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Autore: Mercurionos    30/03/2020    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 13 – La Solitudine dei Guerrieri Invincibili, Parte 1 – Anno 1, 3/17 Brumaio
 
Il fumo strangolava il cielo vermiglio di Yato Cinque. Il pesante odore di fuoco e morte che pervadeva l’aria si era fatto di giorno in giorno più insopportabile nel periodo trascorso dall’assalto alla base orbitale dell’esercito di Freezer; sul planetoide situato ai limiti dell’impero galattico erano passati solo dieci giorni, ma corrispondevano a ben cinque volte tanto per gli standard di Neo Freezer. Non c’era palazzo che non avesse risentito dell’intensità degli scontri, nella un tempo affollata capitale del pianeta, e il fuoco pareva non voler arrestare la propria incessante e violenta espansione. Sprazzi di rosso sangue avevano imbrattato le pareti dei fatiscenti edifici, pronti a crollare al suolo senza vita, come gli innumerevoli corpi abbandonati sulle strade scarlatte della città. Ogni tanto si sentiva il lontano rimbombo di un’esplosione, di un crollo, seguito da un terribile silenzio.
 
“Dannazione, ho bisogno di dormire.” Esclamò la donna dalla pelle cremisi. Insieme ai suoi compagni si era accampata temporaneamente nell’ampio androne di un grattacielo abbandonato, ma ancora abbastanza stabile. Un minuto alieno verdognolo si fece avanti, annoiato dalle ripetute lamentele della compagna: “Non c’è bisogno che lo ripeti ogni cinque minuti! Abbiamo tutti sonno qui…”
“Io mi lamento quanto voglio, Krooz! Siamo qui da quasi… Cosa, tre giorni? E il sole non ha ancora smesso di sorgere! Che schifo di posto!”
 
Un omaccione seduto nell’angolo del salone alzò la mano, tentando di attirare l’attenzione di uno dei compagni: “Ehi, Deita.”
“Che c’è, Skuup?”
“Almeno sei riuscito a fare qualche foto?”
“Magari! Con tutta ‘sta polvere rossastra che vola per aria non riesco a mettere a fuoco nulla. Dovremmo accontentarci di una foto di noi sei al completo, magari in qualche posa di vittoria originale.”
“Non in sei.”
Un uomo uscì da una porta sul retro della grande stanza, e i membri del gruppo si zittirono, fissandolo. Quello sbuffò e si passò la mano sulla fronte sudata, fissando il pavimento. Poi guardò i suoi compagni, non sapendo cosa dire. Attendeva di ricevere una domanda a cui dover rispondere.
 
“Allora, Oniyu?”
“Diccelo e basta, no?”
Oniyu, un umanoide dalla pelle viola di media corporatura, era stato scelto come il responsabile della missione che era stata loro affidata. L’affiatato gruppo di cadetti della 1.G.4 teneva in grande considerazione l’uomo, tanto che spesso si rivolgevano a lui con il titolo di “comandante”. Non solo era la missione speciale del mese, ma era stata richiesta da Lord Freezer in persona! Un evento più unico che raro, dato che le missioni davvero importanti fino a quel momento erano state compilate dai professori, al massimo da qualche generale disperato che operava abbandonato alla frontiera dell’impero.
 
“È morto.”
“Cosa!? – Niyus balzò in aria, risvegliandosi dal quel torpore che la aveva irritata poco prima – Cedric è morto?”
“Mi dispiace, non sono riuscito a fare nulla. Ha perso molto sangue, non reagiva nemmeno.”
“Vorrà dire che non ha sofferto troppo.”
“Sì, direi che possiamo vederla così.”
“Deita, adesso la nostra squadra è formata solo da due membri! Dovremo darci dentro con le prossime missioni.”
 
Deita, un alto ragazzone dalla carnagione blu, era appoggiato ad una colonna in centro al grande salone. Insieme agli altri quattro cadetti restanti faceva parte della redazione del giornale del N.I.S.B.A., che riscuoteva un discreto successo. In particolare, Deita, amico molto caro alla più minuta Niyus, una vivace donna dalla pallida pelle rossa, si occupava delle fotografie e delle riprese dei loro entusiasmanti servizi, inoltre la sua incredibile memoria si era dimostrata molte volte indispensabile sul campo.
 
“Come procediamo, comandante?” esordì Skoop, poco turbato dalla perdita di un loro compagno.
“Da quello che ci hanno comunicato, la guerra dovrebbe concludersi fra poco, in questa città. Il nucleo dell’esercito ribelle è stato respinto nella zona ovest, quindi dovremo spostarci un bel po’. Qualcuno ha qualche suggerimento?”
Il quintetto ammutolì, osservando il terreno ai loro piedi. Niyus cominciò a guardarsi intorno grattandosi nervosamente il capo; Krooz cominciò a fluttuare per la stanza, continuando a rimuginare sul da farsi.
 
I loro pensieri vennero spezzati da un greve rimbombo, l’assordante frastuono del crollo di un palazzo lontano qualche decina di metri.
“Stavi dicendo, comandante?!? – sbraitò Niyus – Dovremo spostarci un bel po’?!?”
“A quanto pare ho sbagliato i conti! Poco importa, squadra: all’attacco!”
Il gruppo si lanciò verso il fronte dell’edificio che aveva offerto loro rifugio, ed uscirono infrangendo le vetrate miracolosamente ancora intatte dopo l’esplosione. Senza scambiarsi né un’occhiata né un commento sulla loro situazione, si divisero in cinque direzioni spargendosi per l’isolato, poi balzarono sui tetti degli edifici vicini. Nella strada sotto i loro occhi si stavano muovendo tre carri armati, e i loro cannoni erano nuovamente pronti al fuoco. Un rapido cenno del comandante era tutto ciò che bastava ai suoi collaboratori: in tre piombarono sulle macchine nemiche, spezzando a mani nude le armi dei carri; nel mentre gli altri due concludevano il lavoro facendo piovere brillanti fasci di energia sul nemico, che venne cancellato con facilità dal fuoco incrociato degli attacchi.
 
“Deita! Fai delle foto, dannazione!”
“Come faccio, comandante? Qui continuano a spararmi! Sono grosso e blu io, sono un bersaglio volante!”
L’assordante frastuono non pareva poter né voler cessare. Le esplosioni si susseguivano senza sosta, riempiendo di polvere e fuoco l’aria già troppo pesante della città. Tutto ciò che restava erano rovine, macerie, acqua che sgorgava da tubature, cadaveri sparsi e dilaniati dalla violenza dello scontro.
“Vi copro io, vedete di registrare qualcosa di interessante. È pieno di case abbattute, ci sono anche dei bambini tra le vittime!”
“Ho capito, capo! Ne faremo un’edizione straordinaria!”
 
La battaglia finì, sebbene solo per qualche istante, e il gruppetto si riunì sopra un piccolo cumolo di lamiere.
“Allora, ci sono feriti?” Chiese baldanzoso il comandante osservando i suoi subordinati. Vedendo i colleghi in ottima forma, annuì con ilare veemenza. Non potevano certo permettersi di perdere un altro compagno di squadra, specialmente considerando l’immenso divario di forza tra di loro e l’intero esercito avversario.
 
Poi si sentì un suono, un singolo fastidioso acuto che penetrò nelle loro orecchie. Tutti e cinque si voltarono di scatto, cercando con gli scouter l’origine dell’avviso, un basso livello di combattimento era apparso poco lontano dal gruppo. Indecisi sul da farsi, seguirono gli ordini del comandante, dati con sbrigativi gesti delle mani, e si incamminarono verso la sorgente del segnale.
“Ehi Krooz, anche a te segna solo un livello da tredici punti?”
“Sì, sì, non ne registro altri nei paraggi.”
“Trovato.”
 
Un piccolo bambino, di circa cinque o sei anni, balzò allo scoperto da dietro un pilastro di cemento. I cinque cadetti si fermarono, increduli: il poveretto imbracciava un’arma, una piccola pistola carica e pronta a sparare.
“Ah, ecco il nostro livello di combattimento.”
“Skoop, vagli a prendere l’arma.”
“Agli ordini!”
Skoop si avvicinò a grandi passi al ragazzino, che tremava e sudava in preda al panico. L’uomo gli si rivolse con un sorriso accennato, tenendo la mano destra tesa verso l’esserino impaurito: “Dai, dammela e vattene. Questo non è un bel posto.”
Ma il bambino premette il grilletto.
 
La squadra di giovani soldati non reagì. Un sottile raggio di luce si era proiettato verso la fronte di Skoop, che non aveva nemmeno preso in considerazione l’eventualità di una ferita. Il fascio luminoso impattò sulla sua testa, e si spense senza lasciare alcuna traccia, nemmeno una piccola bruciatura o un rossore. Skoop smise di sorridere: allungò ancora la mano, e strappò la pistola alla presa del bambino grondante di grossi lacrimoni, riducendola in pezzi. L’uomo si alzò sbuffando, poi si voltò verso Oniyu: “Comandante, cosa facciamo con questo qua?”
Oniyu ragionò per un attimo prima di rispondere: “Bimbetto, i tuoi genitori sono morti?”
Il ragazzino non rispose, si limitò a rafforzare i propri singhiozzi e a cadere sulle ginocchia. Cominciò a gemere sempre più intensamente, affondando i pugni nella polvere.
“Diamine… Niyus, dov’è il più vicino centro rifugiati?”
“E lo chiedi a me? Krooz, sai dove sta?”
“Mhmm… Mi sembra fosse dieci chilometri a sud della città. Forse lo può raggiungere a piedi entro sera.”
 
“Lasciate perdere – si intromise Skoop, passandosi una mano tra i capelli rossicci – Ce lo porto io. Ne approfitto per fare qualche… scoop sui rifugiati. Può andar bene, boss?”
“Ottima idea, Skoop! Krooz, accompagnalo e vedi di fare qualche foto! Deita, Niyus, noi procediamo verso il centro della città e mettiamo fine a questa stupida insurrezione, una volta per tutte.”
“Agli ordini!”, una risposta risuonò quattro volte tra le macerie dei palazzi. Il gruppo si divise, e i cinque studenti scomparvero tra le rovine e la polvere.
 
“Capo…”
“Dimmi, Deita.”
I tre soldati stavano sfrecciando nel cielo, diretti verso il centro della città.
“È arrivato un comunicato, lo vuoi vedere?”
“Sì, passamelo.”
Con un solo tocco, gli scouter dei due compagni si comunicarono il messaggio giunto dal comando centrale dell’esercito.
“…Capisco, peccato. Non ci resta che terminare il lavoro.”
 
Lo scontro terminò cinque ore più tardi. Il cielo si fece lentamente più luminoso, annunciando l’inizio di un nuovo giorno e la fine della guerra, durata poco più di un mese. Le ultime forze armate degli insorti, concentrate in quello che un tempo era uno splendente quartiere in centro alla capitale del pianeta, si fecero sempre più deboli e scoraggiate, bombardate senza sosta dagli élite inviati dall’accademia imperiale. Le intenzioni dei tre soldati presenti nella città in rovina non erano ben definite, volevano solo mettere fine alla ribellione. Ma non fecero comunque prigionieri. La polvere lentamente si adagiò sul terreno, facendo spazio ad un nauseabondo fetore di morte. Inorriditi dallo scenario, i tre cadetti diedero fuoco ai ruderi bombardandoli ancora, e cancellando quanto possibile le tracce dell’accaduto. Stettero ancora qualche tempo ad osservare le fiamme, che consumavano inesorabilmente tutto ciò che incontravano.
 
“La guerra è finita!” Annunciò Oniyu dal punto più elevato del campo dei rigugiati. Tutti i presenti si voltarono verso di lui, accennando deboli sorrisi, versando minuscole lacrime. L’uomo violaceo continuò il proprio annuncio: “Dopo soli tre giorni, tre giorni galattici s’intende, la squadra speciale inviata dall’Istituto di Neo Freezer ha riportato la pace! È questa l’efficienza dei migliori cadetti dell’Esercito di Lord Freezer!”
La folla non replicò al fervore mostrato dall’audace ragazzo, il quale aveva sperato in una risposta più interessata.
 
“Devo però condividere con voi un comunicato. La capitale di Yato Cinque, come anche tutto il continente di Lugalbandaan, è stata dichiarata come inospitale, ed è stato quindi emanato un ordine di abbandono.”
Le poche mani che nella folla erano state giunte in preghiera si abbassarono, abbattute. La notizia non fece che peggiorare la situazione, alcuni si allontanarono, sconfortati. Un tuono spezzò l’atmosfera, e la folla volse lo sguardo verso l’alto, impietrita. Cinque gigantesche astronavi ammiraglie superarono la spessa coltre di nubi e discesero verso il terreno arido e triste, atterrando tutt’attorno il campo di tende.
 
“Ehilà! Sei tu Oniyu?” Chiese un soldato avvolto in un mantello bianco, mentre scendeva dal portellone d’accesso di una delle navi.
“Sì, sono io. La ribellione è stata sedata.”
“Abbiamo visto! Lord Freezer vi manda i suoi più calorosi complimenti!”
“E adesso? Possiamo fare ritorno all’Istituto?”
“Si, voi siete già attesi su Neo Freezer. Ci pensiamo noi ora ai superstiti, e anche al corpo del vostro compagno.”
Oniyu si bloccò, e così fecero i suoi compagni sentendo quelle parole: “…Cosa intende dire?”
 
“Beh, non è arrivato nessun ordine di epurazione, quindi scorteremo tutti gli… ex-cittadini in un centro più a sud.”
Niyus si intromise nel discorso, accelerando il passo per portarsi vicino a Oniyu: “Ma ce la faranno? Qui ci sono qualche migliaio di feriti senza più casa né possedimenti!”
“Non è un problema nostro – rispose l’ufficiale – ci penserà il governo locale. Ora partite, potete usare le navicelle che abbiamo a bordo. Chiedete a quella recluta in cima alla rampa, vi ci porterà lui.”
 
Nessuno replicò alla risposta del soldato. I membri della squadra si scambiarono una rapida occhiata, fecero un accennato inchino poi sparirono all’interno della nave ammiraglia.
 






Note dell’Autore:
Ve lo aspettavate un capitolo del genere? No? Bene, manco io. Non è un capitolo felice, né avviene alcun tipo di sviluppo o crescita dei personaggi, ma volevo portare l’attenzione al carattere disinteressato e un po’ distaccato dalla guerra dei New Gadget Super Lovers. Nonostante siano un gruppo di simpaticoni, tanto da sponsorizzare di continuo prodotti su V-Jump, ho preso proprio loro come esempio di quanto l’impero diluisca il concetto di “guerra” nella mente dei soldati, come in un vero regime totalitario.
 
Tranquilli, ora si torna su Neo-Freezer e ci sono le botte.
 
Radish riempie di botte il principino? Vegeta balza il club di cucina? Pump che balla insieme a…? Non perdetevi assolutamente il seguito del capitolo!

 
   
 
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