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Autore: LadyVarana    18/03/2020    0 recensioni
Non sempre diventare grandi è semplice, soprattutto se sei una ragazzina e ti vengono le mestruazioni per la prima volta senza avere la minima idea di cosa esse siano.
Dal testo
- L-liz la tua gamba... -
- Razza di stupido lo so - disse con una voce stridula la bambina
- Che mi sta succedendo, io...io ho paura. Ti prego aiutami -
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una tranquilla giornata di metà giugno e il caldo tepore mattutino scaldava gli ultimi boccioli che tardivi ancora non erano sbocciati.

Un bambino stava giocando a rincorrere alcune farfalle dai colori sgargianti e i manti con articolati motivi. I suoi capelli bianchi risplendevano sotto i raggi del sole facendoli quasi brillare, come se tanti piccoli diamanti fossero incastonati nella sua chioma. Si protendeva verso gli insetti tentando di catturarne uno per poterlo vedere più da vicino e studiarlo.

- GILBERT! -

Un urlo carico di angoscia e ansia squarciò la piccola oasi di tranquillità che si era andata a creare. Il piccolo albino sentendosi chiamare si voltò in direzione dell'urlo. Lasciò perdere il suo piccolo passatempo e con il cuore in gola corse all'impazzata verso la tremante voce. Sapeva a chi apparteneva. Le sue mani iniziarono a sudare appena temendo il peggio per la sua amica. Non l'aveva mai sentita gridare così forte, con così tanto terrore. Aveva paura che le fosse successo qualcosa di grave.

Avevano litigato poco prima, perché lui, dopo aver perso per l'ennesima volta contro di lei nella lotta, l'aveva accusata di aver barato, anche se ben conscio che la sua sconfitta non era dovuta ad un ben architettato stratagemma. Avevano urlato e si erano detti orrbili parole dettate da una rabbia passeggera e troppo infantile persino per loro. Alla fine lei offesa nell'orgoglio se ne era andata con gli occhi rossi, la faccia livida di rabbia e battendo i piedi furente.

Dopo una breve corsa, che al bambino parve eterna, riuscì a rangiungerla. La in mezzo a un fiume dalle acque cristalline, con il vestito alzato fino alle ginocchia e gli occhi pieni di lacrime c'era Elizabeta. Le nocche erano bianche per quanto stesse stringendo l'orlo del capo, sebbene quest'ultimo toccasse conunque l'acqua inzuppandosi. Il suo corpicino magro era scosso da forti tremiti, come un burtattino che troppo malamente viene sttattonato dal suo burattinaio. Sembrava come se da un momento all'altro si dovesse rompere in mille pezzi. Supplicava che qualcuno la salvasse. Appena vide la pelle candida dell'amico iniziò a piangere ancora più forte e chimare il suo nome.

- Che succede Liz! - Gilbert aveva il fiatone per la corsa e non riusciva a staccare gli occhi da quella bambina che lui aveva sempre considerato come fortissima, ora tremante e impaurita. Lei aveva i suoi occhi castani che fissavano davanti a se. Iniziò a biascicare qualche parola balbettata, cercando invano di controllare le lacrime che imperterrite le uscivano copiose dagli occhi. Il bambino, con il suo consueto carattere spavaldo e anche un po' impertinente si rivolse alla bambina.

- Liz c'è forse qualche nemico che il magnifico me deve sconfigger.. -. Non fece in tempo a finire la frase che l'altra, spalancando ancora più gli occhi e riuscendo finalmente a bloccare le lacrime quel tanto per esalare una frase di senso compiuto, con un tono agitato, parlò.

- Salvami, sto morendo, sono ferita! - La bambina abbassò impaurita lo sguardo verso l'acqua ricominciando a piangere. L'altro non capì fino a quando non posò le sue iridi nella stessa direzione di Liz e vide un rivolo di sangue sulla gamba della ragazza che piano piano stava inizando a mescolarsi con la limpida sorgente. Sgranò gli occhi rossi come quel liquido che lentamente percorreva l'arto della bambina, e il panico lo assalì. Non sapeva cosa stesse succedendo a Elizabeta, non voleva che la sua amica morisse o si ferisse, ma non aveva la più pallida idea di cosa fare per salvarla. Si guardò intorno in cerca di possibili nemici con lance o spade in aguato, ma mon vide nessuno. Erano solo loro due.

- L-liz la tua gamba... -

- Razza di stupido lo so - disse con una voce stridula la bambina.

  - Che mi sta succedendo, io...io ho paura. Ti prego aiutami - Il viso del bambino si fece cadaverico, non sapeva cosa fare per poter aiutare la sua amica. Non conosceva nessuna tecnica per bloccare ferite come quelle. Poi all'improvviso un'idea gli balenò nella mente.

- T-tu...aspetta qui, io vado a cercare aiuto -.

La ragazza lo vide correre via dall'acqua e l'osservò sparire dalla sua visuale con uno sguardo leggermete confuso. Temeva che l'amico l'avesse lasciata sola al suo infausto destino. Per un attimo le era parso come se Gilbert sapesse cosa le stesse accadendo, come se lui avesse compreso tutto già prima di lei, ma questo era impossibile. Gil era stupido, non poteva capire qualcosa prima di lei. La ragazza sperava solo in un veloce ritorno dell'amico, con magari un medico o nel peggiore dei casi un becchino pronto a prenderle le misure per la sua bara.

Il prussiano intanto stava cercando qualcuno che potesse aiutare la sua piccola amica. Lui era magnifico e non avrebbe mai lasciato da sola Liz. Sebbene alle volte la brunetta poteva avere un caratteraccio e lo batteva sempre quando giocava alla lotta ( cosa che non avrebbe mai ammesso ad alta voce ) non voleva che le accadesse nulla di male. Calde lacrime iniziarono a rigargli il viso senza neanche che se ne accorgesse. Correva sempre più veloce e iniziava ad avere il fiato corto e male ai piedi.

Una donna di un villaggio vicino stava stendendo i panni vicino alla sua abitazione, quando venne travolta dalla furia del bambino. Il piccolo, dopo essersi accorto di essere andato a sbattere contro una povera donna, provò ad asciugarsi distrattamente le lacrime con uno dei polsini della sua camicia nera. La donna era rimasta ammutolita. Non sapeva come comportarsi con quel piccolino che piangente le era finito addosso. Gilbert dal canto suo si rialzò in piedi imbarazzato e senza dare alcuna possibilità di spiegazione afferrò il polso della sconosciuta per trascinarla dalla sua amica ancora in mezzo al lago. La contadina guardò spaesata il ragazzino, ma non fece resistenza. Lo sguardo di terrore nelle iridi color cremisi facevano intendere che era successo qualcosa di terribile. L'albino portò la donna nel luogo dove aveva lasciato l'amica e quando la sconosciuta notò il sangue sulla gamba della bambina gli scappò una sincera risata. Elizabeta, ancora timorosa di poter morire da un momento all'altro, venne portata fuori dall'acqua e, con un cordiale sorriso, la donna la portò nella sua vicina abitazione per spiegarle che non stava per finire nell'oltretomba e farle capire cosa fosse il ciclo mestruale.

   
 
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