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Autore: Rebi_7_24    12/03/2020    0 recensioni
Se avesse saputo a cosa stava andando incontro, se qualcuno le avesse detto in anticipo cosa sarebbe venuto poi, se avesse potuto prevedere anche un singolo frammento di ciò che sarebbe diventata la sua vita....
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°°°°°°°°°Dal°°primo°°capitolo°°°°°°°°°°°°
「Quell'amore, si era promessa, avrebbe fatto in modo di guardarlo dritto in faccia almeno una volta. Voleva che lui sapesse. Doveva sapere che, tra l'infinità di gente che lo acclamava, che lo supportava e lo amava, c'era anche lei.」
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....avrebbe desiderato che accadesse molto prima.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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“-me ti è saltato in mente??”
…..
….
………
“beh, non è questo il modo di-…”
……
……….
….
“MA UNDYNE-“
“Undyne se ne farà una ragione. adesso basta con questa storia.”
…….

……
“-ndo si sveglierà andrai subito a-…”
….
……
……………………
 
[***]
 
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“E’ colpa tua, non è vero?”
“No..”
“L’hai fatto per rovinarci.”
“No..!”
“Sei stata tu.”
“No!”
“Sì, sei stata tu!”
“NO-”
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 -O!!”
Si svegliò urlando, con il respiro pesante e la testa che ancora un po’ le girava.
Si guardò intorno. Non era più in quel magazzino, ma in una stanza. Sotto di lei c’era un divano verde, ed era avvolta da una coperta di lana colorata. Ma faceva comunque freddo, e lei continuava ad avere fame.
Quello però divenne l’ultimo dei suoi problemi al riaffiorare di un pensiero. Quel pensiero.
Loro… Chissà che stavano facendo adesso? La pensavano ogni tanto? Avevano trovato il vero colpevole? Le volevano ancora bene?
Si rimise giù, la coperta stretta tra le mani a celarle il corpo tremante fino ai capelli. La pelle del viso umida di lacrime, un pianto silenzioso che più volte le aveva fatto compagnia al giungere di quei ricordi.
Le mancava Neverland. Le mancava Michael. Le mancavano Prince, Paris, Blanket. Le mancava casa, la sua famiglia, i suoi amici.
Ripensò a Diana. Si sarebbe preoccupata non sentendola più chiamare o rispondere ai suoi messaggi. Avrebbe pensato che non le importava più di lei? Quanto le sarebbe piaciuto essere che fosse lì in quel momento.
Le vennero in mente i suoi compagni di stanza. Vivevano ancora in orfanotrofio? Che voglia di parlarci, adesso.
Toriel.. Stava bene? Era triste? Si dava la colpa perché le aveva permesso di andarsene? Ce l’aveva con lei?
Pensò a lui. Lui. In che parte del mondo era? Era felice? Era in salute? Sentiva ancora freddo la notte in estate? Anche lui la sognava?
Quante persone si era lasciata dietro. Avrebbe più rivisto qualcuno di loro? E se non fosse riuscita a liberare i mostri? Non stava iniziando bene. Avrebbe deluso Toriel, o l’avrebbe fatta sentire ancora più responsabile della morte di tutti quei ragazzi. E chi le sarebbe stato accanto, per dirle che lei non c’entrava niente?
E se avesse portato tutti fuori, senza però avere un posto dove andare? Se Toriel avesse cambiato idea sul tenerla con sé? A Neverland non la volevano, e a Londra non poteva tornarci.
Come l’avrebbero presa gli umani? Ci sarebbe stata una guerra? Avrebbe dovuto combattere? E in tal caso, ne sarebbe stata in grado? E chi avrebbe vinto? Avrebbero raggiunto un accordo? O si sarebbero ammazzati tutti a vicenda?
E poi chi era stato a portarla lì? Di chi era quella casa? E perché?
Che situazione assurda. Ma come ci era finita? Smise di piangere, poco a poco. Non sarebbe servito a nulla. Quando si ha un problema, è sempre inutile soffermarcisi. Non porta mai a niente.
Pensa alla soluzione. Pensa alla soluzione.
Si asciugò le lacrime, e riprese ad osservare l’ambiente circostante. A sinistra c’erano delle scale, a destra un’altra stanza che però da lì non vedeva. Davanti a lei un televisore spento.
Udì un rumore dal piano di sopra. Una porta. Si rimise giù e chiuse gli occhi. Chiunque fosse, stava scendendo le scale.
Più vicino. Più vicino. Più vicino.
“ehi.”
Sans?
“sei sveglia?”
Ricordava la sua voce. Era davvero lui.
“ancora niente, eh? ah..”
Era stato lui a portarla lì? Era in casa sua?
Si sentiva osservata, e percepì uno spostamento. Poi un leggero tocco sulla fronte. Un contatto delicato, gentile. Lui sospirò di nuovo, e si rialzò. Doveva aprire gli occhi?
Un altro rumore di porta. Se n’era andato. Frisk guardò: era di nuovo sola. E la porta che si era aperta e poi richiusa era quella principale. Sans era uscito.
 
[***]
 
Al suo rientro, lo scheletro trovò la ragazza seduta sul divano.
“oh, ciao.”
I due si sorrisero lievemente, mentre lei ricambiava il saluto e lui si avvicinava.
“come ti senti?”
“Sto bene, credo.”
“sicura? quando avete la fronte calda non vuol dire febbre?”
“Mh?” Frisk si toccò la fronte, come aveva fatto lui prima. “Oh, ehm, sì. Forse.”
Sans accennò di nuovo un sorriso. “dai, mettiti giù. aspettami qui.” Si diresse nell’altra stanza del piano terra, e ne tornò con una ciotola d’acqua fredda e qualche pezza. “posso?” Le chiese, indicando il divano. Lei annuì, facendogli spazio per sedersi. Lo osservò bagnare le stoffe, che poi le adagiò sulla fronte e attorno ai polsi. Le avrebbe fatto abbassare la febbre, l’aveva visto fare qualche volta in superficie. Che Sans avesse avuto a che fare anche con gli altri ragazzi caduti?
“allora”, esordì lui, appoggiandosi allo schienale. “vai, ti ascolto.”
“Cosa?”
“andiamo, hai la faccia di una che ha un sacco di domande. spara, sono pronto”, affermò strizzandole l’occhio. Lei ridacchiò.
“In effetti. Ok, ok. Dunque… Perché?”
“perché ne ho abbastanza di vedere gente morire per gli errori di qualcun altro. il passato non può continuare a ritorcersi sul presente.”
I due si guardarono. Si erano intesi alla perfezione.
“Solo per questo?”
Sans alzò le spalle. “no.”
“Che altro?”
“sei simpatica. e ti piacciono le mie battute.”
“Pft- Sul serio? Per questo?”
“prossima domanda?”
“Come fai a sapere della febbre, di come si misura e come si cura? Negli umani, intendo. Per caso-”
“ho vissuto in superficie, tempo fa.”
“Tempo fa? Ma sono passati secoli!”
“beh, ero piccolo allora. avevo qualche amico.”
“E quanti anni hai adesso?”
“è complicato, ragazzina. ma fai conto che ne abbia 21.”
“E Papyrus?”
“13.”
“Solo? Ed è complicato anche per lui o-“
“no, ne ha 13 normali.”
“Ma in che senso i tuoi non sono normali? E perché proprio 21?”
“se te lo dico, cerchi di starmi dietro?”
Frisk annuì.
“quando siamo arrivati qui, io avevo 8 anni. come probabilmente già saprai, i mostri utilizzano la magia. ognuno di noi ne ha un tipo particolare, la mia ha a che fare con il tempo.”
“Puoi viaggiare nel tempo??”
“non esattamente. comunque, il tempo per me scorre in base a come scorre per ciò e chi ho attorno. qui giù tutti hanno un’idea approssimativa di che anno, mese, giorno o che ora sia, ma nessuno lo sa con certezza. abbiamo perso il conto. secondo i miei calcoli, dovremmo essere più o meno nel-“
“2009..”
“già, a quanto pare ci ho preso. ad ogni modo, io vivevo con i miei genitori in un’altra città del Sottosuolo. siamo stati noi tre per molto tempo, ma per loro questo tempo scorreva come per tutti, e quando scadde io andai a stare con degli amici di famiglia, e poi da altri, e altri ancora. ma non ne potevo più di vedere persone su persone diventare polvere, così un giorno, 13 anni fa, decisi di tornare nella mia vecchia casa, e restarci da solo. arrivato lì iniziai a sistemarla, dato che era stata trascurata per secoli, come dici tu. stavo svuotando alcuni mobili, quando trovai nell’armadio dei miei uno strano contenitore. emanava una strana aura, non avevo mai visto una magia di quel tipo. accanto c’era un biglietto, era di mia madre.”
 
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Sans, sono la mamma. Se stai leggendo la mia lettera, probabilmente è passato molto. Io e papà lo sappiamo che per te il tempo scorre in modo diverso, per questo speriamo che arriverai qui il più tardi possibile, più vicino alla liberazione. Perché tu uscirai da qui, piccolo, non dubitarne mai. Nella scatola c’è un regalo per te. Hai sempre voluto un fratellino, vero? Il suo nome è Papyrus. Abbine cura amore mio, ti amiamo. Vi amiamo entrambi.   Con affetto, mamma e papà.
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“Quando la toccai, quella cosa si illuminò, e al suo posto restò un bambino, un neonato.”
“Papyrus..!”
Sans annuì.
“da quel momento, ricominciai a contare i giorni. il tempo ricominciò a scorrere in modo concreto, e io ricominciai a crescere, come cresceva Papyrus. lui non ne sa nulla, quindi non dirglielo per favore.”
“No.. Certo che no..”
“ehi, su col morale! te l’avevo detto che era complicato, via quella faccia!” Scherzò lui, mentre le cambiava le stoffe. “e invece, di te che mi dici? come ci sei arrivata qui?”
ma nel vedere l’espressione di Frisk, Sans capì che non era proprio l’argomento più adatto.
“ok, domanda sbagliata. allora, ehm… che ti piace mangiare?”
 
   
 
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