portava solo una tristezza inutile. Ma Priscilla esitò, esitò fin troppo. 
C'era molto più in tutto quello, una consapevolezza di cui aveva preso coscienza solo di recente e che cominciava addirittura a considerare come reale. Persino tenerlo abbracciato nella notte, dormire semplicemente vicino a lui, sentirne l'odore, non faceva che scaldarle il petto. La verità era che loro avevano ragione, tutte loro, le ragazze della gilda, per quanto imbarazzante fosse, cominciava a capirlo. Avevano stramaledettamente ragione. Il tocco delle sue dita tra le proprie la faceva arrossire, il calore del suo corpo, le chiacchiere fino a notte fonda, o di fronte a un piatto di cibo e un bicchiere di alcol. Era tutto meraviglioso ed emozionante. 
Cominciava a capirlo, cominciava ad accettarlo, e lei... lei forse lo amava davvero.
Ma avrebbe potuto una come lei averne il diritto? Poteva un essere come lei, un essere unico che non aveva nemmeno idea di cosa fosse, amare un essere umano?
«Potrebbe» rispose alla sua domanda, con uno sforzo palpabile. 
Laxus fece un profondo sospiro, muovendosi nel letto, e lentamente si voltò dall'altro lato. Non aveva certo idea di cosa le passasse per la testa, ma era ovvio che avesse bisogno di qualche sorta di rassicurazione e conforto. Allungò una mano dietro la sua nuca, le afferrò la testa e lentamente si mosse per portarsela al petto. Le labbra che le sfioravano la fronte, e se la schiacciò contro, abbracciandola teneramente. 
«Sei Pricchan. La mia sorellina solare e caotica. Ti può bastare?» le chiese con una dolcezza che in realtà fece solo male. 
Sorellina.
Poteva bastarle, forse un tempo avrebbe detto di sì. C'era stato un tempo in cui era convinta che essere sua sorella fosse il livello più alto che a cui sarebbe potuta arrivare. C'era stato un tempo in cui aveva amato essere chiamata con quell'appellativo perché li rendeva legati, uniti e vicini in maniera assoluta. Ma erano successe così tante cose... e lei era cresciuta. Era cresciuta non solo di età, ma soprattutto come entità. Aveva compreso molte cose del mondo, aveva compreso molte cose di se stessa, e ora cominciava persino a comprendere quale fosse il reale nome di quei sentimenti che da sempre si era portata dentro. Un tempo, sorellina era la cosa migliore che potesse dirle. Era egoista, forse stupido, ma no... non le bastava neanche un po'. Ed era così doloroso. 
Aveva alzato la testa, aveva scoperto che poteva esistere dell'altro a cui poteva arrivare, un mondo nuovo e forse ancora migliore. Aveva allungato una mano, curiosa di potercisi immergere, ma lui con una semplice parola l'aveva rimessa al suo posto. Che altra scelta aveva? Era normale, l'aveva da sempre chiamata in quel modo, nonostante la realtà emersa comunque il passato non poteva essere cambiato. E lei sarebbe stata per sempre solo la sua sorellina.
Almeno quello le avrebbe permesso di dormire nel letto insieme a lui.
«Sì» mentì. «Può bastare».
   
 
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