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Autore: unforgivensoul    15/03/2020    1 recensioni
-JOOHN!?- giunsero ancora le grida degli altri tre musicisti.
- A-arrivo – rispose, cercando di mantenere un tono normale e fallendo miseramente. L’approssimarsi dell’orgasmo lo portava a parlare con una voce rotta, come se stesse singhiozzando.
-Risolvo una c-osa e a-arrivo-.
- Deaky, stai piangendo, caro? – giunse una voce preoccupata da oltre la porta.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meeting Veronica

 

-         Siamo stati grandi! No, non smetterò di ripeterlo, Brian. Fantastico, a dir poco incredibile. Ci hanno amato. C’è sempre un margine di miglioramento…ma al momento non riesco a pensarci! Sono entusiasta, cari – esclamò Freddie, saltando sul posto per cercare di cooperate con l’adrenalina post concerto.

La band aveva appena concluso una delle sue migliori esibizioni e i quattro musicisti sprizzavano euforia ed orgoglio da tutti i pori. Era difficile gestire l’adrenalina che li accompagnava anche dopo essere scesi dal palco ma ognuno di loro sembrava aver trovato un modo per farlo.

-         No, non ti fermerò. Dillo pure: è stato esaltante! – rise il chitarrista, tamponandosi la fronte con un asciugamano bianco. –  A parte il caldo. Questa sottospecie di grossa maglia fa sudare parecchio, Fred! – si lamentò il chitarrista, per poi liberarsi dal capo incriminato.

-         Sei troppo delicato, tesoro- puntualizzò il cantante, portandosi alle labbra una bottiglietta d’acqua e tracannandone il contenuto nel giro di pochi secondi.

-         Brian! Mantieni un po’ di decoro, ci sono delle signore! – . Il commento giunse da Roger, che aveva appena fatto il proprio ingresso, con tre ragazze al seguito, nel piccolo camerino che condividevano.

Brian sogghignò, alzando gli occhi al cielo. – Ciao, ragazze. Non dovresti portarle qui, Rog. Lo sai. Non subito dopo un concerto, almeno! –

-         Non essere sciocco, Catherine è venuta qui solo per un tuo autografo! – replicò il biondo, incoraggiando la suddetta ad avvicinarsi al chitarrista.

 

 In pochi minuti, per l’appunto, ognuno era coinvolto nell’attività post concerto che preferiva: Freddie aveva agguantato il loro manager ed alcuni membri dello staff e sembrava incapace di smettere di parlare. Commentava il concerto, ringraziava chi li aveva aiutati a creare quell’ indimenticabile esibizione, programmava i prossimi spettacoli e si informava sui locali più vicini per andare a bere una birra…e continuare a chiacchierare, ovviamente.

 

Brian invece si era lasciato andare ad un po’ di sano narcisismo, inebriato dai complimenti dell’esuberante fan e nemmeno la prospettiva di concludere la serata tra le gambe della giovane sembrava tanto allettante quanto le lodi da lei espresse sul suo talento.

 

Classico chitarrista pieno di se’, pensava Roger mentre sorseggiava una bottiglia di gin scadente e tesseva una tela di seduzione in cui intrappolare le due ragazze che lo accompagnavano. Chissà se le avrebbe convinte entrambe a passare la notte con lui. Sarebbe stata una grande storia da raccontare a Mike, tecnico del suono capace ma eccessivamente vanitoso per i gusti del batterista. Se solo una delle due avvenenti brune non lo avesse seguito nel backstage con la sola intenzione di incontrare Freddie!  Questi, tuttavia, non sembrava essere particolarmente interessato quindi, fino a prova contraria, i giochi erano ancora aperti.

 

Presi dalla sopra citata euforia, i tre musicisti notarono l’assenza del bassista solamente quando, dopo una rapida doccia, radunati vestiti di scena, trucchi e strumenti decisero di dirigersi verso il pub più vicino (e più economico). Sorpresi, si misero a cercarlo, chiamandolo a gran voce e, nel farlo, adoperarono appellativi che solo i veri amici possono permettersi di usare.

-         John?! Dai, testa di cazzo, vieni fuori! Dobbiamo andare! Se sei di nuovo al telefono con tua madre sappi che è una cosa assolutamente disgustosa e da sfigati! - urlò Roger, più divertito che innervosito dalla situazione.

 

Brian e Freddie, intanto, iniziarono ad aprire tutte le porte che riuscirono a trovare nell’angusto corridoio che si estendeva sul retro del locale dove si erano esibiti.  

-         Sparisce sempre più spesso, ultimamente – fece notare Brian, un’espressione pensierosa dipinta in viso.

-         Sto cercando di farlo parlare ma sapete com’è il mio Deaky…- lo difese Freddie.

-         Il tuo Deaky?! – risero Brian e Roger all’unisono.

-         Riservato e timido. Ed è per questo che lo devo difendere da voi bruti! - esclamò il cantante, lasciandosi andare ad un sospiro drammatico.

Così chiacchieravano mentre cercavano il bassista scomparso.

 

Nel frattempo, John non stava facendo altro che sfogare l’adrenalina post concerto a modo suo. Con un piccolo aiuto.

-         Cazzo! Mi stanno cercando…- mugulò, aggrappandosi ai fianchi della ragazza che si stava offrendo a lui e cessando ogni movimento per rimanere in ascolto.

-         John! Non. Osare. Fermarti. – ordinò la voce affannata della ragazza sotto di lui, roteando i fianchi in un gesto invitante.

-         Dio! Sarai la mia rovina, Ronnie – ridacchiò il bassista, affondando nuovamente in lei e riprendendo un ritmo sostenuto, acceso dal desiderio di possedere quella creatura che agli occhi di tutti appariva fragile e delicata ma che al suo cospetto si mostrava indomita e sensuale.

-         Mmh, lo sono già! – ansimò Ronnie, indossando un sorriso furbo, contorto dal piacere, e stringendosi un seno.

 

-JOOHN!?- giunsero ancora le grida degli altri tre musicisti.

 

- A-arrivo – rispose, cercando di mantenere un tono normale e fallendo miseramente. L’approssimarsi dell’orgasmo lo portava a parlare con una voce rotta, come se stesse singhiozzando. -Risolvo una c-osa e a-arrivo-.

 

- Deaky, stai piangendo, caro? – giunse una voce preoccupata da oltre la porta.

 

 -Ronnie, forse dovremmo…- cercò di suggerire John, d’un tratto preda di una serie di ansie. Da una parte, non voleva che i suoi compagni di band lo sorprendessero in una situazione simile, dall’altra, deludere Ronnie era fuori discussione.

 Era ancora relativamente nuovo al mondo del sesso ed era stato frustrante brancolare nel buio dell’inesperienza durante i primi mesi della loro relazione. Ma le cose erano diverse, ora: stava imparando come darle piacere e provocarglielo era diventata una sorta di piccola sfida personale.

Inoltre, dubitava che Ronnie avrebbe accettato un no come risposta. Scoprire il proprio corpo dopo anni di divieti e false credenze inculcatile dalla famiglia cattolica era stato per la giovane un’immensa liberazione e aveva reso impossibile fare un passo indietro, privandosi anche solo di una frazione di quell’esaltante mondo proibito. A questo si aggiunga il fatto che rimandare a lungo l’orgasmo non era ancora diventato il suo forte.

 

-         John, sto per venire! Sì, ti prego non fermarti! Oh- Ronnie esalò un gemito strozzato, strizzando gli occhi e stringendo tra le mani la stoffa del vestitino color lavanda che se ne stava arricciato intorno al suo busto.

 

Poi, accadde tutto rapidamente: i passi fuori dalla porta che si avvicinavano, il campanello di allarme che si accendeva nella testa di John, l’orgasmo di Veronica che lo distoglieva da qualsiasi altro pensiero e che lo portava oltre al limite. Contemporaneamente, la porta che si spalancava e Freddie, Brian e Roger che li fissavano con espressioni indecifrabili: mortificate, sorprese, imbarazzate, divertite.

 

-Oh, mio dio! – esclamò Ronnie, arrossendo furiosamente. Scattò in posizione eretta e si affrettò a sistemare il vestitino che indossava, incespicando più volte nelle sue stesse gambe e tenendo lo sguardo fisso a terra per l’imbarazzo.

-         Cazzo! Vi avevo detto di aspettare! – farneticò John, in parte arrabbiato ed in parte profondamente a disagio, mentre cercava di ricomporsi rapidamente.

-Oh, accidenti! Ci dispiace, John! Non pensavamo che tu… - si scusò Brian.

- …che tu scopassi! – concluse Roger, ridendo di gusto. Non intendeva prendere in giro il più piccolo, piuttosto sdrammatizzare per provare a togliere l’amico dall’imbarazzo.

- Perdonaci, tesoro! – intervenne Fred, fulminando il batterista con lo sguardo.  - Credevamo che stessi piangendo o avendo un attacco di panico o qualcosa di simile. In nostra difesa, fai degli strani versi quando…- cercò di giustificarsi il cantante.

  - Io, non è da molto che…diamine, non sono affari vostri! –  li interruppe il bassista, scuotendo la testa. Poi, si rivolse a Veronica per assicurarsi che stesse bene. – Ronnie, mi dispiace così tanto. Non credevo che saremmo stati interrotti. Quando li ho sentiti arrivare ho provato ad avvisarti ma tu…-

- Shh. John, va tutto bene. Era comunque ora che li conoscessi, credo – mormorò Veronica, cercando di non lasciare che l’imbarazzo prendesse il sopravvento e la portasse e fuggire dalla stanza. – Concerto carino, ragazzi! – aggiunse, abbozzando un sorriso.

- Uhm, grazie. Vestito delizioso – rispose Brian, appellandosi alla galanteria che tanto apprezzava.

- Ti ringrazio…- sussurrò Ronnie, sorpresa.

-Dunque caro, chi è la bellissima ragazza che ti sta accanto? – domandò Freddie, abbandonandosi alla curiosità.

 

John guardò Veronica, incerto. La giovane gli sorrise in modo rassicurante ed annuì piano.

-         Ragazzi, speravo di presentarvela in modo un po’ diverso ma…lei è la mia ragazza: Veronica.  Stiamo insieme da poco più di un anno, a dire il vero. –  spiegò, mortificato.

-         Poco più di un anno?!- gridò Freddie, indignato. -Che aspettavi a dircelo?! Che aveste un figlio? –

-         Interessante scelta di parole…- sussurrò Ronnie.

-         Che!? – chiese Roger, a cui non era sfuggito il commento.

-         Nulla! - rispose la ragazza, stendendo le labbra in un sorriso.

-         Avevo solo paura che vi intrometteste. Non prendetela nel verso sbagliato ma ogni tanto siete un po’…iperprotettivi e ficcanaso? – si giustificò John, sorridendo imbarazzato e passandosi nervosamente una mano tra i capelli lunghi.

-         Non lo siamo affatto! – intervenne Roger, intendo a scannerizzare la stanza. – E comunque non vedo preservativi qui in giro, spero che tu lo faccia protetto, Deaky! –  aggiunse poi, in tono di rimprovero.

-         È proprio questo che intendevo! – sbuffò il bassista, agguantando la giacca di pelle marrone che giaceva su un tavolo del magazzino in cui si trovavano e abbandonando velocemente la stanza, seguito dal batterista.

 

Rimasta sola con Freddie e Brian, Veronica si morse un labbro, allarmata.

 

-         Uhm, perdonaci, cara. Teniamo molto a Deaky – ridacchiò Fred, offrendole il braccio per scortarla fuori dalla stanza.

Veronica lo accettò, rilassandosi. -Ve ne vuole molto anche lui. Sono certa che siete degli amici meravigliosi – li rassicurò.

-         Avrai certamente modo di scoprirlo, Veronica. Piacere di conoscerti. Da oggi considerati una di noi - disse Brian, affiancandola mentre camminavano verso l’uscita del locale dove si erano esibiti.

-         Sì, noi siamo come una famiglia, sai? D’ora in poi ci prenderemo cura anche di te! – aggiunse Freddie, accarezzandole affettuosamente il braccio.

-         Sarebbe… bello – sussurrò Ronnie, sfiorandosi distrattamente il ventre ed arrossendo lievemente.

-         Bhe, bando alle ciance! Affrettiamoci: prima arriviamo al pub, prima possiamo presentarci per bene ed ascoltare la storia di come tu e Deaky vi siete conosciuti – li incalzò Freddie, accelerando il passo.

-         Uhm, sì, d’accordo! – rise Ronnie, sorpresa dall’entusiasmo del giovane.

-         Sai, credo di averti già vista. Non sei la figlia del reverendo, forse? – ragionò Brian.

-         E che figlia del reverendo, tesoro! – rise il cantante, facendo riferimento alla performance di poco prima.

-         FRED! – lo ammonì John che, seminato il batterista, aveva rallentato il passo per avvicinarsi alla propria ragazza.

-         Va tutto bene, John. Uhm, è una lunga storia…- rise Veronica.

 

Sì, gli amici di John erano effettivamente un po’ iperprotettivi e ficcanaso ma in modo divertente affezionato. Amavano il suo bel bassista quanto lo amava lei e desideravano proteggerlo. Forse, le ansie che l’avevano tormentata nel corso dell’ultimo mese non avevano poi molte ragioni di esistere: se i suoi genitori non li avessero accettati, aveva la sensazione che quei ragazzi avrebbero protetto lei e il suo bambino. E, di solito, il suo istinto non sbagliava.

Angolo autore:

Grazie di aver letto questa follia delle tre di notte! A presto! M.

 

 

   
 
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