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Autore: SimonaMak    04/04/2020    3 recensioni
Ariadna è la principessa del regno di Tahon, destinata a diventare regina. Lei si crede responsabile, matura e pronta per governare come una vera sovrana, ma i suoi genitori, Re Hector e la Regina Clarissa, non sono d'accordo: la vedono come una ragazzina ingenua e debole, che non se la sa cavare da sola né può occuparsi del regno. Il loro scopo è farla sposare per poter assicurare al popolo un degno sovrano, che sappia gestire tutto al posto di Ariadna. Ma lei non può accettarlo. Vuole dimostrare a tutti che è forte e indipendente, che nessun altro potrebbe regnare meglio di lei. Cercando di dimostrarlo, si mette nei guai, e viene salvata dalla stessa persona che l'ha minacciata: Killian. La sua presenza non fa altro che ricordarle quanto in realtà abbia bisogno di qualcuno che la guidi, che le insegni a difendersi e a combattere per sé stessa. Il problema, però, è che il misterioso ragazzo dagli occhi verdi, le nasconde un segreto che cambierà il corso delle loro vite e che svelerà altri misteri, fino ad allora mai scoperti. La principessa è stata incastrata.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 16

TI SCELGO.
 

Forse dovrei cominciare a prendere qualche prodotto naturale o farmaco vero e proprio per indurre il mio cervello a spegnersi, almeno di notte.
Magari dovrei stancarmi il più possibile durante la giornata, anche se i muscoli doloranti a quanto pare non bastano a farmi crollare. Mi sto impegnando molto e ormai sono brava a schivare i colpi e a cogliere di sorpresa il mio insegnante. Almeno qualcosa di buono la sta facendo.
Mi sento più sicura di me stessa e delle mie capacità fisiche e allo stesso tempo credo di essermi ripresa dalla delusione che mi ha procurato il disinteresse di Killian. Ho cominciato a pensare che è esattamente così che devono andare le cose. Non mi pento di niente, anche se il mio primo bacio non è stato con l’uomo della mia vita, credo sia del tutto normale. Sono tranquilla al momento e concentrata su altro.
Certo, mi ricordo di come rideva e scherzava spensierato quando mi ha portato alla festa in città, non l’ho più visto in quel modo; mi aveva stretta a sé teneramente, non l’ha più fatto in quel modo; mi aveva guardata con desiderio, non l’ha più provato in quel modo. Ma va bene così, e non sto cercando di autoconvincermi.
Sono contenta di aver provato qualche esperienza prima di scegliere il mio futuro sposo, così almeno non sarò impreparata del tutto.
Non appena il sole è alto abbastanza da arrivare la luce attraverso la portafinestra, mi alzo, prima ancora che possano venire le mie dame di compagnia ad applicarmi porcherie sul viso. Mi lavo velocemente e mi vesto con il primo abito che mi capita, non avendo il tempo di andare a prendere qualcosa di specifico nella cabina-armadio. Le mie occhiaie mi salutano dallo specchio e devo dire che il loro colore si intona con l’azzurro delle mie iridi, splendido!
-”Principessa, sono in ritardo?”- entra Margareth all’improvviso.
-”Oh no figurati, sono io che vado di fretta”- esco dalla stanza passandole accanto e lasciandole in viso un’ombra smarrita.
A passo svelto mi dirigo verso lo studio del Re, sicura di trovarlo al suo interno di lunedì mattina presto. Dovrei prima programmare un incontro e farmi annunciare, ma chi se ne frega. Sono la principessa!
-”Buongiorno papà”- lo saluto, dopo aver bussato alla porta ed essere stata ricevuta.
Inevitabilmente ripenso a quando mi sono introdotta qui in maniera furtiva insieme a Killian: ricordo dello spavento che ci siamo presi sentendo dei passi provenire dal corridoio e ci siamo nascosti dietro la scrivania su cui sta lavorando Re Hector. Sbircio verso la libreria, rimembrando della chiave misteriosa nascosta dentro un libro. Chissà se è sempre lì e se magari vi sono altre lettere o fonti.
-”Cosa ti porta qui, figliola?”- mi guarda confuso mentre armeggia con quelli che sembrano dei documenti, riportandomi al presente.
-”Scusami se sono venuta senza preavviso, ma volevo raccontarti del mio incontro di ieri con il popolo”-
-”Sai che per me non sono essenziali queste formalità. Dimmi tutto, so da Dimitri che sei stata eccezionale!”- sorride e mette da parte ciò che sta facendo per ascoltarmi.
Sono contenta di come la mia guardia si vanti di me con mio padre! Lo informo di come abbia dato speranza alla gente, prendendomi cura dei loro bisogni e organizzando una risoluzione possibile: oltre a mandare degli esperti per fertilizzare i terreni, gli parlo della mia idea di creare tirocini al castello, al governo e all’accademia, stage all’estero e master che consentano agli studenti di specializzarsi in ciò che vorrebbero.
All’inizio lo vedo strabuzzare gli occhi ma allo stesso tempo ammirato.
-”Ho fatto male? Credi che non possa coordinare tutto questo?”- domando, intimorita.
-”Caspita, sono davvero colpito. È interessante quello che hai pensato, complicato ma… sei la futura regina, è bene che ti occupi del tuo popolo già da adesso”-
Mi sorprende la sua reazione: sembra fiducioso e fiero di ciò che ho fatto e sono certa che ce la metterò tutta per portare a compimento tutte le mie proposte. Ma soprattutto è come se lui volesse dire che ho voce in capitolo nel regno e che posso prendere questo tipo di decisioni.
-”Davvero lo credi?”-
-”Voglio che ti occupi personalmente della tutela degli abitanti di Tahon. Prendilo come un compito vero e proprio: amministratrice dei bisogni e richieste del popolo”- sorride alla sua stessa idea, compiaciuto.
-”Sai che non è male?”-
Mi dà speranza il suo atteggiamento e l’incarico che mi ha assegnato. Forse sta cominciando a capire che potrei davvero cavarmela da sola e sbrigare le pratiche del regno, un giorno.
-”Fa’ ciò che ti fa stare bene”- mi strizza l’occhio e riprende ad armeggiare con le sue carte, segno che la conversazione è terminata.
È stato soddisfacente ricevere approvazione dal Re e mi metterò subito all’opera affinché tutti possano ottenere il mio sostegno. Mi sento bene, finalmente.

 
*

Dopo aver convocato le persone adeguate da mandare nelle campagne reali, chiamato i rettori delle facoltà e pianificato degli eventi, master e tirocini, dovrò sistemare le ultime direttive e confermare i finanziamenti.
Ho fatto un bel lavoro, ma ciò mi ha impedito di seguire le lezioni programmate per oggi, tranne quella di storia e di violino.
Il professor Blake mi aspetta in biblioteca, con la sua solita eleganza e i capelli sulle spalle che lo fanno sembrare più giovane rispetto alla sua sessantina di anni.
Non so cosa abbia in programma di spiegare, ma per adesso ho io qualcosa in serbo per lui.
-”Prima che possa trattare l’argomento del giorno, posso farle una domanda?”- comincio.
-”Di che si tratta, altezza?”- mi chiede, aprendo il libro.
-”Beh, chi meglio di lei mi potrebbe spiegare la storia del regno di Harnor?”-
So che è azzardato, ma che male c’è se indago ancora su ciò che è successo anni fa a Milah Fevre? Magari lui può parlarmene in modo accurato e la mia curiosità è del tutto legittima.
-”Non c’è molto da dire. Sono stati vietati i contatti con Harnor a causa della trama di corte contro il Re. Se noi siamo un popolo militare e legato alla giurisprudenza, loro sono conquistatori e belligeranti, per questo hanno preso tale decisione”- mi spiega piatto.
Ma perché mai punire un intero regno e isolarlo dal nostro per un errore fatto solamente da una o due persone? È ingiusto e pregiudicante. Però che l’intera Harnor, adesso, sia ostile nei nostri confronti, beh questo è un problema. Ovviamente che siano isolati da noi non aiuta nel processo di riconciliazione...
-”Perché hanno cercato di uccidere mio padre?”- sputo fuori la vera domanda che mi frulla per la testa da quando ho scoperto questa possibilità.
Il professore mi scruta attentamente, sospira e alla fine comincia a parlare.
-”Io ero da poco l’insegnante di tuo padre, aveva vent’anni all’epoca, quasi la tua età. Vi era il suo consigliere fiscale, una donna di nome Milah, pare che tramasse contro di lui per appropriarsi dei beni finanziari del regno. La guardia dell’allora principe Hector ha trovato le prove, dei documenti che attestavano il denaro della famiglia reale a lei e al fratello. Una volta scoperta, non si ebbero più notizie di lei. Alcuni dicono che sia stata uccisa dopo aver tentato alla vita di tuo padre, non si seppe mai per certo”-
Quindi quello che mi ha detto Kade non è nemmeno confermato? Loro sanno solamente che non si ebbe più traccia di lei. Magari è fuggita, non è sicuro che l’abbiano fatta fuori. Per volersi vendicare, però, Steon evidentemente non ha mai più rivisto la sorella. Ma era in combutta con lei per rubare a Tahon, quindi sa della trama contro mio padre. Basterebbe trovarla viva…sempre se lo sia.
Se la sua guardia ha trovato le prove del tradimento, deve essere stato proprio Dimitri perché quando mio padre aveva la mia età, il primo aveva trent’anni ed era entrato in servizio per il principe Hector.
-”E il fratello?”- insisto.
-”Era un barone, ormai decaduto che adesso è ministro di Harnor e ha lui il potere sotto controllo. Questo perché il Principe Asmael ha solo diciotto anni e non è mai stato incoronato re, per cui non ha alcuna voce in capitolo in realtà. A mio avviso perché non riesce a farsi valere.”- mi illustra ancora.
Non sapevo che Harnor non avesse un re. Magari Steon si riferiva proprio al tale Asmael, in modo da prendere il mio posto come erede di Tahon ma comunque dirigere lui i fili. Adesso ha tutto più senso ma allo stesso tempo sono più confusa di quanto lo fossi prima; non credevo che la storia fosse così contorta.
Se potessi parlare con Dimitri su quanto è accaduto, sarebbe tutto chiaro, ma lui lo è stato ancora di più dicendomi che avrebbe preferito che scoprissi ogni cosa da sola perché non può raccontarmi nulla.
-”Adesso possiamo parlare della conquista degli arabi in Spagna?”-
-”Oh sì, certo, grazie”- distolgo lo sguardo e cerco di concentrarmi su altro.
Man mano sto estorcendo tutte le informazioni utili che mi potranno aiutare a conoscere i fatti e quindi cercare una soluzione. Nel frattempo mi sto allenando in modo che possa affrontare possibili aggressioni e rispondere con le stesse armi.
Spero solo che tutto ciò che sto facendo, possa giovare nel momento del bisogno. Mi sto impegnando al massimo per conoscere ogni sfaccettatura del “caso Steon”, più di questo però non so che fare. Potrei compiere altre spedizioni segrete ma potrebbero scoprirmi e in quel caso sarebbe la fine delle mie indagini.
Magari se andassi ad Harnor…
No, no, questa è una follia persino per me e sarebbe troppo pericoloso. In più, non saprei come arrivarci, cosa fare una volta lì. Fuori discussione.
Mi auguro che possa trovare qualche alternativa prima del mio ventesimo compleanno.


Il resto della giornata prosegue nel migliore dei modi: il signor Gauthe mi vede migliorata con il violino, forse condizionato dal mio buon umore e questo dovrebbe spingermi a rendere meglio.
-”Perché non suonate per vostra festa?”- propone.
-”Oh, no, davvero. Preferisco che se ne occupi l’orchestra ad intrattenere gli ospiti...”- agito le mani come a volermi ritirare in partenza.
-”Ma sarebbe ottima occasione per dimostrare vostre capacità! Ci prepareremo durante tempo che ci resta”- risponde deciso, come se non avessi appena rifiutato.
Come se il tempo rimanente prima della mia mort…o meglio, compleanno, lo volessi passare in tal modo. Non so nemmeno il motivo per il quale ancora sono costretta a suonare questo strumento: bellissimo, per carità, ma dopo parecchi anni qualsiasi persona si scoccerebbe, specialmente perché non è una mia passione. Avrei preferito imparare il pianoforte o la chitarra, ma quest’ultima sarebbe davvero inappropriata per una principessa. Ma chi è, nello specifico, che decide cosa è da principessa o cosa non lo è? Esiste un manuale? Dovrei leggerlo, così magari saprei se la mia voglia di mandare tutti al diavolo sia normale o meno.
Ma non ero di buon umore?


 
***



-”Sai, ti vedo proprio bene!”- mi osserva Sistiana mentre cerca di spazzolare l’ammasso di capelli che ho.
-”Fisicamente? No perché ne dubito da come stai lisciando i miei ricci bellissimi...”- mi lamento.
-”Oh andiamo, è per cambiare! Ho una sensazione per stasera; e comunque mi riferivo al tuo animo. Ti vedo tranquilla e più solare”-
-”Sì, ho lasciato andare i pensieri negativi e ho abbracciato i buoni propositi. Anche se il tuo trattamento me li sta facendo rimangiare...”-
Mi guardo allo specchio e noto come la mia ancella abbia fatto di tutto per trasformare il mio cespuglio scompigliato in lisce e gonfie ciocche che mi arrivano al fondoschiena. Se non usa una piastra, potrò competere con la criniera di Cannella.
Ho un appuntamento con uno dei miei pretendenti a Teatro. Io sono un’amante delle tragedie e secondo me lui si è informato perché ha scelto di vedere una delle mie preferite: Antonio e Cleopatra” di Shakespeare. Non avrebbe mai potuto indovinare da solo; colpo basso ma che gli fa acquistare punti.
Per questo motivo le mie collaboratrici si stanno prendendo cura del mio aspetto in modo da essere elegante e raffinata. Ma perché i capelli lisci?
Ho scelto di indossare un abito lungo di raso verde, pieghettato sia nel corsetto che nella gonna. La corona che ho scelto è in pendant, con smeraldi incastonati insieme ai diamanti.
-”Vedi che piastrati ti stano benissimo?! Magari acconciamo un po’ i ciuffetti davanti et voilà!”- conclude Sistiana.
-”Non male dai”- le concedo.
Mi faccio truccare da Gilda riprendendo i toni del vestito e mantenendo il look leggero ma luccicante. Profumo alla peonia, gioielli e sono pronta per l’incontro con il mio corteggiatore, il quale è venuto a prendermi con la sua limousine; ovviamente Dimitri e altre due guardie seguiranno il mezzo di trasporto in modo da tenermi sempre sott’occhio, qualsiasi cosa accada.
Un maggiordomo mi apre la portiera e vedo il ragazzo seduto all’interno, che mi accoglie con un sorriso smagliante.
-”Principessa, mi metti in soggezione se ti presenti così”- mi complimenta.
-”Suvvia, andiamo a Teatro, non potevo non essere teatrale”-
Ma che ho detto? Teatrale? Cominciamo proprio bene…
Lui è mozzafiato, un uomo elegante nel suo smoking che lo fascia alla perfezione; i capelli leggermente sistemati con il gel per non lasciare che si scompiglino nell’arco della serata; un odore che mi fa venire voglia di annusarlo in maniera spudorata; barba accorciata che gli disegna la mascella e il mento; occhi, i quali nonostante non ci sia molta luce all’interno della limousine, mi ipnotizzano con il loro colore sublime.
-”Mi osservi?”- finge di riflettere, accennando un sorriso furbo.
-”Devo assicurarmi che anche tu sia ben sistemato”- uso questa scusa.
-”E qual è il tuo verdetto finale?”-
Si avvicina più a me in modo da mettermi ancora di più in imbarazzo, ne sono certa.
-”Approvato”- ridacchio, spostandomi i capelli dietro le orecchie.
Ma c’è da chiedere? È proprio bello e questo non fa che acquietare e allo stesso tempo smuovere il mio povero cuore, da poco uscito da un’operazione chirurgica.
-”Come mai questa tragedia? Mi stai studiando?”- lo provoco.
-”Beh, per compiacerti devo puntare a qualcosa che ti faccia impazzire”-
E fidati, ci siamo quasi.
Arriviamo a Teatro, uno dei più belli al mondo a mio parere, che può essere superato solo dal Teatro Colon di Buenos Aires: la sala ha una forma oblunga, con il pavimento a piano inclinato, la platea, e le parenti verticali sulle quali si aprono più ordini di palchi che le coprono dal suolo al soffitto piano, come segno di differenziazione tra le classi sociali, come nel Seicento. Vi sono gallerie in ritiro con copertura a volta, in modo da rendere più eleganti anche gli ambienti di rappresentanza come vestiboli, scale e saloni. Per me è già questo lo spettacolo: vedere la bellezza di un luogo del genere è una soddisfazione per gli occhi.
Ovviamente per noi è riservato il palco reale, posto frontalmente al palcoscenico e sopra il primo ordine di palchi; è decorato e stuccato, porta lo stemma della nostra casata regnante a completamento dell’arcata che lo incornicia, con un drappo appeso al reggipetto che ne ripete il blasone.
Chi non può permettersi i posti più costosi, assiste allo spettacolo dal loggione o dalla platea. Non c’è molta gente questa sera, il che rende l’atmosfera più privata.
Prendiamo posto una accanto all’altro e la luce soffusa mi mette un po’ in agitazione, soprattutto perché siamo completamente soli nel palco e le guardie sono a distanza questa volta. Se volessero attaccarmi, non troverebbero intralci a parte il mio aitante pretendente.
-”E’ tutto splendido”- dico sospirando, ammirata.
-”Sono d’accordo, non credo possa esserci situazione migliore di questa”- mi guarda profondamente e poi osserva anche lui il luogo in cui ci troviamo.
-”Mi fa piacere averti qui con me, davvero”-
Cerco di non sorridere come una stupida e mi giro dall’altro lato per nascondere l’imbarazzo. Ma perché adesso mi sento così? Ero a mio agio con lui, forse è colpa dell’ambiente e la formalità dell’evento.
-”Dai, non sei mai stata così timida, non cominciare adesso”- mi spintona delicatamente, scherzando.
-”Sì hai ragione, è che sei stato subdolo portandomi qui”-
-”Ho saputo che in questi giorni sei stata di buon umore e hai fatto delle opere di gentilezza nei confronti dei sudditi, voglio che tu sia ancora più felice”-
Purtroppo sono condizionata dall’idea che lui stia facendo tutto questo solo per abbindolarmi e ottenere la corona con scrupolo; però quello che fa, che mi dice, ma soprattutto il modo in cui mi guarda… suggeriscono che ci tiene realmente.
-”Grazie, mi sento bene”- lo rassicuro.
-”So che non ti fidi facilmente, ma con te mi sento me stesso e voglio condividere ogni sensazione, con trasparenza. Ti dimostrerò che puoi contare ciecamente su di me”-
Mi prende per mano e intreccia la sua alla mia nel momento in cui tutte le luci si spengono e comincia il primo atto. Non ha intenzione di lasciarmela e rimaniamo così.
La tragedia inizia ad Alessandria d’Egitto, mostrando la storia d’amore tra Antonio e Cleopatra, essendosi fatto stregare da quest’ultima durante una spedizione. Egli, però, è triunviro insieme ad Ottaviano Augusto e Lepido, deve tornare a Roma e sposare la sorella del primo, Ottavia. Non può dimenticare Cleopatra, che così la descrive:
"L'età non può appassirla, né l'abitudine rendere insipida la sua varietà infinita: le altre donne saziano i desideri che esse alimentano, ma ella affama di sé laddove più si prodiga: poiché le cose più vili acquistano grazia in lei, così che i sacerdoti santi la benedicono nella sua lussuria."
Dopo aver risolto le questioni politiche a Roma, ritorna in Egitto per poter stare finalmente con la sua amata. Ottaviano scatena una guerra contro i due innamorati, a causa di promesse mancate e disonori pubblici.
Il problema è che Cleopatra tradisce più volte Antonio il quale continua a perdonarla, finché non ha intenzione di ucciderla. La donna escogita un piano per suscitare la sua pena: finge di suicidarsi per portare Antonio da lei. Quest’ultimo, però, preferisce morire pur di non poterla riavere, ma riesce solo a ferirsi, scoprendo che in realtà Cleopatra è viva. Va’ da lei e perde la vita tra le sue braccia.
Non è solo un dramma amoroso e politico, è l’incontro di due culture e mondi diversi; della potenza con la bellezza, il culto dell’arma con quello del piacere. Fa riflettere sul potere, sulle persone che lo gestiscono: esseri umani come noi, mossi dagli stessi impulsi, sconvolti dalle stesse debolezze. Se l’egoismo di un uomo si ripercuote su quelli che lo circondano, quello di un re si abbatte su tutto il suo popolo.
Si tratta di una guerra tra passione e ragione. Cleopatra è il simbolo centrale della tragedia e solo nella morte i due amanti potranno veramente riunirsi.
Assistiamo allo spettacolo con un’aura drammatica che ci travolge: sono assuefatta, gli attori sono eccezionali e rendono le scene perfettamente fedeli all’opera di Shakespeare.
Il mio pretendente non vuole lasciare la mia mano, la stringe ardentemente nei momenti di forte intensità e mi accarezza dolcemente in quelli più commoventi.
-”Che te ne pare?”- sussurra, guardandomi di sottecchi.
-”Trovo che siano grandiosi!”- rispondo, senza distogliere lo sguardo dal palcoscenico.
-”Come mai è la tua tragedia preferita?”-
Ci penso attentamente prima di rivelarglielo. La protagonista mi ricorda me stessa, non per i tradimenti o per le varie decisioni stolte (anche se nemmeno io sono un asso nel prenderle), ma per il suo modo di imporsi, volersi impegnare ad essere la Regina che il suo popolo merita; per la sua voglia di dominare nel modo più puro che possa esistere e privo di corruzione e ingiustizie.
-” Perché Cleopatra rappresenta l’incessante aspirazione umana ad una compiutezza ed a un assoluto che sono sempre irraggiungibili”-
Mi giro verso di lui e noto come la mia risposta l’abbia colpito e interessato, non so se più a me o alla storia a cui stiamo assistendo.
-”E io che pensavo fossi tipo da Romeo e Giulietta”- ridacchia piano.
-”Mi piace anche, ma in particolar modo quando preferisco deprimermi un po’”-
-”Non che Antonio e Cleopatra sia una barzelletta”- mi canzona.
Riprendiamo a guardare senza fiatare ulteriormente, anche se il ragazzo mi lancia qualche occhiata furtiva. Sono inebriata dal suo profumo e all’inizio la sua presenza non ha giovato alla mia attenzione, ma pian piano ho cominciato ad abituarmi e il calore dettato dalla vicinanza mi ha solleticato piacevolmente il cuore.
L’attrice che interpreta la regina d’Egitto, pronuncia una delle frasi più belle dell’opera di Shakespeare:

-”L’eternità era sui nostri occhi e sulle nostre labbra, la felicità nell’arco delle ciglia; e non v’era parte, anche misera, di noi che non fosse di natura celeste”-

Istintivamente mi volto verso il mio accompagnatore e lo sorprendo già a guardarmi intensamente, emanando una luce divina dalle sue iridi incantevoli. Sorrido, un po’ impacciata perché quello sguardo mi fa pensare di piacergli, che nota in me della bellezza.
Tutto sembra essersi fermato a quella battuta teatrale: il mio stomaco è meravigliato di sentire quel formicolio che per poco tempo era diventato familiare, stavolta non dettato da passione incontrollata ma da una leggerezza disarmante. I suoi occhi mi fanno sentire bella, desiderata in un modo diverso, delicato. Sento che questa sia la sensazione più giusta da provare, genuina e spensierata.
La sua mano abbandona per un momento la mia per carezzarmi la guancia, come se si stesse sfiorando un tenero fiore in procinto di spezzarsi.
Si avvicina al mio viso e sembra che lo faccia troppo lentamente, per cui lo assecondo facendo aderire le mie labbra sulle sue.
È un contatto soffice, armonioso. Sento il calore pizzicarmi le gote e un desiderio di approfondire il bacio. Lui mi avvolge con entrambe le mani e preme ancora di più la bocca sulla mia.
Senza poter frenare i miei pensieri, mi ritrovo a paragonare queste sensazioni con quelle provate con Killian: è del tutto diverso, adagio e fragile; il fuoco ardente è sostituito dalla pioggia che stuzzica la pelle delicatamente. Manca qualcosa ma allo stesso tempo un altro vuoto è stato colmato. Mi fa sentire meglio e peggio contemporaneamente.
Gli accarezzo i capelli, un po’ rigidi a causa del gel, e lo sento rabbrividire al mio tocco sulla nuca. Introduce la sua lingua per farla entrare in contatto con la mia e sento finalmente il suo sapore. Sa di caffè, non so spiegarmi il perché, misto al suo odore. Lo bacio, sembra talmente giusto, troppo giusto.
Con uno schiocco, si distacca da me e mi guarda dritta negli occhi.
-”Wow”- sussurra.
Quasi mi aspettavo mi dicesse che è stato un errore e l’ho persino immaginato correre via dal palco reale, lasciandomi da sola con mille dubbi; ma lui non è Killian.
Accenno un sorriso sulle sue labbra e mi stampa un altro bacio, raffinato.
-”L’ho aspettavo da un po’ ma ne è valsa la pena”- mi dice.
-”Davvero?”- domanda banale ma piuttosto lecita.
-”Certo! Hai provato quello che ho sentito? È stato…assurdo”-
Lo vedo entusiasta, si passa le mani tra i capelli nel tentativo di ricomporsi. È arrossato, probabilmente a causa del desiderio che lo ha travolto ma che non ha dimostrato.
-”Immagino di aver provato lo stesso, sì”- farfuglio.
Anche lui ha percepito contentezza e malinconia in contemporanea? Come se tutto dovesse andare esattamente così, già scritto in precedenza.
Romantico, reale e leggero.
Mi bacia ancora una volta, di sfuggita, prima di attirarmi all’altezza del suo petto e appoggiare il mento sulla mia testa.
-”Sei speciale, Ariadna”- lo sento bisbigliare.
Guardo lo spettacolo abbracciata a lui, volteggiando tra le sensazioni più disparate, senza distogliere lo sguardo dagli attori.
Il mio cuore batte forte, e di questo sono contenta poiché anche da ciò capisco la reazione del mio corpo.
Vorrei saltagli addosso? Sì ma no. Cioè, è stato tutto molto sentimentale, tenue e forse volevo più passione.
Mi avvicino nuovamente al suo viso e cerco un altro contatto con le sue labbra, con la sua lingua. Lo bacio io, più trepidante e sommessa. Gli sfioro la barba mascolina che mi provoca ulteriori emozioni. Lo sento trattenersi ma rispondere con trasporto, sorpreso da quella mia voglia improvvisa.
Interrompe il bacio dopo un po’ e mi guarda senza fiato.
-”Ricordati che sono sempre un ragazzo, non puoi fare così”- ride, alludendo alla perdita del controllo.
Forse è stato questo il mio intento, fargli perdere lucidità, metterlo alla prova.
-”Perché no?”- sbatto le ciglia, civettuola.
-”Ho degli istinti che, al momento, devo acquietare!”- alza le sopracciglia, mascherando un sorriso sghembo.
-”Certo, hai ragione”-
Non so perché ho voluto testare il suo autocontrollo, però si è dimostrato un ragazzo alla mano e dall’atteggiamento appropriato.
-”Ma dimmi, la principessa ha fatto la sua scelta?”-

E Cleopatra si rivolge ad Antonio:
Se è amore davvero, dimmi quant’è
-È amore miserabile quello che si può misurare.-
Voglio fissare un limite sino al quale essere amata.

-”Ti scelgo”- pronuncio, più a me stessa che a lui.

-Allora dovrai per forza scoprire nuovo cielo, nuova terra.- risponde Antonio.



Spazio dell'autrice:
Ciao ragazzi, sono contenta che siate arrivati fin qui! Man mano la situazione diventa più interessante e articolata e spero proprio di avervi incuriosito. Non vi preoccupate, ho volontariamente descritto l'appuntamento con il pretendente in modo da occultare chi sia tra i due ragazzi. Questa "strategia" narrativa, chiamiamola così ahah, l'ho adottata per farvi porre delle domande su chi possa essere e vorrei conoscere le vostre preferenze oltre che opinioni. Grazie mille per continuare la mia storia a cui tengo tantissimo!
Un abbraccio, alla prossima settimana :D

SimonaMak
   
 
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