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Autore: Lost In Donbass    14/03/2020    1 recensioni
Le sigarette, le canne, l'alcol e le pastiglie. Le fughe in macchina nella notte, la musica rock nelle casse, le incomprensioni, le liti, i baci appiccicosi. Le merende preparate dalla mamma, le feste sfrenate, la depressione post-adolescenziale, l'anoressia, l'odio per le regole, le paure incomprensibili, gli innamoramenti, l'identità sessuale da scoprire. E soprattutto, le camicie di Oliver.
Sono i ragazzi di Sheffield, distrutti, isterici, depressi e scavezzacollo. Sono la generazione distrutta e questa è la loro storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Universitario
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CAPITOLO QUINTO: VIENI CON NOI

We are young with open eyes
Blinded by the citylights
Lose control to feel alive
Just another day in paradise

[Tokio Hotel – Kings Of Suburbia]

 

Vanessa era sconvolta: non poteva davvero credere che lui fosse di nuovo tornato. Oliver. Con le sue camicie bianche, insieme a una ragazza emo con i capelli azzurri.

Sbatté a lungo le ciglia, sperando che fosse solo un'illusione ma i due ragazzi non scomparivano, anzi, rimanevano lì impalati fuori dalla porta con un sacchetto in mano.

-Si può sapere che volete?

-Scoparti.- disse candidamente Oliver – Hai ripensato alla mia offerta? Dove trovi uno con delle camicie migliori delle mie?

-Siamo venuti a portarti l'erba, ci ha mandato Jessie Vargas.- cinguettò la ragazza emo, allungandole il sacchetto.

Vanessa lo prese titubante e vi lanciò un'occhiata dentro. Effettivamente, c'erano i pacchetti che aveva chiesto. Si chiese da quando Jessie usasse come corrieri i ragazzi di Sheffield, invece che presentarsi di persona come al solito.

-Ah, okay. Grazie.- disse, passandosi una mano tra i capelli. Li guardò a lungo, e sembrava che i due non fossero intenzionati a lasciare il suo uscio – Avete bisogno d'altro?

-Beh, è ora della merenda.- disse Oliver. - Sarebbe carino se ci offrissi un the.

-Che faccia tosta che hai.

-Carino!- la ragazza emo saltellò dentro casa e le rivolse un largo sorriso. Aveva i denti giallognoli, e puzzava terribilmente di erba – Io sono Cassidy.

-Vanessa.- la ragazza non riuscì però a trovarla nauseante, nonostante l'odore poco simpatico e l'espressione vuota. Aveva qualcosa di straordinariamente fresco, con quei capelli colorati e gli occhioni blu. Sicuramente molto meglio di Oliver e delle sue camicie.

-Sei splendida, oggi.- le disse lui, soffiandole un bacio sulla guancia al quale lei rispose con uno spintone.

Senza che lei riuscisse minimamente a dire qualcosa, i due sgattaiolarono dentro casa, trovando immediatamente la cucina e saltellandovi dentro con urletti eccitati. Vanessa sbuffò e li seguì, trovandoli già accomodati al tavolo. Si chiese che razza di gente entrasse in casa altrui pretendendo la merenda.

-Cosa ci offri?- chiese Oliver – Io posso offrirti …

-Taci. Ho della torta di mele e del the verde aromatizzato.

-Carino!

Vanessa organizzò la merenda, osservando Oliver aggiustarsi la camicia e Cassidy fissare con aria stralunata il grosso orologio a pendolo. Servì la torta, mise su il the, e li guardò cominciare ad ingozzarsi selvaggiamente. E poi Oliver pretendeva anche che lei andasse a letto con lui. Urgh. Carino e tutto, certo, ma … urgh.

-Perché non è venuto Jessie in persona?

-Era impegnato con una ragazza svenuta in salotto. Valium, sai.- risposero i due.

-Sei molto carina.- disse Cassidy e Vanessa, assurdamente, si ritrovò ad arrossire. Lei non era il tipo da accettare complimenti da ragazze tossiche.

-Anche tu lo sei.- si ritrovò a dire, stupendosi l'attimo dopo. Lei non faceva cose simili, normalmente. Lei non adulava ragazze, benche meno strafatte.

-Ci stai per una cosa a tre?- si intromise Oliver.

-No!- abbaiò Vanessa – Anzi, sai cosa? Preferirei mille volte scoparmi Cassidy che te!

Appena lo disse, strabuzzò gli occhi. Non poteva pensare di aver appena detto una cosa simile. Guardò i due ragazzi che le avevano invaso la cucina, e mentre lui aveva una vera faccia scandalizzata, lei sembrava pacificamente contenta.

-Carino!- disse infatti Cassidy. Poi guardò Oliver, e Vanessa poté giurare che tutta la patina di sonno e imbecillità fosse stata sostituita da un'aria furba e acuta – Hai visto, Oli? Preferisce me. Che cosa carina.

Oliver boccheggiò più volte, prima di tirarsi il colletto della camicia e sbottare

-Stai zitta, Cassidy.- poi si voltò verso Vanessa – Stai scherzando, spero.

-No.- Vanessa incrociò le braccia al petto – Non sei per niente il benvenuto. Quindi, porta via le suole.

-Ma, dico, mi hai visto bene?

-Anche troppo!

-E preferisci Cassidy?

-Almeno lei non tenta di stuprarmi!

I tre rimasero un po' in silenzio, rimestando con le dita il the che cominciava a raffreddarsi nelle tazze prima che Oliver si alzasse e si sistemasse la camicia.

-Penso che dovrei andare.

-La porta è di là.

-Cassidy, andiamo.

Vanessa osservò Cassidy guardarlo con aria vagamente ironica e poi la sentì cinguettare

-Vai tu, Oli. Io rimango qui.

-Cosa?!

Cassidy si passò una mano tra i capelli e si strinse nelle spalle magre.

-Vanessa è più carina di te. Voglio stare con lei.

Oliver lasciò lo sguardo vagare tra Vanessa e Cassidy finché la padrona di casa non incrociò le braccia al petto e sbottò

-Lei rimane qui quanto vuole. Tu, fuori.

Vanessa si godette in silenzio Oliver che tentava di articolare una frase, che si alzava, che strabuzzava gli occhi, e che finalmente usciva di casa, sbattendosi la porta alle spalle. La ragazza sospirò di sollievo e si concentrò su Cassidy. In realtà, non sapeva perché avesse deciso di tenerla lì con lei e nemmeno cosa ci trovasse di interessante in capelli azzurri e denti ingialliti dalla nicotina.

-Scusa per il suo comportamento.- disse Cassidy – Ma non è cattivo.

-E' un maniaco.

-Però a letto è bravo.- Cassidy si strinse nelle spalle – Anche la torta era molto buona. Grazie.

Vanessa si ritrovò a sorriderle e a sedersi nuovamente al tavolo, guardando le piccole manine con le unghiette dipinte di blu e un anello al dito. Per un secondo, le venne voglia di toccarla, quella mano. Sentire la morbidezza della pelle, il calore o il gelo che avrebbe emanato. Aggrottò le sopracciglia, perché quello non era il suo usuale comportamento. Lei le persone se le mangiava a colazione, e non si interessava di ragazze emo con ovvi problemi di dipendenza da erba. Però Cassidy aveva qualcosa di diverso. Forse negli occhi, nella voce, nel modo di sorridere. Chissà chi è davvero, si chiese. Chissà quali demoni nascondono i suoi occhioni blu.

-Come mai frequenti ancora Oliver? È un cafone.

-Ci conosciamo da sempre.- Cassidy abbassò le ciglia – Siamo i ragazzi di Sheffield. Se vuoi ti presento gli altri. Vuoi diventare una ragazza di Sheffield?

Vanessa rise e scosse la testa.

-Ti ringrazio, ma no. Ho i miei giri. Ho la mia vita.

-Ma noi siamo speciali.- c'era un'urgenza nuova nella voce cinguettante di Cassidy. Spalancò gli occhi e la fissò in quel modo un po' tossico, un po' sbalestrato – Vieni con noi. Almeno una volta.

-Cassidy, io di Oliver non ne vorrei più sentire parlare.

-Ma non c'è solo Oli. Ci sono Arden, Alexandra e Denis. C'è il pub di James. Ci sono le merende della mamma di Oli. C'è Jessie e la sua erba. C'è il pop punk nelle casse. Ci sono io.

Vanessa rimase interdetta e scoppiò in una breve risatina. Pensò a quello che avrebbe perso a non andare con Cassidy. Beh, in realtà niente. Ragazzi strambi, un pub ancora più strambo e cose assurde che la sua perfetta esistenza borghese non capiva. Poi pensò a cosa avrebbe guadagnato, e di nuovo realizzò che probabilmente niente di speciale sarebbe successo, con gente del genere. Valutò tutto, ed era sicura che avrebbe detto “no, grazie, ne faccio a meno”. Lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non sarebbe andata in giro con scarti sociali, a mangiare panini unti in quel pub di pazzi, a girare con le casse che sparavano musica alternativa, a fare merenda in casa di quel maniaco. Lei aveva i suoi perfetti amici borghesi, le sue sale da the, il suo divertimento perfetto.

-No, guarda, Cassidy, io …

-Per favore.- la interruppe la ragazza emo – Solo una volta. Vieni, conosci gli altri, fuma con noi, vieni a mangiare le patatine di Charlie e James, ascolta le nuove canzoni degli Story Untold, fatti raccontare di musica da Denis, ascolta le storie di Arden, accarezza i capelli di Alexandra, ignora pure Oli. Parla con me. Vieni, Vanessa.

Le due ragazze si guardarono a lungo, e Vanessa giocherellò distrattamente con una ciocca di capelli. Cosa avrebbe dovuto fare? Continuare a negare, oppure lasciarsi andare e provarli a conoscere davvero, questi ragazzi di Sheffield? Non era esattamente certa di quello che avrebbe trovato una volta che sarebbe stata con loro. Probabilmente non si sarebbe divertita e li avrebbe trovati solo una manica di freak fuori di testa.

-Per favore.- ripeté però Cassidy, prendendole una mano.

Le aveva tanto calde e un po' ruvide, piene di calli. Un tipo di mani che però Vanessa non poté non trovare bellissime e immaginarsele per un secondo sulla guancia. Forse furono le mani a convincerla. Forse quel “per favore”. Forse la noia. Forse …

-Va bene, Cassidy. Se vuoi vengo. Ma solo una volta.

Cassidy le sorrise.

-Carino!- urlò.

Vanessa non poté fare a meno di ridere.

  
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