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Autore: sangueoro    28/03/2020    2 recensioni
Klaus e Caroline a spasso nel tempo?
Quali saranno i risultati delle loro avventure?
Dopo la morte di Klaus, Caroline deve fare i conti con i suoi sentimenti irrisolti e nel frattempo cercare di salvare le sue figlie dalla fusione.
Riuscirà a trovare la soluzione e a cambiare il destino del suo "ultimo amore"?
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre stavano percorrendo la strada che da Grosvenor Square portava alla Temple Church, Caroline osservava il suo compagno di viaggio… 

Erano passati cinque giorni dal ballo di debutto di Rebekah e la donna era sicura che nessun altro avesse notato il cambio di atteggiamento dell’uomo nei suoi confronti. Klaus da quella sera si era mostrato sempre gentile ed affabile con lei, agli occhi del mondo niente era cambiato tra loro due… invece era cambiato tutto! 

Dagli occhi del vampiro era sparita la scintilla, quel modo tutto suo di guardarla che la faceva sentire speciale.

Era esattamente quello che Caroline voleva… era quello il suo intento quando, con il volto nascosto nel suo fiocco, aveva pensato a quella storia… a metà tra finzione e realtà. 

Era vero che Caroline era stata sposata con un uomo che amava e anche che tra Stefan e Klaus c’era stata una grande amicizia.

Da quello che le avevano raccontato, era vero che l’Originale si era innamorato di Camille e si era sentito responsabile per la sua morte.

Il resto erano solo bugie, però si fondevano così bene con la verità da sembrare plausibili… e infatti Klaus ci aveva creduto.

Allora perché non riusciva a dormire la notte?

Perché non faceva altro che pensare a quelle meravigliose labbra che sfioravano le sue davanti ai tavoli del rinfresco?

Alle spalle possenti sotto l’abito da sera, all’odore della colonia, ai capelli che gli si muovevano intorno al viso quando la faceva piroettare e che cambiavano colore a seconda di come venivano illuminati dalla luce delle candele, alle gambe muscolose che si muovevano in armonia con le sue, al palmo della mano appoggiato sul suo petto.

Alla erezione, forte, possente, vigorosa che aveva sentito crescere contro il suo corpo…

La vettura si era fermata sul sagrato della chiesa, Klaus non aveva voluto sentire ragioni, avevano usato la carrozza ducale e i valletti che ora si accingevano ad agganciare la scaletta erano i loro fidati servitori.

«Il Duca e la Duchessa hanno sentito la necessità di una preghiera serale, chi potrebbe trovare questa cosa sospetta, Caroline?».

Quella era un altra cosa che era cambiata, il vampiro aveva preso l’abitudine di rivolgersi a lei con il suo nome, evitando accuratamente di chiamarla Love … ed era la cosa che la feriva di più.

 

«Il mio ruolo oggi si limita a farvi viaggiare» stava spiegando Morgan mentre li precedeva nella cappella sotterranea «l’epoca che visiterete è molto recente, il 1993 e degli abiti se ne è occupata Bonnie. E’ stato sufficiente andare al mercatino dell’usato di Camden Town, vi spiegheranno tutto loro… ci vediamo tra pochi minuti nel 2020» terminò la strega facendogli segno di iniziare le fasi preparatorie per l’incantesimo.

 

«E’ buffo… ma in un qualche modo mi commuove».

Erano state le parole che Klaus aveva sentito ancora prima di aprire gli occhi e ritrovarsi davanti Rebekah che in piedi e con le mani sui fianchi lo stava guardando.

«Ma come ti sei vestita?» domandò sconcertato l’uomo.

«Ciao anche a te, Brother!» sghignazzò la donna prima di guardarsi il mini abito che la strizzava facendo risaltare ogni curva «E’ un piacere rivederti e starti a sentire mentre come al solito mi disapprovi!».

«Becca…» mormorò Caroline che si stava riprendendo.

«Rompiscatole!» gridò la vampira originale andandole incontro e abbracciandola con trasporto «Ma fatti guardare! Sei uno spettacolo vestita così!».

«Tu invece sei indecente» commentò Klaus.

«Quando si è accesa la candela ci stavamo preparando per andare a ballare» fece un’alzata di spalle Rebekah «La missione era prevista per domani…»

«Eravamo pronti, non aveva senso aspettare» spiegò Morgan.

«Ma che ci fai a Londra?» chiese Caroline che si era ripresa completamente e stava salutando le sue amiche.

«Sono venuta per passare un po’ di tempo con loro» spiegò gioviale Rebekah indicando con un cenno del viso le altre ragazze.

«Vogliamo procedere?» chiese infastidito Klaus continuando a guardare disgustato l’abbigliamento della sorella.

«Texas, Stati Uniti, 1993» iniziò ad esporre Keelin «il contesto è conosciuto a tutti come l’assedio di Waco».

«Mi pare di aver letto qualcosa a riguardo» commentò Caroline «Il guru che si era assediato con i suoi adepti…»

La licantropa annuì «David Koresh, pseudonimo di Vernon Wayne Howell, profeta e capo spirituale della setta dei Davidiani, costola della chiesa cristiana avventista del settimo giorno, dalla quale si erano separati quando lui ha proclamato di essere il messia.

E’ morto nell’incendio della loro fattoria, per l’appunto a Waco in Texas, insieme ad altri 53 adulti e 21 bambini, dopo 51 giorni di assedio da parte dell’FBI».

«Bene…» commentò il vampiro originale «Non ho proprio capito di che parlate! Cosa è una chiesa cristiana avventista del settimo giorno? E il Texas e l’efbiai?»

«Il Texas è uno degli stati federati americani» spiegò Freya «Non lo conosci perché è stato annesso nel 1845, fino a qualche anno prima era ancora una colonia spagnola… non è lontano dalla Louisiana».

Klaus annuì.

«FBI è un acronimo» continuò la strega originale «ovvero un nome formato con le iniziali di altre parole, in questo caso sta per Federal Bureau of Investigation, che per spiegartela in maniera semplice è una polizia che ha competenza in tutti gli stati federati americani… quindi con poteri più ampi rispetto ai poliziotti locali».

Il fratello annuì di nuovo «Per setta intendete un gruppo di persone… giusto?».

«Sì» rispose Caroline «i seguaci di un’idea, in questo caso una dottrina religiosa. Nel corso degli anni ne sono nate un’infinità, nella maggior parte dei casi studiando attentamente la bibbia e analizzando in maniera approfondita alcuni passi, ci leggono delle verità nascoste  e si convincono di aver avuto il dono di interpretarle nella maniera più veritiera, la chiesa cristiana avventista del settimo giorno è solamente una delle tante e David Koresh è uno dei tanti che si è autoproclamato un illuminato…».

«Praticamente un pazzo egocentrico…» ponderò Klaus.

«Non avevo dubbi che avresti compreso immediatamente la sua psiche» commentò Rebekah «tra simili ci si riconosce al volo».

«E non ho ancora cominciato a spiegare le sue idee!» sghignazzò Keelin ricevendo un’occhiataccia dal vampiro.

«Allora…» continuò la licantropa «Koresh sosteneva di essere stato scelto direttamente da Dio per procreare una stirpe quanto più ampia possibile al fine di creare una "Casa di Davide”. Tutte le donne che entravano nella comunità dovevano divorziare dai propri mariti con un rito ufficiato dallo stesso Koresh e si mettevano a disposizione per facilitare l'avveramento del disegno divino».

«Aspetta…» la interruppe Klaus «se ho capito bene… lui andava a letto con tutte le sue fedeli perché glielo ha detto Dio?»

«Si…» confermò Keelin «per tutti era proibito fare del sesso, solo lui poteva… ».

Klaus scoppiò a ridere «Non era un pazzo… era un genio!».

Le donne nella stanza lo fulminarono con lo sguardo.

«All’inizio del 1993» continuò il resoconto Keelin «il governo degli Stati Uniti cominciò ad indagare su Koresh e su quanto stesse accadendo davvero dentro al ranch. Un fuoriuscito della setta sosteneva che il leader fosse in possesso di armi illegali, dopodiché si formularono anche altre ipotesi di reato, come l’abuso di alcool, droga e anche di pedofilia, si decise quindi per una perquisizione dei locali.».

«Pedofilia?» chiese Klaus.

«Significa… »

«Dal greco… παῖς, bambino e φιλία affetto» la interruppe l’uomo «So perfettamente cosa significa, Caroline».

«Tra le "mogli" di David Koresh c’erano bambine di dodici anni…» mormorò Keelin in risposta.

Dopo qualche secondo di silenzio la licantropa tornò al suo resoconto.

«Il 28 febbraio 1993 una squadra di agenti federali giunse a Waco, al Mount Carmel Center, la fattoria dei davidiani, per iniziare la perquisizione… le cose però si complicarono e ci fu una sparatoria tra le due parti.

Morirono 6 davidiani e 4 federali e altre 16 persone rimasero ferite.

Gli agenti sopravvissuti si misero al riparo e chiamarono i rinforzi, da quel momento iniziò un assedio durato 51 giorni.

Il 19 aprile 1993 gli agenti dell'FBI e i reparti scelti della “Delta Force” utilizzarono veicoli corazzati e carri armati pesanti per circondare la setta religiosa, non lasciando ai suoi componenti nessuna possibilità di fuga. Furono usate anche un alto numero di granate contenenti Gas CS , un gas altamente infiammabile che sarebbe esploso con il successivo utilizzo di componenti incendiari. Tutti i palazzi che componevano il ranch bruciarono totalmente, morirono settantacinque persone tra uomini, donne e bambini, mentre nessun federale rimase ucciso.

All'interno della comune vennero rinvenute 305 armi automatiche di appartenenza della setta, tra cui AK47 e AR15 modificati.».

Tutte le persone presenti nella stanza avevano ascoltato il resoconto in assoluto silenzio, fu Klaus a spezzarlo con una serie di considerazioni.

«Presuppongo che Delta Force sia il nome di un reparto militare… veicoli corazzati e carri armati pesanti, con un po’ di fantasia riesco a immaginare cosa siano, ho abbastanza nozioni di fisica e termodinamica per sapere cosa sia un gas, benché non sappia cosa significhi Gas CS».

«E’ un gas urticante» gli rispose Bonnie «comunemente chiamato Gas Lacrimogeno e viene usato molto spesso dalla polizia per mantenere l’ordine pubblico, causa bruciori, lacrimazioni… senso di disorientamento».

L’uomo annuì «Ranch… credo sia un altro modo per chiamare una fattoria e tutte quelle lettere e numeri, reputo siano la tipologia delle armi trovate… automatiche?»

«Delle armi che posso sparare tanti proiettili uno di seguito all’altro» spiegò Caroline.

«Ok, ora la domanda è… perché ci interessa tutta questa storia?» chiese il vampiro.

«Justine Jensen, da tutti chiamata Stage» rispose Morgan «nata a Los Angeles, si è trasferita con la famiglia a Washington D.C a causa del lavoro del padre, un diplomatico che si occupava di politica estera, ma che in realtà era un agente della CIA, è un altro acronimo Klaus» si interruppe rivolgendosi al vampiro «Central Intelligence Agency, un’agenzia del tutto simile all’FBI ma che rivolge le sue attività all’estero…».

«Spionaggio…» asserì l’uomo.

«Esattamente» replicò la donna «Il padre è stato ucciso durante una missione non ufficiale, visto che era in territorio americano, pertanto la sua morte era avvolta in un alone di mistero e verità non dette. Stage ha trovato conforto nella preghiera per affrontare la sua morte … praticamente il quadro psicologico perfetto per essere attratta da un uomo carismatico come David Koresh… la cosa che ci serve da Stage è un regalo che il padre le ha portato da una missione in Afghanistan… una meravigliosa e preziosissima Kunzite rosa».

Morgan mostrò a Caroline e Klaus una fotografia che ritraeva una sorridente ragazza in abito da cocktail e che al collo aveva una lunga catenina con appesa una pietra rosata.

«Le persone che entravano in comunità» continuò la strega «non solo dovevano troncare tutte le relazioni personali e sentimentali ma dovevano donare anche tutti i loro beni, ma Stage non ha devoluto la Kunzite alla setta, ne siamo certi perché non è stata venduta e non è stata trovata nella cassaforte del Mount Carmel Center. Stage teneva moltissimo a quel dono del padre e aveva trovato la maniera di tenerla sempre con sé…»

Morgan mostrò un’ altra foto della ragazza.

«E’ una delle foto scattate dagli agenti federali durante le loro indagini» spiegò la strega «Come potete vedere Stage indossa un “Chiama Angeli”: si tratta di una collana molto particolare che protegge le donne in gravidanza e i loro piccoli, il ciondolo di forma sferica è grande abbastanza per celare la Kunzite.»

«E non è stata trovata sui resti di Stage?» domandò Caroline.

«La fotografia e il buonsenso» rispose Morgan «ci suggeriscono che la sfera doveva essere di un metallo non prezioso, probabilmente argento… ma forse addirittura in peltro, un metallo che alle alte temperature dell’incendio verosimilmente si è fuso addosso alla Kunzite. L’unica cosa certa è che non se ne è trovata traccia, potrebbe essere in qualche deposito federale… o sepolta».

«Ok…» annuì Klaus «possiamo andare» proclamò muovendosi.

Morgan sorrise «Con le antenate e poi con le ragazze qui a Londra, abbiamo discusso molto per trovare la data più opportuna per andare a recuperare la pietra».

«In un qualunque momento dopo che è arrivata…» allargò le braccia il vampiro.

«Come ben sai siamo molto attente quando si tratta di intervenire su eventi passati, abbiamo fatto molte congetture, immaginandoci gli scenari più improbabili… ad esempio Stage potrebbe aver confidato a qualcuno dell’esistenza della pietra, non parlo necessariamente delle persone all’interno della comune … ci siamo convinte che non si può sottrarre prima del giorno dell’inizio dell’assedio, la cosa più sicura sarebbe farlo pochi minuti prima dell’incendio… ma non possiamo farvi passare 51 giorni nel 1993!

Qualche attimo prima che si isolino dal mondo pensiamo sia un giusto compromesso…»

«Quale è il piano?» chiese Caroline.

«Arriverete il 27 febbraio, vi presenterete come dei nuovi seguaci, un fratello e una sorella… passerete la giornata e la nottata con loro, così avrete il tempo per prendere la pietra ed individuare queste persone»

Klaus prese un foglio con una lista.

«Sono i nove sopravvissuti al rogo» spiegò Morgan «e gli undici bambini che hanno fatto uscire durante l’assedio, ovviamente è più sicuro soggiogare tutti e dovrete farlo… ma le persone sono tante e potrebbe sfuggirvi qualcuno, chi è su quella lista invece è di vitale importanza che non si ricordi di voi.»

«Certo…» annuì Caroline.

«Alle 9,30 del 28 febbraio arriveranno i federali… dovete approfittare della confusione che si creerà quando li avvisteranno e andranno a prendere le armi, per uscire ed andarvene»

«Tutto chiaro» annuì Caroline.

«Klaus, dovrai passare un giorno nel 1993» si fece avanti Bonnie «al Mount Carmel Center vivono in un modo piuttosto spartano, ma ci saranno lo stesso un infinità di cose che non conosci e sarebbe il caso che tu ci prenda un po’ di confidenza. Io e Freya abbiamo girato in lungo e in largo moltissimi mercatini e qualcosa abbiamo trovato…»

«Sarà una cosa lunga e noiosa« si intromise Rebekah «e Caroline non ha bisogno di farla… io invece ho la necessità di parlarti, in privato…» si rivolse all’amica.

«Non vi potete allontanare troppo!» si raccomandò Morgan «so che la Chambre de Chasse sembra non avere confini, ma li ha…».

«Rimarremo nel paraggi.» promise la vampira Originale.

Caroline sembrava un po’ titubante.

«Vieni» la prese per un braccio Rebekah «non c’è niente in quella accozzaglia di reperti archeologici che tu non abbia già visto o usato…».

 

«Allora?» domandò Rebekah quando già stavano passeggiando da qualche minuto.

«Sto aspettando che mi dici quello che volevi dirmi» replicò Caroline «e non ti nascondo che sto cominciando a preoccuparmi, perché sembri riluttante ad iniziare il discorso!».

L’Originale la guardò di traverso «Sono io che sono preoccupata! A malapena ti guarda e a stento vi parlate!».

Care alzò gli occhi al cielo sbuffando.

«Senti!» attaccò di nuovo l’amica «Prima che arrivaste mi ero pregustata questo momento, mi dovevi raccontare nei dettagli cosa avevi provato quando lo hai visto… cosa vi eravate detti…».

«Certo che hai una bella faccia tosta!» la interruppe l’amica «Ti sembra quello il modo di reagire di fronte ad un fratello che è morto da un anno?».

«Non ti immischiare nelle dinamiche tra me e Nik!» scosse la testa Rebekah «Noi ci relazioniamo così! Si sarebbe sconvolto se lo avessi abbracciato in lacrime! E ti posso assicurare che le ho versate, copiose… in privato, nel momento esatto che Freya mi ha detto cosa avresti fatto per lui… per noi… grazie Caroline».

«Non devi ringraziarmi, salvare lui ed Elijah è semplicemente un incentivo in più… ovviamente la gioia di vedere crescere Josie e Lizzie era già uno stimolo sufficiente, ma riavere indietro lui sarà il mio premio… quello che mi aspetta alla fine di tutta questa difficile esperienza…».

«Esperienza che sarebbe molto meno difficile se gli dicessi cosa siete! Cosa lui prova per te… e tu per lui!».

Caroline scosse la testa «Mi sembrerebbe di tradirlo…».

«Chi?»

«Klaus!»

Rebekah si immobilizzò «Con chi? Con se stesso? Sono abbastanza sicura che ti perdonerebbe» scoppiò a ridere.

«Non se lo merita! Non ce lo meritiamo! Non dopo tutto questo tempo…»

«Perdonami Care, ma non ti seguo…»

«Non se lo ricorderebbe!» sbottò Caroline «E si merita di sentirmi confessare che aveva sempre avuto ragione… che mi nascondevo dietro i nostri battibecchi, che non ero terrorizzata da lui, ma soltanto dal biasimo delle persone che ci circondavano…».

«In effetti quando gli hai detto che lui non era mai stato il cattivo della tua storia, potevi essere meno vaga e più esplicita!» la rimproverò Rebekah «E potevi concedergli qualcosa di più di un semplice bacio come saluto prima che si uccidesse».

«Avremo una seconda opportunità e voglio che lui si ricordi ogni secondo, ogni singola parola… glielo devo…».

«Odio ammetterlo, ma ha un senso…».

Dopo qualche minuto di silenzio, mentre camminavano sulla via del ritorno, Rebekah parlò di nuovo.

«Quello che mi lascia sgomenta è che Nik non si sia innamorato di te alla prima occhiata, come gli era successo la prima volta che ti ha conosciuta… sono un po’ delusa da lui!»

«Non esserlo… » sospirò Caroline, dopo di che le raccontò come erano andate le cose e quello che aveva dovuto fare per tenerlo alla larga.

«Ma come ti è venuto in mente?» la sgridò la vampira originale.

«Mi devi raccontare di Camille… nel caso lui ritorni sul discorso».

«Ma sei impazzita? Non sono cose che ti riguardano! Non tocca a me rivelarti i particolari della relazione che Klaus ha avuto con un’altra! Lo farà lui se lo riterrà opportuno!».

«Per favore…» la supplicò Care.

«Ti somigliava!» la informò un po’ piccata Rebekah «E non solo fisicamente… aveva questo modo di fare un po’ da perbenista, che ti faceva sempre fermare a riflettere sulle tue azioni! L’unica differenza è che lei aveva una laurea che certificava di aver studiato per farlo, non si era improvvisata maestrina di vita come te!»

Caroline stava per ribattere a tono quando notò Freya che gli stava venendo incontro.

«Mi ha subissato di domande su Camille!» esclamò quando le raggiunse «Non eravamo d’accordo sul fatto che non dovevi parlargli di lei?».

«Ho dovuto farlo…» sussurrò Caroline.

Rebekah in maniera enfatica e irritata fece una sintesi delle rivelazioni che Care si era sentita in dovere di fare, sorvolando sui motivi.

«Ma sei impazzita?» le chiese la strega Originale.

«La stessa cosa che le ho detto io!» chiarì la sorella.

«Hai riflettuto sul fatto che Lucien Castle nel 1819 è in vita?» chiese Freya esasperata «E lo sono anche i fratelli De Martel? Hai idea di quanto ci metterebbe Klaus a capire tutto, se mai si incontrassero?».

«Come hai risposto alle sue domande?» chiese contrita Caroline.

«Mi sono dilungata sui particolari più romantici!» allargò le braccia Freya sempre più infastidita «Come si sono incontrati, dove la portava… cosa facevano insieme! Un infinità di fesserie! Per lo più frottole! Perché di certo io e lui non abbiamo mai avuto una conversazione su queste sciocchezze! Ma la cosa che mi fa arrabbiare di più …è che lui penserà che sono quel tipo di persona con la quale fare chiacchierate a cuore aperto parlando di problemi sentimentali!».

Rebekah cercò in tutte le maniere di impedirsi di scoppiare a ridere, anche Caroline nonostante la situazione aveva qualche difficoltà a restare seria «E non ti ha chiesto come è stata uccisa?».

«Certo che l’ha fatto!» replicò Freya «Gli ho raccontato sommariamente di questa società creata dai vampiri più antichi che volevano uccidere tutta la famiglia, ma gli ho anche detto che non abbiamo mai saputo con esattezza chi l’avesse trasformata in una vampira e neanche chi le avesse iniettato un veleno di licantropo che lui non era in grado di guarire… bisogna sempre rimanere il più possibile fedeli alla realtà quando si decide di raccontare una storia di fantasia! E se ci aggiungi tutta la filippica delle antenate sul fatto che non bisogna cambiare la storia… spero che se ne stia buono per un po’!».

Caroline annuì.

«Ma non durerà!» le puntò un dito contro la strega originale «E’ Klaus! Smonterà la mia favoletta pezzo per pezzo!».

Quando arrivarono a pochi metri dal portone Rebekah tirò per un braccio Caroline facendola fermare. «Hai bisogno di un’amica, mia cara… qualcuno con cui sfogarti, non puoi farcela da sola».

«Non voglio parlarne con Morgan…»

«Non stavo pensando a lei» ridacchiò Becca «ma ad una persona molto arguta, intelligente… dotata di senso critico e dell’umorismo, oltre ad essere bellissima e affascinate… ovviamente».

Caroline sorrise.

«Care, con lei non hai tutto il tempo che hai avuto con me per creare una connessione, ma sono sempre io… con tutte le maschere, le sovrastrutture e le scorze che uso per proteggermi, parla con me… ti garantisco che sono un’ottima ascoltatrice…».

Caroline annuì abbracciandola «Lo farò…» promise.

 

«Sei pronto?» esclamò Caroline.

«Finita la lezione di modernariato?» domandò nello stesso momento Rebekah.

«E voi due avete finito con i vostri segreti?» chiese beffardo Klaus.

«Una neo sposina ha bisogno di sfogarsi con la sua amica…» sorrise la vampira originale.

«Sposina?» chiese con voce strozzata Klaus

«Rebekah!» l’apostrofò nello stesso momento Caroline.

«Ops…» si portò una mano alla bocca la vampira originale sghignazzando «Non glielo avevi detto!».

Caroline scosse la testa con una smorfia.

 

«Mi porti sempre in luoghi molto suggestivi» valutò Klaus guardandosi intorno.

Una strada lunga e dritta tagliava in due una zona desolata, con pochissima vegetazione.

«Dove pensavi che vivesse una setta che predica la vita semplice ed essenziale? Al centro di Manhattan?» replicò insofferente la vampira «Sta arrivando una macchina, lascia fare a me» aggiunse slacciandosi un paio di bottoni della castigata camicetta che indossava sopra un paio di jeans.

«Ehi dolcezza» esordì il conducente che si era fermato sporgendosi dal finestrino.

Caroline gli sorrise maliziosamente, avvicinandosi un po’ ancheggiando ed abbassandosi per guardarlo negli occhi. «Sali…» mormorò qualche secondo dopo a Klaus che era rimasto stupefatto ad osservare la scena.

«Ma non ci serve!» fece il vampiro.

«Il paese più vicino è a 15 chilometri, pensi sia credibile che ci siamo fatti la strada a piedi? Più verosimilmente, ci siamo fatti dare un passaggio da questo simpaticone».

Klaus un po’ titubante passò davanti a Caroline che gli stava tenendo aperta la portiera del sedile posteriore.

«Non fare quella faccia» sghignazzò Care sedendosi accanto al conducente «Sembra quasi che non hai mai visto una macchina in vita tua».

«E tu allacciati quella camicia, ormai lo hai soggiogato» ribatté stizzito il vampiro.

 

 

L’atrio della struttura centrale del Mount Carmel Center era una baraonda, moltissimi bambini correvano eccitati lungo i corridoi.

«Siete arrivati in tempo per la preghiera che precede il pranzo» li informò Koresh.

Quando erano arrivati all’entrata del ranch, Caroline e Klaus avevano intercettato un uomo che stava caricando un furgone, si erano presentati e gli avevano riferito tutta la storia che avevano concordato a Londra: che avevano conosciuto David in uno dei locali dove lui amava suonare, che avevano avuto la possibilità di incontrarlo altre volte e che Koresh gli aveva parlato di quel posto, dei sette sigilli e dell’imminente quinta profezia invitandoli ad unirsi a loro. L’uomo li aveva scortati da David Koresh ed era bastato che Klaus lo guardasse negli occhi per qualche istante per far sì che il leader dei Davidiani li abbracciasse confermando la loro versione.

 

«E’ incredibile che credano davvero a tutte queste panzane…» parlò in maniera impercettibile Klaus.

«La cosa più incredibile è che qui ci sono laureati ad Harvard, ex imprenditori che avevano aziende con giri d’affari milionari!» replicò nella stessa maniera Caroline «Cosa li porta fino a qui?».

«A quanto pare il vero concetto di gioia, Love» scosse la testa il vampiro «Questa è bella!» sghignazzò «L’essere umano è troppo schiavo dei desideri sessuali!».

«Il bue che dice cornuto all’asino» chiosò la donna.

Klaus non si trattenne dallo scoppiare a ridere, attirandosi le occhiatacce di molti dei presenti.

«Vediamo di non farci cacciare prima di aver recuperato la Kunzite» lo ammonì Care facendo un sorriso angelico a Koresh.

 

Il vampiro si era dovuto sorbire un tedioso e lunghissimo giro turistico di tutta la proprietà, aveva anche perso di vista Caroline che doveva essere impegnata a fare la stessa cosa con le donne della comunità.

«Lo so, ti sembra incredibile che ancora usiamo questi tipi di attrezzi» stava dicendo il suo interlocutore «qui sembra di essere tornati indietro nel 1800!» scoppiò a ridere.

«Credimi, non è così!» replicò annoiato il vampiro.

 

«Cosa fai?»

«Preparo la cena»

«E lo devi fare tu?»

«Qui ognuno fa la sua parte!» rispose Caroline «E dato che ci sei, aiutami!» continuò mettendogli in mano una patata e un coltello.

«Ma neanche per sogno Love!»

«E allora renditi utile in un’altra maniera» sospirò la vampira «cinque bambini sono influenzati, oggi pomeriggio sono andata con delle mamme ad occuparmi di loro e li ho soggiogati, gli altri hanno appena finito la catechesi e sono nella stanza vicino alla cappella a guardare la televisione, forse non ne saranno entusiasti… perché è l’unico momento di vero svago che hanno, ma è anche la nostra chance di averli riuniti tutti in un unico posto! Tu vai lì… ti comporti in maniera carina e gentile, ci parli… ci chiacchieri un po’ e fai una bella compulsione di massa!»

«Forse è meglio il tubero…»

«Potevi pensarci prima!» gli diede una leggera spinta Care.

 

C’era un allegro vociare nella grande sala mensa, Caroline e Klaus avevano cenato al tavolino dove erano seduti anche David Koresh e il suo braccio destro Steve Schneider.

Una bambina stava cercando di mordere una crosta di pane ed era irrequieta in braccio alla mamma «Sta mettendo i denti» spiegò teneramente la donna.

«E’ bellissima» commentò Caroline «Come si chiama?»

«Mayannah» rispose Steve Schneider «e lei è mia moglie Judy…»

«Solo per la legge dell’uomo» lo corresse il Leader.

«Ovviamente David» annuì Steve.

«Caroline… forse è arrivato il momento che parliamo un po’» si alzò David Koresh tendendole una mano «in privato» aggiunse vedendo che Klaus si era alzato.

«Certamente» rispose la vampira «posso avere un attimo per parlare con mio fratello?» sorrise prendendo Klaus per mano e allontanandosi di qualche metro.

«Non avrai intenzione di andare con lui!»

«Non ho altra scelta!»

«Vuole fare sesso, Love!»

«E tu pensi che io glielo permetta? Ma sei impazzito?»

«Giurami che lo soggiogherai ancora prima che ti sfiori anche solo con un dito»

«Te lo prometto!»

«Ho detto giuramelo!»

«Te lo giuro…»

Caroline si stava allontanando quando Klaus la riafferrò «Nella compulsione devi fargli credere che ha tentato di fare sesso con te, ma che non c’è riuscito… problemi meccanici» mormorò.

Care si passò una mano sugli occhi cercando di rimanere seria.

«Non deve neanche immaginarselo come sarebbe, Love…» aggiunse il vampiro prima di lasciarla andare.

 

Quando Caroline uscì dalla stanza di David Koresh cercando di richiudere adagio la porta, trovò Klaus ad aspettarla appoggiato alla parete.

«E’ stata una lunga lezione di catechismo!» si affrettò a giustificarsi la donna.

«Lo so…» si limitò a commentare l’uomo, poi aprì il palmo della mano per mostrargli la Kunzite rosa.

«Ottimo lavoro» annuì la donna «Ora non ci resta che andare nei dormitori, io al piano delle donne, tu in quello riservato agli uomini e in maniera metodica, stanza dopo stanza soggiogarli tutti». 

Klaus annuì «Se penso che dovrò trascorrere la notte dormendo con altre persone mi vengono i brividi!» sbuffò infastidito.

«Ce la potete fare, Vostra Grazia!» lo prese in giro Care.

Il vampiro sospirando fece per allontanarsi.

«Non vuoi sapere che è successo prima che iniziasse a fare discorsi vaneggianti ed apocalittici?» gli domandò Caroline.

«Hai mantenuto il giuramento?»

«Certo…»

«Mi basta, Love»

«Lo sai come ha giustificato la sua debacle? Che Dio pensa che io non sono ancora pronta per diventare mamma!»

Klaus cominciò a sghignazzare sommessamente.

Caroline sgranò gli occhi divertita, intimandogli di fare silenzio, vista l’ora tarda e il silenzio che regnava nell’edificio.

Il vampiro le si avvicinò e abbracciandola nascose il volto tra i suoi capelli, tentando di soffocare le risate, Caroline fece altrettanto contro il suo petto.

Continuando a ridacchiare si avviarono per le scale.

«Buonanotte, Caroline» la salutò Klaus quando furono arrivati al piano riservato alle donne.

«Credevo che avessi ricominciato a chiamarmi Love» sussurrò la vampira.

«Mi viene più spontaneo…»

«Mi hai sempre chiamato Love…»

«Ed allora continuerò a farlo… Love».

 

Klaus camminava silenziosamente per il corridoio, gli ci eravamo voluti pochi minuti per soggiogare tutti e si era lasciato per ultima la stanza di Steve Schneider e David Thibodeau, uno dei pochi sopravvissuti al rogo.

«Prego, entra pure, la prima notte è sempre particolare» lo accolse Steve sollevando gli occhi dal libro che stava leggendo.

«Sono contento di non essere più il nuovo arrivato!» gli sorrise affabile David.

«Sei preoccupato per tua sorella?» domandò Schneider.

«Beh… un po’»

«Non devi, non è sesso… non riguarda il piacere, si tratta di concepire bambini che possono adempiere alla profezia biblica»

«E’ questo che ti racconti quando quel pervertito si chiude in una stanza con tua moglie? E’ questo che si dicono i padri e le madri quando gli permettono di approfittare delle loro figlie minorenni?»

«Sei appena arrivato e sei sconvolto! E’ normale che ancora tu non comprenda pienamente»

«L’unica cosa che non riesco a comprendere è come tu possa credere che un uomo che… ipoteticamente… sta facendo del sesso con la mia presunta sorella… non stia passando la notte più bella della sua vita!».

 

 

Erano le 9,30 del 28 febbraio, Klaus e Caroline si trovavano in una stanza del piano terra della struttura, quella più defilata e meno visibile dalla strada e appena sentirono i colpi di fucile e le raffiche delle mitragliette si presero per mano.

«Andiamo, Love».

   
 
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