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Autore: Fairy23    04/04/2020    0 recensioni
una sacerdotessa misteriosa, appena arrivata nella città di Hattusa, offrirà una strana e pericolosa sfida a Yuri. Sarà capace di superarla? e cosa significherà per lei?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kail Mursili, Yuri Suzuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se la sfida accetterai in una realtà parallela ti troverai
e senza memoria di lì uscirne dovrai.
Solo se il tuo cuore e puro e il tuo amore sincero
potrai riuscire in questa impresa
ma bada a non perderti o
lì vivrai in eterno.
 
 
Nell’udire queste parole Kail si rivolse verso di Yuri
“non farlo, non sei costretta. Io ti amo e tu ami, non c’è bisogno di nessun genere di prova che lo dimostri” affermo consapevole che nessuna sua parola avrebbe fermato sua moglie dall’affrontare quella sfida, dopotutto in questi casi lei non lo ascoltava mai e ogni volta che gli veniva lanciata una sfida non si tirava mai indietro
“io voglio e devo farlo. Ti amo e amo la nostra famiglia, andrà tutto bene” e detto ciò gli diede un bacio, prese l’ampolla offertagli da quella strana sacerdotessa, la bevve e svenne fra le braccia di Kail. Lui non aveva paura che lei non l’amasse ma che fosse una trappola di quella strana donna e che Yuri perciò si trovasse in grave pericolo.
 

Yuri si svegliò consapevole che fosse un giorno come l’altro, tuttavia ultimamente provava qualcosa di diverso, come se le sue giornate non fossero del tutto piene, come se lei non fosse del tutto completa. Si alzò dal letto e si vestì pronta per la scuola e come ogni giorno da un mese a questa parte evito la colazione per poter passare più tempo con il proprio fidanzato. Era solo un mese che stavano insieme e a lei piaceva stare insieme a lui anche se dentro di sé sentiva che non era qualcosa di profondo. Ultimamente non sentiva niente come qualcosa di reale, lei stessa aveva l’impressione di non essere reale fino in fondo.
“ciao”, disse lei al ragazzo, “ciao Yuri” rispose lui baciandola dolcemente sulla fronte. Il fidanzato di Yuri era un ragazzo alto dai capelli scuri di nome Himuro; si conoscevano da molto e in terza media si sarebbero già messi insieme se lei tutto a un tratto non fosse scomparsa senza lasciare traccia, nessuno infatti ormai credeva che sarebbe più tornata e nessuno si spiegava come fosse stato possibile il contrario.
“tutto apposto?” le chiese lui preoccupato dallo sguardo assente di lei
“certo!” lo rassicurò lei
“sicura?”
“Onestamente no; non so, oggi non mi sento in gran forma. Ti dispiace se torno a casa?”
“tranquilla, lo avevo già capito guardandoti. Certo, torna a casa. Ti passo io poi gli appuntì”
“ti ringrazio, sei un tesero” gli disse lei convinta, lui era sul serio un tesoro eppure sentiva che non era sufficiente, dopotutto non riusciva a sentire più di una forte amicizia per lui e sapeva benissimo che non era giusta quella sensazione. Prima di salutarsi lui le diede un bacio, uno lieve e molto dolce sulle labbra, un bacio che invece di crearle le farfalle nello stomaco, le creò solo una morsa fortissima, come di senso di colpa. Lui l’aveva addirittura aspettata e invece lei non riusciva neanche a stargli vicino senza sentirsi fuori posto, che razza di persona era.
Una volta salutato Himuro, Yuri invece di tornare a casa decise di fare una lunga passeggiata, aveva bisogno di pensare, di capire senza che nessuno le fosse col fiato sul collo.
Quelle strade che una volta percorreva con tranquillità ora le sembravano strane, addirittura sbagliate, tutto ciò le faceva mancare l’aria e non riusciva a darsene una ragione. Quello che stava succedendo e quello che stava vivendo la faceva andare fuori di testa. Da quando era tornata c’è da aggiungere con non dormiva per niente bene, ogni notte da un mese a questa parte, dal giorno in cui si era fidanzata con Himuro, faceva lo stesso identico sogno, il volto sbiadito di un ragazzo, no, di un uomo, che la chiamava con la voce piena d’affetto e di ansia, e di un bambino dai capelli scuri che la chiamava mamma. Era un sogno impossibile, come poteva essere madre e chi mai poteva essere l’uomo che la chiamava a gran voce.
La testa cominciò a scoppiarle in modo tremendo, non sapeva che fare o dove andare. Non sapeva se fosse ancora lei, o almeno quella che era prima di scomparire, prima di conoscere lui.
Che strano quel pensiero che gli si era appena espresso nella mente, era come nato dal profondo del suo inconscio. Più ci pensava però più quel pensiero le sembrava così giusto, qualcosa finalmente di vero e reale. Come poteva un semplice pensiero nato quasi per sbaglio rappresentare così tanto, più di tutto quello che aveva vissuto nei due mesi che era tornata a casa.
Improvvisamente si alzò un leggero vento e le parve come se le accarezzasse dolcemente prima i capelli e poi il viso, ora si che sto impazzendo, il vento che mi accarezza è veramente assurdo pensò anche se non ne era pienamente convinta, in realtà le sembrava naturalissimo, ancora una volta una sensazione che non provava più da così tanto tempo.
“Yuri”, al suono del suo nome si voltò, chi la stava chiamando, non c’era nessuno nelle vicinanze, che sia il vento? Ahahah come no ora il vento parla?! Non può giusto? neanche lei era sicura della risposta da darsi, di certo il vento normalmente non può di certo farlo eppure lei si sentiva convinta del contrario.
Decise tuttavia di non pensarci, sicuramente tutto ciò era il risultato della sua lunga assenza: le cose cambiano negli anni e lei aveva solo bisogno di abituarsi con gradualità.
Riprese a camminare cercando in tutti i modi di scacciare quei pensieri ingombranti dalla sua testa; più camminava più però aveva la bizzarra sensazione che quel venticello la seguisse.
“maledizione, perché mi stai seguendo?” urlò di colpo contro il vento stesso, cosa di cui però le altre persone non si accorgevano e quindi la videro discutere con il nulla e lei capì che un’altra scenata del genere era assolutamente da evitare, almeno finché non fosse stata sola. Il vento tuttavia al suo urlo reagì avvolgendola delicatamente, come in un abbraccio, il suo abbraccio! Aspetta! Ma l’abbraccio di chi, di chi dico io! Che pensieri mi sorgono in testa?! Questa è sicuramente stanchezza, è meglio tornare a casa, la sua testa martellava fortissimo e si comincio a incamminare velocemente verso casa quando tutto ad un tratto le sembrò che il vento si stesse pian piano modellando assumendo la forma di un uomo, quell’uomo che tormentava i suoi incubi da un mese a questa parte, eppure non era spaventata, era come se il suo cuore battesse fortissimo, una cosa che neanche con Himuro era mai successa, e piano piano da dentro di se sentì salire un nome, come un sussurro, ma tuttavia si fermo poco prima di pronunciarlo, si strofinò gli occhi e la figura scomparve, quindi corse diretta a casa.
Una volta arrivata a casa saluto con un forte abbraccio i suoi genitori e poi corse dalle sue due sorelle a parlare con loro. Amava chiacchierare con loro, anche dopo essere tornata. Voleva molto bene a entrambe. Chiacchierarono del più e del meno.
“con Himuro come va?”
“va tutto benissimo, lui è perfetto, forse troppo”
“e da quando sarebbe un problema essere troppo perfetto?” chiese la sorella più piccola, Eimi
“no di certo, però alcune volte non sembra quasi reale”
“forse non ti sembra tale perché non provi più le stesse cose che provavi prima di essere rapita; dopotutto siete cambiati entrambi quindi una cosa del genere sarebbe del tutto comprensibile” le consigliò Marie, la sorella più grande
“la verità è che non lo so, non mi sento sicura di niente. Forse hai ragione tu e ci stiamo solo prendendo in giro rimanendo arrampicati a un passato che ormai è infatti solo passato. La realtà è che non avendo i ricordi di quando sono stata rapita ho cercato in tutti i modi di attaccarmi a ciò di cui ero certa non considerando che anche se non li ricordo, quegli anni mi hanno cambiata sul serio” Yuri da quando era tornata non ricordava ciò che gli era successo da quando era scomparsa, sapeva solo che erano passati tre anni anche se in realtà non ne era del tutto sicura anche se il calendario non mentiva
“Dormici su e vedrai che una volta riposata riuscirai a fare la scelta migliore per entrambi” le consigliò la più grande
“probabilmente hai ragione, meglio che vado” Yuri allora si alzo dal letto della sorella “Mi dispiace per tutto il dolore che vi ho causato con la mia scomparsa. Voglio molto bene a entrambe, non dimenticatelo mai” disse avvolgendo in un grande abbraccio la sorella
“così però mi fai piangere” disse la più piccola,
“sembra quasi un addio. Ti senti bene?” le chiese Marie
“nessun addio e si mi sento bene, volevo solo che non dimenticaste mai che per me siete importantissime nonostante tutto. Ora vado però!” e con gli occhi colmi di lacrime uscì dalla camera della sorella.
Prima di dirigersi in camera andò a dare la buonanotte ai suoi genitori e anche in questo caso li avvolse in un grande abbraccio
“ti senti bene tesoro?” le chiese preoccupata la madre
“tutto bene Yuri?” domandò il padre
“si, tutto bene. Volevo solo dirvi grazie per tutto, per la pazienza durante questi anni complicati e per tutto ciò che avete fatto per me. Vi voglio un mondo di bene. Buonanotte”
“anche noi ti vogliamo bene tesoro” dissero all’unisono i genitori commossi da tanto affetto “buonanotte”. 
Yuri si preparò per la notte, si diresse in bagno per lavarsi i denti e quando si specchiò rimase pietrificata: era lei ma non era lei, sembrava più grande, una donna adulta. Non riusciva a spiegarselo e spaventatissima corsa via nella sua camera.
Quello che trovo nella camera fu però molto più scioccante: di nuovo quell’alito di vento sotto dorma di quel ragazzo e di nuovo le salì quel nome solo che stavolta non riuscì più a fermarlo
“Kail” disse lei come in uno stato di trance e da lì fu come un fiume in corsa: il vento diventò fortissimo e molto di più, la circondo come un tornado con lei al centro, nelle pareti di quel tornado vide squarci di ricordi, momenti di vita vissuti con quell’uomo disegnato dal vento e la sua mente cominciò pian piano a capire tutto, il perché si sentiva così strana, come mai il volto nei suoi sogni le era tanto caro e il perché di quelle sue parole così intense alla famiglia. La figura le allungò la mano e lei le allungò la sua, le sue erano sul serio parole di addio, quelle parole che non era riuscita mai a dire alla sua famiglia, parole che però ha detto poiché sapeva benissimo che non apparteneva più al loro mondo ma apparteneva al suo mondo, al mondo di quella persona, al mondo di Kail. Gli presa la mano e tutto intorno scomparve.
Yuri di colpo aprì gli occhi e vide la figura di Kail, suo marito, l’imperatore del regno Ittita, l’uomo che amava e che rappresentava tutto il suo mondo, seduto sul letto accanto a lei che invece era sdraiata
“sei tornata da me” gli disse lui pieno d’angoscia e d’affetto
“quanto sono stata via?”
“molto poco mia signora, neanche una giornata. Lei è la prima vincere l’impreso in così poco, deve proprio amare suo marito” disse la sacerdotessa dirigendosi alla porta della stanza, “ora io vado, il mio compito qui è finito”
“grazie per tutto! Grazie alla sua sfida ho potuto finalmente dire delle parole che non ho mai avuto possibilità di dire” le disse Yuri e la donna nel sentire ciò le sorrise prima di scomparire oltre la porta.
“cos’è successo?” le chiese Kail
“ti amo” gli rispose lei di getto
“ti amo” disse lui, facendosi bastare quelle due parole come risposta. Si baciarono intensamente e Yuri sentì subito che quello era giusto, che quella era la sua unica realtà.
  
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