Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Parsy    16/03/2020    0 recensioni
Come nasce un angelo? Un demone? Uno shinigami? Che legami posso esistere tra loro? E soprattutto... perchè un'angelo sogna il proprio funerale?
[Avvertenze: la storia è stata incominciata quando del manga era appena uscito il capitolo 105, quindi ha una trama diversa da quella in corso della storia originale]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Undertaker
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Sebastian…”
Il demone la strattonò verso il muro per poi farla sbattere ad esso. Sophia fece un singhiozzo per il dolore e lo spavento. Nei suoi occhi si leggeva in modo chiaro che in quel momento temeva il demone più di qualsiasi altra cosa. Gli occhi di lui erano di un rosso accesso.
Sebastian la scrutava dalla testa ai piedi, con un sorriso malizioso; riusciva a sentire l’odore della paura che Sophia emanava e non poteva che godere per questo.
“Hai paura, angelo?”
“N-no…”
“I tuoi occhi e il tuo odore dicono il contrario.”
Sebastian afferrò entrambi i polsi di lei e li portò al di sopra della sua testa, per poi fissarli al muro.
Il demone si chinò sul collo della ragazza, lo annusò e iniziò a leccarlo, quasi a voler marchiare il décolleté con la sua saliva.
Sophia emise un gemito che Sebastian interpretò come un invito a continuare il suo lavoro. Quando egli lasciò il polso destro e con la sua mano iniziò ad accarezzare il seno di lei, la ragazza approfittò della mano libera per spingerlo con forza lontano da lei e tentare la fuga.
Il tentativo fu inutile…
Sebastian tirò Sophia a sé tramite il polso che aveva ancora tra le mani, la afferrò per il collo e la gettò a terra.
“Hai fatto una falsa mossa cara. Ti sei dimenticata che io sono un demone e tu attualmente sei un essere mortale?”
“S-s-sebas-tian…” un rantolo uscì dalla gola della ragazza, che veniva pressata verso il pavimento con le mani del demone alla gola.
“Non sarei voluto arrivare a questo. Saresti potuta diventare un demone come me e invece hai fatto la scelta sbagliata…”
Prima di chiudere gli occhi, Sophia incrociò un’ultima volta il suo sguardo con quello di Sebastian: gli occhi di lui erano sempre di colore rosso, ma poteva notare un luccichio nuovo nell’iride.
Una lacrima rigò il volto del demone…
 
 
Nel pieno della notte il becchino corse per le strade di Londra, diretto verso la magione dei Phantomhive. Undertaker si ricordava ogni cosa della sua vita passata e voleva rimediare a ciò che aveva fatto quando ancora era un essere umano.
I suoi piedi si muovevano così velocemente che egli quasi volava sul sentiero. Gli occhi del becchino erano lucidi. Undertaker si sentiva estremamente in colpa per le sue azioni; aveva commesso un atto imperdonabile e sapeva che Sophia non lo avrebbe mai perdonato. In cuor suo, però, egli sperava di sì; bramava il suo perdono più di qualsiasi altra cosa.
Se il suo vecchio amore lo avesse perdonato, forse egli avrebbe potuto finalmente passare il resto della sua vita accanto a lei.
In poco più di mezz’ora il becchino raggiunse la residenza del giovane Conte. Era da poco passata la mezzanotte quando Undertaker bussò all’enorme portone della magione.
Inaspettatamente Tanaka aprì la porta. Il suo sguardo era un incrocio tra tristezza e malessere, come se qualcosa fosse successo da poco tra quelle mura.
“Oh Undertaker, qual buon vento la porta qui a quest’ora della notte?”
“Scusate il disturbo, sono venuto qui per…”
“Lasciatelo entrare!” La voce del Conte lo interruppe.
Il maggiordomo anziano fece entrare il becchino che, con aria quasi spaesata, andò verso il conte.
“Conte Phantomhive.”
“Undertaker… Sei venuto giusto in tempo. Vedi, era nostra intenzione farti visita domani mattina?”
“Ah… Davvero. In realtà sono venuto qui per…”
“La nostra servitrice più recente purtroppo ha lasciato questo mondo circa un’ora fa.”
Un attimo di silenzio seguì le parole del giovane Conte. Undertaker sentì il sangue gelarsi nelle vene e per un attimo gli parve quasi di sentire un leggero battito al suo cuore ormai fermo da tempo.
“So che era la tua apprendista prima. Mi dispiace per la perdita.”
“Dove si trova?” aggiunse il becchino con un tono che pareva quasi un bisbiglio.
“Nella sua camera. Sebastian ha provveduto ad adagiare il corpo sul letto.”
Udite quelle parole, il maggiordomo diabolico fece la sua irruzione nella sala; mentre camminava, si sistemò i guanti e l’abito nero. “Se vuole l’accompagno personalmente” aggiunse.
Undertaker fece cenno di assenso e subito il maggiordomo fece come dichiarato. I due attraversarono un lungo corridoio, senza proferire parola l’uno con l’atro. L’unica luce che illuminava la loro via era quella delle candele poste lungo il corridoio della magione.
Il Dio della morte ripensò al tempo passato con Sophia, sia nella sua vita da vivo, che in quella da defunto; si incolpava per le sue azioni e cercava di prepararsi ad affrontare i fantasmi del suo passato una volta varcata la soglia della porta della camera.
I due camminavano a passo svelto. Undertaker teneva gli occhi puntati leggermente verso il basso e non si accorgeva che Sebastian cercava con i suoi di scrutare il viso del becchino. La frangia argentea non lasciava trapelare nulla al maggiordomo.
Presto i due arrivarono a destinazione. La porta era socchiusa, ma Undertaker già poteva sentire la presenza di un corpo senza vita. Fino all’ultimo secondo egli aveva sperato in una menzogna, di trovare Sophia viva e invece gli bastò mettere un piede appena dentro la camera per avere la conferma che quanto gli era stato detto fosse vero.
Sophia era sdraiata sul letto, immobile, pallida.
Undertaker le si avvicinò con passo lento.
“Devi essere davvero dispiaciuto per lei” sogghignò il demone.
“Tutti devono morire prima o poi. Giusto, Signor Maggiordomo?” C’era quasi dell’ironia nella frase del becchino, che venne colta appieno dall’uomo alle sue spalle.
Undertaker fece un cenno con la testa per invitare, o meglio obbligare, Sebastian ad uscire; poi chiuse la porta e si sedette al bordo del letto dove riposava Sophia.
“Perdonami, per tutto. Questa volta non dovevo lasciarti andare.”
Lacrime iniziarono a segnare la loro strada sul viso dello shinigami, ignaro del fatto che al di fuori della porta qualcuno stesse piangendo a sua volta…
Nel loro mondo, tutti sapevano che le lacrime di demone erano le più rare che si potessero trovare e quel giorno, per due volte, Sebastian pianse.
 
 
Note dell’autrice: a troppi anni di distanza, questa storia sta per giungere ad una conclusione. L’ho ritrovata per puro caso e ho voluto finirla. Per fortuna, avevo ancora gli appunti di quando la iniziai. Il prossimo capitolo sarà l’epilogo e finalmente potremo definire conclusa questa storia :)
   
 
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