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Autore: fame    03/04/2020    2 recensioni
Vangando questo orto,
sento il braccio leggero
ed il fiato corto
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Vangando questo orto,
sento il braccio leggero
ed il fiato corto;
come a quel tempo
che tenevo l'arme
sotto il braccio,
dimenticando il valore
dell' abbraccio,
per tutto il giorno che
"piango e taccio".

E così facendo,
non vi dico quel
che veramente adesso vedo:
ricordo la terra impastata,
tra il rosso della carne,
e quell'acqua che bagnava
tutta la gente che muta
aspettava, aspettava..

Io ascosto sotto il fosso
ed il mare che poi era mosso,
ed il rumore che sento adesso
è cosi grosso, così grosso..

Ed è il suono che rimbomba,
che poi s'immischia
con quello del richiamo
di una tromba,
che non ti chiama se non
per portarti alla tomba.

Quant'era brutto
passare dal bagnato
delle lacrime,
al frutto degli alberi;
e poi di nuovo
lontano dai tuoi cari,
tra i cadaveri
e il rumore dei ferri.

E gli avrei solcati quei mari,
pur per passare tra le
cannonate e gli spari.

E non vedo
ad occhi chiari:
era buio
e cosi silenzio fuori,
che sentivo solo
il frastuono dei tuoni,
ed il rumore forte di quei cuori.

Ed ora nemmeno aspettavo più,
due anni erano passati,
da quando con l'elmi infossati e
i fucili abbracciati,
in quei pietosi fossati,
che m' hanno messo
sulla pelle, di pietra,
strati su strati.

E gli occhi non si bagnano,
e le mie labbra non gemono,
ed i bambini non piangono.

Ma io non sento,
sordo sono diventato e
cieco, i miei occhi vacillato,
Ed il mio cuore,
da quello che di lieto c'era,
e dell'amore che dentro aveva
e che hanno estirpato,
gli umori crudeli della guerra.

   
 
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