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Autore: Baranjok    09/03/2020    1 recensioni
I protagonisti della saga sono tutti umani. Clary dopo una storia burrascosa con Jace si è trasferita a Londra per coronare il suo sogno di possedere una galleria d'arte ed ha rotto i contatti con tutti. Ma l'arrivo di Isabelle con una sorprendente rivelazione fa tornare Clary nella Grande Mela. Cosà farà quando rincontrerà Jace? Scoppierà di nuovo la passione che un tempo li aveva uniti così tanto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Il volo fu lungo ma piacevole, Clary ebbe occasione di chiarire la sua mente e i suoi pensieri. Non vedeva la famiglia Lightwood da troppo tempo e sebbene lei fosse rimasta aggiornata su tutto ciò che accadeva nella loro vita, si sentiva adesso un’estranea. Menomale che c’era Matt. Matt il suo amico , coinquilino, confidente e di tutto e di più. Cosa avrebbe fatto senza di lui? Non ci voleva neanche pensare. Aveva messo in valigia poche cose, non aveva intenzione di rimanere lì un minuto in più del necessario. Due settimane al massimo. La verità è che aveva paura che se fosse rimasta di più non avrebbe avuto il coraggio di andare via da lì, da loro, da lui.
Jace, quel tasto era ancora molto dolente. Non pensava più a lui da due anni a questa parte. Per cinque lunghissimi anni aveva sperato che lui si ripresentasse alla sua porta come se niente fosse cambiato. Come se il loro amore potesse cancellare tutta quella distanza che si era creata in quegli anni. Ma non successe mai niente. Quante volte aveva alzato la cornetta composto il suo numero che conosceva come le sue tasche e poi aveva riagganciato? Quante volte si era svegliata nel cuore della notte urlando il suo nome a squarciagola? Tante, troppe volte. Eppure lei continuava ad amarlo. Continuava a preservarsi per lui. Non che non avesse avuto altri uomini o avventure se così possano essere definite. Ma non aveva concesso a nessun’altro di occupare quel posto, quel posto che era sempre stato suo e che sapeva che lo sarebbe stato per sempre. Poi dopo cinque anni di attese, aveva dato una svolta alla sua vita, aveva smesso anche con le lettere ai suoi familiari, con le lettere ad Izzy e anche a Simon. Rispondeva raramente al telefono oppure cancellava i messaggi in segreteria prima ancora di ascoltarli.
Era stata cattiva, spregevole, non meritava il loro affetto, ma non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo facendo ancora parte della sua vita. Si sentiva meglio, più libera, più spensierata. Non aveva pensato a lui nemmeno una volta in questi due lunghi anni. Ma appena Isabelle si era presentata nel suo salotto, tutto il peso di quei ricordi gli era rimpiombato addosso come una doccia fredda. Il solo pensiero di rivederlo di lì a poco le faceva battere il cuore all’impazzata. Perché continuava ad amarlo? Perché si ostinava a pensare a lui dopo tutto questo tempo?
Non seppe darsi una risposta concreta. Izzy le aveva detto che era andato avanti? Aveva un’altra? Si era sposato? Non che niente di tutto ciò la riguardasse ma aveva provato un’enorme fastidio solo al pensiero.
Quando andarono a recuperare le valigie gli occhi di Matt erano socchiusi, era stato un viaggio lungo e Clary era talmente riconoscente che lui fosse lì con lei che le vennero quasi le lacrime agli occhi.
-Sei stanca?- Le domandò porgendole la valigia.
Clary annuì, era vero il viaggio l’aveva stancata molto, ma in realtà si sentiva adrenalinica, pronta a scoppiare di gioia nel rivedere tutti gli altri.
Chiamarono un taxi e si fecero fermare davanti a villa Lightwood.
Quella era la casa della sua infanzia, nonostante anche la madre vivesse a New York, Clary aveva passato più tempo in quella casa che nella propria. Lei e Izzy erano amiche sin dai tempi dell’asilo. Ogni finesettimana Clary andava a dormire da Isabelle , tanto che i suoi genitori decisero di rendere una delle camere degli ospiti la sua camera. Clary l’aveva decorata personalmente. Aveva un bagno tutto per se e vicino ai muri ancora potevano vedersi i segni della sua crescita.
La casa, almeno esternamente, era identica a come la ricordava.
Gli gnomi da giardino erano ancora posizionati sulle scale e la vecchia sedia a dondolo che strideva ogni volta che qualcuno ci si sedeva sopra era ancora all’angolo sotto una grande lampada da esterni.
-Wow!- Disse Matt ammirando quella grande villa. Clary l’aveva sempre amata quella casa.
-Già, e devi vedere all’interno com’è bella.- Ammise Clary affrettandosi a bussare al campanello.
Ad aprirle fu una cameriera, bionda alte e con un leggero accento straniero.
-Signorina Morgenstern?- Domandò squadrando Clary.
Clary annuì debolmente. La cameriera, che successivamente scoprì che si chiamava Alina, li fece accomodare nell’ingresso e prese i loro bagagli.
-Clary sei proprio tu?- Maryse le corse incontro stritolandola in un abbraccio. Era invecchiata, ma ancora conservava la sua bellezza. I suoi occhi azzurri ancora la facevano sentire al sicuro e protetta come una seconda mamma.
-Maryse! Che bello rivederti!- Clary ricambio l’abbraccio a lungo. Come se stringendola potesse riempire il vuoto di quegli anni separati.
-Sei sempre bellissima, sono così contenta che sei venuta.-
-Clary!- Un ragazzo bellissimo, fece le scale a due a due per stritolarla.
-Max!? O mio Dio, sei diventato un gigante.- Il più piccolo dei fratelli Lightwood la prese in braccio e la fece girare sul posto.
Matt rimase lì in silenzio e anche un po' a disagio.
-Maryse , Max lui è Matt il mio…-
Non terminò la frase, Simon il suo migliore amico, era a pochi centimetri da lei. Aveva uno sguardo sconvolto e sembrò sul punto di piangere.
-Simon? – Clary le si avvicinò titubante, non sapeva bene come comportarsi con lui, non dopo tutto quello che era successo.
Simon rimase fermo sul posto, sembrava combattere contro se stesso. Fu Clary che accorciò le distanze e lo strinse forte a sé.
Simon non ricambiò all’inizio, sembrava irrigidito e stordito ma poi in men che non si dica si ritrovarono in camera di Isabelle a parlare del più e del meno come due adolescenti.
-Mi sei mancata tantissimo.- Le disse poi accarezzandole i capelli.
Quanto le erano mancati questi gesti d’affetto, quanto le era mancato lui così buono e gentile.
-Simon, mi dispiace tantissimo io ho dovuto allontanarmi e pensavo che nulla sarebbe cambiato tra di noi invece è successo e mi dispiace da morire.-
-Clary, lo capisco, capisco che sei dovuta andare via, credimi. Ma pensavo che avremmo potuto vederci e sentirci. Mi mandavi delle lettere dove mi dicevi che stavi bene e che ci saremmo visti presto, ma non è mai successo. Sono andato da tua madre a pregarle di darmi il tuo indirizzo ma tu le avevi fatto promettere di non farlo e lei non ti ha tradita. Sono stato male, così male da non riuscirmi nemmeno ad alzarmi la mattina. Ed Izzy mi è stata vicina, nonostante anche lei stesse soffrendo così tanto. Lei è forte ed io la amo. E così le ho chiesto di sposarmi. Insomma è sempre stata lei, la amo e non riesco ad immaginarmi vicino a nessun’altra. E quando mi ha detto di si, Clary, mi sono sentito morire. Perché avrei voluto che ci fossi anche tu lì con me a gioire con me. E poi si è parlato della cerimonia e io volevo che tu mi facessi da testimone. Non avrei potuto immaginare nessuno migliore di te, ma non c’eri. E così ne ho parlato con Izzy e non credevo che lei si sarebbe presentata da te ma lo ha fatto perché mi ama ed io non so cosa ho fatto di buono nella mia vita per meritarla e avrei voluto urlarti le peggior cose quando ti ho vista ma non posso fare a meno di essere felice. Felice perché la mia migliore amica, mia sorella è qui.-
Clary stava piangendo. Nonostante tutto Simon l’aveva perdonata ed era felice di vederla.
Clary lo abbracciò e lo strinse forte.
-Mi dispiace, mi dispiace.- Continuava a dirle , mentre Simon la consolava e la teneva stretta.
Dopo essersi calmata, Clary continuò a fargli domande su ciò che si era persa in questi anni.
-Bhe Magnus e Alec sono andati a vivere insieme un paio di anni fa, Isabelle ha aperto una casa di moda e io sono diventato un fotografo professionista.-
-Ma è fantastico Simon.- Ammise Clary sorridendo sinceramente.
Simon non menzionò Jace nemmeno una volta e Clary gli fu grata di questo.
-Ah e Max frequenta il college, è cresciuto così tanto in questi anni.-
-Già non posso credere che abbia venti-tre anni.-
Isabelle entrò in camera proprio in quel momento. Non sembrò sorpresa di vederla, si avvicinò a Simon e lo baciò lentamente sulle labbra.
Clary abbassò lo sguardo, non perché avesse vergogna, ma perché le sembrò un momento intimo, forse un po' troppo intimo.
Si schiarì rumorosamente la voce e si alzò dalla poltrona.
-Io vado a raggiungere Matt si sentirà spaesato .- Disse inventando una scusa. Che poi tanto scusa non era, si era proprio dimenticata di lui.
Uscì velocemente dalla stanza, non prestando nemmeno tanta attenzione a dove metteva i piedi, il che fu controproducente quando andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.
La sua testa cozzò violentemente contro il mento di Jace.
Jace Lightwood, l’ultima persona con cui avrebbe voluto incontrarsi in quel momento.
-Ahi che male!- Si lamentò lui toccandosi il mento. Clary diventò rossa dalla vergogna, più rossa del solito.
Non voleva guardarlo negli occhi ma fu costretta.
-Clary? Cosa ci fai qui?- Le domandò dopo aver ripreso lucidità.
Clary avrebbe voluto rispondergli per le rime, avrebbe voluto urlargli tutto il suo dolore, tutte le frustrazione provate , ma rimase immobile e in silenzio.
Isabelle uscì dalla stanza.
-Cos’è questo trambusto?- Domandò con la sua solita voce infastidita. Quando vide Jace e Clary l’uno di fronte all’altro arrossì.
-Oh!- Fu ciò che disse richiudendosi la porta alle spalle.
Clary era in imbarazzo, avrebbe voluto correre in camera sua come faceva quando era ragazzina, ma non riusciva a muoversi. Jace continuava a guardarla con fare interrogativo. Fu Matt a salvarla dall’imbarazzo.
-Clary tesoro, andiamo in camera?- Le domandò porgendole la mano.
Clary si girò di scatto, e annuì senza ancora proferire parola. Arrivò alla porta della sua camera, si girò un ultima volta verso Jace e la cosa che la colpì di più fu il suo sguardo ferito e distrutto.

  
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