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Autore: Yuki Delleran    05/04/2020    2 recensioni
Keith è il principe di Marmora, ha perso la sua famiglia, la sua casa e la sua patria in un modo inaspettato, violento e tragico.
Lance è un cecchino della resistenza, non ha mai avuto davvero una patria e ha rinuciato alla sua famiglia per scelta obbligata.
La Resistenza è in lotta con l'Impero da secoli per liberare l'universo dal giogo dell'oppressione e la profezia che designa colei che metterà fine al dominio galra è l'unica luce a illuminare un cammino oscuro.
Ma non tutto ciò che è stato rivelato dalle stelle è eterno e immutabile. A volte può essere riscritto.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 13

Keith riprese conoscenza lentamente, riemergendo dalla nebbia del sonno che lo avvolgeva. La prima sensazione che provò fu di languore e di piacevole spossatezza, era avvolto in qualcosa di morbido e caldo e si sentiva completamente rilassato.
Man mano che riprendeva contatto con la realtà, iniziò a rendersi conto del battito costante che sentiva contro un orecchio e delle braccia che lo stringevano. Quando finalmente si azzardò a socchiudere gli occhi, non osando ancora muoversi, scoprì di essere accoccolato sul petto di Lance e avvolto in un bozzolo confortevole di coperte.
Si concesse quindi alcuni istanti per recuperare un minimo di lucidità e di consapevolezza delle proprie sensazioni. Si sentiva bene, si stupì di scoprire: stanco, indolenzito, ma con il cuore gonfio di tenerezza e di amore. La sua mente corse indietro agli attimi della notte appena trascorsa, mentre le sue guance si scaldavano al ricordo. Ripercorse ogni istante, ogni carezza, ogni bacio. Lance era stato un amante generoso e paziente, incredibilmente tenero, e Keith si era abbandonato tra le sue braccia e ai sentimenti che provava, tralasciando ogni remora e timore. Era stata una notte in cui si erano donati completamente l’uno all’altro, nelle loro vulnerabilità e nella forza di una passione alla quale nessuno dei due aveva voluto mettere un freno. Keith si sentiva ancora stordito al pensiero.
Poi, a poco a poco, la realtà della giornata in cui si era svegliato si fece strada nella sua mente e un nodo iniziò a stringergli lo stomaco. Era il re di Marmora e il prescelto della Resistenza. Quella che si era concesso era una notte d’amore prima di sacrificarsi per la causa.
Il respiro gli si incastrò in gola, mentre serrava gli occhi fino a far balenare mille stelline dietro le palpebre chiuse.
Un tocco delicato tra i suoi capelli e un leggero grattare dietro l’orecchio lo strapparono da quella sensazione soffocante.
« Buongiorno, amore mio. » mormorò Lance muovendo le labbra contro la morbida peluria lilla.
Doveva essersi irrigidito parecchio, perchè il tono di Lance era un soffio delicato sulla sua pelle e le sue dita avevano preso ad accarezzarlo piano. Sembrava quasi stesse tentando di trattenerlo il più a lungo possibile in quella sorta di sogno.
Keith respirò a fondo il suo odore e, in qualche modo, questo riuscì a calmarlo.
« Buongiorno… » rispose, appoggiando le labbra dove, un attimo prima, il suo orecchio stava ascoltando il battito.
Rimasero in silenzio, godendosi semplicemente la vicinanza l’uno dell’altro, ascoltando i rispettivi respiri, come se nessuno dei due se la sentisse davvero di affrontare ciò che li aspettava fuori da quella stanza. Keith sentiva il peso della responsabilità che lo trascinava verso l’abisso ogni secondo che passava, mentre Lance era l’unico appiglio che lo manteneva a galla. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai.
« Non devi farlo, se non vuoi. » lo sentì dire a un certo punto, come se gli leggesse nel pensiero. « Essere un re e aiutare la Ribellione è più di quanto ci si aspetterebbe dalla migliore delle persone, nessuno oserebbe dire il contrario. Puoi farlo senza aggiungere la voce salvezza dell’universo all’ordine del giorno. »                   
Keith sospirò e per un attimo prese addirittura in considerazione l’idea.
« Potresti restare qui e prenderti cura del tuo popolo. Saresti un ottimo regnante, renderesti Marmora ancora più prospero e, soprattutto, saresti al sicuro. Io rimarrei con te, l’idea del principe consorte non è così male dopotutto. Saremmo felici… »
Keith si sollevò su un gomito e lo baciò.
« Adesso stai favoleggiando. Anche se ammetto che le tue favole sono belle. »
Si alzò a sedere, seguito da Lance che appoggiò la schiena contro i cuscini, indugiando ancora per un attimo appoggiato a lui. La sensazione di pelle contro pelle era confortante e lo faceva sentire vivo.
« Quanto tempo abbiamo? » domandò quindi Lance, sottovoce.
« Prima è meglio è. » si ritrovò a rispondere Keith, suo malgrado. Perdere ulteriore tempo significava prolungare le sofferenze delle popolazioni dei pianeti assoggettati. « Però direi che la colazione possiamo concedercela. »
Non uscirono dalla stanza, a malapena lasciarono il letto per una doccia, rigorosamente insieme, assaporando la vicinanza e il contatto costante come qualcosa di vitale e vicino a esaurirsi. Ordinarono la colazione e poi anche il pranzo direttamente dal sistema automatizzato dell’appartamento reale, respirando ogni istante, ogni tocco, ogni bacio come se fosse l’ultimo.
A tratti Keith si stupiva che nessuno fosse ancora venuto a cercarli, a ritrascinarli nella realtà. Lance gli rispondeva che nessuno si sarebbe mai permesso di andare a disturbarlo dopo tutto quello che aveva passato il giorno - e i mesi - precedenti. Dargli un po’ di privacy e di tregua era il minimo.
Alla fine, però, giunse il momento di mettere da parte ogni fantasia, ogni roseo desiderio che aveva aleggiato tra quelle pareti dalla notte prima, smorzare la passione che li attraeva inesorabilmente l’uno verso l’altro e guardare in faccia la realtà.
« Ieri sera hai accennato ad agganci. » disse Keith, rivestendosi sotto lo sguardo intenso dell’amante. « Con chi hai parlato? Avete un piano? »
« Quello che posso dirti al momento è che ciò che stai facendo è passabile di denuncia per crudeltà gratuita. Privarmi della vista di tutta questa meraviglia… »
« Lance! »
L’esclamazione di Keith voleva essere di rimprovero, ma suonò fin troppo divertita per l’atmosfera seria che permeava la stanza. Finì di allacciarsi i pantaloni e si voltò verso il giovane cecchino, con le mani sui fianchi.
« Va bene, va bene, volevo solo godermi fino all’ultimo istante lo splendore dell’amore della mia vita. » fu la risposta dell’altro mentre, ancora semisdraiato sul letto e solo parzialmente coperto dal lenzuolo, alzava le mani in segno di resa. « Ovviamente ho parlato con Shiro, non potevo non farlo, scusami. Di conseguenza ho spiegato tutto anche a Pidge e Hunk, sono le uniche persone di cui mi fidi davvero al 100% ed ero certo che avrebbero fatto la cosa giusta. Ovviamente ho dovuto lavorarmeli tutti un bel po’, dare spiegazioni e pregarli di non piombare qui con l’intento di dissuaderti perchè è già abbastanza difficile così. Non è stata esattamente una passeggiata, ma posso dire che adesso abbiamo dalla nostra un capitano e i due migliori tecnici dell’universo. Hunk ormai dovrebbe essere già arrivato, con la scusa della cerimonia di ieri, e Pidge invece ci garantirà assistenza a distanza per quanto riguarda la copertura radar e l’apertura dei wormhole. »
Keith rimase in silenzio a fissarlo per alcuni istanti prima tornare a sedersi sul letto e abbracciarlo stretto.
« Hai coinvolto le persone più importanti per te solo per potermi essere d’aiuto. Non so come ringraziarti. » mormorò commosso.
« Sei tu quello che sarà d’aiuto a tutti e sostenerti in questa battaglia è il minimo che  possiamo fare. » rispose Lance ricambiando la stretta.
Gli posò un ultimo bacio sulla fronte e finalmente si decise a mettersi a sua volta qualcosa addosso.
Keith lo osservò di sottecchi, cercando di convincersi che non lo stava perdendo, che davanti a loro esisteva ancora un futuro che avrebbe potuto essere come le favole che si erano raccontati. Avrebbe fatto tutto il possibile perché si concretizzasse, ma doveva essere pronto a ogni evenienza. Per questo motivo, approfittando del tempo che Lance trascorse in bagno per rendersi presentabile, si mise alla scrivania e attivò il sistema di registrazione. Gli si spezzava il cuore al pensiero di come si sarebbe sentito chi avrebbe visto quel video messaggio, ma non poteva lasciare nulla al caso.
Prese un respiro e iniziò.
« Registro questo messaggio prima della partenza per la missione su Daibazaal. In quanto membro della Resistenza e appartenente alla stirpe di Alfor di Altea è mio dovere tentare di mettere fine a questa guerra. L’esito è incerto e, se non dovessi fare ritorno, lascio questo messaggio per la regina Krolia. Madre, mi dispiace… »
In quegli attimi di solitudine, Keith si rivolse alla madre attraverso lo schermo, spiegandole quello che stava succedendo, scusandosi, pregandola di prendersi cura del suo popolo e delle persone che amava. Si sforzò di trattenere le lacrime che premevano per uscire mentre le raccontava di Lance nel modo in cui avrebbe voluto fare di persona e le faceva una richiesta che, sperava, non fosse da considerare un ultimo desiderio.
Quando Lance uscì dalla camera da letto, con addosso l’uniforme da ufficiale della Resistenza e i capelli ancora umidi tirati indietro, lo trovò accasciato sulla scrivania, completamente svuotato dalle emozioni.
« Ehi, tesoro, che succede? » si preoccupò immediatamente, avvicinandosi.
Keith gli rivolse un pallido sorriso e gli mise in mano una piccola scheda di memoria.
« Se le cose dovessero andare… male, diciamo… ti prego, porta questo messaggio a mia madre. »
Vide Lance spalancare gli occhi.
« Non andranno male! » esclamò. « Non andranno male, Keith! Torneremo qui insieme! »
Lo ribadì con una veemenza tale che sembrava voler convincere soprattutto sè stesso.
« Lo so. Lo so. » ripetè Keith, che non se la sentiva di discutere in quel momento. « Però voglio essere sicuro che tutti stiano bene, per ogni evenienza. Per favore, dallo a mia madre se dovesse succedere qualcosa, è importante. Parla anche della tua famiglia e di come portarla qui. »
A quelle parole Lance smise di ribattere, annuendo mestamente.
« Va bene, farò come vuoi. »
« Bene, allora convoca Shiro e Hunk, dobbiamo discutere dei preparativi. »

Gli amici risposero tempestivamente alla chiamata ma non si presentarono da soli. Una figura emerse da dietro le spalle di Shiro, sorprendendo Lance e, soprattutto, Keith.
« Se volete che me ne vada, posso capirlo. » disse Allura, tenendo lo sguardo basso e le mani nervosamente intrecciate. « Però, se posso essere anche solo un poco d’aiuto… »
Keith mosse un passo avanti, sentendo il cuore più leggero a quella vista.
« Non immagini quanto sia felice di vederti. » disse. « Volevo parlarti da tantissimo tempo, ero preoccupato, non ero certo che stessi bene.»
Posandole una mano sul braccio, la condusse in un angolo appartato, lontano dagli altri, mentre Lance, intuendo il suo bisogno di privacy, faceva accomodare Shiro e Hunk e iniziava con loro la discussione del piano.
« Volevo soprattutto chiederti scusa. » continuò Keith. « Tutto questo è successo per colpa mia. Ti ho ferita, ti ho fatta sentire inadeguata e rimpiazzabile. Non era mia intenzione e non è assolutamente così. Tu sei importante, Allura, sei fondamentale! Sei un faro per l’intera Ribellione e io non sono nessuno per poter anche solo pensare di poter essere alla tua altezza. »
La ragazza scossa la testa, più volte, prima di interromperlo bruscamente.
« No, no, Keith, basta! Non è così! » esclamò, prima di addolcire di nuovo il tono. « Non sei tu a dover chiedere scusa. È stata colpa mia, ho fatto tutto da sola, mi sono montata la testa e non mi rendevo conto che più alto fosse stato il piedistallo, più dolorosa sarebbe stata la caduta. Sapevo che non avevi intenzione di rimpiazzarmi, ma mi sono lasciata prendere dal panico e dalla rabbia. Mi sono fatta accecare dalla frustrazione di non essere riuscita a portare a termine l’obiettivo per cui mi preparavo da tutta la vita e, invece di essere onesta e ammettere che non ero pronta come pensavo, ho dato la colpa a te. Pensavo che odiarti mi avrebbe resa più forte e avrebbe dimostrato che ti sono superiore, ma questo non è altro che l’atteggiamento dell’Impero che tentiamo di combattere. Come posso pensare di riportare la libertà nell’universo se io per prima mi comporto in modo razzista e ostile? »
Allungò una mano e prese quella di Keith tra le sue, la pelle diafana del mezzo galra in netto contrasto con la sua carnagione scura e baciata dal sole.
« Ti chiedo scusa, non so come ho potuto non capirlo. Tu sei parte della mia famiglia ed è stato folle non volerlo accettare. Non importa a quale razza tu appartenga, sei Keith di Marmora, una delle persone più coraggiose che conosca, e sei mio cugino, questo nessuno può cambiarlo. »
Keith tentennò solo un attimo, ma quando vide che Allura allargava le braccia, mise da parte ogni remora e l’abbracciò stretta.
Dall’altro lato della sala Lance gli rivolse un sorriso commosso.
Avere la principessa dalla loro parte agevolò decisamente la stesura del piano, data la possibilità di bypassare i protocolli di sicurezza grazie ai privilegi speciali concessi ai vertici della Resistenza. Si decise di utilizzare una navetta speciale dotata di un sistema anti tracciamento e anti rilevazioni radar, in modo da poter giungere su una delle lune di Daibazaal  minimizzando il rischio di farsi scoprire. Tra le informazioni di Lotor vi era quella delle tempistiche di carico e scarico di una nave cargo che riforniva il palazzo e che faceva scalo su una piccola luna oscura del pianeta. Infiltrarsi a bordo avrebbe permesso loro di avere un accesso diretto al palazzo e, dai magazzini, muoversi verso i sotterranei. Il principe galra era stato talmente accurato nelle sue informazioni da fornire gli spostamenti e gli orari dei turni di guardia. Aveva anche detto loro che c’erano persone, a lui fedeli e a conoscenza delle sue intenzioni, che avrebbero potuto essere loro d’aiuto. Sembrava quasi troppo facile per essere vero.
« In ogni caso non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia. » rimarcò Shiro. « Anche ammesso di avere degli infiltrati, si tratta comunque di poche persone contro l’intero esercito galra nel cuore stesso del territorio nemico. Non scordiamoci poi dell’imperatore in persona e che potremmo trovarci a doverlo affrontare direttamente. »
« Di lui mi occupo io. » disse Keith in tono deciso. « Voi state già facendo fin troppo aiutandomi ad arrivare a palazzo, non voglio mettervi ulteriormente in pericolo. »
« Mi permetto di dissentire. » lo interruppe Allura. « Strategicamente parlando, davanti a un nemico di questa portata avremo molte più possibilità agendo insieme. Quindi, al di là di ciò che riguarda specificatamente la chiusura della spaccatura della quintessenza, ti sconsiglio di muoverti da solo. »
« Il problema non si pone nemmeno! » esclamò Lance. « Non ho intenzione di scollarmi da lui nemmeno per un secondo. »
Quelle parole provocarono a Keith una stretta allo stomaco: sapeva che erano dette con le migliori intenzioni e apprezzava l’affetto di cui erano pervase, ma allo stesso tempo ne temeva le conseguenze. Si sarebbe sentito mille volte meglio se avesse potuto combattere quella battaglia da solo e senza esporre nessuno al pericolo.
Il risultato di quella riunione fu stabilire la partenza per quella notte stessa. Come aveva detto Keith, prima si muovevano e meglio era per tutti.
Passarono il resto della giornata a organizzare i preparativi tentando di farsi notare il meno possibile e, quando giunse il momento, Keith sgusciò fuori dalla propria stanza con indosso la tenuta da battaglia scura e sobria della Resistenza. Nessuna insegna sul pettorale dell’armatura, niente mantello che avrebbe potuto ostacolare i movimenti, solo il pugnale di luxite alla cintura. Si stupì di non trovare nessun presidio davanti ai suoi appartamenti e i corridoi che conducevano agli hangar stranamente deserti. Shiro aveva accennato al fatto che avrebbe chiesto un favore a Thace, in amicizia, e sospettava che si trattasse proprio di qualcosa riguardante le ronde di quella notte.
Gli altri lo stavano già aspettando e in un attimo furono a bordo della navicella. Attivarla con il codice d’accesso personale della principessa al sistema centrale fu un gioco da ragazzi, così come sbloccare uno dei portelloni di un’uscita secondaria grazie ai dati che Shiro ricordava bene. Non appena la navicella fu lanciata nello spazio e sufficientemente lontana da Marmora da non destare sospetti, Pidge si premurò di attivare il wormhole che li avrebbe portati a destinazione.
Come da programma atterrarono sulla piccola luna scura, abbastanza distanti da non essere intercettati dal pianeta. La prima parte del piano non avrebbe dovuto essere niente di diverso da una qualunque missione della Resistenza, quindi, anche mantenendo alto il livello di guardia, non erano previsti particolari intoppi. Per questo, quando la nave cargo atterrò e il gruppo si apprestò ad attaccarla per prenderne possesso, nessuno si aspettava di veder sbarcare un generale con scorta armata. Era troppo tardi per ritirarsi e per nascondersi, quindi non restò loro che tentare. Il galra, coperto da capo a piedi da un’armatura imperiale e con un elmetto a coprirne le sembianze, non apparve per nulla sorpreso e ordinò ai propri soldati di rispondere al fuoco. La superiorità numerica del nemico era schiacciante e ben presto il gruppetto di ribelli si trovò accerchiato e impotente.
« Quindi la soffiata era giusta, la Resistenza ci stava tendendo un agguato su questa luna sperduta. Che ingenuità pensare che i cargo non venissero scortati di questi tempi. » commentò il generale con noncuranza.
Keith venne afferrato per le spalle, mentre le braccia gli venivano bloccate dietro la schiena, e spinto in avanti. Aveva perso la sua lama, ora ridotta al semplice pugnale che giaceva a terra nella polvere. Si divincolò strenuamente per raggiungerlo, ma la presa del soldato era ferrea. Accanto a lui anche i compagni stavano subendo la stessa sorte. Persino Shiro, che sarebbe stato in grado di strangolare un galra a mani nude, era stato immobilizzato e ridotto all’impotenza, la protesi meccanica bloccata da un paio di ceppi elettrificati. Lance si agitò furiosamente, scalciando e ringhiando, finchè il soldato che lo contrastava non gli torse dolorosamente un braccio dietro la schiena, strappandogli un grido. Keith tentò di gettarsi nella sua direzione, ma senza successo.
« Guarda guarda chi abbiamo qui. » commentò il generale quando vennero spinti al suo cospetto. « L’ultima cosa che mi aspettavo era di trovare due facce conosciute in un’imboscata da dilettanti. Principessa Allura, quale onore. Principe, anzi, re Keith di Marmora, siete piuttosto distante da casa. »
Allura non si prese nemmeno la briga di rispondere, limitandosi a uno sguardo disgustato. Keith sentiva crescere di pari passo il senso di pericolo, la rabbia e il desiderio di trapassare da parte a parte quell’armatura.
« Che ne facciamo, generale? » chiese il soldato che tratteneva la principessa.
« Portateli a bordo e badate che non si liberino. Sono ottima merce di scambio per il nostro principe prigioniero del nemico. »
Quelle parole fecero crescere in Keith il senso di tradimento. Quel dannato Lotor li aveva gettati tra le fauci della belva per avere la possibilità di ritagliarsi una scappatoia. Codardo doppiogiochista!
« E gli altri? » sentì chiedere mentre veniva trascinato via.
« Sono solo feccia, non ci servono a nulla. »
Il generale estrasse il blaster che teneva alla cintura e sparò tre colpi.
Keith riuscì a voltarsi appena in tempo per vedere i corpi che cadevano. 


Yuki - Fairy Circles
   
 
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