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Autore: MiaJack    15/03/2020    0 recensioni
Mi presento, sono Jasmine, una ragazza nata e cresciuta a Parigi.
Non nella Parigi che tutti conoscete ma nei quartieri più poveri della città.
Ho da poco compiuto 25 anni. Non sono la classica ragazza parigina, tutt’altro, sono una persona ambiziosa e forte, ma anche dal carattere dolce e solare. I miei capelli sono lunghi rossi e un po’ mossi e ho occhi azzurri come il mare.
Sono alta ed ho un corpo esile. Carnagione chiara, in viso non mostro segni di imperfezioni.
Voglio raccontarvi un po’ di me.
Fin dall’età di 5 anni dopo la scuola ho sempre frequentato due corsi: uno di danza moderna ed uno di hip hop. Questa passione mi è stata trasmessa da mia madre, era una ballerina professionista di danza classica una tra le migliori.
Infatti in casa nostra regnava già l'amore per la danza e la musica.
Nel salotto di casa avevamo dei vecchi vinili dei Jackson 5 e io fin da piccola iniziai ad appassionarmi ed ad innamorarmi della voce di Michael.
La sua voce, nonostante la sua tenera età, assomigliava già a quella di un adulto.
Passarono gli anni e diventai una tra le migliori ballerine dei corsi che
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash | Personaggi: Elizabeth Taylor, Janet Jackson, Katherine Jackson, Michael Jackson
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Dopo poco che ci eravamo trasferiti dagli zii iniziai a fare la cameriera nel loro ristorante. Il lavoro mi piaceva, gli zii mi pagavano abbastanza bene e se dovevo prendermi un giorno libero o una sera per me stessa me lo lasciavano senza problemi. Cercavo di mettermi dei soldi da parte per poter riuscire a pagare le lezioni di danza che avevo rincominciato a frequentare. Era l’anno 1987 tra Gennaio e Febbraio, c’erano delle belle giornate di sole ed un mercoledì mattina mi svegliai presto, come sempre, e chiesi a mia zia se quel giorno potessi prendermelo libero. Volevo andare al cimitero da mamma e papà nel pomeriggio, era da tempo che non passavo a trovarli. Mia zia mi rispose che non c’erano problemi sapeva che non ci fosse stata tanta gente oggi al locale. Mi disse anche di portare con me Pier gli avrebbe fatto piacere. Ringraziai mia zia e dopo aver fatto una bella colazione abbandonante e accompagnato Pier a scuola ritornai a casa. Quella mattina decisi di mettermi una tuta da ginnastica per stare il più comoda e avevo legato i capelli in una coda alta. Mi misi a pulire e riordinare un po’ casa, dato che zia Margot era già al ristorante. Cercavo di aiutarla il più possibile dopo tutto quello che lei stava facendo per noi, questo era davvero il minimo. Mentre pulivo casa misi dei vecchi vinili di Michael dell’album Thriller. La sua musica mi trasportava in un altro mondo era pura magia, amore.. Quando l’ascoltavo dimenticavo tutti i problemi, dimenticavo quel brutto giorno in cui mi dissero che i miei genitori non c’erano più.. Dimenticavo tutto, esistevamo solo io e lei. Una volta finito iniziai a preparare un pranzo veloce e leggero. Mangiai, sparecchiai e lavai i piatti velocemente. Dopo un piccolo sonnellino mi misi a fare un po’ di ginnastica, stavo preparando una nuova coreografia sulle canzoni di Michael. Sentì suonare alla porta, andai ad aprire ed era Pierr. Dopo scuola tornava sempre a casa con l’autobus. Nonostante fosse piccolo era un bambino molto sveglio bravo e attento a scuola ed era appassionato di disegno e matematica. Mi salutò e ricambiai il saluto. Entrò in casa appoggiò la sua cartella in camera e andò a prendersi qualcosa con cui far merenda, nel frattempo io ripresi a ballare. Finita la coreografia dissi a Pier di andarsi a preparare. Io andai a farmi una bella doccia calda nel bagno grande, mentre lui andò in quello al piano di sotto. Uscii dalla doccia e mi asciugai velocemente i capelli mentre ascoltavo alla radio Michael con la canzone Human Nature. La adoravo. Mi iniziai a vestire, avevo optato per una camicia nera semplice e un pantalone grigio scuro con una piccola cintura e come scarpe un paio di decolleté nere lucide. Mi misi davanti allo specchio per truccarmi. Non mi truccavo molto,anzi, usavo davvero poco: matita nera, mascara, uno strato molto sottile di fondotinta, giusto per dare un po’ di colore alla mia carnagione chiara e un rossetto rosso che metteva in risalto le mie labbra carnose. Di lì a poco entrò anche in camera mio fratello che si iniziò a vestire anche lui. In modo semplice, ma elegante allo stesso tempo. Camicia e pantalone scuro con scarpe da ginnastica nere e al collo un piccolo papillon. Era davvero carino. Mi spruzzai un po’ di un vecchio profumo che mi regalò la mamma anni fa, dal sapore fruttato si chiamava OUI je t’aime. Ci mettemmo i cappotti ed uscimmo di casa dopo aver controllato che tutto fosse in ordine. Ci dirigemmo verso la mia macchina. Era piccola una Peugout 205 GTI Rossa tenuta molto bene nonostante i suoi anni. Finalmente arrivammo davanti al fioraio dopo 20 minuti immersi nel traffico. Entrammo e decidemmo io e Pierr di prendere 8 rose rosse, i fiori preferiti di mamma, e delle gerbere bianche davvero molto profumate. Il cimitero fortunatamente non era molto lontano, dunque preferimmo raggiungerlo a piedi senza dover prendere la macchina. Arrivammo davanti al grande cancello del cimitero, era immenso, non ci avevo mai fatto caso prima d’ora.. era tutto così silenzioso e decisi quindi di dare la mano a mio fratello per incamminarci dove erano sepolti mamma e papà. Pier appoggiò i fiori sulle tombe e ci abbracciamo stretti in silenzio. Nella mia testa affiorarono i ricordi della mamma che ballava leggera in salotto e delle nostre giornate tutti insieme a divertirci come pazzi.. Pensavo a come può essere strana la vita, la sera prima dell’incidente diedi a mia mamma l’ultimo abbraccio della mia vita come se mi sentissi dentro qualcosa che stava per accadere.. Parlavamo sia io che Pier ai nostri genitori come se fossero ancora li con noi, raccontammo le nostre novità, i progressi scolastici di Pier e del fatto che stavo preparando delle nuove coreografie musicali. Dopo essere stati lì per più di un ora, salutammo i nostri genitori e ci avviammo a malincuore alla macchina. Appena salì in macchina mi squillò il telefono e Pier me lo passò, era Lenir. Jasmine:<< Pronto Lenir, come stai?>> Lenir:Pronto mia cara io sto bene e tu ? <> intanto un piccolo accenno di sorriso mi spuntò sulle labbra, sapevo che quando Lenir mi chiamava per propormi qualcosa era sempre qualcosa inerente al ballo. Ero entusiasta e curiosa di sapere. Jasmine: Lenir:<> Feci finire di parlare Lenir e non riuscì a credere a ciò che stava dicendo.. Era un sogno! Il mio sogno che ho sempre desiderato si avverasse. Non potevo crederci davvero. Jasmine: < o dio mio ma quanto tempo abbiamo ? > Lenir : < in realtà pochissimo tempo, ma non ti preoccupare , tu sei bravissima e determinata> Jasmine: Lenir:<< Solo due settimane circa..>> Andai nel panico dicendo a Lenir che non c’è l’avremmo mai fatta in cosi poco tempo a preparare la coreografia. Ma lui, come sempre, mi rassicurò dicendo di stare tranquilla e ricordandomi del talento di cui sono capace. Non sapevo nemmeno come fare con il lavoro, non potevo lasciare la zia così.. Allora Lenir mi disse: non ti preoccupare parlero io con i tuoi zii..<> Salutai Lenir e chiusi la chiamata. Non potevo ancora credere a tutto cio che mi aveva appena detto non potevo davvero crederci ero incredula . Era forse tutto un sogno? Forse dopo tanta tristezza qualcosa di positivo era arrivato anche per me? Ero così emozionata nel vedere chi mi aveva ispirato per tutti questi anni, chi aveva riempito i miei pomeriggi con la sua musica e dopo la morte dei miei genitori riusciva con i suoi testi a farmi andare avanti. Guardai mio fratello ed entrambi sorridemmo . Mostra meno Commenti Scrivi un commento…
   
 
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