10/03/2020
5 recensioniQuies
Quando io dormo non conosco né paura né speranza, né fatica né piacere. Ringrazio colui che ha inventato il sonno, questa bilancia che rende uguali il pastore e il re, lo sciocco e il saggio! Solo in una cosa il sonno profondo è cattivo: somiglia troppo alla morte.
Solaris - Andrej Tarkovskij
Quando Bruce riapre gli occhi, il buio ha già raggiunto la stanza e solo un primo, scevro chiarore si intravede dalla finestra, tinteggiando il cielo di timide tonalità pastello.
Non ha più l'età per stare sveglio in attesa dell'alba – eppure, un gioviale entusiasmo si era lentamente insidiato nel suo animo la notte precedente, oltre le rughe e le pieghe del tempo, riportandolo quasi ad essere il sé stesso del passato – degli intensi anni prima dell'incidente.
L'illusione si protrae debole fino alle luci del mattino, in quel momento della giornata dove il mondo onirico si intreccia ancora con la realtà – un delicato equilibrio tra astrattezza e materialismo, prima di essere spazzato in modo definitivo dal piombare violento di un mondo che non si concede a sciocche bramosie.
Quando Bruce strabuzza gli occhi, i sensi iniziano a risvegliarsi assieme a lui: il sapore amaro di una precedente bevuta notturna gli impesta la bocca, le orecchie si riabituano ai suoni metallici del laboratorio e le mani toccano – non sanno esattamente cosa -, ma toccano un qualcosa che non ricorda le rigidità dei computer e dei vari proiettori.
È una sensazione nuova, adesso, che si intrufola placida nel suo petto, navigando tra le abituali venature di apatia e acre fatalismo; sente di dover essere contento per qualcosa che non ricorda con esattezza, e per un solo secondo, il pensiero di aver perso tale anonima memoria per sempre lo intimorisce.
Cerca di aggrapparsi ad essa con tutti i mezzi a lui disponibili, affondando le unghie nella stessa superficie che lo ha prima accolto, ora fattasi un poco più rigida, e non può che temere di essersi lasciato sfuggire l'ultima possibilità di salvezza.
«Bruce.»
Annaspa alla ricerca di aria, trattenendo quel familiare ribollire verde che potrebbe fargli perdere il controllo in pochi attimi.
«Bruce, hey.»
Un profumo gli pizzica le narici, ma non lo fa allontanare; è un odore che per un breve momento lo culla, intorpidendo in mezzo ad una miriade di ricordi imprecisati. Sono memorie senza un contesto, eppure una parte di esse, alla fine, lo tranquillizza, e persino l'altro sembra abituarsi al tepore che li avvolge.
«Non pensavo che i lunedì mattina facessero anche questo effetto.»
Un mezzo ghigno è il dettaglio che davvero riconosce per primo, ora che è ritornato in sé, e un pollice affossa lento lì, contro la sua guancia, in una breve carezza che non è né compassionevole né oltremodo romantica. Nasconde una rozza dolcezza che Bruce fa per un attimo sua, abbandonandosi a quel contatto così banalmente umano.
Persino il gigante verde sembra riconoscere la sua sconfitta, e finalmente il giorno sostituisce l'oscurità – stemperando il brusco risveglio.
«Tony?»
«In carne ed ossa.»
Delle grinze appaiono ad adornare quello sguardo, ironico eppure familiare – quasi intimo, a voler eliminare qualsiasi traccia dello Stark pubblico, del superficiale milionario.
«È ora di scienza, dottor Banner.»
Il chiarore degli schermi rievoca le memorie dimenticate nel sonno e il sorriso di Tony acquisisce tutto un nuovo significato.
Non ha più l'età per stare sveglio in attesa dell'alba – eppure, un gioviale entusiasmo si era lentamente insidiato nel suo animo la notte precedente, oltre le rughe e le pieghe del tempo, riportandolo quasi ad essere il sé stesso del passato – degli intensi anni prima dell'incidente.
L'illusione si protrae debole fino alle luci del mattino, in quel momento della giornata dove il mondo onirico si intreccia ancora con la realtà – un delicato equilibrio tra astrattezza e materialismo, prima di essere spazzato in modo definitivo dal piombare violento di un mondo che non si concede a sciocche bramosie.
Quando Bruce strabuzza gli occhi, i sensi iniziano a risvegliarsi assieme a lui: il sapore amaro di una precedente bevuta notturna gli impesta la bocca, le orecchie si riabituano ai suoni metallici del laboratorio e le mani toccano – non sanno esattamente cosa -, ma toccano un qualcosa che non ricorda le rigidità dei computer e dei vari proiettori.
È una sensazione nuova, adesso, che si intrufola placida nel suo petto, navigando tra le abituali venature di apatia e acre fatalismo; sente di dover essere contento per qualcosa che non ricorda con esattezza, e per un solo secondo, il pensiero di aver perso tale anonima memoria per sempre lo intimorisce.
Cerca di aggrapparsi ad essa con tutti i mezzi a lui disponibili, affondando le unghie nella stessa superficie che lo ha prima accolto, ora fattasi un poco più rigida, e non può che temere di essersi lasciato sfuggire l'ultima possibilità di salvezza.
«Bruce.»
Annaspa alla ricerca di aria, trattenendo quel familiare ribollire verde che potrebbe fargli perdere il controllo in pochi attimi.
«Bruce, hey.»
Un profumo gli pizzica le narici, ma non lo fa allontanare; è un odore che per un breve momento lo culla, intorpidendo in mezzo ad una miriade di ricordi imprecisati. Sono memorie senza un contesto, eppure una parte di esse, alla fine, lo tranquillizza, e persino l'altro sembra abituarsi al tepore che li avvolge.
«Non pensavo che i lunedì mattina facessero anche questo effetto.»
Un mezzo ghigno è il dettaglio che davvero riconosce per primo, ora che è ritornato in sé, e un pollice affossa lento lì, contro la sua guancia, in una breve carezza che non è né compassionevole né oltremodo romantica. Nasconde una rozza dolcezza che Bruce fa per un attimo sua, abbandonandosi a quel contatto così banalmente umano.
Persino il gigante verde sembra riconoscere la sua sconfitta, e finalmente il giorno sostituisce l'oscurità – stemperando il brusco risveglio.
«Tony?»
«In carne ed ossa.»
Delle grinze appaiono ad adornare quello sguardo, ironico eppure familiare – quasi intimo, a voler eliminare qualsiasi traccia dello Stark pubblico, del superficiale milionario.
«È ora di scienza, dottor Banner.»
Il chiarore degli schermi rievoca le memorie dimenticate nel sonno e il sorriso di Tony acquisisce tutto un nuovo significato.