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Autore: Misaki Starlyght    27/03/2020    1 recensioni
[IN REVISIONE - cap 1 di 20]
|| M e r t h u r || M a g i c A U || S c h o o l A U || C u r s e d A U || H a t e to L o v e || S l o w B o r n ||
Long ambientata ai giorni nostri. Cosa succederebbe se un Arthur ribelle e problematico e un Merlin apatico e solitario si incontrassero da adolescenti frequentando la stessa scuola? E cosa accadrebbe se la magia esistesse ancora e venisse praticata
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balinor, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Il sole del tardo mattino fece capolino nella camera da letto di Arthur, che ancora dormiva sotto le coperte. Era in vacanza, e questo significava due cose: niente scuola per tre mesi e puro meraviglioso dolce far niente. Si stiracchiò un poco sotto le coperte, si sentiva ancora stremato dalla notte precedente. I muscoli gli dolevano come se avesse fatto dodici ore di allenamento filato, mentre la testa pulsava dopo una notte di incubi e strane voci femminili senza senso. Nemmeno dopo i suoi peggiori dopo sbornia si svegliava così conciato. Rimase ancora un po’ sdraiato a rimuginare sulla nottata quando sentì il suo stomaco brontolare. Scostò le coperte e scese dal letto, per andare in cucina a fare colazione. Eppure c’era qualcosa di strano. Tutto sembrava più alto rispetto al solito e…in bianco e nero. *Forse sto ancora sognando. Anche se questa è la prima volta che sogno in bianco e nero.*

Si sentiva stordito e dolorante ma era quasi certo di essere sveglio. A parte l’assurdità del momento era tutto molto reale. *Forse il mio cervello è ancora mezzo addormentato e mi fa vedere cose strane.* Si diresse in bagno, per darsi una sciacquata alla faccia. Era tutto troppo strano. Guardò il lavandino dal basso verso l’alto, ma non gli sembrava di camminare a quattro zampe. *Ma che cazzo mi succede sta mattina?*

Nel desiderio di raggiungere il lavandino, percepì il suo corpo alzarsi e allungarsi, anche se non si sentiva seduto o piegato. E quando si guardò allo specchio un urlo terrorizzato gli uscì dalla bocca. O meglio un ululato disperato.

Al posto delle mani posate sul lavabo c’erano due grosse zampe nere e pelose. Mentre al posto della faccia nello specchio vide un grosso muso nero anch’esso ricoperto di pelo. Chiuse gli occhi e si staccò dal lavabo scuotendo la testa a metà tra l’incredulo e lo spaventato. *Che diavolo era quel coso?* Si risollevò di nuovo d’avanti allo specchio pregando che la figura nera di prima fosse sparita.

Aprì gli occhi ma, era ancora lì. *AAAAAAAAAHHH* Urlò di nuovo. La figura nello specchio ululò insieme a lui. Voltò la faccia e la figura scura nello specchio fece altrettanto. Alzò una mano e la zampa si mosse con lui.

Terrorizzato si staccò di nuovo dal lavabo. *Ok! Calma e sangue freddo. Sono un Pendragon, non un pazzo. Probabilmente sto ancora dormendo e non me ne rendo conto. Forse sono diventato sonnambulo? No…aspetta, quelli camminano nel sonno mi pare. Beh…comunque questo è certamente un sogno. Non ci sono altre spiegazioni!* Si diresse in camera per dirigersi allo specchio rettangolare accanto all’armadio. Almeno lì, si sarebbe guardato per intero.

Fece un respiro profondo e osservandosi più attentamente poté constatare che la figura nello specchio era effettivamente lui. O meglio una versione lupesca di lui. Lo specchio gli restituì l’immagine di un grosso Lupo dal pelo nero, lungo e setoso che scendeva lungo un corpo snello e atletico. Gli occhi azzurri (suo unico riconoscimento)  erano grandi ed espressivi, incastonati in un muso fiero e bello, mentre un paio di orecchie pelose a punta spuntavano dalla testa. Sul retro invece una coda lunga e folta si muoveva a ritmo del suo umore. Tentò un sorriso e un inquietante serie di denti aguzzi fece capolino dalla sua bocca. *Certo che questo sogno è proprio assurdo.* Poi guardando la sua coda gli venne un idea.

Con le lunghe zanne aguzze si tirò un morso alla coda sperando di innescare il risveglio ma, con sua dolorosa scoperta ottenne solo un acuto e lancinante dolore alla coda che si propagò lungo tutto il corpo. *AAHHHCHEMMALEEE!!!*

Ripresosi dal dolore di prima si guardò di nuovo allo specchio ma, non era cambiato nulla. Era esattamente come prima con pelo, coda e tutto il resto. Insieme ad una certezza che sempre più velocemente si stava impossessando di lui. *NO! Non è possibile! Non può essere vero! La gente non va a dormire per poi svegliarsi il giorno dopo nel corpo di un cane. Queste cose succedono solo in quei stupidi film di serie B per famiglie anni 90’.*

Il panico stava iniziando a prendere il sopravvento. Non riusciva a dare una spiegazione logica sul come durante la notte si fosse trasformato in una palla di pelo gigante. Tutto ciò era fisicamente impossibile! Non sapeva cosa pensare. La situazione era così assurda che non riusciva a farsene una ragione, mentre ogni fibra del suo essere si rifiutava di accettare che una cosa simile fosse accaduta veramente.

Finché improvvisamente una serie di suoni e rumori indefiniti, investì il suo cervello perforandogli i timpani delle orecchie. Si chinò in avanti con le zampe paffute, tentando di tapparsi le orecchie in qualche modo per tenere all’esterno quei suoni insopportabili. Dopo qualche minuto iniziarono ad abbassarsi permettendogli di distinguerli uno ad uno, e capire che quei suoni provenivano dalla casa. O meglio dai domestici che giravano per casa, svolgendo i loro mestieri mattutini. Un tessuto che sfrusciava sul piano di una mensola. Delle lenzuola sbattute, e molti altri ancora tutti diversi. Era incredibile come riuscisse a percepire ogni cosa stesse avvenendo in quella casa. Abituatosi ai suoni, questa volta fu investito dagli odori. Alcuni così intensi da risultare sgradevoli come il profumo da dopobarba di uno dei domestici, mentre altri, erano invitanti come gli odori dei cibi provenienti dalla cucina. In quel momento sentì il suo stomaco brontolare, ricordandogli che stava morendo di fame, e nel momento in cui si rese conto di stare sbavando con la lingua di fuori la ritirò subito turbato. *Merda! Sono un cane da neanche cinque minuti e già sbavo come un animale.*

Poi un altro suono catturò la sua attenzione. Rumore di passi leggeri, sempre più vicini, si fermarono davanti alla porta di camera sua. Rimase in ascolto, per capire quali fossero le intenzioni della misteriosa figura, finchè non vide la maniglia della porta girare.

*Oh no! Che faccio? Mi nascondo? E se fosse un domestico? E se mi vede?* Si girò ansioso cercando un posto per nascondersi e nella fretta scelse di infilarsi sotto al letto. Lo fece appena in tempo, prima che una figura a piedi nudi e in pigiama fece capolino dalla porta. Era sua sorella Morgana, che entrata con discrezione si guardò in torno curiosa. *Cosa ci fa qui quella maledetta in un momento simile?*

-Arthur?- Chiamò. Nessuna riposta. -Arthur, sei in camera?- ripeté di nuovo iniziando a cercarlo in giro per la stanza. -Dove si sarà cacciato quello stupido?- finché con la coda dell’occhio vide un piccolo ammasso di pelo sbucare da sotto il letto. -Ecco dove eri finito! Arthur esci da sotto il letto sei ridicolo.- disse incrociando le braccia. Ancora niente. *Come se io fossi così stupido da farmi vedere in queste condizioni* -Guarda che lo so che sei li sotto. Vedo la tua coda.- *Aspetta….che?!?* Aveva detto coda. Proprio C. O. D. A. come faceva a sapere Morgana che ora aveva una coda?

Strusciando si tirò fuori dal letto infuriato. *Come diavolo fai a sapere che ho una coda?!* disse rivolgendosi alla sorella che lo guardava dall’alto in basso. * Dimmelo!! Che cazzo sta succedendo?!?!* Morgana si abbassò mettendosi in ginocchio e con tutta la calma del mondo gli disse di calmarsi, mettendogli le mani su quelle che una volta erano state le sue spalle. -So che sei sconvolto e spaventato. È normale…- *Normale!?!?* riprese lui tutto agitato. *Questo ti sembra normale?!?!* -Arthur calmati! Anche se continui ad abbaiare non capisco niente di quello che dici.- *Abbaiare? Io non sto abbaiando! Ti sto parlando! Capisci quello che dico?* Ma poi si rese conto che ogni volta che apriva bocca per parlare, uscivano solo degli abbai ringhi, mugolii e altri versi strani. *Oddio! Sto davvero abbaiando. E tu non mi capisci. Mi sento male. Mi gira la testa.* si distese sul pavimento. Come se quella situazione non fosse già abbastanza assurda, stava pure avendo un attacco di panico. Fu strano e anche piuttosto ridicolo vedere un lupo della sua stazza ansimare sdraiato a terra per la paura. -Va tutto bene.- Gli disse la sorella iniziando ad accarezzargli il fianco. *Non c’è niente che vada bene.* -Quando ti sarai calmato parleremo come si deve. Intanto vado a prenderti dell’acqua.- e detto ciò si alzò e si diresse in bagno, dando ad Arthur il tempo di riprendersi e mettersi seduto.

Tornò pochi minuti dopo, con un bicchiere pieno d’acqua e quando Arthur fece per all’ungare la mano per prenderlo si rese conto di non poterlo fare. Uno sconforto più profondo si impossessò di lui. -Vuoi dell’acqua? Non ho una ciotola ma puoi leccarla dal bicchiere.- gli disse lei ma lui scosse la testa affranto. -Beh…ora che ti sei finalmente calmato, possiamo parlare. Prima di tutto non ti preoccupare. È tutto sotto controllo.- affermò lei sorridendo. *Sotto controllo? Mi hai guardato bene? Sono un cane. Un dannatissimo peloso cane!!* -Sì. Lo so che per te al momento questa non è la migliore delle situazioni.- disse lei intuendo i pensieri del fratello dai guaiti sconnessi che uscivano dalla sua gola. -Ma l’ho fatto per il tuo bene.- *Quindi ammetti di essere stata tu stronza maledetta!* -Ascoltami bene, perché lo ripeterò solo una volta. Io, Nimueh e Morgause ti abbiamo fatto un incantesimo la notte scorsa.- *mi correggo. Tre stronze maledette.* -Ora sei un lupo. Un bellissimo lupo direi. Accidenti abbiamo fatto davvero un gran bel lavoro!- si vantò per un momento la Pendragon. *Non vantarti così tanto! La materia prima c’era già.* -Non ti serve sapere come abbiamo fatto, sarebbe troppo lunga da spiegare. Sappi solo che abbiamo usato la Magia. E hai un solo modo per tornare umano. Al momento solo una persona può capirti, e non sono io ma Merlin Emrys. Sono sicura che ti ricorderai di lui. Capelli neri, gracilino, ti piace bullizzarlo. Devi trovarlo, solo lui può aiutarti a tornare a umano e a trovare il vero te stesso. Come? Dovrai scoprirlo da solo. O sarebbe troppo facile. Tutto chiaro?-

Rimase in silenzio per qualche secondo aspettando un qualche segno di approvazione da parte del fratello. *Tutto chiaro? Ma se non mi hai detto praticamente nulla!* Niente aveva senso. Fino a poche ore fa non aveva mai creduto nell’esistenza della magia e ora si ritrovava vittima di un incantesimo da parte di sua sorella e delle sue maledettissime amiche. Era troppo. *”Trovare il vero me stesso”, ma che diavolo vuol dire? Io ero già il mio vero me stesso, maledizione!! Con le mie braccia, gambe e il resto! Rivoglio il mio corpo dannata strega!!* Arthur iniziò a girare su se stesso come una trottola impazzita mentre ringhi e mugolii gli uscivano dalla bocca, e Morgana immaginò che stesse imprecando fuori di sé dalla rabbia. -Ah…i maschi.- sbuffò. -Dobbiamo sempre fare tutto noi donne.- bofonchiò dirigendosi alla porta d’entrata, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nel corridoio. Doveva far uscire Arthur di casa senza che nessuno se ne accorgesse.

Pochi secondi dopo Arthur si fermò con la testa che gli turbinava per il troppo girare, accorgendosi poi, che la sorella lo stava chiamando. -Arthur, ora ti farò uscire di casa. Non devono verderci perciò fa silenzio. Al resto ho già pensato a tutto io.- * tutto cosa?* -Dirò al resto del personale che sei uscito di casa sta mattina presto per una vacanza decisa all’ultimo minuto, e che non ritornerai prima dell’inizio dalla scuola...- *Come scusa? Mi stai dicendo che prima mi trasformi in un cane a mia insaputa, e poi mi sbatti pure fuori da casa mia? Ah no. Io non ci sto. Te lo puoi scordare!* -…e ovviamente, ti conviene ritornare umano prima che inizino le lezioni se non vuoi rischiare di perde l’anno per le troppe assenze.- *Ti ringrazio. Davvero fantastico.*  disse Arthur sarcastico. -Non ti devi nemmeno preoccupare della tua auto, l’ho già fatta sparire, così nessuno sospetterà niente.- Concluse Morgana facendo un occhiolino al fratello. *La mia macchina?! Tu hai fatto sparire la mia MACCHINA? Questo è troppo! Aspetta che ritorno umano e ti concio per le feste maledetta strega!*

-Ok, via libera. In giro non c’è nessuno.  Ti faccio uscire di casa e poi dovrai cavartela da solo. Ricordati di trovare Merlin. È l’unico che può capirti se vuoi risolvere il problema.- *Primo: tu non sei un essere umano. Secondo: non ci penso proprio!* Detto ciò Arthur si sedette per terra, facendo un accenno col muso, ad intendere che non si sarebbe mosso da lì per nulla al mondo. -Arthur non è il momento di fare il bambino. Vieni qui! Non costringermi a portarti giù di peso.- rispose Morgana severa.

Il biondo avrà anche avuto l’aspetto di un lupo ma non avrebbe mai preso degli ordini, soprattutto da sua sorella. Di fatti Morgana fu costretta sul serio, a trascinarlo giù di peso faticando a causa del peso e della grossa stazza. Ma caparbia come era non gliela avrebbe data vinta. Si guardarono negli occhi e Arthur scattò di lato per non farsi prendere da Morgana che tentò di agguantarlo per portarlo fuori. Lo rincorse per tutta la stanza urlandogli di fermarsi. Alla fine riuscì a prenderlo per la coda per poi bloccarlo a terra con il suo peso. Mise le braccia in torno al corpo di Arthur, proprio sotto le zampe superiori e lo sollevò di peso, facendo strisciare le sue zampe posteriori per terra, da quando quanto era grosso. A quel punto il lupo iniziò a lasciare andare il suo dolce peso e a divincolarsi a destra e manca nel tentativo di scrollarsi dalla sua presa, ma Morgana lo teneva stretto.

Uscirono dalla camera da letto, percorsero il corridoio e le scale. -Avrei dovuto trasformarti in un Pincher!-Bofonchiò con il fiato corto per la fatica, per poi sentire uno stano suono uscire dalla bocca di Arthur, e sospettò che stesse ridendo sotto i baffi. Riuscirono ad arrivare alla porta d’entrata senza intoppi. Morgana aprì la porta con una mano, mentre continuava a tenere fermo Arthur che riprese a divincolarsi. -Stai fermo, maledizione!- *Non mi sbatterai fuori di casa!* e così facendo sollevò le zampe posteriori contro lo stipite della porta per allontanare Morgana dall’uscita. Le sue zampe però scivolarono sul legno liscio e questo permise a Morgana di spingerlo fuori e chiudere la porta dietro di sé, con uno scatto fulmineo.

Si sedettero entrambi sul vialetto sfiniti e con il fiato corto per la caparbia lotta. *Devo ammettere che le tue lezioni di pilates sono servite a qualcosa.* Constatò Arthur. -E tu che dicevi che le mie lezioni di pilates erano inutili….Bene, il mio compito è finito. Adesso tocca a te. Ricordati cosa ti ho detto, e vedi di stare nei tempi.  Ah, mi stavo quasi dimenticando. Ho incantato ogni porta, finestra e giardino di casa, così anche se tentassi di entrare non ci riusciresti comunque. Buona fortuna!- *Aspetta cosa??* e così dicendo rientrò in casa, lasciando Arthur da solo davanti alla porta di casa.

  
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