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Autore: Dreamer47    02/04/2020    0 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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I've told a million lies but now I tell a single truth: there's you in everything I do
  
Now remember when I told you that's the last you'll see of me  
Remember when I broke you down to tears? 
 
I know I took the path that you would never want for me 
 
I gave you hell through all the years, but I bet my life for you


Capitolo 20
I Bet my life for you.
 
Il dolore a quella vista fu immenso, talmente forte che Dean dovette reggersi per qualche momento alla lamiera della sua amata auto e cercare di riportare il suo respiro alla normalità, nonostante sentisse la rabbia e la pressione schizzare alle stelle: quello sconosciuto motociclista aveva appena imbrattato la maggior parte del sedile posteriore con il suo sangue e non si era neanche preoccupato di scusarsi. Un simile affronto lo avrebbe perdonato a suo fratello e forse a Katherine, ma al militare appena conosciuto proprio no. 
Il rombo di un motore molto diverso dalla sua adorata Impala si fece largo nel garage all'interno del bunker, arrestando la sua corsa proprio vicino alla sua auto, mentre una sempre più sexy Katherine metteva sul cavalletto la moto Guzzi e si sfilava il casco scompigliandosi i capelli. 
Doveva essere rimasto a fissarla a lungo a giudicare dall'espressione scocciata di Sam che lo fulminava con gli occhi mentre teneva per la vita quello sconosciuto sanguinante, chiedendogli silenziosamente una mano. Controvoglia Dean afferrò Clay per un braccio e insieme al fratello salirono le scale, arrivando finalmente nella sala centrale ed adagiandolo sulla sedia. 
"Chi diavolo pulirà tutto questo?!" esclamò il maggiore dei Winchester con ancora un tono arrabbiato, osservato la scia rossastra che si era formata dietro di sé e probabilmente partiva proprio dalla sua auto. 
"Andiamo, Dean.." sussurrò Katherine seguendoli e sospirando appena, avvicinandosi al suo amico ed abbassandosi al suo livello. "Clay è ferito". 
"Grazie dolcezza.." sussurrò il Sergente cercando di tirarsi su il più possibile, ma con scarsi risultati. 
Hailey aiutò la sorella e lo costrinsero ad alzarsi, facendolo appoggiare con il bacino al tavolo della sala lettura e togliendogli con cura la maglietta: ora che Sam osservava la sua donna spogliare uno sconosciuto, non poté negare di vederla esattamente nella stessa ottica del fratello. 
I due Winchester rimasero un po' distanti ad osservare la scena, mentre la maggiore teneva fermo Clay e Katherine si occupava di piegarsi sul suo corpo per disinfettare la ferita e fermare l'emorragia; adesso che lo vedevano meglio alla luce, videro come quel militare impersonasse perfettamente il tipico Sergente delle forze dell'ordine americane: le spalle larghe e muscolose gli conferivano un aspetto possente, gli addominali scolpiti erano sicuramente frutto di un duro lavoro e i jeans mimetici lasciavano intravedere delle cosce toniche e muscolose esattamente come il resto del corpo. Roba da far venire un capogiro a qualsiasi donna e ai due fratelli non rimase altro che storcere il naso. 
"Questo tipo non mi piace" sussurrò Dean deglutendo a fatica e stringendo i pugni.
"Finirà male.." ammise Sam scrocchiando le sue dita ed avvicinandosi alle due ragazze, seguito poi dal fratello che si mise al fianco della minore. 
Katherine riuscì a fermare la fuoriuscita di sangue e così poté procedere con la chiusura della ferita, cercando di ignorare gli sguardi che Clay non aveva smesso di lanciare neanche per un secondo. 
"Ancora non mi è chiaro chi tu sia e come sapessi dove trovarci" disse Haiely reggendolo dalle braccia e dalla schiena, incrociando per la prima volta i suoi occhi color ghiaccio estremamente particolari. 
"Sono Clay.." sussurrò il ragazzo gemendo per un'improvvisa fitta dolorosa e stringendo i denti con forza, afferrando con poca gentilezza le mani della minore delle Collins per fermarla per qualche secondo. 
Katherine spostò lo sguardo sui suoi occhi sofferenti per poco e piegò appena il capo di lato, usando un tono duro: "Leva le mani". 
Il ragazzo fece ciò che gli fosse stato detto e la vide continuare a cucire la sua ferita cercando di fare il possibile per non farlo morire dissanguato. 
"L'hai già detto, ma chi sei per mia sorella?" continuò a chiedere Hailey, afferrando dalle mani di Dean la bottiglia di Scotch appena presa e porgendola al militare, guadagnandosi un'occhiataccia da parte sua. 
"Non lo sanno?" chiese Clay ridendo divertito, prima di buttare giù un lungo sorso direttamente dalla bottiglia, per poi fissare il suo sguardo malizioso sulla donna davanti a sé. "Io e Sage ci conosciamo da ormai tantissimi anni e devo ammettere che la nostra conoscenza sia molto, molto, molto profonda". 
Nel fare questa battuta un po' squallida, il Sergente fece scendere il suo sguardo sul corpo di Katherine, soffermandosi sulla scollatura della maglia per poi scendere verso i suoi glutei, ed un ghigno compiaciuto apparve sul suo volto. 
"Non esagerare idiota!" esclamò Katherine pressando volontariamente contro la ferita facendolo sobbalzare e buttare un po di liquido fuori dalla bottiglia, ma il ragazzo non perse mai il suo sorriso da imbecile. "Siamo stati insieme una vita fa per quanto? Sei mesi? E non ti sei ancora dimenticato". 
"Dolcezza, rassegnati è con me che finirai.." sussurrò Clay sorridendo e sostenendo lo sguardo adirato del maggiore dei Winchester, quando un ceffone leggero lo colpí dritto sulla nuca. 
Katherine sospirò e guardò sua sorella, che capí di cosa avesse bisogno e prese il suo posto, continuando il suo lavoro e chiudendo quella lunga ferita che si estendeva per tutto il fianco. 
La minore si avvicinò a Dean e lo fece allontare da Clay, che lo osservava come se fosse pronto ad ucciderlo in qualsiasi momento, e cercò di rassicurarlo con lo sguardo, tirandolo con lei a sedere dal lato opposto del tavolo.  
"Quindi è con lui che hai cacciato in questo anno e mezzo?" chiese Sam avvicinandosi e sedendosi accanto alla minore delle sorelle che si ritrovò stretta fra i due Winchester, non staccando mai gli occhi dal Sergente. 
"Si.." sussurrò Katherine annuendo e cominciando a sentirsi un po in colpa nei confronti dei due ragazzi, sapendo di dover dire loro la verità sul ritorno di suo padre alla svelta. Specialmente ad Haiely che sicuramente non l'avrebbe presa bene. 
"Io fremevo per conoscervi, mi chiedevo quando Katherine avrebbe avuto intenzione di farci incontrare" disse Clay sorridendo beffardamente, parlando con i tre cacciatori ma soffermandosi solo su Dean, che si trattenne per non alzarsi e spaccargli la faccia.
"Beh, il piacere non è condiviso perciò.. " rispose il maggiore stringendo la mano di Katherine fra le sue in una morsa possessiva. 
Haiely chiuse del tutto la ferita e passò al bendaggio, dopodiché lo aiutò nuovamente con la maglia, permettendogli di infilarla senza che i punti saltassero via; avrebbe avuto bisogno di riposo, ma Clay era un militare ben addestrato oltre che un forte cacciatore, aveva imparato a controllare il dolore negli anni. 
Si alzò e si sentí già meglio, la testa non era più pesante e riusciva a muoversi meglio; sorrise maliziosamente e guardò Katherine ancora una volta.  
"Mi accompagni alla moto, Kath? Ho delle cose da sbrigare, persone da incontrare..".
La ragazza ricambiò lo sguardo e capí immediatamente a cosa si riferisse quella frase, così annuì silenziosamente e si alzò controvoglia dalla sedia lasciando la mano di Dean. Quando anche lui fece per alzarsi per seguirli, il militare gli si pose davanti a pochi centimetri di distanza, guardandolo come se fosse uno dei suoi nemici più forti: Clay si presentava muscoloso e poco più alto di lui, ma Dean era decisamente più massiccio e sicuramente più forte di lui.  
"Ho bisogno di un minuto con lei. Sai, non vorrei che diventassi geloso mentre..".
Il maggiore non ci vide più dalla rabbia e lo afferrò dal colletto del suo giubbotto in pelle, strattonandolo e fissandolo in cagnesco come un cane rabbioso, ed era decisamente pronto a colpirlo e a rompergli lo zigomo sano se Sam non lo avesse allontanato con tutta la forza che avesse in corpo. 
"Clay!!" esclamò Katherine trucidandolo con lo sguardo ed allontanandolo da Dean, che bofonchiò una serie di insulti estremamente fantasiosi. 
Lo trascinò via dalla sala e lo fece scendere immediatamente dalle scale per raggiungere il garage, sentendo un leggero vociare provenire dalla stanza appena lasciata. 
"Hai finito di fare l'idiota?" chiede la ragazza dandogli un ceffone sulla nuca per la seconda volta in pochi minuti, aumentando l'intensità e spingendolo verso il motore. "Sei venuto qui per litigare con lui? Ti ho detto che è meglio non farlo incazzare!". 
"Tesoro lo sai che amo vederti arrabbiata, diventi più sexy.." sussurrò Clay ridendo e provando ad avvicinarla dai fianchi, ma Kathrine indietreggiò e lo fece sbattere leggermente contro la sella della sua auto. 
"Vattene!" esclamò la donna sospirando rumorosamente e scuotendo la testa, indicandogli l'uscita con un dito. "Torna a casa". 
Clay la osservò per qualche secondo in viso e sospirò, scemando quel sorriso beffardo che indossava come una maschera in presenza delle altre persone, ma con lei poteva essere se stesso. Da sempre. 
"Lo sai che papino sente la tua mancanza, vero? Dice che prima o poi verrà qui e..". 
"Anche lui mi manca.." sussurrò Katherine abbassando il tono della voce e voltandosi verso le scale, controllando che non scendesse nessuno. "Digli che ci sto lavorando, ho bisogno di un altro po di tempo". 
Clay storse il naso perché odiava che lei stesse in quel bunker, lontana dalla sua protezione e da quella di suo padre: aveva sempre sentito parlare dei Winchester e sapeva che fossero davvero bravi nel loro lavoro, ma non si fidava a lasciare che Katherine uscisse dalla sua vista. 
"Tua sorella non sembra molto disponibile all'ascolto..". 
La donna sospirò rumorosamente continuando a guardarlo negli occhi, sbattendo nervosamente il piede contro il pavimento.
"Ci sentiamo presto Clay, non vi cacciate nei guai senza di me". 
Il Sergente sorrise debolmebte e si allacciò il casco prima di salire sulla sua sella ed accendere il motore; un ultimo sguardo di saluto e partí sgommando, dirigendosi verso la base che condivideva con Phil. 
Katherine lo vide uscire e sospirò, cosciente che quello fosse uno dei motivi per cui avesse tenuto il segreto così a lungo; si avvicinò all'Impala e sgranò gli occhi quando vide tutto quel sangue sulla tappezzeria, pensando a qualche rimedio per smacchiarla senza neanche lasciare un alone, altrimenti Dean avrebbe avuto più di un motivo valido per colpire Clay.
Dei passi attirarono la sua attenzione e si voltò immediatamente verso la tromba delle scale, sentendoli sempre più vicini; il maggiore si avvicinò a lei con aria parecchio arrabbiata, stringendo ancora i pugni per la furia. 
"Ehi.." sussurrò la donna avvicinandosi quel tanto che bastasse per sfiorargli il braccio. 
"Ti eri scordata di raccontarmi che hai lavorato con il tuo ex coglione per tutto questo tempo?" chiese Dean con il suo tono più adirato, guardandola in cagnesco. 
"Clay è un amico di mio padre, cacciano insieme da sempre; non mi ha stupito che lo abbia cercato una volta tornato.." spiegò Katherine sospirando, avvicinandosi e sfiorandogli delicatamente il viso con una mano. "Per favore, non litighiamo per lui, è proprio quello che vuole: ama litigare e giocare alla guerra infinita". 
Lo sguardo del ragazzo si addolcí appena e si avvicinò per metterle le mani sul fianco per sentire la sua pelle contro le dita. 
"Ho perso la ragione prima, mi dispiace, ma quello che ha detto..".
"Dean, lui è un provocatore. Non fare il suo gioco, ignoralo come faccio io.." sussurrò Katherine facendo spallucce ed accennando un sorriso. 
"Oggi ho avuto paura di perderti, Sam ha letto quella formula per non farlo fare a me e il Maggiore Payne ha rincarato la dose" disse Dean sospirando ed appoggiando la fronte contro quella della ragazza. "E poi c'è questa storia di tuo padre che è tornato, tenere nascosto tutto questo ad Hailey è estenuante perché le voglio bene come se fosse mia sorella". 
Katherine aprí la bocca per controbattere e rassicurarlo, ma un forte tonfo li fece sobbalzare, facendoli allontanare e voltarsi nuovamente verso le scale, e fu in quel momento che le parole le morirono in bocca: Sam ed Hailey stavano in piedi sulla soglia del garage chissà da quanto tempo, indecisi se entrare e disturbarli o lasciare loro qualche altro minuto di intimità, e reggevano fra le mani dei secchi e degli stracci per pulire l'Impala e sollevare l'umore del maggiore dei Winchester. 
La donna sciolse la presa su Dean e fece qualche passo verso sua sorella, che aveva fatto scivolare il suo secchio rovinosamente per terra ed era rimasta a guardarla con espressione improvvisamente glaciale sul viso. 
"Stiamo parlando di Azazel, vero?" chiese Haiely sgranando gli occhi e fissandola in cagnesco. "È Azazel ad essere tornato Katherine?!". 
La minore contrasse la mandibola ed abbassò per qualche secondo lo sguardo, chiedendosi come diavolo fosse arrivata a quel punto; la guardò dopo qualche secondo, trovandola ancora impietrita come poco prima. Si fece coraggio e sputò finalmente fuori tutta la verità.
"No Hailey, non si tratta di Azazel, ma di nostro padre".
Gli occhi della maggiore presero a pizzicare e il suo sguardo cambiò, trasformandosi in odio puro e trucidandola con una sola occhiata, facendo schizzare alle stelle il senso di colpa che la sorella sentiva dentro di sé. 
"No Kath, è qui che ti sbagli: io non ho un padre".
Due lacrime scesero lungo le sue guance e Katherine fece un passo verso la sorella perché le faceva male vederla così, ma Hailey si diresse verso una delle macchine del garage e chiuse gli sportelli per non fare salire nessuno. 
Accese il motore della vecchia auto d'epoca ed uscì partendo in quinta, lasciando dietro di sé i tre ragazzi che inutilmente la richiamavano. 
 
 
 
 
 
 
Il buio della notte stava lasciando il posto alle prime luci dell'alba quando Hailey ritornò dentro la sua auto con le mani imbrattate di sangue: aveva passato l'intero pomeriggio e poi la notte in uno dei pub che aveva incontrato lungo la strada, dove aveva davvero bevuto cospicue quantità di alcool come non faceva forse da anni. 
Proprio prima di lasciare quel posto un uomo sulla trentina dai tratti irlandesi si era avvicinato a lei, cercando a tutti i costi di portarla nella stanza del motel più vicino dove le avrebbe fatto qualsiasi cosa avesse voluto, ma Haiely non aveva bisogno di quel genere di attenzioni, né da lui né da qualsiasi altro ragazzo non fosse Sam. Così decise di agire d'istinto, colpendo quel povero mal capitato dritto sul naso, rompendoglielo e poi passando allo zigomo sotto gli occhi attenti ed increduli di tutti i clienti; la donna non riuscì a capire la furia cieca che l'avesse invasa, ma tutto d'un tratto non riusciva più a smettere di colpirlo sempre più forte. 
Quando due braccia possenti la sollevarono dalla vita e la spinsero via dal locale, Haiely tornò in sé e capí solo in quel momento cosa avesse fatto e perché. 
Si diresse alla macchina dopo aver urlato forte, entrando nell'abitacolo e sbattendo le mani contro il volante un paio di volte per smaltire la rabbia in eccesso: aver saputo del ritorno di suo padre sicuramente l'aveva scossa e sapere di poterci parlare per chiedere spiegazioni quasi le sembrava un sogno. 
Dentro di sé aveva immaginato quel momento milioni di volte: certe volte aveva pianto, certe volte lo aveva pestato, altre era rimasta in silenzio. Altre ancora gli aveva fatto una sola domanda: perché io? 
Perché avete abbandonato me per poi adottare un'altra bambina qualche anno dopo? Perché avere naturalmente una seconda figlia mentre io marcivo in un istituto dove mi vedevano come un soldato, rubandomi l'infanzia e la dolcezza che fa parte dei bambini?* 
Delle lacrime scesero silenziose sulle sue guance e strinse forte il volante con le sue mani; non riusciva a spiegare quella sensazione che provava sul fondo del cuore, come una specie di felicità nel sapere che suo padre fosse tornato. 
Si irrigidí, prendendosela con sé stessa per averlo anche solo pensato: quello non era suo padre e mai lo sarebbe stato. 
Haiely spazzò via le lacrime ed accese il motore dell'auto, prima di recarsi nell'altro pub più vicino per continuare a bere e a stordirsi. 
 
 
 
 
 
L'orologio non smetteva di andare avanti in quella lunga giornata, il tempo sembrava volare e scorrergli fra le mani senza neanche rendersene conto: Sam aveva provato a chiamarla, a scriverle messaggi e a localizzarla in qualsiasi modo conoscesse ma Haiely non aveva lasciato dietro di sé neanche una traccia. 
Sapeva che non avrebbe corso alcun pericolo, lei era davvero una delle cacciatrici più brave della terra, ma il non sapere dove fosse e come stesse mandavano Sam fuori di testa: da tutta la giornata maltrattava e rispondeva male a Katherine, e per quanto capisse il suo punto di vista ed il suo gesto, non riusciva proprio a perdonarla per aver nascosto una cosa del genere a lui e a sua sorella. 
In realtà dentro il minore dei Winchester albergava un forte senso di colpa, perché avrebbe dovuto capire ciò che stesse passando Katherine nel non avere neanche una traccia da seguire per ritrovare Dean, ma lui si era concentrato su Haiely e sul sfruttare il suo dolore nel costruirsi una vita nuova lontana dalla caccia. Sarebbero dovuti starle più vicino, forse così non avrebbe stretto un patto con Crowley e suo padre continuerebbe a riposare in Paradiso lontano dal male della terra.  
"Perché improvvisamente parli di rispetto fra fratelli? Tu mi hai disobbedito" aveva sbottato Dean qualche ora prima prendendo le difese della sua ragazza, notando come suo fratello la stesse ripetutamente attaccando alla cieca. 
"Disobbedito? Non sei mica papà!" gli aveva risposto alzando la voce e chiudendo di scatto il suo pc, fulminandolo con lo sguardo. 
"Si e se lui fosse qua ti prenderebbe a calci in culo per questo! Ci siamo già passati con occhi gialli, Lucifero e il fottuto Dick roman: uno di noi muore!" continuò Dean superando il tono di voce del fratello e guardandolo male, per poi ingurgitare un grosso bicchiere di Whisky. 
"E devi essere tu?!". 
"Certo! Perché io non vedo nulla nel mio futuro, solo caccia e sangue e distruzione ovunque io vada!". 
A quel punto Sam si era preso un momento per riflettere sulle parole di suo fratello, cercando di leggere fra le righe e aggrottando le sopracciglia aveva chiesto:"Pensi che la tua vita valga meno della mia?". 
"E meno di quella di qualsiasi altra persona nel mondo, si!" rispose il maggiore sbattendo il suo bicchiere vuoto sul tavolo ed appoggiandovi contro i palmi aperti. 
"Dean.." Katherine aveva provato ad intervenire, ma lui non le diede il tempo di continuare. 
"Dovevi lasciarmelo fare Sam, dovevi vivere la tua vita insieme ad Hailey e diventare un Uomo di Lettere, avere la casa piena di figli e imbottirti a 70 anni di viagra! Tu vedi una luce alla fine del tunnel infernale, io no!".
"Appunto perché la vedo l'ho dovuto fare! Così sarò in grado di mostrarti che dopotutto anche tu meriti un lieto fine!" aveva esclamato Sam sostenendo lo sguardo di fuoco e sperando che per una volta la smettesse con le sue manie suicide. 
Dean aveva scosso la testa non appena suo fratello aveva finito la frase e sospirò rumorosamente, riempiendosi nuovamente il bicchiere e bevendone ancora. "No, non è così che la vedo: per quanto mi riguarda io troverò un altro cerbero e lo sbudellerò, continuando le prove al posto tuo!". 
Sam era rimasto incredulo a quelle parole e si prese qualche secondo per pensare, chiedendosi perché suo fratello fosse così ostinato nel voler morire. "No Dean, non questa volta. Devi fidarti di me adesso fratello, per favore. Fidati di me!". 
Dean era pronto a ribattere in maniera poco educata ed aveva ancora lo sguardo di fuoco, quando incontrò gli occhi bassi di Katherine, e li vide rossi, gonfi di lacrime e di dispiacere per quello che aveva appena sentito uscire dalla sua bocca. Lei non voleva che morisse, non voleva che sparisse un'altra volta dalla sua vita, non lo avrebbe sopportato, e in quel momento il senso di colpa dentro di lui era diventato insopportabile. 
"Ok Sam, ok hai vinto tu. Adesso troviamo Haiely..".
Come se i loro polmoni avessero ritrovato ossigeno, Sam e Katherine tornarono a respirare, sentendosi leggermente più tranquilli, anche se sapevano che le ostinazioni di Dean non sarebbero finite qua. 
Adesso che da quel litigio erano passate ben tre ore, Sam capí che suo fratello avesse detto quelle ultime parole solo per concentrarsi nella ricerca di Hailey e non perdere ulteriore tempo in futili discussioni. 
Chiuse il suo computer quando sentí la porta aprirsi, ma non ci fece neanche caso poiché pensava che si trattasse di Dean e Katherine tornare dalla ricerca vana di Hailey; quando dopo qualche secondo il minore udí la voce di suo fratello provenire dalla tromba delle scale che portava al garage, trasalí e si voltò verso la porta di casa, trovando un uomo mai visto prima intento a fissarlo con aria seccata. 
"Dean! Kath!" urlò Sam prendendo la sua pistola e puntandogliela contro, sentendo i passi dei due ragazzi farsi sempre più veloci nelle scale, mentre l'uomo non modificò la sua espressione. 
"Calma cowboy, lui è con me!" esclamò Clay spuntando da dietro l'uomo, sorridendo beffardamente ed avanzando lentamente. 
Sam abbassò immediatamente l'arma e sgranò gli occhi, capendo immediatamente chi si fosse appena presentato alla sua porta e soprattutto perché.
"Papà!" esclamò Katherine entrando nella stanza e sorridendo, mentre l'uomo scese le scale con lo sguardo più glaciale che i due Winchester avessero mai visto. "Ti avevo detto di non venire!".
Philip Collins avanzò verso di loro con sguardo fiero ed orgoglioso e petto gonfio, oscillando la chiave del bunker che aveva preso in prestito da sua figlia per accedere al bunker senza doverglielo chiedere. Si presentava come un uomo sulla cinquantina con i capelli lunghi e bianchi tirati indietro e legati in un codino basso, la bianca barba folta e i baffi piegati all'insù che gli conferivano l'aspetto di un uomo di altri tempi; la lunga giacca nera fece si che le sue due pistole poste una per fianco ed i macheti spiccassero in bella vista attaccati alla sua cintura in cuoio scuro. 
La sua espressione era dura e seria, come se fosse una statua di marmo, ed emanava un certo timore allo sguardo a tal punto che i due fratelli non avrebbero mai voluto metterselo contro; il viso del padre della giovane si ammorbidí in un tenero e grosso sorriso quando incontrò lo sguardo della figlia, che allungò le mani nella sua direzione per abbracciarlo forte a sé.
"Ooh, la mia bambina!!" esclamò Phil baciandole la testa e ringraziando il cielo che stesse bene. 
La ragazza si prese qualche secondo per trovare conforto in quella presa, poi sciolse l'abbraccio ed incrociò i suoi occhi marroni e gli sorrise; si spostò di qualche passo e gli continuò a stringere la mano, voltandosi verso i due uomini dietro di lei che nel frattempo li avevano raggiunti. "P
apà, questi sono Sam e Dean..".
L'uomo posò lo sguardo sui due uomini tornando a mettere su l'espressione seria e solenne di poco prima, trovandoli un po' troppo rigidi ed imbarazzati da quell'incontro; continuò a guardarli con freddezza per qualche secondo, prima di avvicinarsi di qualche passo. 
"..Winchester! Ho sentito parlare di voi". 
I due fratelli si scambiarono un'occhiata veloce e poi il maggiore prese la parola sorridendo nervosamente. "Siamo abbastanza famosi nel nostro mondo". 
"Famosi per aver scatenato una dozzina di Apocalissi, forse!" esclamò Clay scendendo le scale ed arrivando alle spalle della ragazza e di Phil, che non si voltarono ma rotearono gli occhi nello stesso momento e nello stesso identico modo, mentre i due ragazzi rimasero un pò sorpresi dallo stesso modo di fare del padre e della figlia. 
"Abbiamo sempre trovato il modo di sistemare le cose, però!" puntualizzò Sam annuendo nervosamente e sorridendo troppo. 
Phil respirò pesantemente e fece oscillare lo sguardo fra i due ragazzi, soffermandosi sul maggiore che lo guardò di rimando: non gli era mai, mai, passato per l'anticamera del cervello di conoscere i genitori di una ragazza e stando con Katherine pensava che questo problema non si ponesse, ma adesso aveva davanti suo padre che lo squadrava come se fosse il suo strizzacervelli, esaminandolo e studiando ogni suo movimento. 
"Tu sei Dean, vero?!". 
"Si signore" 
"Beh, sappi che tu non mi piaci". 
"Neanche a me, per la cronaca!" esclamò Clay sorridendo beffardamente e facendosi forte di essere in ottimi rapporti con il padre di Katherine, girando per il tavolo e versandosi da bere senza neanche chiedere il permesso, trovando il maggiore dei Winchester in forte difficoltà. 
"Cosa?“. 
"Lo sai che mia figlia si è fatta il culo per quasi due anni per ritrovarti in quella fogna di Purgatorio? E non ti sei neanche degnato di chiamarla per dirle che eri tornato!" esclamò Phil con voce calma e pacata, ma trasmettendo parte del suo disgusto attraverso lo sguardo.
"Papà, smettila!" esclamò la figlia scuotendolo appena dal braccio e sgranando gli occhi per la sorpresa. 
"Eh no Sage, papino ha ragione.." sussurrò Clay ridendo, sedendosi difronte a loro e poggiando i suoi stivali sporchi e pesanti sul bordo del tavolo. 
"H-ha ragione signore, ma.." iniziò il maggiore guardando l'uomo di rimando e mettendo su la sua faccia da poker per mascherare un disagio tale che non provava da quando suo padre lo sgridava e lo mortificava, ma venne brutalmente interrotto. 
"Niente ma: non ti do un pugno sul naso solo perché è casa tua" continuò Phil con voce apparentemente tranquilla, rendendosi ancora più inquietante. Poi spostò il suo sguardo meticolosamente attento sul minore dei fratelli, che sorrise forzatamente sentendosi in forte imbarazzo. "Tu invece hai l'aria rassicurante, Katherine mi ha parlato bene di te!". 
"Mmh, grazie?" chiese retoricamente Sam sorridendo ancora, volgendo uno sguardo di aiuto su Katherine.
"Senti papà ti avevo detto di non venire; se Hailey tornasse e ti trovasse qua sarebbe peggio" disse la ragazza strattonandolo appena e facendo in modo che suo padre la guardasse. 
"Lo so tesoro, ma abbiamo gestito le cose male e adesso è tutto più complicato.." sussurrò Phil sospirando rumorosamente e distogliendo lo sguardo dai due ragazzi per un attimo. "Comunque l'ho rintracciata". 
L'uomo barbuto estrasse il suo telefono di ultima generazione e i due fratelli non riuscirono a capire se essere più sorpresi che un uomo della sua età fosse in grado di utilizzarne perfettamente uno o se congratularsi e cercare di capire come avesse fatto a tracciare un telefono irrintracciabile.
"Ma come ha fatto? Ci abbiamo provato anche noi, ma.." iniziò Sam sgranando gli occhi ed avvicinandosi con aria sbalordita, fissando gli occhi sullo schermo del telefono che segnava l'esatta posizione della prima figlia. 
"Giovanotto, io non provo come voi fannulloni: io riesco. Sempre!" esclamò Phil accennando per la prima volta un sorriso nella loro direzione, seppur potesse rientrare nella categoria orgoglioso. 
E subito ai due fratelli fu chiaro da chi Haiely avesse ereditato il proprio carattere, facendoli appena sorridere.  
"Allora andiamo.." sussurrò Katherine voltandosi e facendo per andare, ma suo padre la trattenne dolcemente per un polso. 
"Amore, preferisco andare da solo..". 
"Sei l'ultima persona che vorrebbe vedere" disse la figlia allargando le braccia e sgranando leggermente gli occhi. 
"Ma anche l'unica di cui ha davvero bisogno" rispose Phil sorridendo amaramente. 
"Con tutto il rispetto Signor Collins, ma dubito che Haiely la voglia vedere. Nè adesso, nè mai". 
L'uomo si voltò a guardare il maggiore dei Winchester con un sopracciglio sollevato, studiando il suo volto e il suo linguaggio del corpo: Dean non aveva alcuna paura di lui, era disinibito e gli parlava senza peli sulla lingua come se lo conoscesse da ormai tanto tempo, ma dalla sua espressione capì che lo rispettava e questo lo fece appena sorridere.  
"Hai figli, Dean? Io ne ho tre e so come comportarmi con ognuno di loro". 
"Oh andiamo, senza offesa, ma tu non conosci Hailey: l'hai data via praticamente senza neanche averla tenuta una volta in braccio!" esclamò il maggiore guardandolo quasi con rabbia, scordandosi che si trattasse del padre della sua ragazza ed infischiandosene di fare una bella impressione, perché lui conosceva Hailey e sapeva cosa fosse meglio per lei." Che razza di padre potresti mai essere per lei dopo più di 30 anni?". 
"Wooow, tu si che vincerai il premio per il miglior genero dell'anno!" esclamò Clay ridendo divertito, tornando a bere il suo bicchiere di Whisky e fremendo nell'attesa degli sviluppi. 
"Dean!" esclamò Katherine guardandolo in cagnesco, sgranando gli occhi e non riuscendo a credere ad un comportamento del genere proprio con suo padre. 
Phil rimase calmo e non si lasciò turbare dalle parole del ragazzo, rimanendo in quel silenzioso gioco di sguardi in cui chi lo avrebbe distolto per primo avrebbe perso miseramente. A nulla servirono le occhiate sorprese ma furiose di Sam, il fratello non si mosse di un centimetro dalla sua posizione continuando ad accusare l'uomo con lo sguardo. 
"È questo che vi ha detto Haiely?" chiese Phil sorridendo amaramente, continuandolo a guardare. "Scommetto che voi sapientoni non avete idea del fatto che Haiely sia stata con me per 7 lunghi anni, vero?!". 
La maschera sicura di Dean venne appena scalfita, ma cercò di non farsi troppo sconvolgere dalla notizia appena appresa: in fondo non sapeva ancora se si potesse fidare di Phil, non importava che fosse il padre di Katherine. Non era abbastanza. 
"È la verità.." sussurrò Katherine sospirando, avvicinandosi al tavolo ed appoggiandosi con i fianchi contro il tavolo. "Il Consiglio mi aveva soggiogata per scordarlo..".
"A giudicare dalle loro espressioni, avresti dovuto condividere prima questa informazione con la classe, mia dolce Sage.." sussurrò Clay osservandola con un sorriso sulle labbra, muovendo appena i piedi ancora sul tavolo. 
"Ma tu perché sei ancora qua?!" chiese Katherine in maniera acida, voltandosi verso di lui e fulminandolo con lo sguardo. "Non hai un bar da svuotare e una prostituta con cui scopare?!". 
Clay le sorrise audacemente e si morse un labbro, mandandole un bacio invisibile e facendole l'occhiolino, prima di tornare a bere dal suo bicchiere. 
"L'ho voluto io qui, vi insegnerà qualche trucco dato che come Uomini di Lettere fate cilecca!" esclamò Phil sbuffando come se avesse sentito quelle frecciatine per un milione di volte e fosse ormai stanco. "Io vado a cercare Hailey e la riporterò qui, da solo!".  
"Agli ordini Phil" rispose Clay facendo il saluto militare, a cui l'uomo rispose con un sorriso dopo aver dato un bacio sulla fronte della figlia. 
Phil salì le scale e scomparve dietro a quell'enorme porta in ferro massiccio, dopo aver intimato al Sergente di togliere vie le sue scarpacce dal tavolo e di ripulire, cosa a cui lui obbedí immediatamente come avrebbe fatto un soldato con il suo comandante, facendo appena sorridere la figlia. 
Dean volse il suo sguardo ancora sconvolto verso il fratello, che sembrava essere uno specchio del suo e poi lo guardò male, riducendo gli occhi a due fessure. 
"E così tu avresti una faccia rassicurante?!". 
Sam rise appena, rilassando le spalle ed avvicinandosi a Clay con un sorriso, con il presentimento che da quel momento in poi lo avrebbero avuto fra i piedi sempre più spesso. 
"Io sono il tipo di ragazzo che piace ai genitori.." rispose Sam schiacciandogli l'occhio, per poi concentrarsi sul Sergente seduto in maniera composta accanto a sé. "Quindi sei un Uomo di Lettere anche tu?". 
 
 
 
Lo stomaco le brontolava appena quando accostò la sua auto sul ciglio della strada per l'ennesima volta in quella lunga giornata: Hailey aveva sicuramente smaltito la sbornia della sera precedente e aveva passato gran parte della mattinata e del pomeriggio a vomitare pure l'anima.
Era l'effetto dell'alcool e del nervosismo, lo sapeva bene, e neanche mangiare l'avrebbe aiutata quella volta; aveva attraversato l'Iowa e gran parte del Minnesota per arrivare a Duluth, guidando pressoché tutto il giorno mentre mille pensieri le attanagliavano la testa. Stava male, era rimasta troppo turbata dalla notizia del ritorno di suo padre e le faceva male pensare che nessuno l'avesse avvertita subito. 
A quel pensiero Hailey trasalí e si resse alla lamiera dell'auto: quello non era suo padre. Lei non ce lo aveva mai avuto un padre.
Phil non poteva pensare che lei potesse mai accettarlo in quel ruolo, non era degno di essere chiamato con quella parola e lei lo sapeva bene. 
Allora perché quella strana sensazione le scaldava il petto, come se una parte di lei fosse felice del suo ritorno? 
Chiuse l'auto e sospirò, entrando all'interno del Leif Erikson Park con una stretta al cuore: osservò le persone correre e divertirsi, parlare fra di loro ed il colmo per lei fu passare proprio davanti all'area per bambini, osservando quanti padri giocassero e proteggessero i loro bambini. 
Imprecò dentro di sé e lasciò che il suo sguardo vagasse verso l'orizzonte, verso quel lago in cui di tanto in tanto nel corso degli anni era sempre tornata a fare visita. 
Percorse la piccola discesa del parco verde fino ad arrivare alla grande spiaggetta rocciosa che regalava una vista mozzafiato proprio nel momento dell'imbrunire, quando il cielo si tinse di arancione e la luna si stava per alzare alta nel cielo; si sdraiò su una roccia e guardò in alto, chiedendosi se davvero ci fosse qualcuno lì su che vegliasse su di loro o se l'intera razza umana fosse lasciata al deraglio con la scusa del libero arbitrio.
Hailey non si accrose del tempo scivolare persa per com'era in quel gioco di colori che caratterizzavano il cielo, ma capí che fosse ora di andare quando si alzò una leggera brezza fastidiosa che le scompigliava i capelli e il parco dietro di lei divenne buio e deserto. 
Si sedette ed appoggiò le spalle contro la fredda roccia, quando con la coda dell'occhio vide una sagoma avanzare nel buio verso di lei: afferrò la sua pistola e quando chiunque si stesse avvicinando fu in procinto di allungare una mano verso di lei, la tirò fuori e gliela puntò contro. 
I suoi occhi stanchi e delusi incontrarono quelli marroni di un uomo con lo sguardo fin troppo dolce e buono e la donna rimase impietrita, agitandosi appena ed abbassando istintivamente la sua arma. Non riusciva a muovere neanche un muscolo mentre l'uomo barbuto le sorrise teneramente e fece ancora qualche passo in avanti.
"Haiely..". 
La sua voce tremante, il cuore prese a batterle più forte nel petto continuando a studiare quegli occhi così simili ai suoi, mentre qualcosa le si muoveva all'altezza del cuore e fremeva per uscire, come il ricordo di un'emozione del tutto celata dentro di sé.
La voce di Phil apparve alle sue orecchie come una melodia familiare, come se avesse amato ascoltarla tempo addietro ma in quel momento non riuscì proprio a ricordare. Dentro Haiely albergavano due tipi di emozioni contrastanti che la distruggevano: avrebbe voluto correre e scappare via da lui, dimenticarsi di un padre assente che le aveva rovinato la vita lasciandola in quell'edificio del Consiglio, ma dall'altro lato vorrebbe andargli incontro e lasciarsi cullare dall'immagine di suo padre che era venuto a cercarla. 
"Vattene!" esclamò la donna senza avere la forza di muoversi, decidendo di ascoltare la parte di sé più orgogliosa e cinica. 
Phil sospirò rumorosamente, rimanendo in silenzio e trattenendo a stento le lacrime per via della grande emozione che provava nel rivedere sua figlia dopo tutti quegli anni, chiedendosi come avesse fatto a sopravvivere per tutto quel tempo senza un pezzo del suo cuore così importante; non c'era più traccia del cacciatore serio e distaccato, freddo calcolatore senza sentimenti che aveva lasciato intendere ai due ragazzi al bunker. 
Adesso Phil era solo un padre emozionante nel rivedere sua figlia. 
"Hai fatto morire di paura tua sorella e i tuoi amici scappando via un quel modo..". 
"Beh, Katherine non avrebbe dovuto tenermi nascosta la verità!" sbottò Haiely stringendo i pugni e guardandolo in cagnesco nella penombra. 
"Ha solo provato a proteggerti il più a lungo possibile.." rispose l'uomo con voce tremante, avanzando ancora di qualche passo e sedendosi a più o meno un metro da lei. 
La donna rimase rigida, non riuscendo neanche a muoversi per la paura di rivederlo da così vicino, ma cercò di non dare nell'occhio e di apparire il più naturale possibile. 
"No, stava cercando di proteggere sé stessa dalla vergogna di aver mentito!" esclamò Haiely lasciando trasparire la sua rabbia e il suo odio per sua sorella. "Come sei tornato, a proposito?".
Phil sospirò e fece scontrare di nuovo i suoi occhi con quelli della figlia e sentí il cuore perdere qualche battito: ecco arrivare il momento della verità. 
"Katherine ha fatto un patto con Crowley: ha riavuto indietro me, ma vuole il vostro angelo". 
"Ha venduto Castiel?!" chiese con disgusto, sgranando gli occhi e pensando quanto sua sorella fosse un'idiota, ma solo dopo qualche secondo prese a riflettere davvero sulle parole dell'uomo ed il suo tono accusatorio sparì, lasciando spazio all'incredulità. "Stava cercando il Purgatorio, non è vero?" 
"Si, ma sta tranquilla ha già chiuso con il demone.." sussurrò Phil accennando un sorriso, sollevando la manica della sua giacca sinistra e mostrando alla ragazza il braccio interamente ricoperto da alcuni tatuaggi tribali che risalivano lungo la spalla. "È un incantesimo di protezione fatto da una congrega di streghe molto antica: così Crowley non potrà più sbattermi all'inferno". 
Haiely si sentí intontita per tutte quelle informazioni e distolse lo sguardo dal colore che percorreva il braccio di suo padre, pensando in preda alla rabbia che provasse del piacere nel sapere che quell'uomo avesse marcito all'inferno per tutti quegli anni. Aveva pagato tutto quello che le aveva fatto. 
"Per questo la sua casa è stata distrutta?". 
"Per questo e per il rituale per aprire di nuovo Purgatorio" rispose Phil sospirando appena, fissando lo sguardo sull'infrangersi delle onde contro le rocce. 
"Che tipo di rituale?". 
"Non è per far uscire qualcuno, ma per entrarvi" sussurrò l'uomo tornando a guardarla con un sorriso amaro sul volto. 
"Voleva trovare Dean.." dedusse la donna ad alta voce ed abbassò il capo, capendo solo in quel momento che se lei e Sam non l'avessero lasciata da sola e non avessero mentito sul ritorno del maggiore, allora tutto ciò non sarebbe mai successo.
Formulando quel pensiero Haiely capí di non riuscire ad incolpare Katherine per ciò che avesse fatto, capendo che avesse chiesto a Crowley di riportare indietro suo padre per lasciare che lei e Sam vivessero la loro vita fuori dalla caccia il più possibile. Esasperata chinò il capo e lo prese fra le mani, sentendosi pericolosamente sul punto di piangere. 
"Guarda.." sussurrò Phil sorridendo teneramente, prendendo il suo portafoglio ed estraendo una piccola fotografia ingiallita dal tempo e con i bordi rovinati, porgendogliela con occhi lucidi. "Voglio che la tenga tu". 
Un uomo di poco meno di trent'anni con un grosso sorriso sul volto e i capelli brezzolati, gli occhi che trasmettono allegria e qualche ruga in meno, stava seduto su una sedia all'interno di una casa che Haiely non riconosceva, mentre aggrappata al collo di Phil vi era una bambina di quattro o cinque anni, che sorrideva e si stringeva forte al suo papà. 
Lei alternò lo sguardo fra la foto e gli occhi di suo padre, mentre qualche lacrima scorreva sui volti dei due e si chiese che scherzo del destino fosse quello e perché le stesse facendo questo. 
"Non è come pensi tu, io non ti avrei mai abbandonata senza lottare..". 
 
 
 
"Si, sono un Uomo di Lettere e a quanto pare le nostre vite sono molto più simili di quanto pensassimo" rispose Clay con il suo solito sorriso beffardo, rimettendo nuovamente i suoi piedi fasciati dagli stivali sporchi sul tavolo. "A parte che io dormivo in delle lenzuola di seta ed avevo degli amici e una bella fidanzata al mio fianco".
"Avevi una doppia vita quindi?" chiese Dean sforzandosi di comportarsi in maniera civile, ma il suo volto lo tradiva, trasmettendo tutta la sua disapprovazione. 
"Se così si può dire.." rispose Clay facendo spallucce, tornando a fissare lo sguardo sulla ragazza che faceva di tutto per evitarlo. 
Sam vide gli occhi furiosi di suo fratello maggiore puntarsi in quelli spavaldi del militare e lo osservò cambiare espressione proprio come un cane rabbioso pronto a scattare al minimo segnale, così capí di dovere fare qualcosa e di intervenire per tranquillizzare la situazione. "Di che parlava Phil? Cosa non conosciamo di questo posto?". 
Clay lo guardò solo dopo qualche secondo, allontanando lo sguardo da Dean e fissandolo in quello del minore dei Winchester, sorridendogli appena: gli piaceva Sam, aveva avuto una buona impressione di lui non appena lo avesse visto. 
"Beh, io conosco i bunker meglio di qualsiasi altra persona dato che sono stato allevato per essere un Osservatore". 
"Quindi eri uno di loro?" chiese Dean con ilarità nella voce, stringendo le labbra e prendendolo in giro con divertimento, piegando gli angoli della bocca all'insù. "Davi ordini al sicuro dietro ad una scrivania, mentre delle povere ragazzine rischiavano la pelle? Proprio come una vera signorina".
"No Dean, non sono mai stato quel tipo. Ho sempre adorato il brivido delle cacce, l'eccitazione che scaturisce in seguito ad una vittoria" disse Clay mantenendo il tono della voce calmo, per poi bere un lungo sorso della sua birra e facendogli l'occhiolino. "Scopare è sempre più piacevole dopo!". 
Sam e Katherine sgranarono gli occhi e trattennero il fiato, osservando il maggiore non modificare la sua espressione e continuare a guardare il Sergente con ilarità e divertimento. Dean dentro di sé avrebbe tanto voluto reagire ed essere il responsabile di un grosso ematoma sul suo viso, ma non amava fargli credere di avere il potere su di lui. 
"Oh credimi, lo so!" esclamò prendendo una mano della ragazza seduta accanto a lui fra le sue e continuando a sostenere il suo sguardo. 
Katherine ritrasse immediatamente la sua mano e si alzò di scatto, fulminando con lo sguardo prima l'ex e poi il compagno, e il suo viso divenne rosso dalla rabbia; appoggiò le mani contro i fianchi e sentí l'ira crescere dentro di sé. 
"Ma che state facendo?!" urlò alzando il tono di voce ed osservando i due uomini abbassare appena il volto e sospirare rumorosamente, cercando poi aiuto nello sguardo di Sam, che le sorrise nel tentativo di rasserenarla. "Io sono preoccupata per mia sorella, che probabilmente mi odierà per quello che le ho tenuto nascosto, quindi fate un favore a tutti e piantetela con questa stupida faida insensata!".
Clay continuò a sostenere lo sguardo adirato di Dean che si trattenne dal scattare in avanti e colpirlo al viso, e poi lo distolse, concentrandosi su suo fratello e sulla ragazza, sorridendo ai due con genuinità. 
"Volevate sapere come ho rintracciato Haiely giusto? Posso spiegarvelo, così la prossima volta non dovremo venire noi a salvarvi il culo". 
Il militare si alzò di scatto e fece segno a Sam di alzarsi e di seguirlo, comportandosi in maniera molto più amichevole con lui che con Dean, palesando le sue motivazioni. Il minore cercò di lasciare un po' di spazio a suo fratello e alla ragazza, dirigendosi in fondo alla sala ed accendendo il suo portatile, mentre Clay prese posto accanto a lui in silenzio; Katherine non disse nulla, si limitò a fissare con disappunto Dean, che ricambiava il suo sguardo con innocenza, chiedendole silenziosamente cosa non andasse. 
Ma la donna lo conosceva davvero bene e quando fu certa che Sam e Clay fossero davvero assorti nel loro mondo informatico, gli si avvicinò e lo guardò in cagnesco. 
"Pensavo che ne avessimo già parlato!".
"Infatti, non so davvero di cos..".
"Oh, si che lo sai! E non fare quella faccia!". 
"Quale faccia?" chiese Dean aggrottando appena le sopracciglia e non modificando neanche di poco la sua espressione, lasciando trasparire la sua rabbia e la sua agitazione. 
"Questa faccia!" continuò Katherine indicandolo con il dito e colpendo ripetutamente il pavimento con il suo piede destro per il nervosismo.
"È la mia faccia!" esclamò Dean serrando la mascella e stringendo i pugni contro i braccioli della sedia scura di legno, guardandola per la prima volta con fastidio e rabbia. 
"Si, quella che metti su quando stai per uccidere qualcuno!".
L'uomo ci pensò un po su distogliendo lo sguardo, ma dopo qualche secondo tornò a guardarla e si sporse dallo schienale per avvicinarsi alla donna con il busto, stringendo appena le labbra per poi dire con troppa veemenza: " Ma come cazzo hai fatto a stare con un coglione come lui? È un arrogante, presuntuoso figlio di puttana dalle risposte pronte e con la voglia di far incazzare l'universo!". 
La donna aggrottò le sopracciglia, chiedendosi come facesse ad essere quello il problema poiché la loro relazione risaliva a quasi vent'anni prima e si lasciò sfuggire una risata nervosa, che coprì prontamente con la sua mano destra. 
"Sembra che la mia tipologia di uomo non sia poi cosi cambiata nel corso degli anni..". 
"Non mi paragonare a lui Katherine, non farlo!" esclamò Dean con la rabbia negli occhi e nella voce, non riuscendo a trovare cosa ci fosse da ridere in quella situazione. 
"Cosa vuoi che ti dica? Avevamo 17 anni!" esclamò Katherine allargando le braccia e sgranando appena gli occhi. "Il suo è un meccanismo di difesa, fa così solo perché sa che noi due stiamo insieme!". 
"Quindi la colpa è mia?" chiese Dean alzandosi di scatto e guardandola con ilarità. 
"No, ma fai come ti ho detto: ignoralo!". 
Dean serrò la mandibola ancora una volta e la guardò con più durezza, perché l'ultima cosa che gli suggeriva il suo istinto era proprio quella di ignorarlo. Si passò l'indice ed il pollice della mano destra ai lati della bocca, e mise la mano sinistra contro il suo fianco, cercando di respingere i mille modi che gli erano venuti in testa per uccidere Clay durante la loro conversazione. 
"Se parla ancora in quel modo, giuro che gli pianto un pugnale nel cuore". 
Katherine sorrise amareggiata, scuotendo la testa e non capendo la ragione della sua gelosia. 
"Non c'è stato niente fra me e Clay in questi anni, perché pensi che potrebbe succedere adesso?!". 
"Dico solo che non mi piace, è troppo sicuro di sé e ti guarda come se fossi un regalo da scartare".
La donna aprì la bocca per ribattere, ma poi notò Clay alzarsi dalla sua sedia ed avvicinarsi mentre si scolava la sua birra ed abbandonava la sua bottiglia vuota sul tavolo senza la minima intenzione di raccoglierla. 
"Interrompo la vostra chiacchierata da signorine a cuore aperto?" chiese ridendo e sedendosi al posto del maggiore, tornando a guardarlo e a stuzzicarlo con lo sguardo. 
"Le lezioni sono già finite?" chiese Katherine facendo qualche passo ed appoggiandosi al braccio di Dean per rassicurarlo, portandoselo a cingerle la vita e sentendolo appena rilassarsi contro il suo tocco. 
"Credo che Sam sia il fratello intelligente, il ragazzo impara in fretta!". 
"Perché non vai li in fondo alla sala e continui a fare qualsiasi cosa tu stessi facendo prima?" chiese Dean con aria perentoria, stringendo con forza il fianco della ragazza ed avvicinandola di più a sè. "Sono sicuro che a Sam serva una ripassata, vero fratellino?". 
"Si, è proprio vero!" esclamò Sam annuendo dal fondo della sala e facendo segno al Sergente di avvicinarsi.  
"No ragazzi, abbiamo del tempo prima che paparino ritorni con Lessie a casa, quindi perché non lo impieghiamo per conoscerci meglio?". 
Dean, come tutti del resto, cercò di ignorare il fatto che Clay avesse paragonato Haiely ad un cane, e piegò la testa da un lato sorridendo appena. 
"No, preferisco continuare a far finta che tu non esista fino a quando non crepi, quindi..". 
"Bene, vedo che vuoi iniziare tu Dean!" esclamò Clay ignorando volutamente la sua frase e guardandolo con falsa curiosità. "Perché non mi racconti del tuo papino? Ho sentito che era un militare come me". 
"Era un Marine" lo corresse Sam avanzando dal fondo della sala con aria stanca, controllando invano se sul suo telefono vi fossero notizie della sua ragazza. 
"E dimmi Dean-o, sei così rigido perché tuo padre non ti abbracciava abbastanza quando eri piccolo o ti viene spontaneo esserlo?". 
Il viso di Dean si trasformò in poco tempo, ma Katherine lo trattenne per una mano e sorrise nervosamente, per poi fissare un cagnesco il Sergente. 
"Clay fa un favore a tutti e sta zitto". 
 
 
 
 
La porta sbatté con troppa forza e Sam si chiese come avesse fatto a non scardinarsi dopo una botta del genere: Hailey era appena tornata insieme a Phil ed una volta varcata la soglia del bunker aveva lanciato uno sguardo carico di odio e di risentimento verso sua sorella, prima di intimare a suo padre di non farsi mai più vedere e scappare fra i corridoi per raggiungere la sua stanza. 
Non voleva vedere nessuno, non voleva parlare con nessuno. Aveva bisogno di stare da sola. 
Come avrebbe fatto a spiegare quello che stesse provando? 
La donna si appoggiò contro la porta, sentendo dall'altro lato Sam bussare forte e chiederle di lasciarlo entrare, che voleva stare accanto a lei per aiutarla, ma Hailey si chiuse a riccio e non rispose. 
Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare a terra, ignorando le proteste del ragazzo e non riuscendo neanche a capire se stessa: ciò che le aveva appena detto Phil le sembrava impossibile. Il Consiglio le aveva fatto dimenticare la sua vita con i suoi genitori con la magia per quale scopo? Renderla un soldato migliore? Una perfetta macchina da guerra priva di sentimenti? 
Si alzò e si distese sul letto con ancora i vestiti, facendosi largo fra le coperte e sperando di sprofondare in un sonno profondo e ristoratore. 
 
"Credo che sia arrivato il momento di tornare a casa..". 
La voce di Phil si fece largo nella sala lettura, puntando lo sguardo su Clay e facendogli segno di andare con lui, capendo dalle occhiata di sua figlia che il Sergente avesse ricominciato ad essere inopportuno. 
"Papà, sei appena arrivato!" esclamò Katherine avvicinandosi e sospirando, afferrando il colletto della sua giacca e sistemandoglielo, per poi guardarlo con occhi supplichevoli. 
L'uomo la guardò con un tenero sorriso e le sfiorò il viso con la mano libera. 
"Hailey non vorrebbe trovarmi qui, ma torno presto tesoro..". 
Katherine si sporse verso di lui e l'abbraccio stretta a sé, inalando l'odore di tabacco e di muschio che emanava la sua barba bianca, pensando quanto le fosse mancato negli anni. 
Quando Phil sciolse l'abbraccio rivolse uno sguardo al maggiore dei Winchester che stava appena dietro la donna, guardandolo con un'espressione indecifrabile per uno come lui. 
Dean sorresse lo sguardo senza sapere cosa dire ed accennò un sorriso quasi imbarazzato, quando l'uomo lo guardò con meno freddezza e astio. 
"Ti dispiace accompagnarmi all'auto, ragazzo?". 
Dean bisbigliò un sì ed annuì sorridendo con sorpresa, lanciando uno sguardo fugace a Katherine che ricambiò sorridendo. 
Salí le scale seguendo l'uomo barbuto ed aprí la porta del bunker, seguendolo fino alla sua Mustang rossa fiammante degli anni 90 che il ragazzo studiò ed osservò come se fosse un gioiello: tenuta in perfetto stato, l'auto si presentava con dei cerchi in lega scintillanti, spiccava la mancanza anche di un solo piccolo graffio sulla carrozzeria e l'interno sembrava ancora perfetto. Sembrava un'auto nuova, eppure Dean ricordava di averla vista in una vecchia foto a casa della sua ragazza e subito capì da chi Katherine avesse ereditato il suo buon gusto in fatto di auto. 
"Ti piace?" chiese Phil sorridendo appena, aprendo lo sportello della sua auto e riponendo all'interno dell'abitacolo il suo borsone da viaggio. 
Dean sorrise audacemente perché conosceva benissimo ogni componente delle auto come quelle, amava studiarle e amava documentarsi su ogni tipo di auto: d'altronde era la sua passione più grande. 
Dopo una breve chiacchierata sulle caratteristiche tecniche, Phil lasciò cadere il discorso, appoggiandosi contro lo sportello e guardandolo con i suoi occhi penetranti e indagatori.
"Devo ringraziarti". 
"Ringraziare me?" chiese Dean ironicamente, soffocando una risata. "Pensavo di non piacerti e che volessi darmi un pugno".
L'uomo scosse la testa e sorrise, sospirando appena. 
"Hai tenuto al sicuro Katherine, anche quando non era più lei, anche quando non stavi con lei!" esclamò Phil sorridendo brevemente, per poi tornare serio. "Questo è quello che un padre vuole per la propria figlia ed è importante per me, Dean! Meriti il mio rispetto!". 
Il ragazzo abbassò lo sguardo sorridendo, sentendosi apprezzato per la prima volta dopo tanto tempo, più o meno da quando Bobby se n'era andato lasciandolo senza figura paterna. 
"Grazie Phil". 
L'uomo allungò una mano verso il giovane, stringendola con la sua presa ferrea e perentoria, poi gli sorrise un'ultima volta ed entrò in auto, partendo e sgommando. 
Dean lo osservò andare via e sorrise, prima di voltarsi e trovare Clay appoggiato alla sua moto che lo guardava con un'espressione carica di disprezzo sul volto, ma sorrideva beffardamente, tipica di chi pensava di aver già vinto. 
"Cos'hai da guardare?" chiese il cacciatore sollevando un sopracciglio e guardandolo con ilarità. 
Il Sergente sorrise e si mise in piedi, avvicinandosi con due lunghe falcate all'uomo fino ad arrivare a poche spanne dal suo volto, sfidandolo con lo sguardo. 
"Ricorda queste parole Winchester: prima o poi lei verrà da me e tu non potrai farci assolutamente nulla!" esclamò Clay continuando a sorridere beffardamente e sostenendo lo sguardo del cacciatore. 
Dean si limitò ad osservarlo di rimando, divertito dal suo comportamento stupido, sapendo che la sua donna mai avrebbe scelto qualcunaltro; rise di gusto e senza rispondere alla sua provocazione decise di ascoltare il consiglio di  Katherine, così si voltò e risalí le scale del garage per andare dalla sua famiglia, lasciandolo lì ad osservarlo in cagnesco. 
  
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