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Autore: Evola Who    30/03/2020    0 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 43
Homecoming
 

Il Tardis si materializzò nell'ufficio di Indy al Marshall College. Indy ne uscì con già indosso gli abiti che usava quando insegnava - giacca di tweed, occhiali rotondi e cravattino - e il suo inseparabile cappello stretto in mano.

Si appoggiò alla scrivania, inondata dai raggi del sole riflessi attraverso le finestre. Subito dietro di lui, sbucarono Denny e il Dottore.

“Bene, sono ritornato nel mio studio” constatò Indy, appoggiandosi al bordo della scrivania.

“Già” disse Denny

“Esattamente com'era quando siamo partiti due giorni fa” continuò il Dottore.

L’archeologo rimase stupito nell'apprendere che fossero passati soltanto due giorni da quel viaggio. Gli sembrava di aver passato molto più tempo in quell'avventura nel Canada Francese e in quella “gita fuori programma” in Scozia.

Ma fece una risata tra sé e sé, rispedendo: “Due giorni…” e i due viaggiatori del tempo si aggiunsero alla sua risata.

“Bene” disse alla fine il Signore del Tempo, battendo le mani: “Vado a restituire la chitarra al futuro Boss. Denny, vuoi venire con me?”

“Forse, è meglio che aspetti qui. Ma salutamelo e digli che il provino è andato bene.” E sorrise.

“Oh, okay. Tra due minuti sarò di ritorno.”

“Una volta, hai detto la stessa identica cosa, e ci hai impiegato due settimane” lo punzecchiò la ragazza, guardandolo con aria paziente.

“Questa volta saranno veramente due o cinque minuti” rispose il Dottore, con un sorriso rassicurante. Salutò velocemente sia lei che l’archeologo e ripartì con il Tardis.

Quando la macchina scomparve davanti ai loro occhi, Jones e Indy rimasero da soli. La ragazza fece un lungo sospirò rassicurante e si mise a braccia conserte. E il professore abbassò la testa, sentendosi un po' stanco ma nello stesso tempo soddisfatto, come appariva lei.

“Allora? Dopo che il Dottore sarà tornato, che cosa farete? Viaggerete ancora senza una precisa destinazione?”
domandò Indy, un po’ sarcastico.

“Beh, veramente dovrei ritornare a casa per iscrivermi all'università.”

“Oh!” esclamò stupito. “E che corsi vorresti frequentare?”
“Sceneggiatura, scrittura e storia del cinema.”

“Fantastico. Vorresti scrivere un film o un libro sulle tue avventure?”

“Probabilmente, ma solo quando smetterò di viaggiare con lui.”

E, in quel momento, il sorriso di Denny svanì pian piano, lasciando spazio a uno sguardo inespressivo; puntò lo sguardo in basso e un silenzio teso scese tra di loro.
Anche il sorriso di Jones svanì, capendo il suo silenzio.

“Quindi sei consapevole che non potrai viaggiare con lui per sempre.”

“Sì” commentò piatta “Esattamente come tu sai che non potrai viaggiare per tutta la vita per il mondo alla ricerca di reperti antichi. Sarai più stanco, con gli acciacchi dell'età e tutto il resto.”

“Vero. Sono consapevole del tempo che scorre. Sono un archeologo, in fondo, il tempo che scorre è il mio mestiere. Ma è una cosa che ci accomuna tutti, e sì, lo so, un giorno invecchierò e smetterò di viaggiare per il mondo e dovrò rassegnarmi ad accettarlo. Ma tu, invece, pensi di riuscire ad accettare il fatto che, un giorno, non potrai più viaggiare con lui?”

Denny non rispose subito. Fece un lungo sospiro, prima di ammettere: “No.” Non riuscì ad alzare lo sguardo da terra: “Insomma, sono consapevole che un giorno dovrò digli addio. Ma sarà quasi impossibile ed estremamente doloroso. E non saprò davvero come fare a ritornare alla mia vita normale dopo aver vissuto esperienze del genere.”

A quel punto alzò lo sguardo, dicendo con tono più nervoso: “Insomma, hai visto quello che abbiamo fatto? Hai visto come abbiamo salvato un intero villaggio dalla schiavitù di alieni mutaforma, facendo partire una nave spaziale trasformata in un finto tempio maya. E dopo abbiamo suonato una canzone rock-blues nella Scozia del diciottesimo secolo! E, in poche parole, è stato fantastico!”

Sorrise per un breve momento, per poi tornare a farsi catturare dalla sua aria malinconica.

“Un giorno non potrò più farlo: niente più viaggi nel tempo, niente più scoperte di altri pianeti e di razze nuove. E con tutta la conoscenza che ho acquisito in questi anni, come potrei anche solo immaginarmi di ritornare alla mia vita normale, come se nulla fosse? Soprattutto, non so come potrei dire addio al mio unico, migliore amico.” Guardò in basso. “Come potrei dire consapevolmente no a tutto questo?”

Indy comprese il suo turbamento; era facile per lui, che viaggiava da molto tempo, comprendere il suo dramma, e quindi cercò di confortarla: “Sai…”

Denny alzò lo sguardo per ascoltarlo.

“Faccio questo lavoro da ormai fin troppo tempo. Anzi, viaggio per il mondo fin da quando ero piccolo. E se ho imparato qualcosa da tutti questi viaggi, è che non sono gli anni a cambiarti, ma i chilometri.”

La ragazza rimase sorpresa da quelle parole.

“Vedi, secondo me, eri una ragazzina intelligente, sensibile e astuta, prima di metterti a viaggiare con un folle all'interno di una cabina del telefono.”

Lei rise e Indy fu sollevato di vederla sorridere, quindi continuò con più serenità: “E, sempre secondo me, grazie a questi viaggi, sei diventata ancora più intelligente, sensibile, astuta, e anche più sicura e combattiva di quanto già fossi. E sono convinto che lo diventerai ancora di più.”

“Beh, veramente, ero sicura, combattiva e forte anche prima di conoscere il Dottore. Ma sì, tutti questi viaggi mi hanno fatto crescere ancora di più” disse lei, ridendo.

“E, da quello che mi hai raccontato, sono sicuro che imparerai molte altre cose, scoprendo la versione migliore di te.”

“Però, ci sono certe cose che non ho ancora imparato.”

L’archeologo alzò uno sopracciglio, chiedendo: “Che cosa?”

“Beh, non sono mai riuscita a sbarazzarmi della mia testardaggine, sono ancora permalosa - forse, anche più di prima -  ho ancora qualche sbalzo d’umore improvviso, non sono riuscita a controllare la mia aggressività…” finì di parlare ridendo insieme ad Indy.

“E non sono mai nemmeno riuscita ad innamorami” aggiunse dopo un attimo di esitazione, con un sorriso.

Jones smise di ridere e restò sorpreso dall'ultima affermazione, guardandola con stupore.

“Che cosa? Non ti sei mai innamorata, durante i tuoi viaggi? E con Jamie, allora? O con quel Bruce?”

“Sono solo infatuazioni passeggere” rispose lei, facendo spallucce. “Come potrei innamorami davvero di Jamie? L'ho baciato, è vero, ma non sono andata oltre questo. Ed è meglio così...  Secondo te, potrebbe funzionare una relazione tra un ragazzo del diciottesimo secolo e una ragazza del ventunesimo?" Denny atteggiò il volto a un'espressione molto eloquente. "Onestamente, io non credo.”

Il professore comprese ciò che intendeva dire e guardò in basso senza rispondere.

“E, poi, ho incontrato i miei musicisti preferiti quando erano giovani e prima che diventassero famosi. Ma, nella mia epoca, potrebbero essere i miei nonni, per non parlare dei ragazzi che ho conosciuto nel futuro o su altri pianeti…” E non poté fare a meno di ripensare a Raoul.

“Quindi, anche se è difficile, ho imparato che non mi devo innamorare durante questi viaggi. Perché, altrimenti, ne soffrirei tantissimo. E l'ultima cosa che voglio è dover soffrire pure per amore.”

Denny fece un lungo sospiro, senza aggiungere niente, con aria inespressiva.

“Capisco” replicò l’archeologo “In fondo, fai molto bene a darti questi limiti. Io, invece, non riesco a farlo. Non posso evitare di innamorami.”

Non puoi o non vuoi?” chiese Denny, sospettosa, con un mezzo sorriso.

 “Beh… è complesso” rispose lui, vago. Fece una strana espressione e azzardò: “Quindi immagino che non potrai nemmeno innamorarti del Dottore.”

Lei rise divertita, esclamando, come se l’archeologo stesse scherzando: “No! Mai pensato nemmeno per un istante, da quando lo conosco. Insomma, l’hai visto? È troppo… tutto. Pure per me. E poi, detta tra noi, mille anni di differenza potrebbero essere un po’ tanti. Qualcuno potrebbe sussurrare che sto con lui solo per soldi.” Ed entrambi risero.

“Ma, forse, è meglio così” ammise infine lei, con tono un po’ triste.

“Forse, è la scelta più giusta.”

Indy le si avvicinò, le posò le mani sulle spalle e la guardò negli occhi, parlando con tono rassicurante. “Non so quanto continuerai ancora a viaggiare con lui. Ma ricordarti: ogni viaggio che farai, ogni cosa che imparerai - compreso tutto ciò che imparerai su te stessa... quando tutto questo sarà finito, continuerai ad andare avanti con la tua vita, ma con una versione migliore di te stessa. E non ti dimenticherai mai tutto quello che hai visto, imparato e conosciuto. Riuscirai a vivere con più serenità, in ogni momento. Credimi.”

Jones sorrise, con un sorriso rassicurante, quasi paterno. Era raro vederlo in quel modo. E lei lo ricambiò, sentendosi un po’ malinconica al pensiero di dire addio al Dottore per sempre, pensando a quello avrebbe portato dentro di sé per il resto della vita.

“Sai? Preferisco di più quando fai l'insegnante, che l’archeologo avventuriero.”

“Perché?”

“Sei più rassicurante e più umano, e sai dire le cose giuste. E, poi, mi piace questo tuo look alla Clark Kent.”

“Allora, potresti assistere alle mie lezioni.”

“Così, sarei la prima studentessa ad ascoltarti seriamente per quello che dici, senza farti gli occhi dolci?”
Risero entrambi.

“Comunque, grazie, professor Jones.”

“Di nulla, signorina Facchi.”

Indy le diede una pacca sulla spalla e ritornò ad appoggiarsi al bordo della sua scrivania.

“Ma tu? Che cosa hai imparato, durante questa lunga e strana avventura?” chiese lei, incuriosita, desiderosa di saperne di più e impaziente di conoscere la sua risposta.

Indy non rispose subito, riflettendo sull'incontro con il Signore del Tempo e ripensando al racconto che gli aveva sempre fatto suo padre al riguardo, nonché ciò che aveva scoperto su quella sera di tanti anni prima parlando con il Dottore. Quella parte, però, preferì tenersela per sé.

“Beh, innanzitutto che gli extraterrestri esistono davvero, così come le loro astronavi; poi che i viaggi nel tempo sono plausibili; che mio padre ha avuto sempre ragione e io torto a non dargli retta... e che sono ancora forte con il sax”
Aggrottò la fronte e continuò.

“Ma, soprattutto, ho capito che devo imparare ad avere la mente aperta per capire le prossime generazioni e che non dovrò farmi prendere dal panico per quello che succederà nei prossimi decenni. Perché ne usciremo sempre. Non tutte le volte a testa alta, magari anche un bel po' ammaccati, ma ne usciremo.” E sorrise.

 E lei si sentì fiera di lui.

“Peccato solo che non potrò mai dirlo a nessuno. Altrimenti, mi chiuderebbero in un manicomio.”

“Il prezzo della conoscenza illimitata.”

Si scambiarono altri sorrisi divertiti.

“Ma ti devo ringraziare per questo.”

“Di nulla.”

Indy la guardò con aria serena. In quell'istante capì che, in quegli ultimi due giorni insieme, si era davvero affezionato a lei. Forse era stato colpito dal suo carattere e da come gli teneva testa. Era una ragazza molto combattiva, che sapeva organizzarsi molto bene nei momenti più critici, ma che, al medesimo tempo, nascondeva una profonda sensibilità.

Tutto questo la rendeva un po’ come la sorella minore che non aveva mai avuto. Era bello immaginarsi una sorellina fatta della sua stessa pasta, magari con un carattere meno scorbutico del suo, per proteggersi a vincenda durante le loro avventure. Non riuscì a trattenere un sorriso.

Poi gli venne in mente un'altra somiglianza: a Marion, la giovane archeologa che aveva conosciuto più di dieci anni prima. Con quei capelli scuri, il viso rotondo e un po’ infantile, il carattere irascibile, combattivo ma insieme anche dolce e sentimentale. L'unica, forse, che si fosse davvero innamorata di lui per quello che era e non per come appariva. Una ragazza che gli mancava molto.

Cercò di cambiare argomento, quindi si girò verso la sua scrivania, e a quel punto gli venne un'idea. Sorrise, dicendo: “Voglio darti una cosa…” 

Denny allargò gli occhi, sorpresa.
   
 
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