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Autore: Gloria Lovely    12/03/2020    0 recensioni
A combattere a fianco delle guerriere Sailor sarà una squadra proveniente dalla galassia Andromeda, custodi di gemme dai poteri speciali e leggendari. Ogni nemico è in cerca di vendetta, con un unico obiettivo: impadronirsi del Cristallo d'Argento e distruggere la Via Lattea e la sua alleata.
Riusciranno le Sailor Senshi, grazie all'aiuto di Sailor Y e la sua squadra, a sconfiggere il male e liberare i loro pianeti dalla distruzione?
Suddivisa in tre atti: 'The Other Galaxy', 'Verbo Cordis' e 'Daemonium Ribellium'.
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«Questa storia era nata col nome di "Fragile Guerriera", ora divenuta una saga vera e propria.»
Spero vi piaccia!
Buona lettura.
© Gloria Lovely 2017
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Inner Senshi, Nuovo personaggio, Outer Senshi | Coppie: Endymion/Serenity
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la fine, Più serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pretty Guardian Sailor Andromeda | Saga'
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Capitolo quarantasette

• Gelosia e rimpianti •








Gwen's POV






Il suono della campana annuncia la fine della giornata. Mi affretto a rientrare e cercare la classe dove Vicky ora studia e impara, ma mi ritrovo in un corridoio vuoto. Non c'è anima viva, solo due porte rotte e scheggiate. Improvvisamente, i gemiti di una donna attirano la mia attenzione. Provengono da una di quelle porte: probabilmente, l'aula abbandonata della scuola dove le giovani coppie si ritrovano per pomiciare o recitare riti sacri strani. La porta è socchiusa e nessun altro, oltre me, è qui. Sento gemiti e mugugni, vedo la stanza sottosopra.
Improvvisamente vedo due ragazzi strusciarsi l'uno contro l'altra, lui è senza maglietta e lei è senza gonna. Non c'è da meravigliarsi tanto, è una semplice coppia... no, ma sono Vicky e Regiela! Sono davvero loro?
Le osservo senza farmi vedere, mentre il mio cuore si sgretola pezzo per pezzo. Le piace... le piace davvero. Ne è pazzamente innamorata, si vede da come le sta stringendo il seno; è una stretta così sensuale e piena di lussuria. Non l'ho mai vista così. La sua compagna le infila la mano nei suoi pantaloni e la bacia con passione. Sembra essere una tipa insaziabile, così pazza di un corpo metallico che sembra aver perso la testa.

Quanto vorrei essere al posto di Regiela, adesso.

Mi lascerei coccolare da quelle mani e dal tiepido tepore del suo corpo, guarderei all'infinito quel bellissimo ciuffo blu cobalto e quei suoi occhi color oceano, la bacerei fino alla fine dei miei giorni, mi lascerei violare più e più volte... oh, Dio.
La mia fantasia sbiadisce e le rivedo nuovamente a terra nelle stesse posizioni di prima, intente a spogliarsi completamente. Mi viene da piangere. Ha deciso di concedersi a un vampiro, un fottutissimo vampiro! Quanto la odio!
Mi allontano con le lacrime agli occhi sentendo da lontano i loro gemiti forti e maledettamente autentici, con il dolore che invade il mio cuore.
«Ah... ancora...»
Mi tappo le orecchie arrabbiata e ferita al tempo stesso; non avrei mai pensato di vederle insieme, quasi unite letteralmente, nude e... innamorate. Che rabbia!
Mentre corro, mi scontro contro qualcosa o meglio, qualcuno. Mi massaggio il ginocchio leggermente sbucciato e noto due occhi arancioni, uguali a quelli di Elvira. Che sia una sua parente? La ragazza si rialza e mi guarda malissimo scuotendo con le mani i suoi capelli violacei.
«Guarda dove vai la prossima volta, testa di carbone» dice antipaticamente allontanandosi. Mi ha appena chiamata "testa di carbone"? Ha avuto perfino il coraggio di guardarmi con aria cupa. Che faccia tosta!
«Ah, ecco dov'eri, Gwen» Makoto appare davanti alla finestra «sbrigati a tornare a scuola, non puoi stare qui!»
Cerco di asciugarmi le lacrime con i palmi delle mie mani, ma sembra impossibile.
«Io... io volevo ancora...»
«Vuoi che ci scoprano? Muoviti, usa il teletrasporto e andiamocene.»
Non ho altra scelta. Pronuncio la parola magica e ci ritroviamo davanti al cortile della nostra scuola, l'aria fresca che mi colpisce il viso e asciuga le mie lacrime piene di dolore. Vicky ora è felice, adesso sono io a non esserlo. E il cuore mi fa così male.
«Che cosa c'è, fiorellino?» domanda Makoto - detesto ammetterlo, adoro questo soprannome.
«Niente» rispondo sorridendo appena «sono solo stanca.»
«Hai gli occhi gonfi, qualcosa mi dice che hai litigato con Kai» si affretta a dire. «Ecco lo sapevo, gli uomini sono tutti uguali, si divertono a far soffrire una ragazza innocente.»
«Non è per lui che soffro», ribatto «è per Vicky.»
«Ormai non puoi fare niente, ama un'altra.»
«Lo so e la cosa non mi va giù... ma che dico, sono così gelosa che non faccio altro che seguirle ovunque vanno!»
«Non dovresti.»
«Avrei potuto anche fare a botte con Regiela, lo sai?»
«Ricorda la regola importante degli angeli, Gwen» interviene Lisa «mai istigare qualcuno alla violenza.»
"Lo sapevo già."
«Sì, certo.»
Il mio cuore è a pezzi. Ho visto e sentito cose che non avrei mai dovuto né vedere né ascoltare, soprattutto vedere colei che amavo tra le grinfie di una donna che non sono io. Infondo, lo merito. Sono una stupida.






Usagi's POV




Sento improvvisamente bussare alla porta. Chibiusa si affretta a raggiungere il pomello della porta d'ingresso ed io curiosa, sbircio dall'angolo della stanza.
«Gwen?»
La osservo. È pallida, i suoi capelli sono spettinati e i suoi vestiti completamente sporchi di fango. Ho l'impressione che sia fuggita di casa o che sia depressa per quello che è successo stamattina.
«Posso... posso dormire da voi, stanotte? Vi prego!» singhiozza.
«Cosa ti è successo?» le chiede Chibiusa. «Come mai sei così sporca?»
Gwen singhiozza un paio di volte prima di rispondere alla sua domanda.
«Sono scappata di casa...» sussurra «non riesco a sopportare la mia vita, e so che mi odierete per quello che sto per dirvi...»
«Perché dovremmo?» la interrompo sorridendo.
«Perché tutti mi odiano, non c'è bisogno nemmeno di chiederlo» si affretta a rispondere «non riesco a capire cosa e dove sbaglio.»
La faccio entrare e Chibiusa le offre un pigiama caldo e un asciugamano da doccia di spugna, Gwen si precipita in bagno e apre l'acqua calda della vasca da bagno. Non voglio sapere la ragione per cui è venuta a bussare a casa mia, né tantomeno come sia arrivata fin qui.
«Qui c'è qualcosa che puzza» mormora la piccola Chibiusa «e non mi riferisco soltanto al fetore delle tue ascelle, Usagi.»
«Come osi? Io non sono una puzzola!» sbraito.
«Certo» sorride maliziosa «se ti sentisse Mamoru, adesso saresti single!» ridacchia poi salendo le scale fino in camera. Che ragazza impertinente! Già non la sopporto più!
Faccio due passi avanti fino ad arrivare alla ringhiera delle scale, quando la porta del bagno si apre. Gwen si fa vedere dalla fessura della porta, l'asciugamano avvolto intorno al corpo e i capelli bagnati.
«Scusa, testolina buffa, prometto che non entrerò mai più in casa tua» dice «ma volevo solo l'appoggio della mia amica... cioè, nemesi. Mi capisci, vero?»
Senza domandarle altro, entro nella stanza da bagno e l'aiuto a lavarsi. Gwen sembra essersi calmata, ma sembra che la situazione attorno a lei si sia aggravata. Tuttavia, non posso aiutarla, a meno che non si tratti di una sua compagna di squadra. Ho l'impressione che centri la nuova relazione tra Vicky e Regiela, una fitta di gelosia enorme.
Non riesco a darle torto; in fondo dei conti, anch'io provai gelosia nei confronti di Mamoru, quando in realtà non stava davvero approcciando con Michiru, quella volta. Mi sentivo così vuota, come se una metà di me non esistesse.
«Posso farti una domanda?» attacca briga la ragazza corvina.
«Dimmi tutto» rispondo passando la spugna sulla sua schiena.
«Una ragazza può essere innamorata di due o più uomini?»
«Esistono persone bigame, cioè che vivono con due mogli o due mariti, ma la scelta migliore è averne solo uno: colui che pensi di amare davvero», rispondo «devi lasciare che sia il tuo cuore a scegliere, non farti prendere dalla gelosia e farti accettare per come sei.»
«Ma quale uomo sano di mente amerebbe una donna bipolare, che ingurgita pillole anti stress e dipende troppo dai soldi?»
«Non devi guardare solo il tuo lato negativo» sorrido passando la spugna sotto le braccia «tutti abbiamo una qualità che ci rende unici, diversi dagli altri, speciali.»
Gwen mi afferra un polso e lascia cadere la spugna sulle sue gambe.
«Ed io quale potrei avere?»
Non so come risponderle. Ho sempre visto il suo lato oscuro, mai una volta che abbia mostrato il suo vero "io".
«Sono convinta che tu abbia un talento speciale, qualcosa che nessuno ha» dico «ad esempio, la bontà: so che, a volte, regali cinquecento yen ai bambini e ai nostri compagni di scuola...»
«Si, è vero, ma lo faccio solo per reprimere le mie colpe.»
«Che colpe avresti?»
«Tante di cui non sono riuscita a rimediare» si affretta a dire «e credo che finirò all'inferno per questo.»
Sembra sia sul punto di piangere. Mi avvicino per consolarla, lei mi stringe di più i polsi cerca di starmi il più vicino possibile. Non ho mai visto questo suo atteggiamento.
«Testolina buffa... cioè, Usagi» mormora «mi aiuteresti a crescere e a trasformarmi in una vera ragazza - che non dipenda dal denaro e che sia amichevole con chiunque le stia intorno?»
Non ci penso neanche due volte e deciso di accettare la sua richiesta.




*




Mi sveglio tra le braccia di qualcuno e questa volta, non è la piccola Chibiusa. Mi giro e noto una ragazza dai capelli neri corvini con un pigiama rosa con coniglietti e piccoli fiori: Gwendaline. Non mi faccio troppe domande e scendo dal letto.
Per qualche strana ragione l'ho accolta nella mia casa, ma la testa continua a ripetermi di mandarla via. Non lo farò. Ho promesso che l'avrei aiutata a maturare, eliminare la sua bipolarità e diventare un vero angelo - poiché tutt'ora non sembra mostralo.
Tutto sommato, non è una ragazza cattiva. Ha sempre aiutato chi era in difficoltà, non si è mai tirata indietro. Non so se odiarla o stimarla; si è sempre mostrata indifferente a tutto, tranne a chi soffriva.
Gwen non sembra affatto una ragazza dipendente dal denaro di suo padre anzi, non le importa assolutamente. Ed è per questo che non riesco ad odiarla. Mi allontano dal letto e scendo fino a raggiungere la cucina.
«Buongiorno Usagi... aspetta, perché ti sei svegliata così presto di domenica?»
Mia madre non mi crederà, lo sento.
«Non avevo più sonno» rispondo.
«Con tutti i pisolini pomeridiani che fai, mi sembra ovvio che tu non abbia più sonno» ridacchia dolcemente. «La tua amica non si è ancora svegliata?»
«Ecco, a proposito di...»
«Non l'ho vista sul divano, può darsi se ne sia già andata» aggiunge papà.
«Che peccato, avevo preparato la colazione anche per lei.»
«È ancora qui» intervengo attirando la loro attenzione, come se fosse una notizia sconvolgente «ma dorme sul mio letto.»
«Che tesoro! Ha usato la tecnica del sonnambulo per venire da te, che ragazza dolce!»

Ugh, mi sta venendo la nausea!

«Non vi dispiace se resta con noi ancora per qualche giorno?» chiede Chibiusa sorseggiando un succo di limone.
«Perché?» chiede mamma.
«Sembra avere l'aria depressa, come se il mondo fosse contro di lei, e a me dispiace vederla in questo stato» confessa «so che può sembrare una ragazza antipatica, ma non è davvero così.»
«Perché no?»
Papà sembra provare un briciolo di simpatia nei confronti di Gwen, è già un progresso. Sorrido.
«Vai a svegliarla, dille che la colazione è pronta e che la stiamo aspettando!»
Obbedisco e lascio la cucina, salgo lentamente le scale senza far caso allo sguardo sospetto di Luna e mi avvicino al pomello della porta. Non appena lo giro e apro lentamente la porta, noto che Gwen è già andata via.






Gwen's POV





Un fascio di luce modifica il mio abbigliamento: dal pigiama ad un vestito arancione da spiaggia. Dopo aver raggiunto una casa dal tetto rosso, uso la gemma per trasformarmi nuovamente. Quale "miglior" modo di iniziare il fine settimana? Vestendomi da cosplayer ninja per sbirciare con un binocolo la casa di Miss Succhiasangue. Okay, ora mi sento ridicola. Le vedo: stanno entrando nella camera da letto dalle pareti scure. Ora Regiela le sta sfiorando i fianchi, l'altra sorride.
«Mi è un po' mancato dormire qui, sai?»
«Perché non resti qui tutto il fine settimana? Così avremo tutto il tempo per noi.»
Le tocca le labbra con due dita.
«Non credo che mio padre sia d'accordo, lui è un po'...» di colpo la zittisce avvicinandosi al suo orecchio.
«Ho già avvertito tua sorella, puoi stare tranquilla» mormora la vampira «se vuoi, ti posso prestare una mia camicia da notte.»
«Piuttosto rimango nuda» ribatte con tono ironico.
«Scommetto che staresti un incanto con una di quelle addosso» dice «ma ti preferisco nei panni di un uomo, così sembri più bella.»
Vicky arrossisce di colpo, a me sale la rabbia.
«Davvero?»
Annuisce. «E poi, la divisa della scuola ti rende ancora più affascinante» aggiunge «si vede che tu e Haruka siete due nemesi.»
«Lei è più donna di me, io sono ancora una ragazzina» ridacchia tra sé.
«Non lo sei ancora, perché ti manca una cosa» sorride maliziosa «ma a quello ci penseremo dopo.»
Si avvicina al suo collo passando lentamente la lingua. Cos'ha intenzione di fare quel piccolo parassita? Morderla? Non credo. Dentro il corpo di Vicky non scorre il sangue, è impossibile che stia mirando a questo.
«La tua pelle ha lo stesso sapore del sangue» sussurra sensualmente mentre i suoi occhi si colorano di rosso «non ti dispiace se ti lecco solo un po' il collo?»

Dille di no! Dille di no!

«Fai pure.»

Lo sapevo, porco gatto!

«Sicura? Lo sai che il collo è un tuo punto debole?» ghigna la vampira divertita.
«Si, è vero, ma il mio corpo è fatto solo di parti meccaniche perciò non sento assolutamente niente.»
«E il dolore è una di quelle?»
Annuisce.
«Quindi se ti do uno schiaffo, non reagisci?»
«Esatto.»
La vampira sorride.
«Allora, dovrò farci l'abitudine» si avvicina al suo orecchio e lo lecca lentamente, per poi arrivare al collo aprendo le labbra. Non farlo... non farlo... non farlo...
L'ha fatto. Stupido essere succhiasangue!
«Ahh!»
Le sta stringendo le natiche e intento lecca e succhia il suo collo, come se la stesse mordendo davvero. Le piace. Ma come diamine può piacerle un insetto come lei, con due canini a punta e assetata di sangue? Come può un robot gemere in quel modo? Solo un umano può farlo. Realizzo che le sue reazioni più sensibili vengono proprio da lì in mezzo, dove non batte il sole. Ah, ora capisco come fa a gemere ogni volta che Miss Succhiasangue gliel'accarezza.
«Non ti stanchi mai, vero?»
«Mai di te» sussurra leccandole la clavicola con passione. Non posso continuare a guardare questo spettacolo impietoso!

Improvvisamente una voce mi fa sobbalzare, perdo l'equilibrio per qualche secondo e poi riesco a rimanere in piedi sul ramo dell'albero. Dopo qualche minuto scendo e vedo Usagi vicino al tronco dell'albero. Cosa diamine ci fa qui?
«Che cosa ci fai qui?»

L'avevo chiesto prima io!

«Mi alleno nella parte della guerriera ninja» sorrido nervosa.
«Bugiarda, stavi spiando Vicky e Regiela con il binocolo!»
«L'avevi fatto anche tu, o sbaglio?» sbraito.
«Forse un po' di tempo fa, ma non ricordo esattamente quando... comunque, meglio che tu vada via da lì prima che Regiela-chan ti veda e ti faccia a pezzetti.»

Tsè, è arrivata la cosplayer di Rocky Balboa.

«Non fare quella faccia, perché Regiela sarebbe capace di stendere anche un lottatore di sumo a suon di schiaffi» ride poi.
«Stai bluffando» rispondo.
«Invece no, posso testimoniarlo» ribatte sorridendo maliziosa «non si scherza con lei, è un osso duro!»
«Okay, okay, la smetto.»
Rabbrividisco di colpo. Cielo, perché dovrei aver paura di una zanzara col codino bruno?
«Avevi detto che volevi cambiare e diventare una ragazza poco odiata dagli altri» continua lei «ma se continuerai a comportarti in questo modo, non ce la farai mai.»
Alzo lo sguardo verso quella finestra. Ancora sento piccoli gemiti e mugugni, il suono delle tende che si chiudono e ancora gemiti.
«Hai ragione» sussurro «sto sbagliando tutto.»
«Torna a casa, tuo padre sarà in pensiero per te» mi dice ed io distolgo subito lo sguardo.
«Mio padre pensa solo ai soldi, pensi davvero che sia preoccupato per me?»
Distoglie lo sguardo.
«Non aggiungere altro» continuo «me ne andrò subito e non disturberò più la tua famiglia, tanto per voi sono solo un peso!»
«Aspetta!»
Non mi giro neanche per guardarla, mi dirigo verso casa entrando dal retro senza restare sospetta. Sono stanca di vivere in un incubo!







Centro della Terra, ore 11:25





«Povera ragazza dal cuore infranto» ghignò Madness osservando lo specchio oscuro «oltre ad aver perso l'amore, ha perso la sua amata famiglia.»

«Credo che dovremmo tenerla d'occhio per un po', mia signora, non sappiamo ancora se in lei si nasconde un angelo o no.»
«Esatto, Kirito-san» sorrise lei guardandosi alle spalle «scommetto che quella ragazza nasconde un grande potere ed io devo impossessarmene.»
«E se non fosse lei, signora?»
«C'è sempre il nostro secondo bersaglio...» Madness mosse lentamente le dita delle mani cambiando l'immagine riflessa nello specchio, proiettando una ragazza bionda con un ciuffo blu cobalto, due occhi grandi e magnetici e l'aspetto di un adolescente sedicenne.
«U-un uomo?»
«Ti sbagli, è una donna» ribatté la principessa oscura «anche lei ha il cuore infranto, ma vedo con piacere che ha trovato un'altra compagna di vita.»
Non appena lo specchio rifletté la figura di Crystal, la principessa della luna rossa, Kirito rabbrividì.
«Proviene da un mondo parallelo; la luna rossa appartiene al Sistema Solare della Via Lattea II, nonché una galassia del secondo universo.»
«Brrrr, quella ragazza bruna fa davvero paura.»
«Hai paura dei vampiri?»
«Cos... va-va-vampiri?!» sbiancò di colpo.
«Hai notato che ha la carnagione bianca cadaverica, gli occhi che diventano gialli o rossi, i canini che spuntano dalla bocca, i fiori appassiti intorno a lei e la sua casa avvolta nel buio?»
«Ugh...»
«E poi, quale persona sana di mente berrebbe sangue e avrebbe una cantina con una bara mortuaria?» sorride e Kirito indietreggiò terrorizzato coprendosi il collo con le mani.
«S-spero di non affrontarla... i-il mio cuore non reggerebbe.»
«Tranquillo, non dovrai affrontare nessuna di loro perché sarò io a farlo.»


   
 
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