Isabella punta l’arma contro Peter Ratri, negli occhi la pura determinazione di porre fine a quel maledetto inferno che l’ha logorata per anni.

Sente su di sé gli sguardi dei ragazzi – è così bello vedere i suoi bambini cresciuti – e sa che cercano di decifrare quel colpo di scena, di capire se credere a quell’inaspettata presa di posizione portata avanti da colei che hanno imparato a temere, di ponderare se sia davvero il caso di fidarsi di chi ha donato loro affetto e poi dolore.

Isabella non li biasima – non potrebbe nemmeno volendo – e intimamente si chiede se quel “mamma” che sente sia dettato dall’abitudine degli anni trascorsi insieme o se sia il segnale di un sentimento che non sa se meritarsi.
 

Vorrebbe sinceramente scusarsi per tutto il dolore che ha arrecato loro, ma sa di non poter pretendere che la perdonino quando lei stessa si ritrova incapace a farlo.

Bentornati a casa, mi siete mancati.

Vorrebbe tanto permettere a quella frase di lasciare la sua bocca, perché sarebbero le parole più oneste da lei pronunciate negli ultimi anni.

Siete stati bravissimi.

Vorrebbe davvero complimentarsi con loro per il coraggio, la determinazione e la forza dimostrata, perché sono stati veramente eccezionali.

Li abbraccerebbe, tutti quanti, esternando l’orgoglio che le gonfia il petto per la meraviglia di quelle creature, così piccole eppure così grandi, capaci di ribellarsi ad un sistema ingiusto a cui lei è riuscita ad opporsi solo dopo troppi anni e troppe vittime innocenti.

È consapevole di non avere tempo per simili sentimentalismi, quindi le parole che pronuncia mentre continua a tenere sotto tiro quel tizio sono altre.
Alla fine di quel discorso si concede solo un attimo di debolezza e volge gli occhi su di lei solo per pochi istanti: la sua Emma è cresciuta e ai suoi occhi di mamma appare bellissima in tutta la sua fierezza. Le chiede ancora scusa, sempre silenziosamente, senza sapere se quegli smeraldi vispi e determinati riescano a cogliere tutte le parole inespresse che il suo cuore ha urlato quando ha rivisto coloro che rimarranno sempre i suoi bambini.

Lo sguardo di Isabella ritorna sul loro carnefice, la presa sull’arma si rafforza e la mente le impone di concentrarsi solo sul neutralizzare quell’uomo che guarda la donna, ma vede, ancora, solo possibile carne da macello.

Lei non lo sa, ma in quegli stessi frangenti Emma la guarda e vede la bambina che è stata.

«Grazie mamma.»

Due semplici parole e un passo in avanti, un movimento tanto semplice quanto significativo che le pone, finalmente, fianco a fianco.

Combatteranno e vinceranno.

Insieme.