“I
have died
everyday, waiting for you
Darling, don't be afraid, I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more”
("A
Thousand
Years",
Christina
Perri)
Osservava
la sua immagine riflessa negli occhi luminosi di Ren, bellissimi
turbini viola
pronti ad inghiottire chiunque si tuffasse in essi.
Era bella
come il suo Zero, la prima figlia che avevano avuto insieme, il cui
volto era
incorniciato da filami color della superficie lunare illuminata dal
sole.
Quegli
occhi osavano mostrare al mondo la determinazione che per anni aveva
celato nel
suo animo, caduta tra le braccia dell'oblio che sembrava destinato ad
inghiottita del tutto. Ren l'aveva salvata, insieme ad altri sentimenti
importanti che ora non aveva più paura di comunicare al
mondo.
Le sorrise
di cuore, prima di comunicarle la sua decisione: "Sentiti libera di
fare
ciò che il tuo cuore desidera".
Ed era
ciò
che realmente voleva per lei. Per entrambe le figlie, per l'esattezza.
La vide
sorridere di rimando, prima di correre verso la porta uscendo da quella
stanza.
Il dolce
suono del carillon riecheggiava nella stanza dispiegando, insieme alle
note, i
ricordi. L'Ai che volteggiava tra le braccia di Zero, mille anni prima
di
quella notte in cui lei ascoltava quella malinconica musica,
sembrò ora danzare
sotto ai suoi occhi, una figura trasparente che la polvere attraversava
dando
all'osservatrice la sensazione che il fantasma di lei bambina
brillasse. Ed
eccolo, Zero, una sagoma sbiadita dal tempo, ma sempre lì, a
tenere tra le sue
le piccole mani di Ai.
La vera
Ai, che ormai aveva più di mille anni e un enorme vuoto
incolmabile nel cuore,
piangeva seduta tra la seta delle coperte, i raggi lunari gli unici
testimoni
del suo dolore.
Lui era
sparito in un modo diverso da come era entrato nella sua vita. Se era
cresciuta
al suo fianco, con un lungo tempo a scandire i loro attimi insieme,
nell'arco
di pochi secondi era rimasta orfana.
Perché
era
come un padre per lei. Anzi, era stato. Prima, però, era
stato il suo primo
amore.
Un amore
stroncato ancor prima che potesse sbocciare in tutto il suo splendore,
perduto
nell'oceano del tempo che da mille anni portava lontano da lei tutto
ciò che
riteneva prezioso.
La notte
era calata sull'oceano.
Yuki era
bellissima. Lo era sempre stata, anche quando quell'aura innocente la
avvolgeva
durante i loro anni di scuola. Da ragazza carina era diventata una
donna che
mostrava agli altri la sua bellezza matura, caratterizzata dalla
compostezza,
la fierezza, la sicurezza in se stessa, tratti che accomunavano i
membri della
famiglia Kuran, aveva sempre pensato Zero.
Eppure,
non mostrava agli altri un tipo di bellezza che si permetteva di
esibire solo
davanti a lui: la sua semplicità.
Zero amava
le espressioni buffe o dubbiose che usava come reazione alle sue parole
o alle
sue azioni, come quando gli aveva detto di volere un bambino tutto loro
dopo
che lui aveva rischiato grosso per difendere dei piccoli. Aveva sempre
sognato
quel momento, lui, e in un certo senso si aspettava sarebbe arrivato in
quel
modo, con lei tutta imbarazzata, tuttavia rimase lo stesso sbalordito
dalla
bellezza di Yuki mentre lo abbracciava con quell'aria impacciata e
quell'irresistibile
broncio.
Quella
donna non finiva mai di stupirlo, ed erano mille anni che stavano
insieme!
La bara di
ghiaccio era ormai in procinto di sciogliersi, le loro vite di
cambiare. Dopo
aver perso suo padre, Ren sapeva bene che la madre non sarebbe rimasta
a lungo
con lei per confortarla. Dopotutto, aveva un proposito da portare a
termine, e
quel proposito sarebbe stato il loro futuro.
Guardò
Ai,
al suo fianco, mentre osservava per l'ultima volta la loro mamma china
sulla
bara di ghiaccio.
Ren aveva
deciso di essere l'unica certezza di Ai, un volto immutabile in un
mondo in
costante mutamento, di non lasciarsi trasportare dall'oceano del tempo
di Ai,
per restare a riva con lei fino alla fine dei suoi giorni. Desiderava
essere la
sua ancora, in caso di smarrimento.
Ma
ciò a
cui più aspirava era essere la sua spiaggia, un luogo che
non fosse in balìa
delle correnti.
Il sole
illuminò il sacrificio di sua madre e le lacrime di
commozione di Ai, che lei
raccolse prontamente per portarsele sulle labbra.
Le lacrime
salate la ricondussero nell'oceano, colorato dal bellissimo cielo del
mattino.