Meeting Veronica
-
Siamo
stati grandi! No, non smetterò di ripeterlo, Brian.
Fantastico, a dir poco
incredibile. Ci hanno amato. C’è sempre un margine
di miglioramento…ma al
momento non riesco a pensarci! Sono entusiasta, cari –
esclamò Freddie,
saltando sul posto per cercare di cooperate con l’adrenalina
post concerto.
La band aveva
appena
concluso una delle sue migliori esibizioni e i quattro musicisti
sprizzavano
euforia ed orgoglio da tutti i pori. Era difficile gestire
l’adrenalina che li
accompagnava anche dopo essere scesi dal palco ma ognuno di loro
sembrava aver
trovato un modo per farlo.
-
No,
non ti fermerò. Dillo pure: è stato esaltante!
– rise il chitarrista,
tamponandosi la fronte con un asciugamano bianco. – A parte il caldo. Questa
sottospecie di
grossa maglia fa sudare parecchio, Fred! – si
lamentò il chitarrista, per poi
liberarsi dal capo incriminato.
-
Sei
troppo delicato, tesoro- puntualizzò il cantante, portandosi
alle labbra una
bottiglietta d’acqua e tracannandone il contenuto nel giro di
pochi secondi.
-
Brian!
Mantieni un po’ di decoro, ci sono delle signore! –
. Il commento giunse da Roger,
che aveva appena fatto il proprio ingresso, con tre ragazze al seguito,
nel
piccolo camerino che condividevano.
Brian
sogghignò, alzando gli
occhi al cielo. – Ciao, ragazze. Non dovresti portarle qui,
Rog. Lo sai. Non
subito dopo un concerto, almeno! –
-
Non
essere sciocco, Catherine è venuta qui solo per un tuo
autografo! – replicò il
biondo, incoraggiando la suddetta ad avvicinarsi al chitarrista.
In
pochi minuti, per l’appunto, ognuno era
coinvolto nell’attività post concerto che
preferiva: Freddie aveva agguantato
il loro manager ed alcuni membri dello staff e sembrava incapace di
smettere di
parlare. Commentava il concerto, ringraziava chi li aveva aiutati a
creare
quell’ indimenticabile esibizione, programmava i prossimi
spettacoli e si
informava sui locali più vicini per andare a bere una
birra…e continuare a
chiacchierare, ovviamente.
Brian invece si
era
lasciato andare ad un po’ di sano narcisismo, inebriato dai
complimenti
dell’esuberante fan e nemmeno la prospettiva di concludere la
serata tra le
gambe della giovane sembrava tanto allettante quanto le lodi da lei
espresse
sul suo talento.
Classico
chitarrista
pieno di se’, pensava Roger mentre sorseggiava una bottiglia
di gin scadente e
tesseva una tela di seduzione in cui intrappolare le due ragazze che lo
accompagnavano. Chissà se le avrebbe convinte entrambe a
passare la notte con
lui. Sarebbe stata una grande storia da raccontare a Mike, tecnico del
suono
capace ma eccessivamente vanitoso per i gusti del batterista. Se solo
una delle
due avvenenti brune non lo avesse seguito nel backstage con la sola
intenzione
di incontrare Freddie! Questi,
tuttavia,
non sembrava essere particolarmente interessato quindi, fino a prova
contraria,
i giochi erano ancora aperti.
Presi dalla
sopra citata
euforia, i tre musicisti notarono l’assenza del bassista
solamente quando, dopo
una rapida doccia, radunati vestiti di scena, trucchi e strumenti
decisero di
dirigersi verso il pub più vicino (e più
economico). Sorpresi, si misero a
cercarlo, chiamandolo a gran voce e, nel farlo, adoperarono appellativi
che
solo i veri amici possono permettersi di usare.
-
John?!
Dai, testa di cazzo, vieni fuori! Dobbiamo andare! Se sei di nuovo al
telefono
con tua madre sappi che è una cosa assolutamente disgustosa
e da sfigati! -
urlò Roger, più divertito che innervosito dalla
situazione.
Brian e Freddie,
intanto,
iniziarono ad aprire tutte le porte che riuscirono a trovare
nell’angusto
corridoio che si estendeva sul retro del locale dove si erano esibiti.
-
Sparisce
sempre più spesso, ultimamente – fece notare
Brian, un’espressione pensierosa
dipinta in viso.
-
Sto
cercando di farlo parlare ma sapete com’è il mio
Deaky…- lo difese Freddie.
-
Il
tuo Deaky?! – risero Brian e Roger all’unisono.
-
Riservato
e timido. Ed è per questo che lo devo difendere da voi
bruti! - esclamò il
cantante, lasciandosi andare ad un sospiro drammatico.
Così
chiacchieravano
mentre cercavano il bassista scomparso.
Nel frattempo,
John non
stava facendo altro che sfogare l’adrenalina post concerto a
modo suo. Con un
piccolo aiuto.
-
Cazzo!
Mi stanno cercando…- mugulò, aggrappandosi ai
fianchi della ragazza che si
stava offrendo a lui e cessando ogni movimento per rimanere in ascolto.
-
John!
Non. Osare. Fermarti. – ordinò la voce affannata
della ragazza sotto di lui,
roteando i fianchi in un gesto invitante.
-
Dio!
Sarai la mia rovina, Ronnie – ridacchiò il
bassista, affondando nuovamente in
lei e riprendendo un ritmo sostenuto, acceso dal desiderio di possedere
quella
creatura che agli occhi di tutti appariva fragile e delicata ma che al
suo
cospetto si mostrava indomita e sensuale.
-
Mmh,
lo sono già! – ansimò Ronnie,
indossando un sorriso furbo, contorto dal piacere,
e stringendosi un seno.
-JOOHN!?-
giunsero ancora
le grida degli altri tre musicisti.
- A-arrivo
– rispose,
cercando di mantenere un tono normale e fallendo miseramente.
L’approssimarsi
dell’orgasmo lo portava a parlare con una voce rotta, come se
stesse
singhiozzando. -Risolvo una c-osa e a-arrivo-.
- Deaky, stai
piangendo, caro?
– giunse una voce preoccupata da oltre la porta.
-Ronnie,
forse dovremmo…- cercò di suggerire
John, d’un tratto preda di una serie di ansie. Da una parte,
non voleva che i
suoi compagni di band lo sorprendessero in una situazione simile,
dall’altra, deludere
Ronnie era fuori discussione.
Era
ancora relativamente nuovo al mondo del
sesso ed era stato frustrante brancolare nel buio
dell’inesperienza durante i
primi mesi della loro relazione. Ma le cose erano diverse, ora: stava
imparando
come darle piacere e provocarglielo era diventata una sorta di piccola
sfida
personale.
Inoltre,
dubitava che Ronnie
avrebbe accettato un no come risposta. Scoprire il proprio corpo dopo
anni di
divieti e false credenze inculcatile dalla famiglia cattolica era stato
per la
giovane un’immensa liberazione e aveva reso impossibile fare
un passo indietro,
privandosi anche solo di una frazione di quell’esaltante
mondo proibito. A
questo si aggiunga il fatto che rimandare a lungo l’orgasmo
non era ancora
diventato il suo forte.
-
John,
sto per venire! Sì, ti prego non fermarti! Oh- Ronnie
esalò un gemito strozzato,
strizzando gli occhi e stringendo tra le mani la stoffa del vestitino
color
lavanda che se ne stava arricciato intorno al suo busto.
Poi, accadde
tutto
rapidamente: i passi fuori dalla porta che si avvicinavano, il
campanello di
allarme che si accendeva nella testa di John, l’orgasmo di
Veronica che lo
distoglieva da qualsiasi altro pensiero e che lo portava oltre al
limite.
Contemporaneamente, la porta che si spalancava e Freddie, Brian e Roger
che li
fissavano con espressioni indecifrabili: mortificate, sorprese,
imbarazzate,
divertite.
-Oh, mio dio!
– esclamò
Ronnie, arrossendo furiosamente. Scattò in posizione eretta
e si affrettò a
sistemare il vestitino che indossava, incespicando più volte
nelle sue stesse
gambe e tenendo lo sguardo fisso a terra per l’imbarazzo.
-
Cazzo!
Vi avevo detto di aspettare! – farneticò John, in
parte arrabbiato ed in parte
profondamente a disagio, mentre cercava di ricomporsi rapidamente.
-Oh, accidenti!
Ci
dispiace, John! Non pensavamo che tu… - si scusò
Brian.
-
…che tu scopassi! –
concluse Roger, ridendo di gusto. Non intendeva prendere in giro il
più
piccolo, piuttosto sdrammatizzare per provare a togliere
l’amico dall’imbarazzo.
- Perdonaci,
tesoro! –
intervenne Fred, fulminando il batterista con lo sguardo. - Credevamo che stessi
piangendo o avendo un
attacco di panico o qualcosa di simile. In nostra difesa, fai degli
strani
versi quando…- cercò di giustificarsi il cantante.
- Io, non è da molto che…diamine,
non sono
affari vostri! – li
interruppe il
bassista, scuotendo la testa. Poi, si rivolse a Veronica per
assicurarsi che
stesse bene. – Ronnie, mi dispiace così tanto. Non
credevo che saremmo stati
interrotti. Quando li ho sentiti arrivare ho provato ad avvisarti ma
tu…-
- Shh. John, va
tutto
bene. Era comunque ora che li conoscessi, credo –
mormorò Veronica, cercando di
non lasciare che l’imbarazzo prendesse il sopravvento e la
portasse e fuggire
dalla stanza. – Concerto carino, ragazzi! –
aggiunse, abbozzando un sorriso.
- Uhm, grazie.
Vestito
delizioso – rispose Brian, appellandosi alla galanteria che
tanto apprezzava.
- Ti
ringrazio…- sussurrò
Ronnie, sorpresa.
-Dunque caro,
chi è la
bellissima ragazza che ti sta accanto? – domandò
Freddie, abbandonandosi alla
curiosità.
John
guardò Veronica,
incerto. La giovane gli sorrise in modo rassicurante ed
annuì piano.
-
Ragazzi,
speravo di presentarvela in modo un po’ diverso
ma…lei è la mia ragazza:
Veronica. Stiamo
insieme da poco più di
un anno, a dire il vero. –
spiegò,
mortificato.
-
Poco
più di un anno?!- gridò Freddie, indignato. -Che
aspettavi a dircelo?! Che
aveste un figlio? –
-
Interessante
scelta di parole…- sussurrò Ronnie.
-
Che!?
– chiese Roger, a cui non era sfuggito il commento.
-
Nulla!
- rispose la ragazza, stendendo le labbra in un sorriso.
-
Avevo
solo paura che vi intrometteste. Non prendetela nel verso sbagliato ma
ogni
tanto siete un po’…iperprotettivi e ficcanaso?
– si giustificò John, sorridendo
imbarazzato e passandosi nervosamente una mano tra i capelli lunghi.
-
Non
lo siamo affatto! – intervenne Roger, intendo a scannerizzare
la stanza. – E
comunque non vedo preservativi qui in giro, spero che tu lo faccia
protetto,
Deaky! – aggiunse
poi, in tono di
rimprovero.
-
È
proprio questo che intendevo! – sbuffò il
bassista, agguantando la giacca di
pelle marrone che giaceva su un tavolo del magazzino in cui si
trovavano e
abbandonando velocemente la stanza, seguito dal batterista.
Rimasta sola con
Freddie
e Brian, Veronica si morse un labbro, allarmata.
-
Uhm,
perdonaci, cara. Teniamo molto a Deaky – ridacchiò
Fred, offrendole il braccio
per scortarla fuori dalla stanza.
Veronica lo
accettò,
rilassandosi. -Ve ne vuole molto anche lui. Sono certa che siete degli
amici
meravigliosi – li rassicurò.
-
Avrai
certamente modo di scoprirlo, Veronica. Piacere di conoscerti. Da oggi
considerati
una di noi - disse Brian, affiancandola mentre camminavano verso
l’uscita del
locale dove si erano esibiti.
-
Sì,
noi siamo come una famiglia, sai? D’ora in poi ci prenderemo
cura anche di te!
– aggiunse Freddie, accarezzandole affettuosamente il
braccio.
-
Sarebbe…
bello – sussurrò Ronnie, sfiorandosi
distrattamente il ventre ed arrossendo
lievemente.
-
Bhe,
bando alle ciance! Affrettiamoci: prima arriviamo al pub, prima
possiamo
presentarci per bene ed ascoltare la storia di come tu e Deaky vi siete
conosciuti – li incalzò Freddie, accelerando il
passo.
-
Uhm,
sì, d’accordo! – rise Ronnie, sorpresa
dall’entusiasmo del giovane.
-
Sai,
credo di averti già vista. Non sei la figlia del reverendo,
forse? – ragionò
Brian.
-
E
che figlia del reverendo, tesoro! – rise il cantante, facendo
riferimento alla
performance di poco prima.
-
FRED!
– lo ammonì John che, seminato il batterista,
aveva rallentato il passo per
avvicinarsi alla propria ragazza.
-
Va
tutto bene, John. Uhm, è una lunga storia…- rise
Veronica.
Sì, gli amici di John erano effettivamente un po’ iperprotettivi e ficcanaso ma in modo divertente affezionato. Amavano il suo bel bassista quanto lo amava lei e desideravano proteggerlo. Forse, le ansie che l’avevano tormentata nel corso dell’ultimo mese non avevano poi molte ragioni di esistere: se i suoi genitori non li avessero accettati, aveva la sensazione che quei ragazzi avrebbero protetto lei e il suo bambino. E, di solito, il suo istinto non sbagliava.
Angolo autore:
Grazie di aver letto questa follia delle tre di notte! A presto! M.