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Autore: Sinden    27/03/2020    0 recensioni
Heloise é una giovane studiosa. Il suo sogno é quello di essere ammessa a Orthanc, la Torre di Isengard, in cui vengono istruiti e formati i futuri Stregoni.
Per farlo, dovrà prima superare una difficilissima prova.
🌺🌺🌺
FF tolkeniana, genere avventuroso, basata anche su film Lo Hobbit - La desolazione di Smaug.
Nuovo personaggio.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Andriel era concentrata sulla sua avversaria.

Il corpo teso, i muscoli rigidi nella foga del duello, i capelli biondi già madidi di sudore e il petto che si alzava e abbassava per sostenere il respiro ormai affannoso.

Eulalie la stava battendo. Una sonora lezione, le stava dando, altrochè.

E non era neanche la prima volta: Eulalie era una delle migliori spadaccine dell'esercito di Gran Burrone, talmente agile e precisa nei movimenti da essere diventata la punta di diamante della Compagnia di Nohmus, uno dei Comandanti. Nonché suo fratello.

Ed era anche fisicamente più dotata di Andriel, più alta di lei, più tonica, più snella. I capelli neri come pece elegantemente raccolti in una treccia, incorniciavano un viso dal bell'ovale definito. I suoi occhi castani erano ardenti come piccole braci.

Andriel l'aveva sfidata infinite volte e la maggior parte delle esercitazioni terminava con lei ridotta a chiedere la sospensione del duello. Ma non si rassegnava al pensiero: è più brava di me. Era tutta questione di concentrazione, e l'Elfa bionda era più che sicura che non riuscisse mai a mettercene abbastanza.

Per fortuna, le due erano amiche ed Eulalie accettava di buon grado di aiutare l'altra a migliorarsi.

Ma quel giovedì pomeriggio Andriel aveva buscato la lezione più dolorosa, con tanto di taglio all'avambraccio sinistro. La ferita sanguinava e pulsava.

"Direi che è finita qui." disse Eulalie, "...devi farti medicare, adesso."

"Non se ne parla." rispose Andriel, stringendo i denti dal dolore. " Vieni avanti, che ho ancora qualcosa da darti."

Eulalie rise forte. "Dici? Vedi, mi sa tanto che sono io quella ad avertene date un sacco e una sporta! Avanti, va' dal guaritore. Ti darò la rivincita un altro giorno...l'ennesima rivincita."

"Non ridere! Io posso continuare..." la esortò Andriel, che in realtà stava già barcollando dal dolore e dalla stanchezza.

"No." tagliò corto l'amica, gettando la spada a terra e avvicinandosi a lei. "Fammi vedere...è una ferita da non sottovalutare. S'infetterà se non ti fai curare."

Andriel abbassò la spada e sospirò di frustrazione. "Non è necessario interrompere il nostro allenamento...andiamo Eu..."

"Sembri una bambina capricciosa!" la prese in giro Eulalie. "Arriverà il momento in cui mi metterai al tappeto. Devi avere pazienza, sei ancora acerba come guerriera. Non dimenticare che io ho duemila anni di vita e di esperienza più di te."

"Elrond dice che sono già molto brava per la mia età, e che ho un grosso potenziale!" protestò l'altra. " Solo che, non diventerò mai una grande combattente se nessuno mi aiuta!"

"Quante volte ci siamo battute, io e te? Cento, duecento? Non dire che non ti voglio aiutare, per favore. Sai che è una bugia." rispose Eulalie con un sorriso, fasciandole il braccio con la sua fusciacca.

"Andriel!" esclamò una voce autoritaria che le due Elfe conoscevano bene. Entrambe scattarono sull'attenti.

Nohmus comparve dal nulla, nella sua uniforme nera come i suoi lunghissimi capelli. Gli occhi scuri e penetranti già strizzati in una smorfia di rimprovero.

"Agli ordini!" dissero all'unisono le due ragazze.

L'Elfo si avvicinò alla bionda, osservando la ferita. "Cos'è successo?" chiese, pur conoscendo la risposta. Un'altra volta. Andriel aveva sfidato Eulalie un'altra maledetta volta, nonostante le avesse vietato di battersi con lei. Era cocciuta, quella piccola ribelle. Non poteva reggere il confronto con una delle guerriere più letali del loro esercito e lo sapeva, tuttavia non resisteva alla tentazione di mettersi alla prova e puntualmente ne usciva malconcia.

"Quale parte dell'ordine non ti è chiaro, Soldato? Non ti avevo vietato di esercitarti con Eulalie? Non ti avevo esortato ad allenarti con avversari alla tua portata? Tu non sei ancora al suo livello." la rimproverò Nohmus. Poi si voltò verso Eulalie, che teneva gli occhi bassi. Sarebbe toccata a lei la lavata di capo, adesso. "E tu... mi avevi promesso che non l'avresti più assecondata. Hai disobbedito, e questo mi addolora."

"Perdonate, Comandante. L'ho fatto per amicizia. Ma d'ora in poi..." replicò la guerriera.

"Amicizia... devo ricordarti che non ci sono amici nell'esercito? Solo compagni d'armi. E ferire una delle nostre spadaccine proprio adesso che il nostro schieramento è già decimato è incredibilmente irresponsabile." la riprese Nohmus.

Le due stettero in silenzio, a subire i rimproveri. Di solito si allenavano di nascosto per sfuggire al controllo di Nohmus, che aveva occhi acuti come quelli di un falco, ma quel giovedì Andriel aveva avuto la geniale pensata di battersi in uno spiazzo sotto al sole, per godersi quei caldi raggi sul viso. Sotto gli occhi di tutti.

"...comunque, ti stavo cercando perché Lord Elrond deve parlarti." spiegò Nohmus all'Elfa bionda. "Va' da lui. Pare sia urgente. E dopo, fatti curare quello sbrego sul braccio. Muoviti!"

Andriel non se lo fece ripetere due volte e scattò verso la parte più popolosa di Gran Burrone, reggendosi il braccio.

Nohmus si girò vero Eulalie, con l'espressione corrucciata ma anche un po' curiosa. "Allora, come la trovi?"

"Fenomenale per la sua età. E' ancora un po' irruente, non riflette mentre combatte, usa l'istinto e non ha ancora i nervi saldi. Per questo ha abbassato la guardia e l'ho ferita. Ma non ha paura di niente, ha cuore e grinta. Può diventare anche più brava di me, fra qualche anno." disse Eulalie.

"Tu credi?" rispose Nohmus con un sorrisetto. "Ciò significa che il tuo posto di Comandante in seconda delle nostre coorti è minacciato. Sai che la tua promozione è prossima."

"Non mi stupirebbe se ci riuscisse lei prima di me. È tenace, fratello." ribattè Eulalie.

"Elrond ha grandiose aspettative su quella giovane Elfa. Mi auguro che non lo deluda." aggiunse Nohmus, osservando i salici mossi dal vento. "E ricorda che la nostra parentela non significa niente nell'esercito. Non chiamarmi fratello."

"Ma non c'è nessuno qui..." protestó Eulalie, che si beccó di rimando un'occhiataccia di Nohmus. "Ufff. Beh, Elrond crede in lei, è vero. L'ha addestrata lui, in persona. Le ha insegnato tutti i poteri curativi che conosce. Le ha insegnato a battersi con il bastone, arma in cui è davvero la migliore fra tutti noi. L'ha presa sotto la sua ala protettiva da quando è arrivata qui. Sono sicura che diventerà una grande guerriera." continuó Eulalie.

"Già...ma vedo in lei poca predisposizione agli studi. Elrond insiste perché impari la storia e i miti del nostro popolo, ma non pare applicarsi. E' già una buona maga, ma rifiuta di diventare erudita. E tu sai che qui a Gran Burrone l'intelletto è quasi più apprezzato che l'abilità in battaglia." rispose Nohmus. "Tu sei sua amica, dici. Dovresti allora capire di cosa ha davvero bisogno. Aiutala a migliorarsi in tutto, prima che nell'uso della spada, nell'uso della mente. Solo dopo, sarà davvero pronta ad avvicinarsi a te."

"Sarà fatto, Comandante." assicurò Eulalie, chinando il capo.

🌺🌺🌺

Elrond osservava sua figlia Arwen giocare con le bamboline di stoffa in camera sua. Le aveva buttate tutte all'aria dopo averle tolte dal baule, e come sempre si divertiva a sciogliere i nastri dei loro capelli stopposi e rifare le acconciature. Freya, la donna Elfo che si prendeva cura di lei, la osservava con aria dolce e di tanto in tanto leggeva il suo libro, seduta su un sofa della cameretta regale.

Gli mancava moltissimo sua moglie, ma non più di quanto mancasse ad Arwen una madre.

Sentì qualcuno schiarirsi la gola dietro di lui. Si girò.

"Andriel!" la salutò il Signore di Imladris.

"Lord Elrond, mi avete fatta chiamare." replicò lei, chinando il capo.

Lo sguardo dell'Elfo scese sulla fasciatura. "Un'altra esercitazione finita male con Eulalie?"

Lei annuì, un po' a disagio.

"Non dovresti, lo sai. Farete ammattire il povero Nohmus. Vieni qui." la esortò lui. "Osserva."

L'Elfa si avvicinò e sbirciò nella bella camera della principessina.

"Non trovi che somigli straordinariamente a Aerin?" chiese Elrond, parlando della seconda moglie umana. La sua amatissima, e defunta, sposa mortale.

"Sì, ha i suoi occhi. E i suoi capelli." confermò Andriel. "E' davvero bellissima."

"Già, ed è molto sveglia sai? Pensa ieri mi ha chiesto perché il sole nasce e tramonta. Continuava a farmi domande sulle stagioni e sul perché in inverno c'è la neve e d'estate fa così caldo. Abbiamo parlato per un'ora." rispose Elrond divertito.

"Diventerà senz'altro saggia e colta come voi." disse Andriel.

"Quello che ti rifiuti di essere tu, insomma." la rimbeccò Elrond.

L'Elfa bionda s'irrigidì. Aveva già subito un rimprovero da Nohmus, non poteva sopportare una seconda paternale da Elrond.

"...mi riferiscono che i libri in camera tua prendono polvere." disse infatti il nobile Elfo. "Ti annoia lo studio?"

"No, è che non ci sono portata. Cioè, io leggo e rileggo i saggi sulla nostra storia e sulle nostre tradizioni, ma non mi sembrano importanti. Insomma, io sono una maga, mi intendo di Natura, di magia, di erbe curative. E combatto. A che mi serve il resto?" osò dire.

"Andriel, la storia è la base del sapere, sono le nostre radici. Comprendere perché certe cose sono successe e il punto di partenza per affrontare il presente. Mi dispiace saperti così pigra." la sgridò Elrond.

L'Elfa si sentì in imbarazzo. "Come desiderate, mi applicherò di più. Da stasera." promise comunque.

"Non c'è tempo, ora. Non ti ho convocata per parlare della tua erudizione." disse Elrond, avvicinandosi a lei. Le prese delicatamente il braccio fasciato fra le mani. Subito un'intensa aura di luce si sprigionò attorno all'arto ferito di Andriel, che gemette. Faceva un po' male. Ma non appena Elrond ebbe lasciato la presa, non sentì più nulla.

Tolse la fasciatura e vide che l'avambraccio era tornato candido e sano. La ferita era svanita.

"Grazie, mio Signore." disse l'Elfa.

"Lo sapresti fare anche tu, vero?" chiese lui.

"Certo. Mi avete insegnato tutto sull'arte della guarigione." confermò l'Elfa.

"Ottimo. Dovrai fare tesoro di ciò che ti ho trasmesso. Perché ho una missione per te." le annunciò Elrond, sedendosi alla sua grande scrivania. Erano andati entrambi nella sala dei consigli.

Andriel si stupì. "Una missione, per me?" chiese. "Non sono mai andata in missione da sola."

"Non avrai paura spero." ribatté Elrond. "Ritengo sia giunto il momento di metterti alla prova. E' tutto sommato facile come lavoro." Poi indicò una sedia. "Accomodati, ora. E ascolta."

Andriel si sedette alla scivania. "Allora, di cosa si tratta?"

"Abbiamo un problema. Dama Galadriel si è messa in contatto psichico con Mithrandir, lo Stregone grigio, e poi con me. Dobbiamo trovare una ragazza umana che si sta dirigendo verso Isengard. Ha un progetto, vuole diventare una maga, vuole frequentare la scuola per Stregoni all'interno della Torre d'Orthanc. È simile a te, pare." sorrise Elrond. "Ma non puó badare a se stessa, non sa combattere. Purtroppo, ha con sè un oggetto molto, molto pericoloso. Gandalf teme che la donna non si renda pienamente conto del pericolo, anche se gliel'ha spiegato." esordì Elrond.

"Questi mortali..." scosse il capo l'Elfa.

"Esatto. E' ingenua e soprattutto indifesa. Tu devi trovarla e condurla qui, o nel Lòrien. Deve essere al più presto messa al sicuro. Galadriel vuole qualcuno di assoluta fiducia." spiegò Elrond.

"Perché non manda uno dei suoi, allora?" chiese Andriel.

"Vuole una guerriera femmina. E giovane. La ragazza è spaventata, non si fiderebbe di un gruppo di Elfi maschi tutti armati. E' già scappata da Mithrandir e da una Compagnia di Nani. Un Elfo femmina come te, ha un aspetto più rassicurante. Vi intenderete, del resto se tu fossi una mortale avresti circa vent'anni, come lei. Andriel, ascolta," continuò Elrond. "...è di vitale importanza che l'umana si fidi di te, che ti segua. Capisci?"

"E' tutto chiaro. Ma cos'è quell'oggetto?" volle sapere Andriel.

"Preferisco non dirtelo. Devi solo preoccuparti di rintracciare la ragazza e portarla a me o a Galadriel. E' probabile che sia ferita, nessuno sa cosa le stia succedendo in questi minuti. E' utile che tu possegga poteri curativi." terminò l'Elfo. "...allora: mi posso fidare?"

"Farò del mio meglio. Lo giuro." accettò lei.

"Ne sono certo. La donna proviene dalla Contea degli Hobbit, è diretta verso Isengard; dovrai tentare di intercettarla prima. E sappi che qualcun altro è sulle sue tracce." Elrond si fece improvvisamente serio. "Uno della tua razza, un Elfo femmina dei Noldor. Che ora, non è più nemmeno degno di essere chiamato Elfo. Sta' attenta, Andriel, un grandissimo nemico è sulla tua via. Galadriel sente che è ancora lontana dalla mortale, ma la sta cercando. Trovala prima di quell'essere."

"Chi è, posso saperlo?" chiese lei, preoccupata.

"Una Strega, un vera Strega. Tu hai imparato il lato luminoso e buono della magia, lei è padrona solo delle arti oscure. Ma i tuoi poteri, ciò che ti ho insegnato, proteggeranno sia la ragazza che te. Perciò affrettati, devi assolutamente raggiungerla prima di...beh, di quella creatura maledetta." la esortò Elrond.

"Va bene, prendo le mappe e parto all'stante. Ci riuscirò, vedrete." disse Andriel, cercando di tenere a bada l'ansia di quella che era la sua prima missione seria. Un banco di prova di tutto rispetto.

"Non perdere tempo, quando la trovi. Conducila al sicuro." si raccomandò l'Elfo. "...e se vorrà mostrarti l'oggetto che custodisce, tu dille di metterlo via. Non toccarlo mai. Mi hai capito? Mai."

 

   
 
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