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Autore: meriadock    02/04/2020    0 recensioni
Siamo agli albori del popolo nanico, ancora molte delle tradizioni e usanza non hanno preso piede, così come la necessità di distinzione dei territori e dei clan. Al tempo era possibile tranquillamente viaggiare da montagna a montagna.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

Vi fu un tempo su questa terra, dove le montagne conoscevano il loro nome e ricordavano ancora la propria voce. Prima che arrivassimo noi; Figli del fabbro, come comunemente veniamo chiamati.Era un tempo dove non vi erano ancora i grandi regni o le rivalità tre clan. Dove ci si poteva spostare da montagna a montagna e da famiglia a famiglia liberamente. E non da meno ci si poteva impegnare con chi si voleva, nessuno all'ora avrebbe avuto qualcosa da ridire o da obiettare, fiducia e rispetto erano assoluti; Pure io ero cresciuto con questi valori e idee. Quanto ero giovane al tempo! Ricordo ancora avrò avuto 40 anni, ero pressappoco un ragazzetto quando partii verso Darak Gramir; Le lunghe vette, così chiamate al tempo dal nostro popolo. Molti nani come me del resto. stavano andando là per voglia di esser parte di qualcosa, per l'avventura e le meraviglie che avremmo potuto scovare. Anche se ancora non ci si conosceva fra di noi, vi si instauravano subito legami amichevoli, me ne potei render conto fin dal primo giorno che arrivai. Quando ancora spaesato cercavo l entrata per quella che sarebbe stata, aihmè la mia nuova casa. Dovevo trovare una sporgenza che mi avrebbe condotto a una leggera rientranza, lì avrei trovato l entrata. Ma diedi fin troppo poco conto a dove mettevo i piedi, da quanto ero intento a legger la mappa per capirci qualcosa; Tant'è che precipitai in una stretta gola, e solo grazie alla benevolenza del fabbro riuscii a farmi sentire da un gruppo di nani che stavano passando di là per la mia stessa ragione. Tutto sommato non andò malissimo, mi ruppi solamente una gamba e qualche costola, ma non potei fare nulla, a niente servirono le mie rimostranze, tanto meno con la mia testardaggine riuscii a convincere i miei salvatori, a lasciarmi proseguire il viaggio sulle mie gambe. Mi trasportarono su una lettiga improvvisata, verso la nuova "casa". All'inizio non era niente di che, alcuni nani armati controllavano il perimetro esterno, di quello che sarebbe dovuto essere il portone; una semplice apertura della roccia che stava pian piano prendendo forma, tramite alcuni nani che ne stavano delineando la forma a suon di martello e scalpello. Tutti ci stavano guardando. e tutti guardavano verso di me. Sentivo la vergogna assalirmi, mi sarei soffocato con la barba se solo fosse stata una trentina di centimetri più lunga, finì solo per sorridere e dir salve; Per lo meno questo era l intento, tutto ciò che ne uscì fu un verso strano e goffo, che fece sorridere e ridere a loro volta coloro che mi stavano guardando. Finalmente quell'imbarazzo cessò una volta varcato il "portone". Vi era una grande sala, anche se per quanto rudimentale aveva elementi che delineava fortemente il nostro popolo, come; Un grande pilastro esagonale con varie incisioni e intrecci di abbellimento.
Ci fermammo alcune volte per presentarsi e chiedere informazioni, in quel piccolo ma intricato labirinto rudimentale. Più volte tentai di andarmene a giro sulle mie gambe, ma ogni volta venivo fermato con più o meno cura nanica. Almeno fino a quando non mi lasciarono a così dire; Alle amorevoli cure di un nano, ormai mezzo cieco che si orientava per lo più con l olfatto e il tatto, non mi ispirava molto a prima impressione, tant'è che non mi piacque per niente quando esclamò al nostro arrivo: -ohhhh non ditemelo, lo sento dall'odore...mi avete portato il formaggio di caprone selvatico quello con la muffa da stagionatura decennale- Bene a quanto pareva odoravo di formaggio e mai nessuno me l'aveva detto. Non che mi dispiacesse ma mi preoccupava non poco dato che ogni tanto quando mi controllava a suo dire le ferite, mi frugava addosso alla ricerca di questo fantomatico formaggio, lo vedevo mentre si grattava la barba e scuoteva la testa poco convinto di non aver trovato nulla.
Dopo una ventina di giorni che ero costretto a stare a letto, arrivò un nano con un cappuccio che gli copriva la testa, era la prima compagnia diversa che vedevo al di fuori del mio curatore, nemmeno i miei salvatori riuscirono mai a farmi visita; Infatti appresi, che erano tornati indietro per aiutare il resto della loro famiglia, a fare il viaggio con "l'essenziale" così lo definirono alla vecchia talpa. Ma finalmente avevo compagnia! E per l aggiunta era una bellissima nana quando la guardai meglio, non volevo però che mi scoprissè, non mentre la fissavo. Così finsi di dormire, tenendo un occhio socchiuso e le orecchie ben tese verso di loro, ma erano troppo distanti, riuscii solamente a capire che necessitava di alcune medicazioni, perché si era ferita una mano durante uno scavo, ed è stata costretta dagli altri nani di venire a farsi medicare. E che a niente servirono le sue rimostranze dato che era anche lei lì, cosa che mi fece sorridere un poco. Ma più di tutto che mi fece beatamente sorridere era lei; Aveva una lunga barba rossa color fiamma accesa , con delle piccole trecce che ne formavano un motivo più grande, bloccate da alcune rune in punti precisi. Il naso piccolo ma a patata, era maculato da leggere macchioline su un rosso brunito, parevano scintille arse ma non ancora spente del tutto. Gli occhi invece erano risaltati da una leggera peluria intorno, ed erano come pietra prezziosa affonda nell'acqua, pensavo che non sarebbe mai potuta essere più bella di così, fin quando non abbassò il cappuccio rivelando una chiama anch'essa rossa, ma di un rosso a tratti tenuo e flebile, mentre a tratti talmente inteso e vivo che sembrava pervadesse di calore più del focalare stesso. E a tale vista sentii pervadere veramente del calore dentro di me, lo stomaco mi scintillava di non so quale formicolio, ma sentivo dentro di me che non avrei mai potuto dar sollievo a tale prurito e ne ero instintamente felice.

 

  
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