Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: TinyGothChip13    03/04/2020    1 recensioni
[Gyjo] [spoiler di Steel Ball Run]
Quel giorno era stato il peggiore per entrambi: dall'inizio della gara, non gli era mai capitato di perdere completamente ogni minimo vantaggio, come invece era appena successo. Ma le sorprese di quella sera non si fermarono alla neve e alla loro sconfitta, come presto avrebbero scoperto... e alla fine fu proprio in quella giornata che trovarono ciò che entrambi, inconsciamente, cercavano.
(Basata su quella scena del capitolo 48 che credo abbia fatto piangere un po' tutti quanti)
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gyro Zeppeli, Johnny Joestar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Che ne dici se facciamo un brindisi, prima di prendere i cavalli?

-A cosa? Abbiamo perso tutto…-

Gyro lo osservò, riflettendo su cosa potesse dirgli per non infierire ulteriormente sul suo animo. Johnny aveva appena rinunciato alle parti del cadavere per salvargli la vita, rendendo vani tutti gli sforzi dei giorni precedenti e rinunciando al proprio obiettivo, anche se temporaneamente. Era tornato al punto di partenza, anzi, aveva addirittura peggiorato la sua situazione aiutando il nemico; se in quel momento gli avesse urlato contro, Gyro l'avrebbe accettato senza fiatare. 

Si inginocchiò comunque al suo fianco, sperando di riuscire a tirargli su il morale, ma continuavano a rimbombargli nella mente le parole dette dal padre durante quella terribile operazione. 

-Che ne dici di un brindisi "Alla palla che colpì la rete"?- propose, citando direttamente la frase di Gregorio, ma Johnny non capì.

-Cosa intendi?- gli chiese, ma Gyro trovò che non fosse il momento adatto per spiegargli il significato di quell'espressione.

-Non ti piace? Allora brindiamo alla prossima parte del corpo…

-La prossima parte? Va bene, mi piace. Allora alla prossima parte del corpo e alla meta- gli disse, anche se non troppo convinto, mentre gli versava nel bicchiere quel vino ottenuto dallo scambio.

-Alla prossima parte e alla meta.-

Bevvero in silenzio e Gyro fu tentato dal commentare quanto scadente fosse quella bevanda, ma rimase zitto, consapevole che con una frase del genere avrebbe semplicemente peggiorato ancora di più l'umore di Johnny. Era sicuro che fosse arrabbiato con lui per il risvolto che aveva preso la situazione, per il modo in cui aveva gettato via il progresso fatto con fatica, e non voleva incorrere nella sua ira. Conosceva quanto potesse rivelarsi determinato il ragazzo e temeva quanto potesse diventare perfido con le parole in quel momento; nonostante tutto però non riusciva a decidersi di lasciarlo stare, ignorandolo finchè non fosse stato meglio. Era già troppo affezionato a quello sfortunato americano, e si sentiva pronto ad affrontare anche il suo odio pur di farlo stare meglio, ma non era nemmeno sicuro di esserne in grado. Continuava a non riuscire a prendere una decisione: voleva rallegrarlo con le sue stupide battute con il rischio di incorrere nella sua rabbia, facendosi odiare ancora di più, oppure aspettare e fingere che non gli importasse nulla di lui? Decise infine di rimandare la decisione a più tardi, quando finalmente sarebbero stati seduti a un tavolo davanti ad un pasto caldo e con un letto ad attenderli per la notte, quando avrebbe potuto rilassarsi e ragionare con la mente più lucida.

Finito anche il vino, Gyro fece sgocciolare il residuo dalla tazza e scrollò velocemente la neve che si era depositata sul suo cappello, pronto a tornare da Valkyrie e dirigersi verso l'hotel.

-Ti serve una mano?- chiese a Johnny, che si stava anche lui preparando per rimontare sul suo cavallo, recuperando dal terreno ciò che aveva lasciato cadere. Il ragazzo però gli fece un cenno con la mano per rifiutare e Gyro si allontanò per ritirare nelle borse la sua tazza.

Lo guardò mentre recuperava da terra le proprie cose, interrompendosi per scaldarsi le mani intirizzite con il proprio fiato, e notò solo allora come le sue lacrime avessero lasciato un sottile strato di brina quasi invisibile sul suo viso, che però riluceva alla luce dei lampioni della strada. Non poteva lasciarlo faticare così, non dopo tutto quello che aveva appena passato; decise quindi di ignorare ciò che Johnny gli aveva fatto capire e si riavvicinò a lui per aiutarlo a completare il lavoro.

-Ce la faccio da solo- gli disse lui seccamente, mentre si trascinava verso la sedia, che Gyro gli aveva appena spostato vicino.

-A prenderti un raffreddore e gelarti le dita, forse. Sei stanco anche tu, Johnny. Lasciami fare qualcosa per te.-

Il ragazzo lo guardò negli occhi, sorpreso, ma distolse subito lo sguardo, senza dirgli nulla. Non commentò nemmeno quando Gyro lo aiutò a raggiungere Slow Dancer, spingendo la carrozzina attraverso lo strato di neve che ormai abbondava sul terreno, o quando lo caricò sulla groppa dell'animale, assicurando anche la sua borsa alla sella. 

Montò poi anche lui sul cavallo e si diresse all'hotel più vicino, in cui aveva già programmato di passare la notte appena arrivato in città, seguito dall'amico. Lasciarono i loro animali nel piazzale adiacente, che era fortunatamente al coperto, e si assicurarono che avessero a disposizione del cibo, prima di entrare e poter finalmente ripararsi dalla bufera.

Come superarono la soglia, furono accolti da un piacevole tepore e dalle chiacchiere di coloro che già stavano cenando ai tavoli del ristorante che occupava l'intero piano terra. Gyro si diresse al bancone per assicurarsi che fosse disponibile una camera per la notte e pagò la cifra richiesta, prendendo la chiave e tornando poi da Johnny, che nel frattempo si era sistemato al tavolo libero più vicino. 

-Siamo di nuovo al secondo piano… Inizio a credere che lo facciano apposta- commentò, prendendo posto di fronte a lui e gettando un'occhiata a cosa stessero mangiando gli altri clienti. Sembrava tutto abbastanza invitante, per loro fortuna.

Johnny sospirò, irritato, e poggiò sul tavolo il cappello, bagnato per via della neve che si era depositata su di esso e ormai sciolta. Gyro fece per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, ma venne interrotto da un cameriere, che li raggiunse per presentargli il menù. Scelsero entrambi la stessa cosa, come spesso capitava, e aspettarono in silenzio che gli venissero portati i piatti. Per ogni istante che passavano senza parlare la preoccupazione del maggiore aumentava; si limitava ad osservare Johnny, che, invece, tentava in ogni modo di evitare i suoi occhi. Gli stava nascondendo ciò che lo turbava, e Gyro temeva di sapere che cosa fosse, anzi, ne era ormai sicuro. La cosa che più gli dava fastidio, però, era sapere che il suo comportamento fosse ragionevole, e che fosse lui a essere effettivamente nel torto, colpevole di aver rovinato i loro piani ancora una volta. Era sicuro che Johnny avrebbe preferito lasciarlo in quell'albero e portare a termine quella che era ormai la sua missione, ma per qualche motivo aveva fatto l'esatto opposto, ed ora era ovviamente arrabbiato e con il morale a terra. Gyro non trovava una soluzione che giustificasse quel gesto e aveva smesso quasi subito di pensarci, preferendo cercare in cuor suo il modo per farsi perdonare e scacciare quel rimorso che gli attanagliava le viscere. 

Johnny ora si era quasi voltato a dargli la schiena per osservare il chitarrista che si era sistemato in un angolo della stanza, pronto a suonare qualche pezzo tradizionale, e aveva lo sguardo perso nel vuoto, mentre continuava a rimuginare sugli eventi. Gyro cercò in quei suoi bellissimi occhi una risposta, un indizio, uno spunto per tornare a conversare con lui di qualsiasi argomento, pur di riuscire a distrarlo, ma non lo trovò, e si perse nei dettagli del suo viso, come le sue ciglia ancora umide a causa dei fiocchi di neve. Spesso si ritrovava ad osservarlo anche mentre viaggiavano, attraversando quei meravigliosi paesaggi, e ogni volta notava qualche nuovo particolare dei suoi lineamenti, dal modo in cui si incurvavano le sue labbra in un mezzo sorriso dopo una sua battuta a quello in cui corrugava le sopracciglia quand'era concentrato su qualcosa. Fosse stato in grado di disegnare, sarebbe riuscito a fargli un ritratto senza averlo davanti agli occhi, infondendo anche la sua personalità e gestualità in quei tratti di matita, grazie alla quantità di dettagli che ricordava di Johnny. Era ormai chiara anche a lui la vera natura dei sentimenti che lo portavano a comportarsi in quel modo, anche se gli ci era voluto tempo a capirlo. Era stato solo qualche sera prima quando, sul punto di addormentarsi, si era trovato per l'ennesima volta a pensare al ragazzo ed era riuscito finalmente a chiamare con il nome corretto quella sensazione di calore che gli rinfrancava il cuore e lo faceva sorridere senza motivo. Si stava innamorando di Johnny Joestar, ed era già troppo tardi per ignorare quel sentimento.

Non aveva più riflettuto su di sé, però, a causa delle fatiche dovute alla gara e alla loro missione, fino agli eventi di quella giornata, che li avevano stremati entrambi. Solo in quel momento i suoi sentimenti stavano di nuovo facendo capolino nella sua mente, e si chiese se fosse anche quello il motivo per cui si sentiva così terribilmente in colpa: quando si ama una persona per davvero, la si vuole vedere trionfare, a costo di soffrire e venire lasciati indietro. Si è pronti a farlo, pur di vederla felice.

Fu poi lo stesso Johnny a rompere quel silenzio che era calato solo tra loro, voltandosi verso di lui e tornando a far incrociare i loro sguardi.

-Ecco la mia parte- disse, allungandogli un paio di banconote, che lui prese e sistemò nella borsa. Il ragazzo tornò poi a fissare il musicista, ancora incuriosito; forse però lo faceva semplicemente per evitare di dover prestare attenzione all'uomo di fronte a lui. 

Gyro sospirò rassegnato, appoggiandosi al tavolo con il braccio e chinando il capo, sostenendolo con la mano, mentre osservava il resto degli avventori. Aveva erroneamente pensato che Johnny gli volesse dire qualcosa di diverso, magari fare della vera e propria conversazione, ma non sembrava affatto intenzionato a parlargli. Continuava a pensare a cosa dirgli, lui che solitamente aveva sempre una risposta pronta, ma non aveva ancora avuto nessuna idea decente. Di fronte a quel muro di silenzio che il ragazzo aveva eretto tra loro era completamente inerme, incapace di fare qualsiasi cosa. 

Altri minuti passarono, ora rallegrati dalle note di quelle canzoni tradizionali che Johnny sembrava conoscere abbastanza bene e di cui sussurrava le parole, che anche Gyro iniziava ad apprezzare, e finalmente arrivò il loro pasto. Mangiarono velocemente, nuovamente senza proferire parola, farsi cenni o anche solo scambiarsi occhiate, se non per passarsi da bere. A Gyro venne poi finalmente in mente una battuta decente che condivise con l'amico, che accennò un sorriso stanco ma genuinamente divertito. Era terribilmente sottotono e l'italiano faceva di tutto per non farsi prendere dall'ansia e trattenersi dal rivolgergli una domanda diretta per ottenere risposta ai suoi interrogativi. Gli avevano insegnato a ragionare, a non lasciarsi guidare dai sentimenti, ma in quel momento gli era molto difficile farlo, vedendo il ragazzo in quello stato per colpa sua.

-Johnny?- sussurrò, per richiamare la sua attenzione.

-Cosa c'è?

-Credo di doverti delle scuse… Per quello che è appena successo, intendo.-

Lui però scosse la testa.

-Non è vero, non ce n'è bisogno. Non parliamone, ok? Lasciamo stare…- disse, per poi tornare a guardare il proprio piatto. Per i pochi attimi in cui aveva fissato Gyro, però, lui era riuscito finalmente a comprendere qualcosa e a capire cosa veramente stava nascondendo nei suoi occhi, che erano velati dallo stesso sentimento che aveva annebbiato i suoi fino a quel momento.

Johnny non era arrabbiato con lui, ma si sentiva in colpa, probabilmente per aver fallito nella propria missione, deludendo se stesso. Chiaramente, non voleva pensarci, ma era tutto ciò che gli occupava la mente, e se non gli aveva parlato, era stato solo per evitare di ricapitare nel discorso, come era appena successo. Si era distratto con la musica, ma non era bastato, e Gyro stesso non era stato in grado di portarlo a pensare a qualcosa di differente, così che era rimasto a rimuginare sugli eventi, ricadendo sempre sugli stessi punti, buttandosi ancora più giù. Ecco perché ora sembrava sul punto di piangere o desideroso di urlare per sfogarsi. Il maggiore però non era riuscito a capirlo, non fino a quel momento, non dopo averlo involontariamente ferito.

Nonostante tutto, Gyro continuava a sentirsi in colpa, perché sentiva di non avere fatto abbastanza, anche se, a causa della difficile situazione, non sarebbe stato in grado di fare molto di meglio. Ora però aveva un modo per rimediare, l'unico, ovvero tentare ancora di distrarlo, divertirlo, dimostrargli la sua disponibilità e il suo sostegno, così che sarebbero potuti entrambi andare a dormire con il sorriso sulle labbra.

Pagata anche la cena raggiunsero le scale, e Gyro si chinò su di lui, lasciando che, come al solito, Johnny si appendesse al suo collo, e lo sollevò con facilità, per poi portarlo alla loro stanza. Mentre salivano, il ragazzo appoggiò la testa sulla sua spalla, probabilmente a causa della stanchezza, e Gyro percepì le sue dita stringere con più forza la stoffa della sua maglia, forse per non scivolare. Fu molto strano vederlo in quello stato, lui che odiava farsi portare in braccio e che cercava di evitare il più possibile un contatto in quei momenti; doveva essere davvero assonnato per comportarsi in quel modo, ma lui non gli disse nulla, per evitare di peggiorare ancora il suo umore.

Dopo averlo depositato con dolcezza sul letto tornò di sotto a recuperare le poche cose che non era riuscito a trasportare e che sistemò sul tavolino, per poi chiudere la porta e poggiare lì anche la chiave. Si sentivano ancora la musica e le voci divertite provenire dal piano inferiore, ma il suono era ovattato; sarebbero riusciti a dormire tranquilli, questa volta. Quel motivetto gli era però rimasto in testa, nonostante ora non si udisse quasi più, tanto che, mentre si sfilava cappello e stivali, continuò a canticchiare sommessamente. 

Sedutosi sul proprio letto, tornò infine a rivolgere lo sguardo verso l'amico, la cui espressione era sempre più affranta e rassegnata. 

-Ehi, Johnny.

-Mh?

-Ti va una partita a carte?- 

Il ragazzo lo guardò con aria interrogativa, probabilmente tentato dal chiedergli il perché della sua proposta, visto che erano entrambi stremati, ma annuì. Gyro allora recuperò il mazzo di carte e lo raggiunse, accomodandosi sul materasso a gambe incrociate, di fronte a lui. Giocando un po' sarebbe certamente riuscito a distrarlo, e sarebbe anche riuscito a mantenersi sveglio, pronto ad ascoltarlo nel caso avesse voluto sfogarsi. 

-Quale gioco facciamo?- chiese, mentre iniziava a mischiare le carte.

-Quello che preferisci tu, Gyro. Per me è uguale…

-Nossignore, io l'ho già scelto l'ultima volta. Oggi tocca a te. Pensaci con calma, non c'è fretta.-

Mentre Johnny rifletteva, indeciso, lui continuò a mescolare. Ricominciò poi a canticchiare sommessamente, cambiando però canzone; quella udita poco prima gli aveva infatti fatto tornare in mente un motivetto composto da lui qualche anno prima, per cui aveva anche scritto un testo, di cui aveva però dimenticato alcune parole. L'aveva scritta una sera d'estate e parlava della sua storia, della famiglia, dei suoi desideri e delle sue speranze, e canticchiarla lo riportava a quando era ancora un ragazzino, quando non doveva preoccuparsi di vincere una gara a cavallo per salvare un innocente.

Johnny notò il cambio della melodia, e lo guardò, curioso.

-Questa non la conosco…- sussurrò, mentre divideva in due parti uguali il mazzo che Gyro gli aveva passato.

-Ovvio, l'ho scritta io. Non è niente di speciale, in realtà, ma è orecchiabile… Comunque, hai deciso a cosa giocare?

-Posso sentirla?-

Gyro sospirò, notando come Johnny avesse di nuovo evitato di rispondere alla sua domanda. Possibile che ci mettesse così tanto a scegliere uno stupido gioco? Aveva la mente così annebbiata dal ciò che era appena successo?

-Va bene- cedette infine, posando le carte accanto a sé -Però tu deciditi, ok? Così poi possiamo iniziare…-

Il minore annuì e Gyro si schiarì la gola, ripetendosi velocemente nella mente le parole della prima strofa. Non avendo mai fatto sentire a nessuno quel pezzo, che giudicava fin troppo personale, non si sentiva abbastanza sicuro riguardo al testo; inoltre, sperava che in quel modo sarebbe riuscito a ricordarsi la conclusione, che gli era sfuggita poco prima. Notando però che era andata perduta per sempre nei meandri della sua testa, decise di sostituirla con qualcosa di improvvisato, che mantenesse però la musicalità e, soprattutto, la rima. Scelse così alcune parole, componendo una frase che descriveva appieno come si sentisse in quelle settimane, da quando aveva deciso di raggiungere l'America per quella gara alla giornata appena vissuta; ora, la canzone che avrebbe potuto essere la trasposizione in melodia della sua anima conteneva anche qualcosa riguardo la persona più importante per lui in quel momento. La sua canzone parlava anche di Johnny.

Quando finalmente iniziò a cantare, gli venne spontaneo, come sempre, chiudere gli occhi, lasciando che la sua mente fosse invasa dai ricordi che quelle frasi riportavano in superficie. Vide la sua famiglia, la sua terra, il mare che tanto amava; si rivide poi da ragazzo, quando ancora poteva correre libero tra il grano maturo, senza grosse preoccupazioni, ma anche i propri errori, le difficoltà del lavoro, la sofferenza e il tormento vissuti fino a poco tempo prima. Infine, con le nuove parole che aveva introdotto, nella sua mente comparì anche l'immagine di Johnny che cavalcava al suo fianco, la scena che si era ormai abituato a vedere ogni giorno, e che riusciva sempre a spronarlo ad andare avanti, a proseguire con un sorriso. Averlo con sé a condividere la gara era stata una vera e propria benedizione, nonostante i pericoli che entrambi dovevano affrontare; essendo insieme, però, potevano almeno aiutarsi e sostenersi, avvicinandosi sempre più al proprio obiettivo. Nonostante le sconfitte, Gyro non riusciva mai a lasciarsi andare totalmente grazie alla compagnia dell'amico, ma per Johnny era diverso: era molto più propenso ad abbandonarsi alla disperazione, come gli stava dimostrando adesso, e il maggiore sapeva che fosse anche compito suo rincuorarlo come poteva. Glielo doveva in quanto suo amico, ma anche per quei sentimenti che si ostinava a nascondergli, e che lo stavano facendo diventare sempre più protettivo nei suoi confronti. 

Concluse la canzone con una ripetizione delle ultime frasi, come al solito, e riaprì gli occhi, curioso di sapere che cosa ne pensasse Johnny; non poteva aver compreso il testo, che era completamente in italiano, ma sapeva che il tono della musica sarebbe bastato a far trapelare il messaggio. Fu quindi parecchio sorpreso dal vedere il ragazzo in lacrime, singhiozzante, con il capo chino e le mani a coprirsi il viso.

-Johnny?- chiese con un sussurro, preoccupato, mentre nella sua mente si rincorrevano le più folli ipotesi riguardo al perché del suo pianto. Si sentiva uno stupido per aver creduto che bastasse una sua stupida canzone a farlo stare meglio e a distrarlo, mentre negli angoli più remoti del suo cuore si stava ripresentando l'idea che fosse in fondo colpa sua se il ragazzo era in quello stato.

Gli venne spontaneo avvicinarsi a lui per dargli conforto, e, per la prima volta, Johnny non si scostò, né gli fece segno che non ce ne fosse bisogno; lasciò semplicemente che Gyro gli poggiasse una mano sulla spalla, mentre cercava di asciugarsi il viso con il dorso delle mani.

-Johnny- ripetè allora il maggiore -Puoi dirmi cosa c'è? È per via del corpo, vero? 

-No- rispose lui, mentre finalmente il suo respiro tornava a farsi regolare. Il ragazzo alzò poi la testa per guardarlo negli occhi, nonostante le lacrime continuassero a scorrere lungo le sue guance.

-Allora perché stai così male? Se è colpa mia, ti chiedo ancora scusa, devo aver esagerato di nuovo….- provò a dire allora, ma Johnny lo interruppe, scuotendo la testa.

-Gyro… Proprio non lo capisci, vero?- gli sussurrò, prima di tornare a singhiozzare debolmente, stringendo tra le dita il lenzuolo umido delle sue lacrime -Non ti sei reso conto di cosa stavo per fare oggi?

-Di che cosa stai parlando, Johnny?- gli chiese, incalzante, sempre più confuso. 

-Ti stavo abbandonando per le parti del cadavere, oggi. Ho tentennato. Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutto quello che tu hai fatto per me, ho avuto dubbi riguardo le mie priorità…

-Ma ora sono qui, no? E proprio grazie a te! Quindi perché pensarci?

-Non è questo il punto!- sbottò allora Johnny -Ho comunque avuto un dubbio, capisci? Niente di quello che ho fatto dopo lo può cancellare...Mi fa schifo l'averlo anche solo pensato. Stavo per fare un altro errore stupido e ti avrei condannato a un destino orribile per quelle parti del corpo di un santo che nemmeno conosco!-

Si fermò per riprendere fiato e Gyro non commentò, nonostante avesse già chiara la sua risposta a quelle affermazioni dell'amico, aspettando pazientemente che finisse di parlare.

-La cosa che mi fa stare ancora peggio è però il modo in cui tu ti ostini a cercare di rallegrarmi e tirarmi su il morale, proprio tu che avresti ogni diritto di mandarmi al diavolo e abbandonarmi per sempre. Non capisco il perché tu lo faccia, Gyro. Non lo comprendo davvero, non dopo che ti ho quasi ucciso…-

La sua voce si era fatta più flebile man mano che proseguiva con il discorso, a dimostrare quanto il senso di colpa l'avesse divorato durante quelle poche ore, più di quanto avesse fatto con il maggiore. Gyro respirò a fondo, prima di rispondergli, e tornò a poggiargli le mani sulle spalle. Johnny non l'aveva più guardato, mentre spiegava ciò che sentiva, ma ora i suoi occhi azzurri erano tornati a concentrarsi sul suo viso.

-Johnny, piantala. Come puoi pensare che io ti voglia abbandonare? Hai fatto ciò che ogni persona avrebbe fatto in quella situazione. È normale avere dubbi, soprattuto quando ci si ritrova a fare una scelta come la tua… E sappi che avrei accettato qualsiasi tua scelta senza fiatare, alla fine. Non ce l'ho con te. Non sentirti in colpa.- 

Johnny lo guardò, leggermente sconvolto, e alzò le spalle.

-Se lo dici tu…- disse, accennando un sorriso. 

-Fidati di me, Johnny. Abbiamo fatto tutto il possibile. Da domani ci riproveremo, e alla fine raggiungeremo i nostri obiettivi. Ne sono sicuro.-

Il ragazzo annuì debolmente, con una strana luce a infiammargli lo sguardo, che Gyro non aveva mai notato prima. Era diverso dal modo criptico in cui gli si illuminavano gli occhi quando era triste o arrabbiato, e anche dal fuoco distruttivo, caratteristico di quando era pronto a fare di tutto per ottenere qualcosa. Era una luce più calda e accogliente, questa volta, la stessa che compariva negli occhi di Gyro quando lo vedeva ridacchiare a una sua battuta, anche se non se ne era mai reso conto. Era la luce che brillava nei loro cuori quando combattevano insieme, coprendosi a vicenda le spalle, o quando cenavano intorno al falò provati dalla giornata a cavallo. Quella luce che li riscaldava entrambi, anche quando erano soli in mezzo alla neve. La luce che dimostrava che c'era qualcosa oltre l'amicizia che li univa, anche se non se ne rendevano conto. 

Rimasero nuovamente in silenzio, senza più bisogno di parlarsi, e Gyro gli sorrise. Fu allora che Johnny si lasciò andare e si allungò verso di lui, per riuscire a far scontrare impacciatamente le loro labbra, rivelandogli così il segreto che aveva illuminato il suo sguardo.
Il maggiore non reagì e rimase immobile, stupito, con la mente totalmente svuotata da ogni pensiero.Non poteva star succedendo davvero. Doveva essere un sogno.

Il loro primo bacio durò però pochi istanti, poiché Johnny si staccò quasi subito da lui, con il viso paonazzo e un espressione rassegnata; vedendo che Gyro non aveva reagito, era chiaro capire a cosa dovesse aver pensato per giustificare quel gesto.

-Scusami, non dovevo… Ho esagerato. Fai finta di niente, per favore.- sussurrò, tornando a fissarsi le mani, vergognandosi terribilmente.

Il maggiore rimase fermo ancora qualche secondo, processando ciò che gli era appena capitato, per lui un vero miracolo, mentre riusciva finalmente a collegare tutte quelle piccole incoerenze del comportamento del minore, che finora non era riuscito a giustificare. Ora era ovvio che il ragazzo si fosse sentito così deluso da se stesso per l'indecisione dimostrata qualche ora prima, visto che anche lui provava i suoi stessi sentimenti; lui continuava comunque a non fargliene una colpa, ma almeno adesso lo comprendeva appieno. 

Quando si fu ripreso, Gyro allungò quindi le mani verso il suo viso, così da portarlo a rialzare lo sguardo, e sorrise, notando come le labbra di Johnny fossero ora anche sporche del suo rossetto verde, che si era mischiato con quello azzurro. Lo fissò ancora per un attimo, chiedendosi se fosse il caso di parlare, ma decise di lasciarsi guidare dal proprio istinto, come il ragazzo aveva appena fatto, e dopo averlo tirato a sé lo baciò con dolcezza. Johnny lo assecondò, gettandogli le braccia al collo per portarlo più vicino, mentre schiudeva le labbra contro le sue e trasformava ciò che Gyro aveva inteso come un gesto casto in qualcosa di molto più passionale, che esprimeva appieno l'attesa che l'aveva divorato fino a quel momento. Il maggiore lo lasciò fare, soddisfatto dal modo in cui si stava evolvendo la situazione; se si era trattenuto, era stato solo perché voleva che il ragazzo scegliesse fin dove spingersi, senza che lui gli facesse alcuna pressione, anche se aveva immaginato che sarebbero arrivati a quel punto, conoscendo abbastanza bene il suo carattere.

Improvvisamente, però, Johnny lo trascinò con più forza verso di lui, e finì per perdere l'equilibrio sotto il suo peso, facendo cadere entrambi con un grugnito contro il materasso. Gyro si fece subito forza sulle braccia per non schiacciarlo, rimanendo comunque sopra di lui, con il campo visivo limitato dai suoi lunghi capelli; da quella posizione, riusciva soltanto a vedere il viso del ragazzo, divertito ma anche leggermente imbarazzato.

-Tutto bene?- gli chiese, sperando di non avergli fatto male. 

Johnny non gli rispose direttamente, ma rimase a guardarlo sorridendo, per poi scoppiare a ridere per la stupidità della situazione. Poco dopo anche il maggiore fece lo stesso, sollevato dal fatto che l'altro sembrava finalmente stare bene e genuinamente felice per come quella terribile giornata stava terminando. 

Gyro lo aiutò poi a tornare a sedersi sul letto in una posizione più comoda e gli parlò, trovandosi per la prima volta in difficoltà a trovare le parole più giuste per spiegare che cosa sentisse davvero.

-Beh, direi che hai capito che non c'era bisogno di scusarsi, no?- sussurrò, prendendogli le mani con dolcezza, portandosele vicino alle labbra per baciargliene il dorso, come ogni gentiluomo faceva con la propria amata. Johnny arrossì e ridacchiò, quasi a prenderlo in giro per quel gesto sdolcinato.

-Sei stato a dir poco esaustivo, Gyro.- gli rispose, carezzandogli il viso.

Rimasero nuovamente a guardarsi qualche istante, l'uno perso negli occhi dell'altro, sorridendosi. Il giorno in cui avevano perduto il loro vantaggio, unico modo per proseguire nella ricerca che Johnny aveva sentito essere la sua missione, avevano però trovato un tesoro ben più importante, che era da tempo nascosto davanti ai loro occhi, e quello era bastato per riaccendere il fuoco della speranza in entrambe le loro anime e farli tornare felici.

Improvvisamente, però, il minore sbadigliò sonoramente, ricordando a entrambi quanto fossero effettivamente provati dagli eventi e quanto fosse ormai tardi. La mattina dopo si sarebbero dovuti svegliare abbastanza presto per riuscire a rimettersi al passo dei primi della gara, e neanche il caffè di Gyro sarebbe bastato a farli sentire riposati come delle buone ore di riposo in un letto comodo potevano fare.

-A carte giochiamo poi un'altra volta, eh?- commentò il maggiore, ridendo, mentre si rialzava dal materasso per andare a poggiare il mazzo sul tavolo, con l'intenzione di andare a infilarsi sotto le proprie coperte. Johnny però lo capì e lo costrinse a fermarsi, tirandolo per una manica.

-Puoi… Puoi stare con me, se ti va.- balbettò, guardandolo speranzoso, e Gyro annuì.

Finì di sistemare le proprie cose nelle borse mentre aspettava che il ragazzo si mettesse in una posizione più comoda; dopo essersi tolto la maglia, poi, si infilò anche lui sotto le lenzuola pesanti, cercando di fare in modo che avessero entrambi lo spazio necessario per dormire tranquilli. Johnny lo aiutò a risolvere quel problema, accoccolandosi con semplicità contro il suo petto; il maggiore allora lo strinse a sé, dandogli un fugace bacio sulla fronte, prima di allungarsi per spegnere la lampada poggiata sul comodino.

-Gyro?- sussurrò poi ancora il minore, prima che entrambi scivolassero tra le braccia di Morfeo.

-Eh?

-Grazie. Per tutto quello che hai fatto, intendo. Per essere ancora qui.-

Gyro gli accarezzò la testa, scompigliandogli leggermente i capelli.

-Grazie anche a te per sopportarmi, Johnny… E sappi che ora ti sarà difficile sbarazzarti di me. Non ti lascerò facilmente.

-Vedrò di abituarmi alle tue battute pessime, allora…- gli disse, con un finto tono rassegnato, prima di avvicinarsi di nuovo a lui per baciarlo per l'ultima volta.

-Un bacio della buonanotte? Che carino…

-Piantala e dormi, Gyro.-

Il maggiore ridacchiò, ricevendo così un leggero pugno nelle costole da parte del ragazzo. Poco dopo, sentì però che il suo respiro si era fatto più calmo e regolare, segno che doveva essersi già addormentato, e si ritrovò ancora a sorridere davanti a quello spettacolo. Avrebbe voluto ancora dirgli qualcosa di più per fargli comprendere quanto fosse effettivamente importante per lui, ma avrebbe avuto altro tempo per farlo. Avevano ancora una buona parte della gara da affrontare insieme, oltre alla ricerca da portare avanti in parallelo, e ci sarebbero state altre occasioni per sussurrargli i suoi pensieri prima di dormire. Il giorno dopo avrebbe potuto comunque parlargliene di nuovo, oltre ad aiutarlo a riguadagnare ciò che avevano perduto a causa delle regole di quella maledetta fonte. Si sarebbe assicurato che Johnny sapesse quale bellissima creatura fosse ai suoi occhi, quanto la sua presenza l'avesse aiutato e fatto crescere, quanto forte e indescrivibile fosse la forza che lo attraeva a lui dal loro primo incontro; l'avrebbe protetto, avrebbe combattuto per lui e l'avrebbe tenuto stretto come in quel momento, per evitare che il Destino glielo portasse via. Era sorpreso anche lui da quanto si fosse ritrovato fin da subito a provare tutte quelle emozioni per un estraneo appena conosciuto, ma era grato di aver finalmente trovato qualcuno che, in poco tempo, sentiva che sarebbe arrivato a chiamare "amore".

E, per la prima volta, si addormentò con Johnny non soltanto nei pensieri, ma anche tra le proprie braccia, dimenticandosi di tutto ciò che lo circondava e che esisteva oltre a loro due, sentendosi l'uomo più felice dell'universo.

   
 
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