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Autore: LorasWeasley    07/03/2020    2 recensioni
AU [FACE Family|FrUK|Accenni Dennor e Spamano]
"Si fissarono per interi secondi, scrutandosi fin nel profondo, poi Arthur sussurrò –Non sei costretto a stare qui.
-Lo so.
Due semplici parole che volevano dire moltissimo altro."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, FACE Family/New Continental Family, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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18.Papa

Ormai erano passati mesi da quando quella storia che avevano era ricominciata, nonostante quella prima volta Arthur avesse espressamente detto “una sola notte”.
Non parlavano mai apertamente di quello che erano, di quello che avevano.
Francis avrebbe voluto, voleva chiarire tutta quella situazione che a lungo andare lo stava facendo impazzire.
Ma non ne aveva il coraggio, come non ne aveva avuto quando era partito anni prima.
Non aveva il coraggio perché aveva paura della reazione dell’inglese, aveva paura di quello che poteva dire e di come avrebbe potuto chiudere quella storia che avevano senza pensarci due volte.
E non erano paure infondate, lo vedeva come Arthur entrasse nel panico ogni volta che si accennava all’argomento, come quando i bambini gli avevano chiesto se stavano insieme o come quando Lukas aveva chiesto spiegazioni.
E non era semplice imbarazzo.
Francis sapeva quanto Arthur si imbarazzasse facilmente per la minima cosa, al liceo si divertiva un sacco a farlo diventare sempre più rosso e balbettante.
Ma quello non era solo imbarazzo, la sua era una paura più profonda, una paura che non aveva ancora capito, proprio perché non aveva mai uscito l’argomento.
Ma la situazione gli andava sempre più stretta.
Perché Arthur poteva anche continuare a dire che non stavano insieme e che non avessero nulla se non una semplice relazione carnale, ma come poteva spiegare tutto l’altro che facevano?
Certo, il sesso era davvero eccezionale, ma c’erano anche giorni in cui stavano più di dodici ore insieme e al massimo si scambiavano qualche bacio di sfuggita.
Questo come lo poteva spiegare?
Quando Francis aveva il pomeriggio libero molte volte andava a casa dell’inglese semplicemente per permettergli di lavorare in pace e giocare con i due gemelli.
Si era affezionato a quei due quasi come se fossero direttamente suoi figli.
Li portava al parco, gli preparava la colazione ogni mattina che si svegliava in casa loro, ed erano diventate così frequenti quei casi che ormai passava il tempo a casa sua solo per cambiarsi i vestiti.
Aveva anche iniziato a insegnare loro qualche parola in francese, i bambini erano divertiti da quella novità e nonostante Arthur odiasse in generale tutto ciò che fosse francese non gli aveva mai detto nulla. Matthew sembrava il più elettrizzato da questa nuova lingua ed era quello che imparava più in fretta.
Delle sere erano usciti insieme a Gilbert, Antonio e Romano, altre volte con Lukas, Mathias ed Emil.
Francis non aveva fatto l’albero di Natale a casa sua, ma aveva aiutato Arthur con il suo.
Aveva anche comprato dei regali di Natale ai bambini.
Qualche settimana prima Arthur era spuntato trafelato al bar dove lavorava e di fretta gli aveva lanciato una copia delle chiavi di casa sua, andava così di fretta che quando gli disse “devo andare urgentemente in ufficio, non so quando mi sbrigo, li prendi tu i bambini a scuola e li porti a casa? Grazie!” non aspettò neanche una risposta affermativa che era già andato via, veloce com’era entrato.
Non gli aveva mai chiesto di restituirgli le chiavi e Francis non l’aveva mai fatto.
O quando i bambini l’avevano invitato a vedere la loro recita natalizia erano così felici della cosa che si era messo a fare gli straordinari a lavoro pur di avere libera proprio quella mattina, e aveva minacciato Antonio e Gilbert di non dire nulla.
C’erano così tante cose che ormai quella discussione che rimandavano da troppo tempo era diventata così opprimente da essere evidente anche a persone che non conoscevano nulla di quella storia.
Francis sapeva di non poter continuare ancora per molto, che prima o poi la cosa sarebbe esplosa.
Ma in quel momento, mentre si baciavano tra le lenzuola, dopo essersi rivestiti e puliti in seguito a una bellissima sessione di sesso, tutti quei pensieri erano chiusi in un angolo della sua mente, quasi dimenticati.
-Mi piace baciarti- mormorò Arthur nella penombra della sua stanza con gli occhi chiusi e le labbra che si erano appena staccate da quelle del francese.
Di solito non era quel tipo di persona sentimentale che si esprimeva con frasi del genere, ma era stanco dalla giornata e Francis lo stava facendo sentire così bene in quel momento che la frase gli uscì spontanea, neanche si imbarazzò per quelle parole.
Francis sorrise non visto, quando era tornato li dalla Francia non aveva fatto altro che pensare a lui, ma non credeva davvero che sarebbero arrivati a quel punto.
-Resti a dormire qui?- chiese poi Arthur mugugnando felice delle carezze che stava ricevendo lungo la guancia.
-Sono già tre notti che dormi qui- fece presente Francis.
Arthur aprì stancamente un occhio, lo scrutò, poi si girò per controllare la sveglia –Sono le due di notte, non mi sembra il caso farti tornare a casa adesso.
-Certo che sei diventato davvero responsabile da quando hai dei bambini.
Arthur sbuffò –Sono troppo stanco per risponderti male- e quasi per dimostrare quello che aveva detto fece uno sbadiglio.
-Dormiamo?- Francis si chinò per lasciargli un nuovo bacio sulle labbra.
Arthur annuì –Però prima devo andare in bagno- scostò il piumone e rabbrividì a contatto con l’aria fredda.
A piedi nudi si avviò in fretta verso il bagno accendendo la luce e chiudendosi la porta alle spalle.
Qualche minuto dopo, mentre Francis era quasi nel dormiveglia, sentì dei passi leggeri avvicinarsi.
Per un primo istante pensò ad Arthur, ma era ancora abbastanza lucido per rendersi conto che il suo inglese non era così leggero ed aggraziato.
Si alzò sui gomiti e nel buio notò la figura di Matthew davanti la porta che scrutava il letto, sembrava inquieto e si stringeva il suo peluche al petto come se ne andasse della sua vita.
-Ehy Matt, tutto bene?- sussurrò Francis sorridendo per rassicurarlo.
-Dov’è… dov’è Daddy?- sembrava avere la voce anche più bassa del solito.
-È in bagno, adesso ritorna, vieni qui sul letto che li fa freddo- scostò la coperta e aspettò che il bambino si arrampicasse sopra il materasso per coprirlo e tenerlo al caldo.
-Hai fatto un brutto sogno?- domandò poi.
Matthew annuì stringendosi di più il peluche al petto.
-Ne vuoi parlare?
Questa volta scosse la testa velocemente, forse terrorizzato all’idea di rivivere tutto quanto.
-Vuoi dormire qui?- e aprì le braccia per invitarlo a stringersi a lui.
Non era sicuro di star facendo la cosa giusta, forse doveva solo aspettare che Arthur tornasse e consolasse lui suo figlio come meglio credeva, ma gli veniva così naturale ormai comportarsi in quel modo con quei due gemelli che si sentì davvero bene quando Matthew non perse tempo a stringersi contro il suo petto.
E il cuore gli mancò un battito quando prima di cadere nel sonno lo sentì mormorare –Grazie Papa.
Contemporaneamente dall’altra parte della casa Arthur uscì dal bagno e per pochissimo non urlò quando vide una figura dirigersi in giro per il corridoio buio.
Sospirò di sollievo quando si rese conto che si trattava solo di Alfred, con una mano si stava strofinando un occhio, barcollava per via del sonno.
-Ehy Al, perché sei sveglio? Hai fatto un brutto sogno?- sussurrò l’inglese chinandosi e prendendolo in braccio.
-No, mi sono svegliato perché Matthew non era più nel suo letto.
Arthur si limitò a corrugare la fronte, ma non fece domande, aveva smesso di cercare di capire il collegamento che avevano due gemelli.
Non entrò nel panico quando sentì che Matthew non era più nella sua camera, c’era solo un posto dove poteva essere andato e controllò subito tornando nella sua stanza.
Si bloccò sulla porta quando vide Francis e Matthew addormentati insieme, abbracciati e con il volto sereno e tranquillo.
Sorrise e sentì il calore invadergli il petto a quella scena.
-Daddy?- Alfred lo riportò alla realtà con la sua voce assonnata.
Arthur si avvicinò al letto –Andiamo a dormire.
E scostando le coperte posizionò il bambino accanto al fratello, stendendosi poi anche lui al suo fianco.
Alfred annuì, sembrava soddisfatto di aver ritrovato finalmente Matthew e non appena chiuse gli occhi tornò di nuovo a dormire.
Arthur li guardò tutti e tre per qualche minuto.
Si rese conto che ormai la sua vita era stata stravolta così tante volte e in modi che lui non aveva mai neanche lontanamente immaginato che non sembrava più riuscire a gestirla e a calcolare o decidere le mosse successive.
Ormai era tutto un grande punto interrogativo il futuro.
Ma in quel momento, esattamente in quell’istante, arrivò alla conclusione che quelli che aveva nel suo letto magari erano proprio i componenti di quella famiglia che non aveva mai saputo di volere.
  
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