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Autore: miss_MZ93    26/03/2020    2 recensioni
Marinette ed Adrien hanno ormai diciotto anni. Le loro vite continuano ad essere minacciate dalla presenza di Papillon ma qualcosa sta per cambiare. Gli anni iniziano a farsi sentire e gli equilibri fragili che esistevano tra i due ragazzi iniziano a spezzarsi. Tra Adrien e Marinette qualcosa cambierà radicalmente, lasciando uno spiraglio per qualcuno che, in segreto, non ha mai smesso di provare grandi sentimenti per Marinette.
Tra dolci e sensuali drammi, i nostri protagonisti dovranno affrontare anche un nuovo pericolo per Ladybug.
Ho iniziato a scrivere la storia prima dell'uscita della terza stagione, quindi mancheranno alcuni personaggi o dettagli particolari.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi è capitato più volte di non riuscire ad agire lucidamente. Mi preoccupavo di ciò che pensava Adrien, mi preoccupavo di ciò che sarebbe successo se Parigi non avesse avuto due difensori della pace, mi preoccupavo della salute di Chat Noir, del Maestro e di tutti i ragazzi che avevo coinvolto in questa lotta contro il male.
Questa volta era diverso. Non mi era mai capitato di aver paura di vedere il mio compagno di avventure. Era già successo in passato che Ladybug discutesse con Chat Noir ma Marinette, la giovane e timida ragazzina con cui si era confidato riguardo ai suoi sentimenti più volte, non era mai stata in difficoltà con lui.
"Marinette, stai bene?"
"No… Cioè sì, sì. Ho solo bisogno… Di andare in bagno"
Gli occhi di Luka sembrano cercare qualcosa nei miei, probabilmente la sincerità che sembrava essere evaporata dal mio corpo.
"Torno subito, Luka"
"Stai attenta"
Con tutto quello che sta succedendo, probabilmente Luka starà pensando che sia il momento meno indicato per allontanarsi ma devo farlo. Tra le braccia di quel ragazzo, mi sono più volte sentita al sicuro, accettata e finalmente capita ed amata ma per quanto lui possa provare ad ergersi a mio difensore, io sono l’unica che può proteggere la città ed il mondo intero.
Sento lo sguardo di Luka seguirmi fino alla porta della toilette femminile. Probabilmente, se avesse potuto, mi avrebbe accompagnata anche oltre la soglia, pur di sapermi al riparo da tutto quello che fuori sembra stia succedendo.
 
La stanza in cui mi trovo è vuota, nessuno ha avuto il coraggio di allontanarsi dai propri cari, nessuno a parte me. Una volta chiusa la porta, finalmente lascio uscire Tikki dalla mia borsa. La dolcissima creatura rossa svolazza davanti al mio volto per qualche istante, probabilmente aspettando che io le chieda di trasformarmi nell’eroina di Parigi.
"Marinette, stai bene?"
"Io non… Non lo so, Tikki"
"Cosa ti preoccupa?"
Una risata nervosa esce dalle mie labbra. Sarebbe più facile spiegarle cosa non mi preoccupa che il contrario. I suoi occhi, chiari e limpidi, riflettono i miei, restituendomi l’immagine di una ragazzina indecisa e spaventata.
"Marinette?"
Sospiro pesantemente, cercando di ritrovare la determinazione che essere Ladybug mi aiuta ad avere ma ogni pensiero non fa che riportarmi a Chat Noir ed alle parole che mi ha rivolto l’ultima volta che l’ho visto.
"Tikki, trasformami"
Senza convinzione, cerco di entrare in quella parte che ormai mi sono cucita addosso come una seconda pelle. Ladybug si riflette allo specchio del bagno ma qualcosa di diverso sembra avvolgerla, un’aura molto più triste e sconsolata. Non avevo mai lasciato che le mie emozioni contagiassero la mia missione, eppure in questi ultimi giorni non riesco a tenere separate le mie due identità, tanto meno i miei sentimenti contrastanti.
Esco velocemente dalla finestra del bagno, ritrovandomi in un vicolo buio. Attorno a me, i palazzi dove si sono rifugiate le persone che stavano tranquillamente passeggiando per Parigi. Il silenzio mi avvolge, distraendomi dal borbottio incessante che sentivo dentro al bar.
Mi avvio alla fine del vicolo, fino a raggiungere un incrocio dove trovo chi stavo cercando.
La figura nera del mio compagno è impegnata ad evitare gli attacchi di una ragazza, una giovane donna, avvolta da un abito bianco e candido come la neve. Il velo del vestito le copre il volto, vitreo come se fosse composto da ghiaccio. I capelli scuri, perfettamente raccolti in un’acconciatura classica da sposa, sono mossi dal vento che lei stessa produce agitando i lembi del suo abito. Quei fili scuri risaltano il colore candido del tessuto e la sua pelle più scura. È proprio il tessuto che indossa ad allungarsi in drappi che cercano l’anello del mio compagno.
"Dammi il tuo Miraculous! Mi serve!"
Una nuova folata disturba il percorso di Chat Noir che si vede costretto ad indietreggiare.
"Mai!"
Le solite battute, i soliti problemi, le solite soluzioni. Ogni giorno, gli abitanti di Parigi si lasciano manipolare da Papillon per poter ottenere la loro vendetta ed ogni giorno io mi chiedo il motivo per cui ognuno di loro, coscientemente, accetti di aiutare il nostro più grande nemico. Le lotte si susseguono da anni, a volte sembriamo vincere con troppa facilità, altre dobbiamo sudarci i nostri momenti di pace in cima alla torre ma negli ultimi mesi tutto sembra più familiare e monotono, tanto da lasciarmi inerme davanti alla scena a cui sto assistendo.
Guardo il mio nemico cercare di colpire la figura scura che volteggia in aria. Sembra quasi vivere nell’attesa del momento in cui raggiungerà il Miraculous della distruzione.
Chat Noir evita l’ennesimo attacco della donna per poi allungare il bastone magico e colpire in pieno volto il nemico misterioso. L’abito si ritrae velocemente, i lembi di tessuto si ricompongono, avvolgendola in una sfera protettiva dalle sfumature ghiacciate.
La scena sembra svolgersi in un’altra dimensione, in un altro pianeta quasi. Il supereroe di Parigi continua ad attaccare, in cerca di una falla nella sua difesa, senza trovarla.
Basta un secondo di distrazione. Chat Noir, esattamente davanti a me, riesce ad allontanarsi appena in tempo, evitando che il tessuto lo colpisca dolorosamente ma il vestito prosegue la sua corsa, ignorando la scomparsa del gatto. Nonostante io sia sempre stata molto agile nei panni di Ladybug, questa volta il nemico riesce a colpirmi, gettandomi a terra inerme ed indifesa. I lembi di tessuto marchiano il mio ventre, la caviglia sinistra ed il polso destro, lasciandomi in preda a dolori incredibili.
È ironico pensare a quante volte io abbia lottato con avversari probabilmente più forti di quella donna e a quanto lei sia stata l’unica a farmi tanto male. Il dolore è talmente forte da costringermi a rimanere a terra, inginocchiata e con le mani tremanti intente a massaggiare il ventre dolorante.
"Ladybug!"
Vedo Chat Noir avvicinarsi a me preoccupato per le mie condizioni. Il nostro nemico sembra conoscerci abbastanza da sapere quanto lui tenga a me e, appena lo vede cambiare direzione, sferra un nuovo attacco. Il lembo del suo abito mi raggiunge velocemente, cogliendo l’occasione per colpire entrambi. L’unico mio pensiero è quello di salvare Chat Noir perché se io non posso scappare, almeno posso evitare che anche Chat Noir venga colpito. Lancio il mio yoyo, fermando la corsa del mio compagno.
"No!"
La sua voce mi raggiunge in un urlo disperato mentre io vengo scaraventata nuovamente verso la parete degli edifici alle mie spalle. L’unico pensiero che riesco ad avere è vero Chat Noir, spero solo di aver impedito che anche lui si facesse male. La sposa sembra scossa da quanto appena accaduto e, nonostante la sua furia voglia abbattersi contro di noi, la sua determinazione vacilla per qualche minuto, dandomi il tempo di riprendermi dai colpi subiti.
"Ladybug, si può sapere cosa pensavi di fare?!"
Chat Noir sembra arrabbiato, molto arrabbiato e non posso non condividere i suoi sentimenti. Lui ha messo in pericolo la sua vita molte volte per salvare me, per impedire che Papillon mi raggiungesse e che Parigi sparisse sotto al suo controllo.
"Dobbiamo fermarla"
"Lascia che ti aiuti"
La sua mano afferra il mio braccio, cercando di riportarmi in piedi. Una fitta lancinante però mi costringe nuovamente a terra. Il dolore è così forte da farmi quasi urlare.
"Ladybug? Stai… Bene… Ma cosa diavolo…"
I miei occhi, velati di lacrime, mostrano l’immagine di un ragazzo dalle orecchie da gatto, preoccupato ma soprattutto sorpreso. La confusione sembra regnare sovrana nella sua mente. Continua a guardarmi, incapace di proferir parola ma con la bocca aperta, quasi spalancata. Il panico inizia ad avvolgermi, cosa sta succedendo?
Rivolgo il mio sguardo verso il mio corpo notando solo in quel momento quanto la mia tuta rossa a pois neri si stia dissolvendo in alcuni punti, lasciando trasparire la ragazza timida ed insicura che sono. La mia mano destra si appoggia sul marciapiede, nuda ed esposta, così come parte della mia caviglia ed il mio ventre. Non mi era mai capitato nulla di simile e la cosa inizia a spaventarmi. Assieme alla tuta da Ladybug, sono spariti anche i miei vestiti, trascinati nell’oblio dall’attacco di quella donna. La pelle esposta inizia velocemente ad arrossarsi, rivelando vari lividi.
"Ladybug? È normale?"
"Non lo so… Non credo…"
Riprovo ad alzarmi, cercando di non badare al dolore che sembra avermi paralizzata ma tutto ciò che ottengo è un lamento continuo. La nostra nemica intanto, avvolta dal suo bellissimo abito bianco, ci guarda senza parlare, senza muovere un solo passo verso di noi.
Chat Noir cerca di sorreggermi al meglio delle sue possibilità ma sappiamo entrambi quanto sarà difficile lottare in queste condizioni. Cercando di non pesare troppo sul mio compagno, gli intimo di avvicinarci al nostro nemico. La mia vista sta iniziando a sfocarsi e da questa distanza sicuramente non riuscirei a colpire quella donna nemmeno se mi concentrassi come mai prima.
"Cosa pensate di fare voi due?"
Sotto al velo, qualcosa sembra muoversi. Una luce lieve inizia a prendere vita, rischiarando il volto della donna. I suoi lineamenti ghiacciati sono tinti di un mascara sbiadito, un rossetto sbavato e tante lacrime. I suoi occhi non lasciano un momento le nostre figure, concentrandosi sui nostri corpi, l’uno accanto all’altro. Sembra quasi terrorizzata dal legame che unisce me e Chat Noir e questo mi da un’idea su come sconfiggerla senza lottare e, quasi sicuramente, provocarmi ulteriori lividi.
"Chaton, ho bisogno che tu mi faccia un favore"
"Tutto ciò che vuoi"
Un dolce sorriso mi invade.
"Stringimi forte e non lasciarmi per nessun motivo"
Il suo volto assume varie sfumature di rosso mentre si avvicina a me, tentando di avvolgermi in un caloroso abbraccio. Una nuova fitta al ventre mi costringe a piegarmi su me stessa ed è proprio quello il momento che stavo aspettando. Chat Noir mi stringe ancora di più, cercando di non farmi cadere a terra. Nello stesso momento, la donna si accascia al suolo, stremata e distrutta. Il suo velo inizia a dissolversi, mostrando un bellissimo volto macchiato da tristezza e dolore.
Velocemente, allontano Chat Noir e catturo la farfalla oscura che si libra in cielo.
La ragazza inizia a piangere disperata, invocando il nome di quello che, presumo, debba essere il suo futuro sposo.
Il mio compagno mi guarda senza parole, lasciando che sia il suo stupore per la scena a dirmi quanto sia sorpreso. Non mi accorgo nemmeno di esser caduta nuovamente a terra, tanto che solo quando raggiungo la sposa, riesco a capire quanto in verità il dolore mi stia uccidendo.
"Stai bene?"
"Sì… Credo"
Chat Noir si avvicina a noi ed in lontananza scorgo un giovane correre nella nostra direzione, preoccupato e con il panico negli occhi.
"Marie! Marie, cosa ti è successo?!"
I loro discorsi sembrano così lontani dalla realtà, tanto che non riesco nemmeno a distinguere le parole. Solo il dolore vive in me, così forte da lasciarmi più volte senza fiato.
"Ladybug?"
"Portami via da qui. Devo ritrasformarmi e non posso farlo davanti a tutta la città"
"Devi andare in ospedale!"
"Per dire cosa? Che l’eroina di Parigi ha qualche costola incrinata?"
"Devi chiedere aiuto a qualcuno!"
"Lo sto facendo! Portami in un vicolo buio, è l’unica cosa che puoi fare per me"
Il suo sguardo è panico puro.
"Ti prego"
Per quanto sia felice delle sue premure, in questo momento ho tanti di quei pensieri per la testa da non sapere più su cosa focalizzarmi per primo.
Chat Noir mi solleva da terra, attento a non provocarmi più dolore di quanto ne stia già provando. Vedo i palazzi avvolgerci, le strade confondersi e finalmente torniamo nel vicolo accanto al bar dove ho lasciato Luka ad aspettarmi.
Il mio compagno mi posa a terra, guardandomi come se potessi morire da un momento all’altro.
"Ladybug dovresti…"
"Andare in ospedale, lo so ma non posso rischiare che qualcuno capisca la mia vera identità"
Il silenzio cala su di noi, lasciandoci immersi nei nostri pensieri. Negli occhi di Chat Noir vedo la preoccupazione che lo assale mentre tento disperatamente di non lasciarmi vincere dal panico.
Il tempo concesso da Tikki ormai sembra essere agli sgoccioli. Il fatto che io non abbia utilizzato il Lucky Charm mi preoccupa. Ho paura che Tikki stia male quanto me.
Persa nei miei pensieri, la presenza di Chat Noir al mio fianco mi ricorda che non posso permettergli di conoscere la mia vera identità. Allo stesso tempo però non credo di riuscire a farcela da sola. Ho bisogno di aiuto e questa è l’unica certezza che riesco ad avere.
Più quello sguardo verde si concentra su di me e meno riesco a capire cosa sia meglio fare. Un nuovo suono irrompe nel nostro silenzio ed i miei orecchini lampeggiano un’altra volta.
"Chat Noir dovresti andare"
"Cosa?! No! Non ti lascio in queste condizioni"
"Devi"
La mia determinazione non sembra riuscire a scalfire minimamente la sua volontà. Nei suoi occhi, verdi e profondi, leggo tanta disperazione. Il dolore continua a diffondersi nel mio corpo vanificando la trasformazione data dal potere di Tikki.
"Chat..."
Il mio sguardo lascia la mia pelle, in alcuni punti ormai violacea, per concentrarsi sul mio compagno.
"Non puoi rimanere qui"
"Ladybug io…"
"Non preoccuparti, starò bene. Fidati di me, mon chaton"
Quelle parole sembrano risvegliare un sentimento nel ragazzo mascherato da gatto. Chat Noir continua a guardarmi per qualche istante finché un bagliore mi avvolge, segnando la fine della mia trasformazione. I vestiti tornano alla normalità, eccezion fatta per alcuni punti colpiti dal nostro ultimo nemico. La maschera svanisce dal mio corpo, fino a lasciare il mio volto definitivamente.
Arresa alla determinazione di Chat Noir, cerco di immaginare quale possa essere la reazione alla sua scoperta. Delusione, rabbia, preoccupazione, tormento, affetto, disgusto, cosa starà pensando? Non mi ero nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi, tentando di sfuggire al mio destino.
Lentamente sbatto le palpebre, cercando di focalizzarmi su ciò che mi circonda. Il vicolo accanto al locale è deserto ma le persone cominciano a tornare ad affollare le strade principali.
Di Chat Noir posso vedere solamente le spalle.
"Come stai?"
"Bene"
"Ladybug, sei sicura?"
"Sì"
La parola mi sfugge di bocca mentre cerco di trattenere un gemito di dolore. Il mio corpo sta soffrendo molto più di quanto io voglia ammettere ma è proprio mentre penso a me stessa che la mia preoccupazione si concentra su Tikki. La vedo distesa a terra e quasi sento il cuore spezzarsi.
"Tikki!"
È immobile e parte del suo corpo sembra stia svanendo. La sua gamba sinistra, il suo ventre e la mano destra ormai sembrano dissolti, gli stessi punti in cui sono stata colpita io.
Il panico mi divora. Cosa sta succedendo a Tikki? Com’è possibile che quella donna sia riuscita a farmi tanto male da colpire anche il Kwami?
"Tikki, rispondimi, ti prego!"
Il suo corpo si muove lentamente, in preda al dolore. Quando i suoi occhi finalmente raggiungono i miei, l’unica cosa che riesca a pronunciare è il nome del maestro Fu. Sento il respiro affannarsi mentre con la poca delicatezza che mi rimane dopo la lotta, raccolgo Tikki dal terreno. Avvolgo il suo corpo nel fazzoletto di tessuto che porto sempre con me e la ripongo con cura nella borsetta, assicurandole che avrei fatto di tutto per salvarla.
Provo un paio di volte ad alzarmi senza sentire dolore ma sembra un’impresa impossibile per me. Quando finalmente riesco a sorreggermi sulle mie gambe, un lamento sfugge alle mie labbra.
"Ladybug? Stai male? Sei ferita? Dovresti farti curare!"
"Chaton, calmati"
Fatico a parlare e sicuramente non è il momento migliore per discutere con lui. Cerco di respirare profondamente prima di tornare a concentrarmi su di lui.
"Sto bene. Devo solo andare dal Maestro Fu"
"Il Maestro? È così grave?"
"Tikki sta molto male. Ho paura che le sia successo qualcosa di molto più grave di ciò che ha colpito me ma non so cosa posso fare"
"Come farai ad arrivarci se fatichi anche a parlare?"
La sua domanda non è affatto stupida ed io per prima devo ammettere di non aver trovato una soluzione per arrivare dal Maestro Fu senza destare troppo interesse nei cittadini di Parigi. Nemmeno il mio istinto sembra essere di molto aiuto e più cerco una soluzione a quel problema, più sembra sfuggirmi.
Un’idea mi balza in mente e senza nemmeno rendermi conto di quanto possa essere pericoloso, mando un messaggio ad un numero che ormai conosco molto bene.
"Ladybug?"
"Ho chiamato un amico. Mi aiuterà lui"
"Un... Amico?"
Le sue spalle sembrano incurvarsi sotto il peso di quelle parole.
"Un amico della mia parte civile. Sarà qui tra poco"
"Sei... Sicura di poterti fidare?"
Una risata amara scuote il mio corpo facendomi fremere dal dolore.
Mi avvicino a Chat Noir, stando attenta a non mostrare nulla che possa smascherarmi. Poggio la testa sulla sua schiena, lasciandomi cullare per qualche istante dalla sua presenza al mio fianco. Una sensazione di benessere e calore sembra avvolgermi mentre io tento in ogni modo di sopprimere i lamenti. Non so come farò a nascondere tutto il dolore che provo davanti a lui ma non credo di avere altra scelta.
"Andrà tutto bene, te lo prometto"
Con lentezza, mi scanso dal mio compagno, cercando di evitare movimenti bruschi. Con molta fatica mi lascio scivolare all’interno del locale. Appoggio la schiena contro il muro e lentamente lascio che il mio corpo si accasci sul pavimento. Non mi interessa quanto il mio gesto possa scontrarsi con ogni canone di igiene, tutto ciò a cui riesco a pensare è quello che è appena successo.
Mi prendo qualche istante per respirare e tentare di placare il dolore che ancora mi paralizza. Solo il pensiero di Tikki, ancora svenuta e dolorante nella borsetta riesce ad obbligare il mio corpo a muoversi. Cerco disperatamente una scusa da raccontare a chiunque possa accorgersi del mio malessere ma la mia mente è occupata da tutt’altra tipologia di pensiero. Osservo Tikki ansimare e questo basta per costringermi ad alzarmi ed avvicinarmi alla porta del bagno.
Un rumore proveniente dall’esterno mi riporta alla realtà. Con il cuore che batte troppo veloce per un essere umano, cerco di raggiungere la maniglia. La mia mano trema ma, con fatica, riesco ad aprire la porta, lasciando che solamente uno spiraglio di luce entri nella mia visuale.
Il ragazzo davanti a me osserva il mio volto, probabilmente pallido e stravolto. I suoi occhi diventano duri e freddi mentre si avvicina alla porta per osservarmi meglio. Sembra quasi preoccupato per me ed allo stesso tempo arrabbiato. Vorrei cercare di capire il motivo di quell’espressione di rimprovero ma la mia priorità adesso è un’altra.
"Marinette, che succede?"
Appoggio la mano sulla parete accanto a Luka, cercando di ignorare il suo sguardo così severo.
"Scusa Luka, non volevo disturbarti ma ho un piccolo problema"
"Dimmi"
Il suo sguardo mi scruta fino a raggiungere il mio polso, velato da un livido violaceo che ormai sta acquisendo sempre più colore. Istintivamente lascio cadere il braccio, nascondendolo alla sua visuale.
Mi sforzo di ridere, temendo qualunque sua domanda alla quale non potrei dare risposta.
"Purtroppo mentre raggiungevo il bagno qualcuno mi ha rovesciato addosso delle bevande e non riesco a rimuovere le macchie"
"Bevande?"
Fingo di scrutare una macchia inesistente sui miei vestiti e trattengo appena un gemito di dolore nel muovermi.
"Sembra cappuccino"
"Capisco. Stai bene?"
Non riesco a guardare i suoi occhi, così attenti ad ogni mio movimento.
"Non posso uscire così"
"Certo"
Senza pensarci troppo, si toglie la felpa che indossa e me la lascia tra le mani.
"Ti starà un po’ larga"
"Grazie, Luka"
Richiudo la porta, lasciando le sue labbra dipinte da una linea retta.
Indosso la felpa, permettendo al suo profumo di avvolgermi. Il suo calore mi scalda, riportando un po’ di tranquillità in quella situazione disperata. Fatico a far scivolare il tessuto sul braccio destro e quando finalmente riesco a far uscire la mano, sento la pelle prender fuoco. La felpa stringe appena sui polsi, proprio dove più sento dolore.
Velocemente faccio scorrere la zip della felpa fino a coprirmi quasi del tutto. Fortunatamente il tessuto maschera perfettamente il mio ventre, nonostante il bruciore causato dallo sfregamento con la pelle arrossata.
Inspiro profondamente un paio di volte, prima di uscire dal bagno e raggiungere lentamente Luka al bancone.
I suoi occhi tornano su di me e lo vedo sospirare un paio di volte, prima di rivolgermi la sua completa attenzione.
"Mi dispiace averti fatto aspettare"
"Tranquilla"
"Farei meglio a tornare a casa. Devo lavare i vestiti prima che la macchia diventi permanente"
Luka annuisce impercettibilmente, mentre si offre di accompagnarmi. Per quanto adori la sua compagnia, non posso permettermi di averlo al mio fianco. Casa mia non è esattamente accanto al centro del Maestro ed io non posso allungare così tanto la strada da percorrere.
"Non ti preoccupare, posso tornare da sola"
Gli occhi blu di Luka sembrano sempre più preoccupati ma quando lui si scontra con la mia determinazione, non può che annuire ed accompagnarmi oltre la soglia del locale. Lo saluto velocemente, prima di imboccare la strada principale sulla quale si affaccia il locale.
Pochi passi più tardi, una voce alle mie spalle mi costringe a voltarmi.
"Stai attenta, ti prego"
Luka mi volta le spalle, proseguendo per la sua strada e lasciandomi sola.
 
Le sue parole mi accompagnano durante il tragitto e più cerco un significato per il suo comportamento, meno lo comprendo.
Cerco di ignorare le fitte dolorose che si presentano, fin quando non arrivo, quasi piangendo ed ansimando a casa del Maestro Fu. Busso più volte, violentemente, conscia di poter sembrare una pazza furiosa. Il rumore scuote tutto il mio corpo. Ogni colpo provoca in me un dolore incredibile ma ho bisogno che il Maestro mi apra, ho bisogno di parlargli, ho bisogno che aiuti Tikki.
I miei pugni abbandonano la superficie solo quando lo vedo aprirmi la porta. Il volto si tinge di sorpresa mentre cerca di capire il perché io mi trovi lì.
"Marinette?"
Non riesco a sopportare il dolore un minuto di più. Ignoro le buone maniere ed entro in casa del Maestro senza nemmeno salutarlo. Ormai arrivata al limite, stringo una mano sull’addome dolorante, trascinandomi verso il tappeto al centro del salotto.
"Marinette! Cos’hai?"
Mi lascio cadere a terra, ormai priva di forze. Non riesco a far altro che ansimare dal dolore ma mentre il mio corpo cerca un po’ di sollievo, la mia mente continua a pensare a Tikki. Devo riuscire a spiegare la situazione al Maestro, devo dirgli di aiutarla, devo fare qualcosa! Cerco di raggiungere la borsetta ma i miei movimenti sono lenti ed imprecisi. Finalmente raggiungo Tikki e con mani tremanti riesco ad appoggiarla a terra, accanto a me. Il suo corpo sembra aver riacquistato un po’ di colore ma alcune parti di lei sono ancora invisibili, come se fossero state strappate da questo mondo.
"Marinette?!"
Non riesco nemmeno a rispondere a quell’unica domanda. Tikki sembra star meglio ed io non posso che esserne felice ma quello di cui ho bisogno in questo momento non è altro che riposo. Ancora scossa dagli spasmi di dolore, mi sento avvolgere dal buio e dal freddo mentre sprofondo in un limbo di incoscienza.
 
***
 
Buon pomeriggio a tutti! Lettori miei, questo capitolo mi è costato molto, devo ammetterlo. Ho detestato far del male a Marinette, più di quanto non abbia detestato Adrien quando l’ha ferita nei primi capitoli. Spero possiate perdonarmi ma sappiate che tutto è stato pensato per un “bene superiore” xD Come sempre, aspetto di sapere le vostre opinioni! ;)
A giovedì prossimo,
miss_MZ9
  
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