Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: EmilyG66    24/03/2020    2 recensioni
Le leggende narrano che oltre il mare oscuro, più in là di quanto un uomo possa mai riuscire a spingersi, sorga un ghiacciaio, e che al sicuro al suo interno dimorino i ricordi di tutta l’umanità.
Solo anime molto speciali possono udirne il richiamo per giungere a lui ed ottenere così le risposte che cercano.
Jack Frost era uno spirito senza un passato quando lo trovò ed Elsa una magica sovrana senza sapere il perché.
Destinati dal fato ad incontrarsi almeno una volta i signori dell’inverno erano l’uno il riflesso dell’altra, ma le loro storie non avevano avuto il piacere di intrecciarsi...almeno fino ad ora.
Non c’è bisogno di dirlo: Fanfiction Jelsa ambientata durante Frozen 2, spoiler per chi non l’avesse ancora visto ed infine “I personaggi non appartengono a me ma alla Disney e alla DreamWorks.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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C’è un fiume, porta in sé…

quel che è stato,

quel che più non c’è.

La memoria del passato…

lì un rifugio ha trovato.

[…]

Dove il vento incontra il mare blu.

Ma in quel fiume affogherà...

chiunque vada troppo il là.

Tra quelle acque tu potrai…

sentire un suono magico.

[…]

Perdi ciò che tu hai più amato,

è allora che...lo avrai trovato.

 

Anno 1600 circa...

Jack Frost aveva appena perso ciò che più amava ma non lo sapeva ancora.

Non sapeva chi o cosa fosse, conosceva solo il suo nome ed era stata la luna a dirglielo...ma di più non disse.

Forse non era poi così importante, anche se il ragazzo sentiva che c’era dell’altro.

 

Anno 1800 circa...

Solo dopo che furono trascorsi due secoli di svago e di interrogativi su se stesso lo spirito incominciò ad udire una voce chiamarlo, dapprima occasionalmente poi sempre più incessantemente.

Conosceva quella voce di bambina che invocava il suo nome con affetto. Sapeva che era così, ma non poteva ricordare a chi appartenesse per quanto si sforzasse.

Era sempre distante, irraggiungibile. Non importa quanto lui volasse lontano, quella voce sembrava essere dovunque e da nessuna parte. E non si spegneva mai.

Forse era impazzito.

Jack si ritrovò così a rispondere alla chiamata e ad implorare la voce sconosciuta eppure così familiare per farsi dire chi era, dove si trovasse e cosa volesse da lui.

Non ebbe mai alcuna risposta.

Il tempo passava e la frustrazione cresceva, ma l’albino non rinunciò affatto al suo proposito di trovare la proprietaria di quella misteriosa voce che non lo faceva più dormire ormai.

Poi una sera d’inverno come le altre udì per puro caso una vecchia ninnananna venir cantata da una donna di un piccolo villaggio mentre metteva a letto i suoi tre bambini.

Fu così che Jack venne a conoscenza dell’esistenza di Ahtohallan, un fiume antico che racchiude e custodisce i ricordi di ogni individuo, in grado persino di mostrare il passato a chi lo chieda.

Ahtohallan sarebbe comparso solo in un determinato periodo dell’anno e più precisamente quando il vento del Nord avrebbe ghiacciato il mare.

 

Immediatamente lo spirito dell’inverno iniziò a cercare questo luogo e benché fosse poco più che una leggenda l’albino ci credeva davvero e non risparmiò gli sforzi.

La sua felicità fu incontenibile quando pattugliando il mare centimetro per centimetro alla fine lo trovò.

Finalmente la voce che stava rincorrendo da tempo si fece più forte ed era chiaro ora che provenisse proprio da quel ghiacciaio situato nel bel mezzo dell’oceano.

Pezzi di ghiaccio affioravano qua e là dall’acqua, i picchi rocciosi dell’isolotto erano per la maggior parte nudi e una distesa di neve soffice si era adagiata lungo i pendii ammucchiandosi sulla riva ghiacciata.

Se il ragazzo non fosse stato in grado di volare probabilmente non l’avrebbe raggiunto mai.

 

Discese rapidamente dal cielo impaziente e una volta a terra s’incamminò verso l’unica apertura presente nel ghiaccio.

Ahtohallan era difronte ai suoi occhi, lo stava chiamando e deglutendo Jack entrò.

L’ingresso era scavato in un rudimentale tunnel di ghiaccio e guardandosi intorno con il fidato bastone stretto nella mano destra lo spirito si rese conto di essere emozionato, persino agitato per ciò che avrebbe potuto scoprire di lì a poco.

Ancora più determinato avanzò senza il timore di scivolare ad ogni passo e la caverna si aprì a lui in un uno spazio più ampio, per via della penombra però l’albino non avrebbe potuto dire se fosse tutto lì o se il ghiacciaio proseguisse con altre imboccature.

La solita voce si palesò nuovamente e un corridoio si illuminò di magia. I suoi colori iridescenti erano ben noti al guardiano, di fatti appartenevano all’alba quand’essa si rifletteva sul ghiaccio.

Il ragazzo si mise a correre in quella direzione e quando il terreno si fece più scivoloso si sollevò in aria, giusto in tempo.

Uno strapiombo l’avrebbe accolto se non avesse agito in quel modo, ma fortunatamente Jack conosceva tutti i tipi di terreni dove ghiaccio e neve avrebbero potuto attecchire e di conseguenza la loro conformazione.

 

Superò così il burrone e un altro corridoio guidato sempre dalla voce di quella bambina senza nome ne volto.

Il passaggio fu interrotto da pilastri di ghiaccio caduti che bloccavano la sua avanzata, ma non erano messi in quella posizione accidentalmente, lo spirito l’aveva capito subito.

L’intero percorso era una prova.

Usò dunque il suo bastone e una scarica di ghiaccio ed energia frantumò la barriera.

L’albino si librò poi sui pilastri della stanza adiacente e distrusse l’ultima patina a protezione del cuore di Ahtohallan.

 

Si trovò così in un’enorme stanza piena di cristalli su cui erano incisi i quattro simboli degli elementi.

Stupito il ragazzo toccò terra ed il pavimento si illuminò a contatto con i piedi nudi del giovane il quale pensò per un momento di sollevarsi nuovamente, ma una luce abbagliante lo investì dal basso.

Coprendosi gli occhi con un braccio il ragazzo poté vedere solo quella strana energia salire rapidamente verso l’alto ed esplodere in milioni di piccolissimi cristalli sul soffitto della caverna.

Suoni e parole giunsero mescolati alle orecchie di Jack che con cautela abbassò il braccio per vedere rimanendo a bocca aperta.

Le pareti di ghiaccio erano tappezzate di memorie e con incredulità lo spirito si rese conto che gli appartenevano.

-Questi sono...i miei ricordi… -disse meravigliato ed un sorriso felice si formò sul suo viso.

Finalmente la sua ricerca era finita.

L’euforia lo pervase all’istante, gli occhi si fecero più luminosi e vividi che mai mentre girava su se stesso incapace di decidere cosa guardare.

Si rivide appena nato e capì di essere stato vivo un tempo, con i capelli e gli occhi diversi da quelli di ora, con la capacità di ammalarsi, di sentire freddo, e poi…

-Jack… -

Quella voce!

Lo spirito girò di scatto il collo, un’immagine più grande delle altre lo stava fissando con gioia. Una bambina. Sua sorella Emma, come scoprì in seguito.

 

L’albino incominciò dunque ad esaminare i suoi vecchi ricordi prendendosi anche del tempo per elaborarli, talvolta delle ore, prima di passare alla memoria seguente.

Un passo alla volta imparò di nuovo tutto da capo scoprendo chi fosse e chi era stato in passato. E finalmente grazie ai ricordi dei suoi genitori il ragazzo seppe esattamente cosa gli era accaduto.

Visionare i ricordi di una vita intera richiese un mucchio di tempo eppure, nonostante questo non gli mancasse affatto, Jack non smise di occuparsi del mondo esterno ancora spinto dalla convinzione che un giorno qualcuno di speciale sarebbe riuscito a vederlo, così come chiunque era in grado di vedere il suo operato.

Si assicurò dunque che la terra avesse neve e ghiaccio in quantità prima di ritornarsene ad Ahtohallan.

 

Anno 1842 circa…

Ormai erano trascorsi altri anni e Jack Frost trascorreva la maggior parte del tempo libero in quel ghiacciaio che lo accoglieva sempre come una seconda casa, e in un certo senso era proprio così perché lì c’erano le memorie di coloro che aveva amato...e non.

Se ne stava semplicemente seduto a terra sul solido ghiaccio con le gambe incrociate e il naso rivoltò all’insù per delle ore contemplando un po’ malinconico, ma apparentemente tranquillo, la famiglia che non aveva più.

Sembravano proprio vivi e l’albino li sentiva accanto a sé come se fossero davvero lì insieme a lui, sopratutto quando i loro sguardi si incontravano con il suo.

Un angolino delle labbra del ragazzo si sollevò appena in un accenno di sorriso e Jack si avvolse meglio nel mantello da viaggio marrone.

 

All’improvviso Ahtohallan cantò e lo spirito si guardò rapidamente intorno come se potesse individuare da dove provenisse la nuova voce.

Non l’aveva mai udita prima, ma era stato via per parecchio tempo e chissà quante volte quel suono aveva echeggiato fra quelle mura in sua assenza.

Confuso e messo in allerta non appena la melodia si ripeté l’albino balzò in piedi.

Stavolta era certo che quella voce non appartenesse a nessuno del proprio passato e colto da un presentimento il ragazzo volò fuori dalla stanza.

Le memorie scomparvero dalle pareti e come al solito il passaggio si richiuse dietro di lui per tenere lontano gli intrusi.

Ahtohallan stava chiamando qualcuno, guidando qualcuno, e chiunque fosse forse stava arrivando così com’era stato condotto fin lì Jack.

 

Spronato da questa possibilità lo spirito raggiunse rapidamente l’ingresso con il cuore che batteva a mille, ma una volta sul posto non vi trovò nessuno.

L’albino si impose lo stesso di attendere vigile, non importa per quanto tempo, e mentre un cipiglio si faceva strada su quel volto giovanile il silenzio venne d’un tratto spezzato.

Una voce melodiosa e fievole risuonò nel ghiacciaio rimbalzando sulle pareti di ghiaccio e ciò bastò al ragazzo immortale per distendere la sua espressione accigliata in puro stupore.

Era Ahtohallan a parlare?

Era quello il suono magico descritto nella nella vecchia ninnananna che avresti potuto ascoltare in quel luogo?

Jack non l’aveva mai udito prima in vita sua, che ricordasse o meno.

 

Colei che stava cantando, poiché di una donna si trattava, sembrava farsi più vicina…

Lo spirito comprese così che la voce non proveniva da Ahtohallan stesso ma da fuori e, colto alla sprovvista, spiccò un balzo sul soffitto creando una piccola sporgenza sulla quale rimase aggrappato perfettamente nascosto dalla semi oscurità della caverna.

E poi...poi l’albino la vide, e qualcosa nel suo petto si smosse.

 

Era una ragazza, o meglio, una donna apparentemente di qualche anno più grande di lui.

Era bellissima, con i capelli biondi, morbidi e sciolti, due occhi di un’incantevole azzurro, labbra purpuree e una voce incredibilmente dolce.

Il corpo perfetto era rivestito con un abito leggero e, ciò insospettì Jack, sembrava intessuto di ghiaccio. Le gambe infine erano fasciate in un paio di pantaloni stretti ma comodi.

 

Entrò timidamente e con lentezza cantando.

-Mostrati. Rispondi ti prego. Dove sei? Qui o no? -declamava guardandosi intorno e perfino sul soffitto.

Lo spirito si rintanò meglio nell’ombra attento ad ogni movimento fatto dalla sconosciuta che camminava scalza sulla superficie di un ghiacciaio...e sembrava proprio che la cosa non la infastidisse minimamente!

Il luogo intimo e dalla suggestiva ed incantevole bellezza parve affascinare anche lei, la quale toccava le fredde pareti con affetto chiedendo di qualcuno, cercando qualcuno, e lo spirito dell’inverno stava seriamente cominciando a pensare che fosse alla ricerca di lui.

-Dove sei? A un passo lo so. -

L’albino fece un sorrisetto.

Oh sì, lui era proprio ad un passo.

La bionda imitò il richiamo che anche il ragazzo aveva udito prima e Ahtohallan rispose illuminandole la strada.

Jack credette quasi di essere stato esposto ma la giovane non si accorse minimamente di lui, aveva solo la strana sensazione che ci fosse qualcun altro lì oltre a lei ma lo attribuì alla misteriosa voce.

Forse era Ahtohallan che la stava osservando.

Entrambi voltarono il capo nella direzione suggerita e la sconosciuta iniziò a correre riprendendo a cantare.

Era una fortuna per lo spirito dell’inverno che esprimesse così i suoi sentimenti, almeno sapeva esattamente cosa stava pensando.

Inutile dire che la seguì.

 

La vide scivolare per il tunnel ed improvvisamente l’albino si rese conto che non avrebbe potuto superare il precipizio.

Provò a raggiungere la ragazza per avvisarla ma in caso non fosse capace di vederlo sicuramente non l’avrebbe udito.

Incredibilmente però la bionda saltò senza paura e prima che il ragazzo immortale potesse muoversi sollevò una mano e un piedistallo di ghiaccio si innalzò sotto i suoi piedi facendola atterrare in tutta sicurezza.

Jack si fermò a mezz’aria scioccato vedendola manipolare quello che era il “suo” elemento con tanta facilità.

E non si fermò certo qui!

La sconosciuta saltò con agilità e ad ogni passo un nuovo appoggio ghiacciato sbucava dal nulla.

Nella sua voce si poteva chiaramente udire la fiducia in sé stessa che cresceva.

-Sono unica e diversa, nessun altro è come me! -diceva e lo spirito dell’inverno avrebbe potuto sostenere il contrario se non fosse rimasto senza parole.

Un enorme sorriso nacque spontaneamente sul suo viso ora deciso più che mai a seguirla.

Con lei si sarebbe potuto senz’altro divertire.

Abbandonò così lo stupore e le domande che avrebbe voluto porle e vide la ragazza spalancare una delle entrate rimettendo in piedi i pilastri che la coprivano allargando semplicemente le braccia.

Dopodiché sollevò enormi pezzi di ghiaccio con un solo movimento del polso e prima che si voltasse inavvertitamente all’indietro l’albino si era già rintanato in un angolo buio della stanza.

 

La trovava fantastica.

Il ghiaccio le obbediva come se ne fosse la padrona,...la regina, e dopo questo show il ragazzo cominciava a dubitare seriamente delle proprie capacità.

Vedere la biondina in azione lo esaltava non poco ma al tempo stesso lo ingelosiva, ed il fatto che lei stesse facendo cose straordinarie cantando era ancora più umiliante per il suo orgoglio.

Forse anche Jack avrebbe dovuto prendere lezioni di canto pensò con ironia.

La sconosciuta raggiunse finalmente la stanza dei cristalli e la sua sicurezza vacillò per un attimo.

-Tu chi sei?! E perché sono qua!? -

Che fosse un po’ persa per lo spirito era più che evidente, ma chi l’avesse udita in quel momento avrebbe sicuramente pensato che la ragazza avesse preso una botta in testa.

Era quasi comico da quel punto di vista.

L’albino comunque non entrò nella stanza, limitandosi rispettosamente questa volta ad osservare la sconosciuta da lontano.

Non intendeva essere d’intralcio nella sua ricerca, avrebbe provato a parlarle poi.

Se fosse entrato ora nella stanza lei avrebbe finito sicuramente per vederlo in quanto non c’erano nicchie oscure in cui nascondersi una volta che i ricordi fossero apparsi, ed era evidente che lei CREDESSE...quantomeno nella magia.

La guardò in silenzio e attentamente.

Gli spiriti degli elementi sotto forma di cristalli giravano intorno alla ragazza uno alla volta, riflettendosi sullo strato di ghiaccio liscio come uno specchio ai suoi piedi. Dopodiché, come se sapesse esattamente ciò che stava facendo, la biondina attirò i cristalli, li posizionò con un gesto delle mani a terra e vi saltò nel mezzo.

Jack sgranò gli occhi quando sul pavimento comparve un grande fiocco di neve che legava tutti gli elementi, e anche lui fu un po’ più consapevole della propria natura.

La solita ondata di energia investì la sconosciuta e i ricordi presenti nel ghiaccio dentro di lei vennero sprigionati ricreando la cupola della memoria che anche lo spirito dell’inverno era in grado di far apparire.

Delle voci sostituirono il canto della bionda, l’albino riconobbe all’istante la ninnananna di Ahtohallan mentre la giovane distingueva chiaramente la voce che l’aveva guidata.

-Madre… -disse sussurrando appena.

E da semplice spettatore il ragazzo immortale sorrise felice per lei, anche se non riusciva a vederla in volto poiché di spalle.

Una nuova voce di donna attirò l’attenzione di entrambi “parlando” alla biondina.

Jack poté così vederla bene in viso ora che si era spostata ed era talmente emozionata da piangere. Eppure non era meno bella.

Nel momento in cui la sconosciuta cantava toccando note sempre più alte e con le mani raccolte sul cuore, il suo vestito cambiò all’improvviso sorprendendo anche lo spirito dell’inverno.

Il pavimento si illuminò, dei cristalli si sollevarono dal suolo ghiacciato e si collocarono sull’abito ora bianco della ragazza lungo sino ai piedi.

Lo spacco molto alto e centrale ne rivelava i pantaloni e, mentre stupita a sua volta, lei si osservava lanciando uno sguardo alla donna sulla parete veli finemente lavorati le spuntarono alle spalle.

La ragazza ci giocò facendo un giro su sé stessa e la bocca dell’albino non poté aprirsi di più, ne gli occhi bearsi di tanto splendore e bellezza.

Il suo primo pensiero?

Era una dea.

Eterea, leggiadra, potente.

Chi era questa ragazza? Si chiese impressionato oltre ogni immaginazione.

La trasformazione lo lasciò di stucco ma ciò che accadde in seguito fu ancora più sorprendente.

 

La giovane si guardò le mani e come se il vento fosse sotto il suo comando afferrò letteralmente i ricordi facendoli vorticare in una tempesta che la circondò, e lei prese a muoversi morbidamente in essa.

Jack riuscì a vederla a malapena fra alcuni sprazzi di quella nebbia che si era venuta a creare. Non che fosse preoccupato è chiaro.

Quando la ragazza smise di cantare e la foschia si diradò entrambi non poterono credere ai loro occhi.

 

La stanza sembrava non avere più pareti a delimitarla, era immensa, ricoperta di neve e sopratutto: piena di personaggi dello stesso materiale che si muovevano e parlavano!

Incredibile. Era come se tutti quei pupazzi fossero bloccati nel tempo e le loro azioni, catturate in un preciso istante della loro vita, si ripetevano all’infinito.

Dei flashback ghiacciati insomma.

Il potere della sconosciuta appariva ora enorme agli occhi dello spirito, così affascinato da ciò che aveva intorno non resistette e scivolò cautamente all’interno della sala, tenendo sempre d’occhio che la giovane non lo cogliesse in flagrante.

Lei però non lo aveva ancora notato nonostante si stesse guardando in giro con sguardo meravigliato e un bel sorriso sulle labbra.

Passava accanto alle sculture con grazia innata in ogni movimento che faceva fermandosi ad esaminarle, e per l’albino che la seguiva era molto interessante vedere le sue reazioni.

Mentre la ragazza si attardava davanti ad un ricordo lui invece osservava i dintorni abbracciando con lo sguardo tutta la stanza.

Riuscì a riconoscerla a stento fra le bianche figure con acconciature diverse ed età differenti, eppure la cosa lo divertì.

Jack si avvicinò poi ad una scultura che lo incuriosiva parecchio e che era la più grande del salone: un enorme mostro di neve dall’espressione tuttavia innocua.

Successivamente passò davanti ad una scultura della sconosciuta affiancata da una fanciulla poco più giovane di lei, forse una gemella, e guardando più attentamente Jack fu colpito dalla tiara che la maggiore indossava.

Fu sorpreso di scoprire che la ragazza fosse una regina, così come stava effettivamente dicendo in quel momento un vecchio uomo col parrucchino.

Alzando il capo per osservare meglio la sovrana in carne e ossa a quella nuova rivelazione lo spirito la vide imbarazzarsi al ricordo di una lei più giovane che ondeggiava i fianchi avanzando intonando un’altra canzone.

L’albino ridacchiò silenziosamente deliziato mantenendo una certa distanza.

Sembrava tranquilla, a suo agio, e pareva avere familiarità con quel luogo nonostante vi avesse messo piede per la prima volta solo qualche minuto prima.

Forse questo era un buon momento per rivelarle la propria presenza, quest’attimo di quiete sembrava propizio…

Poi la bionda distrusse un uomo di neve con un gesto altezzoso della mano, producendo tra l’altro un morbido suono mentre questo si sgretolava,…e il ragazzo non fu più tanto sicuro di aver avuto una buona idea.

Iniziò dunque a valutare le sue opzioni e finalmente il nome di lei lo raggiunse chiaro e limpido.

Elsa.

Jack si guardò intorno.

Gran parte delle sculture attorno al ragazzo sembravano ripetere quel nome appositamente per lui.

-Elsa? -

-Elsa! -

-La regina di Arendelle: Elsa. -

-Andrà tutto per il meglio Elsa. -

-Se avessi urtato mia sorella Elsa sarebbe stato… -

 

Nel frattempo la magica sovrana era andata avanti senza accorgersi della figura a colori che la stava spiando da un po’ e che, se si fosse girata, avrebbe sicuramente notato in quella stanza completamente bianca.

-Nonno. -disse ad un tratto riportando su di sé l’attenzione dello spirito.

La ragazza era ferma in mezzo a due uomini che stavano parlando, ma l’albino non riuscì a distinguere le loro parole per via della distanza ed il mormorio generale che regnava nella sala piena di ricordi in vena di chiacchierare.

Avvicinandosi lentamente, celandosi alla vista di volta in volta dietro alle figure di neve, il ragazzo la raggiunse e si nascose dietro ad un grande albero proprio alle spalle della biondina.

Da qui poté udire bene il loro discorso.

-I Northuldri usano la magia, ciò significa che non potremo mai fidarci di loro. -diceva il vecchio re -La magia fa sentire le persone troppo potenti, ciò fa credere loro di avere il diritto di poter sfidare l’autorità di un re. -concluse.

Le sue parole colpirono miratamente la nipote tanto quanto Jack.

-Questo non è ciò che fa la magia… -rispose Elsa con sicurezza -è solo la tua paura. La paura non merita fiducia. -affermò.

Lo spirito dell’inverno era silenziosamente d’accordo con lei.

I due uomini si allontanarono ed oltrepassarono la barriera di neve sparendo alla vista.

Dopo neanche un momento di esitazione la sovrana aprì un’apertura nella barriera e seguì il nonno, l’albino fece lo stesso.

Aveva un brutto presentimento.

 

I quattro discesero così un piccolo sentiero di ghiaccio talmente inclinato che il ragazzo immortale cominciò a sospettare ci fosse uno strapiombo poco più avanti, e mentre avanzavano la voce della regina madre echeggiava cupamente accompagnandoli come un monito, ripetendo le oscure parole della ninnananna di Ahtohallan.

 

Ma in quel fiume affogherà...chiunque vada troppo in là.

 

Jack strinse il suo bastone sentendo per un breve istante i brividi lungo la schiena. In quel posto faceva innaturalmente freddo, impossibile negarlo, persino lui riusciva a percepirlo. Ma non proveniva dall’esterno, lo sentiva dentro.

Fece saettare lo sguardo tutt’intorno e quasi non si accorse che la ragazza davanti a sé si era arrestata appena in tempo per non cadere nel burrone sottostante.

Lo spirito per un soffio non le finì addosso.

Respirò appena sulla pelle della giovane che percepì distintamente la presenza di qualcuno alle sue spalle, come se si trattasse del vento in persona.

Accortosi della cosa il ragazzo, improvvisamente agitato, si alzò svelto in volo senza emettere alcun rumore e la bionda si voltò insospettita. Non trovò nessuno.

Eppure era sicura di aver sentito…

Accigliata riportò poco dopo lo sguardo verso fondo del crepaccio.

Lo spirito, celatosi nuovamente nella penombra, osservò allora anche lui attentamente la stanza tentando di capire le intenzioni della ragazza.

Doveva ammetterlo: era inquieto.

Nemmeno Jack si era spinto tanto in profondità nel cuore di Ahtohallan perché sapeva che avrebbe potuto perdere se stesso per sempre se non fosse stato in grado di affrontare ciò che il fiume del passato gli avrebbe rivelato.

 

Dal fondo del dirupo il vecchio re continuò il proprio discorso ed Elsa si guardò nuovamente indietro, probabilmente chiedendosi se non fosse più saggio tornare nella stanza della memoria.

Ma la sua espressione era decisa per quanto riluttante, forse il bisogno di ottenere delle risposte era troppo forte per lei. Così, scioccando completamente l’albino, prese coraggio e saltò.

Un’inspiegabile sussulto nacque improvvisamente nel petto di Jack, ma fu abbastanza controllato da non gridare al gesto folle della giovane, la quale atterrò sul solido ghiaccio senz’alcun danno.

Gli occhi dello spirito dell’inverno erano fissi su di lei, assolutamente concentrati su di lei, ed il proprio corpo teso e pronto a scattare al minimo segno di pericolo.

La vide tremare ma rimanere testardamente lì, i suoi movimenti si fecero più rigidi e dalle sue labbra uscivano nuvolette di vapore quando respirava.

Il ragazzo si accigliò sospettoso non riuscendo a vedere su di lei, per via del pallore dei capelli, della pelle e del vestito, la morsa del gelo.

Il suo istinto però gli stava dicendo a gran voce che qualcosa non andava.

 

Nel frattempo la scena che si svolgeva sotto i loro occhi era la seguente: il nonno della regina stava avanzando...con la spada sguainata...verso un indigeno girato spalle e disarmato…

-No! -disse la ragazza tentando di fermare il vecchio re tendendo una mano invano.

Il passato non poteva essere cambiato.

I suoi piedi però non si mossero e con un sinistro scricchiolio che poteva essere ben udito anche da Jack lei guardò in basso.

La gravità delle sue condizioni fu così nota ad entrambi. Il gelo la stava intrappolando.

Lo spirito dell’inverno non poté credere che ciò sarebbe potuto accadere anche a lei che dominava tutti gli elementi!

Ma era proprio quello che temeva.

Immediatamente l’albino fece per buttarsi nell’abisso a sua volta nel puro impulso di tentare di salvare Elsa adesso visibilmente terrorizzata.

Tuttavia quando si staccò dalla parete per andarle in soccorso una vivida immagine apparve nella sua mente, esattamente come se si stesse svolgendo ora davanti ai propri occhi.

 

Un flashback.

Il ghiaccio che si spaccava sotto i suoi piedi nudi, la voce ovattata della sorella che rimbombava nelle orecchie e l’orribile sensazione di essere circondato dall’acqua gelata che entrava nei polmoni.

Stava affogando e la luna era alta sopra di lui.

 

Ma in quel fiume affogherà...chiunque vada troppo in là.

 

Si udì ancora una volta il sinistro monito echeggiare nel ghiacciaio.

Il ricordo scomparve dalla mente del ragazzo così com’era apparsa e lui vacillò.

Fermo a mezz’aria e con il respiro ansante comprese di aver appena visto la propria morte, ed ebbe paura.

Era chiaro che se fosse andato giù avrebbe rivissuto quel momento e molto probabilmente anche lui sarebbe congelato a morte per non essere in grado di gestirlo.

Ritornando in sé Jack prese velocemente la propria decisione e con coraggio si tuffò nelle oscure profondità di Ahtohallan.

Non importa cosa ne sarebbe stato di lui. Se poteva salvare la sovrana l’avrebbe fatto, anche se non aveva la minima idea di come fare.

 

Tutto si svolse troppo rapidamente e quell’attimo di esitazione da parte sua fu sufficiente affinché il ghiaccio si facesse strada sul corpo della ragazza che tentava di respingerlo senza successo.

In un disperato tentativo ella guardò in alto e lo vide.

-Resisti sto arrivando! -le disse lo spirito ignorando il proprio stupore e quello di lei.

Faticando a parlare, incapace persino di respirare ed immobilizzata quasi del tutto, con ultimo sforzo la bionda fece il nome di sua sorella e lanciò un incantesimo.

Sollevò il braccio sinistro più che poté come a voler afferrare la mano che quel ragazzo sconosciuto le stava tendendo ma la giovane spirò pochi secondi prima che lui riuscisse a sfiorarle le dita.

-Nooo! -gridò allora Jack giunto finalmente davanti a lei.

Era troppo tardi.

 

-No, no, no! Elsa, è così che ti chiami giusto!? Puoi sentirmi!? -domandò lo spirito dell’inverno agitato afferrandole un braccio.

La giovane non rispose, era una statua di ghiaccio senza vita ormai e nei suoi bei lineamenti sarebbe stata impressa per sempre quell’espressione di angoscia.

L’albino, il cui respiro era accelerato, fu invaso dallo sconforto e dal senso di colpa.

-Io, io...Mi dispiace. -ammise affranto guardandola negli occhi vuoti non riuscendo a trovare le parole giuste per esprimersi.

Il silenzio era sovrano e il ragazzo chinò il capo tristemente.

Il pensiero di poter congelare egli stesso lo attraversò per un momento eppure non gli importava, tanto nessuno era in grado di vederlo. Non aveva alcun legame con gli umani a parte i suoi poteri.

Forse se le avesse parlato prima ciò non sarebbe accaduto, forse avrebbe potuto salvarla, forse se fosse stato più veloce…

Jack alzò lo sguardo colpevole e accarezzò il volto di ghiaccio della regina.

Meritava di fare anche lui la stessa fine.

 

Trascorsero molti lunghi ed estenuanti minuti e benché il suo cuore fosse invaso dal rimorso lo spirito dell’inverno capì che non avrebbe avuto alcun senso morire un’altra volta. Così si era congedato dalla ragazza di ghiaccio ed ora la osservava dall’alto, seduto nell’esatto punto da cui lei aveva saltato.

Con le gambe a penzoloni nel vuoto egli attendeva sperando con tutte le sue forze che succedesse qualcosa, qualunque cosa che la ridestasse, e nel mentre pensava a lei.

Aveva una famiglia? Sicuramente aveva una famiglia.

E loro sapevano che era qui? Come aveva ottenuto i suoi poteri?

Lo aveva visto davvero? Nella rapidità del momento non poteva esserne certo.

E se così fosse che cosa gli avrebbe detto?

L’albino espirò frustrato e si alzò in piedi, torturarsi a quel modo non sarebbe servito a nulla.

Forse era meglio che se ne andasse ora, ma avrebbe vegliato su di lei ogni qualvolta fosse ritornato in quel luogo. Ed Elsa sarebbe rimasta lì,…per sempre intrappolata nel cuore di Ahtohallan...in una tomba di ghiaccio.

 

All’improvviso un rumore riconducibile solo al suo elemento lo distrasse dai propri pensieri e mentre la speranza si intensificava nel petto del ragazzo immortale questo guardò giù.

La biondina si sciolse rapidamente, libera dall’incantesimo.

Jack non perse tempo.

-Ehi vento! -chiamò con tono indiscutibile, e saltò.

Era ancora incredulo eppure gli occhi glaciali erano fissi e determinati.

Un bagliore illuminò il terreno ed Elsa fece appena in tempo ad espirare debolmente che il ghiaccio sotto i suoi piedi franò.

Sconcertato lo spirito dell’inverno discese più velocemente.

“Stavolta no” disse a sé stesso.

E mentre la magica sovrana cadeva nel vuoto semi-cosciente l’albino stavolta riuscì a raggiungerla.

Allungò una mano e prese la sua prima che entrambi potessero cadere nell’acqua sotto di loro.

Stupito di non esserle passato attraverso Jack le mise il bastone intorno alla vita e risalì rapidamente il crepaccio. Nel farlo aveva perso il mantello.

Atterrò poi con poco riguardo sulla sporgenza di ghiaccio.

Erano salvi.

Quando il ragazzo fu certo che la biondina si fosse ripresa almeno in parte scostò le mani da lei e posò il bastone ricurvo sul pavimento accanto a sé.

-Stai...stai bene? -riuscì a domandare riprendendo fiato e mal celando la sua preoccupazione.

Inginocchiata davanti a lui Elsa alzò lo sguardo stupita ed un po’ stordita.

-Sì, ti ringrazio. -ammise lei col fiato corto sorridendogli grata.

Lo spirito dell’inverno rimase senza parole, basito e con gli occhi sgranati.

Riusciva a vederlo davvero, non si era affatto sbagliato su di lei!

L’emozione che provò per essere finalmente stato visto dopo secoli di tentativi era indescrivibile, proprio per questo non seppe cosa dire e rimase lì fermo dov’era ad osservarla.

Per qualche secondo i due non si scambiarono parola aspettando che i loro cuori tornassero a battere ad un ritmo più regolare, dopodiché la magica sovrana scostò i capelli sciolti dietro la spalla e si prese del tempo per guardare il suo salvatore.

Davvero troppe domande le affollavano la mente in quel preciso istante.

Anna era al sicuro? Aveva ricevuto il suo messaggio? Arendelle era salva? Chi era questo sconosciuto? Com’era giunto fin lì? Era qui per lei?

-Chi sei? -fu tutto ciò che volle sapere per il momento.

L’albino impiegò qualche secondo per contemplarne l’immortale bellezza, la limpidezza di quegli occhi azzurri e l’espressione gentile e amorevole sul viso della bella dea, poi sollevando gli angoli della bocca parlò contento.

-Jack Frost. -

La meraviglia si fece largo sul viso della ragazza immediatamente, ma pochi secondi dopo fu sostituita dalla consapevolezza e un sorrisetto le stirò dunque le labbra.

-Ho sempre sperato di poterti incontrare un giorno. Ho sempre creduto in te. -dichiarò Elsa con disarmante sincerità e voce angelica.

Il cuore del ragazzo immortale saltò un battito e fu completamente conquistato da questa dolce, bellissima e matura giovane donna.

Le rivolse un sorriso a sua volta.

-Elsa dico bene? -domandò.

Ad un cenno affermativo, seppur seguito da una curiosa occhiata della bionda, riprese la parola.

-Anche tu sei uno spirito? -chiese Jack con tono amichevole.

Piacevolmente in imbarazzo e sospettando che lui l’avesse a lungo spiata Elsa distolse per un momento lo sguardo.

-Direi proprio di sì. -affermò con innocenza riportando la propria attenzione sull’altro spirito e sollevando appena le spalle.

Finalmente aveva trovato se stessa, ora sapeva chi era.

Jack continuando a sorriderle con fare rassicurante si alzò lentamente in piedi e le porse la mano con premura.

Fiduciosa, e stando ben attenta a non inciampare nel suo nuovo abito e nei veli che lo componevano, la magica sovrana si affidò completamente all’albino il quale la sollevò delicatamente.

Le loro mani si illuminarono per un breve attimo di un innocuo bagliore azzurrino ed una volta che la ragazza fu in piedi Zefiro, il vento che sia Jack che Elsa conoscevano bene, li avvolse in un abbraccio facendo vorticare dolcemente l’abito della bionda e i suoi capelli, così come scompigliò le ciocche nivee dell’albino e la sua camicia bianca.

Quel placido vento gelido trasportava con se piccolissimi fiocchi di neve che scintillavano sulle due figure che si tenevano per mano, ed era accompagnato da tante voci soavi che cantavano un’antica cantilena nella lingua dei Northuldri.

I due dopo un rapido sguardo intorno a loro tornarono a sorridersi.

 

Ahtohallan custodì per sempre il ricordo di quel primo incontro e tutti gli altri che seguirono.

Ancora oggi se sei aperto di mente ti sarà semplice credere che in ogni fiocco di neve che scende dal cielo in una dolce nevicata sia racchiuso un’importante ricordo del re e della regina del gelo, trasportati sino a noi dal cuore di Ahtohallan da Zefiro per continuare a tramandare l’amore di questi due spiriti.

Fine.

  
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