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Autore: Paradiso e Inferno    05/04/2020    0 recensioni
Ogni essere nell’Universo ha un compito da svolgere. Ognuno di noi possiede un proprio Destino, scritto nelle stelle a cui è impossibile sottrarsi. È il Fato, forza potente ed immutabile a stabilire tutto ciò e nessuno, sia esso umano o divinità può opporvisi.
In principio, nell’oscuro spazio infinito nulla era distinto: i corpi si presentavano mescolati agli elementi senza alcun ordine. Il Caos e l’Oscurità regnavano sovrane. Poi, a causa di una forza ignota, tutti i corpi celesti si separarono e si fissarono nel cielo; il Sole si isolò iniziando a diffondere attorno a sé luce e calore. La Luce emerse dall’Oscurità iniziando una guerra contro quest’ultima che tutt’ora persiste. Nessuna delle due potenze però riusciva a prevalere sull’altra, perché le loro forze erano di pari intensità ma opposte. Per questo motivo il loro scontro aveva dato vita all’Equilibrio su cui l’Universo pone le sue fondamenta.
Sono ormai trascorsi cinque anni dalla fine dell’ultima Guerra Sacra in cui i bronze saints hanno sacrificato la loro vita. Nonostante il dolore causato dalle perdite la vita sta finalmente scorrendo tranquilla, ma una nuova minaccia si affaccia all'orizzonte e l'Equilibrio rischia di spezzarsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold Saints, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soddisfatta tira un sospiro di sollievo, posa la penna, prende un sorso d’acqua e svelta lancia uno sguardo furtivo attorno a sé. La sessione d’esame è appena iniziata, ma può ritenersi più che soddisfatta per quello che è riuscita a fare in queste settimane deleterie.

«Bene ragazzi, il tempo è scaduto. Posate le penne e lasciate sui banchi i vostri esami. I risultati usciranno sulla mia pagina tra due settimane. Potete andare.» Afferma con tono annoiato il professore di Archivistica.

Rapidamente rimette tutto in ordine, afferra la borsa e il giacchetto di pelle e senza indugiare oltre, si accoda alla fila di studenti che si dirige fuori dall’aula.

Ogni volta che deve dare un esame è sempre la stessa storia, quasi come se si trovasse in una specie di anello temporale. Tutto comincia con lo studio frenetico, le crisi di panico, la certezza che non riuscirà mai a sopravvivere a questa sessione e infine la rassegnazione e il bisogno di evadere da quelle quattro mura che le sembrano così oppressive. Poi torna all’orfanotrofio, lo stesso in cui ha trascorso tutta la sua vita fino al raggiungimento della maggiore età avvenuta due anni prima, ed ecco che come una manna dal cielo arrivano i bambini che con le loro risate e la loro spontaneità riescono a rasserenarla facendole dimenticare le ansie che fino ad un istante prima le attanagliavano le viscere. Così improvvisamente arriva il fatidico giorno dell’esame e nella sua mente regna il vuoto assoluto. Agitata attende che il professore si degni di entrare in aula, faccia l’appello ed incominci a consegnare quel maledetto foglio bianco. Quando finalmente arriva il tanto atteso ordine, prende un respiro profondo, gira il foglio e comincia a scrivere, scrivere e scrivere. Poi, senza che se ne renda conto, arriva a mettere l’ultimo punto e il tempo che aveva a disposizione è scaduto. Ed è proprio in quell’istante che l’aula si trasforma in una specie di gabbia e tutto ciò che si può desiderare non è altro che uscire fuori e riassaporare quel fugace senso di libertà che tanto si è bramato.

Infine ecco che arriva la parte migliore: il sacrosanto dovere di festeggiare la fine di questo piccolo inferno e la gioia di poter finalmente riabbracciare le sue amiche.

Immersa nei suoi pensieri non si accorge di essere uscita dall’ateneo e solo quando il suo viso viene colpito dai caldi raggi solari decide di fermarsi. Chiude gli occhi reclinando la testa all’indietro per godersi appieno il sole, mentre un nodo le stringe la gola.

“Sono già trascorsi cinque anni da quel giorno, eppure tutto sembra essere accaduto solo ieri.” Riflette avvertendo le lacrime pungerle gli occhi mentre la leggera brezza estiva le smuove i capelli facendole finire le ciocche scure sul volto.

«Miho aspettami!» Una voce squillante la fa sobbalzare strappandola ai suoi tristi pensieri e riportandola bruscamente alla realtà.

Con calma si gira verso la sua amica vedendola affannarsi nel mare di studenti universitari per raggiungerla. I ribelli capelli biondi sono trattenuti in una coda alta e alcune ciocche, sfuggite all’elastico, le ricadono attorno al volto incorniciando i suoi delicati lineamenti.

«Insomma si può sapere che ti prende? È da un pezzo che ti chiamo e tu mi ignori!» La rimprovera la bionda puntandole addosso i suoi enormi occhi che hanno lo stesso intenso colore degli smeraldi.

«Non ti stavo ignorando.» Inizia a dire la mora con un sorriso serafico stampato sul volto, mentre senza lasciarle il tempo di inveirle contro, la prende sottobraccio conducendola verso il loro bar preferito.

«Ah, no?» Le chiede scettica la bionda.

«Certo che no Esmeralda. Stava semplicemente escogitando un modo per boicottare la nostra serata!» Esclama con tono stizzito una giovane ragazza dai lunghi e lisci capelli biondi, intromettendosi nella conversazione, accomodandosi ad un tavolino vuoto.

«Erii hai già finito l’esame?» Le domanda innocentemente Miho prendendo posto insieme ad Esmeralda che con un cenno richiama l’attenzione del cameriere.

«Certo che ho terminato, esattamente come voi due. E non tentare di fregarmi cambiando discorso perché ti conosco fin troppo bene cara mia! Shunrei e June atterreranno tra un paio d’ore e non accetterò scuse da nessuna di voi. Ormai sono passati cinque anni dalla loro scomparsa. Dobbiamo farcene una ragione. Non torneranno mai più.» Afferma la giovane con tono gelido inchiodando Miho ai suoi splenditi occhi azzurri.

A quelle parole un macigno le si posa sul cuore stringendole il petto mentre avverte un dolore sordo propagarsi nel suo cuore. È consapevole che Erii ha pronunciato quelle parole per il suo bene, eppure le devastanti conseguenze emotive dovute alla loro mancanza sono ancora troppo recenti per poter pensare di andare avanti come se nulla fosse. Così incapace di reggere lo sguardo dell’amica abbassa il volto stringendo la presa attorno al bicchiere di prosecco che il cameriere ha appena posato sul tavolo.

«So che è difficile e tu sai benissimo quanto questa situazione faccia male a tutte noi, ma sono d’accordo con Erii. Non possiamo continuare così. Seiya, Hyoga, Ikki, Shun e Shiryu hanno preso la loro decisione. E anche se sapevano perfettamente che prima o poi le continue guerre li avrebbe portati alla morte hanno continuato a seguire Saori. Adesso però tocca a noi. La vita va avanti e non è giusto restare incatenate al ricordo delle persone che abbiamo amato. Pensa a Shunrei che nell’arco di qualche mese ha perso Dohko, che le ha fatto da padre, e Shiryu, ma nonostante tutto ha trovato la forza di rimettersi in piedi e riprendere in mano la sua vita. Oppure pensa a June che dopo la morte di Shun, ha avuto il coraggio di togliersi quella maledetta maschera e ricominciare a vivere lontano dall’isola di Andromeda, dalla Grecia e dalle sole cose che aveva conosciuto fino a quel momento. Credi davvero che loro non abbiano sofferto o che non stiano tuttora soffrendo?» Le domanda Esmeralda stringendole leggermente il braccio e costringendola a sollevare lo sguardo.

Il solo pensare a tutte le difficoltà che hanno dovuto affrontare le sue amiche le da la forza di trattenere le lacrime.

«L’unica cosa positiva di tutta questa storia è che noi cinque ci siamo trovate.» Commenta a quel punto Erii prendendo il suo bicchiere.

“Ha ragione. Noi cinque siamo riuscite a risollevarci insieme da quest’inferno e in qualche modo siamo tornate a vivere.” Ragiona Miho restituendo la stretta ad Esmeralda.

«So che quello che avete detto è vero, ma è…» Si interrompe la mora mordendosi con forza il labbro mentre osserva le sue amiche.

«Doloroso. Sì lo sappiamo e nessuno ha mai affermato il contrario, ma dobbiamo provarci lo stesso. E poi chissà magari con l’aiuto di un bel po' d’alcool potremmo iniziare a vedere le cose dalla giusta prospettiva.» Le risponde Erii sollevando il suo bicchiere.

«E quale sarebbe?» Domanda con un cipiglio confuso Esmeralda.

«Tipo che siamo delle giovani donne, indipendenti, con una carriera accademica che sta volgendo al termine e ottime prospettive per il futuro. Senza contare ovviamente il fatto che siamo oggettivamente delle gnocche da paura!» Ribatte la bionda con un sorriso smorzando finalmente la tensione per poi trangugiare il suo prosecco mentre con un cenno indica al cameriere di lasciare la bottiglia ed esorta le compagne a svuotare i loro bicchieri.

«Non so perché ma adesso inizio davvero a preoccuparmi. Cosa hai in mente per questa sera?» Chiede divertita Miho mentre accontenta l’amica che subito le riempie il bicchiere.

«Non fate quelle facce. Sarà una semplice serata tra ragazze all’insegna dell’alcool. Nulla di cui preoccuparsi.» Risponde stringendosi nelle spalle.

«Ed ecco le ultime parole famose.» Commenta Esmeralda vuotando il suo secondo bicchiere scatenando le risate delle altre due.

Una decina di minuti più tardi la bottiglia è vuota e della tristezza di poco prima non è rimasto altro che un piccolo ricordo. Tra una risata e l’altra però Miho nota il suo telefono illuminarsi e vibrare. Con un gesto svelto lo afferra leggendo il messaggio di Suor Agata che le chiede di andare in orfanotrofio per dare una mano a cena.

«Ragazze direi che è ora di andare. I bambini devono mangiare.» Commenta iniziando ad afferrare le sue cose.

«Dai un ultimo giro!» La esorta Erii con sguardo supplichevole strappandole un’altra risata.

«Meglio di no. Non vorrei arrivare dai piccoli ubriaca fradicia. Inoltre vorrei risparmiarmi per questa sera.» Le risponde la mora ammiccando leggermente.

«E va bene vai pure, ma sappi che questa sera non mi sfuggi. Esme andiamo a pagare così mi accompagni all’aeroporto a prendere le due straniere.» Comanda la bionda mettendo in piedi.

«Signorsì signora.» Ribattono le altre facendo il saluto militare per poi scoppiare nuovamente a ridere.

«Scusami, il tuo nome è Miho?» Chiede improvvisamente una voce maschile con un forte accento europeo.

«Sì, sono io. E tu chi sei?» Chiede la mora voltandosi per squadrare il giovane uomo che le rivolge un sorriso tranquillo.

«Il mio nome è Aiolos e avrei bisogno di parlarti.» Risponde questo facendole inarcare un sopracciglio sospettosa.

«Ci conosciamo? Mi sembra di averti già visto da qualche parte.» Ribatte la ragazza osservando attentamente i mossi capelli castano dorato che gli arrivano sulle spalle e che incorniciano un volta dai lineamenti marcati, per poi concentrarsi sui profondi occhi verdi che le trasmettono un sentimento di famigliarità.

«Non credo.» Risponde questo con un sorriso misterioso.

«Ma guarda un po', modalità di approccio del nuovo millennio. Miho non ti facevo così sfrontata.» Si intromette Esmeralda attirando su di sé l’attenzione dei due mentre accanto a lei Erii sorride divertita.

«Ma quanto sei scema.» Risponde questa arrossendo, mentre nella tasca le incomincia a vibrare il telefono.

«Mi dispiace Aiolos ma non ho tempo, adesso devo proprio andare quindi sarà per la prossima volta. Fate piano voi due. Ci vediamo stasera alle dieci al solito posto.» Afferma la mora attraversando di corsa la strada.

«Stai attenta alle macchine!» Le urla dietro Erii con cipiglio divertito.

«Aspetta io devo parlarti.» Prova a dire il ragazzo, ma ormai è troppo tardi.

«Tranquillo Aiolos, non te la prendere. Miho va sempre di fretta. Se proprio non vuoi aspettare, puoi raggiungerci questa sera. Tanto siamo proprio vicino. Adesso però dobbiamo andare anche noi altrimenti rischiamo di fare tardi.» Gli dice Erii avviandosi verso la macchina.

«Ma io veramente...»

«A questa sera allora.» Lo saluta Esmeralda seguendo l’amica.

Dopo che le giovani scompaiono dalla sua vista quattro ragazzi lo raggiungono.

«Come è andata?» Domanda il più imponente del gruppo.

«Direi che sono stato mollato da tutte e tre.» Risponde abbattuto scatenando la risata del gigante.

«Non potevi aspettarti niente di meno, in fondo negli ultimi diciotto anni eri morto.» Ribatte un giovane dai lunghi capelli neri e occhi azzurri.

«Milo ha ragione, non devi prendertela.» Commenta il gigante dandogli una pacca sulla spalla.

«Questo morto però è riuscito a rimediare un appuntamento per questa sera Alderbaran.» Risponde risentito Aiolos.

«Dove e a che ora?» Domanda un giovane dai lunghi capelli violetti e gli occhi verdi.

«Si sono date appuntamento per le dieci, in un locale qui vicino.»

«Le altre due giovani, se non sbaglio dovrebbero essere Erii ed Esmeralda.» Commenta l’ultimo ragazzo, anch’egli con lunghi e mossi capelli scuri e occhi che sono un incrocio tra il verde mare e l’azzurro del cielo, attirando l’attenzione del gruppo su di sé.

«Hai ragione Kanon. Questo significa che oltre loro dobbiamo trovare solo Shunrei e June.» Afferma il ragazzo dai capelli viola.

«Dopodichè potremmo tornare in Grecia. Questa è stata la missione più semplice che ci è capitata finora.» Ribatte Milo.

«Faremo meglio a non abbassare la guardia. È possibile che chi le cerca sia già sulle loro tracce.»

«Mu ha ragione. Fate attenzione e ricordatevi che la sicurezza di quelle ragazze è la nostra priorità. Adesso faremo meglio ad andare se non vogliamo arrivare in ritardo.» Decreta Aiolos avviandosi verso il loro hotel.

 

 

 

 

   
 
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