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Autore: finnicksahero    26/03/2020    0 recensioni
Chi era la madre di Katniss? Come ha conosciuto il signor Everdeen?
Io ho provato a rispondere a queste domande.
Dal testo:
'Le strade del giacimento erano deserte, si sentivano i canti dei bambini e qualche rumore di stoviglia, ma per il resto il silenzio era assordante, neanche gli uccellini cantavano, il cielo da azzurro era diventato nuvoloso. Rendendo l'ambiente ancora più grigio, i miei stivali alzavano la cenere argentea per aria, creando delle piccole nuvole che stancamente si riposava a terra. Era così folle alzarla, dargli della speranza, facendogli credere di poter volare, quando in realtà si sarebbe schiantata al suo suolo da li a poco. Mi ritrovai a pensare che prima o poi tutti diventavamo polvere.
Polvere alla polvere.
Cenere alla cenere.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maysilee Donner, Mr. Everdeen, Mr. Mellark, Mrs. Everdeen, Mrs. Undersee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm in love with you ...'
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Capitolo ventotto.
 
L’urlo non uscii mai dalla mia bocca. Rimase in gola strozzandomi.
 
Quella mattina era partito tutto regolarmente, avevo riscaldato il pane raffermo e l’avevo dato alle bambine, che erano pronte per la scuola. Le mie due creature indifese in questo mondo così agghiacciante.
 
John era a confabulare con il nostro vicino il signor Hawthorne, sapevo che giocavano col fuoco, ma mio marito era disposto a fare di tutto pur di salvarci dalla fame e dai giochi.
 
Katniss aveva appena otto anni, ma già sapeva cosa fossero, quando ne parlavamo vedevo i suoi occhietti grigi già spaventati. Io le sorridevo e le stringevo la mano rassicurandola. Ma avevo paura anche io.
La piccola Primrose non capiva ancora e forse era meglio così.
 
Si affacciarono alla finestra i figli del vicino. Gale e con in braccio Rory. Gale di anni ne aveva 10 ed era il migliore amico di Catnip. Li salutai mandando loro un bacio. Mi ricordo che ridacchiarono, uscirono dal piano di sopra John e Joy. Mi baciò e arruffo i capelli alle bimbe.
 
-Ci vediamo a cena- mi disse con il suo solito sorriso, il suo bellissimo sorriso. Quella era l’ultima immagine che ebbi di lui.
 
Accompagnai i bambini a scuola, salutandoli con un bacio per poi andare  a lavoro in farmacia, mio fratello era già operativo. Lo salutai e mi misi il camicie. Non entrò nessuno per ore.
 
Chiacchierammo e pulimmo. Dall’altra parte della strada c’era Alus e sua moglie. La panetteria andava avanti, mi affacciamo alla porta e lo salutai. Lui ricambiò con grande forza. Feci per aprire bocca quando la sirena iniziò a suonare. Sulle mie labbra si palesò il suo nome. John.
 
Guardai tutti correre verso la miniera, mio fratello mi urlava. Ma non lo sentivo. Non sentivo niente. Avevo paura, talmente tanto da essere paralizzata, ogni mio muscolo era contratto e sentivo già le lacrime pungermi gli occhi. Quando Mike mi scosse per le spalle mi svegliai da quella sorta di trans che stavo vivendo. Pensai alle mie bambine, sole, in mezzo a tutti che cercavano me e il loro padre.
 
 -Anse! Anse corri- mi urlò Alus arrivato davanti a me. Mi trascinò fuori dal negozio e poi iniziai a correre.
 
Non mi ricordo come e quando successe, ma corsi fino a lasciare indietro il mio amico, fino a che i polmoni non mi fecero male.  Superai tutti, fra la nebbia delle mie lacrime mi feci avanti fino ad arrivare in prima fila in quel disastro fatto di fumo e fuoco, di urla e di singhiozzi. Cercai le mie figlie.
 
-Katniss! Primrose!- urlai spaventata, non riuscivo a scorgerle. E se fossero state travolte dalla folla? Non potevo immaginare di perdere tutti in un solo giorno.
 
Sentii qualcuno prendermi per mano.  Abbassai lo sguardo e vidi i miei occhi preferiti. Grigi e azzurri e iniziai a piangere e a baciarle. Erano vive. Stavano bene! Le abbracciai.
 
-Andrà tutto bene, ora aspettiamo papà okay?- dissi tremando e accarezzando loro le guancie. Loro annuirono spaventate.
 
I primi minatori iniziarono ad uscire e a correre dalle loro famiglie. Dalle mogli, fidanzate e dai figli.
Scorsi un sacco di visi e dentro di me pensai ‘Sarà nel prossimo carico, ne sono sicura.’ E così per mezz’ora.
Iniziarono ad uscire le prime persone ferite  in fin di vita. C’era chi era morto già mentre tornava alla luce.
 
C’era chi sarebbe morto a breve. Ma John no. Lui stava uscendo. Doveva uscire.
 
‘Sarà il prossimo’ continuai a pensare.
 
Poi la sirena cessò, non sarebbe uscito più nessuno. E lì provai ad urlare. Ma non uscii nulla.
 
Caddi in ginocchio, mentre tutto mi abbandonava, mentre mia figlia di otto anni mi scuoteva. Ma  non sentivo nulla.
 
Il nulla mi aveva abbracciata.
  
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