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Autore: The Loveless Jester    07/03/2020    0 recensioni
In questa storia il Capitano Kirk è una donna, la coppia principale quindi è etero. L'intento di questa storia è di affrontare varie tematiche tra le quali lo stress post traumatico, violenze psicologiche e fisiche, e l'esperienza di una donna al comando . La storia parte da Star Trek Into Darkness e ne ripercorre la trama molto alla lontana con qualche cambiamento.
Dalla storia:
- Lo so.. infondo lo so.. So solo che sono stata una spina nel fianco per quell’uomo e che quando ha avuto bisogno di me io non c’ero. Come non c’ero per mio padre.-
Aveva intrapreso un discorso pericoloso e questo Jane lo sapeva,si stava colpevolizzando di tutte le disgrazie che non erano direttamente dipese da lei e lo stava facendo davanti a un vulcaniano che aveva scelto la via della logica su quella delle emozioni.
Si sentiva in trappola nelle emozioni negative che lei stessa aveva evocato , e in qual momento volevo solo urlare e piangere,cadere in mille pezzi e lasciare che Spock o Bones si prendessero cura di lei.
“sei il Capitano,Jane”
La voce di Pike le risuonò nella mente, ricordandole ciò che era e quello che faticosamente aveva conquistato.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Khan Noonien Singh, Leonard H. Bones McCoy, Nyota Uhura, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 1: Il Capitano Jane Kirk

 


A San Francisco era una splendida giornata di sole, il cielo sereno sembrava quasi brillare e i raggi di sole illuminavano il palazzo di vetro della Flotta Stellare riflettendo sulle superfici di vetro creando un effetto luminoso tale da far sembrare la costruzione una supernova, a Jane sembrava questo  quando aprendo i suoi grandi occhi blu al bagliore del giorno si era ritrovata ad osservare questo spettacolo dalla finestra del suo alloggio,  o forse aveva solo le allucinazioni tanta era la nostalgia dello spazio e della sua nave.
Jane Kirk era il Capitano più giovane di tutta la Flotta Stellare, ma soprattutto era una donna.
Fino a un ventennio prima se le avessero detto che avrebbero affidato l’ammiraglia della Flotta Stellare a una donna avrebbe dato del pazzo a chiunque le avesse detto una cosa del genere.
Erano invece esattamente 8 mesi e 3 settimane che Jane Kirk comandava ben 423 ufficiali e sottufficiali della Flotta Stellare  e la nave più veloce e avanzata dell’intera flotta.
Lei stessa stentava a crederci, ogni mattina quando si alzava ed usciva dai suoi alloggi da capitano indossando la maglia oro del comando, tutto le sembrava surreale, mai poi Spock che le dava il benvenuto in plancia con quell’espressione pragmatica da vulcaniano la riportava facilmente alla realtà.
 

“Ordini Capitano?”

 
 
 
 
Arrivare dov’era era stato un lungo percorso difficile e travagliato, per questo non avrebbe mai scordato chi e cosa l’avevano fatta sedere su quella poltrona.
Jane era la figlia del Capitano George Samuel Kirk, Capitano della U.S.S. Kelvin per soli sedici minuti, salvatore di centinaia di vite umane compresa quella di sua madre mentre stava dando al mondo Jane.
Dopo la morte di George , dopo anni di sofferenze, Winona Kirk aveva sposato il Capitano Christopher Pike in seconde nozze, l’uomo che le aveva lasciato il comando dell’Enterprise, l’uomo che nonostante lei fosse sempre e costantemente stata una spina nel fianco l’aveva cresciuta come se fosse sua figlia e non solo.
Christopher le aveva dato uno scopo, quando a 23 anni l’unica cosa che le riusciva era servire ai tavoli delle bettole in Iowa, Pike le aveva scritto una bella lettera di raccomandazioni e mandata a calci in culo all’accademia. Jane lo aveva odiato profondamente, gli aveva urlato che non era suo padre, che doveva farsi gli affari suoi, che avrebbe fatto un casino pur di farsi cacciare, ma dopo quella sfuriata le era bastata solo una settimana di lezioni per capire che era fottutamente brava in qualcosa e che quel qualcosa le piaceva e le aveva risvegliato la mente e l’interesse come non era mai successo in tutta la sua vita. Il risultato era stata una semplice conseguenza.
Si era diplomata nella sezione di studio di  comando e strategia un anno prima dello scadere del programma, era stata l’unica ad aver superato il test della Kobayashi Maru( con il grande disappunto di Spock).
Certo gli anni all’accademia non erano stati clementi con lei, nonostante fosse sotto l’ala protettiva di Pike , una donna intelligente e che dava più risultati degli uomini non attirava di certo le simpatie di tutti,  ma per fortuna  Jane non si era arresa , ogni esame, ogni prova che aveva incontrato  li aveva superati con caparbietà ed efficienza, a volte infrangendo le regole, ma i risultati erano stati  così strabilianti che nessuno aveva osato  dire nulla sulla figlia prodigio di George Kirk.
Con il tempo aveva ottenuto il rispetto dei suoi compagni e dei suoi superiori.
Proprio in quegli anni aveva conosciuto il suo migliore amico, Leonard, per lei era Bones, per lei era come un angelo custode che adorava iniettarle nel collo antidolorifici in maniera sadica ogni volta che si faceva male per le sue bravate da cadetto e da Capitano poi.
Bones era un soprannome che Jane gli aveva affibbiato quando il suo Capo Ufficiale Medico in preda alla rabbia dopo l’ennesima lite con la sua ex moglie aveva esclamato “I have nothing left but Bones”.*
Il suo rapporto con Leonard si era sviluppato negli anni soprattutto perché uno guardava le spalle dell’altra, dopo il divorzio Bones aveva scelto l’accademia per pagare gli alimenti alla moglie , anche se Jane era convinta che alla fine Leonard fosse veramente innamorato del suo lavoro, specie quando utilizzava i suoi gradi per lasciarla in infermeria quando si faceva male a furia di “giocare a  fare Wonder Woman”.
 
 
Tornare a San Francisco per Jane era sempre un viaggio nel viale dei ricordi, ricordava tutte le bevute fatte con Bones, le fughe notturne e le grandi sbornie. Leonard l’aveva sempre protetta, evitandole avances indesiderate, sempre protetta dall’iniziare risse, e non perché lei non sapesse menare due pugni ma perché poi si sarebbe cacciata nei guai e lui avrebbe dovuto ricucirla.
Aveva avuto un periodo felice, eppure le ombre l’avevano raggiunta anche allora, ombre che difficilmente avrebbe dimenticato, ombre che nonostante molti avevano riconosciuto nei segni del suo corpo e della sua mente, lei aveva deciso non condividere nulla più del dovuto.
Ora però, non voleva pensarci, ricordare i vecchi tempi era una cosa, ricordare quella notte era ben altro conto. Quella mattina si stava preparando per incontrare Pike che l’aveva convocata insieme al suo Primo Ufficiale Spock, probabilmente l’Ammiraglio aveva intenzione di affidargli una nuova missione dopo il successo con Nero. Jane sperava in una missione quinquennale per l’Enterprise, era di buon umore e speranzosa, per questo non avrebbe lasciato a niente di rovinarle la giornata.
Dopo essersi vestita ed indossato l’alta uniforme scese dai suoi alloggi  situati nel grattacielo proprio di fronte alla sede centrale, arrivata nell’atrio le bastò solo un’occhiata per individuare Spock che la stava già aspettando con una postura perfettamente militare.
Jane avanzava a passo lento , le iridi blu squadravano l’ufficiale da capo a piedi, non poteva negare che era terribilmente attratta da quel “ goblin dal sangue verde “ come lo aveva definito Leonard, eppure lei non vedeva un goblin ma un faro a cui appigliarsi nella tempesta.
Purtroppo, Spock era fidanzato con il suo Tenente a capo delle comunicazioni Nyota Uhura, e se non fosse bastato questo come impedimento, Jane era completamente terrorizzata all’idea di avviare una relazione interpersonale troppo intima come una relazione sentimentale. Tutte queste reticenze erano figlie di un’esperienza andata male ,qualcosa che aveva lasciato molte cicatrici e che nonostante le insistenze inutili ed inascoltate  di Bones e Pike affinché vedesse uno specialista , le paure erano rimaste li  , come una nebbia che avvolgendola la paralizzava ogni volta che qualcuno si avvicinava troppo.
Voleva solo concentrarsi sulla sua nave e sulla sua carriera.
Per questo per quanto le potesse dispiacere, Spock era soltanto un amico e niente più.
 
-Signor Spock!-
-Capitano, La trovo stranamente euforica, c’è qualcosa di cui deve mettermi a conoscenza? -  chiese il vulcaniano , un sopracciglio alzato e un’espressione estremamente interrogativa sul volto.
 -Oh signor Spock non è evidente? Sono sicura che  Pike vuole affidarci la missione quinquennale. Ma ci pensa Spock? Cinque anni ad esplorare nuovi mondi e nuove culture.-
Jane gesticolava persa nell’avvalorare la sua tesi mentre il suo Primo Ufficiale la guardava con disappunto  crescente.
-È altamente improbabile Capitano , sebbene abbiamo la nave più veloce della flotta e la più adatta a missioni di lunga durata , non siamo ancora pronti per una tale missione, assegnarcela sarebbe illogico.-
-Fortunatamente Spock, non spetta a lei decidere!-
Jane sbuffo dando un leggero colpetto sulla spalla del vulcaniano, un gesto amichevolmente ironico.
-Illogico.- le disse di nuovo e a quel punto Jane alzò gli occhi al cielo.
 
Pike li ricevette quasi subito, sebbene qualcosa non sembrava apposto nel sorriso fin troppo mellifluo del suo patrigno Jane non si fece troppe domande.
 -Allora Capitano, dal rapporto su Nibiru vedo che è andato tutto bene. Mi dica il Vulcano esploderà?.-
Il sorriso di Pike era veramente strano, ma Jane non poteva farsi prendere dal panico proprio in quel momento in cui doveva mentire spudoratamente visto com’erano andate veramente le cose su Nibiru.
Per Salvare il suo Primo Ufficiale aveva dovuto infrangere la Prima Direttiva, ma questo aveva evitato di dirlo nel rapporto che ora si trovava tra le mani di Pike.
-Crediamo che eventualmente non esploderà signore, sembra che sia in attività ma che non sia pericoloso.-
Disse Jane pronta, accanto a lei Spock era impassibile.
-Ma certo che non esploderà.- disse Pike scaraventando con forza la cartella del rapporto sulla scrivania e alzandosi di scatto in piedi.- Perché il tuo Primo Ufficiale ha fatto detonare una bomba al plasma congelante dentro il vulcano! Jane dannazione!-
Jane spalancò la bocca e gli occhi, fece un passo indietro barcollando, Spock le fu vicino in un secondo tentando di afferrarla, ma lei lo scacciò via con un gesto secco del braccio.
-Spock mi hai fatto rapporto ?!- la voce di Jane era più alta di due decimi, era furiosa, guardava Spock con uno sguardo ferito e rabbioso allo stesso tempo.
-Capitano, i vulcaniani non mentono.- Fu la risposta laconica ed incolore di Spock che subito dopo si voltò verso Pike . -Mi assumo tutta la responsabilità dell’accaduto.-
Jane si parò davanti a Spock, sempre più infuriata.
-Io ti ho salvato la vita dannazione!-
-Capitano lei ha violato la Prima Direttiva per colpa mia e me ne assumo la responsabilità. Ammiraglio la prego, se c’è qualcuno che deve subire provvedimenti disciplinari sono io.-
Spock ormai cercava di evitare lo sguardo di Jane, sentendosi improvvisamente pervaso da un illogico senso di colpa.
-Comandante Spock, apprezzo la sua arringa ma la prego di uscire e di lasciarmi solo con il suo Capitano.-
Pike era irremovibile, a Spock non resto altro che obbedire anche se stava uscendo da quella stanza con uno strano groppo in gola.
 
Rimasti soli Pike aveva abbandonato ogni formalità e si era piazzato davanti a Jane con l’espressione tipica di un genitore incazzato e Jane detestava vedergliela in viso perché già prevedeva la paternale che ne sarebbe derivata.
 -Tu pensi che le regole per te non esistano, che gli altri debbano sottostare ad esse ma tu no…- aveva cominciato Pike ma Jane si era subito voltata stizzita.
-Beh certe regole dovrebbero esistere solo per gli altri!- e al diavolo l’umiltà per una volta.
Ma Pike non sembrava dello stesso avviso.
-Ti butti in situazioni impossibili, giochi a fare Dio e non hai cura del tuo equipaggio!-
-Io ho salvato Spock!-
-Tu non avresti dovuto rischiare la vita del tuo Primo Ufficiale tanto per cominciare!- Adesso anche Pike aveva alzato la voce , ma a differenza di Jane non era arrabbiato, ma deluso.
- Io non ho rischiato un bel niente! C’è stato un imprevisto, Spock andava salvato e IO l’ho salvato. Quanti membri dell’equipaggio ho perso in questi mesi? Nessuno, e sai perché? Perché sono brava, perché sono efficiente e non metto in pericolo nessuno, perché rischio io stessa come una di loro.-
-Tu sei avventata! Non hai rispetto per te stessa e per questo non puoi averlo per gli altri. La verità è che ti ho affidato la nave ma tu non eri pronta. Te l’hanno tolta Jane.- concluse con voce grave Pike.
A Jane cadde il mondo addosso, boccheggiò per qualche istante, non era più molto sicura che il suo equilibrio fosse saldo e l’avrebbe tenuta sui suoi piedi.
-L’Ammiraglio Marcus ha indetto un consiglio a cui non sono stato invitato a partecipare, e come tu ben sai in questi casi la legge parla chiaro. Te l’hanno tolta. L’hanno riassegnata a- Jane! Jane!-
Pike si era buttato in avanti a braccia protese, Jane era caduta al suolo svenuta, non solo la notizia di non essere più capitano l’aveva profondamente turbata ma c’era stato un dettaglio nelle parole di Christopher che l’aveva mandata in tilt in un nano secondo. E tutto si era fatto buio.
 
 
Quando Jane riapri gli occhi  avvertì subito un senso di nausea, le braccia forti di Pike la tenevano sollevata dal pavimento duro e freddo, avvolgendola in un caldo abbraccio.
-Jane, come stai?-
Pike la guardava con aria preoccupata e con una mano le accarezzava i capelli in un gesto paterno.
-Non lo so.. era troppo da sopportare.-
-Inutile ricordarti che io e il dottor McCoy siamo ancora convinti che dovresti vedere uno psicologo, vero?-
-Non me lo devi ricordare Christopher, la risposta però è sempre la stessa.-
Jane fece leva per cercare di districarsi e rimettersi in piedi.
-Sicura?-
Jane annui solamente e con lentezza tornò a reggersi sulle sue due gambe.
Respirò a fondo , cerco di calmarsi e di darsi un contegno.
-Chiedo il permesso di ritirarmi nei miei alloggi.- ed ecco che aveva di nuovo alzato il muro di cemento armato intorno a se  stessa, Pike non poté fare altro che annuire e congedarla.
 
 
 
Era sera e le finestre dei suoi alloggi avevano le persiane alzate  e il cielo scuro  illuminato dalle stelle e dalle luci dei grattacieli non sembrava poi cosi minaccioso.
Leonard McCoy si era introdotto di soppiatto negli alloggi della sua amica e Capitano per vedere come stava e con l’intento di portarla a prendere un po' d’aria, trovandola addormentata però aveva deciso di aspettare con calma il suo risveglio.
Poco dopo Jane aveva cominciato a svegliarsi , si sentiva bene anche se un po' stordita, ci mise un po' a guardarsi intorno e a mettere a fuoco la stanza e poi Bones.
-Buongiorno Principessa!-
-Bones!- squittì Jane per la sorpresa, si alzò dal letto, noncurante dei muscoli ancora intorpiditi si butto di slancio tra le braccia aperte del suo Capo Ufficiale Medico, nonché migliore amico.
-Me l’hanno tolta Leonard, non so che fare, era l’unica cosa che contava, l’unica che mi faceva sentire protetta…-
Bones la strinse a se in una maniera del tutto fraterna e priva di malizia, le accarezzava piano i capelli dorati lunghi fino alle spalle , legati in una lunga treccia.
-Per prima cosa, tu sei e sarai sempre protetta fino a che io avrò fiato, lo sai Jane?-
La scostò un po' da se giusto per guardarla meglio negli occhi, voleva comunicarle tranquillità e senso di protezione.
-Ho bisogno di uscire a bere Bones.-
-Jane.. ubriacarsi non è la soluzione. Ma se proprio insisti.-
Bones le sorrise , questa volta le avrebbe permesso di sbronzarsi, capiva che ne aveva passate veramente troppe per essere addirittura svenuta.
-Sei il migliore Leonard!- e senza pensarci un attimo si era infilata il giubbotto di pelle , le scarpe e si era trascinata dietro Leonard.
 
 
Un paio di ore e di whiskey dopo , Leonard aveva deciso che Jane ne aveva avuto abbastanza, anche se quella sera sembrava decisamente reggere fin troppo bene.
-Perché hai reagito così male? Cioè capisco lo shock, ma non ti facevo così fragile.-
Jane lo guardò lasciandosi sfuggire un sorriso amaro mentre buttava giù un altro sorso di Jack Daniel’s.
-Mi ha ricordato.. ha detto qualcosa che mi ha ricordato quella sera. Ho perso tutto Bones. Ho dato di matto, semplice e regolare. Ma ti prego, ti prego Leonard non parliamone.-
La voce di Jane era cosi perentoria che Leonard non poté ribattere ma dovette cambiare discorso.
-Beh in ogni caso, la prossima volta imparerai ad innamorarti del tuo Primo Ufficiale dalla lingua lunga”-
Jane arrossi violentemente all’affermazione troppo schietta di Bones.
-Smettila!  E comunque non lo biasimo, è un maledetto vulcaniano, ma dovrebbe capire i sentimenti umani, dopotutto per metà lo è. Come ha potuto pensare che lo avrei lasciato morire in quel vulcano? Come ha potuto non avere paura..-
Per Jane era difficile capire come si poteva essere cosi privi di emozioni, eppure lei era morta di paura solo al pensiero di Spock dentro un vulcano  in eruzione.
Senza contare che Uhura l’avrebbe uccisa se non avesse almeno provata a salvarlo.
-Sempre detto che è un Goblin dal sangue verde e dal cuore di ghiaccio.-
-Oh piantala Bones! Sotto sotto lo adori anche tu.-
Jane lo aveva punzecchiato e Leonard le aveva risposto con un verso poco convinto.
-Guarda chi c’è..- fece Bones all’improvviso, e dopo poco si ritrovarono Pike seduto al loro tavolo.
-Non avrei consigliato il whiskey come cura, ma è lei il dottore McCoy.-
-Come ben sa Ammiraglio, è difficile far cambiare idea a Jane Kirk.-
Leonard e Pike erano scoppiati a ridere mentre Jane si era limitata a guardarli in cagnesco finendo il suo drink.
-Come stai figliola?-
-Come se fossi sopravvissuta a un terremoto.-
-Ho una buona notizia. –
-Ti prego “Ammiraglio” illuminami.- Jane aveva risposto in maniera scettica ma Pike l’aveva bellamente ignorata, ormai abituato al suo temperamento per nulla facile.
-L’hanno ridata a me, L’Enterprise è mia. E tu sarai il mio Primo Ufficiale.-
Jane era rimasta in silenzio, di nuovo pietrificata, poi un sorriso rassegnato e amaro  si era fatto strada sulle sottili labbra rosee.
-Non voglio la tua pietà Christopher.-
-Non è pietà. Voglio che mi dimostri che hai capito il tuo errore Jane. Ho parlato con Marcus, gli ho detto che se c’è qualcuno che merita una seconda possibilità quella è Jane Kirk.-
Pike stavolta aveva abbandonato tutti i tratti del genitore cattivo e le aveva sorriso caldamente e con affetto.
Jane cerco di prendere fiato e di dissimulare il suo disagio, dopo tutto aveva ricevuto una bella notizia, essere Primo Ufficiale significava essere a un passo dal tornare al comando.
-E Spock?-
-Spock è stato riassegnato alla U.S.S. Bradbury.-
A quelle parole Jane aveva perso un battito, nonostante fosse ancora arrabbiata con il vulcaniano, l’idea di non averlo più accanto non le piaceva affatto.
Eppure per questa volta avrebbe dovuto solo pensare a se stessa e a come riprendersi la sua casa .
-Grazie.. Christopher… Mi dispiace, davvero.-
Era stata sincera, ancora una volta il suo patrigno era dovuto correre in suo soccorso a guardarle le spalle.
Poi l’interfono di Pike aveva suonato e l’Ammiraglio le aveva comunicato  che erano attesi per una riunione d’emergenza ,
-Daystrom. Metti l’uniforme.- Le aveva detto lasciando alcune banconote sul tavolo prima di alzarsi e lasciarla da sola con Bones.
-Sembra che il dovere mi chiami! Ci vediamo dopo Leonard.-
-Stai lontana dai guai Jane!- le aveva praticamente urlato dietro mentre anche lei lasciava il locale.
-Sempre…-
 
 
Il quartier generale di Daystrom era ancora più imponente della sede centrale della Flotta Stellare, inoltre a Jane sembrava di stare per entrare in enorme cassaforte blindata tanta era la sicurezza di quella sede della Flotta, le pareti erano rivestite di cemento armato e di un altro metallo altamente resistente, i vetri erano così spessi che fungevano tranquillamente  da isolante.
 
-Capitano!-
-Non sono più il suo Capitano Spock.- Jane rallento il passo permettendo al vulcaniano di raggiungerla facilmente. -Lei è stato riassegnato ed io degradata a Primo Ufficiale.-
L’astio era ormai dimenticato, Jane non riusciva veramente ad odiare Spock,  per questo anche ora gli stava accanto nel turbo ascensore con un sorriso ironico stampato sulle labbra.
-Bene, fortunatamente non ci sono state ripercussioni più gravi.-
-Dico vuole scherzare Spock? Mi dica almeno che ha capito perché volevo salvarla.-
-Capitan-..-
-Comandante, mi chiami con il mio grado per piacere.- fece Jane piccata godendosi quel momento di difficoltà del vulcaniano.
-Comandante… Continuo a non capire perché ha rischiato così tanto per una sola vita. Il benessere di uno non dovrebbe prevaricare quello di molti, sarebbe illogico.-
Il turbo ascensore aveva quasi terminato il suo viaggio  quando Jane si volto di nuovo irritata verso il vulcaniano.
-Davvero Spock? Lei è..- si morse il labbro per qualche istante e tacque ciò che davvero avrebbe voluto dire e visto che gli umani mentono, lei mentì.-Lei  è mio amico Spock, avrebbe fatto lo stesso per me.-
Ma Spock non rispose, voltò lo sguardo lontano dal suo ex Capitano , anche il vulcaniano stava mentendo, ma questo Jane non poteva saperlo, per questo il dolore bruciante del silenzio di Spock la fece allontanare in fretta dal suo ex Primo Ufficiale prima che potesse dire o fare qualcosa di cui potesse pentirsi.
Tuttavia Spock fu intercettato da Pike appena fuori dalla sala riunioni.
-Comandante Spock, permette una parola?-
Pike lo invitò con un gesto della mano in un angolo appartato appena fuori la sala riunioni e ovviamente Spock lo segui ubbidientemente.
-Spock, le parlerò senza troppi giri di parole, sono contento che abbia fatto il suo dovere, ma credo che non le sia chiaro quanto Jane tenga a lei. Ammetto che mia figlia ha i suoi momenti di ribellione, ma tiene a lei Spock, è molto affezionata a lei, e le sarei grato se lei si limitasse solo a prendersi cura di lei senza metterla troppo in difficoltà.-
Il tono di Pike era stato gentile, seppur a tratti severo, il vulcaniano aveva capito a pieno che quelle parole erano dettate dal profondo senso paterno che quell’uomo provava per Jane.
-Ammiraglio, mi permetta di rassicurarla, non è nei miei piani far soffrire il Capitano, anche se sfortunatamente d’ora in poi credo che questo non sarà più mio compito.-
Pike avrebbe potuto giurare che nella frase di Spock vi era un profondo rammarico per questa separazione da Jane, tuttavia l’inizio imminente della riunione li aveva riportati entrambi  verso una realtà molto meno piacevole.
 
 
Jane sedeva al fianco di Pike, sul PADD  scorrevano le immagini dell’attacco all’archivio di Londra mentre lei cercava minuziosamente di capire ciò che era sfuggito agli altri.
L’ammiraglio Marcus aveva appena autorizzato una caccia all’uomo, John Harrison era il nome del terrorista, eppure Jane non era convinta.
-Perché attaccare un archivio.?- aveva sussurrato a Pike all’improvviso, indicando l’immagine di Harrison nel pad.
-Jane non ora…-
-Christopher? Ci sono problemi?- La voce dell’Ammiraglio Marcus gelò il sangue nelle vene di Jane, tuttavia era li per compiere il suo dovere e non si sarebbe fatta sopraffare, non ora.
-Tutto bene Ammiraglio, la Comandante Kirk si sta abituando alla sua nuova posizione.-
Pike le aveva gettato un’occhiata che la invitava esplicitamente  al silenzio.
-No prego, lascia che Kirk parli.-
Jane alzò lo sguardo  infuocato e lo piantò negli occhi chiari di Marcus.
-Non ho niente da dire signore.-
-Suvvia Kirk non sia timida!-
Marcus la guardò con scherno, la stava apertamente sfidando, e chi era lei per non rispondere?
-L’archivio signore, perché? Le  informazioni  del posto sono reperibili da chiunque, allora perché attaccare? Secondo me si trattava di un obiettivo secondario.- Tutti nella sala si erano zittiti e avevano puntato lo sguardo su di lei, quello di Pike e di Spock erano i più insistenti insieme a quello di Marcus.
-Prosegua Kirk.-
-Beh.. il codice della Flotta prevede che in caso di attacco  sia indetta una riunione dell Alto Comando di Capitani e Primi Ufficiali del  nostro quadrante , e oggi siamo tutti qui…-
Più parlava  e più nella sua mente si andava a rivelare l’orrore dell’ineluttabile verità, le conseguenze delle sue parole non si erano mai rivelate così terribili. Mentre parlava  si era scatenato un forte ronzio, i vetri avevano preso a tremare e una navicella  monoposto si era materializzata fuori dalle finestre della sala riunioni.
-A TERRA!-
 
 
Jane aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo, si era buttata subito su Pike,  buttandolo a terra.
-Stai Giù!- gli aveva intimato , poi il suo sguardo era corso alla ricerca di Spock mentre il rumore di spari e vetri infranti diventava sempre più assordante.-Spock!  Proteggi l’Ammiraglio!-
Jane era subito scappata verso il corridoio, aveva preso da una delle guardie di sicurezza un fucile laser e aveva cominciato a sparare contro la navetta nemica.
Spock dal canto suo aveva cercato di aiutare gli ufficiali più anziani a mettersi al riparo, Pike tra questi, ma proprio mentre il vulcaniano stava aiutando l’Ammiraglio ad uscire dalla sala riunioni  quest’ultimo fu colpito all’addome da un bagliore rosso proveniente dalla navetta nemica.
-Ammiraglio.- Spock aveva afferrato Pike prima che cadesse al suolo e l’aveva trascinato in un angolo abbastanza riparato, il sangue di Pike fuoriusciva velocemente  dalla ferita che Spock potè individuare all’altezza dei polmoni. Con lo sguardo cominciò a cercare disperatamente la figura di Jane.
-Ammiraglio tenga duro.- gli spari continuavano ad essere assordanti ed incessanti , ma Spock poteva solo concentrarsi sull’uomo che gli stava morendo tra le braccia.
-Deve… promettermi, che si prenderà  cura di lei… che la metterà al primo posto .. prometta Spock.- Pike tossì sangue, il vulcaniano capì che gli restavano solo pochi attimi da vivere.
Pike gli stava strappando una promessa, altamente illogica, in quanto Comandante membro della flotta non avrebbe mai potuto mettere la vita di Jane prima di tutto, infondo neanche Jane lo avrebbe mai fatto per se stessa, eppure non riusciva a negare quell’ultimo desiderio all’uomo morente. Spock alzò la mano destra e cercò i punti di contatto sul viso di Pike, si fuse mentalmente con lui, e insieme a lui visse la paura, il dolore, la solitudine che lo stavano accompagnando verso la morte.
-Prometto…- sussurrò il vulcaniano , ma gli occhi di Pike erano già fissi e il suo corpo ormai rigido nella morte.
 
Mentre suo padre adottivo a sua insaputa stava esalando il suo ultimo respiro, Jane cercava di abbattere la navicella con dentro John Harrison,  ma capì ben presto che i colpi di phaser non bastavano.
“Pensa Jane,pensa”
Cominciò ad osservare meglio la navetta e capì che l’unico modo di abbatterla era metterle in avaria il motore, si guardò quindi intorno alla ricerca di qualcosa da tirare contro l’elica del motore e la trovo in una specie di estintore collegato a una lunga pompa che staccò con forza da un pannello nascosto nel muro.Con tutta la sua forza Jane lanciò l’estintore dritto nell’elica del motore che subito prese fuoco andando in avaria.
Nonostante la navicella stesse per cadere a terra Jane vide chiaramente Harrison essere teletrasportato via da essa mentre questa precipitava. Che lei sapesse un teletrasporto del genere era molto complicato e all’avanguardia come tecnologia, e questo quasi la fece tremare al pensiero che Harrison avesse altri alleati come lui.
Appena la nave stramazzò al suolo Jane corse nella sala riunioni, il cuore in gola e semplicemente perse alcuni battiti non appena vide Spock  sporco di sangue e Pike fra le sue braccia immobile.
Jane cadde a terra in ginocchio di fianco al vulcaniano, le mani erano corse al petto di Pike scuotendolo.
-Christopher! Ti prego svegliati.. svegliati…-
Aveva gridato il Comandante Kirk scuotendo il corpo esanime di Pike, le lacrime poi avevano cominciato a scendere incontrollate sul suo viso, i singhiozzi avevano cominciato a scuoterla e il dolore prese il sopravvento sulla realtà.
 
Erano passati alcuni minuti e la sala riunioni aveva cominciato a brulicare di ufficiali medici e altri ufficiali armati, Kirk era ancora china sul corpo di Pike, ci aveva messo un po' a calmarsi, ma ora spettava a Spock il compito di portarla via da quello scempio.
-Spock porti via il Comandante nei suoi alloggi, e la tenga d’occhio tutta la notte se necessario, fino a che non vengo io almeno.- Era Leonard che aveva dato l’ordine a Spock, era stato convocato nella sala riunioni come medico d’urgenza e come medico personale di Pike e di Jane.
-Venga con me Comandante.-
Spock l’aveva sollevata con grazia e forza, l’aveva allontana dal corpo di Pike che era ancora sporca di sangue, e ora tentava di sorreggerla per portarla via da li. Lo sguardo di Jane era vacuo e il volto era estremamente pallido, infatti si stava letteralmente abbandonando nelle braccia del suo ex Primo Ufficiale, era cosi sconvolta che neanche si era accorta di Bones che le aveva fatto una carezza sul braccio stringendole appena la mano per rassicurarla.
-Portala via.- ripetè Bones, Spock annui e per Jane fu fin troppo facile spegnere il cervello e lasciarsi portare via.
 
 
 
Poco dopo Spock era riuscito a trascinare la ragazza fino ai suoi alloggi, il tragitto era stato abbastanza facile se non fosse stato per il fatto che quasi l’aveva trascinata per tutta la strada. Solo fuori alla porta dei suoi alloggi Jane sembrava aver ripreso coscienza dello spazio e del tempo in cui si trovava.
-Spock lasciami.. ce la faccio.-
Spock non fece neanche caso al passaggio dal “Lei al tu”, in privato tra loro succedeva spesso.
Lentamente il vulcaniano l’aveva lasciata andare, aveva ritratto il braccio che le cingeva la vita e lei si era apprestata a entrare nei suoi alloggi  seguita a ruota dal vulcaniano.
-Non sono sicuro che ce la possa fare Comandante, inoltre il Dottor McCoy mi ha ordinato di non lasciarla sola.-
-Spock , prima cosa , dammi  del“tu”  quando siamo in privato lo sai  , capisco che sono una donna, ma in questo momento ho bisogno di un amico e non di un ufficiale.- Gli aveva intimato con uno sguardo eloquente che non ammetteva molte repliche.
-Va bene.. Come stai?-
- Il mio patrigno è appena morto, vorrei solo ubriacarmi e dimenticare persino che il mio nome è Jane Kirk. Tuttavia penso che tu non sia d’accordo vero Spock?
-Infatti , lo sconsiglio vivamente. Consiglio invece una doccia e in seguito un lungo sonno ristoratore dopo aver bevuto quella che voi umani chiamate  camomilla, so che per voi ha effetti calmanti.-
Jane sorrise amara, una camomilla era l’ultima cosa di cui aveva bisogno, ma sapeva bene che Spock non l’avrebbe fatta uscire da quella camera neanche per tutta la logica del mondo.
-Va bene, mettiti comodo Spock, credo proprio che farò quella doccia.-
Il vulcaniano annui appena , tuttavia rimase immobile vicino la porta di ingresso, rigido come se avesse persino paura  afre un passo più vicino.
-E per l’amor di Dio, siediti!-
Gli intimò Jane alzando gli occhi al cielo prima di sparire nella stanza da bagno del suo alloggio.
 
La doccia aveva avuto l’effetto calmante desiderato da Jane e dal suo Primo Ufficiale,  fortunatamente aveva trovato nel bagno una maglia lunga che usava per dormire altrimenti sarebbe stato imbarazzante entrare in stanza con solo un asciugamano addosso.
Decise dunque di alzare di qualche grado la temperatura della stanza e di lasciare che i capelli umidi si asciugassero da soli in morbide onde dorate.
-Spock,dovresti tornare ai tuoi alloggi, non puoi passare la notte nella mia camera.-
Sebbene le parole suggerissero un’ intenzione ,la mente di Jane le suggeriva tutt’altro mentre le mandava in  circolo visioni del vulcaniano che trascorreva la notte a cullarsela tra le braccia.
“ Smettila Jane!
Mandalo via ,è impegnato con il tuo Tenente santo cielo!”
Dentro la sua mente si stava combattendo una guerra all’ultimo sangue tra ragione e sentimento, era sopraffatta dalle emozioni di quella giornata: lutto,dolore  e solitudine erano pressanti e acuti come spilli.
Spock sembrava essersi accorto della sua lotta interiore perché ora la stava fissando con lo stesso sguardo che usava per studiare le sue cave da laboratorio.
-Non mi analizzi Comandante.-
Spock alzò un sopracciglio a quel repentino cambio dei toni, ma non smise di fissarla.
-Comandante Kirk, sono qui su preciso ordine di McCoy , e per dovere personale.
Non c’è un altro posto dove dovrei essere,inoltre lei sta soffrendo in maniera evidente e ingaggiare una futile lite con me non le sarebbe di alcun giovamento logico.-
 Jane osservò Spock boccheggiando come se le fossero state rubate le parole di bocca , incapace di rispondere al suo ex Primo Ufficiale ,tacque per un lungo momento avvicinandosi di più alla finestra dei suoi alloggi come se all’improvviso le mancasse lo spazio aperto del cielo.
Per qualche minuto caló il silenzio, Jane si era persa nell’osservare il cielo e non si era accorta che nel mentre Spock si era messo a trafficare  con il bollitore e le aveva preparato una tazza di camomilla che negli alloggi di Kirk non mancava praticamente mai a causa della sua famigerata insonnia.
Jane si voltò non appena senti Spock alle sue spalle e vedendo quella tazza tra le sottili dita del vulcaniano non poteva fare altro che sorridere grata e  prendere quella tazza.
-Grazie Spock.
-Apprezzo molto che tu sia qui, sono solo.. scossa.-
“Come se vivessi in un terremoto costante” .
-Non c’è bisogno di scusarsi, posso capire le emozioni umane di fronte a un lutto.-
Spock tacque per qualche istante, ma era chiaro che aveva altro da dire così Jane aspettó in religioso silenzio.
-Ho avuto una fusione mentale con Pike prima che morisse. Ho sentito le sue ultime parole che erano rivolte a te.-
-Cosa ha detto?-
-Mi ha chiesto di proteggerti.-
A Jane sfuggì una risata amara.
-Altruista fino alla fine. Avrei dovuto essere al suo posto.-
 Ed è una frase che non avrebbe mai voluto dire davanti a Spock, davanti a nessuno, eppure le era sfuggita con tanta semplicità, come se ci credesse davvero.
La reazione di Spock era stata immediata ,la testa era scattata in avanti come se avesse ricevuto una scossa.
-Stavi cercando di proteggerci, non è colpa tua..-
- Lo so.. infondo lo so.. So solo che sono stata una spina nel fianco per quell’uomo e che quando ha avuto bisogno di me io non c’ero. Come non c’ero per mio padre.-
Aveva intrapreso un discorso pericoloso e questo Jane lo sapeva,si stava colpevolizzando di tutte le disgrazie che non erano direttamente dipese da lei e lo stava facendo davanti a un vulcaniano che aveva scelto la via della logica su quella delle emozioni.
Si sentiva in trappola nelle emozioni negative che lei stessa aveva evocato , e in qual momento volevo solo urlare e piangere,cadere in mille pezzi e lasciare che Spock o Bones si prendessero cura di lei.
 

 

“sei il Capitano,Jane”

 


 
La voce di Pike le risuonò nella mente, ricordandole ciò che era e quello che faticosamente aveva conquistato.
Deglutì un paio di volte e prese un profondo respiro insieme a due sorsi di camomilla.
Fu Spock a rompere il silenzio.
-L’Ammiraglio ti amava moltissimo, l’ho percepito chiaramente nella fusione, ma non è solo l’Ammiraglio,tutto il tuo equipaggio ti ama come Capitano,questo dovresti saperlo.-
-Grazie.. Spock.-
Jane sorseggiò la camomilla per qualche secondo, il silenzio era di nuovo pesante nella stanza ma stavolta fu lei ad interromperlo.
-Io non so perché hai fatto  rapporto, non so perché tu non hai provato paura, ma quando eri in quel vulcano per posizionare il congegno criogenico, io ho avuto paura , una gran paura di non rivederti, di perdere un… amico. Lo riesci a capire?-
Spock la guardò con attenzione e poi annuì in maniera grave.
-Mi hai frainteso, ho solo soppresso le mie emozioni perché non volevo provare di nuovo il dolore che ho provato alla morte di mia madre. Questo mi ha portato a sottovalutare la tua amicizia, ti chiedo perdono.-
-Temo che per te infrangerei mille regole pur di salvarti, come lo farei per ogni membro del mio equipaggio, la mia famiglia.-
Quelle parole sembrano aver messo pace tra entrambi, ricucito la ferita che si era creata.
Spock prese infine congedo e Jane lo lasciò andare con un sorriso finalmente sereno.
 
 
 
 
Il funerale era stato un evento  straziante per Jane, sua madre  era riuscita ad arrivare a cerimonia inoltrata giusto in tempo per tenere il discorso di commiato.
Jane era stata in silenzio tutto il tempo.
Nella sala dove si era tenuto il funerale vi era un fiume di gente e di alti ufficiali come Marcus e tutto il suo equipaggio ,accanto a lei gli immancabili Spock e Bones.
Tuttavia non era riuscita ad affrontare sua madre e il suo sguardo affranto dalla perdita del secondo marito, l’aveva salutata di fretta e poi era scappata millantando inderogabili impegni da Comandante.
 
-Jane avresti dovuto parlare con tua madre!-
-Bones non ora, ed è un fottuto ordine!-
Jane detestava dare ordini a Bones ,ma quello davvero non era il caso,inoltre stava aspettando una chiamata urgente da Scotty il suo Capo Ingegnere,che sembrava averle letto nel pensiero dato che il suo comunicatore trillò dopo pochi istanti.
 -Qui Kirk. Mi dia buone notizie Scotty-
- Capitano, ho analizzato le coordinate che ho rinvenuto sul teletrasportatore di Harrison rinvenuto a Daystrom… e non le piacerà la cosa.-
- Vada con il dessert Scotty.-
-È in una città disabitata di Kronos Signora,ai confini della zona neutrale-
- Maledizione! Kirk chiudo!-
 Jane fece immediatamente dietro front rispetto alla direzione in cui stava andando facendo cenno a Leonard di seguirla,riaccese il comunicatore stavolta per cercare un’altra persona.
-Kirk a Comandate Spock.-
La risposta di Spock non si fece attendere molto.
-Qui Spock-
-Spock venga alla sala riunioni del Comando appena possibile,Scotty ha localizzato Harrison.-
- Arrivo ,Spock chiudo.-
 
 
 
 
 
Tutto quello a cui Jane riusciva a pensare era a come stanare e riempire di pugni quel bastardo di Harrison, per questo non si fece molti problemi dopo essersi trascinata dietro Spock e Bones  ad interrompere la riunione degli Alti Ufficiali  e costringere l’Ammiraglio Marcus a darle retta ,le erano bastate solo tre semplici parole.
-So dov’è.-
 Marcus si era congedato dalla riunione e aveva invitato il trio a seguirlo in una zona più appartata della sala.
-Allora Kirk ,vuoti il sacco.-
Jane dovette mettere da parte tutto il dolore,e la rabbia che solo la presenza di quell’uomo le procurava, ma adesso non si trattava più di lei, doveva giustizia a Pike e a tutte le vittime innocenti di Harrison.
-Abbiamo localizzato Harrison su Kronos,una zona disabitata. Chiedo ufficialmente il premesso di dargli la caccia.-
Marcus registrò la sua richiesta, tacque per qualche istante sotto lo sguardo pressante di Jane che sembrava urlare da tutti i pori “Me lo devi” e solo Marcus e Jane sapevano quanto  l’Ammiraglio dovesse  a Jane.
-Pike aveva fiducia in te e mi aveva chiesto di darti una seconda  possibilità.Ripristino i suoi gradi e le riconsegno l’Enterprise.-
Marcus fece un gesto ed apparì un ologramma di un missile fotonico.
Bones e Spock strabuzzarono gli occhi ,Jane invece rimase del tutto impassibile.
-Sono dei missili  fotonici realizzati dalla sezione di sicurezza,un progetto ancora segreto.
Imbarcherete questi missili,li scaricherete su Kronos e metterete fine alla vita di quel Bastardo.-
-Siamo sulla stessa linea di pensiero Ammiraglio.-
L’espressione di Jane era crudele quasi quanto quella di Marcus,come se per un attimo le loro divergenze fossero scomparse
-Chiedo il permesso di riavere Spock come Primo Ufficiale.-
Marcus guardò per un secondo il vulcaniano che era rimasto basito dalla richiesta,ma come Jane ,anche lui sapeva bene che non poteva negarle alcuna richiesta.
-Accordato.
E Kirk?-
-Si signore?.-
-Non Fallisca.-
- Non fallirò.- rispose Jane dura prima di girare i tacchi seguita dai suoi ufficiali.
 
 
Erano già sullo Shuttle per raggiungere l’Enterprise quando Spock cominciò a inquietare Jane con le sue rimostranze.
-Capitano, sembra che lei e l’Ammiraglio Marcus abbiate dimenticato che la flotta prevede la cattura di un nemico e poi un giusto processo , non un’ esecuzione a sangue freddo.-
-Spock  ascolterò le sue lamentele ma non si aspetti che la segua , non stavolta. Sono in linea con Marcus.-
-Jane per l’amor di Dio  , mi fa strano dirlo , ma sono completamente d’accordo con Spock, non puoi fare un’ esecuzione.-
-Okay, vi ho ascoltati, ora basta no-.
Jane venne interrotta da una Ragazza bionda come lei ma che indossava la divisa blu della sezione scientifica.
-Capitano Kirk, sono Carol Wallace e sono stata assegnata all’Enterprise, chiedo il permesso di venire a bordo con lei.-
Jane squadrò la ragazza per qualche istante, le sorrise all’idea di avere nella sua crew un ‘altra donna, prese il PADD dalle mani della ragazza e sovrappose la sua firma in digitale.
-Benvenuta Dottoressa, spero che si troverà bene sull’Enterprise e che svolgerà un ottimo lavoro. Prego si sieda accanto a me.-
Jane le indicò la sedia libera accanto a lei, e Spock sembrò improvvisamente infastidito dall’improvvisa  indifferenza del suo Capitano.

  
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