Diamanti di sale

Contessina non piange mai.

No. Contessina non piange mai quando suo marito può vederla. Lo fa nel silenzio della notte, nella solitudine delle sue stanze. Lo fa con il cuore gonfio e il viso premuto contro il cuscino. Lo fa stando attenta ai suoni che scalfiscono appena il legno della porta, pronta a smettere in qualsiasi momento, perché di problemi ne hanno già abbastanza senza che anche i servi si mettano a mormorare.

(A mormorare più di quanto facciano già. Maddalena, a quanto sembra, è ancora un valido argomento di conversazione e mormorii, a giudicare dagli sguardi che le vengono lanciati).

Solo Lorenzo sa del piccolo sfogo che si concede e non ha nemmeno dovuto costringerlo a giurare di non parlarne a nessuno. Suo cognato è intelligente, in un modo diverso da Cosimo, più umano, attento ai dettagli che lo circondano. Si somigliano.

(Devono, se vogliono mantenere un equilibrio nel mondo che Cosimo vuole costruire, facendo tremare e crollare tutto. Qualcuno deve fare da sostegno).

Ed è per questo che Lorenzo nota il volto pallido e leggermente stravolto, gli occhi rossi e cerchiati di nero, la compostezza che si sgretola e rischia di disperdersi come sabbia tra le mani. Lo nota da tanto ormai, da vent'anni, dai primi anni di matrimonio. Da quando ancora una volta sua cognata era la seconda scelta e suo fratello aveva in testa un'altra donna che non avrebbe mai potuto avere. Troppo in basso nella scala sociale, brava e con un bel faccino, con i capelli rossi e le mani sporche di carboncino.

E ha deciso di accontentare la muta preghiera di quegli occhi verdi così soli e di non dire nulla a Cosimo, che si definisce artista e conosce ogni particolare di ogni singola opera, ma quando si parla di persone è un caso assolutamente disperato.

Eppure stavolta si sono sbagliati entrambi. Perché Cosimo le vede le lacrime negli occhi di sua moglie. Non le vede quando le solcano le guance e le rendono salate le labbra. Però le nota quando sono ancora trattenute tra le ciglia, velo sottile che gli toglie il respiro e gli fa chiedere perché non sia mai capace di darle quello che merita quando lei, per lui e la famiglie, ha rinunciato persino alla felicità che le veniva offerta su un piatto d'argento. Sono come diamanti di sale che brillano di luce propria e lo accusano più di quanto le parole potranno mai fare.

(Ma sono anche ciò che lo ancora alla realtà, a non perdersi in sogni di gloria fin troppo lontani. Lo fanno sentire umano e vulnerabile e la cosa lo paralizza e lo spaventa e gli fa odiare se stesso).

Solo che è troppo arrogante e orgoglioso per dirlo e allora, adesso che è finita la guerra, che è morto Lorenzo, che ha deluso tutti e meriterebbe di rimanere solo, eppure Contessina è ancora qui, la bacia e la guarda e le asciuga quelle lacrime che sanno di gioia e di casa e di nuovi inizi.