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Autore: BlackHawk    31/03/2020    2 recensioni
Non fece in tempo a capire cosa stesse succedendo che qualcuno arrivò alle sue spalle, le tappò la bocca con una mano e la spinse contro il muro più vicino.
Caitlin provò a urlare, ma non ci riuscì.
Lo sconosciuto era decisamente più forte di lei e le stava facendo chiaramente segno di stare zitta.
-Non voglio farti del male, Caitlin. –le disse sottovoce l’uomo. –Ma devi stare zitta, altrimenti attirerai la loro attenzione.-
Caitlin sgranò gli occhi, sempre più impaurita. Quel tipo conosceva il suo nome.
-Promettimi che non ti metterai a urlare. – disse poi, allentando la presa su di lei.
Caitlin fece quello che avrebbero fatto tutti. Fissò lo sconosciuto negli occhi e annuì.
Lui la osservò per qualche secondo e poi la lasciò andare.
-Non ti muovere da lì.-
Lo vide sporgersi verso il vicolo in cui qualcuno aveva chiaramente usato una pistola e poi ritornare in fretta nel punto in cui si trovava prima.
-Se ne sono andati. – osservò, passandosi una mano nei capelli.
Scosse la testa e poi posò di nuovo il suo sguardo su di lei, fissandola intensamente. -Si può sapere che diavolo ci fai in giro da sola a quest’ora?-
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Caitlin rimase in silenzio fino a quando Jake non richiuse la porta di casa alle loro spalle.
Non si erano detti nemmeno una parola da quando erano usciti dalla libreria e quel silenzio cominciava ad essere imbarazzante.
Caitlin non era una gran chiacchierona, ma per qualche strano motivo odiava i silenzi.
La portavano a fare riflessioni che in altri contesti non avrebbe mai fatto e soprattutto a pensare a cose che sarebbe stato meglio dimenticare.
Perciò in quel momento si ritrovò a incrociare le braccia al petto e poi a schiarirsi la voce.
-Tutto ok?- chiese a Jake, sperando che lui non fosse scontroso come lo era stato con sua madre.
Jake la fissò. –Perché me lo chiedi?-
-È solo che non hai detto una parola da quando abbiamo lasciato la libreria.- spiegò Cat, scrollando le spalle.
Jake posò le chiavi di casa sul mobile vicino al televisore e poi sospirò.
-Sono solo un po’ stanco.- disse, incrociando il suo sguardo.
Cat non gli credette, ma non disse comunque nulla.
-Perché non ti riposi mentre io preparo la cena?- gli propose, accennando un sorriso.
Lo vide esitare.
Probabilmente si stava chiedendo come diavolo le fosse venuto in mente di fare una proposta del genere in una casa che nemmeno conosceva.
Caitlin arrossì. In effetti che diavolo le era saltato in mente?
Quando Jake le aveva dato una mano col borsone, prima, lei non gli aveva chiesto di fare il giro della casa.
Si era sentita troppo in fibrillazione per rimanere da sola a casa con lui e quindi gli aveva chiesto subito se poteva andare in libreria a lavorare, sperando di riuscire a distrarsi almeno per un po’.
Ora però non aveva più scuse.
Erano da soli e questa cosa le stava dando parecchio da pensare.
-Non ti preoccupare.- la rassicurò Jake. –Ci penso io alla cena.-
Caitlin annuì, imbarazzata.
Non aveva la minima idea di come comportarsi.
Era tutto così strano; ritrovarsi sotto lo stesso tetto, eppure non conoscersi affatto.
Come sarebbe andata quella convivenza forzata? E quanto sarebbe durata?
Caitlin schiarì la voce e poi si costrinse a non pensarci.
In fondo era stata a lei ad accettare quella proposta. Nessuno l’aveva forzata. Anzi.
Avrebbe potuto benissimo rifiutare e andare dal detective Allen per qualche giorno.
Ma non voleva mettere a repentaglio la vita di sua moglie e di suo figlio Mike e quindi non ci aveva pensato due volte prima di decidere di andare da Jake.
In quel momento sperò solo di aver fatto la scelta giusta.
-Ti mostro la casa.- disse a un certo punto Jake, strappandola ai suoi pensieri.
Il figlio di Abigail le mostrò prima il bagno e la cucina, che erano adiacenti al salone, e poi si diresse nella zona letto.
Le mostrò la stanza in cui dormiva lui e poi quella in cui avrebbe dormito lei.
Caitlin non poté fare a meno di apprezzare lo stile moderno e curato con cui erano arredate le stanze.
Non c’erano molti mobili, ma quelli che c’erano davano un tocco di eleganza a tutto l’ambiente.
Jake aprì la porta finestra della stanza in cui avrebbe dormito lei e poi la condusse su un ampio terrazzo con vista sul mare.
Cat non poté fare a meno di appoggiarsi alla ringhiera e inspirare a fondo il profumo del mare, un misto di salsedine e iodio, che lei adorava.
-Ti piace?- le chiese Jake, notando la sua reazione.
Caitlin arrossì.
Probabilmente aveva reagito come avrebbe fatto qualsiasi bambina di cinque anni.
-Adoro il mare.- disse, accennando un sorriso.
Jake appoggiò le mani alla ringhiera e si posizionò accanto a lei. –Anche io.-
Caitlin non poté fare a meno di voltarsi verso di lui.
In quel momento poteva scorgerne solo il profilo, eppure la sensazione era comunque la stessa.
Jake era davvero attraente, molto più di quanto lei fosse disposta ad ammettere.
E non era solo una questione di lineamenti del viso od altro.
Non erano solo i suoi profondi occhi scuri o il contorno delle sua labbra ad attrarla.
C’era qualcosa in lui, qualcosa che le faceva battere un po’ più velocemente il cuore ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei.
La consapevolezza del motivo per cui in quel momento si trovavano l’uno accanto all’altra a osservare il tramonto del sole sul mare la fece tornare in sé.
Non era un appuntamento quello, come non lo era stato il pranzo insieme del giorno prima.
Lo zio di Jake era stato ucciso e lei aveva avuto la sfortuna di ritrovarsi coinvolta in quella storia.
Doveva solo aspettare che le acque si calmassero e che tutto ritornasse in fretta alla normalità.
A quel punto Jake sarebbe stato solo un lontano ricordo.
-Hai freddo?- le chiese Jake, vedendo che lei era rabbrividita.
Non le diede il tempo di rispondere.
Si sfilò il suo giubbotto nero e glielo posò sulle spalle, indugiando un po’ più del necessario.
Caitlin lo guardò negli occhi senza dire nulla.
A quel punto Jake si scostò da lei e si schiarì la voce.
-Ti ho lasciato la stanza con il terrazzo apposta.- le disse, tornando a guardare il mare. –Quando si avvicina l’estate è piacevole godersi il panorama da qui.-
Caitlin lo fissò.
-Questa è la tua stanza?- gli chiese, cominciando finalmente a capire.
Jake sorrise. –Te la cedo molto volentieri.-
-Non c’è bisogno, davvero, io posso...-
Jake le prese una mano e scosse la testa. –Va bene così.-
Caitlin osservò il punto in cui le loro mani erano strette.
Non ebbe il tempo di dire nulla però.
Jake la lasciò andare e poi disse. –Comincio ad avere fame.-
Caitlin ridacchiò .-Anche io.-
-Bene.- annuì. –Allora sarà meglio che cominciamo a organizzarci.-
-Posso fare qualcosa?- gli chiese Cat.
-Non c’è bisogno.- rispose Jake. –Se hai voglia di fare una doccia però, fai pure. Io nel frattempo cucino.-
Caitlin annuì. Aveva davvero bisogno di darsi una rinfrescata.
L’avrebbe aiutata a schiarirsi le idee e soprattutto a smettere di pensare al modo in cui lui l’aveva appena coperta con la sua giacca e al modo in cui l’aveva guardata più di una volta quella sera.
-Ne approfitto allora.- disse Cat, cominciando a rientrare nella stanza.
-Il bagno è tutto tuo.-
Jake si avviò in cucina, lasciandola da sola.
A quel punto Caitlin raccolse tutto ciò di cui aveva bisogno e si diresse in bagno.
Si fece una bella doccia calda, di quelle che aiutano a scaricare la tensione e a rilassarsi, e poi si asciugò in fretta i capelli.
Una volta finito si guardò intorno, alla ricerca dei suoi vestiti.
Cavolo, pensò.
Aveva preso tutto prima. Tutto tranne i vestiti.
Cercò di ragionare in fretta.
Poteva chiedere a Jake se glieli potesse prendere e passare dalla porta oppure uscire dal bagno e dirigersi in camera sua, sapendo che tanto Jake era impegnato in cucina.
Scelse la seconda opzione.
Si strinse il telo che Jake aveva messo a disposizione per lei intorno al corpo e poi uscì.
Il bagno si trovava a pochi passi dal soggiorno, ma molto distante dalla cucina.
Le probabilità di incontrare Jake con solo quello addosso erano praticamente pari zero.
Pari a zero per tutti, ma non per lei.
Incrociò Jake nel corridoio, chino sul suo telefono, probabilmente intento a scrivere qualche messaggio.
Quando si accorse di lei, il suo sguardo la percorse da capo a piedi.
Si voltò subito dall’altra parte non appena si rese conto che lei praticamente aveva solo il telo della doccia addosso.
-Scusa.- lo sentì farfugliare mentre ancora le dava le spalle.
Caitlin arrossì e poi entrò nella sua stanza senza dire nulla.
Ci mancava pure questa, si ritrovò a pensare imbarazzata.
Si infilò al volo una maglia e un pantalone comodi e poi si chiese cosa fare.
Doveva tornare di là come se niente fosse? Oppure fare qualche battuta stupida su quello che era appena successo cercando di minimizzare la cosa?
Alla fine decise di fare finta di niente.
In fondo Jake non aveva visto quasi nulla, se non gambe e braccia scoperte.
La cosa migliore era ignorare l’accaduto e andare avanti e soprattutto di dimenticare il modo con cui ancora una volta lui l’aveva guardata, facendola sentire un po’ più donna.
Prese un respiro profondo e poi lo raggiunse in cucina, dove lo trovò ad armeggiare con uova e insalata.
-Posso dare una mano?- gli chiese, notando che lui sembrava un po’ contrariato.
-Devo aver sbagliato qualcosa.- disse Jake, inarcando un sopracciglio.
Caitlin sorrise. –Che cosa?-
-Stavo cercando di preparare le uova strapazzate, ma alla fine è uscita una mezza specie di frittata.- le rispose, perplesso.
A quel punto Caitlin si mise a ridere. –Credo che la mangeremo lo stesso.- disse, ancora ridendo.
Jake alzò gli occhi al cielo e poi sbuffò. –Speriamo bene.-
-Posso apparecchiare intanto.- si offrì Cat.
Jake le indicò dove trovare tutto quello che le sarebbe servito e poi tornò a concentrarsi sulle sue uova.
Caitlin apparecchiò e poi si sedette a un’estremità del tavolo della cucina.
Mentre Jake cucinava, lei non poté fare a meno di guardarsi intorno.
L’ambiente era ampio e luminoso e l’arredamento in legno era semplice ma elegante.
In quel momento pensò che Jake avesse davvero buon gusto in fatto di arredamento.
-Ci siamo.- le disse a un certo punto lui, portando i piatti a tavola.
Caitlin si meravigliò di quello che si trovò davanti.
Jake era riuscito a trasformare delle uova strapazzate in malo modo in una gustosa frittata con affettato e formaggio, il tutto accompagnato da una bellissima insalata mista.
Si meravigliò ancora di più dopo che ne ebbe assaggiato un pezzo.
-Complimenti.- si ritrovò a dire. –È buonissima.-
E lo era davvero. Non lo stava dicendo tanto per dire.
Jake era un ottimo cuoco e questo la stupì molto.
Anche suo fratello era bravo ai fornelli, ma questo era tutto un altro livello.
Jake sorrise. –Diciamo che me la cavo.-
-Questo non è cavarsela.- lo contraddisse Caitlin indicando la frittata. –Questo è cucinare, e cucinare pure bene.-
-Ho imparato tanti anni fa.- le raccontò Jake. –Quando papà se ne è andato e la mamma doveva lavorare non c’era nessuno che mi potesse cucinare qualcosa e quindi ho dovuto imparare a farlo da solo.-
Cat si immaginò un Jake adolescente alle prese con i fornelli e i primi esperimenti in cucina.
Prese un sorso d’acqua e poi si schiarì la voce. –Quando se ne è andato via di casa tuo padre?-
-Una quindicina di anni fa.-
Caitlin abbassò lo sguardo.
Poi le venne in mente una cosa.- Tu quanti anni hai?-
Jake la guardò incuriosito. –Ventinove.-
Quattro in più di lei.
Se i suoi calcoli non era sbagliati il padre di Jake lo aveva abbandonato quando lui aveva appena quattordici anni.
Quale padre affezionato al figlio lo avrebbe mai abbandonato?
Si costrinse a non dare giudizi e si concentrò invece sulla cena.
-Comunque è tutto molto buono.- disse, addentando un altro pezzo di frittata.
-Grazie.- disse Jake, accennando un sorriso.
Continuarono a mangiare in silenzio, chiacchierando ogni tanto del più del meno.
Quando finirono di mangiare, Jake si alzò da tavola e cominciò a sistemare i piatti sporchi nel lavandino.
A quel punto Cat si alzò e si offrì di sistemare lei.
Jake la guardò con i suoi penetranti occhi scuri. –Non sei stanca?-
Cat scosse la testa.
-Vado a farmi una doccia allora.- le disse, senza abbassare mai lo sguardo.
Per qualche strano motivo Caitlin arrossì, ricordandosi di quello che era successo poco prima in corridoio.
Si schiarì la voce e poi si voltò verso il tavolo per raccogliere posate e bicchieri, sperando che quella fastidiosa sensazione di imbarazzo se ne andasse via.
Jake le chiese un’ultima volta se avesse bisogno di aiuto e quando lei scosse la testa di decise finalmente ad andare nella zona letto.
A quel punto Caitlin si appoggiò all’isola della cucina e chiuse gli occhi.
Perché continuava ad arrossire ogni volta che lui la guardava in quel modo?
Scacciò via quel pensiero dalla testa e poi si guardò intorno, alla ricerca di guanti e spugna per lavare tutto.
Rimase allibita quando si rese conto che Jake aveva una lavastoviglie.
Sciacquò in fretta tutto e poi la caricò, combattendo a lungo con il pulsante dell’accensione.
Tirò un sospiro di sollievo quando la sentì finalmente partire.
A quel punto pulì tavolo e lavandino e poi si diresse in camera sua.
Recuperò il telefono e chiamò suo fratello, approfittando che Jake fosse sotto la doccia.
Matt rispose al secondo squillo. –Cat?-
-Ciao, Matt.- lo salutò. –Come stai?-
-Tutto bene.- rispose suo fratello, con il suo solito tono sbrigativo.
-Come sta andando lì?-
-Abbastanza bene.-
Caitlin alzò gli occhi al cielo. –Pensi di argomentare un po’ le tue risposte o devo leggerti nel pensiero? Cosa che tra l’altro ancora non ho imparato a fare.-
Sentì suo fratello ridacchiare dall’altro capo del telefono.
-Va tutto bene, Cat. Esattamente come l’ultima volta che me lo hai chiamato.-
-Tracie di che umore è?- gli chiese Caitlin, scocciata di dover anche solo pronunciare il nome di sua zia.
-Direi bene.- rispose Matt, ridacchiando. –Domani dà una festa qui a casa.-
Caitlin scosse la testa.
Tracie aveva quasi quarant’anni eppure dava ancora le feste a casa come i ventenni.
Sarebbe mai cresciuta da quel punto di vista?
Si tenne quella cosa per sé e poi affrontò a malincuore l’argomento che più le premeva.
-Puoi rimanere qualche giorno in più là se ti fa piacere.-
-Davvero?- le chiese Matt, gasato.
-Davvero.- ripeté lei, per niente contenta di quello che gli aveva appena detto.
Ma non poteva fare altrimenti, per se stessa e per il bene di suo fratello.
-Come mai sei così accondiscendente, Caitlin?-
Cat esitò. Non poteva parlargli di quello che era successo a Thomas né tantomeno del fatto che qualcuno si fosse introdotto a casa loro nel cuore della notte, spaventandola a morte.
Matt sapeva che Thomas era morto, ma non gli aveva mai rivelato che qualcuno lo avesse ucciso brutalmente a pochi passi da casa loro.
Per suo fratello, Thomas era morto all’improvviso per motivi di salute ancora da chiarire e per quel che la riguardava quella era la versione dei fatti che Matt doveva conoscere.
Era una questione di prudenza. Nulla di più.
-So che ti piace tanto stare lì.- mentì. –Perciò pensavo che potevi rimanere qualche altro giorno.-
-Va bene, Cat. Non ti chiederò niente.- le disse, consapevole che lei gli stesse nascondendo qualcosa. – Grazie comunque.-
Cat non disse nulla.
-Ci sentiamo domani allora.- la salutò Matt.
-Va bene.-
Non fece in tempo a dire altro. Matt aveva già riattaccato.
Alzò gli occhi al cielo e poi mise il telefono in carica, chiedendosi che dove fosse finito Jake.
Prima di uscire dalla stanza provò a capire se lui fosse già uscito dalla doccia o meno.
Il rumore del phon le diede il via libera per uscire.
Non aveva nessuna intenzione di replicare la scena di prima.
Andò in soggiorno e accese la televisione, nella speranza di calmare il suo cuore impazzito.
Per qualche motivo cominciava a sentirsi agitata, forse perché si stava avvicinando l’ora del letto e lei avrebbe dormito nella stanza accanto a quella di Jake.
Mise il primo canale di cucina che trovò e poi prese diversi respiri profondi, cercando di calmarsi.
In fondo non avrebbero mica dormito nello stesso letto. Perché si agitava  tanto?
-Tutto bene?- le chiese all’improvviso Jake, facendola sobbalzare.
Si schiarì la voce, a disagio.
-Ti ho spaventata?- le chiese Jake, vedendo la sua reazione.
Cat si voltò verso di lui e accennò un sorriso. –Solo un po’.-
-Scusa.-
-Figurati.. ero solo un po’ sovrappensiero.-
Jake la fissò.
Indossava una tuta nera e una maglietta bianca e i suoi capelli erano ancora umidi.
-Come mai?- le chiese, andando a sedersi accanto a lei.
Cat cominciò a giocherellare con un filo della sua felpa e poi scrollò le spalle.
-Ho parlato con Matt.- disse alla fine. –Gli ho detto che può rimanere qualche altro giorno da Tracie.-
Jake annuì. –Hai fatto bene.-
A quel punto Cat incrociò il suo sguardo. –Quanto pensi che...ehm...dovrò stare qui?- gli chiese tutto d’un fiato.
Lo vide passarsi una mano nei capelli.
-Non lo so, Caitlin.- ammise. -Almeno per qualche giorno.-
Caitlin sospirò.
-Sei appena arrivata e già te ne vuoi andare?- le chiese Jake, prendendola in giro.
-No, è solo che..-
-Cosa?- le chiese, guardandola con i suoi penetranti occhi scuri.
-È tutto così assurdo.- si ritrovò a dire, sconvolta dagli ultimi avvenimenti della sua vita.
Era passata dal doversi preoccupare che Thomas l’avesse licenziata al doversi preoccupare di non finire ammazzata anche lei dalla stessa persona che lo aveva ucciso a pochi metri da casa sua.
Era incredibile quanto velocemente potessero cambiare le cose nella vita.
Jake le prese dolcemente il mento con la mano e poi le sorrise.
-Andrà tutto bene.- le disse, accarezzandola leggermente con il polpastrello del pollice
Caitlin si schiarì la voce e poi disse:-Lo spero.-
-Forse è meglio se andiamo a riposare.- propose Jake, alzandosi. –Si è fatto tardi.-
-Allora buonanotte.- disse Cat, alzandosi anche lei.
Jake le fece l’occhiolino e poi andò nella zona letto.
Caitlin lo seguì e poi si diresse nella sua stanza.
Non fece in tempo a chiudere la porta che Jake la chiamò.
Cat si sporse dalla porta. –Sì?-
-Domani ti porto al mare, Caitlin.- le disse, facendole un’altar volta l’occhiolino.
Lo vide entrare nella sua stanza e poi richiudere la porta, senza aggiungere altro.
Cat rimase qualche secondo ferma a guardare la porta chiusa della sua stanza.
Cosa? Jake la voleva portare al mare il giorno dopo?
Prese un respiro profondo e poi entrò nella sua stanza, attenta a richiudersi bene la porta alle spalle.
Recuperò il pigiama dal borsone e poi prese il libro che gli aveva regalato suo padre poco prima di morire. Lo stesso che in un brutto sogno qualcuno le voleva rubare.
Era un libro di poesie che lei adorava e che molto spesso usava per rilassarsi prima di andare a dormire.
Studiò bene l’indice e poi aprì il libro alla pagina che cercava.
Aggrottò la fronte quando vide un foglio di carta ripiegato su stesso in corrispondenza di quel punto.
Lo aprì, chiedendosi che cosa fosse e chi ce lo avesse messo.
Poi riconobbe la calligrafia di suo padre.
Sul pezzo di carta era annotato il nome di un medicinale e un lungo elenco di persone che lei non conosceva.
Si disse che probabilmente era un medicinale che suo padre aveva dato ad alcuni dei suoi pazienti e poi ripiegò il foglio con cura, decidendo di usarlo come segnalibro.
Lesse la sua poesia e poi andò a dormire.
Crollò molto prima delle aspettative.
 
Il giorno dopo Caitlin si svegliò presto.
Lanciò un’occhiata al telefono che si trovava sul comodino accanto al letto e poi controllò che ore fossero.
Non erano nemmeno le sette.
Si alzò dal letto e uscì sul terrazzo.
Il sole era già sorto, ma la luce era ancora debole. Era la tipica luce fioca delle prime ore del mattino.
Si infilò la maglia e il pantalone che aveva usato la sera prima e poi si diresse in cucina, decisa a preparare la colazione per lei e per Jake.
Peccato che lui fosse già in piedi accanto alla finestra del salone e che stesse parlando a bassa voce al telefono con qualcuno.
-Non mi fido più di lui.- stava dicendo al suo interlocutore.
Caitlin non poté fare a meno di chiedersi di chi stesse parlando Jake.
-Lui è l’unico a sapere che loro non sono morti in quel modo.- disse, in tono arrabbiato. –Ha mentito a tutti. Perché?-
Caitlin era sempre più perplessa. Di che stava parlando Jake?
Poi si rimproverò mentalmente.
Lui era un poliziotto. Un poliziotto che stava svolgendo delle indagini molto delicate.
Non avrebbe dovuto nemmeno mettersi a origliare in quel modo.
Stava per fare dietrofront quando sentì Jake attaccare in malo modo il telefono.
-Merda.- lo sentì imprecare.
Cat tornò indietro senza fare rumore e poi aspettò qualche secondo per raggiungerlo di nuovo.
In quel modo, nella sua testa, Jake non si sarebbe mai accorto che lei aveva origliato la sua telefonata.
Tornò in salone una decina di minuti, facendo finta di niente.
Jake stava guardando intensamente fuori dalla finestra.
Si voltò non appena la sentì arrivare.
-Ciao.- le disse, usando un tono completamente diverso da quello che lei gli aveva sentire usare poco prima.
-Ciao.- lo salutò Cat, accennando un sorriso. –Come stai?-
Jake si passò una mano nei capelli. –Tutto bene. Tu? Come hai dormito?-
-Molto bene, grazie.-
-Mi fa piacere.-
-Facciamo colazione?- le chiese Jake. –Così poi andiamo al mare.-
-Ehm..-
-Che c’è?- la provocò Jake. -Non dirmi che non muori anche tu dalla voglia di fare una passeggiata in spiaggia con una giornata del genere.-
Caitlin si sforzò di non scuotere la testa. Non era quello il punto.
Il punto era che lei non stava in vacanza.
Non era lì per guardare i tramonti insieme a lui o per fare lunghe passeggiate sulla spiaggia.
Lei era lì perché qualcuno aveva deciso di entrare in casa sua per rubarle qualcosa e lei ancora non aveva capito che cosa.
Si inventò la prima scusa che trovò.
-Dovrei prendere delle cose a casa.- disse, evitando il suo sguardo. –Magari facciamo un’altra volta.-
Jake la fissò a lungo, ma alla fine non disse nulla.
Probabilmente aveva capito che lei gli aveva appena detto una balla.
Era sabato e non doveva nemmeno lavorare. Perché sprecare una mattinata del genere per andare a prendere qualcosa a casa sua?
Sicuramento se lo stava chiedendo come avrebbe fatto anche lei a parti invertite.
Lo osservò mentre si dirigeva in cucina, lasciandola da sola.
Caitlin sospirò. Si era offeso? Ma di che cosa?
Alzò gli occhi al cielo.
Lo raggiunse in cucina e poi lo aiutò a preparare la colazione.
Jake non disse nulla tutto per tutto il tempo.
Quando ebbe finito il suo caffè le disse che l’avrebbe accompagnata a casa e che poi si sarebbero incontrati più tardi perché lui aveva da fare.
Caitlin non obiettò nulla.
Finì di bere il suo caffè e poi si andò a preparare, consapevole che quella sarebbe stata una giornata lunga ed intensa.
   
 
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