A quanto pare i Northuldra
non si fidavano
ancora di loro, Jack era però intenzionato a convincerli.
“Dite che
credete solo nella natura, allora perché non credere ad una
persona con i
poteri di ghiaccio? Insomma se la natura ha donato dei poteri simili ad
un
umana ci deve essere un motivo, no?”
Disse lui
rivolto a Yelana. Elsa lo fissò stupita dalla convinzione
delle sue parole,
davvero credeva così tanto in lei?
“Come ho già
detto il popolo di Arendelle è colpevole di molte azioni
qui, quindi non possiamo
ancora fidarci”
Rispose lei
freddamente.
“Non
importa! E’ ormai buio, sarete stanchi… vi
scorteremo fino al nostro
accampamento!”
Disse il
tenente Mattias, quelle parole turbarono però il popolo dei
Northuldra: molti
iniziarono a parlare tra loro. Yelana aveva inteso cosa li preoccupava
e
nonostante non si fidasse degli sconosciuti, non poteva nemmeno
mostrarsi
totalmente insensibile.
“La foresta
di notte è pericolosa e la strada che porta al vostro
accampamento è il
territorio dove di notte spesso passano i giganti di pietra…
potete passare la
notte nei pressi del nostro villaggio, ma vi sarà proibito
entrarvi, intesi?”
Le parole di Yelana stupirono il tenente.
“Non dirai
che ti stai preoccupando anche per noi!”
“Mi
preoccupo per gli stranieri in quanto sono ancora in dubbio sul se
fornirgli o
meno la nostra fiducia. Voi potete decidere liberamente se stare con
loro o se
fare diversamente, abitate qui da abbastanza tempo per essere
indipendenti!
Anche se, vista la vostra cieca fedeltà al vostro regno,
immagino già quale
sarà la vostra decisione…”
Nonostante
il tono seccato di Yelana, Elsa era sicura di aver scorto un accenno di
sorriso
sul volto di Mattias: probabilmente aveva avuto la sua stessa
sensazione che le
intenzioni di Yelana fossero più nobili di quanto volesse
mostrare.
Seguirono
quindi i Northuldra nella foresta, la quale si faceva sempre
più oscura e fitta
ad ogni passo.
“Sono felice
che dormiremo in un posto vicino al villaggio… questa
foresta sembra quasi
spettrale coll’avanzare del buio!”
Osservò Anna
rivolta a Kristoff. Lui notò che erano leggermente
distaccati dagli altri,
quindi avrebbe potuto parlarle francamente… magari poteva
essere una giusta
occasione per rassicurarla e farle la fatidica proposta!
“Non devi
preoccuparti Anna, ci sono io accanto a te! E poi tutto questo non ti
ricorda
qualcosa?”
“Cosa?”
Chiese lei,
domandandosi a cosa si riferisse.
“Bé: noi
due, una fitta foresta di notte, pericolo incombente… la
nostra prima avventura
insieme!”
“Quando ci
hanno quasi mangiato i lupi? Vuoi dirmi che potrebbero spuntare dei
lupi anche
qui?”
Chiese tanto
perplessa quanto intimorita.
“No!
Cioè non ne ho idea… forse sì o
probabilmente
potrebbe esserci di peggio dei lupi in questa foresta… ma
non è questo il
punto! Intendevo che quell’occasione è stata la
prima dove eravamo da soli ed
abbiamo avuto una reale conversazione”
Anna
incrociò le braccia al petto fissandolo di sbieco con aria
severa.
“Quando mi
hai dato della folle?”
“Sì! Cioè
no… in realtà lo eri un pochino nel voler sposare
un completo sconosciuto! Se
poi ripensiamo al fatto che si trattasse di Hans… ma ormai
è acqua passata, tu
ora sei ben diversa da allora!”
Anna portò
le braccia lungo i fianchi stringendo ancora i pugni e fissandolo con
un’aria
che iniziava a preoccuparlo.
“Non capisco,
quindi mi stai dicendo che non ti piacevo prima o che non ti piaccio
più ora?”
“No,
no! Tu
mi piaci, è ovvio che mi piaci! E anche prima mi piacevi:
certo hai un bel
caratterino a volte… ma non mi dispiace, almeno quando non
sono l’oggetto dei
tuoi pensieri omicidi come probabilmente lo sono
adesso…!”
Abbozzò
un
sorriso forzato che fu subito spento dall’implacabile sguardo
di Anna.
In
quel
momento avrebbe quasi preferito che fossero arrivati davvero i lupi ad
interromperli, per fortuna ci pensò Elsa a farlo: aveva
notato che erano
rimasti più indietro rispetto agli altri.
“Ragazzi
forza sbrigatevi, dobbiamo stare tutti uniti!”
“È
meglio”
Rispose
Anna
con tono freddo.
“Già”
Aggiunse
timidamente Kristoff maledicendo ancora volta la sua immancabile
capacità di
parlare a sproposito.
Entrambi
allungarono il passo per riunirsi al resto del gruppo.
Possibile che quando servano diventino
praticamente invisibili? Devono sempre rendermi le cose noiose!
Pensò
tra
sé, cercando al contempo di escogitare un piano per stanare
gli altri.
Andiamo Pitch pensa: chi ti manca? Il fuoco
sarebbe di certo un valido alleato… ma quella insopportabile
salamandra è tanto
potente quanto minuscola: cercarla in una foresta è come
trovare un ago in un
pagliaio, a meno che non sia in preda ad uno dei suoi attacchi di
panico…
Quegli
ultimi pensieri illuminarono il volto di Pitch con un’idea
che lo rallegrò
improvvisamente.
Ma certo! Perché non ci ho pensato
prima?
Quella insulsa salamandra è una piccola fifona e cosa
potrebbe spaventarla di
più delle mie amate ombre?
Essendo
ormai buio giocava praticamente in casa: evocò i suoi poteri
e le ombre
circostanti presero la forma di creature simili a lupi con gli occhi
gialli.
“Bene
mie
care ombre lo so che avete sete di paura, allora fiutatela fino a
portarla da
me e riceverete esattamente ciò che cercate!”
Le
ombre
emisero un verso simile a un ruggito di approvazione, quindi corsero in
differenti direzioni della foresta in cerca del loro obiettivo.
Il
gruppo di
Elsa arrivò finalmente poco fuori dal villaggio, Yelana
indicò loro un posto
dove potevano stare per la notte.
Una
volta
sistemati i Northuldra li salutarono per proseguire fino al villaggio,
mentre i
soldati di Arendelle rimasero con loro.
“Riposatevi
pure, faremo noi la guardia a turno nell’area
circostante!”
Disse
il
tenente Mattias, il gruppo non fece molti complimenti a riguardo: erano
tutti
stanchi e non vedevano l’ora di potersi finalmente riposare.
Elsa
osservò
Anna e Kristoff: lui sembrava stesse facendo di tutto per compiacerla,
mentre
lei aveva l’aria imbronciata. Elsa pensò che molto
probabilmente avessero
litigato per qualche scaramuccia, della quale non voleva saperne nulla
a meno
che non glielo avessero espressamente richiesto.
Quindi
si
guardò intorno solo per assicurarsi che ci fossero tutti.
Jack, Sven, Olaf…
Ricapitolò
tra sé, ma solo in quel momento si accorse che non vedeva il
pupazzo di neve.
“Jack
hai
visto Olaf?”
Ma
lui
rispose facendo spallucce, cosa che preoccupò Elsa: certo
Olaf stava crescendo
ma era ancora in parte ingenuo e vagare da solo in una foresta
incantata poteva
risultare decisamente pericoloso.
Le
sue
preoccupazioni crollarono quando sentì la voce del pupazzo
di neve… sembravano
risate!
Elsa
tirò un
sospiro di sollievo nonostante non riuscisse ancora a vederlo.
“Olaf
dove
sei?”
Chiese. Sentì nuovamente la voce di Olaf ma non sembrava
rivolta a lei.
“Ehi,
fate
attenzione… no, non farlo!”
Jack
ed Elsa
si scambiarono un’occhiata preoccupata, quindi avanzarono
lentamente verso il
cespuglio da cui proveniva la sua voce: Jack aveva il bastone teso
davanti a
sé, mentre Elsa era pronta ad usare i suoi poteri.
Quello
che
trovarono però non era minimamente ciò che si
sarebbero aspettati: c’erano due
bambini che stavano giocando con lui. Uno di loro aveva in mano la
carota del
suo naso mentre l’altro rideva dopo avergli conficcato il
braccio letteralmente
nella sua testa; sembravano divertirsi.
“E
voi chi
siete?”
Domandò
Elsa.
“Gli
altri,
appena tornati al villaggio, ci hanno raccontato di aver incontrato un
pupazzo
di neve parlante e una ragazza con i poteri di ghiaccio e dovevamo
assolutamente vederli!”
Disse
uno
dei due.
“E
quindi
voi piccoli monelli siete qui perché gli adulti vi hanno
chiesto di tenerci
d’occhio?”
Esclamò
Jack
con aria furba, palesemente già sapeva quale fosse la
risposta: i bambini si
fissarono in preda al panico.
“Bé
non
proprio… diciamo che ci avevano detto che era pericoloso e
che non saremmo
dovuti uscire dal villaggio… ma come potevamo? Dovevamo
assolutamente vedere
una cosa simile!”
Elsa
fissò
Jack titubante.
“Jack
in
effetti per loro fuori dal villaggio è davvero pericoloso,
dovremmo…”
Gli
disse a
bassa voce ma lui scosse la testa interrompendola con le sue parole,
rivolte
però ai bambini.
“Oh,
in
effetti gli adulti hanno avuto ragione ad avvertirvi…
dovreste tornare al
villaggio!”
“Oh
ma dai,
non abbiamo ancora visto la ragazza con i poteri di ghiaccio!”
Si
lamentarono loro con aria delusa.
“In
realtà
l’avete davanti a voi: la temibile regina delle nevi! A due
bambini come voi
farà fare sicuramente una brutta fine!”
“Stai
mentendo, non esiste nessuna regina delle nevi e di certo non
è lei!”
Rispose
uno
dei due. Anche Elsa non pareva contenta dell’affermazione di
Jack, infatti
incrociò le braccia al petto fissandolo con sguardo omicida.
Jack cercò di
ignorarla, quindi si chinò accanto ai due bambini posando un
braccio sulle loro
spalle.
“È
proprio lei invece ma non temete: c’è un modo per
far sì che vi mostri i suoi
poteri senza rispedirvi subito al villaggio dagli adulti!”
“E
quale
sarebbe?”
Chiese
uno
dei due curioso.
“Infatti,
quale sarebbe Jack?”
Chiese
anche
lei ma con aria seccata, non capendo ancora dove volesse arrivare.
“Ma
è
semplice: farla divertire!”
“Allora
è
facile!”
Ridacchiò
uno dei due, corse quindi a prendere l’altra mano di Olaf e a
staccare la prima
da dove l’aveva conficcata, quindi le piazzò una
accanto all’atra sulla sua
testa a mo’ di orecchie. L’altro bambino rise,
quindi gli staccò le gambe
mettendone una dietro il sedere e l’altra al posto del naso.
“Ecco
a voi il
coniglio di neve!”
Elsa
sorrise
a quella tenera scena, mentre Jack scoppiò a ridere
immaginandosi
improvvisamente al posto di Olaf un enorme Calmoniglio ricoperto di
neve.
“Ottimo
lavoro ragazzi, continuate così!”
Li
incitò
lui, quindi i bambini tolsero nuovamente i pezzi dal corpo di Olaf per
poi
mettergli i due piedi al lato della testa ed una pietra raccolta da
terra al
posto del naso.
“Ecco
a voi
l’orso delle nevi… o meglio dire ‘di
neve!’”
Anche
Olaf
sembrava divertito.
“Geniali,
non avevo mai riflettuto sulla possibilità di usare altro
per il mio naso oltre
la mia carota! Anche se temo non mi sentirei più lo stesso
senza!”
Disse
il
pupazzo di neve.
“Cosa
potremmo fare adesso?”
Chiese pensieroso uno dei due bambini.
“Oh
io ho un
idea: perché non rappresentate il misterioso Jack?”
Propose
Olaf, i due bambini lo scrutarono dubbiosi.
“Ma
è
difficile!”
Si
lamentarono, ma Elsa si accovacciò accanto a loro.
“Invece
io
la trovo un’ottima idea, vi aiuterò anche io con i
miei poteri dato che siete
stati davvero bravi a farmi divertire!”
Quindi
disse
qualcosa nell’orecchio ai due bambini, Jack non
riuscì a sentire di cosa si
trattasse ma sentì i bambini scoppiare a ridere: si chiedeva
cosa stessero
architettando.
“Ok
allora
misterioso Jack potresti prestarci il tuo bastone?”
Chiese
con
aria furba uno dei due bambini.
“Non
chiamarmi anche tu così, per favore! Comunque ok, basta che
poi me lo
restituisci”
Il
bambino
annuì, quindi afferrò il bastone mentre
l’altro iniziò a parlare.
“Ecco
a voi
il misterioso ed imbranato Jack!”
“Imbranato?
E poi non avete fatto ancora nulla!”
Si lamentò lui, ma proprio in quel momento Elsa
creò sotto i suoi piedi un
pavimento ghiacciato e l’altro bambino lo spinse con il
bastone. Jack si
ritrovò quindi col sedere per terra dopo un bello scivolone
sul ghiaccio che
fece ridere tutti.
“Direi
che ‘imbranato’
è proprio il temine giusto!”
Ridacchiò
Elsa.
“Oh
certo,
ridi pure alle mie spalle!”
Disse
ironico.
“Ma
è
pazzesco, hai davvero i poteri di ghiaccio!”
“Ti
prego
facci vedere altre cose!”
Implorarono
con tono tanto supplichevole quanto estasiato i due bambini dopo aver
visto i
poteri di Elsa in azione.
Ma
dai
cespugli arrivò una Northuldra dall’aria
preoccupata: aveva dei lunghi capelli
neri legati in una treccia.
“Siete
qui,
vi ho cercati ovunque!”
Disse
la
ragazza abbracciando i due bambini.
“Honeymaren, scusaci se
ti
abbiamo fatta
preoccupare ma volevamo troppo vedere il pupazzo di neve e la ragazza
dai
poteri di ghiaccio!”
“Sapete che non dovete andare in giro da
soli
di notte, può essere molto pericoloso!”
Li rimproverò lei con aria severa.
“Si ma…”
“Niente ma: ora tornate subito con me al
villaggio!”
Rispose lei con il tono di chi non avrebbe
accettato un ‘no’ come risposta.
“Volevamo solo giocare un altro
po'…”
Esclamò amareggiato uno dei due, Elsa
rimase
intenerita da quella scena.
“Non ti preoccupare la prossima volta ci
vendicheremo della regina delle nevi, ok?”
Il bambino rise all’esclamazione di Jack.
“Ok!”
Dissero in coro, poi andarono via con Honeymaren.
“Certo che ci sai fare con i
bambini!”
Constatò stupita Elsa rivolgendosi a
Jack.
“Puoi scommetterci: ma anche tu te la
cavi!”
“Bé non sono esperta come te,
ma infondo non
passo tutto il giorno solo a pensare come divertirmi… a
differenza di qualcun
altro!”
Rispose lei con tono ironico.
“Quindi stai ammettendo che sono riuscito
a
farti divertire di nuovo?”
La provocò lui con un sorriso che la
mise
leggermente a disagio.
“Potremmo dire che mi hai fatto
‘accennare un
sorriso’”
Lo sminuì lei di proposito con aria di
sfida.
“Lo sai che questo mi porterebbe solo a
tentare ancora maggiormente, vero? Non sono uno che si arrende
facilmente!”
“Ho quasi paura, in effetti!”
Ridacchiò lei.
“E
non hai
ancora visto nulla!”
Pitch
aspettava con impazienza il ritorno delle sue creature, quando
finalmente ne
scorse una all’orizzonte usò immediatamente i suoi
poteri per apparire davanti
a lei.
“Che
notizie
mi porti?”
La
creatura emise
dei versi comprensibili solo al suo creatore, l’uomo nero
alzò gli occhi al
cielo.
“Mi
stai
dicendo che quegli impiastri sono ancora nei paraggi e tutti illesi? Ed
inoltre
sembrano star simpatizzando con le due fazioni locali?
Fantastico…!”
Disse
con
un’ironia che trapelava il suo mancato entusiasmo.
Come hanno fatto a liberarsi facilmente
dello spirito del vento? Forse il Pitch del futuro aveva ragione sul
dover
temere quelle nullità, o almeno quella con i poteri di
ghiaccio… ma per lei ho
in serbo ben altro infondo: ma tutto a suo tempo!
La
sua
attenzione fu rapita da una luce viola che avanzava
nell’oscurità nella sua
direzione: strinse gli occhi per capire di cosa si trattasse ma quando
vide
alcune delle sue creature che la inseguivano capì con gioia
di cosa si potesse
trattare.
Come
aveva
già fatto poco prima sfruttò le ombre della notte
per apparire proprio davanti
alla fonte della luce viola: si trattava proprio di una piccola
lucertola,
sembrava spaventata dalle creature che la inseguivano ed il suo corpo
emanava
fiamme viola in segno di difesa.
“Cosa
abbiamo qui? Lo spirito del fuoco! Bruni se non sbaglio: lo sai vero
che non è
facile trovarti? Sei così minuscolo che qualcuno potrebbe
schiacciarti per
sbaglio…”
Disse
cinicamente Pitch provando a schiacciarlo col piede, lo spirito
però lo evitò
agilmente e in tutta risposta alimentò minacciosamente le
fiamme sul suo corpo.
“Ti
stai
scaldando troppo, ed io che avevo anche mandato le mie adorate ombre a
cercarti! Dovresti essere più riconoscente e donargli
qualcosa in cambio, sai
sono così assetate di paura poverine…
perché non gliene doni un po' della tua?”
Mostrò
allo
spirito la pietra e nel vederla gli occhi delle piccola salamandra si
dilatarono dalla paura. Lo spirito del fuoco guizzò
all’indietro nel tentativo
di trovare una via di fuga ma si ritrovò circondato dalle
creature di ombra di
Pitch che continuavano ad alimentarsi dalle sue paure ringhiando sempre
più
feroci.
“Non
vorrai
già andare via? Abbiamo appena iniziato a
divertirci!”
L’uomo
nero
tese la mano con la pietra in direzione della salamandra ed il rombo
sulla
pietra, che rappresentava lo spirito del fuoco, iniziò a
risucchiarne i poteri.
Bruni
tentò
con tutte le sue forze di opporre resistenza ma più le
fiamme sul suo corpo
crescevano e più queste sembravano essere assimilate dalla
pietra, inoltre le
creature di Pitch si facevano sempre più vicine e
alimentavano sempre di più le
sue paure: poteva sentire il cuore battergli a mille nel suo piccolo
corpo.
In
preda al
panico la salamandra inizio a divincolarsi creando fiammate alte e
potenti, che
obbligarono persino Pitch a fare qualche passo indietro.
Ma
era
troppo tardi.
Il
rombo
raffigurante lo spirito del fuoco sulla pietra si illuminò,
sintomo che il
processo era andato a buon fine, cosa che dipinse un sorriso
soddisfatto sul
volto di Pitch.
Lo
spirito
del fuoco cedette al panico al pensiero dei suoi poteri nelle mani
dell’uomo
nero: le ombre create da Pitch immediatamente ne approfittarono
accrescendo ulteriormente
le sue paure.
Bruni
iniziò
ad ansimare ed alimentò le fiamme violacee sul suo corpo
creando una vampata
che gli aprì un varco tra i suo nemici: ne
approfittò per scappare.
Pitch
fece
un segno alle sue creature.
“Inseguitelo
alimentando finché potete le sue paure e fate in modo che si
diriga dai nostri
amici”
L’uomo
nero
fece altrettanto e quando fu sicuro che la lucertola stesse andando
nella
direzione giusta, richiamò a sé le ombre per
assorbire il potere derivante da
quelle magnifiche paure. Soddisfatto di aver ancora una volta
alimentato i suo
poteri, si nascose tra le ombre degli alberi per osservare la scena:
questa
volta non voleva perdersela.
Jack,
Elsa e
Olaf si stavano riavvicinando ad Anna e Kristoff, pronti a raccontare
quello
che gli era successo quando improvvisamente scorsero una luce violastra
che si
faceva strada tra la vegetazione.
Ci
volle
qualche minuto per capire che non era una luce ma una scia di fiamme
viola che aveva
circondato i soldati di Arendelle ed ora correva rapidamente verso di
loro!
Appena
fu
conscia della situazione Elsa avanzò per difendere i suoi
amici: andò incontro
alla sorgente delle fiamme, che continuava ad avanzare, lanciandole
contro i
suoi poteri di ghiaccio. Nonostante i suoi sforzi non riusciva a
congelare ciò
che provocava le fiamme in quanto sembrava evitare i suoi poteri
guizzando
velocemente da una parte all’altra.
Jack
sconvolto dalla situazione provò ad avanzare per andare da
Elsa, nel vederlo lei
tentò di fermarlo.
“Resta
lì!”
Lo
intimò
lei, eppure sembrava parecchio in difficoltà nel
fronteggiare le fiamme che
continuavano ad espandersi introno a loro.
Non esiste che ti lascio da sola tra le
fiamme!
Pensò
lui,
quindi avanzò al suo fianco con il bastone teso, pronto a
cercare di colpire
qualsiasi cosa stesse creando quel fuoco violaceo: quando Bruni
tentò di
attaccare Elsa, Jack si parò davanti pronto a difenderla.
La
lucertola
però provocò una potente fiammata che lo
costrinse ad indietreggiare.
Elsa
notò la
scena e velocemente tentò di spegnere le fiamme davanti Jack
usando i suoi
poteri.
“Che
fai?
Pensi di combattere il fuoco con un bastone di legno? Stai
indietro!”
Lo
rimproverò lei, visibilmente preoccupata dalla situazione:
le fiamme si
propagavano velocemente e non aveva idea di come avrebbe fatto a
proteggere
tutti da sola.
Jack
strinse
i pugni con rabbia sul bastone che brandiva: ammise a se stesso che non
poteva
fare altro e la cosa lo faceva sentire tremendamente inutile, Elsa era
in
pericolo e non poteva aiutarla! Indietreggiò quindi di
qualche passo,
guardandosi intorno nel disperato tentativo di farsi venire qualche
idea.
Fu
allora
che li vide: tra le ombre del buio della fitta foresta scorse due occhi
gialli
che li osservavano.
Sentì
un
brivido corrergli lungo la schiena: li avrebbe riconosciuti ovunque!
D’un
tratto
tutto sembrava avere senso: anche l’attacco dello spirito del
vento, dal quale
aveva visto volare via quella specie di sabbia nera… che
fosse stato sempre lui?
Lasciò
tutto
per correre nella loro direzione, entrando nella parte più
fitta della foresta,
eppure quando li raggiunse trovò solo il buio ad accoglierlo.
Sentì
una
sensazione di ansia e angoscia pervaderlo ma sapeva che era dovuta al
fatto che
lui era vicino e doveva a qualunque costo capire come mai fosse
lì.
“Pitch,
lo so
che sei tu: fatti vedere se hai coraggio!”
Urlò
lui con
determinazione.
“Ok
che
credi in me ragazzino, ma ora inizi ad annoiarmi!”
Disse
la
gelida voce alla sua destra, dove dalle ombre più oscure si
palesò l’uomo nero.
“Ora
mi dici
cosa ci fai tu qui!”
Disse
Jack
con tono minaccioso puntandogli nuovamente contro il bastone.
“Perché
tutti continuano a chiedermelo? Sono qui solo per alimentare le paure e
la
faida che esiste da anni in questo luogo tra le due fazioni dei soldati
di
Arendelle e dei Northuldra. Ordinaria amministrazione per
l’uomo nero!”
“Non
ti
credo: ho visto la sabbia nera che si dissolveva dallo spirito del
vento! Sei
stato tu ad aizzarlo contro di noi e probabilmente stai facendo lo
stesso con
quello del fuoco!”
“Oh
Jack
andiamo… mi stavo solo divertendo con i miei amici
spiriti!”
“Tu
non hai
amici!”
Sentenziò
acido Jack.
“È
vero ma…!”
“Basta!
Non
ci casco, vattene subito da questa foresta
altrimenti…”
Pitch
sorrise con aria di sfida interrompendolo.
“Altrimenti
cosa, Jack? Mi colpirai con il tuo terrificante bastone di legno? Sto
tremando
di PAURA!”
Ridacchiò
Pitch, divertito dalle sue stesse parole. Si chiedeva come quello
stolto
ragazzino potesse diventare un tale ostacolo per il suo io del futuro.
Lo
sguardo
di Jack si intrise di rabbia, che lasciò sfogare nelle sue
parole.
“Non
sono
uno stupido: è evidente che stai macchinando qualcosa! Puoi
fare lo sbruffone
quanto ti pare ma non ho affatto paura di te!”
“Oh
Jack
andiamo… non hai bisogno di mentirmi: a differenza di tempo
fa percepisco le
tue paure sempre crescenti e sai bene che conoscendo le paure di una
persona la
si può conoscere anche meglio di se stessa!”
Pitch
si
avvicinò a lui fissandolo con aria sicura, ma Jack non
voleva dare adito a
nessun cedimento, sostenendo il suo sguardo con altrettanta
determinazione.
“Non
dire
assurdità, te lo ripeto: non ho paura di te!”
“Forse
un
tempo era vero, infatti non potevi vedermi… ma ora le cose
sembrerebbero
diverse!”
Disse
l’uomo
nero inclinando la testa di lato accennando un sorriso, sicuro di
avergli
fornito un’evidenza difficile da contrastare.
“Ti
vedo
perché credo nella tua esistenza, questo non vuol dire che
io abbia paura di
te!”
“Chissà…
ma
comunque di qualcosa hai paura… o meglio di diverse
cose!”
“Di
cosa
dovrei aver paura, sentiamo!”
“Vediamo…
hai paura di ciò che potrebbe provare Elsa per te, del fatto
che sia felice anche
senza di te… di perderla per SEMPRE”
“Che
diavolo
dici? E cosa ne potresti sapere tu?”
Jack
sapeva
che Pitch stava nascondendo qualcosa, ma cosa? Eppure quella situazione
iniziava
a metterlo a disagio: sentiva l’ansia crescere dentro di lui
ed il cuore
battergli forte.
Datti una calmata Jack, è solo il
solito
Pitch con i suoi trucchetti: non devi lasciarti influenzare da quello
che dice!
Si
rimproverò
Jack tra sé, eppure quella sensazione non accennava a
diminuire.
“Vi
ho
osservato un pochino, forse… e poi come ti ho già
detto percepisco molto bene
le tue paure e come ben sai è da queste che si evincono i
più grandi desideri
delle persone”
“Cosa
hai
detto?”
Chiese
Jack
ricordandosi le parole del Pitch della sua epoca, cosa che trovava
estremamente
sospetta.
Sono sicuro che stia nascondendo qualcosa.
Come fa a sapere queste cose? È
davvero possibile che le abbia
intuite solo dalle mie paure o c’è
dell’altro?
Rimuginava
Jack mentre la presenza dell’uomo nero si faceva sempre meno
piacevole,
turbandolo in qualche modo ogni secondo di più.
“Jack,
fossi
in te non mi intrometterei troppo… pensaci! Qui hai tutto
quello che tu possa
desiderare: Elsa, degli amici, una famiglia… tua
sorella!”
Le
gelide
parole di Pitch si soffermarono particolarmente sull’ultima,
trafiggendo come
fredde lame il cuore di Jack.
Il
ragazzo
portò una mano al petto, sentì d’un
tratto il fiato mancargli come se respirare
fosse diventato improvvisamente facoltativo.
Non
ci aveva
mai pensato fino a quel momento.
In
quella
realtà sua sorella e la sua famiglia erano ancora vivi.
“Pensaci
bene
Jack o potresti pentirtene… qualcuno potrebbe fare una
brutta fine in questa
storia e sarebbe un vero peccato dato che le cose stanno andando
così bene, non
credi?”
Jack
rivolse
uno sguardo furioso e al contempo angosciato all’uomo nero,
ma quest’ultimo
sparì nell’oscurità delle ombre della
foresta rivolgendogli un ultimo
inquietante sorriso.
“Dove
vai?
Torna qui!”
Tentò
di
urlare lui, ma l’unica risposta che ricevette fu il ricordo
di quella gelida
voce nella sua testa che lo intimava a pensarci su.
In
quell’istante si sentì davvero da solo,
accompagnato solo da latenti paure che
si facevano brutalmente spazio nel suo cuore.
Elsa
continuava
disperatamente a cercare di colpire qualsiasi cosa stesse creando
quelle fiamme
(ed allo stesso tempo di contenere l’incendio che stava
dipanando), ma per
quanti sforzi facesse si ritrovava sempre circondata da nuove fiamme
anche dopo
poco averle estinte.
Anna
notò il
suo essere in pericolo e nonostante non sapesse come, doveva aiutarla!
Avanzò
saltando tra le fiamme fino ad arrivare vicino a sua sorella ma in quel
momento
lo spirito del fuoco corse verso di lei creando delle fiamme altissime.
Vedendo
in
pericolo sua sorella, Elsa fece appello a tutti i suoi poteri per
congelare
tutta l’aria circostante e dipanare le fiamme.
L’effetto fu quello sperato ma
Elsa cadde sulle sue ginocchia per la stanchezza.
Anna
stava
per correre da lei ma fu letteralmente afferrata da Kristoff che la
fece
montare accanto a lui su Sven.
“Portala
via
da qui!”
Lo
supplicò Elsa
e lui annuì nonostante Anna sembrasse parecchio contrariata
della cosa.
Finalmente
libera di agire, Elsa continuò ad inseguire
l’ormai debilitato spirito del
fuoco che continuava a guizzare seppur molto meno agilmente di prima:
Elsa non
gli diede tregua e lo spinse fino ad una roccia, quindi gli
bloccò qualsiasi
via di uscita con i suoi poteri.
Lo
spirito
del fuoco era ridotto ormai ad una debole fiammella che girava
disperatamente
avanti ed indietro nella sua prigione di ghiaccio in cerca di una via
di uscita.
Solo allora Elsa si accorse con stupore che non si trattava altro che
di una
piccola lucertola; stava per colpirla nuovamente con i suoi poteri
quando notò
qualcosa di strano nel suo sguardo.
Paura.
Il
piccolo
esserino aveva le pupille dilatate e sembrava completamente nel panico,
come se
fosse terribilmente spaventato. Ammorbidita da quella scena Elsa
lasciò
ricadere il braccio lungo il fianco, come se non si sentisse
più minacciata,
inclinò la testa di lato fissando la lucertola.
Lo
spirito
del fuoco inclinò la testa di rimando, si chiedeva come mai
non gli avesse dato
il colpo di grazia ora che poteva. Avanzò timidamente di
qualche passo verso
Elsa, sperando vivamente che non lo congelasse.
La
ragazza
si accovacciò e lo invitò ad avvicinarsi,
poggiando una mano per terra.
Bruni
avanzò
nuovamente fino ad arrivare davanti alla sua mano, quindi tese una
delle sue
piccole zampe fino a toccarla: immediatamente sentì una
sensazione di piacevole
frescura, la cosa sembrò piacergli molto perché
salì subito sulla sua mano.
Per
Elsa la
piccola salamandra scottava: la passò quindi da una mano
all’altra con
delicatezza facendo appello ai suoi poteri. Le poche fiammelle rimaste
sul
corpo dello spirito si spensero definitivamente e Bruni si
rotolò piacevolmente
tra le mani di Elsa beandosi della frescura data dai suoi poteri: il
freddo
sembrava aver rivelato il reale colore del suo corpo che da violaceo
era
diventato azzurro.
Anche
le
fiamme viola che stavano bruciando la foresta si spensero di colpo ed
Elsa fece
nevicare dei minuscoli fiocchi di neve su Bruni, che si divertiva a
prenderli
con la lingua.
“Certo
che
quando non incendi mezza foresta rischiando di farci morire tutti sei
proprio
carino!”
Asserì
lei,
improvvisamente si sentì stretta da qualcuno.
Era
Anna.
“Elsa
stai
bene!”
“Anna!
Si
può sapere cosa ti è preso? Non puoi seguirmi nel
fuoco!”
“Se
non vuoi
che ti segua nel fuoco allora tu non buttarti nel fuoco!”
disse con risolutezza
per poi aggiungere “Non sei abbastanza cauta Elsa!”
Anna
aveva
terribilmente paura che le parole di Ganpapà si stessero
avverando e che stesse
rischiando di perderla per sempre, soprattutto se continuava con
quell’atteggiamento.
Elsa
lesse
nello sguardo della sorella la stessa preoccupazione che aveva provato
lei e la
cosa le strinse il cuore.
“Mi
dispiace!”
Ammise,
quindi prese lo scialle che era della loro mamma e glielo mise sulle
spalle;
erano solite indossarlo quando una delle due aveva bisogno di conforto.
“Tienilo,
ti
terrà caldo”
Disse lei con un sorriso che la sorella ricambiò.
“Grazie”
Jack
era
seduto su delle rocce con il cappuccio alzato: era solito tirarlo su
quando si
sentiva giù di morale e quello era decisamente uno di quei
momenti.
Si
sentiva
travolto da una miriade di sentimenti ed idee contrastanti che si
affollavano
nella sua mente senza dargli tregua, pensieri di cui si rifiutava di
accettarne
l’appartenenza.
Aveva
notato
come le fiamme fossero sparite di colpo ed aveva visto in lontananza
Elsa ed
Anna abbracciarsi: per fortuna sembravano stare bene!
Normalmente
sarebbe corso da loro ma in quel momento sentiva come una forza
inesorabile che
lo costringeva a non alzarsi.
Sapeva
che
non poteva fidarsi di Pitch per nessun motivo ma non riusciva a
cancellare
dalla sua mente le parole che gli aveva rivolto, in particolar modo
quelle su
sua sorella.
Tempo
fa
aveva riacquisito i ricordi legati al tempo passato con lei prima di
diventare
Jack Frost ma era convinto che rivederla fosse letteralmente
impossibile ormai.
Era
davvero
lì da qualche parte?
Era
più che
logico in effetti…
Ma
la cosa
non riusciva a farlo sentire meglio e sapeva anche il perché.
Semplice:
perché era stato proprio Pitch a dirglielo.
Non
sapeva
come diavolo facesse ma sembrava sapere più di quanto
dovesse e la cosa
iniziava terribilmente a preoccuparlo: tremava alla sola idea di dover
fronteggiare un altro dei suoi malefici piani.
Sobbalzò
quando la voce di Elsa interruppe le sue riflessioni.
“Eccoti
Jack! Che fine avevi fatto? Ci stavamo preoccupando!”
Jack
osservò
Elsa: era felice di constatare che stesse bene, eppure la sua voce gli
sembrava
così lontana. Fu lei a continuare a parlare.
“E
poi si
può sapere cosa ti è passato per la testa? Non
puoi avanzare nel fuoco con un
bastone di legno in mano! A volte non so davvero chi sia più
folle tra te e mia
sorella!”
“Già…”
Rispose
distrattamente lui con un tono così mesto che ad Elsa
sembrò provenire quasi da
un’altra persona.
“Tutto
ok?”
Chiese
lei,
turbata da quella risposta.
“Sì”
Ma
il tono
di Jack risultò nuovamente poco convinto ad Elsa, quindi lei
inclinò la testa
di lato cercando di scorgere l’espressione di lui sotto il
cappuccio. Quando lo
fece ebbe una stretta al cuore: sembrava davvero stare male, ed era
così
abituata a vederlo sempre allegro, che quello sguardo le
sembrò trasmetterle
tutta la tristezza che faceva trasparire.
Sentì
mancarle il fiato, quasi come se l’assenza della sua solita
allegria fosse
contagiosa: sentiva che doveva far tornare il sorriso sul suo volto.
A
qualunque
costo.
“Lo
sai?
Abbiamo trovato lo spirito del fuoco!”
Provò
ad
abbozzare lei.
“Lo
avevo
intuito!”
Rispose
lui,
incrociando stavolta il suo sguardo, anche se con un tono meno ironico
del
solito.
“Scommetto
che però non ti saresti mai immaginato che fosse
così adorabile!”
Elsa
gli
mostrò i palmi delle mani sui quali si rigirava lo spirito
del fuoco. Sorpreso
Jack si tolse il cappuccio per osservare meglio quella piccola
lucertola che lo
fissava con sguardo incuriosito.
Quei
piccoli
e teneri occhioni non poterono fare a meno di strappargli un sorriso.
“Hai
ragione, è davvero adorabile!”
Elsa
era
contenta di avergli fatto tornare il sorriso, anche se per poco. Gli
avrebbe
voluto chiedere cosa avesse per aiutarlo maggiormente ma aveva paura di
risultare indiscreta.
Cosa
avrebbe
fatto lui al suo posto?
Trovò
una
sola risposta a quella domanda: avrebbe provato a farla divertire.
“Ebbene? Con lui non hai voglia di divertirti?”
Chiese
lei
con fare scherzoso.
“Oh
Elsa,
non ti ha detto nessuno che non si gioca con il fuoco?”
Entrambi
risero, Elsa sembrava stesse per aggiungere altro ma furono interrotti
dal
generale Mattias.
“Regina
Elsa, per fortuna state bene! Volevamo intervenire ma lo spirito del
fuoco ci
ha accerchiati con le sue fiamme…”
“Lo
so, non
vi preoccupate: lo spirito del fuoco non è più un
problema”
Aggiunse lei, indicando col capo la lucertola che teneva tra le mani. A
quella
vista il generale spalancò gli occhi incredulo.
“Avete
domato lo spirito del fuoco? Aspettate che lo veda Yelana: nemmeno lei
potrà
più opporsi ad un simile segno!”
Entrambi
annuirono speranzosi che fosse davvero così, ma Mattias
scorse la stanchezza
nel loro sguardi.
“Penso
proprio che vi siate meritati un po' di riposo: questa volta ci
penseremo
davvero noi a fare la guardia, non dovrete preoccuparvi!”
In
effetti
erano davvero esausti: Elsa aveva usato allo sfinimento i suoi poteri,
mentre
Jack aveva inseguito Pitch ed era rimasto soppresso dai suoi stessi
pensieri.
Annuirono
nuovamente al generale, quindi stesero su una distesa di erba non molto
distante da Anna Kristoff Sven ed Olaf. I soldati di Arendelle erano
più
distanti ma sorvegliavano tutto il perimetro che li circondava:
sapevano di
essere al sicuro.
Jack
ci mise
un po' ad addormentarsi nonostante l’evidente stanchezza ma
quando finalmente
ci riuscì la situazione non migliorò di molto: si
ritrovò circondato da uno
spettrale paesaggio con un suolo desolato ed arido, circondato solo da
alberi
spogli e senza vita.
Sembrava
essere notte e l’unica luce che illuminava
quell’inquietante paesaggio era la
luna. Jack si sentiva irrequieto e angosciato davanti a quello
scenario, quindi
alzò lo sguardo verso la luna sperando che almeno la sua
vista potesse dargli
conforto ma quello che vide lo sorprese completamente: davanti alla
luna poteva
scorgere la sagoma di un ragazzo incappucciato e sospeso a
mezz’aria con in
mano un bastone identico al suo.
“Chi
sei?”
Gli
chiese
deciso, ma il ragazzo scoppiò a ridere atterrando lentamente
di fronte a lui.
“Ti
do un
indizio: sono un egoista che pensa solo a se stesso e che continua a
tormentarsi su cose futili di cui il suo vero io sa già le
risposte, solo che
finge anche con se stesso di essere migliore di questo!”
Proclamò
la
fredda voce che proveniva da quel ragazzo. Jack sentì
l’agitazione dentro di
lui crescere ma non gli avrebbe dato spago, non voleva.
“Probabilmente
sei solo uno stupido incubo mandato da Pitch, se pensi di spaventarmi
ti
sbagli!”
A
quelle
parole il ragazzo rise nuovamente, quindi si avvicinò ancora
a lui fino ad
arrivargli di fronte.
“Continui
a
dare la colpa agli altri per alleggerirti la coscienza vedo! Siamo
proprio
uguali a quanto pare ma la cosa non mi sorprende dato che io non sono
altro che
il tuo vero io!”
Il
ragazzo
si tolse il cappuccio, Jack si ritrovò davanti con una copia
esatta di se
stesso, solo con i capelli corvini e gli occhi gialli. La cosa
lasciò Jack per
qualche istante senza fiato: lo sguardo di quel ragazzo sembrava quasi
non far
trasparire altri sentimenti se non odio e non curanza…
decisamente non poteva
essere lui.
“Che
assurdità!”
Sentenziò
sprezzante ma la reazione del ragazzo sembrava sempre più
divertita dalle sue
risposte.
“Puoi
mentire
a chiunque, ma non a te stesso! Sappiamo entrambi quello che provi:
l’unica
cosa che desideri è stare con Elsa e rivedere tua
sorella… ti fa comodo questa
situazione, eh? Forse dovresti ringraziare Pitch, infondo seguire il
suo piano
ti sta risultando molto conveniente mi sembra!”
“Che
diavolo
dici, sono solo bugie!”
Rispose
furioso voltandosi e cercando di andare da qualsiasi altra parte ma il
ragazzo
gli volò di nuovo davanti sospeso a mezz’aria a
testa in giù.
“Non
puoi
fuggire dal tuo vero io Jack, arrenditi e ammetti l’evidenza:
qualsiasi scelta
farai rovinerai tutto, come sempre. Elsa, i guardiani, tua sorella, i
bambini…
non puoi accontentare sempre tutti, tanto vale fare solo i tuoi
interessi, hai
ragione!”
“Io
non la
pensò così!”
Gli
urlò con
rabbia.
“Ah
giusto,
tu sei il paladino che sta aiutando Elsa… eppure attualmente
mi sembra
completamente capace di badare a se stessa, ti ricordo che questa
realtà è già
avvenuta ed Elsa ha affrontato i suoi problemi anche senza di te,
quindi mi
chiedo: lo stai facendo davvero per lei o più per
te?”
“Fa
silenzio!”
“Pitch
dovrebbe essere fiero di te: la tua anima sta diventando sempre
più nera! Fin
quando vorrai continuare ad aiutarlo? Nonostante tu non lo ammetta il
tuo
riflesso sta diventando sempre più simile al mio”
“Sparisci!”
Gli
ordinò
lui: non ne poteva più di sentire quella voce irritante
nella sua testa. Con
sua sorpresa il ragazzo sparì davvero dalla sua vista, si
guardò intorno e
nulla; non ve ne era più traccia.
Però
qualcosa attirò la sua attenzione: una pozzanghera ai suoi
piedi, più
precisamente il suo riflesso in essa in quanto era identico a quello
del
ragazzo con i capelli corvini ma con un malefico sorriso in volto.
La
vista di
quella immagine lo fece urlare, svegliandosi di soprassalto.
Si
guardò
intorno e per sua fortuna non sembrava aver svegliato nessuno,
provò a
riaddormentarsi ma non ve ne era verso: per niente al mondo avrebbe
voluto
continuare quell’incubo.
Non
avendo
meglio da fare si avvicinò ad Elsa e la fissò
mentre dormiva: sembrava così
serena.
Forse
era
vero, forse era quella la realtà adatta a lei: con Anna
ancora viva e senza il
peso dell’immortalità.
Si
chiese se
in quella realtà ci fosse posto per lui… infondo
ultimamente sentiva essersi
avvicinato a lei, magari sarebbe potuto continuare così:
dopo questa avventura
lui avrebbe potuto rivedere davvero sua sorella dopo tanti secoli.
Si
chiese
cosa avrebbero fatto insieme, come sarebbe diventata da grande, se le
sarebbe
piaciuta Elsa.
Ma
soprattutto lui come sarebbe diventato?
Si
stupì nel
chiederselo: infondo era così abituato ad essere eternamente
un ragazzo che
l’idea gli sembrava davvero assurda.
Sarebbe
stato capace anche lui di diventare adulto e di vivere una vita normale
accanto
alle persone che gli volevano bene? Magari anche accanto ad Elsa.
Sorrise
al
pensiero di immaginarsi una vita semplice e tranquilla al suo fianco,
magari
avrebbero riso insieme su di un prato come quello, avrebbero fatto cose
normali
come raccogliere fiori e si sarebbero addormentati abbracciati pensando
solo a
cosa gli potesse riservare l’indomani. Nella sua mente si
immaginò la scena che
gli mise un senso di tranquillità mai provato prima.
Il
senso di
beatitudine finì però presto, lasciando il posto
ad una sensazione di vuoto ed
inquietudine.
Sapeva
che
un pensiero simile era sbagliato, infondo lui aveva dei doveri come
guardiano:
era come se quel maledetto incubo avesse risvegliato un desiderio
latente in
lui dal momento in cui Pitch gli aveva parlato in quella foresta.
Un
desiderio
così forte ed egoista da spaventarlo.
Stava
davvero diventando come il ragazzo del suo sogno?
No:
non lo
avrebbe permesso a nessun costo! Fissò Elsa e
capì che doveva trovare un altro
modo, doveva riportare tutto alla loro realtà il prima
possibile.
Quella
doveva essere certamente la cosa più giusta da fare, si
impose di non pensarla
diversamente.
Fissò
nuovamente Elsa e quella scena gliene ricordò
un’altra: quando anni fa, durante
l’ultimo piano di Pitch, lei era distesa ed inerte a seguito
del cuore oscurato
da Hans. Allora aveva davvero pensato di averla persa per sempre e la
speranza
che un atto di vero amore la potesse salvare lo aveva spinto al
disperato
tentativo di baciarla: la cosa funzionò.
Come
avrebbe
voluto che anche in quell’occasione bastasse così
poco per riportare tutto alla
normalità.
E
se fosse
bastato davvero così poco?
Quella
folle
idea gli balenò in mente.
Guardò
Elsa
e si domandò se un gesto di vero amore le avesse potuto far
tornare i ricordi.
Certo,
ultimamente si stava avvicinando a lei ed andando avanti probabilmente
le cose
sarebbero migliorate ma poteva davvero concedersi il lusso di aspettare
così
tanto con Pitch che tramava alle loro spalle?
Probabilmente
no: sapeva di cosa fosse capace ed avrebbe dovuto tentare il tutto per
tutto.
Doveva
quindi provarci davvero? Se avesse funzionato tutto sarebbe andato
finalmente
per il verso giusto, ostacolando anche i piani di Pitch.
Ma
se non
avesse funzionato?
Se
si fosse
svegliata come avrebbe reagito? Di sicuro malissimo, probabilmente
avrebbe
annullato per sempre tutti i passi avanti fatti finora.
Eppure
non
poteva aspettare oltre, se c’era anche solo una remota
possibilità di farle
tornare la memoria doveva tentare!
Non
voleva
perderla.
Così
lo
fece: si chinò su di lei in direzione opposta alla sua, in
modo da fare tutto
il possibile per non svegliarla, e le stampò un veloce bacio
sulle labbra.
Sperò davvero che quel folle gesto funzionasse o almeno che nessuno se ne accorgesse, altrimenti per lui sarebbero stati guai seri.
A differenza delle vicende dello spirito del
vento, quello del fuoco occupava davvero una piccola parte nel film
quindi in
questo cap. ho potuto spaziare molto inserendo parecchi eventi dei
quali ho
faticato un po' a decidere l’ordine logico che dovessero
avere ma spero che il
risultato vi piaccia!
Pitch ha alimentato allo sfinimento le paure
di Bruni spingendolo ad attaccare il gruppo, questo perché
nel film la
salamandra sembrava spaventata da qualcosa ma non si capisce da cosa,
così le
ho voluto dare un motivo.
Inoltre ho cercato di rendere le scene con
lo spirito del fuoco il più possibile dinamiche e piene
d’azione, spero di
esserci riuscita.
Per la prima volta apprendiamo che anche
Jack nutre forti paure derivanti dalla situazione in essere, che lo
portano a
dubitare di se stesso e di ciò che sia giusto fare, cosa che
lo spinge fino al gesto
disperato del bacio pur di tornare in modo “facile”
alla situazione di prima,
che anela tanto.
Mi è piaciuto trattare questa parte ma
come
sapete io e l’angst andiamo a braccetto: che pensavate che
non ce ne sarebbe
stato in questa fic? Ovviamente non poteva mancare e non
mancherà… muhahaha
(faccio la spavalda ma in realtà l’angst mi piace
tanto almeno quanto mi dispiace
poi per i miei stessi pg… lo so non sto bene ahahah) ma a
parte le mie follie
cosa ne pensate di Jack e della sua situazione? Secondo voi ha fatto
bene ad
agire in questo modo? Cosa farà Elsa? Cosa vi aspettate che
accada?
Al prossimo capitolo che, piccolo indizio,
non sarà sullo spirito dell’acqua come si potrebbe
pensare… chissà se qualcuno
di voi immagina su cosa potrebbe essere! (su un qualcosa che a mio
avviso è
mancato totalmente nel film)
Ps: per curiosità preferite i cap corti
o
quelli lunghi come questo? Io di solito mi regolo solo in base a cosa
voglio
inserire in ogni cap., ma ho sentito pareri discordanti in merito.