Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Isobel Connis    23/03/2020    2 recensioni
Questa storia nasce dalla proposta di Fuuma.
Steve Rogers studia arte e durante la lezione, il modello che devono ritrarre non è solo spaventosamente bello e spaventosamente a suo agio pur essendo completamente nudo, ma ha talmente faccia tosta che per l'intera ora non fa altro che riempire Steve di domande personali.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers/Captain America
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Incontri'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NEW YORK 2020

Steve Rogers scese dalla sua Harley-Davidson con una fretta tale che a stento ricordò di mettere il cavalletto. Era in ritardo, di nuovo. Il suo coinquilino aveva nuovamente passato la notte a “comporre” quello che sarebbe stato il suo esame di fine anno alla Julliard School e, come ormai capitava da un mese a quella parte, aveva trascorso la notte in bianco, cullato dalle sonore imprecazioni di Bruce e dai continui maltrattamenti ai poveri tasti del suo sfortunato pianoforte.
Corse a perdifiato lungo i corridoio, schivando abilmente tutti gli studenti che si pararono lungo il suo cammino. Doveva ammetterlo, a calcio era totalmente negato, ma le lezioni impartitegli in tenera età erano tornate utile, avrebbe dovuto ringraziare suo padre, quando lo avrebbe rivisto.
Con un salto fulmineo entrò in aula, attirando l’attenzione di tutti i presenti, il cipiglio divertito del professor Erik Selving ad accoglierlo.
“Signor Rogers, noto con piacere che ci ha degnato della sua presenza, prego, si affretti a prendere posto, la lezione sta per iniziare” lo invitò l’uomo con un gesto della mano.
Avanzando nell’aula d’arte notò che i banchi erano stati disposti in modo circolare, lasciando un vasto spazio  al centro, nel quale erano stati adagiati una generosa quantità di cuscini. Inarcando un sopracciglio prese posto in fondo alla stanza, così da avere il professore sulla sinistra e la finestra alle spalle. Stava giusto per sporgersi verso il suo vicino di sgabello per essere aggiornato, quando il professore riprese a parlare.
“Dunque, come stavo dicendo poco fa, quest’oggi la lezione vedrà come modello una persona reale, non le solite nature morte…” iniziò “Prego, signor Barnes, non sia timido” sorrise poi in direzione della porta.
Steve portò la sua attenzione all’uscio, dalla quale fece la sua comparsa un ragazzo, sembrava avere qualche anno più di lui, era alto e anche se l’accappatoio bianco nascondeva le fattezze del suo corpo poté quasi giurare nascondessero un corpo scolpito e tonico. Aveva i capelli scuri che gli sfioravano appena le ampie spalle, da quella distanza non poteva vedere chiaramente il colore dei suoi occhi ma sembravano un buon compromesso tra castano e azzurro, forse grigi, bah.
Il ragazzo fece vagare lo sguardo all’interno della stanza, soffermandosi con lo sguardo nella sua direzione, regalandogli un sorriso tanto strafottente quanto malizioso. 
Altro che timido! Quello era un diavolo tentatore in tutti i sensi!
“Prego, si presenti alla classe” lo invitò bonario il professor Selving, lasciandogli poi il posto.
Il modello fece un passo avanti e schiarendosi la voce, sfoderò un sorriso mozzafiato iniziando a parlare.
“Buongiorno, mi chiamo James Barnes, per gli amici Bucky” iniziò rivolto nella sua direzione “Frequento l’ultimo anno qui in accademia, sono prossimo alla laurea, e siccome mi hanno promesso la lode se mi fossi mostrato nudo, eccomi qua” scherzò facendo ridere l’intera classe, professore compreso “Beh, credo più o meno questo sia tutto quello che dovete sapere su di me, il resto lo potrete costatare” ammiccò voltandosi nuovamente nella sua direzione.
Steve distolse lo sguardo. Ok, bello era bello, anzi, dannatamente bello, nulla da obiettare, ma la sfrontatezza con la quale si imponeva lo metteva a disagio e innervosiva come non mai. Ma chi glielo aveva fatto fare di seguire quello stupido corso! Per cosa poi? 3 miseri punti? Si appuntò mentalmente di aggiungere anche questa alla lista delle cose da rinfacciare al suo coinquilino!
Era talmente immerso nei suoi pensieri da non accorgersi che James gli si era parato davanti, il sorriso ancora stampato sul viso. Non capiva se lo stesse provocando, infastidendo o se semplicemente era il suo modo di fare.
“Ti dispiace se sistemo meglio i cuscini?” chiese con fare innocente.
Sì, certo che mi dispiace, ti stai avvicinando troppo per i miei gusti “Ma no, certo, fai pure”
Codardo.
Sospirò. Quell’ora sarebbe stata interminabile, già lo sapeva…
Prese la sanguigna dal suo astuccio assicurandosi che fosse ben appuntita e la gomma pane, posizionando entrambe sul bordo del cavalletto. Sollevò lo sguardo e quasi ad averlo aspettato James, ancora avvolto nel suo accappatoio, iniziò sfilarsi un po’ troppo sensualmente per i suoi gusti l’indumento rivelando non solo un corpo statuario e definito, ma anche gambe toniche e slanciate e un membro piuttosto… si costrinse a distogliere lo sguardo, aspettando che il modello si accomodasse tra i cuscini, in una perfetta imitazione di Marforio, con una mela al posto della conchiglia sulla mano destra e… il nulla al posto della veste. Arrossì, cercando di tracciare le linee base della sua figura evitando accuratamente di lasciar vagare troppo lo sguardo sulle sue non indifferenti proporzioni.
“Come ti chiami?” chiese James con un sorriso.
“Dici a me?” si riscosse Steve facendo capolino da dietro la tela.
“Direi di si, sto guardando te”
“Steve” rispose tornando a lavoro.
“Io sono…”
“James, lo so”
“Preferisco Bucky” sorrise.
“Credevo Bucky fosse solo per gli amici” osservò il biondo tracciando il profilo della sua mascella.
“Vuoi essere mio amico?” ghignò il modello.
Steve si sporse di nuovo inarcando un sopracciglio, non gli era chiaro se fosse serio o se lo stesse prendendo semplicemente in giro “Nemmeno ti conosco” ridacchiò scuotendo la testa deciso ad ignorare le prossime domande.
James sembrò aver recepito il messaggio e per diversi minuti poté dedicarsi al su disegno in tutta tranquillità
“Ti hanno mai detto che assomigli a Capitan America?” sorrise l’altro interrompendo il silenzio.
“Mi stai prendendo in giro?” chiese inarcando un sopracciglio. Lui Capitan America? Ma per favore! Era alto un metro e sessant’otto e pesava a mala pena sessanta chili vestito, chi voleva prendere in giro?
“No assolutamente, sono serio, stesso taglio, stesso colore degli occhi… sul fisico ci si può lavorare tranquillamente” ghignò.
“Ma chi sei, una sorta di sponsor o promoter o che so io? Puoi limitarti a restare fermo? Mi stai distraendo”
“Non mi sto muovendo” assicurò.
“Ma stai parlando”
“E ti da fastidio?”
“Sì, mi da fastidio”
“Vuoi che smetta?”
“Lo gradirei, si” sbuffò Steve sfumando la curva della spalla, evidenziandone così la curva armonica del muscolo.
“Mi annoio” continuò James, dopo diversi minuti.
“Parla con qualcuno che non sia io allora” rispose senza degnarlo di uno sguardo. Cavolo, ma quanti anni aveva? Dieci? Dodici?
“Ma io voglio parlare con te” finse un broncio l’altro, salvo poi sollevare divertito un angolo della bocca.
Sei, decisamente Sei.
“Perché?”
“Te l’ho detto, voglio esserti amico, quindi devo conoscerti, e poi mi sembri l’unico ad avere difficoltà nel ritrarmi” ammise pensieroso.
Si fermò per un breve istante con la sanguigna a mezz’aria. Se ne era accorto? Lo guardò per un breve istante tornando subito dopo alla sua tela quando con gli occhi incontrò la sua virilità, pigramente appoggiata sulla coscia sinistra. Impossibile. Stava concentrando il suo disegno solo sulla parte superiore, e la tela gli fungeva da copertura. Non poteva notarlo.
“Ti mette a disagio dipingere un corpo nudo?” ghignò beffardo.
“Non mi mette a disagio, James”
“Bucky” lo corresse James. “A me sembra di sì però… ma dimmi, hai mai visto un uomo nudo?”
“Non nei termini in cui lo intendi tu” sbuffò, scendendo con i tratti a disegnare il petto.
“Una donna invece?”
Gli sfuggì la matita dalle mani e quasi rovesciò la tela nel tentativo di recuperarla, attirando così l’attenzione della sala su sé stesso, anziché sul modello.
“Signor Rogers, tutto a posto?” si informò il professore sollevando lo sguardo da alcuni disegni e puntandolo su di lui.
“Sì, sì tutto a posto, professore… un crampo” mentì facendo ridacchiare sommessamente la sua Piaga.
“Faccia più attenzione, disturba la classe”
“Chiedo scusa, non si ripeterà” borbottò lo studente rosso in viso, trucidando poi James con lo sguardo prima di rimettersi a lavoro.
“Bugiardo” lo apostrofò divertito “Quindi sei vergine?” 
Steve quasi si strozzò con la propria saliva prima di volgere l’attenzione al suo interlocutore “Ti sembrano discorsi da affrontare ora? Sto lavorando” gli fece presente cercando di cambiare argomento, prima che orecchie indiscrete si interessassero alla conversazione.
“Anche io sto lavorando” fece spallucce James “Te l’ho detto, mi annoio, vorrei scambiare due chiacchiere con te, tutto qui. Non capisco perché la cosa ti irriti tanto”
“Non mi irrita parlare, mi irrita il modo in cui ti imponi.” sbuffò rassegnato cancellando la mela sulla mano destra.
“Vivi da solo?”
“No, ho uno sfortunato coinquilino con il complesso di Beethoven”
“Sordo?”
“No, maltratta i tasti quando non gli riesce un passaggio” sospirò facendo ridacchiare il modello. Si soffermò a guardarlo, quando rideva il suo viso assumeva una sfumatura completamente diversa che lo rendevano ancora più bello di quanto già non fosse.
“E scommetto che te lo fa pesare anche di notte”
Steve si rilassò, concedendosi di sorridere a sua volta “Puoi scommetterci, anche questa notte ha dato il peggio di sé” indulse abbandonando il disegno principale per iniziare il ritratto del suo viso in un altro angolo del foglio.
“Beh a quanto ho potuto capire, se mi dici così è un mese o poco più che ha iniziato a soffrire di questo “complesso”“
Il sorriso si spense dalle sue labbra, affacciandosi nuovamente verso il modello “E tu che ne sai?” domandò guardingo.
“Te l’ho già detto, voglio essere tuo amico” ripeté semplicemente “Mi sono chiesto come mai il migliore dell’istituto di punto in bianco avesse iniziato ad arrivare tardi. Ho fatto due più due”
“Oh…” fu tutto quello che riuscì a dire prima di riportare l’attenzione al disegno. E così James lo aveva notato? Sapeva chi era e si era perfino chiesto di lui? 
Questa nuova consapevolezza gli fece stringere lo stomaco. Quel ragazzo così bello quanto reale sapeva della sua esistenza anche prima di oggi? Sentì le guance infiammarsi. Ma come era possibile che lui invece non lo avesse notato, insomma frequentava l’ultimo anno, questo significava che tra loro correva solo un anno. Prese a mordere la punta della matita, indeciso se dare voce o no ai suoi pensieri, fortunatamente non dovette pensarci troppo, poiché ad interrompere il filo dei suoi pensieri fu di nuovo il modello.
“Ti piacciono i film d’azione?”
Annuì.
“Il cibo messicano?”
“Non sono amante del piccante”  ammise.
“Allora il sushi?” chiese con una punta di speranza nella voce.
Steve rise “Si, il sushi mi piace”
“Oh, magnifico, non solo rispondi, ma ora mi sorridi pure! Devo essere diventato proprio bravo a non innervosirti” rise di nuovo Bucky… 
… Bucky... Magnifico, ora lo chiamava pure  con il suo soprannome, lo stava proprio stregando...
Scosse la testa divertito tracciando le linee delle labbra del ragazzo moro, ammirandone la forma sensuale e carnosa del labbro inferiore so e l’arco preciso del superiore
“Toglimi una curiosità, Bucky” fece attenzione a calcare bene il soprannome, cosa che fece sorridere nuovamente il modello “Come sei arrivato da James a Bucky” indagò, deciso più che mai a scoprire qualcosa di più su quel ragazzo.
“Lieto che la conversazione non sia più a senso unico, ebbene, Steve, Bucky è il diminutivo di Buchanan, non potevo deludere la mia adorata nonnina e dirle che non apprezzavo il nome del suo amato marito irlandese morto valorosamente durante la Seconda Guerra Mondiale, giusto? Che razza di nipote ingrato sarei stato?” ridacchiò divertito, seguito a ruota da Steve.
Doveva ammetterlo, non era affatto la persona sgradevole che credeva, tutt’altro, era piacevole vederlo ridere, il modo delizioso in cui si infossavano le sue guance, la sfumatura che prendevano i suoi occhi, il modo in cui si contraevano i suoi addominale… ok, stava decisamente degenerando. Doveva darsi un contegno o sarebbe stata la fine, controllò l’orologio, mancavano venti minuti alla fine della lezione, era a buon punto, doveva solo sistemare qua e là.
“Dimmi un po’, come mai mi conosci ma io non ho la più pallida idea di chi tu sia? Non dico di conoscere tutti gli studenti ma sono abbastanza sicuro di non averti mai visto…”
Bucky ghignò, sistemandosi meglio sul braccio sinistro “Facciamo così, tu rispondi a qualche mia domanda, aiutandomi ad ammazzare il tempo, e me lo devi dato che sono immobile da quelli che sembrano essere settant’anni, ed io ti dico come ho fatto a passare in osservato per tutto questo tempo. Che ne dici?”
Steve ci pensò per un breve istante per poi annuire, in fondo, la domanda bomba l’aveva già sganciata, ormai non poteva chiedere nulla di più indiscreto o imbarazzante.
“Ok, allora… Hai fratelli?”
“No, mi sarebbe piaciuto avere un fratello ma nulla” ammise. “Tu?”
“Ah, ah, ah, faccio io le domande, tu rispondi e basta” lo ammonì divertito “Genere musicale preferito?”
“Mh… ascolto un po’ di tutto a dire il vero… ma credo che risponderò il Rock, quello vero però”
Bucky annuì “Sei un classico insomma”
“Precisamente” sorrise Steve sfumando le labbra, soddisfatto del ritratto. Doveva ammetterlo, quello era decisamente il lavoro meglio riuscito, merito del soggetto, sicuramente, ma si poteva intravedere nelle linee tutta la sua maestria, e questo gli fece provare un moto d’orgoglio, malgrado le continue distrazioni era riuscito a non farsi distrarre troppo.
“Da quanto tempo disegni?” proseguì l’altro interessato, forse incuriosito dal modo in cui osservava il disegno, chi poteva dirlo.
“Credo di aver impugnato la matita prima ancora di parlare, è una cosa che ho nel sangue, mio nonno era un pittore della zona e mio padre si occupa di una galleria qui sulla 15th”
“Oh, e io che speravo in un soldato irlandese in comune” scherzò facendolo ridere divertito.
“No, nulla di tutto ciò temo” ridacchiò mentre sfumava il particolare dei suoi occhi in primo piano “Sono un noiosissimo newyotkese, con genitori, nonni, bisnonni e trisavori newyorkesi”
Bucky fischiò compiaciuto “Credo tu sia il primo vero newyorkese che conosco allora” si fece pensieroso “Forse dovrei farti una foto e farmela autografare, così, giusto per avere le prove che effettivamente esisti”
“Sei sempre così loquace o sei particolarmente ispirato oggi’”
“Mh, fammici pensare… diciamo che oggi mi sento… senza filtri” ammiccò, riferendosi chiaramente alla sua nudità con un gesto eloquente della mano destra.
Distolse lo sguardo muovendosi a disagio sulla sedia, qualcosa là sotto si stava svegliando, e non era proprio il caso di dare spettacolo.
“Sei fidanzato?”
“No”
“Gay?”
Steve roteò gli occhi “No, non lo sono” o almeno così aveva creduto fino a quel momento, dato l’incresciosa presenza che stava premendo tra le sue gambe. 
Fortuna volle che la campanella suonò la fine della lezione e quindi della sua tortura. 
Bucky si infilò nuovamente il suo accappatoio  allacciandolo in vita ed avvicinandosi alla sua postazione.
“Posso vedere?” chiese indicando la tela. Steve annuì facendogli spazio permettendo al modello di ammirare il suo lavoro. 
“Che ne pensi?” chiese riponendo gli strumenti sul suo astuccio.
“Che ne penso?” gli fece eco assumendo un’aria da finto critico d’arte “Crede tu abbia talento, amico mio, mi piace molto, davvero” sorrise.
“Mi fa piacere, ma ora sta a te rispondere alla mia domanda” si decise a dire Steve, aspettando che gran parte degli studenti scemasse.
“Mi sembra giusto, ma devi promettermi che la risposta alla mia prossima domanda sarà sì”
“Con questa premessa non sei incoraggiante, Barnes”
“Vero, ma sono anche sicuro che la tua curiosità superi di gran lunga qualsiasi cosa, dico bene?” chiese sornione indicando le gambe ostinatamente accavallate facendolo arrossire furiosamente.
“Senti, lasciamo stare” si affrettò a borbottare sollevandosi in maniera frettolosa, ma la mano ferma di Bucky lo trattenne.
“Non era mia intenzione offenderti in alcun modo, comunque sia la risposta è facile, non mi hai mai visto qui semplicemente perché non frequento quest’istituto” spiegò, facendogli sgranare gli occhi. Il modello gli sorrise rassicurante proseguendo la sua spiegazione “Hai visto la ragazza che era seduta alle mie spalle?”
“Chi? Rebecca?” domandò riferendosi alla ragazza in questione. Non si potevano definire amici, ma era capitato più volte che i due si fossero ritrovati vicini di banco o sgabello ed era dunque inevitabile che finissero col parlare e confrontarsi. Non la conosceva particolarmente bene sapeva solo che la sua era una famiglia di militari che suo padre era un generale e che suo fratello era in servizio oltremare.
“E’ mia sorella, sono venuto a prenderla un giorno a scuola a l’ho vista parlare con te, le ho chiesto chi eri e… eccomi qui” sorrise l’impunito.
Steve impiegò qualche minuto per metabolizzare la notizia.
Il belloccio si era presentato come modello nella sua scuola solo per poterlo incontrare di persona? Ok questo suonava molto più surreale di lui che somigliava a Capitan America…
“E ora che anche tu conosci il mio, chiamiamolo così,… segreto…” indicò le sue gambe accavallate “… Steven Grant Rogers, vorresti venire con me a mangiare sushi e spararci un film d’azione?”
Steve scoppiò in una fragorosa risata prima di riportare l’attenzione a Bucky, stava sorridendo e non sembrava affatto offeso da quel suo attimo di ilarità, anzi…
“D’accordo Buchanan, verrò con te, ma ad una condizione” accordò il ragazzo biondo mettendo lo zaino in spalla.
“Sono tutto orecchie” sorrise sornione Bucky anticipandolo.
“Il film lo decido io. ”
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Isobel Connis