Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: SoGi92    07/08/2009    1 recensioni
Ciao a tutti, questa è la mia primissima fanfiction, spero vi piaccia, è nata durante una notte insoinne dalla mia mente un po' contorta. Lucia Smith, sedici anni, e una vita sconvolta dalla decisione dei genitori di trasferirsi in un altro Paese.... ma grazie a questo scoprirà se stessa
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'amore arriva qiando meno te lo aspetti


Capitolo 1: Un trasloco inaspettato


Accidenti” imprecavo, mentre l'auto partiva e mi trascinava via dalla mia città natale.

Mi presento sono Lucia Smith, ho sedici anni e frequantavo il terzo anno di liceo alla Manatthan High Scool, prima che i miei decidessero di stravolgermi la vita e di trasferirsi a Toronto, in Canada, dove vivevano i miei nonni paterni.

Lucia... su avanti... non fare quella faccia triste...”, mia madre, una donna alta, magra e ancora molto giovane, infatti aveva solo trentaquattro anni, molto dolce e comprensiva, “Avanti! Toronto ti piacerà, ti divertivi sempre un mondo ad andarci in vacanza”, mi divertivo, certo, ma avevo cinque anni, avrei voluto derle, a quell'età mi divertivano anche le smorfie di zio Sam, ma non ne ebbi il coraggio, dalla mia bocca uscì solo “Sì... hai ragione...”, ma non ero mai stata una brava attrice, e tutta la tristezza che provavo venne fuori.


La decisione di trasferirsi era stata prese così in fretta che non avevo avuto nemmeno il tempo di avvisare le mie amiche Ashley e Monica, e non ero riuscita ad avvisare nemmeno lui.

Sì, lui, il mio migliore amico fin dai tempi dell'asilo, poi, con il passare degli anni, la nostra amicizia si era trasformata in amore, forse non in quello che dura tutta una vita, ma per noi era amore.

Sì io e Kevin eravamo innamorati, e questo è stato, probabilmente, uno dei motivi per cui papà ha organizzato tutto così di fretta.


Non starai per caso pensando a quel ragazzo.... vero?” mio padre non era certo noto per a sua sensibilità, ne per la sua pazienza, in questo, devo ammetterlo, siamo molto simili, “Kevin...” gli dissi, la mia voce era un sussurro, “ Il mio ragazzo si chiama K-E-V-I-N”, ero costretta a fargli lo spelling, per quanto ci provassi mio padre non aveva mai pronunciato il suo nome.

Papà è molto diverso dalla mamma, inanzitutto è molto più vecchio, per così dire, ha quarantaquattro anni.

Non capisco come abbia fatto mia madre ad innamorarsi di lui, forse è vare la frase che lei mi ripete sempre “L'amore arriva quando meno te lo aspetti, ma non capisco il perchè lo diceva a me.... io l'amore ce lo avevo già, o almeno speravo di averlo ancora, ed ero felice così.


Per me può chiamarsi come vuole, basta che non stai così per colpa sua!” continuò papà, il mio compartamento lo faceva imbastialire, voleva che somigliassi di più a mia sorella minore, Elisabeth, aveva due anni meno di me, fidicamente eravamo simili, entrambe abbastanza alte e magre, i capelli biondi, i miei leggermente più scuri, gli occhi verdi smeraldo, eredità della nonna Paige, la madre della mia. Ma caratterialmente siamo molto diverse, io sono molto simile a mio padre, una testa dura che non vuole farsi comandare da nessuno, mentre Ely è molto più simile a mamma, un carattere molto dolce, ma che si sottometteva troppo facilmente al volere altrui, e perciò non era mai felice.


Ely aveva preso abbastanza bene la decisione del trasferimento, forse perchè non aveva amici a scuola, è un tipo solitario e non lega facilmente, insomma tutto il mio contrario. A scuola ero abbastanza popolare, facevo ciò che volevo, senza temere il giudizio degli altri, e ciò creava una certa attrattiva verso i ragazzi, e un po' di invidia da parte delle ragazze.

Io sono un maschiaccio... nella mia, ormai, vecchia scuola facevo parte di molte squadre, anche di quelle maschili, e perciò ero molto amica di alcuni dei ragazzi più appetibili del liceo, tra i quale c'era anche il mio Kev.


Certo era strano definirlo mio, ma dovevo difendere la mia proprietà, così come lui definiva me la sua Lulu, permettevo solo a lui di chiamarmi in quel modo, per cui potevamo dire di appartenere l'uno all'altra.


Chissà se riusciremo a continuare la nostra storia anche da questa distanza.... ho la brutta impressione di no.... non che non mi fidi di lui, è delle altre che non mi fido, per inciso alle altre fanno parte anche Ashley e Monica.


Speriamo che abbia abbastanza volontà....pensavo, intanto che la vettura si avvicinava sempre di più all'autostrada che ci avrebbe condotto al confine degli Stati Uniti, “E speriamo che non ci siano ragazzi carini a Toronto” mentre pensavo a questo mi scappò un risolino che non sfuggì all'occhio vigile di Ely, che prontamente intervenne “Ah... vedo che ti stai riprendendo.... hai ricominciato a ridere. Su forza dimmi cosa ti divertiva, così rido con te”.


Come poteva una ragazzina essere così timida e pure così ficcanaso, è un vero mistero, fatto sta che la mia adorata sorellina è fatta così, ed io la adoro con tutta me stessa.


Nulla... stavo pensando a Kev....” mi interruppi non appena vidi il volto di mio padre diventare paonazzo “... ad una cosa che mi ha detto Ashley ieri a scuola, ma pensandoci meglio non è così divertente se penso che non la rivedrò per chissà quanto tempo...” dissi quest'ultima parte della frase con lo sguardo rivolto a mio padre, che, accortasene, mi rispose per le rime “ Ah... quella ragazza non mi è mai piaciuta.... è troppo falsa, come il padre del resto... vedrai che nella nuova scuola troverai amiche dieci volte migliori di lei...”. Ancora una volta papà mi aveva dimostrato la sua insensibilità... possibile che non capisse che io non volevo nuove amiche migliori di quelle che avevo già? O che non volessi andare in una nuova scuola?


Intervenne mia madre, forse l'unico essere umano in grado di calmare mio padre, “ Caro... non dovresti dire certe cose sulle amiche di Lucia... anche tu avevi i tuoi amici, e non credo che tuo padre li criticasse...”, mamma sapeva che il tasto del nonno faceva sempre effetto su papà.


Il nonno Matt era stato una merito premuroso ed un padre affettuoso e sempre disponibile a dare una mano ai figli, purtroppo non lo avevo mai conosciuto, perchè morì d'infarto ancora prima che io nascessi. Papà aveva tentato di essere all'altezza del nonno, ma purtoppo non vi era riuscito, e di ciò poteva incolpare solo se stesso, non era mai stato in grado di di dimistrare affetto a nessuno, forse solo alla mamma quando se ne innamorò.


Mio padre farfugliò qualcosa a mamma e poi mi disse “ Forse ho un tantino esagerato...”, “Solo un tantinopensai di correggerlo, ma decisi di non rischiare, probabilmente quello sarebbe stato il massimo di scuse che avrei potuto ottenere da lui, “...e mi dispiace”.


Avevo sentito mille volte mio padre scusarsi, e come le altre, anche quella il suo tono di voce non aveva alcuna traccia di pentimento, lo aveva fatto solo per accontentare mamma, ma l'offesa non era per nulla ritirata. In fondo papà aveva ragione, probabilmente non mi ci sarebbe voluto molto a trovare delle amiche migliori di Ashley o di Monica, loro erano molto superficiali e non avevo piena fiducia in loro, infatti se avessi lasciato Kev non avrebbero esitato un solo istante per tentare di accalappiarselo.


Erano passate alcune ore da quando avevamo iniziato il viaggio.

La macchina era avvolta nel silenzio, fu il rumore del mio stomaco che tuonava dalla fame a spezzarlo. Arrossii dall'imbarazzo, non mi era mai capitata una cosa simile.


Mamma si girò a guardarmi “John... perché non ci fermiamo all'Autogrill più vicino... ho come l'impressione che qualcuno stia morendo di fame qui..” disse indicandomi.

Ormai le mie guance erano divenute incandescenti.


Papà si lasciò scappare un risolino, un altro punto in comune dei nostri caratteri, anche a me, come a lui, non piaceva mostrare emozioni di alcun tipo.


Va bene....” esclamò papà, guardandoci attraverso lo specchietto retrovisore, “.. e voi che ne dite ragazze?” ci chiese, retorico, conosceva benissimo la risposta.


Sì!” rispondemmo all'unisono io ed Ely, anche lei attanagliata dai morsi della fame, eppure non avevo sentito un solo lamento provenire dal suo stomaco, probabilmente era molto più controllata di me.


Dopo una decina di minuti ci trovavamo nella piazzetta del primo Autogrill trovato, l'unico ad entrarvi fu papà con le nostre ordinazioni, mentre noi tre lo aspettavamo in macchina.


Da sempre durante i nostri viaggi era papà a portarci il cibo degli Autogrill, ormai era la nostra routine, e a me ciò non dispiaceva. Non mi sono mai piaciuti quei luoghi, tutti quei camionisti, e sopra ogni cosa non sopportavo i commessi che si prendevano sempre troppa confidenza e ti trattano coem un vecchio amico, quando è la prima volta che li vedi. È una cosa che ho odiato da sempre.


Papà fu di ritorno dopo pochissimo tempo. Ripartimmo dopo aver finito di mangiare, a nessuno di noi piaceva doverlo fare quando l'auto era in movimento.


Mia sorella si era addormentata, ed aveva appoggiato la testa sulla mia spalla. Ely quando dormiva sembrava regredire all'età di sette anni, non so il perché, ma era quella l'età che le avrei dato in quei momenti.

Purtroppo, per quanti sforzi facessi, non riuscivo ad imitarla.

Non facevo che pensare a ciò che avrebbe pensato a scuola Kev quando avesse scoperto che mi ero trasferita, probabilmente mi avrebbe odiata... “NOpensai “Devo smettere di pensarci... mi ripetei, ma fu un impresa più ardua del previsto.


Animo piccola...” disse, inaspettatamente; mio padre, che il suo istinto paterno stesse affiorando in lui? No, non era possibile, altrimenti avrebbe iniziato prima! “ ... tra meno di due ore saremo arrivati!”.

Non potevo credere alle mie orecchie... eravamo in viaggio da così tanto tempo? Il mio sguardo scivolò sull'orologio, erano le undici e mezza. Sicuramente la notizia del mio trasferimento era già sulla bocca di tutti a scuola. Ma quella che di sicuro non si erano fatte sfuggire era che il mio ragazzo non ne sapeva nulla....


Oddio!” esclamai ad alta voce, dimenticandomi completamente della presenza dei miei genitore e quella di mia sorella sulla mia spalla, la quale, sentendomi sussultare, si svegliò di soprassalto.

Oh... che succede Lucia?” chiese mamma, spaventata per la mia strana reazione, “Nulla, mi è solo venuta in mente una cosa...”, in presenza di mio padre non ero del tutto libera di parlare, e mia madre lo sapeva bene, e perciò si accontentò della mia misera risposta.


Eravamo usciti dall'autostrada ed avevamo imbucato una stretta strada di compagna, del tutto immersa nel verde.


La natura non mi piaceva, preferivo di gran lunga la città, non riuscivo a capire il perché ad alcuni piacesse così tanto. In campagna non c'è alcuna comodità, è tutto fuori mano, io ero abituata ad avere tutto a portata di mano.

Vedendo quel luogo una domanda mi sorse spontanea “Che cosa ci faccio io in questo posto?.


Al contrario Ely era a proprio agio nella natura, come mamma, mentre papà, pur essendo un campagnolo nato, aveva smesso di esserlo dopo essersi trasferito a Manatthan.

Wow... ho più cose in comune con papà di quanto pensassi...non potei fare a meno di pensarci, non ci avevo mai fatto caso, e, devo ammetterlo, la cosa non mi faceva affatto piacere.

Un terribile sospetto mi assaliva: se mio padre non era mai riuscito a dimostrare i suoi sentimenti, se non a mia madre, il suo vero amore, allora anch'io ero come lui.... in quel momento mi tornò in mente una cosa successa l'anno prima...


Io e Kev eravamo seduti nella terrazza di casa mia a studiare, ma quella era l'ultima cosa che passava nella mente del mio caro amico..... “Sei bellissima sai.... quando studi...” mi disse, avvicinando pericolosamente il suo viso al mio.

A quel punto lo bloccai.... “Kev... lo sai che mi piaci, ma forse non sono ancora pronta per questo passo.... non ti dispiace aspettare?” gli dissi, provocando una smorfia di delusione, ma che fu subito rimpiazzata da un grande sorriso “Lo sai che lo sono.... aspetterò anche una vita intera per te!” detto ciò ricominciammo a studiare.


Quel ricordo intensificò il mio sospetto... se era vero che ero uguale a mio padre, allora sarei stato in grado di esprimere i miei sentimenti solo al ragazzo che sarebbe stato il vero amore! “NO!.... io non sono come mio padre, speravo che continuando a ripetermelo sarei riuscita a convincermi, ed in effetti ci riuscii.


Bene... ragazze siamo arrivate....” mai parole mi resero più felice.

La nonna viveva in un villaggio vicino a Toronto, distava circa venti minuti di macchina, e, perciò, era un luogo tranquillo.... troppo tranquillo per i miei gusti....



CONTINUA....

Ciao a tutti... spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.... mi affretterò a concludere anche il secondo.... mi raccomando commentate numerosi.....baci Sony92




   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: SoGi92