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Autore: kimikocchan    23/03/2020    3 recensioni
“Aspettavo un gelato” commentò sarcastico, cercando di darsi un contegno. Dopotutto, non era da lui scaldarsi in quel modo.
E poi per cosa? Perché Vera aveva sorriso ad un altro? Da quando gli importava così tanto di quello che faceva la sua rivale?
Lei poteva fare quello che voleva.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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La pubertà 


Se c’era una cosa che Drew non aveva minimamente considerato era la pubertà.
Il che è assurdo visto che lui era colui che prevedeva ogni mossa, ogni strategia, ogni imprevisto. Mai una gara era riuscita a coglierlo impreparato. In generale, niente nella sua vita fino a quel momento era riuscito ad agitarlo particolarmente.

Quando però quella mattina sulla spiaggia di Porto Selcepoli, Vera si presentò con quel bikini, a suo avviso decisamente striminzito, si dovette ricredere.

Avrebbe potuto continuare a prenderla in giro sul suo atteggiamento da bambina ma l’ultima cosa che avrebbe potuto dire è che il suo fisico fosse altrettanto bambinesco. 
Vera era cresciuta. Eccome se era cresciuta. Le sue forme erano evidenti. Il suo seno era tutto tranne che piatto. Allo stesso modo il suo fondoschiena era paragonabile a una pesca matura.
Non l’aveva vista per due anni ma già sapeva che non avrebbe permesso ulteriori distanze.
Ora che erano ufficialmente entrati nell’adolescenza, c’era qualche possibilità che dei ragazzi potessero interessarsi a lei. Anzi, più di qualche.
Da come si erano girati tutti a osservarla mentre correva felice verso di lui, constatò che il rischio era concreto. Per non parlare poi del carattere della rivale. Era così ingenua quando si trattava di determinate questioni che sarebbe stata una preda facile.
In quella frazione di secondi lo attraversarono emozioni contrastanti. Da una parte la visione della ragazza, il cui seno rimbalzava su e giù, gli provocava un incredibile imbarazzo e una pulsione non indifferente. Dall’altra un moto di rabbia e frustrazione stava crescendo dentro lui all’idea che tutti quei ragazzi stessero formulando chissà quanti pensieri impuri nei confronti della sua Vera.
Aspetta… “la sua Vera”?
Da quando era diventato così possessivo? Ma soprattutto, come si permetteva di criticare gli altri quando era lui il primo che stava decisamente formulando pensieri poco puri nei confronti della coordinatrice?

— Drew!  urlò lei raggiante.
— V-Vera  borbottò, riemmergendo dai suoi pensieri.
— Ho visto un chiosco di gelati artigianali, sembrano deliziosi!  esclamò felice. — Vado immediatamente a prendere due coni. Il tuo con pistacchio, vero?
Drew annuì sorpreso. Come faceva a ricordarselo? Erano passati anni dall’ultima volta che avevano preso un gelato insieme. 
— Ehi, Drew che succede? Non ti senti bene? — domandò la castana preoccupata, avvicinandosi pericolosamente a lui.
Accanto a lui Roserade scoppiò a ridere.

— E-eh?  trasalì lui, quasi lo avesse colto sul fatto. — No, tranquilla… Il troppo sole mi sta dando alla testa, credo che andrò a stendermi sotto l’ombrellone.
Vera lo guardò pensierosa ma decise di non fare domande.
Una volta che si fu allontanata, Roserade cominciò a dimenarsi da una parte all’altra con un sorriso gioioso ma Drew sembrava non volerlo ascoltare.
— Stai dicendo solo un mare di sciocchezze, Roserade! Non sono geloso! — esclamò, incrociando le braccia.
Roserade scosse la testa.
 

— Ma dove è andata a prenderli i gelati quella sciocca? A Kalos?  esordì spazientito il coordinatore, vedendo che dopo quindici minuti la rivale non accennava a tornare.
Irritato, ordinò a Roserade di tenere d’occhio l’ombrellone e si alzò dallo sdraio per andare in cerca dell’amica.
Mai avrebbe immaginato che pochi minuti dopo la sua irritazione sarebbe arrivata a livelli stellari.
Vera era in piedi davanti al chiosco di gelati e non era sola.
Di fronte a lei un ragazzo alto dai capelli castani sorrideva alla coordinatrice. Un moto di frustrazione e irritazione lo pervase. Quando però vide Vera sorridergli di rimando, quasi non si accorse di starsi avvicinando a grandi falcate.

— Drew! — esclamò Vera. Non era da Drew entrare in scena con tutta quella irruenza. Il ragazzo era sempre stato la definizione di eleganza.
— Aspettavo un gelato — commentò sarcastico, cercando di darsi un contegno. Dopotutto, non era da lui scaldarsi in quel modo. E poi per cosa? Perché Vera aveva sorriso ad un altro? Da quando gli importava così tanto di quello che faceva la sua rivale? Lei poteva fare quello che voleva.
— Scusami, hai ragione — disse la ragazza, grattandosi la nuca. — Ma ho incontrato un mio amico, Drew ti presento Tyson  disse la ragazza indicandolo con un cenno della mano.
— Tyson, piacere. Sono un amico di Vera  disse, porgendo la mano.
Non c’era bisogno che ribadisse di essere suo amico.
— Piacere Drew — disse secco ma senza sembrare sgarbato.
A differenza di Vera, Tyson parve accorgersi dell’atteggiamento irritato del ragazzo.

— Quindi anche tu sei un coordinatore di Pokémon come Vera? — domandò Tyson.
— Naturale  rispose con ovvietà il verde, scostandosi il ciuffo con superiorità. — Perché lo sei anche tu? — domandò Drew squadrandolo da capo a piedi, sembrava affabile ma niente di che.
— Cosa?
Questa volta fu il tono sorpreso di Vera a introdursi nella conversazione.
— Drew com’è possibile che tu non lo sappia? E sì che a te in genere non sfugge nulla  domandò perplessa. — Tyson è stato il campione della Lega di Hoenn per due anni di fila.
Drew quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Per fortuna che non gli era sembrato nulla di che.

— Vera ti prego, ci vuole anche fortuna — disse l’altro, agitando le mani imbarazzato.
Campione della Lega di Hoenn e per giunta umile. “Perfetto” pensò il verde, non sapendo più se affidarsi o meno al suo intuito che in quel momento sembrava non azzeccarne una.

— Non essere modesto — protestò Vera con un sorriso. — Sei un bravissimo allenatore di pokèmon, è indubbio!
Lo sguardo di Drew si fece truce, ma Vera parve non notarlo. Al contrario per Tyson la situazione era perfettamente chiara.

— Ecco qui i vostri gelati  esclamò il gelataio, irrompendo tra loro. — Scusate, so che c’è voluto molto, ma il nostro gelato viene prodotto sul momento ed è la produzione fresca che lo rende così unico e speciale.
— Squisito!  esclamarono all’unisono Tyson e Vera, assaggiando i loro coni composti da non poche palline.
— Sei rimasta la solita buongustaia, eh?  domandò Tyson all’amica.
— Anche tu a quanto vedo — gli sorrise lei gioiosa.
Il gelato di Drew cominciò a sciogliersi più velocemente del solito mentre le fiamme della gelosia cominciarono ad avvolgerlo.
Fu allora che Tyson decise di infierire scherzosamente.
— Vera, ti ricordi quando a Iridopoli assaggiamo quella deliziosa zuppa e dicesti che eravamo destinati ad essere anime gemelle?
A Drew per poco non andò di traverso il gelato.
Quello aveva capito tutto e si permetteva di stuzzicarlo in quel modo?
Bè ci stava riuscendo perfettamente.
Vera al contrario diventò paonazza, arrossendo fino alla punta dei capelli.
— Tyson!  esclamò.
— Non ti agitare, eri solo una ragazzina all’epoca  commentò ridendo. — Vedo che però sei cresciuta parecchio, e anche molto bene  la osservò con un accenno di malizia.
Drew gli rivolse uno sguardo così terrificante che un attacco Visotruce in confronto sarebbe sembrato uno scherzo.
Vera lo guardò confusa. — Come?
Fu allora che Drew la afferrò per un polso e la trascinò nella direzione opposta al ragazzo.
— Drew ma che fai? Attento! Mi farai cadere il gelato così!  brontolò.
— I nostri pokèmon ci stanno aspettando all’ombrellone, muoviti  quasi le ringhiò.
— Mi raccomando, non sono l’unico che ha occhi per guardare!  esclamò Tyson ridacchiando, salutandoli con un sorriso mentre i due si allontanavano gradualmente dalla sua vista.

Finirono il gelato lungo il percorso che Drew percorse a passi svelti non mollando nemmeno per un istante la mano di Vera.

— Si può sapere che ti prende?  sbuffò la coordinatrice, leggermente in imbarazzo. Non aveva mai visto il rivale così di cattivo umore e soprattutto non gli aveva mai preso la mano in quel modo. Le guance le si colorarono di rosso.
— Niente —  tagliò netto lui di rimando.
Fu in quel momento che guardandola si accorse che l’amica si era leggermente sporcata di panna appena sopra il bikini. Arrossì istantaneamente.
Lo stava uccidendo.

— Per caso non ti è piaciuto il gelato?  domandò la castana.
Drew sospirò. Per certi versi Vera era proprio ottusa.

— Non è quello  disse, giungendo all’ombrellone e mettendosi a rovistare nello zaino.
— E allora cosa?
Non le diede nemmeno il tempo di finire la frase che le allungò la sua felpa gialla a maniche corte.

— Mettitela  le ordinò. — I raggi del sole sono molto forti, potresti prendere un’insolazione.
— Eh? Ma io sto benissimo  ribatté la castana ingenuamente.
— Senti, mettitela e basta, ok?  insisté nervoso.
In genere Vera non si sarebbe lasciata comandare a bacchetta da qualcuno, ma l’atteggiamento del rivale era così irritabile e indisponente che decise di non obiettare.

— E adesso dove vai?  domandò lei nel mentre di iniziare una partita a palla con Skitty.
— A darmi una sciacquata  disse con tono scocciato.
— Ma non sarebbe meglio una sana nuotata in mare?  obbiettò. In fondo erano in spiaggia per un motivo.
— Ho bisogno di una doccia fredda. Anzi, gelata.
Roserade rise e Vera ancora una volta non capì.

A quanto pare la pubertà non aveva colpito solo la coordinatrice.
  
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