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Autore: Journey    27/03/2020    3 recensioni
Che cosa succederebbe se Lucifer e Chloe si fossero incontrati quand'erano ragazzi per poi perdersi di vista e ritrovarsi solo da adulti? E che cosa succederebbe se nei loro giorni di gioventù avessero avuto una figlia che hanno rincontrato solo dopo diciotto anni? In questa FF un po' AU, un po' OCC, e sicuramente What If? i nostri protagonisti si troveranno a fare i conti con questa nuova nuova situazione.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 27 B


Lucifer atterrò sulla sabbia bollente del deserto californiano, sollevandola dal terreno. Abbi lo guardava totalmente trasformata nella sua forma oscura. In quel preciso istante il diavolo assunse la sua forma più primitiva. Non le avrebbe permesso di rovinarsi l’esistenza come aveva fatto lui, l’avrebbe fermata. Le voleva troppo bene e avrebbe fatto di tutto per tenerla al sicuro e lontana dall’ira divina.
 
“Lucifer sei troppo permissivo con lei. E lei lo sa bene, l’ha capito” disse Chloe guardandolo severa.
“Ma che dici? Non lo sono per niente” negò lui sedendosi alla punta della scrivania della detective.
“Oh, ma dai!” esclamò lei.
“Detective non so di cosa parli. Sono sincero” continuò lui.
“La scorsa settimana le ho chiesto di rimandare l’uscita con Lucas perché ero al lavoro e non c’era nessuno che potesse badare a Trixie. Te lo ricordi?” domandò la donna.
“Sì, procedi...” rispose ancora confuso il diavolo.
“È venuta a dirti quanto fosse dispiaciuta di dover rimandare il suo appuntamento con Lucas per dover badare a Trixie e tu cosa hai fatto?” chiese Chloe.
“Sono andato a badare a Trixie al posto suo” rispose ingenuamente Lucifer.
“Esatto. Questo è esattamente ciò che intendevo” sorrise lei guardandolo dolcemente.
 
Abigail gli andò in contro decisa e tentò di sferrargli un pugno in pieno volto.
 
“Lo sai Abbi, per qualunque cosa io sono qui” le disse Lucifer prendendole la mano.
“Lo so, Lucifer. Lo so. E sono contenta che non sei lo stronzo che credevo che fossi” affermò la ragazza sorridendogli e tirando un morso al trancio di pizza che aveva in mano.
Lucifer la guardò allibito e lei scoppiò a ridere con la bocca ancora piena.
“Neanche tu sei tanto male” continuò lui cercando di ribaltare la situazione, senza risultati efficienti.
Abigail all’improvviso si fece seria. Poggiò il trancio di nuovo nel cartone e si affrettò a mandare giù il boccone. Guardò Lucifer seduto anch’egli sul tappeto dall’altro lato del tavolino in vetro nella sua Penthouse.
“Sai è davvero bizzarro. Un mese fa non avevo la più pallida idea di chi foste e soprattutto non avevo una famiglia. Non avevo nessuno che tenesse a me a parte Janet. Non avevo una madre che mi desse un bacio prima di uscire al mattino. Non avevo una sorella che mi chiedesse di giocare con lei o di poterle insegnare a fare le trecce olandesi. Non avevo un padre che cercasse di allontanare da me chiunque cercasse di rimorchiarmi” disse la ragazza guardando il padre.
Lucifer rimase in silenzio davanti a quella riflessione di sua figlia. Di quella ragazza che per diciott’anni era stata sua figlia, ma di cui non conosceva l’esistenza fino a poco tempo prima. Si chiese – proprio in quel momento – se fosse all’altezza di quel ruolo e, per un secondo, ebbe paura.
 
Ma lui si scansò abilmente e le nocche della ragazza colpirono l’aria densa e affannosa di quella calda giornata.
 
“Si muore di caldo. Ma dove stiamo andando?” domandò Abigail trascinando la sua borsa da mare sotto il sole cocente di Los Angeles.
“Al mare, ve l’ho detto” rispose Lucifer.
“Ma stiamo camminando da ore. A Los Angeles c’è mare ovunque, perché stiamo facendo tanta strada?” domandò ancora la ragazza.
“Perché voglio portarvi in un posto speciale. Una volta ci si poteva accedere con l’auto e a quei tempi non avreste dovuto camminare così tanto” continuò il diavolo.
“Beh forse è il caso di andare in una nuova spiaggia” si intromise Trixie afferrando la mano di Lucifer e camminandogli accanto.
Lui la guardò infastidito da quel gesto e cercò di allentare la sua presa, ma la bambina non sembrava disposta a cedere.
“No, la spiaggia in cui stiamo andando è meglio” continuò il diavolo rispondendo alla più piccola e rassegnandosi all’idea di doverla tenere per mano.
 
“Beh è tutto qui?” domandò Abbi lasciando cadere la sua borsa sulla sabbia rovente.
“Ti sembra poco?” chiese Lucifer mettendosi le mani sui fianchi e guardando soddisfatto il panorama che gli si stagliava di fronte.
Non c’era nulla di diverso dalle altre spiagge, la preferenza era dettata dalla semplice emotività che quel luogo risvegliava in lui. Quella era la stessa spiaggia in cui lui e Chloe si erano dati il primo bacio. Era lo stesso luogo in cui le aveva promesso che avrebbero messo radici. Lo stesso in cui avrebbero comprato casa e fatto progetti per il futuro. Quel futuro che cominciava ad apparirgli luminoso. Quei progetti, proprio quel giorno, stavano per concretizzarsi.
“A me sembra una spiaggia come le altre” commentò Trixie prendendo le parti della sorella.
“Ma non lo è” rispose Lucifer stufo sbuffando teatralmente. Poi si girò e indicò la villa lussuosa alle sue spalle. “Vedete quella villa?” domandò.
“Sì”, risposero all’unisono le due.
“Beh, l’ho appena comprata. Presto sarà casa nostra. È una sorpresa per la detective, perciò non dovete dirle nulla” disse lui fiero.
“Non diremo nulla, ma questo significa che dovremo fare ogni volta tutta questa strada per andare da qualche parte?” domandò Trixie sbarrando gli occhi.
“No, sciocchina! Fino a quando non avrò le chiavi e dunque sarà completata la vendita la strada che dalla casa porta alla spiaggia è proprietà privata” rispose lui come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
La bambina lo guardò confusa, poi gli sorrise e gli prese di nuovo la mano.
“È davvero stupenda, papà” aggiunse Abbi e il viso di Lucifer si illuminò di nuovo.
 
Lucifer immediatamente le fermò il braccio con una mano e glielo portò dietro la schiena.
 
“In piedi Abigail, in piedi!” esclamò Lucifer guardando sua figlia al tappeto.
Le aveva promesso che le avrebbe insegnato a combattere, a difendersi. Le aveva promesso che si sarebbero allenati. Ora che aveva scoperto di essere un angelo e aveva ricevuto le ali, doveva imparare a combattere, esattamente come avevano fatto tutti gli angeli.
“Non possiamo fare una pausa?” domandò la ragazza.
“Pensi che un demone che ti attacca ti conceda una pausa? No. Approfitta della tua stanchezza per ucciderti. Perciò no. Niente pausa!” continuò Lucifer tirandosi su le maniche della felpa.
Ecco, quello era un look insolito per lui. Non avrebbe indossato degli abiti comodi e sformati neanche sotto tortura, eppure per sua figlia si era concesso questa terribile caduta di stile.
Abigail si mise in piedi e cercò di sferrare un pugno al suo avversario. Ma Lucifer era svelto e, prima che potesse accorgersene si ritrovò in ginocchio e con il braccio dietro la schiena. La mano del padre aveva catturato il suo pugno e l’aveva reso innocuo.
“E va bene, mi arrendo” disse la ragazza alzando lo sguardo verso il padre.
“Mia figlia non si arrende. Tu non ti arrendi, Abigail, mai!” rispose lui.
“E invece mi arrendo” rispose la ragazza liberandosi dalla sua presa e alzandosi.
 
Lei emise un gemito di dolore.
 
“Che c’è?” domandò Chloe chinando il viso di lato e osservando Lucifer.
Se ne stava sul divano, Trixie aveva la testa appoggiata sulle sue gambe e parlava con Abigail seduta sul tappeto. Lucifer dalla poltrona le osservava. Non aveva mai visto un quadro tanto dolce. Ehw, dolce! Ormai si stava rammollendo. Suo fratello aveva ragione, stava cambiando. Qualche tempo prima non avrebbe neppure minimamente pensato di passare una serata in casa ad osservare e trovare dolci delle persone.
“C’è che sei fantastica con loro” commentò.
“Smettila” rispose lei imbarazzata. “Da quando sei così dolce? Da quando fai questi commenti?” domandò incuriosita la detective.
“Lo so, è incredibile. È veramente strano. Mi meraviglio di me stesso. Anzi, che dico, sono terrorizzato da me stesso” rispose lui inorridito.
“È inutile, è caduta la maschera. Sei una brava persona, papà, non puoi che rassegnarti” si intromise Abigail sorridendogli.
“Mai!” rispose lui aggiustandosi la giacca.
 
Poi girò il viso verso suo padre ed emise un urlo così forte che il diavolo si piegò sulle ginocchia cercando di coprirsi le orecchie con le mani.
 
“Luci, io te lo dico! Tua figlia è un portento. Quella ragazza ha una forza sovraumana. Il che è normale considerato che è figlia del diavolo. Ma c’è un’altra cosa, una cosa che non ha nessuno di noi: è la sua voce. Fratello la sua voce è potentissima” disse Amenadiel incrociando le braccia al petto.
“Non mi offendere! Ho una bella voce anche io, devi sentire la mia versione di Creep, ti farà venire la pelle d’oca. Te lo assicuro, fratello” affermò Lucifer.
“Non intendo quello, Luci. La sua voce è un’arma” continuò l’angelo.
“Di che diavolo stai parlando?” domandò il diavolo confuso.
“Luci, prima durante l’allenamento Abigail ha lanciato un urlo e ti ha spaccato diverse finestre” disse lui “Aspetta, le hai notate le finestre, vero?” domandò a quel punto.
“Sì, le ho notate... certo” rispose immediatamente Lucifer guardandosi attorno.
La realtà era che non ci aveva fatto minimamente caso. Ma non volle dare a suo fratello un’occasione per lamentarsi di lui.
“Sì, come no... Comunque, Luci è stata lei. Le è bastato un urlo. Ha frantumato quel vetro come fosse... una banshee, è stato davvero interessante”
“Oh non mi verrai a dire che la mia Abigail è un personaggio mitico inventato da gente annoiata?” rise Lucifer.
“No, no. Non esistono le banshee lo sappiamo tutti, dico solo che la sua voce è un’arma, proprio come loro. Lei è mezza umana e mezza angelo. Anzi, mezza miracolo e mezza angelo. E un po’ diavolo?” Amenadiel cominciò a ragionare ad alta voce. “Ad ogni modo, Luci, è straordinaria”
“È mia figlia, è logico che lo sia” rispose lui strafottente.
 
Approfittando di quel momento di debolezza gli sferrò un calcio sul fianco.
 
“Janet non so che altro dire, mi sento incredibilmente fortunata” disse Abigail sdraiata sul suo letto a pancia in giù mentre parlava al telefono con la donna che l’aveva cresciuta e sfogliava un libro.
“Sono felice per te, tesoro. Te la meriti una famiglia che ti ami. E sono contenta che tu abbia ripreso a studiare. Sono sicura che sarai bravissima” disse la donna.
“Non posso affermare con certezza di esserlo, lo sai non mi piace auto valutarmi. Ma mi piace ciò che sto studiando e sono intenzionata a dare il meglio fino alla fine”
Lucifer entrò in stanza. Abigail gli fece un cenno col capo e continuò la sua chiamata indisturbata da quella presenza. L’uomo si sedette sulla sedia girevole della ragazza e prese a girare guardando il soffitto.
“Non appena avrai dato l’esame, passa a trovarci, ci manchi” disse Janet.
“Lo farò. Ora devo andare” continuò Abbi.
“Ti voglio bene, tesoro”
“Ti voglio bene anche io, Janet” rispose lei prima di attaccare il telefono e voltarsi a guardare Lucifer ancora impegnato a guardare il soffitto e girare con la sedia. “Se continui così ti verrà il mal di mare”
“Stai forse dimenticando che sono il diavolo, a me non viene il mal di mare” rispose altezzoso il diavolo.
“Oh beh, ma c’è il fattore che ti rende umano a casa, non lo sapevi?” domandò Abbi divertita.
“La detective è qui?” domandò Lucifer fermandosi. “Oh ma certo che è qui” continuò rendendosi conto che gli girava la testa.
Abigail rise.
“Come mai sei qui?” gli domandò.
“Volevo passare un po’ di tempo con mia figlia” rispose lui sorridendo.
 
Lucifer cadde lateralmente.
 
“Lucifer! Lucifer svegliati” disse Chloe scuotendo l’uomo addormentato accanto a lei.
“Detective ancora cinque minuti” si mormorò lui.
“No, Lucifer, adesso! Se ti vedessero le ragazze come glielo spiegherei?” domandò ancora la detective riprendendo a scuoterlo.
“Abbi ci ha già visti, detective e alla mostriciattola potrai dire che abbiamo fatto un pigiama party” rispose con voce rauca e poi girò la testa dall’altro lato.
“Lucifer è vero, Abbi ci ha visti ma potrebbe aver pensato che è stata una cosa da una volta sola. Non voglio che si facciano strani pensieri” disse la donna.
“Che strani pensieri? Che andiamo a letto insieme? Beh, è vero.”
“Potrebbero pensare che siamo tornati insieme e crearsi delle aspettative” disse lei scuotendolo ancora.
“Senti detective!” esclamò lui mettendosi seduto. “Sono troppo assonnato per avere qualunque tipo di conversazione razionale. Credo che questa storia delle ragazze sia, in realtà, la proiezione di una tua paura. E mi viene da chiedermi, non sarai forse tu quella che si è creata delle aspettative e ora hai paura che io ti deluda?” domandò scocciato.
“Forse sì, Lucifer. Forse sono io quella che si sta creando delle strane aspettative. Ma so anche che questa cosa che c’è tra noi non ha un nome e ho paura che da un momento all’altro te ne andrai lasciandomi e lasciandoci qui e dovrò essere io a spiegare tutto alle ragazze” rispose la detective.
“Beh, se le pensi così, allora forse è meglio che io vada” rispose lui offeso. Si alzò, si infilò velocemente i pantaloni e, con la camicia ancora sbottonata, la giacca appoggiata al braccio e le scarpe in mano, uscì dalla stanza.
Chloe lo seguì giù per le scale. I rumori avevano svegliato Abigail che si affacciò alla porta della sua stanza e, quando i suoi genitori apparvero alla fine delle scale, parlò.
“Che diavolo state combinando? Dove te ne vai a quest’ora?” domandò la ragazza assonnata.
“Me ne sto andando via” rispose lui con lo stesso tono offeso che aveva rifilato alla detective. “Come faccio sempre, vero detective?” continuò rincarando la dose.
“Lucifer aspetta! Dai, Lucifer torna su!” gli disse lei tirandolo per il braccio.
“No, grazie” continuò orgoglioso lui, senza, però, muovere un passo.
“Ascolta io voglio solo sapere cos’è questa cosa che c’è tra noi e se è il caso di renderla ufficiale. Voglio solo essere sicura che questa volta non te ne andrai. Questo è tutto ciò che mi basta sapere, dopodiché potrai stare qui tutte le notti che vuoi, ti darò persino uno spazzolino e un cassetto se lo vorrai” affermò sicura la detective addolcendo i toni.
Abigail dalla sua stanza li osservava in silenzio con lo sguardo ancora annebbiato e offuscato dal sonno dal quale era stata destata.
“E va bene, se proprio devi, allora definiamo questa cosa che c’è tra noi” disse Lucifer annoiato da quella conversazione.
“Lucifer per una volta vorrei che anche tu esprimessi i tuoi sentimenti” cominciò a dire Chloe.
“Sentimenti, sì, questa è bella. Dinne un’altra detective” rispose lui istintivamente.
“Quando fai così non ti sopporto” lei si innervosì.
“Oh” sospirò frustrato lui “Io e te siamo due persone che tengono l’una all’altra. Due persone che vanno a letto assieme e che non vedono altre persone. Ecco cosa siamo” concluse.
“Dunque siete una coppia” s’intromise Abigail.
I due si guardarono e, quasi come due ragazzini, distolsero lo sguardo imbarazzati.
“Sì, credo sia quello il termine corretto” rispose Lucifer evitando lo sguardo della detective.
“Ok, bene ora che abbiamo chiarito questa questione, tutti a dormire. Non fate troppo rumore” concluse Abbi ritraendo la testa dalla sua stanza e chiudendo la porta.
 
Quando il suo corpo imponente toccò la sabbia, si alzò una polvere che le rese impossibile localizzare il suo nemico.
 
“Buongiorno papà Morningstar e mamma Morningstar” disse Karen entrando in casa e gettando lo zaino per terra. Si sedette sulla poltrona proprio accanto al divano su cui erano seduti Chloe e Lucifer e li guardò sorridenti.
“Per l’ennesima volta, Karen, io non sono mamma Morningstar” la corresse Chloe.
“Ah no? Ma credevo che foste tornati insieme dopo l’altra volta. Vi ricordate? Io e Abbi vi trovammo a letto insieme” cominciò a dire dilungandosi in tutti i dettagli della questione.
“Karen, Karen, Karen!” la chiamò la detective.
“Si mamma Morningstar? Ehm volevo dire Decker?” domandò la ragazza.
“Ti pregherei di non ricordarci quella storia, è già imbarazzante senza che ce la racconti ogni volta che ci vediamo”
“Ma dunque sei o no mamma Morningstar? E qualora tu non fossi mamma Morningstar mi dai il permesso di provarci con papà Morningstar?” domandò facendo un occhiolino e indicando con la testa Lucifer che la guardava con la stessa espressione inorridita da quando era arrivata.
Chloe rise e proprio in quel momento Abigail li raggiunse.
“Karen te l’ho detto, non puoi provarci né con mia madre né con mio padre. Sarebbe troppo strano e poi, sono tornati insieme. Quindi anche se lei tende a negarlo, è effettivamente mamma Morningstar. E poi, ti ricordo che tu hai un ragazzo che è pazzo di te” disse la ragazza.
“Oh poverino” commentò Lucifer “Ha scelto le pene dell’inferno ancor prima di morire” commentò serio guardando un punto indefinito.
“Un ragazzo? Chi? Che cosa? Insomma, guardali, tornerei single in un baleno se me lo chiedessero” continuò lei.
“Per carità, non succederà mai” commentò Lucifer e si guadagnò una leggera gomitata da Chloe.
“Matthew, tesoro” rispose Abbi ignorando completamente suo padre.
“Oh Matty, quanto è bello il mio Matty. Karen McMiller, suona bene, vero?” domandò la ragazza sognando ad occhi aperti.
“Ok, è partita, è meglio che la porti via. Voi due fate i bravi” disse Abigail tirando su da un braccio l’amica e portandola via.
 
Lui ne approfittò per coglierla alle spalle e sferrarle un colpo alle gambe.
 
“Bambina te l’ho già detto, non ti comprerò una torta al cioccolato” disse Lucifer guardando Trixie seduta sul sedile del passeggero della sua auto.
“E allora dirò a mamma dov’eravamo l’altro giorno” rispose la piccola dispettosa.
“Ah no, signorina, non mi lascerò corrompere da una mocciosa di tre anni” continuò l’uomo.
“Non ho tre anni e comunque se parlo, addio sorpresa” ribatté imperterrita la piccola.
“Oh stai bluffando” disse lui.
“No che non bluffo” rispose lei.
“Sì, invece” continuò lui.
“No, invece” aggiunse lei.
“Sì” continuò lui.
La piccola prese il telefono e, dopo aver cercato un numero, se lo portò all’orecchio.
“Pronto mamma?” disse. “L’altro giorno Lucifer ha portato me Abbi sulla spiaggia, ti ha comprato una casa. Sì, una casa vera. Dice che è quella che sta dove vi siete dati il primo bacio. No, mamma. Ti giuro che non sto scherzando. Ah, sorpresa” disse la bambina sorridente. Poi chiuse la telefonata e tornò a guardare Lucifer.
“Sei un demonio” disse lui inchiodando con l’auto e fermandosi.
“Te l’avevo detto” rispose la bambina.
“Ma non credevo avresti avuto il coraggio di farlo” spiegò lui.
“Ora sai che ne sono capace” rise la bambina.
“Mi hai rovinato la sorpresa” disse deluso il diavolo.
“Ah e va bene, non era lei, era Abbi” confessò la piccola.
“Tu... piccolo demonio” disse piacevolmente colpito lui.
“Ora che sai che ne sono capace, me la compri la torta al cioccolato?” domandò Trixie.
“Sì, penso che tu te la sia meritata”
 
Abigail si trovò di spalle a terra.
 
“Lucas è morto”
Tutto attorno a lei sembrava aver rallentato. Le voci erano confuse e ovattate e non riusciva a focalizzarsi su niente. Lucas era morto e più lo ripeteva a se stessa e più quelle parole sembravano perdere significato. Che cosa volevano dire? Che significava che Lucas era morto. Morto? Ma come morto? Lei lo aveva visto quella mattina. Lui era vivo. Perché le stavano mentendo? Perché suo padre le stava facendo questo? Perché le diceva tali cattiverie? Lucas morto? No, non aveva senso. E più ripeteva quelle parole e più perdevano qualunque importanza e diventavano solo suono. Un suono vuoto e sgradevole.
“Abigail dimmi qualcosa” la incitò Lucifer guardandola negli occhi con un’espressione che prima d’ora lei non aveva mai visto. Era compassione? Cos’era?
Lucas era morto. Il suo Lucas lo stesso che fino a quella mattina aveva baciato, quello che l’aveva coccolata tra le sue braccia, quello che amava, quello che le parlava. La sua voce, la sentiva così chiaramente nelle orecchie che non poteva essere morto, vero? Non poteva essere andato via se ancora la maglia che indossava conservava il suo odore. Non poteva essere morto. Non gli aveva ancora detto di amarlo e lo amava tantissimo. Lo amava così tanto.
E perciò si alzò. Si alzò e camminò fino alla porta. Vide sua madre nell’angolino con gli occhi gonfi di lacrime e, quando si voltò, suo padre le stava dietro.
“Dove vai, Abigail?” gli chiese lui visibilmente preoccupato.
“Vado a casa di Lucas, devo dirgli una cosa importante” rispose lei come se fosse la cosa più normale al mondo.
“Tesoro, Lucas è morto” le disse Chloe avvicinandosi e prendendole il viso tra le mani.
“Devo andare, mamma” le rispose lei sorridente. “Devo dirgli che lo amo. Non ce lo siamo ancora detti, ma lo sento. È già da un po’ che desidero dirglielo. Non posso aspettare che venga a prendermi stasera. Devo andare adesso. Capisci, vero?” chiese lei.
Chloe immediatamente l’abbracciò. La tenne stretta a sé.
“Io sono qui, tesoro. Non ti lascio, ok? Ti voglio bene, ti voglio un mondo di bene Abigail. Ma tu devi restare a casa. Lucas è morto e tu devi restare qui” disse la donna.
Ma Abigail era incredibilmente forte e sciolse quel contatto immediatamente. Guardò sua madre e le sorrise. Le diede un bacio sulla guancia e la sorpassò.
“Mi dispiace, Abigail ma non posso lasciarti andare” le disse Lucifer bloccandole la porta con un braccio.
“Che stai facendo? Fammi uscire devo andare da Lucas” domandò lei.
“No, tesoro. Lucas è morto” rispose lui.
“Dai smettila di essere geloso di me. Lo sai che ti voglio bene, a Lucas ci tengo davvero e lui tiene a me. Anzi, lo amo” rispose ancora lei sorridente.
“Abigail, Lucas è morto!” continuò Lucifer alzando la voce.
Lei guardò a lungo. Lo guardò e scosse la testa. E poi, come se pian piano venisse assalita dalla consapevolezza, una lacrima le scese sul viso. Fu la prima di tante altre. Si lasciò cadere sulle ginocchia. Lucifer immediatamente si mise davanti a lei e l’abbracciò. La tenne stretta mentre lei sfogava il suo dolore straziante.
 
Suo padre su di lei, le stava per sferrare un pugno in pieno volto.
 
“Abigail, se non dovessi sentirtela, se pensi di non farcela, in qualunque momento tu ce lo dici e noi ti portiamo via di qui, ok?” domandò Lucifer lasciando la mano di sua figlia.
“Sì, papà” rispose lei sorridendo ad entrambi i suoi genitori prima di dargli le spalle e avvicinarsi alla bara aperta di Lucas Fletcher.
Guardò al suo interno per dire addio per sempre al ragazzo che amava. Lo guardò e le sembrò di vedere uno sconosciuto. Quel colorito giallognolo non era lo stesso del suo Lucas. Quelle labbra livide non erano quelle che aveva baciato. Persino la sua cicatrice sembrava incredibilmente violacea. Guardò quel corpo senza vita e nulla le ricordava il suo Lucas. Non c’era più ormai là dentro. E chi, più di lei, avrebbe dovuto saperlo? Probabilmente adesso il suo amato se ne stava a nella Città d’Argento a sorseggiare una bevanda squisita mentre giocava a scacchi con qualcuno dei suoi zii che non aveva mai conosciuto. E fu in quel momento che un’idea le balenò in testa. Sarebbe andata lì, sarebbe andata nella Città d’Argento e se lo sarebbe ripreso. Sarebbe andata lì e si sarebbero ricongiunti. Lei era mezza angelo, entrare non avrebbe dovuto essere un problema. Perciò accarezzò quel volto segnato dalla morte e si chinò per baciare la sua fronte fredda.
“Verrò a riprenderti, te lo prometto” gli sussurrò “Ti amo” aggiunse.
Poi sentì una mano sulla spalla e quando si voltò vide i suoi genitori. Si spostò e lasciò che anche loro dessero l’ultimo saluto a Lucas Fletcher. Quando furono ormai lontani dalla salma, Chloe l’abbracciò stretta.
“Perdere un figlio è qualcosa che nessun genitore dovrebbe sperimentare, mai” disse.
“Non so che avrei fatto se fossi morta tu” commentò Lucifer.
“Lucifer!” lo riprese Chloe.
“Probabilmente saresti venuto a riprendermi ovunque mi trovassi” rispose Abigail seria.
“Sì, sicuramente” rispose Lucifer sorridendole appena.
“Vi voglio bene” disse Abbi.
“Te ne vogliamo anche noi” risposero entrambi.
 
Ma si fermò.
 
E fu proprio quel momento di debolezza che permise alla ragazza di ribaltare la situazione e, quando si ritrovò su di lui, non fu altrettanto clemente. Gli sferrò un colpo deciso dritto sul volto facendogli perdere i sensi. Mai nessuno era riuscito a metterlo k.o. con così tanta facilità, ma quando si trattava di sua figlia, Lucifer diventava un rammollito. Lo avevano capito tutti e lo aveva capito anche Abbi. O forse la questione era semplicemente più complicata di così.
   
 
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