Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Ghost Writer TNCS    21/03/2020    1 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

4. Battuta di caccia

Il robusto orco era in piedi davanti al vano di carico di un imponente pickup, impegnato a esaminare il suo minaccioso coltellaccio. La spessa lama era dotata di innumerevoli dentelli che sembravano fatti apposta per strappare la carne e spezzare le ossa. Dopo essersi assicurato che ogni punta era ben affilata, passò a controllare la sua mitragliatrice leggera. Si trattava di una AS11, un’arma dalla potenza notevole e dal rinculo non indifferente, dotata di componenti esclusivamente meccanici e molto affidabili.

«Capo, è arrivata quella nuova» lo informò un demone, che come l’orco indossava abiti dalla foggia mimetica. Non erano vere divise, e questo li faceva sembrare più dei guerriglieri che dei veri soldati.

L’altro appoggiò la mitragliatrice leggera e andò ad accogliere la nuova arrivata.

«Sono Frida Vollan» si presentò Freyja, ormai abituata alla sua falsa identità. «Mowatalji mi ha detto che vi può servire una mano.»

«Sono Luca Pricolici, ma qui mi chiamano il Mastino» si presentò lui stringendole la mano. Era alto almeno due metri e dieci, ma questo non stupì la poliziotta: per i maschi della loro specie era un’altezza abbastanza comune. «Il Capitano mi ha detto che te la cavi bene con le armi, sono sicuro che ti godrai la caccia. Hai mai cacciato un suskera[3] di Niflheim?»

«A essere sincera, non so nemmeno cosa sia. Mi hanno detto solo che sono simili a cinghiali.»

Luca si concesse un mezzo sorriso. «Diciamo di sì: è un cinghiale da una tonnellata abbondante. Oggi ci faremo tutti una bella grigliata.» Si rivolse agli altri cacciatori. «Giusto ragazzi? E si fottano quegli stronzi del Branco!»

Un convinto coro di imprecazioni si sollevò unanime, al punto che Freyja si domandò cosa fosse questo “Branco”.

L’orco doveva aver intuito il suo interrogativo, perché cominciò a spiegare: «Sai, ci sono vari gruppi di cacciatori che lavorano per il Sindaco, ma quelli del Branco si credono superiori a tutti gli altri solo perché sono stati i primi a unirsi alla sua organizzazione.» Mentre parlava chiuse il vano di carico del suo pickup e le fece strada verso la portiera accanto al guidatore. «Ma non farti ingannare: sono solo dei figli di puttana pieni di sé. Quelle mezze seghe non riuscirebbero a seguire nemmeno un mammuth in calore.»

«Allora direi che sono stata fortunata a lavorare con voi» commentò la poliziotta con un sorriso affabile.

Lui le sorrise di rimando. «Puoi dirlo forte.»

Chiuse la portiera e raggiunse il posto di guida, ignorando completamente un suo compagno lì fermo con aria seccata: probabilmente Freyja gli aveva appena rubato il posto, costringendolo a sedersi dietro con altri due uomini.

I due veicoli dei cacciatori partirono a tutta velocità e in breve si lasciarono alle spalle la colonia e la sua confortevole cupola per immergersi nella fredda nebbia di Niflheim.

Il viaggio non fu molto lungo e in una manciata di minuti avvistarono una grande piantagione. Era circondata da un’alta recinzione, ma evidentemente non era abbastanza per tenere alla larga dei suskera affamati.

Prima di indossare il suo casco, Freyja passò le mani sulle sue treccine e le spinse all’indietro. Quando abbassò le mani, le treccine rimasero aderenti al capo grazie ai pendenti metallici posti alle loro estremità, la cui funzione non era esclusivamente estetica.

Tutti quanti sistemarono i loro vestiti pesanti e uscirono all’esterno, le armi in pugno. Il freddo pungente li avvolse in un attimo e i filtri nei caschi cominciarono a fare il loro dovere.

Si erano mossi verso ovest, quindi avevano raggiunto una delle aree di interferenza dove sia la tecnologia che la magia davano problemi. Freyja era stata avvisata per tempo del problema e, non potendo affidarsi al suo scudo energetico, si era assicurata di coprirsi bene. Ora che ci faceva caso, tutti i cacciatori imbracciavano armi balistiche prive di componenti elettroniche, e anche il vecchio fucile che le avevano dato funzionava in maniera esclusivamente meccanica.

L’orchessa si guardò intorno e si stupì di vedere così tanti braccianti impegnati a coltivare la terra. Riconobbe diversi giganti di ghiaccio, ma non mancavano gli esponenti di altre specie. Con ogni probabilità si trattava di immigrati irregolari, fatti arrivare dal Sindaco per avere della manodopera a basso costo e facilmente manipolabile.

Mentre i sette cacciatori raggiungevano uno dei responsabili della piantagione, Freyja ne approfittò per osservare più da vicino le piante che venivano coltivate. Ricordavano vagamente delle spighe di grano molto scure, con chicchi dai riflessi bluastri. Non era un’esperta, eppure quella non le sembrava una delle piante usate per produrre stupefacenti.

Cercando di non farsi notare strappò una foglia, provò a farlo sparire in una delle tasche dimensionali del suo bracciale, ma questo non si attivò. Imprecò mentalmente: era così abituata ad affidarsi alla tecnologia da darla per scontata. Si affrettò a nascondere la foglia in una tasca e si riunì al gruppo.

Dopo aver scambiato due parole con un altro uomo armato, Luca fece segno ai suoi cacciatori e a Freyja di muoversi.

«Ora dovremo seguire le tracce dei suskera» spiegò il cacciatore all’orchessa. «Ma non preoccuparti: basta che ci segui senza fare rumore. Quegli animali sono grossi e abitudinari: non ci vorrà molto per trovarli. Ah, quando li troviamo, vorrei tenerne vivi un paio. Non sarà un problema trovare un compratore.»

Il gruppo si lasciò alle spalle il campo coltivato e si addentrò nella lugubre nebbia di Niflheim. Le piante alte e tetre sembrano tutte uguali e per la poliziotta era difficile trovare punti di riferimento, gli uomini del Sindaco invece si muovevano con grande sicurezza.

Pur non avendo mai partecipato a una battuta di caccia, Freyja capì subito che quegli uomini erano dei professionisti: erano completamente assorti nella loro ricerca e si muovevano senza quasi fare rumore. In quell’ambiente selvaggio forse erano perfino più temibili di un gruppo di militari addestrati.

Dopo una ventina di minuti, Luca fece improvvisamente segno di fermarsi. Fece un gesto con la mano e subito i suoi uomini si divisero in coppie e si sparpagliarono. Freyja rimase con l’orco, pronta a fare fuoco, ma senza capire se ci fosse un predatore in agguato o se avevano trovato i suskera. Udì dei rumori e finalmente anche lei individuò i grossi animali che stavano cercando: erano proprio degli enormi cinghiali, con delle zanne estremamente sviluppate, tanto da far invidia al corno di un rinoceronte. L’ispida pelliccia aveva una colorazione grigio bluastra che in alcuni punti sfumava fin quasi al nero, aiutandoli a confondersi tra la nebbia.

L’esemplare più grande doveva superare i due metri, e insieme a lui ce n’erano altri tre più piccoli che comunque sfioravano il metro e mezzo. Forse erano una madre con i cuccioli.

Quando il suskera più grande sollevò il muso per guardarsi intorno, i cacciatori si erano già posizionati. L’animale percepì il pericolo e drizzò le orecchie, ma era già troppo tardi. Luca fu il primo ad aprire il fuoco e scatenò una raffica con la sua AS11. Per essere una mitragliatrice leggera non aveva una cadenza di fuoco particolarmente elevata, tuttavia la potenza dei proiettili era davvero devastante e il corpo della madre venne martoriato da zampilli di sangue. L’animale lanciò un grido strozzato e i suoi cuccioli cominciarono a correre, ma il fuoco incrociato degli altri cacciatori bloccò loro ogni via di fuga, gettandoli nel panico.

Freyja concentrò il fuoco sulla madre, che nonostante i colpi subiti non ne voleva sapere di cadere. Mossa dalla disperazione si lanciò alla carica contro Luca, costringendolo a gettarsi a terra. Il suskera, pesante com’era, abbatté l’albero dietro a cui l’orco si stava nascondendo e continuò la sua corsa per parecchi metri prima di riuscire a fermarsi. Con profonda sorpresa di Freyja, Luca non ne approfittò per attaccarlo alle spalle, anzi depose la sua mitragliatrice, si levò la maschera antigas e avanzò a mani nude, come a voler sfidare la sua preda.

Il suskera, accecato dal dolore, lanciò un grido furioso e partì alla carica. La poliziotta non sapeva che fare: doveva provare a fermare l’animale o doveva farsi da parte? Un criminale in meno sarebbe stato di sicuro un vantaggio per la polizia, d’altra parte quel cacciatore non sembrava avere tendenze suicide, quindi doveva avere per forza un piano.

Abbassò l’arma e si accorse che il corpo di Luca si stava ingrandendo a vista d’occhio. La sua pelle cambiò leggermente colore, diventando più tendente al grigio scuro, e anche i suoi muscoli si gonfiarono. Solo allora la poliziotta si rese conto che quel cacciatore era una chimera mutaforma: il suo corpo stava assumendo i tratti di un ordogue[4], un grosso canide originario di Svartalfheim, senza pelliccia ma con una pelle estremamente coriacea. Gli orchi l’avevano addomesticato nel corso dei millenni, rendendolo un compagno fondamentale sia nelle battute di caccia che nelle guerre.

Luca, forte della sua forma ibrida, afferrò le zanne del suskera e lo schiacciò a terra. Ci vollero alcuni metri, ma alla fine riuscì a fermare lo slancio del grosso cinghiale e lo ribaltò su un fianco. L’animale provò a dimenarsi, ma l’orco estrasse fulmineo il suo coltellaccio e lo affondò nel collo della preda. Bastarono pochi istanti e il suskera smise di muoversi: era stato completamente surclassato dalla potenza del cacciatore.

Nel vedere Luca che estraeva la sua lama insanguinata, Freyja non poté non avvertire un fremito di paura. Anche con la magia disturbata, era riuscito a sopraffare completamente quel cinghiale da una tonnellata. Dunque erano questi i nemici che avrebbe dovuto affrontare.

«Non farci caso, è solo un esibizionista.»

L’orchessa per poco non sobbalzò: non aveva minimamente sentito arrivare l’altro cacciatore.

«Ehi, capo, abbiamo catturato i tre cuccioli» annunciò il demone.

L’orco annuì e tornò gradualmente alla sua forma originale.

«Troviamo un punto dove far arrivare i pickup e torniamo a casa» disse prima di rimettere la maschera antigas. «Oggi è stata un’ottima giornata. Ci hai portato fortuna, bellezza» aggiunse in direzione di Freyja.

«In realtà credo che ve la sareste cavata benissimo anche senza di me» ammise l’orchessa. Non le andava molto a genio quando la chiamavano “bellezza” o simili, ma quello non era proprio il momento di fare la permalosa.

«La caccia è una cosa imprevedibile, e comunque i suskera non sono gli animali più impegnativi di questo pianeta» minimizzò Luca. «Anzi, ci conviene sbrigarci prima che il sangue attiri qualche predatore.»

Invece di provare a portare via tutte le prede, i cacciatori decisero di abbandonare la carcassa della madre, troppo grossa e pesante da trasportare, e si limitarono a condurre via i cuccioli. Erano stati legati saldamente al collo e ognuno era tenuto a bada da due uomini, in questo modo sarebbero riusciti a condurli abbastanza agevolmente fino ai pickup.

Freyja pensava che avrebbero dovuto percorrere a ritroso tutta la strada che avevano fatto, invece i due veicoli li raggiunsero quasi a metà strada, dove la vegetazione era ancora abbastanza rada da consentire ai grossi veicoli di passare.

L’orchessa osservò stupita i cacciatori che assicuravano le corde degli animali a degli appositi ganci. «Pensavo che l’interferenza fosse troppo forte qui.»

«In teoria sì, ma a quanto pare i cervelloni del Sindaco sono riusciti a inventarsi qualcosa» le spiegò Luca. «È ancora un prototipo, ma se stiamo lontani dalle zone più disturbate riusciamo a cavarcela.»

Freyja cercò di non scomporsi troppo, ma quella era un’informazione estremamente preziosa: la polizia non aveva idea che il Sindaco disponesse di una simile tecnologia.

Durante il tragitto verso la colonia dovettero tenere un’andatura moderata per consentire ai suskera di tenere il passo e Luca ne approfittò per chiedere all’orchessa di unirsi a loro per il pranzo: «Abbiamo preso più animali del previsto, quindi uno possiamo tenercelo. La carne dei suskera è ottima, e quella dei cuccioli è particolarmente tenera.»

A livello personale Freyja non aveva nessuna intenzione di entrare troppo in confidenza con il cacciatore, d’altra parte ogni contatto poteva essere utile per risalire la gerarchia.

«D’accordo, grazie» annuì. «Allora mi unirò a voi.»

Aveva ancora molto da fare prima di riuscire a comprendere la portata della complessa organizzazione criminale messa in piedi dal Sindaco, e quella grigliata sarebbe stata parte integrante del suo lavoro.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo ho potuto presentare altri uomini del Sindaco, ma ho anche mostrato alcune delle attività messe in piedi dal criminale: bracconaggio, piantagioni irregolari, immigrazione clandestina.

La caccia è andata bene e ora Freyja e gli altri potranno godersi una bella grigliata, ma l’orchessa non ha certo perso di vista il suo obiettivo: in attesa delle analisi sulle piante simili a grano, deve raccogliere più informazioni possibile sui suoi nuovi compagni, il tutto ovviamente senza farsi scoprire.

Il prossimo capitolo sarà incentrato su D’Jagger e Lunaria, così da dare un po’ di spazio a tutti i protagonisti XD

E a proposito di D’Jagger, eccolo in versione chibi:

D’Jagger Rahoud (HoJ-1)

A presto! ^.^


Segui Project Crossover: facebook, twitter, feed RSS e newsletter!



[3] Da Sus scrofa, il nome scientifico del cinghiale, e keras, corno in greco.

[4] Il nome deriva da “orco” e “dogue”, il sottogruppo di molossi anticamente selezionati come cani da guerra.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Ghost Writer TNCS