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Autore: Ania83e    04/04/2020    2 recensioni
Lui è un famoso calciatore, sempre circondato da bellissime donne, ma mai con una che gli fa battere veramente il cuore, finché non conosce lei, una ragazza semplice e timida, che invece c'è riuscita....Ma lui? È riuscito a colpire lei nel cuore?...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlos Santana, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un inizio burrascoso….

 

Amelì

 

Questa non me l'aspettavo proprio, cioè condividere la camera con Carlos e dovrò persino dormirci insieme.

Al solo pensiero divento tutta rossa.

E se gli venissero strane idee?

No, non è da lui.

Ha detto che non mi salterà addosso, almeno è quello che spero.

Comunque mi chiedo perché mi mamma non mi abbia detto niente sul fatto che abbia affittato la stanza.

Siamo veramente così messe male?

Lo sapevo, non dovevo andare via e lasciare mia mamma da sola.

Le spese che ha dovuto affrontare per il mio trasferimento saranno state esagerate.

Anche se la borsa di studio copre completamente la retta della scuola e il dormitorio, le spese per il mangiare e i libri sono apparte.

Devo andare a parlare con lei, prima forse non voleva dirmi niente perché c'era Carlos?

Con questo pensiero mi dirigo in cucina e subito avverto un buonissimo profumino, infatti trovo mia mamma intenta a cucinare qualcosa.

-Cosa stai cucinando? Il profumino sembra invitante.-

-È una ricetta italiana, spero che vi piacerà-

Mi riferisce contenta.

Da quando mia mamma sa cucinare italiano?

O meglio, da quando mia mamma sa cucinare?

Non è mai stata una cuoca provetta, infatti ancora mi chiedo come ho fatto ha non morire di fame in tutti questi anni?

Quello che cucinava prima era mio padre, ma dopo, quando è venuto a mancare, mia mamma comprava solo quelle pietanze che bastava scaldare oppure ordinava qualcosa da asporto, la cucina era diventata un optional.

Così provo a chiedere.

-Da quando hai imparato a cucinare?-

-Non da molto, ho seguito un corso in questo periodo. Sai da quando te ne sei andata, ho molto tempo libero, soprattutto la sera.-

Nel suo tono sento un po' di rammarico, forse è un modo per dirmi che si sente sola, inizio a sentirmi una vera e propria egoista.

-Mamma, mi dispiace.-

-Per cosa piccola?-

Mi guarda con un'aria curiosa.

-Per essermene andata, sarei dovuto rimanere qui, con te-

Se la facoltà di medicina di Parigi mi avesse dato la borsa di studio, ora non starei a Lisbona, anche se è la migliore nel suo campo.

-Non dire assurdità, è giusto che tu segua la tua strada, io sto bene.-

Il tono convinto con cui me lo dice mi fa capire che è così, ma comunque non riesco a far a meno di dispiacermi.

-Mamma?-

-Cosa c'è tesoro?-

-Dimmi la verità, hai affittato la stanza degli ospiti perché siamo nei guai per colpa mia?-

-Ma no tesoro, tranquilla. È vero, non navighiamo nell'oro, ma non siamo messe così male.-

Anche qui è molto determinata, non capisco.

-Allora perché?-

Fa una specie di sospiro e mi invita a sedermi sulla sedia, mettendosi di fronte a me, mi prende le mani e mi racconta.

-Ti ricordi di tuo zio Alberto? Il fratello di tuo papà?-

Ma certo che me lo ricordo, anche se è da anni che non lo sento e vedo più, esattamente dal funerale di mio papà.

Anche se ero piccola, mi ricordo perfettamente la litigata che mia mamma ha avuto con la parte della famiglia di mio padre, incolpavano lei per quello che gli era successo. Non gli ho mai perdonati per quello che le hanno detto e anche di non averci mai dato una mano quando ne avevamo bisogno.

Era mio padre che lavorava e manteneva la famiglia, mentre mia mamma si occupava della casa e soprattutto di me.

Mio papà, poco prima di morire però, aveva investito buona parte dei suoi soldi in un progetto: voleva aprire un albergo in Grecia, un suo grande sogno.

I lavori erano persino iniziati, si trattava di ristrutturare un vecchio edificio già esistente, ma quando morì, mia mamma non se la sentiva di andare avanti, dato che non ci capiva niente, così all'improvviso si è ritrovata sola, senza un lavoro e me da mantenere.

Ma si è fatta forza e ha reagito: è riuscita a vendere subito l'edificio, anche se per la metà dei soldi, poi si è trovata anche un lavoro, grazie anche al papà di Sofia.

Ma per i primi mesi, praticamente vivevamo di pane e acqua solamente. So che ha provato a chiamarli e farsi dare un prestito, ma l'unica cosa che hanno fatto, è stato quello di ignorarci e tanti saluti.

Non ho più voluto avere niente a che fare con loro.

È ora, cosa vogliono?

Intanto rispondo facendo un segno di sì con la testa.

-È ti ricordi che era sposato con tua zia Selina?-

Di nuovo affermo con la testa.

-Lei mi ha chiesto se per un periodo potevo dare la stanza al fratello del marito di sua cugina-

Più complicata no?

Comunque ancora non capisco perché ha deciso di aiutarli?

-Perché hai detto sì dopo quello che ci hanno fatto comunque?-

-Selina non c'entra con loro, ha divorziato da tuo zio due anni fa e lei è sempre stata dalla mia parte, non potevo non aiutarla-

Questo non lo sapevo.

In effetti, se ricordo bene, mia zia non ha mai detto niente durante quella litigata, ma so che non è nemmeno intervenuta durante la discussione, così ho sempre pensato che era dalla loro parte.

-Quindi tesoro, è tutto apposto.-

Si rialza e va verso i fornelli e infine mi dice.

-Vedrai, stasera lo conoscerai è un tipo molto simpatico e in gamba e poi con lui non mi sento più così sola… -

Avvertiamo entrambe un rumore e guardiamo in direzione di essa e vediamo Carlos sulla soglia della porta con indosso solo un asciugamano in vita.

Dio! Che corpo!

Avvampo all'istante.

-Scusate il disturbo, non volevo interromperti, volevo solo prendere da bere.-

-Nessun disturbo, cosa preferisci? Abbiamo the, aranciata, succo di frutta… -

Mia mamma gli fa una lista di cose che ha e io intanto non riesco a staccare di dosso i miei occhi da lui.

-Grazie, ma basta dell'acqua-

Subito mia mamma va a prendergli la bevanda, intanto lui si avvicina a me e mi dice all'orecchio in modo sensuale anche.

-Ti piace quello che vedi?-

Non riesco a rispondergli per quanto sono imbarazzata, si allontana, prende il bicchiere di acqua, lo beve tutto d'un fiato e ci riferisce.

-Ora è meglio che vada a rivestirmi-

-Va bene-

E sempre mia mamma a rispondergli e appena si allontana mi dice.

-Wow! È proprio un gran bel ragazzo, se solo avessi qualche anno di meno-

Dice sconsolata.

-MAMMA! MA CHE STAI DICENDO?-

Sono completamente indignata e lei come se niente fosse mi risponde.

-Che c'è? Gli occhi sono fatti per guardare e lui è proprio un bel vedere-

Anche se sono completamente sconvolta per le sue parole, in effetti non ha tutti i torti, Carlos è proprio un bel vedere.

-Da quanto state insieme?-

-Non siamo insieme, siamo solo amici-

-E cosa aspetti a metterti con lui?-

-Mamma, ma l'hai visto? Come può uno come lui a mettersi con una come me?-

Già, come?

Lui è stupendo ed è stato con le più belle ragazze del mondo che farebbero qualsiasi cosa per lui, mentre io sono una semplice insignificante ragazzina, che per di più la schiaffeggiato quando mi ha baciato.

-Non dire sciocchezze, sei bellissima tesoro e sarebbe fortunato ad averti-

Le mamme, vedono le proprie figlie sempre bellissime.

-Cambiamo argomento-

Non ho voglia per il momento di parlare che tipo di rapporto c'è tra me e Carlos, anche perché nemmeno io lo so.

-Quando conoscerò questo fratello del marito della cugina di zia Selina?-

-Stasera, comunque si chiama Christian-

Lo stesso nome di mio papà.

-Sì lo so, si chiama proprio come lui-

Che coincidenza.

Ma ecco che ritorna Carlos, tutto vestito questa volta, ma anche così non posso che pensare.

Wow, è bellissimo.

Come farò?

Mi alzo d'impeto e dico.

-Vado a farmi anche io la doccia.-

Mi dirigo immediatamente in bagno.

 

Carlos

 

-Carlos, che cosa fai lì impalato, siediti!-

La mamma di Amelì me lo ordina praticamente e obbedisco.

-Grazie signora-

-Ti prego chiamami Sara, signora mi sembra così da vecchi-

-Grazie, Sara-

-Ti posso offrire qualcos'altro? Non so un caffè?-

Mi chiede con un bellissimo sorriso.

Amelì somiglia moltissimo a sua madre, hanno gli stessi lineamenti, solo il colore degli occhi è diverso.

-Se non è troppo disturbo, molto volentieri-

Subito si precipita a farlo.

-Il padre di Amelì? Non vedo l'ora di conoscerlo-

Appena finisco la domanda, vedo che Sara fa cadere tutto il caffè per terra.

-Dio! Che macello che ho fatto-

Vado immediatamente da lei.

-Le do una mano-

-Non ti preoccupare, vado a  prendere la scopa-

Se ne va, tempo un minuto che torna, ripulisce tutto e mette il caffè.

Si siede affianco a me e mi chiede con un tono strano.

-Amelì non ti ha detto niente su suo padre?-

Cosa doveva dirmi?

Faccio un segno di no con la testa.

-Mio marito è deceduto qualche anno fa-

Il suo tono è molto triste.

Ora che ci penso, in effetti Amelì non lo ha mai nominato, ha sempre parlato di sua mamma.

Perché non me l'ha detto?

-Mi dispiace-

Lo dico sinceramente.

Sua mamma subito la difende.

-Amelì non dice a nessuno quello che è successo, ma credevo che a te l'avesse detto, dato che ti ha invitato.-

Intanto la macchinetta del caffè ci avverte che è pronto.

Immediatamente si alza e mi porge una tazza, ma continuo a chiedermi.

Perché non mi ha detto niente?

-Carlos!-

La donna richiama la mia attenzione.

-Sì?-

-Amelì è una ragazza che non esterna facilmente i suoi sentimenti, si tiene tutto dentro.-

Lo immaginavo.

-Ma con te mi sembra diversa, più spensierata. Non so quello che provi per lei, ma non farle del male-

No, non ci penso minimamente.

Lo penso ma non lo dico, ma credo dalla mia espressione che l'abbia capito.

Rimaniamo un po' lì e le raccontò come abbiamo fatto a conoscerci.

-Sofia! È una ragazza incredibile. Lei è Amelì sono amiche fin dalla prima elementare e anche se hanno due caratteri completamente opposti, si vogliono molto bene-

Mi riferisce.

Poi ha un certo punto mi dice.

-Ora devo uscire, ma tra un'oretta sarò di ritorno, puoi dirglielo tu ad Amelí?-

-Sì certo.-

Intanto che aspetto che Amelì finisca di farsi la doccia, vado a prendere il mio cellulare che ho lasciato in stanza.

Apro la porta ed eccola lì, completamente nuda che cerca qualcosa in un cassettone.

Sono come bloccato, inizio con lo sguardo a percorrere ogni sua curva, ogni lembo della sua pelle.

Ha un corpo magnifico, semplicemente perfetta.

Gambe lunghe, un sedere alto e sembra anche molto sodo, il ventre è piatto e il seno è abbondante ma non esageratamente.

Sto praticamente sbavando, ma appena si accorge di me subito inizia a gridare.

-ESCI IMMEDIATAMENTE FUORI DI QUI-

Richiudo la porta.

Il mio cuore continua a battere all'impazzata e anche il mio amichetto qui di sotto sento che pulsa come non mai, come se non avesse mai visto una donna nuda.

Ma che mi sta succedendo?

Ho le palpitazioni.

Aspetto qualche istante, il tempo di riprendermi più che altro e busso.

Quando sento dall'altra parte.

-Avanti-

Riapro la porta e noto Amelì nel letto, completamente sotto le coperte.

Mi siedo accanto a lei e cerco di tirarle giù il pesante piumone, ma sento che sta cercando di fare resistenza.

-Dai vieni fuori di lì-

La incoraggio.

-No!-

-Vuoi stare lì per sempre?-

Inizio a scherzare, così forse esce.

-No, ma per il momento sì-

Decido di cambiare tattica.

-Fai così solo perché ti ho visto nuda?-

Non risponde, ma capisco che è così.

-Dai, che sarà mai, non sai quante donne nude ho visto…-

Questa sarà una bugia, anche bella cattiva.

-E anche molto meglio di te-

No, non è vero.

Tira giù il lenzuola e mi guarda con una faccia molto contrariata e subito cerco di rimediare.

-Scherzavo. Sei perfetta-

Le faccio persino l'occhiolino, al contrario lei prende un cuscino e me lo sbatte in faccia.

-È la guerra che vuoi-

Le tolgo il cuscino dalle mani e questa volta sono io a colpirla, ma senza usare troppa forza.

Dal canto suo prende un'altro cuscino e iniziamo una vera e propria lotta.

Ridiamo e scherziamo nel frattempo che cerchiamo di colpirci, iniziamo anche a rincorrerci per tutta la stanza. Finché, ha un certo punto, stremati mi dice con il fiatone.

-Ti prego tregua-

Però avevo già preso una rincorsa per sferrarle un ultimo attacco e rovinosamente sto per cadere sopra di lei, ma all'ultimo la prendo per i fianchi e cerco di girarmi, in modo tale da essere io quello che sbatte sul pavimento e la trascino con me.

Sbatto la schiena.

Ahi! Che botta.

Amelì e completamente su di me.

-Amelì, tutto bene?-

Le chiedo speranzoso che non si sia fatta niente.

-Sì, sì tutto apposto e tu?-

Alza la testa e i nostri sguardi si incatenano.

Dio quanto è bella!

Nessuno dice niente, sento una forte attrazione per lei e l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è baciarla.

Alcune ciocche di capelli le cadono sul viso e lentamente con la mano gliela sposto, sfiorandole anche la guancia.

Ha la pelle così morbida, sembra seta.

Lentamente i nostri visi si avvicinano e sento il suo profumo sempre più intenso, un misto di fragola e ciliegia, i miei frutti preferiti.

Ormai basta poco e le nostre labbra si uniranno, ma sono troppo impaziente e con un rapido gesto accorcio la distanza e mi imposseso delle sue labbra.

Il bacio che ne segue mi travolge come un treno in corsa, mille brividi mi percorrono su tutto il corpo. Il suo sapore, la sua lingua, tutto mi sta facendo completamente impazzire, ma sento che vuole staccarsi, ma glielo impedisco. La afferro per la nuca e la attiro più a me.

Le nostre lingue continuano a danzare nelle nostre bocche incessantemente, mi manca quasi il respiro, ma non voglio staccarmi, perché sono sicuro che appena lo farò, lei scapperà via e non voglio.

Mi tiro su e con la mano libera me la metto meglio a cavalcioni.

L'erezione che ho in questo momento preme sui pantaloni, facendomi anche un po' male, vorrei liberarmi di tutti i vestiti, miei e suoi e unire i nostri corpi nella più antica delle danze, ma qualcosa mi dice che lei non sia pronta per questo, così mi limitò solo a baciarla.

Ma ormai la mancanza di ossigeno nei miei polmoni si fa più esigente e mal volentieri mi tocca staccarmi.

Appoggio la mia fronte sulla sua, mentre entrambi iniziamo a respirare come se avessimo corso una maratona di quaranta chilometri.

Inizio anche a guardarla e vedo che ha gli occhi lucidi per la passione.

Vorrei chiederle di fare l'amore con me, ma non ne ho il coraggio, ma ormai ho incanalato abbastanza aria e riprendo a baciarla più lentamente questa volta e lei sembra assecondare il mio ritmo.

Le mie mani sono ancorate alla sua vita, ferme immobili, ma ormai voglio sentire di più, voglio sentire la morbidezza della sua pelle, così le sollevo la maglietta, quel tanto che basta per insinuarmi sotto e appena appoggio le dita sulla sua nuda pelle, lei si scosta subito da me e si mette dall'altra parte della stanza, tutta tremante e impaurita.

-Amelì…?-

Sto per chiederle che sta succedendo, ma lei mi interrompe.

-No, non posso…. -

Ripete con voce tremante e si accascia a terra.

-Va bene, non ti preoccupare-

Cerco di tranquillizzarla, ma lei come se non mi avesse sentito continua a ripetere.

-Non posso… Non posso-

Mi avvicino a lei e le metto una mano sulla schiena, ma la sua reazione mi sorprende.

-NON TOCCARMI-

Il suo tono è acido e il suo sguardo è più duro che mai.

-Va bene, non ti tocco, ma ti prego calmati-

Questa reazione non è normale, credo che le sia successo qualcosa di grave, molto grave.

Poi all'improvviso il suo sguardo torna quello di prima e si mette persino a piangere e tra un singhiozzo e l'altro continua a ripetermi.

-Mi dispiace…. Mi dispiace… -

Mi salta persino al collo.

Istintivamente la stringo e mentre le accarezzo i capelli le dico.

-Shhh! Non devi dispiacerti, non è successo niente-

Mia piccola Amelì… Cosa ti hanno fatto?

Dopo quello che è successo, Amelì appena ha finito di piangere si  addormenta tra le mie braccia, così la metto a letto, per stare più comoda.

Non so quanto sono rimasto lì a guardarla, ma ero come incantato, solo dopo che ho sentito la porta di casa, mi sono alzato e me ne sono andato.

Ora sto aiutando la mamma di Amelì ad apparecchiare la tavola per la cena, quando un uomo poco più di trentenne entra in cucina.

-Ciao sono arrivato Sara-

Subito la donna va verso di lui, gli fa un dolce sorriso e gli chiede con un tono molto dolce.

-Bentornato, come è andata al lavoro?-

-Benissimo.. -

Ma si blocca appena posa il suo sguardo su di me.

-Christian, ti volevo presentare un amico di mia figlia, Car… -

Ma la interrompe, perché è lui a finire per lei.

-Carlos Santana?-

La mia fama mi precede, Sara sembra stupita sul fatto che mi conosca infatti gli chiede.

-Lo conosci?-

-Ma certo, è un giocatore del Barcellona.-

Sara mi guarda stupita e mi chiede.

-Sei un calciatore?-

-Sì-

Chissà perché è così stupita?

Vado verso l'uomo gli tendo la mano e gli dico.

-Piacere di conoscerti-

Lui ricambia la stretta, anche in modo molto vigoroso e con un tono felice.

-Il piacere è tutto mio. Dio! Quando lo racconterò ai miei amici non ci crederanno-

L'entusiasmo di un fan è sempre molto piacevole, ma ecco che arriva anche Amelì, con la faccia ancora impastata dal sonno, anche sua mamma si accorge che è arrivata, va subito da lei e gli dice.

-Tesoro, ti presento Christian-

Amelì subito lo guarda con un'espressione dura, ma comunque va verso di lui, ma è Sara a parlare.

-Christian, questa è mia figlia.-

-Ciao! Finalmente ti conosco, tua madre non fa altro che parlarmi di te-

-Non posso dire altrettanto-

Anche il suo tono è duro, tanto che sua mamma la ammonisce.

-AMELÌ!-

Christian però la difende.

-Non ti preoccupare Sara.-

L'atmosfera che si respira è tesa, ma non so cosa dire per alleviarla un po', ma prontamente è la mamma di Amelì a intervenire.

-Dai che è pronto, mettiamoci tutti a tavola-

Così tutti ci mettiamo a sedere, ma appena Christian si siede, Amelì gli grida.

-QUELLO È IL POSTO DIO MIO PAPÀ, NON PUOI SEDERTI LÌ-

Sara vedo che sta per dirgli qualcosa, ma l'uomo senza nessuna esitazione gli dice con un tono amichevole.

-Va bene, tranquilla mi sposto, scusa non lo sapevo-

Prende il piatto e le stoviglie e le mette da un'altra parte e si siede.

Amelì, subito abbassa la testa come imbarazzata e il suo è solo un sussurro.

-Grazie-

Ci accomodiamo tutti, ma non riesco fare a meno di guardare Amelì, per tutta la cena non dice quasi una parola, anche perché il tipo continua a tartassarmi di domande riguardanti il calcio. Rispondo a ogni singola domanda, ma comincio a essere stufo, ormai è da un'ora che non mi da tregua, così gli dico.

-Ma ora basta parlare di me-

Christian sembra mortificato, forse si è reso conto di aver esagerato.

-Hai ragione, scusami e che non ho mai conosciuto un calciatore….-

Amelì lo interrompe dicendo.

-Io vado a dormire, sono stanca.-

Senza aggiungere altro se ne va.

Cosa le è preso?

Mi sembrava abbastanza irritata prima.

Decido di aspettare un attimo prima di raggiungerla, per lasciarle il tempo di cambiarsi, ma dopo venti minuti la raggiungo.

Dopo essermi lavato i denti entro in camera.

La stanza e quasi tutta al buio, tranne che per un piccola lucetta che è vicino al comodino del letto. Sicuramente è stata Amelì a lasciarla accesa.

Mi sdraio accanto a lei il più piano possibile, non so se sta dormendo, perché è completamente girata, ma comunque non voglio disturbarla. Spengo la luce e mille pensieri mi invadono la mente.

Amelì era molto disturbata per la presenza di Christian, ha reagito veramente duramente con lui prima.

Anche prima quando ho messo le mani sul suo corpo è scappata via traumatizzata.

Le è successo sicuramente qualcosa. Sì, ma cosa?

Forse dovrei chiedere a Sofia?

O forse è meglio che lo chieda a lei.

-Stai dormendo?-

Mi chiede con un tono molto triste Amelì.

-No-

Sento che si gira verso di me, purtroppo la stanza è troppo al buio per vederla, sento anche che si sta avvicinando.

-Mi dispiace per prima-

Mi stringe forte a sé.

-Non devi, non è successo niente-

-Sì invece, vedere questo sconosciuto, così in intimità con mia mamma, mi ha fatto perdere la testa-

Sono un'attimo smarrito, pensavo che stesse parlando di quello che era successo fra noi, invece si sta riferendo a quello che è successo durante la cena.

In effetti anche io ho notato che c'è qualcosa tra quei due.

-Amelì? Perché non mi hai detto niente che tuo papà non c'era più?-

Appena finisco di farle la domanda cerca di allontanarsi, ma la stringo più a me.

-Perché ogni tanto mi piace pensare che non è così, che è ancora qui con noi; vivo. Invece se dico che è morto mi fa capire che è così e inevitabilmente divento triste.-

Il tono con cui me lo dice, mi fa capire che soffre ancora parecchio per la sua perdita.

Mi dispiace così tanto che sta così male per questo, anche se non ho mai perso ancora nessuno di così importante, capisco perfettamente come si sente.


Ci vediamo Sabato….. 😘 😘 😘 😘 

   
 
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